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Racconti Erotici Etero

Quando non si fanno progetti

By 29 Novembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Darei qualsiasi cosa per non partecipare a quel seminario!
L’anno scorso non avevamo partecipato e solo a distanza di tempo avevamo saputo cose che avrebbero potuto favorire la nostra società.
Quindi non potevamo mancare questa volta.
Già immagino le inutili chiacchiere di dinosauri della finanza e dell’economia, molto presi da loro stessi, guardare con sufficienza la platea mentre espongono le loro ricette come fossero pozioni magiche.
Sono di cattivo umore, faccio la valigia come se stessi farcendo un cannellone, gettando alla rinfusa abitini e biancheria ma senza veramente pensare a quello che sto facendo.
Mio marito, che mi conosce molto bene, mi sta alla larga e rimane opportunamente silenzioso anche quando mi accompagna all’aeroporto.
Un rapido abbraccio ed un bacio e mi dirigo a sbrigare le formalità di imbarco.
Il volo per la capitale é breve e quando salgo sul taxi che mi porterà in albergo il malumore mi é un poco passato anche grazie alla temperatura decisamente confortevole.
L’albergo é carino, non le solite catene di montaggio, impersonali e senza identità; é quasi intimo, con colori pastello che rilassano ed il personale è stranamente cordiale e disponibile.
Mentre prendo possesso della camera penso che forse, in questi tre giorni, potrei anche cercare di rilassarmi.
Una bella doccia, la scelta di un abitino leggero, un po’ di trucco ed eccomi pronta per la cena.
L’aperitivo però è d’obbligo. Mi dirigo al bar della lounge e guardandomi attorno riconosco alcune facce e rispondo ad alcuni cenni di saluto di “colleghi” già alle prese con i loro alcolici amici.
Non faccio a tempo a sedermi ad un tavolo un po’ in ombra quando inizia la processione di conoscenti che vengono a salutare, alcuni per rispettare la forma, altri per raccogliere informazioni, altri, i più, per far scivolare lo sguardo sulle mie gambe generosamente scoperte, magari fantasticando sul modo migliore per farmele spalancare.
Cerco di essere gentile con tutti ma non vedo l’ora che mi lascino tranquilla e tornino ai loro bicchieri.
Le donne, a questi seminari, sono poche ed io sono, con i miei 35 anni, di norma, tra le più giovani.
Mentre un sessantenne scheletrico mi subissa di parole senza senso parlandomi di persone che a malapena ricordo, osservo il suo sguardo insinuarsi nel solco tra i miei seni, che l’abitino che indosso non fa nulla per nascondere. Un po’ la cosa mi fa sorridere. Mi piace essere guardata e non nascondo che se sono dell’umore giusto mi piace provocare e godermi le reazioni.
Ancora presa dai miei pensieri per un attimo non mi accorgo che si é avvicinato al tavolino un altro uomo. Oh no! Francesco no!
Se c’è una persona che mi sta antipatica é proprio Francesco!
Bell’uomo per carità ma talmente saccente, sbruffone e logorroico che il solo vederlo mi infastidisce. Vorrei alzarmi ed andarmene ma faccio buon viso a cattivo gioco.
– buonasera Francesco – dico educata mentre il sessantenne scheletrico si allontana dopo avermi augurato una buona permanenza.
– ciao Paola, posso farti compagnia? – chiede ovviamente sedendosi senza aspettare un mio cenno di invito.
Francesco é in consulente legale di una società con la quale collaboriamo in alcuni settori e quindi ci conosciamo da tempo. Lui si ritiene uno squalo, io lo dipingo più come un millepiedi per la sua capacità di allontanare le responsabilità e tenere i piedi in più scarpe. Poco più che quarantenne, una moglie altezzosa ed irritante e due figli che hanno preso le peggiori qualità dei genitori, a suo vantaggio si può dire solo che é bello e con un fisico davvero notevole. Peccato che abbia anche una voce e che quando la utilizzi tutto il suo essere fisicamente attraente si volatilizzi.
– ti trovo sempre più bella – butta li scorrendo il suo sguardo sul mio corpo indugiando sulle mie gambe.
– grazie Francesco, come va a casa? – dico con un tocco di affettata malignità.
