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Racconti Erotici Etero

Prima che sorga il sole

By 27 Ottobre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Ore 20.00: Si muoveva con calma, sazio, verso la sua camera d’albergo, la cena non era stata un granchè, classico cibo da congresso, spacciavano gli avanzi di magazzino delle ditte di catering per cibo raffinato. Gli era stato comunque piacevole rivedere vecchi compagni di studi e Parigi era sempre una città che meritava di venir visitata. Arrivato nella sua stanza si spogliò restando in boxer e accese la televisione buttandosi sul letto. La stanza era relativamente squallida e sguarnita, oltre al letto e un televisore quasi d’epoca c’era solo un piccolo cesso che gridava all’infezione genitale solo a guardarlo e una poltrona di colore verde acceso. Poteva permettersi molto di meglio ma come al suo solito aveva organizzato tutto all’ultimo minuto e ormai le stanze migliori nei migliori alberghi erano già state prese. Non era affatto di buon umore, si stava riprendendo da un recente intervento i cui dolori si facevano ancora sentire e inoltre si rimproverava di non aver adescato qualche ex compagno per un giro di bevute nei migliori bar della città come ai tempi dell’università, tornando a casa all’alba barcollando con magari un paio di madmoiselle de paris sotto braccio. Spense la tele con aria indecisa e si guardò attorno, la stanza gli sembrava ancora più squallida, guardò la camicia e i pantaloni che giacevano abbandonati sulla poltrona dal colore improbabile. Si decise.
Dopo essersi alzato e rivestito tralasciando giacca e cravatta si incamminò nel corridoio verso l’uscita.
Ore 21.00: Il locale era squallido, classica bettola di periferia dall’insegna scrostata, ma con la depressione incombente non si poteva permettere di fare lo schizzinoso. Entrò e si sedette a un tavolino ordinando una birra con un cenno al barista. Il locale era semi vuoto, riconobbe un paio di orientali ben vestiti a un tavolo che ancora portavano la targhetta di riconoscimento dei partecipanti al congresso ma fece finta di non vederli, di certo non intendeva dover sfoggiare il suo inglese stentato dal forte accento latino.
Proprio quando cominciava a pentirsi dell’essere uscito la vide, era in un angolo e leggeva una copia di Le Monde che nonostante fosse di quella mattina sembrava del secolo precedente. Le ricordava qualcosa ma non riusciva a inquadrarla in un contesto, era una giovane donna bionda, capelli lisci, un lungo collo slanciato da cigno. Vestiva in maniera abbastanza sportiva nonostante l’inclemente clima autunnale parigino. Decise che il santo valeva la candela, prese la sua birra e si sedette al suo tavolo. Lei distolse lo sguardo dal giornale per lanciare un occhiata incuriosita e anche un po’ intimorita a chi si stava sedendo di fronte a lei in quella bettolaccia. Quando gli occhi si incrociarono lui vide il suo viso illuminarsi, l’aveva riconosciuto! Ma perché lui non riusciva a ricordarsi di lei?
‘Monaco 2011, eri il relatore sulle encefalopatie del bambino tra gli 8 e i 24 mesi.’ disse lei tutta d’un fiato in perfetto italiano.
Lui non potè che fare una faccia sbalordita che la fece scoppiare in una risata cristallina
‘Esatto!’ le rispose ‘però sono desolato ma non riesco a ricordarmi di te.’
‘Ero anche io a quel congresso a Monaco, avevo tenuto una relazione sull’uso delle benzodiazepine nell’epilessia infantile. Tranquillo, non tutti hanno la mia memoria di ferro.’
Le rispose con un sorrisetto sicuro dandosi qualche colpetto sulla fronte. Lui annuì lentamente, l’unica cosa che si ricordava del congresso a Monaco era un terribile mal di testa post sbronza e una abbondante tettona che si era portato a letto con tanto di abito tradizionale bavarese.
‘Si’ credo di ricordare’ mentì spudoratamente.
‘Ti dispiace se mi siedo qui con te?’
