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Racconti Erotici Etero

Quadro d’autore

By 2 Giugno 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Eccole qui entrambe. Anche oggi sono venute insieme, vivaci e spigliate come normale alla loro età, a portare una ventata di freschezza e allegria nella mia vita non proprio esaltante.
Io sono Fabio, ho 57 anni e vivo solo. Mia moglie &egrave venuta a mancare tre anni fa, non abbiamo avuto figli e così, in pensione da poco, inganno il tempo come posso. Il mio hobby principale &egrave la pittura, la riproduzione di quadri famosi o singoli soggetti di esse; &egrave per questo che Elisa e Emanuela, ventiduenni, sono oggi qui da me.
Avevo contattato l’agenzia un mese fa chiedendo due modelle disposte a posare nude avendo l’intenzione di riprodurre un particolare di un quadro di Tiziano: Diana e Callisto, non so se avete presente. Era la prima volta che chiedevo modelle particolari, sinora mi ero dilettato a riprodurre quadri con soggetti abbigliati. L’agenzia, che oramai mi conosce bene, mi ha mandato queste due e mi sono trovato subito bene.
Oggi &egrave la quarta posa che facciamo, il quadro sta prendendo una forma ben definita, le ragazze posano con naturalezza e sono ben disposte a mostrarsi e a parlare con me o tacere quando mi vedono concentrato. Lavoriamo bene assieme e per me &egrave una gioia degli occhi vederle muoversi nude nella stanza che ho attrezzato a studio.
Elisa &egrave la più intraprendente delle due: non si fa problemi a uscire nuda dalla stanza di fianco dove si spogliano e si rivestono, quando posa fa spesso delle battutine ambigue o tocca per scherzo la sua amica sul seno o sui fianchi. L’altra &egrave più pudica, entra nella stanza coprendosi col telo che ho fornito loro e solo quando siede sul divano in posa smette di coprirsi.
Sono entrambe molto belle, capelli biondi corti Elisa e più lunghi Emanuela, dei seni che sono opere d’arte a se stanti che stanno su come sfidando la legge di gravità, anche la quarta abbondante di Elisa che pare gigantesca di fronte alla terza scarsa di Emanuela.
Le doti callipigie sono spiccate in tutte e due. Potrebbero passare per sorelle visto che si somigliano. La differenza che salta subito all’occhio, per chi come me ha la fortuna di vederle nude, &egrave il modo di tenere la passerina: Totalmente glabra Elisa, un triangolino curato Emanuela.
Anche nel rivolgersi a me sono diverse: Elisa &egrave diretta, quasi sfrontata, ha annullato subito le distanze sin dalla prima volta; Emanuela &egrave forse più’.educata, rispettosa, ogni tanto mi dà del lei anziché del tu. Sono a ogni modo entrambe adorabili.
Non nascondo che mi fanno un certo effetto, poiché da quando &egrave morta mia moglie non ho più avuto legami. Concentrandomi su quel che devo fare riesco a non pensare ai loro corpi nudi che mi si muovono intorno, ai particolari esposti mentre prendono posizione, però non &egrave facile, specie all’inizio della seduta, e diverse volte mi sono ritrovato con sommovimenti lì sotto, dove decenza vorrebbe l’immobilità più assoluta.
So che se ne accorgono, e dove Elisa sorride maliziosa Emanuela distoglie lo sguardo.
Caratteri differenti.
Al solito iniziamo la seduta con delle foto che ho l’abitudine di prendere per poi lavorare con esse quando le modelle sono assenti. Le faccio mettere in posa e giro loro attorno scattando più immagini di ogni punto di vista. Anche oggi Elisa non resiste e poggiata una mano sulla coscia di Emanuela, vicinissima all’inguine, la testa vicina a quella dell’amica, la linguetta che sporge come per cercare un contatto con le labbra dell’altra, mi sfida con aria furbetta.

– Fanne una così Fabio, può servirti per un quadro diverso”. o per qualche altra cosa ‘

L’allusione &egrave evidente e mi immobilizzo. Ha colto nel segno anche se non lo sa.
Con mia vergogna devo ammettere che un paio di volte mi sono masturbato pensando a loro e sì, ho usato le loro foto sul computer per eccitarmi.
E’ successo per caso, riordinando il materiale nel PC, non riuscendo a staccare gli occhi da quelle grazie esposte e trovandomi improvvisamente con un calore all’inguine che ho dovuto necessariamente sfogare.
Anche se &egrave vero non posso ammettere da lei una frase del genere, specie di fronte alla sua amica.
La guardo di sbieco smettendo di scattare foto, anche Emanuela la guarda sorpresa dalla frase e Elisa comprende il suo errore.