– tutto bene, tutto bene…ma non mi dispiace essere fuori dalla mia quotidianità per qualche giorno… – fa una pausa che dovrebbe essere ad effetto – non si sa mai cosa può succedere – conclude lanciandomi uno sguardo sornione.
“Nei tuoi sogni” penso io mentre rispondo con un sorriso distaccato.
Francesco é il tipo di uomo che crede di essere irresistibile e quindi ci va giù pesante nella convinzione che ogni donna non attenda altro che essere oggetto delle sue brame.
– ti unisci a noi per la cena? – butta li ad un tratto – così di presento Luca, un nuovo acquisto del nostro ufficio legale – continua Francesco facendo cenno ad un tipo in completo blu che subito si avvicina a noi.
– Paola, ti presento Luca. Luca, questa è Paola, della ****.
Ci stringiamo la mano. Luca deve avere la mia età, un viso non proprio bello ma dallo sguardo allegro e dal sorriso contagioso. Alto ed un po’ sovrappeso, si muove un tantino goffamente e quando gli faccio cenno di accomodarsi guarda Francesco come per voler chiedere il suo permesso.
Beviamo ancora qualcosa è poi ci spostiamo al ristorante. La cena scorre tranquilla e se non fosse per la presenza ingombrante di Francesco sarebbe anche carina. Luca é timido ma estremamente simpatico. Ha una bella voce, modi piacevoli e, cosa strana, non ho mai colto un suo sguardo indiscreto e questo mi fa piacere. Certo é intrigante essere oggetto di sguardi indiscreti ma, ogni tanto, essere in presenza di un non “allupato” é altrettanto piacevole.
Dopo cena non resisto più ad avere Francesco attorno e con una scusa mi ritirò in camera dove la TV mi fa compagnia sino a quando non prendo sonno.
Le aspettative non vengono certo deluse. Sono qui, in una anonima sala conferenze, a combattere il desiderio di chiudere gli occhi ed addormentarmi invece che seguire apaticamente i roboanti discorsi pieni di nulla dei cervelloni che si susseguono al microfono.
– che ne dici di un caffè? Se resto un altro po’ temo che mi metterò a russare e non credo sarebbe un bene per il mio posto di lavoro – sento la voce di Luca sussurrarmi all’orecchio.
– a patto che sia doppio e non troppo veloce accetto volentieri – rispondo io grata della possibilità di sottrarmi a questa tortura.
Sgattaioliamo fuori ed evitando con cura il buffet predisposto per i partecipanti ci tuffiamo nella piccola sala caffè sull’altro lato della hall.
Siamo soli e ci sediamo in modo da non essere visibili dalla porta.
Luca si occupa delle ordinazioni e poi cominciamo a chiacchierare.
Mi racconta un po di lui, delle sue pregresse esperienze lavorative ed io lo ricambio con qualche dettaglio su di me.
Trovo piacevole conversare con lui, soprattutto perché anche lui non sopporta Francesco.
– è viscido ed inaffidabile – si sbilancia, poi si irrigidisce pensando di aver esagerato.
– concordo pienamente – lo rassicuro ridendo.
– no sai, scusa Paola, é che non avrei dovuto dirlo visto… – lascia cadere la frase portando la sua attenzione sul caffè.
– visto cosa? – lo sollecito io.
– beh…insomma…visto ciò che c’è tra voi.
Resto un attimo perplessa. Lui se ne accorge e forse più perplesso di me mi confida che Francesco si é vantato di avere avuto una storia con me, da lui troncata nonostante le mie insistenze a continuare.
Non so se ridere od arrabbiarmi.
– Luca, Francesco non me lo scoperei nemmeno se fosse l’ultimo uomo sulla terra! – solo dopo aver pronunciato l’ultima parola mi rendo conto di cosa ho detto.
Luca ride di gusto, la sua risata é contagiosa e ci troviamo a ridere, senza più imbarazzo.
Mi piace, mi piace molto e la donna dagli importanti appetiti che c’è in me si risveglia, cominciando a guardarlo con occhi diversi.
Certo lui non mi ha dato alcun segnale di piacergli o di essere interessato ma…beh…
Il cellulare di Luca si mette a vibrare sul tavolino…é un suo cliente…si alza e scusandosi si allontana per rispondere.
