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Racconti Erotici Etero

porcellina monia

By 2 Maggio 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi fa impazzire lo stare a contatto con gli uomini, e non solo’
Il mio nome &egrave Monia, 25enne, romana, sposata e’ se posso dirlo, visto che sono esibizionista da morire, una bomba sexy! Non molto alta, mora e scura di carnagione, ho una terza abbondante che riempie a meraviglia i vestitini che adoro indossare, soprattutto d’ estate, e una seconda di slip. Con un sederino ben sodo ed alto che amo coprire solo con provocanti perizoma e soprattutto molto, ma molto’ porcellina!!!!
Mio marito Alex &egrave a conoscenza della mia anima piccante e disinibita, ma non certo di tutte le mie avventure, anche perché a volte &egrave proprio il gusto del proibito che ti fa salire al massimo l’ eccitazione, o no?
Lavoro in un azienda sulla Via Tiburtina a Roma, sono una segretaria inappuntabile al lavoro, tailleur, occhialini, sorriso dietro la scrivania, che condivido con mia mamma, che &egrave impiegata anche lei nella medesima società, ma che ovviamente &egrave all’ oscuro di tutte le mie ‘voglie’.
Già dai tempi del liceo, il famoso ‘Giulio Cesare’ di Roma, quartiere Trieste, ero molto diciamo’ disponibile, nei confronti del genere maschile, anche se le mia prerogativa non &egrave mai stata quella del concedermi indistintamente qua e là, ma la mia passione &egrave il tradimento, mi ha sempre eccitato da morire tradire i miei partner, non molti per la verità, visto che preferisco le storie lunghe e durature ai flirt.
Qui voglio cominciare con il raccontare alcune mie avventure, le più piccanti, tutti i nomi saranno rigorosamente corrispondenti alla realtà, mi eccita l’ idea di poter essere riconosciuta, tranne quello di mio marito, per una forma di rispetto’
Tralasciando tutte le ‘prime volte’ convenzionali, voglio parlarvi del mio primo ‘tradimento’ (tra virgolette perché erano ancora le prime storielle’).
Avevo quindici anni e frequentavo il secondo anno di liceo, stavo con Andrea, un ragazzo della mia stessa classe, già allora mi davo parecchio da fare, ma vista l’ età non andavamo oltre alla masturbazione reciproca, e soprattutto mi piaceva da morire prenderglielo in bocca quando veniva a studiare a casa mia il pomeriggio e in casa c’ era qualcuno dei miei. Cominciavo ad accarezzarglielo da sopra i pantaloni mentre ripetevo, sempre con la porta della stanza rigorosamente aperta per volere dei miei, e quando era bello duro e toccava a lui ripetere glielo tiravo fuori e cominciavo a leccarlo dalla base alla punta, scappelandolo e riempiendolo di saliva, anche io mi eccitavo da morire, eccitazione che sfogavo masturbandomi furiosamente non appena rimanevo sola, o in bagno, in quanto la masturbazione &egrave un’ altra cosa che adoro, anzi amo!
I miei sogni erotici allora erano popolati da Francesco, un ragazzo bellissimo, un poco più grande di me, che abitava al primo piano del mio palazzo, lo conoscevo bene in quanto ero molto amica di sua sorella, che veniva nella mia stessa scuola, e sapevo che il martedì ed il venerdì pomeriggio rimaneva solo in casa. Quindi un martedì pomeriggio, in cui anche io ero sola in casa decisi che dovevo passare all’ azione. Verso le due e trenta gli suonai, quando aprì gli dissi se poteva farmi entrare perché avevo dimenticato le chiavi di casa, i miei non sarebbero rientrati fino alle cinque e non sapevo da chi altro andare nel palazzo. Non poteva rirmi di no, anche se dubito che lo avrebbe fatto comunque’ indossavo jeans chiari ed una camicetta bianca aderente, che metteva in risalto la ma carnagione, e soprattutto le tette, che gia erano belle formose’ avevo lasciato sbottonati i primi tre bottoncini, tanto da far vedere e non vedere, mi piaceva già allora stuzzicare lo sguardo’
Era visibilmente impacciato e imbarazzato, sapevo che anche lui aveva una storia con una di scuola e forse aveva paura che avrebbe potuto saperlo’ mi portò in camera sua, e cominciò a parlare del più e del meno, la scuola, le vacanze che presto sarebbero arrivate’
– Hai la ragazza? ‘ gli chiesi, conoscendo già la sua risposta’
– Si ‘ rispose, teso.
– Come si chiama? ‘
– Chiara, viene a scuola con me-
– Ci stai bene?-
– Cio&egrave?- era tesissimo, non riusciva quasi a parlare, mi avvicinai a lui, mettendolo ancora più a disagio.
