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Racconti Erotici Etero

Possesso

By 16 Settembre 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

‘Conquistare una donna’.
Conquistare, questa parola mi affascinava e mi poneva infiniti interrogativi.
Conquistare, cio&egrave ‘prendere’. Ma anche soggiogare, sottomettere, invadere.
C’era qualcosa di primitivo, di selvaggio, e forse anche violento’
Ecco, conquistare con la forza, possedere con prepotenza. Prepotere: dominare vincendo ogni resistenza! Dominare, farla da padrone.
Il padrone é il dominus dello schiavo, dell’assoggettato’
Questo pensiero mi eccitava, e nel contempo mi agitava. In un certo senso mi sentivo un cavernicolo, alla ricerca della femmina, e trascinarla per i capelli’.
Rimuginavo questi strani pensieri mentre stavo per andare a prendere Gigliola, a casa sua. Le avevo chiesto se volesse vedere la casetta che avevo in cima alla collina, con una bella vista sul lago. Me l’ero fatta costruire in stile campagnolo, con qualche accenno alle case dei contadini russi. Per questo l’avevo chiamata l’Isba, e così era conosciuta dagli abitanti del luogo e dai villeggianti.
Era un po’ isolata dalle altre villette, la strada finiva proprio là, ma il panorama, era bello.
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Era la terza volta che uscivo con Gigliola. C’erano stati approcci promettenti, ma tutto si era ridotto, in fondo, a golosi baci e frenetiche pomiciate da lasciare senza fiato’ Ero convinto che Gigliola ci sarebbe stata, solo che voleva giungervi gradatamente e con dolcezza.
Dolcezza! Proprio il contrario di ciò che mi stava frullando per la testa.
Comunque aveva accettato di andare all’Isba, e di mangiare qualcosa all’Osteria del Vaccaio, che stava ai piedi del colle, a poco più di due chilometri.
Stava già dinanzi al portone di casa sua, allegra, sorridente, e soprattutto attraente, stuzzicante. Non era avara di forme, ma tutte aggraziate e armoniose e, per quel che avevo potuto constatare’. tattilmente’ belle sode e’.boscose!
Mentre scendevo dall’auto e le andavo incontro, ricordai l’espressione di Manfredi: ‘fusse che fusse la volta bona!’ Chissà se era per oggi!
Si alzò sulla punta dei piedi, mi sfiorò il volto con un bacio, entrò in auto, indossò la cintura, mise la borsa sul sedile posteriore.
Non parlammo molto, durante il percorso. Non più di cinquanta chilometri, ma tra una cosa e l’altra ci impiegammo quasi un’ora.
Le piacque molto il luogo, e, a quanto disse, anche la villetta. Restò sotto il piccolo porticato a guardare il panorama. Le fui a fianco, carezzandola, un po’ dovunque, e a un certo momento le presi la mano ed entrammo in casa.
La condussi direttamente in camera da letto, e mi seguì senza fare tante domande’
Sentivo che in me stava facendosi strada, e mi invadeva sempre più, il pensiero della conquista, del dominio’
Guardai Gigliola che tenevo ancora per mano, e che mi ricambiò lo sguardo con un timido sorriso.
Niente da fare! Non ci pensavo proprio alla dolcezza, alla tenerezza!
Improvvisamente, la spinsi decisamente sul letto e posai un ginocchio tra le sue gambe.
Più che spaventata, mi sembrò sbigottita.
‘Ma Piero’ che ti prende!’
Non le detti ascolto. Cominciai a sbottonarle rapidamente la blusetta’
‘Piero’ ma sei impazzito!’
Per tutta risposta, le sfilai la blusa, slacciai il reggiseno, e con esso le legai un polso alla sbarra del letto.
Muoveva la testa, a destra e sinistra, con occhi spaventati, adesso.
Passai alla gonna, alle mutandine’ via tutto’ anche calze e scarpe’
Era sul letto, di traverso, il bacino quasi sulla sponda, le gambe penzoloni’
‘Piero!’
‘Buona Gigliola, e zitta!’
Intanto m’ero denudato, completamente.
Avevo una erezione eccezionale, e la brama impaziente di penetrarla, con impeto, di stracciarla, sfondarla’
Col piede le feci divergere ancor più le gambe, le presi, me le posi sulle spalle’ con una mano scostai le grandi labbra e con l’altra portai il glande all’ingresso della vagina’