– Scusami Fabio, scherzavo, era solo per giocare un po’ prima di iniziare. ‘

– Abbiamo già iniziato ‘

Le rispondo mettendo nel tono tutta la mia disapprovazione, il mio sentirmi offeso e la chiudiamo lì.
La seduta va avanti in un’atmosfera meno rilasciata del solito, solo verso la fine, due ore dopo, torna il sereno e concludiamo in tranquillità.
Mentre le ragazze si rivestono vado in cucina a prendere qualcosa da bere. Attraverso la seconda porta della stanza dove sono le sento parlare e, lo ammetto, mi accosto con l’orecchio per sentire cosa dicono:

– Dai, l’hai visto anche tu che gli viene duro, scommetto che anche oggi si sparerà un segone guardando le nostre foto. ‘

– Sei cattiva a dirlo, non puoi saperlo, e se anche fosse non dovevi prenderlo in giro. ‘

– Ma non l’ho fatto apposta, sai che mi frega di quello che fa, mi &egrave scappata la battuta. ‘

– Non dovevi, s’&egrave offeso, e poi tu lo fai apposta a provocarlo; ti ho visto come ti muovi, come allarghi le gambe anche quando non devi, come ti chini facendoti vedere tutta. Normale che poi gli venga duro ‘

– E’ solo un gioco, non ci andrei mai con uno come lui; a parte l’età’.. l’hai visto no? ‘

– Per l’età che ha non &egrave poi troppo male, e comunque sei tu che lo stuzzichi ‘

– Ah ah, vuoi vedere che alla piccola Emanuela piacciono i vegliardi? Non mi dirai che ci andresti –

– Non ho detto questo, &egrave che io rispetto le persone anziane, non vorrei mai che mio padre venisse trattato come tu tratti lui. A te piacerebbe se io lo facessi a tuo padre? ‘

La frase di Emanuela toglie ogni voglia di continuare a Elisa e le dure ragazze finiscono di vestirsi, mi salutano e vanno via.
Rimettendo in ordine penso alle loro parole. Elisa ha ragione, non sono decrepito ma a 57 anni i capelli sono più bianchi che scuri, il fisico non si può definire esattamente atletico e la presenza di una pancetta senatoriale conclude l’immagine di un ‘vecchietto’ che forse può essere simpatico a ragazze di quell’età ma certo, da un altro punto di vista, può solo strappare il giudizio impietoso espresso da Elisa.

Eppure la frase di Emanuela &egrave strana: ‘per l’età che ha non &egrave poi troppo male” ‘

La mia mente parte in voli pindarici nei quali faccio cose turche con le due ragazze, insieme, sullo stesso divano dove posano. Inevitabilmente i pantaloni mi si gonfiano e sono tentato di darmi sollievo da solo. Un impeto di rabbia mi coglie, non voglio dare soddisfazione a Elisa anche se lei non lo saprà mai. Mi costringo a ordinare i colori, pulire i pennelli, spazzare il pavimento fino a che ogni ‘velleità’ &egrave scomparsa.
La settimana seguente ho la sorpresa di vedere arrivare Emanuela da sola. Mi spiega brevemente che Elisa sarebbe arrivata con un piccolo ritardo avendo avuto problemi all’ultimo momento.
Aspettiamo una decina di minuti lei distesa sul divano, coperta da un telo, io intento a preparare l’attrezzatura, a verificare la luce per le foto, poi arriva una chiamata di Elisa che avverte di non poter venire.
Con rammarico mi accingo a terminare la seduta quando ho l’idea di fare altri bozzetti della sola Emanuela in previsione di altri dipinti. Lei accetta di posare da sola, d’altronde &egrave il suo lavoro e non ha nulla da fare, e così inizio a farle assumere varie pose.
Distesa sul divano, il telo a coprire il seno, la mano languidamente appoggiata sul pube che, più che nasconderlo, attira lì l’occhio dello spettatore, Emanuela pazientemente aspetta che io faccia le foto e poi metta mano al carboncino per abbozzarne la figura.
Mi avvicino per sistemare meglio il telo, la mia intenzione &egrave di far coprire parzialmente il capezzolo facendo intravvedere l’areola. Nel farlo la sfioro appena, un contatto fugace tra il mio polpastrello e il suo capezzolo. E’ sufficiente a farmi affluire il sangue la ventre. I pantaloni leggeri non riescono a nascondere l’improvvisa erezione sulla quale si posa il suo sguardo prima sorpreso e poi malizioso.
Io mi tiro indietro per l’imbarazzo, la sensazione di calore al ventre &egrave intensissima, non fosse presente lei mi spoglierei subito per calmare la mia tensione.
Cerco di far finta di niente ma, forse per l’eccitazione, ora la vedo con occhi diverso, mi appare più sensuale, più attraente, un’offerta di acqua all’assetato. Ne sono attratto in maniera irresistibile. Con la mano cerco di aggiustarmi la patta e lei lo vede.

