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Racconti Erotici Etero

Princess …

By 7 Aprile 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Arrivo, volutamente, con pochi minuti di ritardo.
Voglio, dalla prima volta, verificare la tua pazienza e la tua puntualità.
La piazza è il centro storico della Città. Al centro una colonna cui, nei secoli andati, i malfattori venivano messi alla gogna, fermati da catene, salde e fredde, al pubblico ludibrio. Sorrido camminando e penso: – peccato non poter fare altrettanto in questi tempi moderni, senza finire su YouTube, per colpa di qualche curioso senza fantasia.

Una mise noir, questa era l’indicazione condivisa; giungendo da una strada lastricata di pietre secolari, ti vedo. Nera, altera, importante: una Principessa, quella che cerco, che non ho mai trovato. Una Donna che ha deciso di spostare verso di me il suo sguardo, per darmi una chance. Non capita quasi mai di vivere un sogno. Oggi è il mio turno. La Femmina di ogni mio desiderio è ferma ad aspettarmi.

Capelli scuri, lisci, davanti una frangetta e dietro come una nuvola a ricadere sulle spalle.
Grandi occhiali a coprire gli occhi. Essere di stirpe reale ne vizia le abitudini e non amare le alzate mattutine fuori programma ne rappresenta una caratteristica. 
Ti osservo: decisamente statuaria, immobile, una mannequine. Labbra vellutate rosse. Polpose, sensuali. Un invito erotico per l’uomo meno attento. Una pazzia guardare altrove.
Il mio passo è lento, sicuramente hai riconosciuto il mio viso.

Un cappotto nero avvolge le tue forme. Una cintura lucida in vita ti stringe come una stretta fascia. Il punto vita è quello di una vespa. Le gambe sono velate di nero. L’abito corto copre a malapena una gonna in tono che lascia nude le ginocchia.
Vorrei, avvicinandomi, sentire con la mia mano, risalendo le tue cosce, da quanto tempo mi aspetti e quanta eccitazione hai ricevuto nella posizione richiesta: ferma, immobile ad aspettarmi. 

Il collo, si erge come quello di un cigno su spalle modellate da giornate in palestra. Una pelle chiara, solo le efelidi osano percorrerla e baciarla quotidianamente.
Alta, piacevolmente non ti vedo fumare nell’attesa: me ne sarei andato, non era fra le richieste da me espresse. Ti tendo la mano quando sono a pochi metri. Sorridendo sciolgo la tensione del primo incontro: – Decisamente vellutate, le tue labbra! – Ti vedo sorridere, un bacio sulle guance cancella ogni altro impiccio di presentazione. Ti indico la direzione, la prima tappa del percorso che ho scelto per sfiorarsi la prima volta: una libreria. Mentre cammini al mio fianco ti risalgo con lo sguardo. Scarpe alte, non quelle che avevo visto in foto, ma sempre adatte. Punta stondata, alte, bucherellate da piccoli fori vicino alla punta.

L’odore, il tuo, comncia ad avvolgermi. “Angel”, mi dirai dopo, è l’aroma che ti copre, aurea del tuo carattere. Ti respiro, piacevolmente.
Il gioco è farti imbarazzare chiedendo un libro del Divin Marchese alla giovane commessa, per fare arrossire entrambe, per la perversa richiesta. Mi spiazzi, dicendomi che stai leggendo Justine e che lo trovi noioso. Amabilmente, sfogliamo con gli occhi e con le dita i volumi ammassati in vendita. Usciamo senza prendere nulla. Adoro leggere e, mi dici, è una passione che condividi.

Camminiamo per il centro della città, parlando di corde, baci, sensualità perversa e dolce romanticismo. Mi affascina il tuo parlare, mi rapisci. Non ho mai trovato una vera Principessa. Notevole lo stimolo che ne ricevo. Mi sento Lancillotto che cerca di conquistare Ginevra, un plebeo che corteggia una Nobildonna. Ma tant’è…Del resto di donne comuni è pieno il mondo e sento di volere solo il meglio. Null’altro. I tuoi tacchi risuonano musicalmente sul lastricato in pietra serena. Ci raccontiamo pregresse esperienze e curiosità. 

Ti tendo la mano e ti indico un negozio alla moda dove entrare. Ti seguo, entrando, ti sussurro il nuovo gioco: – Adesso, tu Principessa diventi una cenerentola, come promesso. Devi scegliere un paio di ballerine da indossare al posto dei tacchi attuali e dovrai indossare un vestito che ti ricopra sommariamente, con braccia scoperte, appena sopra le ginocchia. Mi sorridi, scuotendo la testa rispondi capricciosamente: – Non mi piace nulla qua ! E quello che mi piace non è fra le richieste fattemi – Sorniona, hai trovato una motivazione cui nulla posso eccepire. Senza prevaricarti, ma non è lo scopo della mia richiesta. Scale mobili, ascensori guasti, scale. Muovi il corpo sinuoso, salendo o scendendo. Richiamo sessuale, decisamente allettante. E ti spoglio, guardandoti.
Usciamo in strada e ci spostiamo di nuovo di zona in zona.

Osservo gli accessori che hai scelto. Un anello lussuoso sulle lunghe dita dal polso sottile. Un serpente, sinuoso, scende dal collo verso il tuo seno strizzato in un bustier quasi punitivo. Orecchini luminosi risalgano i tuoi lobi, decorandoli.

Ho bisogno di verificare alcune tue caratteristiche e procedo, con dovizia e lentezza adeguata. Deciso a sfiorarti come meriti e come desidero.