E così cominciarono a parlare del più e del meno. Lei era simpatica e brillante, molto meglio di quello che avesse sperato nonostante il viso e lo sguardo irradiavano intelligenza. Scoprì che si trattava di una farmacista che data la sua esperienza nella farmacodinamica pediatrica veniva spesso invitata ai congressi pediatrici europei. Non potè fare a meno di notare che la mente brillante era avviluppata in un corpo davvero notevole, un seno di medie dimensioni che l’occhio ‘clinico’ gli fece valutare una 3′ taglia premeva insistente contro la camicetta rosa che indossava. Ne approfittò di una sua breve tappa al bagno per dare un occhiata al sedere che si rivelò un autentico capolavoro della natura, si considerava un vero esperto in fatto di culi ma uno così ben modellato e aderente ai jeans l’aveva visto raramente se non addirittura mai.
Ore 23.00: Le stava raccontando della sua ultima vacanza, Grecia, quando lei improvvisamente gli afferrò la mano e con l’altra gli sollevò parte del braccio della manica della camicia mettendo in evidenza un eritema arrossato di qualche centimetro.
‘E questo? Da quando ce l’hai?’
‘Qualche settimana’ gli rispose lui un po’ scocciato per l’interruzione mentre stava parlando. Sapeva bene l’origine di quello sfogo, una sera a casa di una delle sue amanti un gattaccio rognoso che essa possedeva era venuto a strofinarsi e a leccarli l’avambraccio mentre era intento a riprendersi dall’ultima estenuante scopata.
‘Se vuoi ho una crema perfetta per gli eritemi, sono piena di campioncini.’
‘Ah va bene! Domani ci vediamo e me la passi, effettivamente mi prude da un po”
‘Non essere sciocco, te la do sta sera, tra l’altro io domani mattina ritorno in Svizzera, passiamo svelti dalla mia camera d’albergo.’
E così si incamminarono nella buia notte parigina verso un albergo qualche isolato più in basso.
Ore 23.30: ‘Ecco qui, applicala 3 volte al giorno per una settimana e vedrai che sparisce tutto.’
gli disse porgendogli un pacchetto grigio con un sorriso radioso.
‘Grazie mille e anche grazie per la serata, ero già rassegnato a passarla da solo ma sei stata un ottima compagnia, un vero raggio di luce nella notte buia.’ scherzò lui.
‘Oh ma che poeta che sei! Dovresti darti alla scrittura sai?’ gli rispose.
Lui non potè fare a meno di notare che gli era venuta più vicino, distava una decina di centimetri da lui, sentiva il suo profumo, era così fresco, così giovane, non quei profumi dozzinali che erano solite mettersi le sue amanti, lei profumava di primavera, profumava come le pagine di un libro appena stampato, profumava di vita. Calò il silenzio per una decina di secondi. Sapevano entrambi cosa stava per succedere qualcosa, si guardarono negli occhi. I suoi occhi blu scuro incontrarono il suo sguardo castano. Lui si mosse, si avvicinò al suo lungo collo e fece penetrare il suo profumo nelle nari.