Io intanto passo in rassegna il mio abbigliamento: tailleur nero con pantaloni, una camicetta bianca con una lavorazione a sbalzo lungo la fitta serie di bottoni, décolleté nere con tacco 8.
Velocemente slaccio la giacca, sbottono un poco di più la camicetta, in modo che si intraveda il reggiseno push up e ugualmente libero i bottoni dal basso in modo da mostrare la mia pelle sino all’ombelico. Certo preferirei indossare una gonna ma certo non avevo immaginato che potesse presentarsi una situazione del genere.
Ecco Luca che ritorna. Si scusa per avermi abbandonata e si risiede al mio fianco.
Questa volta il suo sguardo si posa sul mio corpo e sul mio seno e lo vedo arrossire. Cavolo, proprio timido penso con tenerezza.
Con fare disinvolto lo conduco verso altre chiacchiere mentre mi godo il piacere dei suoi furtivi sguardi.
Purtroppo é passato un sacco di tempo e, seppur controvoglia, dobbiamo rientrare.
Poco prima di accedere alla sala conferenze sento la mano di Luca stringermi il braccio e sussurrarmi all’orecchio:- a pranzo mangiamo qualcosa assieme? –
– volentieri – rispondo prontamente – basta che riusciamo a seminare Francesco – aggiungo con un sorriso d’intesa.
Anche Luca sorride e ci dirigiamo ai rispettivi posti dove il palpabile generale sopore ci avvolge.
Alle 13 la tortura finisce. Uscendo mi avvicino a Luca e decidiamo di cambiarci per poi uscire a fare due passi, mangiare qualcosa e fare un giro per Roma.
In camera, analizzando con sguardo critico il contenuto della valigia, mi rendo davvero conto di quando fossi frustrata quando l’ho riempita. Davvero un casino!
Decido per un look sbarazzino: pantaloncini di jeans, t-short bianca senza maniche, corta in vita e sandali aperti con un tacco appena accennato. Mettere o non mettere il reggiseno? Ho una terza che ancora si regge molto bene ma.. Resto un attimo a riflettere e poi opto per un reggiseno bianco senza spalline, al quale coordino un micro perizoma bianco.
Appena fuori dall’hotel incontro Luca. Anche lui indossa jeans e t-short e confermo che ha decisamente qualche chilo di troppo. La cosa non mi turba, certo apprezzo un bel fisico ma sono sempre stata convinta che la simpatia ed il modo di fare spesso siano più importanti del mero aspetto esteriore, almeno in un uomo.
Un pezzo di pizza al taglio, buonissima, risolve il problema pranzo e poi via a prendere la metropolitana per gettarci nella folla di turisti presi a scattare milioni di fotografie da mostrare poi ad amici e parenti.
In piazza di Spagna la folla é incredibile e rischiamo di esserci tra la folla. Luca mi prende per mano e per non essere investiti dalla marea umana ci intrufoliamo in un vicoletto per cercare un luogo più tranquillo dove conversare.
La cosa si rileva più impegnativa di quanto pensassimo e passo dopo passo ci troviamo a sedermi sulle pietre millenarie abbandonate a margine del Colosseo.
Siamo accaldati ma certamente di buon umore. Gli insulsi discorsi del mattino dimenticati, parliamo di tutto un po’. Luca é sposato e come me non ha figli. Sua moglie é medico e vivono una via tutto sommato tranquilla. Siamo seduti affiancati osservando il via vai di turisti quando sento la mano di Luca posarsi sulla mia gamba, poco sopra il ginocchio. Guardo quella mano sulla mia pelle e en assaporo il contatto.
Luca subito la ritrae chiedendomi scusa.
Io non dico nulla. Con la mia mia mano prendo la sua e la riporto sulla mia gamba appoggiandola dove si trovava prima. Non tolgo la mia. Continuando a guardare davanti a me accompagno con la mia la sua mano verso l’alto sino a quando non incontriamo l’orso inferiore dei miei jeans.
Lo guardo per un attimo e vedo l’imbarazzo dipinto sul suo volto ma, anche quando tolgo la mia mano, la sua continua a restare sulla mia coscia, immobile.