Punto vita, notevole, un arco che si flette fra fianchi e spalle. Lo avvolgo da entrambi i lati e, infilando la mia mano sotto il cinturone di pelle, ne apprezzo la forma. Ideale, per le mie mani grandi, afferrarti con entrambi i palmi ai lati per poterti far piroettare a mio piacere e, se voglio, al tuo.

Occhi, sollevo i tuoi occhiali scuri; mi dici, quasi timida, quasi ti avessi denudata di colpo per il gesto inaspettato, – Devo averli, il sole mi disturba – 
Uno sguardo da portatrice di lenti, si vede molto bene, occhi piccoli e pieni di vita. Il sole te li viola come la mia bocca vorrebbe fare con la tua. 
Lingua, la vedo capitolare quando ti metti a giocare con un pelo dispettoso che ti perturba. Piccola, rosea, maliziosa. Sì, se non fossimo stati davanti il capolavoro della Città, la avrei afferrata con le mie dita ed avrei voluto vederne la tua reazione.
Passiamo da una strada secondaria per spostarci di zona.
Le mie mani scrutano il tuo collo, allargando quanto basta il cappotto per vedere il seno nascosto, decorato dal monile strisciante ed avvolto.
Coppe di champagne, piccole ma sode, ben dotata di quello che serve. Il pensiero corre alla voglia di decorarti con i miei umori. Pensieri perversi, uno ad ogni passo indecentemente si presentano per il tuo ondeggiare sui tacchi.
Intorno sguardi invidiosi nei miei confronti, li sento, li percepisco, per la unicità della compagna che mi sta accanto e che, sinuosa come una serpe, avvolge la mia mano.
I polsi sottili, le mani fredde, le dita curate. Immagini di bondage, di tensione, di corde, di immobilizzazione si presentano e te le illustro. Un corpo adatto per essere decorato da pensieri e fantasie; che si presta senza ombra di dubbio ad essere oggetto di perversione e passionalità.

Una ballerina, una modella, un’amante d’antan. Tutto questo e mille altre cose puoi essere, puoi permetterti. Sorrido per la fortuna di averti sfiorata. Non capita quasi mai nella vita, lo penso ancora, di trovare la realizzazione di una fantasia. 

Seguo la schiena, vertebra dopo vertebra, muscolo dopo muscolo. Premo fino a lasciare il segno, per saggiare la tua arrendevolezza decisa, il tuo passo alimenta il mio tocco. Scorri sotto le mie dita e ti risalgo fino al collo, per poi ridiscendere.

Guardo le caviglie, adatte per essere riunite con lacci avvolgenti, non posso apprezzarne con il tatto le forme. Mi resta la voglia. Peccato. La proposta che ti sussurro – Dovresti toglierti una scarpa, per sentirti davvero cenerentola, dopo potrei calzertela io, gustandomi le tue estremità – cade nel vuoto, troppa gente che passa per la via e le panchine sono tutte prese.

Mano sui glutei, scattanti, ritmici, sodi. La parte è notevolmente piacevole. Ad ogni passo il suono dei tacchi è armonico con l’alternanza dei due glutei che si avvicendano sotto la pressione del palmo della mia mano sinistra. Li schiaccio, sento il tuo solco aprirsi, spiccandoti, ti offri deliziosamente e mi carezzi con il tuo passo erotico. Un tango.
Avrei voglia, tanta, infinita, di infilare le mie dita dentro di te adesso, sollevando il lembo del cappotto e della gonna, prendendo i sapori che piano piano si stanno formando dentro di te. Ma resta solo una fantasia. Sei una Principessa e non si fa. Sorrido e ti racconto di me. I tuoi sorrisi e le tue parole mi avvolgono. Sono conferme di attese. Potremmo di due essere uno. Lo vedremo nel tempo. Non adesso.

Un ballo, fatto di parole, di frasi, di sguardi. Di fantasie rivelate, di pratiche perverse che incuriosiscono. Di possibili relazioni praticabili. Di facezie di vita reale.
Il freddo della giornata invernale entra nelle nostre membra, amplificando il bisogno di calore e di pulsione sessuale. Cerco i tuoi rossori che mi offri timida e pudica in pochissimi attimi. Per il resto sei algida ed erotica, sensuale e dolce. Ossimoro trasformato in corpo di Femmina.

Sei una bambina dentro, ti dono un accessorio adatto a gratificare il tuo non essere mai cresciuta. Ti vorrei vedere con quello indosso e null’altro. Una sola richiesta da esaudire a gratificare la mia perversione fanciullesca. Una piccola cenerentola intenta a pulire casa.
Chinata maliziosamente su un parquet a spolverarlo. Esposta ed indecente. Per me.

Soddisfo la tua voluttuosa sete di sensualità. Un cioccolatino a forma di cuore si scioglie nelle nostre bocche avide di passione. Il cibo come preludio al sesso. Il sesso come parte della passione. La perversione come esaltazione del sesso. Le fantasie come regno da percorrere e Vivere.

-Devo andare … – me lo dici scusandoti, sorridendo. Ti seguo con lo sguardo mentre ti allontani.
-Ti scrivo dal computer – allontanandoti mi sussurri. 

Ed io, tutto il giorno, tutta la notte aspetto: sei unica e voglio te.
In serata trovo un piacevole ed invitante annuncio di una Donna; lo leggo, lo rileggo, sorrido, sono certo che è tuo, che sei tu quella che ha messo un annuncio complementare alle mie richieste, alle mie voglie.
Non rispondo, io cerco te. Non voglio nessun’altra se non posso averti.

Ho sfiorato il Paradiso. Adesso, senza te nulla sarà più come prima.

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