‘Penso che hai il profumo più buono del mondo.’ Le sussurrò all’orecchio e terminando la frase le diede un piccolo e delicato bacio sul collo, proprio sotto il lobo dell’orecchio. Lei emise un lieve sospiro di piacere e inclinò di lato la testa, un chiaro invito a continuare. Non perse tempo, le labbra si aprirono e la punta della lingua prese a scendere lungo il collo facendole sentire il lieve tocco umido che partiva dalle orecchie e si diffondeva come un rivolo di puro piacere verso la parte anteriore del collo. La sua reazione fu immediata, i peli del braccio si alzarono e sentì la punta dei capezzoli inturgidirsi come sassi all’interno del reggiseno. A quel punto lui si staccò dal collo e si guardarono per qualche secondo, lui le prese la nuca e infine le loro labbra si unirono. Erano calde, umide e perfette e in breve si schiusero e lei sentì la lingua di lui che la cercava. Fu un bacio lungo e appassionato, le lingue si intrecciavano appassionate e umide nelle loro bocche mentre le loro mani si accarezzavano e si stringevano. Lui la prese in braccio e la portò al letto sul letto facendola sdraiare senza staccare i gli occhi dai suoi. Lei si tirò sui gomiti e con un movimento fluido si tolse la maglietta restando in reggiseno poi con un sorriso malizioso e lo sguardo eccitato si girò mettendo il suo ovale perfetto all’aria e slacciandosi i jeans se li abbasso fino alle ginocchia. Sotto portava uno striminzito perizoma rosso che esaltava ancora di più la perfezione del suo fondoschiena. Poi si rigirò e mettendo le sue lunghe gambe affusolate verso l’alto se li tolse del tutto e poi sempre con aria sbarazzina glieli lanciò. Lui assistette alla scena completamente rapito, ne aveva visti di spoglierelli ma mai così spontanei ed erotici come quelli. In tutta fretta si levò la camicia e i pantaloni restando solo coi boxer che mostravano un enorme prominenza a livello inguinale. Lei si mise a gattoni sul letto e si avvicinò al bordo del letto e con sguardo da bambina curiosa prese il bordo dei boxer e tirò lentamente verso il basso. Come un enorme pupazzo a molla il suo fallo saltò improvvisamente fuori, ora fu lei a fare la faccia sbalordita, non era mai stata confrontata con un pene di quelle dimensioni, non le veniva in mente un aggettivo per descriverlo se non’ ciclopico. Lui approfittò del suo attimo di stupore per prenderlo alla base e passarle l’asta contro le guance. Lei chiuse gli occhi godendosi la sensazione di quell’affare bollente e morbido strofinarsi contro di lei, poi sempre ad occhi chiusi aprì la bocca più che potè, un chiaro invito. Lui non se lo fece ripetere e in pochi secondi infilò il suo cazzo dentro la sua bocca. Fu un pompino lento e raffinato, come raramente gli era capitato di riceverne, se lo cacciava tutto in gola per poi sfilarselo piano piano fino alla punta mentre la lingua massaggiava l’asta sui bordi e sulla base per poi infine ricominciare tutto da capo. Lui l’accarezzava e la prendeva delicatamente per i suoi morbidi capelli biondo miele godendosi quel delizioso pompino.
Decise che era il momento di ricambiare il favore e facendo un po’ di pressione sui capelli estrasse il cazzo dalla sua bocca e le diede una spintarella sulle spalle facendola cadere sulla schiena. Le sorrise furbescamente e si sedette sul letto dominandola dall’alto. Poi scese su di lei e prese a baciarle la pancia, con fare calmo e costante, alternava umidi baci a dolci leccate a piccoli morsi seguendo un motivo circolare. Non poteva fare a meno di notare quanto fosse piatta e soda quella pancia, senza un grammo di grasso a sformare quella pelle di velluto. Poi con la lentezza e la costanza della deriva dei continenti cominciò a puntare verso il basso fino a raggiungere l’osso pubico ornato da un piccolo ciuffo di peli biondi come i suoi capelli. Allora le mani presero a danzare sulle sue cosce e sulle labbra vaginali da sopra il perizoma ormai completamente zuppo di umori e infine, prendendo i bordi, lo sfilarono sollevando le gambe e gettandolo in un angolo della stanza. La sua vagina stava li a pochi centimetri dalla sua bocca, era schiusa come un fiore carnoso e emanava l’aroma dell’eccitazione. Sempre con fare lento e metodico la lingua ricominciò a leccare ma cominciando dalle cosce per poi avvicinarsi sempre di più verso l’interno con l’obiettivo ultimo il clitoride mentre le sue mani erano impegnate ad accarezzare e sfiorare il suo ventre piatto e ogni tanto con qualche strofinamento al clitoride scatenando una scarica elettrica di puro piacere che le attraversava il corpo. Lanciando un occhiata verso l’alto vide che lei si era abbassata le coppe del reggiseno liberando i seni dalla prigione di tessuto e con le mani si tormentava i capezzoli mentre la sua testa era reclinata all’indietro ed emetteva lenti gemiti di piacere. Improvvisamente la sua testa si alzò e quasi con rabbia gli ordinò ‘basta! Basta! Ti prego, leccamela.’ E per sottolineare la cosa afferrò la sua testa e la premette tra le sue cosce oscenamente spalancate. Lui non si fece pregare e in breve colse il suo clitoride gonfio tra le sue labbra e prese a stuzzicarlo con un movimento esperto della lingua mentre con le mani prese a stimolare la base di esso alternandosi a veloci penetrazioni nell’umida grotta del piacere che era la sua figa. I suoi gemiti si fecero più intensi e frequenti, con la sua mano sinistra riprese a strofinarsi i capezzoli mentre con la destra premeva con insistenza la sua testa verso la fonte del massimo piacere. Lui le lanciava rapide occhiate e trovava il suo viso sconvolto da una maschera di godimento mentre gemeva ad occhi chiusi aggrottando le sopraciglia e mordendosi le labbra. Sentendo che l’apice stava velocemente venendo raggiunto lei lo spinse via dalla sua vagina e gli lanciò uno sguardo eloquente stendendosi in dietro e aprendo ancora di più le cosce. Lui la guardò e con forza prendendola per i fianchi le fece fare mezza piroetta di lato mettendola col sedere per aria. La mossa era talmente inaspettata che lei emise un piccolo giro di sorpresa che si tramutò in un verso di pura lussuria. Lui non perse tempo e afferrando la base della sua verga colossale prese a strofinare il glande all’umido ingresso della sua vagina. Lei prese a gemere forte quasi come se lui fosse già in lei, si sentiva rimescolare tutta quando sentiva il caldo glande di lui strusciarsi contro le parti più sensibili e infine, con lentezza inesorabile, lui cominciò a penetrare lentamente dentro di lei. Era una sensazione indescrivibile, un palo di carne che si faceva strada dentro di lei aderendo con perfezione alle strette pareti della sua vagina, aprendola in due come un coltello riscaldato fa nel burro. Era entrato per metà quando si arrestò e dopo un attimo di esitazione proprio quando lei si chiedeva perché non continuava lui con un colpo secco di reni la penetrò tutta. Urlò, urlò dalla sorpresa ma urlò soprattutto dal piacere, si sentiva posseduta, completa, riempita, lo sentiva così lungo e grosso che pareva di avercelo fino alla bocca dello stomaco. Sentiva le sue virili mani sui suoi fianchi e improvvisamente cominciò il ritmico movimento antico come la vita, lui prese a montarla con ritmo regolare come un pendolo, uscendo quasi del tutto per poi ripiombare nelle sue cavernose profondità. La sintonia era perfetta, era come se l’unione non fosse solo carnale ma pure spirituale, quando lei voleva più energia lui la possedeva con più vigore, quando lei voleva più dolcezza i colpi diventavano più delicati. Dopo un periodo indefinibile di questo trattamento sentiva che erano ormai prossimi entrambi ai picchi del piacere e infatti i colpi di lui si fecero più forti e regolari mentre il suo grosso fallo prese a pulsare. Lui con forza allungò la mano verso i suoi capelli e li tirò verso di se inclinandole la testa all’indietro ma data la lunghezza dei suoi capelli si arrotolò una ciocca attorno al palmo e tirò con più forza. Quel gesto fu la goccia che fece traboccare un vaso già fin troppo pieno, facendo esplodere un orgasmo violento e animalesco. Lui urlò il suo piacere con forza e passione come solo un uomo che gode puo fare. Lei sentiva il suo caldo sperma riempirla completamente mentre il suo corpo veniva sconvolto dalle convulsioni dell’orgasmo.
Infine tremante lui si sfilò da lei e si accasciò al suo fianco accarezzandola, avevano entrambi il fiatone e sentiva dal suo petto appoggiato alla sua schiena il cuore che gli batteva forte.
Improvvisamente lo sentì irrigidirsi, si voltò a guardarlo e vide che fissava qualcosa sul comodino al lato del letto. Merda.
‘Tu’ tu sei sposata.’
02.00: ‘Perché non me l’hai detto?’ Si era rimesso i boxer e sedeva al bordo del letto.