Vorrei che la muovesse, che mi accarezzasse ma comprendo che non é pronto.
Con disinvoltura mi alza e prendendolo per mano lo invito a rituffar i nella folla.
Il pomeriggio scorre veloce ed é già ora di rientrare.
In camera, sotto la doccia, penso alla mano di Luca sulla mia coscia ed immagino che ora sia li, con me, grondante d’acqua, mentre con le sue dita si fa strada nella mia intimità, allargando le grandi labbra e prendendo possesso del mio corpo. Non resisto e mi tocco: sfioro il clitoride e lo sento ipersensibile, desideroso, pronto a far esplodere il piacere. Mi penetro con un dito. Le ginocchia si flettono automaticamente per consentirmi un più facile accesso ed io ne approfitto per inserire un secondo dito.
Ho gli occhi chiusi, le labbra serrate e le mie dita si muovono dentro di me portandomi lentamente all’orgasmo. Lo sento montare, ne riconosco gli effetti, lo voglio. Proprio quando sto per venire con l’altra mano mi accarezzo i glutei e all’apice del piacere infilo un dito nel mio buchetto. Esplodo. Mille puntini luminosissimi sembrano formassi sulle mie palpebre chiuse, un tremito incontrollato mi attanaglia il corpo e vengo mentre un gemito di piacere mi esce dalla bocca.
Bellissimo! Mi accoccolo sul piatto della doccia ed attendo che il piacere a poco a poco si allontani mentre l’acqua continua ad accarezzarmi.
Mi sforzo di ricompormi, devo prepararmi per la cena e…beh…devo prepararmi per…Luca…
Continua

Sono appena uscita dal bagno quando vedo il mio cellulare lampeggiare sul comodino. è un sms di Luca che mi chiede se ho programmi per la serata.
Ci penso un attimo e scrivo “si…TU…stanza 316… ti aspetto”. Tergiverso un attimo indecisa se spedirlo ma poi schiaccio il tasto di invio.
Chissà cosa risponderà. Avrò esagerato? Mi tolgo l’accappatoio e mi guardo allo specchio: sono sempre stata molto critica nei miei confronti ma quello che vedo in fondo non mi dispiace: a 35 anni il seno é ancora bello sodo, i capezzoli sono ben disegnati, evidenti quanto basta, il ventre piatto ed i fianchi stretti anche grazie alle ore trascorse in piscina, le gambe snelle, con solo qualche traccia dell’inarrestabile cellulite in prossimità dei glutei, caviglie sottili e piedi curati. Il sedere forse potrebbe essere un tantino più pronunciato ma…diavolo…nessuno lo ha mai criticato!
Per un attimo penso di attribuirmi un voto ma rinuncio immediatamente…sarei troppo spietata e poi…se qualcosa proprio non é perfetto spero che il mio essere disinibita riassetti gli equilibri. Nel sesso i miei orizzonti sono molto ampi: mi piace esplorare ogni possibilità, assaporare e gustare ogni novità, senza privarmi del piacere che solo il lasciarsi completamente andare alle emozioni regala.
Vengo strappata ai miei pensieri da un sommesso bussare alla porta.
– si? – chiedo.
– sono Luca – sento la sua voce dietro la porta.
Non mi aspettavo si presentasse così presto.
Cosa faccio? Gli chiedo di aspettare? Mi metto l’accappatoio?
Ancora sto formulando le mille ipotesi quando senza pensarci arrivo alla porta e la apro, nascondendomici dietro.
Luca entra e quando io richiudo la porta e lui si gira e mi vede nuda vedo i suoi occhi sgranarsi ed il rossore colorirgli le gote.
Ormai sono in ballo… Non dico nulla, semplicemente mi avvicino a lui e poso le mie labbra sulle sue.
Un bacio leggero che presto trasformo in ammissione di desiderio insinuando la mia lingua nella sua bocca. Le nostre lingue si incontrano e cominciano a giocare mentre le sue braccia mi cingono con forza. Sento le sue mani sui fianchi, le sento risalire sulla schiena per poi scendere ad accarezzarmi i glutei.
– ti voglio- sussurro e lui mi tira ancora di più a se e sento chiaramente la sua eccitazione.