– Non preoccuparti Fabio, &egrave normale che succeda, ci sono abituata. ‘

– Scusami Emanuela, non so cosa mi sia preso, alla mia età dovrei essere in grado di controllarmi. ‘

– Non sei poi tanto avanti con gli anni, almeno la reazione avuta &egrave quella di un giovane. ‘

Mi sorride maliziosa e ci metto qualche secondo a comprendere che ha fatto una battuta, quasi un complimento.

– No, no, gli anni ci sono, &egrave solo che lui ancora non lo sa ‘

Rispondo con un’altra battuta di infimo grado per sottrarmi alla situazione ma lei non me lo permette:

– Se vuoi assentarti qualche minuto per’.. sistemarti fai pure, io aspetto qui ‘

Il mio pensiero va subito alla frase simile di Elisa: possibile che anche lei ora voglia prendermi in giro? Si avvede del mio cambio di espressione e comprende. Subito si corregge:

– Aspetta, mi sono espressa male, non intendevo”. quello, &egrave che so che finché mi vedi così sarà difficile’..calmarti. ‘

Nel dirlo si &egrave coperta completamente col telo. Questo però si &egrave adagiato sulle sue forme sinuose come una seconda pelle peggiorando, se possibile, la situazione.
E’ lei ora a essere in imbarazzo, prova con un’altra battuta.

– Pensa in positivo: questa sera sarà contenta la tua compagna ‘
Emanuela ride e ridendo fa sobbalzare il seno. La mia erezione non accenna a scemare, il suo sguardo fa la spola tra i miei occhi e il mio inguine. Questa ragazza mi ispira fiducia, per istinto sento di poter parlare liberamente con lei.

– Purtroppo non ho nessuna”’. da far contenta. Da quando &egrave mancata mia moglie” io sono solo. ‘

– Vuoi dire che”..non ci credo ‘

– All’inizio sono andato con delle prostitute, per bisogno fisico più che altro, però &egrave stato squallido e così’ ho smesso. ‘

– E come fai quando”.. come adesso. ‘

– Cerco di non pensarci, e se proprio non ci riesco”.. la tua amica aveva ragione, ogni tanto faccio’. da me. ‘

Cosa mi ha spinto a rivelarle una cosa così intima? Imbecille io che, tra l’altro, ho anche confessato di averle origliate.

– Come fai a sapere che”. oh, ci hai ascoltate? ‘

-”’Sì. Scusami, &egrave stato un caso. ‘

Emanuela si muove sul divano, scopre una gamba per tutta la sua lunghezza. Il mio uccello che, distratto dalla conversazione, aveva iniziato a tornare a miti consigli, rialza subito la testa e i pantaloni si tendono ancora fastidiosamente. Senza pensarci allungo ancora la mano per dare una sistemata.

– Deve essere molto fastidioso”’ se vuoi’.. ‘

– No, non ho intenzione di andare in bagno come un ragazzino, passerà. ‘

– No, dicevo” se vuoi posso aiutarti io. ‘

Emanuela &egrave seduta sul divano, stringe il telo al seno ma esso cadendo tra le sue cosce le rivela fino all’anca, alla curva di quel sedere che si intuisce.
La sua frase l’ha detta con voce roca, guardandomi fisso proprio lì. E’ come una bomba nella mia testa, incredulo le chiedo:

– Intendi dire che”. che tu”’. ‘

– Ho avuto un amante della tua età Fabio, so come fare”.. vieni ‘

Tende la mano verso di me, il telo non sorretto scopre un seno, il mio corpo obbedisce al suo invito prima che io possa rendermene conto e mi scopro davanti a lei, a mezzo metro di distanza. Tende anche l’altra mano verso di me, la mia cintura per slacciarla, e il telo cade a terra. Ora il suo corpo &egrave completamente in vista: sodo, attraente. Le sue mani già hanno slacciato cintura e zip, mi stanno scendendo i pantaloni, i boxer, fino a lasciarmi completamente nudo e teso verso di lei.
Il primo contatto con la sua mano &egrave qualcosa di indescrivibile, una presa dolce, tenera ma ferma sull’asta, lo scorrere verso il basso a scoprire il glande, il movimento inverso e poi ancora.

– Perché””? ‘

Lo chiedo in un sussurro e lei alza gli occhi verso il mio viso.

– Perché non voglio vederti soffrire. So di cosa hai bisogno e io posso dartelo. Lasciami fare Fabio, lascia che io”. ‘

Le sue ultime parole non le capisco, soffocate da me stesso perché nel dirle ha accolto il mio membro nella sua bocca.