‘Non volevo nascondertelo ma’ mi ero tolta la fede solo per rifarmi lo smalto, sono uscita e poi” piangeva, singhiozzava e incredibilmente ciò la rendeva ancora più bella. Lui voleva stringerla, dirle che andava tutto bene, che non avevano fatto nulla di irreparabile ma sarebbe stata un ipocrisia, la realtà dei fatti era che lei aveva tradito suo marito. Con fare consolatorio cercò di accarezzarle i capelli ma lei si scostò rabbiosa guardandolo e soffiando come un gatto incazzato ‘è colpa tua! Tu’ tu’ mi hai sedotta! Io non volevo finire a letto con te!’ Lui colto sull’orgoglio quando per una volta sapeva di non aver fatto niente di male le rispose con sarcasmo: ‘si sono stato io a legarti e a portarti in camera tua per la crema’ poi imitando la sua voce in maniera volutamente sgradevole e acuta ‘no, te la do sta sera! Ma per piacere, certi giochi di parole non li usavo nemmeno a sedici anni, di le cose come stanno, ti andava di scopare e ci sei stata!’ Lei per tutta risposta cercò di tirargli una sberla ma anni di krav maga gli fecero bloccare facilmente il colpo immobilizzandole il braccio dietro la schiena. Il suo petto nel movimento ondeggiò e i due corpi furono di nuovo a contatto mentre lui la immobilizzava. ‘Cazzo! Come cazzo è possibile? Io’ ti desidero ancora!’ e dicendolo lei si girò afferrando il suo viso e baciandolo sulle labbra. Lui confuso da questo improvviso cambio di rotta d’istinto aprì la bocca cominciando a sbaciucchiarsi come due adolescenti al cinema. Lei era ancora nuda a parte il reggiseno abbassato che aveva ormai solo uno scopo ornamentale e sentì i suoi capezzoli già induriti premersi contro il suo petto. Il contatto con la sua pelle scatenò una tempesta di passione che nonostante l’orgasmo recente le fece ritornare la sfrenata voglia che aveva quella sera. Sentire il petto caldo di quella deliziosa creatura contro di se non lasciò nemmeno in differente lui che sentiva la sua virilità gonfiarsi vistosamente sotto i boxer tanto che in breve tempo diventarono solo d’impaccio e volarono in qualche angolo buio della stanza. Restarono a lungo nudi, in ginocchio su letto a baciarsi, strusciarsi e accarezzarsi, la fame che avevano l’uno dell’altra era molta e le energie pure, lei godeva delle sue mani virili ed esperte sul suo corpo, che le stringevano magari un po’ rudemente i seni, le natiche e le accarezzavano la pancia mentre sentiva il suo colossale pene strusciarsi ad ogni suo movimento contro la sua pancia mentre lui godeva di quel seno favoloso dai capezzoli induriti toccarli il petto mentre le unghie ben curate di lei gli percorrevano la schiena dandogli scariche di piacere. Infine fu lei a mettersi sulla schiena e con due dita allargarsi la vagina e con tono tra ordine e supplica dirgli semplicemente ‘scopami.’
Lui questa volta voleva vedere quei favolosi occhi castani mentre la prendeva e quindi dopo un breve strusciare cominciò a penetrarla alla missionaria. La penetrazione risultò molto più facile della prima volta da un lato perché era già molto dilatata ma dall’altro l’eccitazione della ragazza era tale che gli abbondanti fluidi la rendevano perfettamente lubrificata. Scoparono in quella posizione a lungo, senza dire nulla se non gemiti di godimento, lui la prendeva con un voglia e passione, come solo un uomo che si è abbandonato completamente alla lussuria spegnendo il cervello razionale riesce a fare. Di colpo lui interruppe il movimento fissandola. Lei istintivamente si spaventò e gli chiese: ‘che c’è?’ lui rimase in silenzio e infine le disse molto serio: ‘Credo che sei la donna più bella del mondo.’ Lei lo guardò e scoppiò a ridere ‘ma che dolooooh’ trasformando l’ultima parola in un verso di godimento inquanto lui aveva ripreso a scoparla con forza e vigore. Lui la afferrava per le spalle spingendola verso di se mentre col bacino spingeva nella direzione opposta quasi a voler penetrare ancora più a fondo dentro di lei. In quella posizione il clitoride eccitato strofinava contro la possente asta di lui dandole ad ogni sfregamento delle sensazioni di indescrivibile piacere. In breve tempo l’orgasmo cominciò a salire dentro di lei traducendosi in contrazioni spasmodiche e violente della sua vagina che sembrava quasi voler bloccare per sempre il suo cazzo dentro di lei. Lui avvertiva il suo ormai prossimo piacere e prese a scoparla con ancora più foga e intensità e quando si accorse che ormai era al limite estremo le chiese ‘ti piace?’ lei non rispose e allora lui accellerò ancora di più il ritmo ‘ti piace??’ lei non rispondeva ma prese a miagolare dal piacere. Allora lui la possedette con tutte le sue energie sentendo pure in lui l’orgasmo arrivare le urlò ‘allora, ti piace??’ alchè lei gli rispose urlando ‘OH CAZZO SIII’ e sentendosi per la seconda volta in quella favolosa notte in paradiso mentre il pene gli riversava nell’addome quello che le sembrava una quantità incredibile di liquido seminale bollente.