Mi stacco un poco da lui e lentamente lo spoglio: gli sfilo la giacca, gli slaccio i bottoni della camicia e poso un bacio sul suo petto glabro. é nudo dalla cintola in su e i chili in più lo fanno sembrare un tenero orsacchiotto.
Lo faccio sedere sul letto ed inginocchiandomi gli slaccio le scarpe e gli sfilo le calze. Mi sento pervasa dal desiderio. Con le mani risalgo dalle caviglie lungo i calzoni, percorro le sue gambe sino a ricongiungere le mani sopra la su patta. Slaccio la cintura ed i calzoni, abbasso la zip e glieli sfilo. Ora ha solo gli slip e posso apprezzare la consistenza della su erezione.
Lui è immobile. Passo la lingua sulle mie labbra e piano mi chino su di lui, sul suo sesso che chiede prepotentemente di uscire dal tessuto che lo imprigiona.
Lo bacio da sopra gli slip. Percorro il suo sesso ancora coperto sino a quando con le mani raggiungo l’elastico e lentamente sfilo l’ultimo indumento.
Ora il suo cazzo di erge impertinente a pochi centimetri dal mio viso. Ne colgo l’odore che mi inebria e in un attimo il desiderio di assaporarlo mi spinge ad avvicinarmi. Con la punta della lingua sfioro il glande, lentamente, giocandoci e sentendo il corpo di Luca vibrare.
-succhialo! – sussurra Luca.
Socchiudo le labbra e le poso sulla cappella. Piano piano allargo la bocca e faccio entrare la sua asta che la lingua assapora in tutta la sua lunghezza.
Lo succhio, mi piace…
Con la mano Luca mi accarezza di capelli mentre io, messo da parte ogni pensiero razionale, gli lecco e succhio il cazzo con sempre maggiore foga.
Ad un tratto Luca mi ferma… Allontana il mio viso dal suo sesso e mi invita a sdraiarmi al suo fianco. Distesa sento la sua bocca sulla mia, le mani sul mio seno, sulla mia pancia, tra le mie cosce ove nessun pelo si frappone tra i suoi polpastrelli e la mia intimità. Il suo tocco é delicato ma virile e mi bagno all’istante.
La sua bocca é sul mio collo…sul mio seno…sento la sua lingua calda sui capezzoli…i suoi denti li mordicchiano ed io ansimo di piacere.
Anche l’ombelico diventa giocattolo della sua lingua prima che precorra il breve tratto che lo porta alla mia fica.
Quasi urlo dal piacere quando comincia a leccarla. Lo fa con perizia, sistematicamente, senza tralasciare il benché minimo millimetro di me.
Alla sua lingua si unisce una mano le cui dita mi frugano e mi penetrano con decisione. Il primo mio orgasmo arriva impetuoso e mi mordo un braccio per non urlare il mio piacere. Lui non mi da tregua, continua a leccare e muovere le dita sino a quando non resisto oltre e mi sottraggo in cerca di un miraggio di calma che non arriva. L’orgasmo non accenna a diminuire e mi ritrovo ad ansimare.
Ho gli occhi serrati. Sento Luca muoversi sopra di me ed ecco il suo cazzo che mi penetra con decisione mozzandomi il fiato.
Si muove dentro di me con spinte lente ma poderose ed io mi sento intimamente sua. Stringo le mie gambe sui suoi fianchi accavallando i piedi per attirarlo ancora di più dentro di me. Sento che mi scopa, che mi vuole. Perdo la cognizione del tempo, sono consapevole solo del suo cazzo che mi riempie, del suo respiro roco.
Senza nemmeno uscire da me riesce a farmi girare e riprende a pompare mentre io, a quattro zampe, sento il rumore della sua pancia che sbatte sui miei glutei.
Se sue mani cercano i miei seni e si stringono su di essi.
Inarco la schiena e accolgo con gioia il nuovo orgasmo che mi invade. Lo sento arrivare, impetuoso, quasi violento ed io mi ci abbandono arrendevole.
Luca ansima, anche lui prossimo a venire….