Un colpo deciso, energico, violento, e sentii la testa del fallo battere sul fondo’
‘Aaaah!’
Fu tutto quello che disse. Ma sentii che era contratta., Forse quell’invasione le aveva fatto male’ ma chi se ne fregava’ cominciai a pompare come un forsennato, pensando solo a me’ il mio pube dava forti colpi sulle sue natiche. Mi ero afferrato alle sue gambe, le tenevo ferme sulle mie spalle.
Ora ero io a dire ‘Aaah!…Aaaah!’ ad ogni colpo, sempre più incalzante’ e furono più impetuosi degli altri quelli che le annunciarono e accompagnarono la copiosa inondazione, in lei, del mio seme. Ancora qualche andirivieni, e poi mi sfilai piano, feci cadere le sue gambe, mi gettai su lei, le morsi le labbra, scesi al petto, mordicchiai i capezzoli’
Gigliola, con la mano libera, mi carezzava la testa’
‘Slegami, Piero’ti prego’ slegami”
Mi sollevai appena, per slegarla.
Avevo vinto, ma volevo stravincere.
L’avevo posseduta, assoggettata al mio volere, al mio piacere. L’avevo invasa, occupata, e, secondo il mio pensiero, violata.
Non era tutto. Il mio dominio doveva essere totale, assoluto!
Mi sollevai sulle ginocchia, mi spostai col fallo verso il suo viso’ Era ancora gocciante il glande, e glielo strofinai sulla bocca, sul volto, tra le tette’
Poi, fui folgorato da un’altra idea’
Scesi, l’afferrai, senza tanti riguardi, la voltai, a pancia sotto, con le magnifiche chiappe, tonde e sode, ben sporgenti.
Ancora il piede le fece allargare le cosce.
Le mani spalancarono le natiche. Eccolo là il buchetto rosa.
Con una mano raccolsi il viscido che colava dal suo sesso e lo sparsi in quel solco meraviglioso.
Cercò di muoversi di alzarsi, di ribellarsi.
Un dito, intanto, senza tanti complimenti, s’era infilato di prepotenza in quel buchetto caldo che cercava di opporsi contraendosi’ inutilmente!
La sua voce, ora, era furibonda, indignata’
‘Questo no’ disgraziato’ no’ no l’ho mai fatto e non lo voglio fare’ Togliti’ bastardo, degenere’ va via”
Il dito aveva continuato a fare avanti-dietro, ed ora ne aggiunsi un altro. Con l’altra mano prelevai ancora il vischioso che colava dalla sua vagina e lo sparsi sul mio glande’
Riuscii con abilità e fortuna, a sostituire, quasi contemporaneamente, le dita che uscivano dal buchetto col mio glande. Ne entrò solo un po”
‘Fermo, maledetto’ mi fai male’ ahi’ aaaahi’, dannato’. sciagurato’. miserabile’!’
Dovetti fare una pressione notevole, e non priva di un certo doloretto anche da parte mia, ma il fallo stava penetrando profondamente, e godeva delle contrazioni di quel caldo paradiso’
Afferrai una tetta con una mano e cominciai a titillare il capezzolo; l’altra la portai tra le sue gambe, stuzzicavo il clitoride, facevo entrare e uscire le dita dalla vagina, e nel frattempo stavo stantuffando vigorosamente’
Non imprecava più, Gigliola’ anzi’ sembrava un gemito sordo quello che sortiva dalle sue labbra’ e il culetto non stava fermo, si muoveva, mi veniva incontro’ si allontanava’ le mie mani seguitavano, risolutamente’ il gemito divenne più alto’ roco’ si agitava la bella Gigliola’ sculettava’ e quasi gridò un ‘veeeeeeeeeengoooooooooo’ che sembrava non finire mai, e lei era sconvolta, agitata’ giacque senza forze, mentre il mio pisellone stava conducendo a termine l’opera, regalando anche a questo meraviglioso scrigno di voluttà il generoso balsamo che sembrò portare al massimo il godimento della mia preda.
Ora sì, l’avevo posseduta e dominata! Come avevo sempre in mente di fare.
Ero ancora in lei, dietro.. e le stavo tirando i capelli’
Fece un lungo sospiro. Eravamo sudati, sudatissimi’
Cercò di voltare il capo, di guardarmi.
‘Sciocco’ selvaggio’ brutale’ furioso”
Spinsi provocatoriamente, le sue viscere si contrassero.
‘Tutto qui bambina?’
‘Canaglia’ ti sei comportato come un invasore selvaggio’ ma meraviglioso!’
E strinse le chiappe.
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