Ore 03.00: Giacevano nudi ed esausti straiati a cucchiaio sul letto. Si sentiva come dopo uno scatto prolungato, quando tutte le forze abbandonano i muscoli. Sentiva le sue mani distrattamente le accarezzavano i capelli e i fianchi. Interruppe il silenzio: ‘Ok, sta notte, solo sta notte, poi basta, tu alle 6 te ne vai da quella porta e noi due non ci rivedremo mai più.’ Lui si sollevò su un gomito e la guardò: ‘eh no mia cara, hai voluto giocare a questo gioco ma a questo gioco si gioca in due e io dico che non finisce sta sera, sono stato troppo bene, ho goduto come non godevo da tanto tempo e soprattutto non mi era mai capitata una sintonia così perfetta anche a livello intellettuale, la cosa continua.’ Lei emise un verso rabbioso di frustrazione ‘Ma cazzo! Non lo capisci? Io non ho mai tradito, io non ho mai fatto una cosa del genere! Non puoi chiedermi di buttare al vento tutto quello che ho costruito negli ultimi anni con mio marito, tutto in nome di cosa? Di una grande scopata e di irrefrenabile attrazione verso di te? Non posso capisci? Mi hai fatto fare cose e provare emozioni sta sera che non sapevo di poter provare, accontentati! Io domani torno alla mia vita normale, sei stato un sogno, un magnifico sogno ma all’alba tu sparirai e tornerai dove se ne vanno i sogni, fuori dalla vita reale.’
Si guardarono a lungo, il castano degli occhi di lei che si perdevano nel blu scuro degli occhi di lui e viceversa. Infine lui disse ‘Ok, mancano ancora 3 ore prima che sorga il sole.’ Lei gli fece un sorriso furbetto e sentì un ormai famigliare formicolio al basso ventre.
Ore 04.00: I lunghi capelli sciolti di lei le cascavano sulle spalle e ballavano al ritmo della selvaggia cavalcata. Lui era sotto di lei e si godeva lo spettacolo di quel viso angelico dal seno prosperoso che saltellava ogni volta che lei si impalava sul suo uccello. Gli aveva confidato di essere molto sportiva, di giocare in una squadra di pallavolo per questo il sedere perfetto e ora gli stava dando dimostrazione della sua notevole resistenza fisica. Gli unici rumori erano i gemiti di entrambi oltre che al cigolare del letto che raramente aveva subito tali sollecitazioni per tutta la notte. Dopo un po’ lei si mise con i piedi sul letto e si accucciò verso il basso ri impalandosi sul suo fallo in una posizione ancora più faticosa ma essendo alimentata dal carburante del piacere e dal motore della lussuria lei sentiva a malapena lo sforzo. Il glande di lui era perfettamente stimolato in quella posizione in breve si ritrovò per la terza volta sull’orlo dell’orgasmo
‘oh si tesoro, sei perfetta, divina, unica, sto per venire’ e dicendole così le prese i capelli da dietro la schiena tirandoglieli facendole piegare la testa all’indietro. ‘cazzo godo’ cazzo godo! CAZZO GODO!!’ urla lui con fiera violenza quasi volesse far sapere a tutta parigi che stava avendo un orgasmo. A quell’espressione di piacere assoluto anche lei viene trascinata dalla risacca oltre le porte del piacere assoluto arrivando a godere con un lungo gemito acuto.