– Dico, insomma’ ti piace tanto? ‘
– Si, parecchio’ ‘
– E io? ‘ gli chiesi guardandolo fisso’
– Si, certo, sei molto carina, ma sto con Chiara’-
– &egrave più bella di me?- gli chiesi.
Non rispondeva, mi guardava fisso, forse aveva capito e cambiò espressione. Aveva riacquistato sicurezza, comparve finalmente un sorriso provocante sul suo bellissimo viso, lo stesso sorriso ironico e provocante che me lo faceva desiderare da morire ogni volta che lo vedevo.
– Non so, dovrei verificare’- mi disse, provocante. Era seduto sulla sedia della scrivania, io zero seduta sul letto. Mi alzai e cominciai a sbottonarmi la camicetta camminando verso lui, mi sedei a cavalcioni sopra di lui e gli misi le tette all’ altezza del viso.
– Allora? ‘ gli chiesi sensuale.
Immerse la testa tra le mie tette, io lo abbracciavo tenendogli le meni dietro al collo, mi sbottonò tutta la camicetta e tirò fuori i capezzoli, cominciò a leccarmeli e succhiarmeli, ero eccitatissima, si vedeva che era molto più sicuro ed esperto di Andrea, il mio ragazzo’
Ci baciammo con la lingua, furiosamente ed avidamente
– Allora, che dici, sono meglio? ‘ gli chiedevo mentre mi leccava, sul collo, le spalle, dappertutto.
– Sei stupenda, ti voglio’-
Mi sbottonò i jeans ed infilò la sua mano nella mie mutandine, ero bagnatissima, cominciò ad accarezzarmi il clitoride, ad infilare un dito dentro, che entrava senza problemi per quanto ero eccitata’
– Continua, mi fai morire ‘ ero persa nelle sue braccia, mi leccava i capezzoli mentre mi faceva un ditalino, io gli accarezzavo i capelli, gli sfilai la maglietta, rimanne a torso nudo.
Mi aveva abbassato ancora di più i jeans, adesso erano a metà coscia, mi aveva scostato il perizoma e il suo dito massaggiava la mia fica bagnatissima, spingendolo a volte dentro. Mi fece alzare e mi sdraiò sul letto.
– Questo te lo fa il tuo ragazzo? ‘ mi chiese, infilando la testa tra le mie gambe, cominciando a leccarmi la fica.
Godevo come non mai, mi aveva tolto i pantaloni, avevo solo la camicetta aperta, le tette fuori dal reggiseno ed il perizoma.
– Vengo, sei stupendo, mi fai godere’- gemevo sotto i colpi della sua lingua.
– Vieni? E non &egrave finita qui’-
Si alzò e mi fece girare a pancia in sotto. ‘ Hai voluto giocare? E allora giochiamo’-
Si mise dietro di me ed infilò il medio nella mia fica, spingendo profondamente, e tuffò la sua testa nel mio culetto. Cominciò a leccarmi il buchetto, io avevo i brividi, ci sapeva davvero fare!
– Che fai?- mugolai.
– Ti faccio godere come una porca, quello che sei’-
– Si sono una porca, la tua porca, mi fai godere, continua, fammi quello che vuoi’- non ci capivo più niente, ero un lago, davanti e dietro, mai avevo provato con Andrea simili sensazioni, e come quel giorno, mai le provai, sarà stato il desiderio a lungo covato, la voglia, la novità’
– Ora ti faccio vedere’- si abbassò i pantaloni e lu mutande.
– Che fai?- gli dissi persa ormai
– Ti voglio, voglio il tuo culo’ –
Non sapevo che dire, avevo paura, ero vergine in fin dei conti, anche se varie volte nelle mie masturbazioni quotidiane non erano mancati oggetti, verdure, pennarelli che infilavo sia avanti che dietro, ma stavo godendo come una porca alla fine’
Non dissi niente, piegai la testa in avanti ed alzai il sedere un po’, offrendolo a lui’
-Quanto sei porca’mi fai morire’- dicendolo mi tirò per i capelli, facendomi girare, senza violenza, anche perché ormai assecondavo ogni suo volere’
Si mise in ginocchio sul letto e mi ficco il suo cazzò in bocca, per ripagarlo di tanto piacere cominciai a succhiarlo tutto scappellandolo velocemente, continuando a toccarmi da sola, aumentai il ritmo, non ci mise molto a venire, non mi tolsi, lo presi tutto in bocca, era il minimo dopo quello che mi aveva fatto provare! Quando lo sperma mi entro in bocca venni a mia volta, contemporaneamente, cosicché nella estasi del piacere non ci pensai molto ed ingoiai tutto, leccandogli la cappella per bene’
Ci abbandonammo sul letto, con la tasta mi poggiai sul suo petto
– Perché non mi hai preso?- gli chiesi.
– Non era il momento, volevo solo vedere fino a che punto sapevi arrivare, se eri solo chiacchiere’-
– Avrei fatto di tutto’-
– Farai di tutto’ – aggiunse, laconico.
Non sbagliava’

moniaxxx@virgilio.it

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