Esce da me ed esplode sulla mia schiena. Sento il fiotto bollente sulle scapole, sui fianchi e mi volto per prenderglielo in bocca ed assaporare le ultime gocce del suo piacere.
Lo guardo..lui sorride e ci sdraiamo vicini, sfiorandoci appena. Abbiamo il fiatone, é stata una scopata bellissima, senza inutili parole, senza gli iniziali imbarazzi. Semplicemente abbiamo fatto sesso.
– sei splendida – sussurra dopo un lungo silenzio.
– grazie, anche tu non sei male – rispondo ridendo.
Lui cerca di fare l’offeso e mi fa il solletico.
– non penavo fossero questi i tuoi programmi per stasera – aggiunge lui.
– spero siano stati di tuo gusto – ribatto io.
– decisamente inaspettati ma graditi –
– come sei formale! – lo prendo in giro – sembra ti abbia appena fatto vedere la collezione di francobolli –
– beh..non volevo essere volgare – ribatte ancora.
– perché se volessi esserlo cosa diresti? – lo sollecito io.
– direi che sei una gran figa ed una gran porca.
Sono sempre molto sensibile ai termini coloriti e il sentirmi definire porca mi accende come una torcia. Mi siedo a cavalcioni sul di lui e lo bacio con foga. Lui risponde serrandoli i glutei tra le mani…
Il suo cellulare emette l’inopportuno lamento…lui non accenna a rispondere ma l’insostenibile persistenza di quel fastidioso sibilo lo porta a cercare il cellulare.
– é Francesco – mi informa visibilmente infastidito.
Risponde di malavoglia, ascolta e interagisce a monologhi.
Quando chiude la chiamata mi dice che Francesco é al ristorante che lo aspetta e che si è dimostrato particolarmente curioso su cosa avesse fatto il pomeriggio.
Ovviamente Francesco non deve sapere di noi. Non voglio che usi questa informazione per i suoi scopi e lo spiego a Luca il quale mi rassicura.
Siamo entrambi dispiaciuti. Lui si riveste e prima di uscire dalla mia camera mi abbraccia e mi bacia con infinita tenerezza.
Maledico Francesco con tutta me stessa mentre incavolata nera mi metto sotto la doccia.
Ancora rabbuiata ordino qualcosa da mangiare al servizio in camera e mentre aspetto decido di mandare un sms a Luca: “se più tardi di va di passare da me mi farebbe piacere”.
Continua… Devo essermi addormentata. Sento il cellulare vibrare e guardando il display vedo che c’è un messaggio di Luca: “non sono riuscito a liberarmi prima…vuoi che passi?”
Guardo l’orologio che segna le una e venti. Sono un poco fuori fase ma digito ed invio subito la risposta “ti aspetto”.
Pochi minuti e Luca è in camera mia. Mi racconta la noiosa serata, passata a sviare le domande sempre più pressanti di Francesco.
Luca è passato in camera sua per una doccia ed ora indossa una tuta da
ginnastica, io solo un accappatoio.
Si siede sul letto al mio fianco e mi dice – voglio leccarti la fica –
La sua timidezza é scomparsa e le sue parole mi fanno scorrere un brivido per la schiena.
Non rispondo ma slaccio la cintura dell’accappatoio lo apro e sdraiandomi allargo le gambe mostrandomi completamente a lui.
– mmm hai proprio voglia di sesso – sottolinea lui.
– da morire – rispondo guardandolo negli occhi.
– allora inizierò a leccarti la fica..poi ci infilerò il cazzo e per finire…- non dice altro ed io cerco di incalzarlo, già eccitata.
– e per finire cosa vuoi? –
Lui mi guarda e poi sorridendo dichiara – voglio il tuo culo! –
Mi sento sciogliere e gli chiedo di leccarmi.
Stavolta si spoglia da solo e poi si mette tra le mie cosce. Sento il suo respiro sulle grandi labbra e subito dopo la punta della sua lingua che mi fruga.
Poi si stacca, vedo un guizzo nei suoi occhi. Lui si solleva e mi toglie l’accappatoio dal quale sfila la cintura. Non capisco subito cosa vuole ma quando mi prende una mano e la lega con la cintura capisco ed ho un attimo di esitazione.
Non sono mai stata legata sino ad ora e non sono sicura che mi piaccia.