Calore, umidità, una lingua che si muove impazzita sul glande facendomi inarcare come una molla tesa sino allo spasimo.
Quanto tempo &egrave che non provavo queste sensazioni?
Tanto, troppo. Emanuela si dedica con impegno a leccarmi e succhiarmi, ogni tanto mi tira fuori dalla sua bocca, mi soffia su tutta la lunghezza, alza il viso e mi sorride prima di tuffarsi ancora a riempirsi la bocca. Duro poco, il piacere &egrave troppo intenso, inatteso:

– Attenta, sto per ”’ .-

Il mio grido non la prende di sorpresa, già mi ha lasciato sentendo l’asta irrigidirsi, sussultare.

La sua mano si muove veloce avanti e indietro, il glande &egrave appoggiato sulla sua guancia, se lo strofina sopra carezzandolo con la pelle del viso e fugacemente con le labbra. Mi guarda e sorride ancora mentre io esplodo sporcandole la faccia con densi getti di seme che paiono non finire mai.
Mi gira la testa, le ginocchia cedono, devo sforzarmi per non cadere e ancora lei muove la mano, le labbra si poggiano sulla punta a estrarre l’ultima stilla del mio piacere, la lingua mi avvolge in un’ultima carezza umida.
All’improvviso sono libero, abbasso lo sguardo e la vedo pulirsi con il telo. Mi guarda ancora e sorride radiosa, contenta.
Mi inginocchio davanti a lei, le apro le gambe, la spingo indietro per farla sdraiare.

– Cosa fai? ”. ‘

– Lasciami fare”’. tu non hai avuto nulla. ‘

– Non &egrave necessario, sono contenta già così e oh”’.. ‘

Si interrompe al primo tocco della mia lingua sulla sua micina. Mi prendo un po’ di tempo per guardarla bene, troppo tempo dall’ultima volta che l’ho vista, che ho sentito quel sapore. Con le dita la apro, scopro il clitoride, vi poggio un dito sopra, delicatamente, e lo muovo disegnando un otto. Le piace, la sento sospirare, abbandonarsi indietro. Poi non ho tempo per pensare, mi lascio andare all’istinto. Mia moglie mi diceva che ero bravo con la lingua, e bravo devo esserlo davvero perché Emanuela subito si tende afferrandomi per i capelli come per staccarmi da sé e poi stringendomi le cosce attorno alla testa per non farmi fuggire.
Non ne ho alcuna intenzione. Le sto succhiando piano il bottoncino mentre con due dita scavo dentro di lei. Alterno delicatezza e irruenza e Emanuela inizia a gemere sempre più forte, temo mi strappi i capelli per quanta forza usa nel tirarmi a sé. Resisto al dolore e accelero i colpi di lingua di dita e la sento bagnarsi profusamente inondandomi il volto dei suoi succhi deliziosi.
Mi respinge sentendomi insistere con la lingua.

– Basta, ti prego basta ‘

Le sue parole mi inorgogliscono: una ragazza così giovane e bella che prega un vecchietto come me di smettere. Mi tiro su fiero di me stesso e le cerco le labbra, non ci siamo ancora baciati. Mi accoglie offrendomi la sua bocca, intrecciando la sua lingua alla mia, stringendomi forte al suo corpo steso.
Sento una mano incunearsi tra di noi, &egrave scesa a controllare ciò che deve aver sentito battere sul suo ventre. In effetti mi &egrave tornato duro, non ancora al top ma &egrave rigido abbastanza da riempirle la mano che si muove carezzevole portandomi al massimo della turgidità.

– Proprio come il mio vecchio amante ‘

dice aprendosi a me, guidando il mio uccello nella sua micina e stringendomi le cosce intorno ai fianchi. Le entro dentro come un coltello caldo nel burro grazie all’abbondante lubrificazione e mi muovo piano per assestarmi bene. Le sue mani sono sulle mie natiche, mi tirano a se, mi forza a fare più forte, a andare più a fondo. Gemiamo entrambi.
Come ho fatto a fare a meno di tutto questo per così tanto tempo?

Facciamo l’amore per un tempo indefinito adattandoci l’uno all’altra, guidandoci a vicenda in ciò che più ci piace, nei movimenti che preferiamo.
Ho la soddisfazione di vederla inarcarsi sotto di me preda dell’orgasmo prima di raggiungere io i mio e coprirle, prudenza dell’ultimo istante, la pancia col mio seme. Guardando il suo viso stravolto dal piacere so che non potrò mai renderlo su tela così com’&egrave, per quante ‘pose’, e spero siano tante, io possa farle fare.

Ci proverò lo stesso, e sarà il mio quadro più bello.

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