Ore 04.45: ‘è che’ non so. Mi mancano le parole, tu sei perfetto, il tuo cazzo è perfetto, io’ sono sempre stata fedele, non so che mi sta succedendo.’ ‘Io non sono perfetto, tu lo sei, guarda i tuoi occhi, guarda il tuo sorriso, la skyline di parigi è bellissima ma è un evacuazione intestinale al tuo confronto.’ ‘Piantala con ste cazzate da Don Giovanni, mi hai già, non mi devi conquistare, non credo a ste puttanate.’ ‘Fottiti stronza, sono cose che penso veramente, io non mento mai, con te la dolcezza è sprecata’ ‘Cos’è che devo fare? Fottermi? Pensavo che quello fosse il tuo ruolo’ ‘Perché hai ancora voglia?’
‘Si.’
Ore 05.30: Lei è nuda appoggiata al muro, a modi perquisizione. Lui la sta scopando con foga da dietro, gli ha confessato che è la sua posizione preferita, specialmente quando le tirano i capelli, cosa che lui puntualmente fa quando le mani non sono occupate a prenderla per i fianchi o a darle piccoli colpi sulle sue natiche sode e ovali o a strizzare quei candidi seni. Sono entrambi stremati, è la quarta volta quella notte che si accoppiano come due detenuti nel braccio della morte e in un certo senso è quello che sono, due condannati, due persone che per qualche strano gioco del destino o del caso si sono ritrovati assieme a provare emozioni uniche e che ora sono condannate a non riprovarle mai più per il resto dei loro giorni.
I colpi di lui si fanno feroci e disperati, consapevole che è l’ultima volta che si unirà con quell’angelo caduto dal cielo, i movimenti di bacino di lei sono sinuosi e cercano di prendere il più possibile da lui, consapevole che non verrà mai più presa in quel modo da nessuno. Infine l’orgasmo arriva per entrambi, quasi non voluto, come il finale di un film bellissimo o il tramonto di un giorno di vacanza. Si accasciano esausti per terra al bordo del letto baciandosi con urgenza e necessità.
Ore 05.55: Si sono rivestiti, lui è sull’uscio. ‘Sei sicura allora? è così che deve finire?’ ‘Si, in un altro mondo dove io sono sola questo sarebbe l’inizio di qualcosa di unico e grandioso, qualcosa che gli altri nemmeno si possono immaginare, ma qui, su questo mondo, è stato un sogno e basta. La cosa finisce qui.’
Lui non risponde ma l’abbraccia per non far vedere i suoi occhi blu scuro opachi dalle lacrime.
L’alba: La porta della sua camera si apre, tutto quello che c’era da dire è ormai stato detto, si guardano per un ultima volta, il blu e il castano si mischiano per un istante lungo secoli, le labbra si accostano per un breve ma infinito bacio. E poi più nulla, lui si stacca, si gira e se ne va lungo il corridoio, lei fa un passo avanti e lo guarda per una frazione di secondo camminare verso gli ascensori e poi si gira, così, da non doverlo vedere scomparire’
Ore 06.45: due persone che si sono incrociate e poi perdute per una notte se ne stanno sedute nelle rispettive camere d’albergo mentre il tanto disatteso sole si sta già levando nel cielo. Ripensano alla vita che hanno fatto fino ad ora, lui segnato da innumerevoli conquiste sessuali e dai piaceri della carne eppure ora si trovava pronto a barattare ogni singola scopata fatta fino a quel momento per una vita con quell’unica persona che l’aveva fatto sentire speciale per una notte. Lei che continuava a chiedersi se l’errore più grande della sua vita fosse stato tradire suo marito oppure aver mandato via quell’uomo che forse era stato un sogno ma che per una notte le aveva dimostrato che i sogni si possono anche vivere.
Proprio a lei a un certo punto le cade l’occhio su qualcosa che spunta da sotto il letto, si alza e lo afferra,
è il tubetto di crema anti eritema.

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