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Racconti Erotici Etero

Prove di alta cucina

By 22 Giugno 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Era il loro primo anniversario di Matrimonio, e per quella sera, Chiara aveva in mente qualcosa di speciale.
Non era certo una brava casalinga, il suo rapporto con la cucina era quanto mai disastroso e non aveva mai preso in mano una scopa. Matteo, da uomo, era, per quanto possibile, ancora più inetto della sua compagna. Preferivano, quindi, delegare il tutto alla loro domestica tuttofare.
La loro vita sessuale, invece, fin dagli inizi, era, e continuava ad essere meravigliosamente intensa. Avevano praticamente fatto sesso in ogni angolo della casa, nelle posizioni più strane, con giocattolini più disparati, in due, in tre, in quattro, 365 giorni l’anno.
Per “speciale”, infatti Chiara non intendeva nulla di sessuale, piuttosto di culinario. Avrebbe dato un giorno di pausa alla domestica, avrebbe preso un giorno di ferie dal lavoro, ed avrebbe impegnato tutta la giornata nel tentativo di cucinare, con le sue manine, una cena degna di questo nome.
Alle 7 del mattino era già in piedi, fermamente convinta di riuscire nel suo bizzarro intento… alle 18 del pomeriggio, sedeva sul tavolo della cucina, con una bottiglia di rosso in mano, osservare con amarezza la cucina devastata e tentativi abortiti di un menù tuttosommato semplice. Avrebbe fatto in tempo a ripulire quello scempio prima dell’arrivo di Matteo? O sarebbe stato più facile affogare quella disfatta nell’alcol? Rifletteva osservando il livello di vino della bottiglia, abbassarsi pericolosamente.
Per di più era praticamente svestita, fatta eccezione per il babydoll in pizzo nero, addosso dalla mattina, ed un grembiule enorme, sporco di qualunque ingrediente lei avesse provato ad utilizzare. Aveva ancora a disposizione più di un ora, e decise di utilizzarla per provare a dare un senso a quella cucina, anche se quella cucina, un senso non lo avrebbe mai avuto, se non dopo 48 ore di accurata pulizia.
Chiara odiava le sorprese, soprattutto quando sconvolgevano del tutto i suoi piani, e la mettevano in seria difficoltà. Ecco perchè, quando Matteo tornò a casa con due ore di anticipo con un mazzo di rose rosse in braccio, non sapeva che pesci pigliare. Rimase basito, entrando in cucina, osservando sua moglie in un misto di stupore e divertimento.
Lei si limitava a guardarlo con sguardo imbarazzato, cercando, in qualche modo, la sua comprensione.
“Volevo farti una sorpresa, cucinando per te. Ma non ci sono riuscita” confessò a bassa voce.
Matteo era ancora più allibito.
“Demone esci da quel corpo!” urlò alla fine, rompendo il silenzio con una sincera risata, da parte di entrambi i coniugi.
Si avvicinò a Chiara, porgendole i fiori “Auguri tesoro. Pensavo di andare fuori a cena stasera, ma preferisco assaggiare quello che c’è qui”. Disse alla moglie, iniziando ad allentarsi la cravatta, e sfilandosi la giacca.
“Cos’è questa?” chiese
“Panna, o almeno, un tentativo” rispose lei, sorridendo.
Affondò un dito dentro la ciotolina di vetro, portando la crema bianca alla bocca della moglie, che iniziò a leccare lentamente, con gli occhi fissi nei suoi. Ripetè l’operazione, questa volta spalmandola sulle sue labbra, e pulendo, con la lingua, quel dolce rossetto. Si baciavano, appassionatamente, mentre, con estrema lentezza, si svestivano gradualmente di ogni indumento.
Una volta nudi, Matteo afferrò la moglie per i fianchi, posizionandola sul freddo marmo nella cucina. Un brivido percorse la schiena di Chiara, che godeva di quel gelido appoggio.
Come un master BDSM, Matteo si guardò intorno, scegliendo i suoi attrezzi, che, questa volta, non consistevano in fruste e manette, ma di miele, panna, sciroppo di frutta e, perchè no, un ruvido cucchiaio di legno.
Prese una spatola ed il barattolino di miele.
“Alza il viso, tesoro.” le disse. Chiara obbedì, aprendo la bocca mentre accoglieva parte delle gocciolone di miele che le cadevano sul viso e sui seni. Matteo scostò la spatola, lasciando, questa volta, che esso imbrattasse il liscio pube della moglie.
“Non vorrai lasciarmi sporca?” chiese la consorte, facendogli l’occhiolino.
“Non ne ho alcuna intenzione, amore”, replicò, fiondandosi sui suoi capezzoli turgidi, ed iniziando a pulire amorevolmente il seno, scendendo progressivamente più in basso. Con le labbra passò sul pancino, succhiando il miele che si era adagiato sull’ombelico, poi, sul monte di venere, quindi, dolcemente, affondò la lingua dentro la passerina di Chiara, che mugolò, per la piacevole intrusione.
Godeva del sapiente movimento della sua lingua. Matteo sapeva esattamente ciò che a lei piaceva e sapeva abilmente metterlo in pratica, portandola in breve sulla soglia di un potentissimo orgasmo.
“Piano, piano, piano” lo supplicò lei, fermandolo, prima del punto di non ritorno. “Non ancora, ne voglio uno stasera, un solo orgasmo finale”. disse, afferrando il viso del marito, e baciandolo con passione. Il significato di un unico orgasmo era accumulare all’inverosimile il piacere durante tutto il rapporto, fino ad esplodere in un solo, tremendo e meraviglioso finale.
Rapidamente Chiara si alzò, sdraiandosi sul tavolo, lasciando la testa penzolare fuori dal bordo. “C’è dello sciroppo d’amarena li. Mi imboccheresti tu?” chiese muovendo voluttuosamente la lingua sulle labbra, con sguardo malizioso, ed attendendo, ansiosa, che il marito soddisfacesse la sua richiesta.
Il cazzo di Matteo guizzò a quella domanda, segno che, con ogni probabilità, avrebbe molto volentieri accontentato la sua dolce metà. Si avvicinò a lei, lasciando cadere qualche goccia di sciroppo lungo tutta l’asta, quindi, abbondò con le quantità sul glande, tanto che, parte, cadde direttamente sulla fronte di Chiara.
Le diede un bacio sulla fronte, ripulendo le gocce li cadute, poi, immobilizzando la testolina della moglie, le infilò tutto il cazzo in gola. Restò li, fermo per qualche secondo, poi si ritrasse, consentendo lei di pulire per bene il suo membro da quel impiastro dolce ed appiccicaticcio. Le labbra si muovevano sull’asta con maestria e la lingua, sapiente, saettava sul glande, ripulendolo, fin dentro il meato. Egli, da parte sua, giocava con i piccoli e sodi seni di Chiara, godendosi lo spettacolo del suo cazzo che spariva dentro le rosse fauci della compagna.
Quando giudicò fosse sufficientemente pulito, invitò la moglie a girarsi e posizionarsi a 90 gradi, piegata sul tavolo.
Afferrò il cucchiaio di legno, e cominciò a strofinarlo sulle candide natiche. Improvvisamente, la sculacciò, forse con troppa dolcezza. Prima una chiappa, poi l’altra.
“Fammi male, tesoro, ti prego!” lo incitò Chiara, perfettamente consapevole di quanto Matteo adorasse essere supplicato.
I colpi che seguirono furono decisamente meno gentili dei precedenti, disegnando strisce rosse sulle cosce e sul culetto, mentre la vittima mugolava per il piacevole dolore.
“Vuoi il mio cazzo adesso?” chiese lui.
“Si, si ti prego, chiavami?” rispose.
“Dove lo vuoi? dove?”
Chiara sorrise “Nel culo, amore, nel culo!”
“implorami, supplicami, puttana”
“Ti prego inculami, non chiedo altro. Voglio il tuo cazzo nel culo, ne ho urgente bisogno. Ti prego, amore, ti prego, incula la tua troia!” urlò Chiara.
Rapidamente raccolse del burro dal tavolo e lo spalmò con cura intorno e dentro la minuscola fessura della moglie, iniziando a masturbarla con un dito.
“Si, tesoro, così..” sussurrava lei, prima di sbottare in un gemito strozzato per la repentina penetrazione del marito, che amava dilungarsi col suo culetto, per renderlo adeguatamente morbido e docile al sesso anale, ma questa volta, non aveva messo in pratica le solite accortezze.
Il rude trattamento la eccitò non poco. Portò una mano sulla patatina, infilando due dita dentro e sentendo il cazzo del suo compagno muoversi lentamente dentro il suo intestino.
Matteo abbrancò le carni del bacino di Chiara, imponendo agli affondi un ritmo più serrato, e lei, dal suo canto, iniziava a muovere convulsamente le lunghe dita dentro di se, fermandosi ogni qual volta che l’orgasmo si faceva pericolosamente vicino.
Rapidamente la fece girare, baciandola, nuovamente, con passione. Poi, la prese in braccio, portò le braccia sotto l’incavo delle ginocchia per garantirsi una posizione sicura e la sbattè al muro. Continuò ad incularla li selvaggiamente, incitato dai suoi gemiti ed alle sue suppliche, di continuare, essere rude e sfondarle il culo.
“Ti piace, ti piace quando ti faccio il culo, eh puttana?”
“Si, da morire, da morire, stò godendo come una troia tesoro, continua ti prego” rispondeva Chiara alternando le parole a rumorosi mugolii di piacere.
Il suo clitoride strofinava sul pube di Matteo, intento, nel frattempo ad alzarla e lasciarla ricadere sul suo cazzo.
Il punto di non ritorno era ormai arrivato, Chiara capì che difficilmente, questa volta sarebbe stata in grado di trattenersi, soprattutto perchè, adesso, non era lei direttamente a controllare la stimolazione e la penetrazione.
Abbracciò Matteo, mordendo il suo collo, strinse il suo bacino, avvolgendolo con le gambe e, in un urlo animalesco, venne quasi dolorosamente.
“Brava, brava, amore mio. Vieni come una zoccola, godi come una troia. La mia troia” commentò Lui, prima di riversarsi anima e corpo dentro l’intestino della compagna, spingendola contro il muro, e si godeva, immobile, l’orgasmo che refluiva lentamente.
Restarono così, appoggiati al muro per qualche secondo,assaporando nell’aria un mix di odori, culinari e sessuali.
“Auguri tesoro” sospirò Chiara, baciando dolcemente il suo compagno.
Matteo sorrise “Auguri a te, amore. Dai, sistemiamoci, ti porto a cena fuori, che qui domani ci pensa la domestica”.
“Già” replicò sbuffando “La cucina non è il mio forte”
“Cucinare, non è il tuo forte” rettificò il marito “Le altre cose in cucina ti riescono decisamente bene”.

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