Poi guardo Luca, il suo sorriso e cedo.
Lui mi lega i polsi, mi fa stendere le braccia verso l’alto e fissa l’altro capo della cintura alla testiera del letto.
Tutto sommato mi sento parecchio eccitata.
Luca però scompare in bagno e quando torna con altre due cinture da accappatoio resto un tantino allibita
Lui non si scompone e velocemente mi lega le cinture alle caviglie bloccandole poi ai due lati del letto.
Ora sono immobilizzata a gambe aperte e quando Luca torna a concentrare le sue attenzioni sul mio sesso mi sento completamente nelle sue mani.
Mi lecca, mi succhia, mi mordicchia il clitoride ed il fatto di non potermi muovere aumenta in modo esponenziale il mio piacere. Riesco solo ad inarcare la chiesa ma questo non fa altro che consentire alla sua lingua di penetrare ancora più in fondo.
Gemo per il piacere e Luca non accenna a smettere portandomi inevitabilmente ad un lungo orgasmo.
Ancora in preda ai brividi sento la sua bocca risalire sul mio corpo, arrivare al seno, alla gola ed il suo corpo aderire al mio.
– sei una fantastica troia – mi sussurra all’orecchio.
– oh si Luca, sono la tua troia – ammetto in preda ad un nuovo devastante brivido di eccitazione.
– e adesso scopo la mia puttana…dimmi che vuoi il mio cazzo – mi intima.
– si Luca, scopami, voglio il tuo cazzo, lo voglio nella fica – lo imploro quasi.
Luca non me lo lascia ripetere e in un attimo sento il suo cazzo farsi strada dentro di me. Lo sento durissimo, caldo, grosso.
Ansimo a seguito di quella desiderata intrusione.
Anche Luca geme mentre affonda in me e si arresta un attimo prima di prendere a pompare con vigore.
Mentre mi penetra mi strizza i capezzoli ed il dolore che ne deriva si trasforma in un piacere tale da generare un nuovo potente orgasmo. Non riesco a non urlare e lui accelera ancora i suoi movimenti facendomi quasi svenire.
Sono persa nell’orgasmo e non mi rendo conto che Luca mi sta slegando le caviglie portandomi le gambe al seno, leggermente divaricate in modo che siano all’altezza delle spalle.
Lo guardo e lui osservandomi svela il suo intento: – ora te lo metto nel culo puttana -.
è come una pugnalata. In quella posizione il mio buchetto è nella posizione giusta e lui non se la lascia scappare. Appoggia il glande al buchetto e mi penetra con un unico affondo che sembra mi laceri.
Urlo dal dolore questa volta e le lacrime mi sgorgano spontanee. Lui non ha pietà e comincia a muoversi. Contro ogni probabilità in pochi secondi il dolore si placa ed é sostituito da un piacere inenarrabile che sconvolge la mia mente e mi trasporta sulla cresta di un orgasmo talmente possente da lasciarmi senza forze.
Il dolore ritorna solo quando Luca esce da mio culo lasciandomi una strana sensazione di vuoto.
Sta per venire e mi piazza l’uccello in bocca. Mi sta letteralmente scopando in bocca e dopo pochi secondi il fiotto caldo e denso del suo seme mi inonda la bocca. Inghiotto tutto assaporando e il gusto un po’ salato e poi continuo a succhiare e leccare il suo cazzo che lentamente di ammorbidisce e perde la sua erezione.
Luca mi slega le mani e mi si accoccola vicino. Io gli accarezzo i capelli.
– scusa, ti ho fatto male, non sono riuscito a controllarmi – mi dice senza guardarmi.
– mi è piaciuto tantissimo e non devi scusarti di nulla – lo tranquillizzo io.
Restiamo abbracciati a lungo sapendo che l’indomani, dopo la chiusura del seminario, ognuno di noi tornerà nella propria città, alla vita di tutti i giorni.
Quando Luca lascia la mia camera sono ormai le quattro ed io sono davvero esausta.
Alle 8 vorrei distruggere la sveglia ma mi faccio forza e mi alzo. Il sedere mi duole parecchio ma sorrido ripensando al piacere che quella sodomizzazione violenta mi ha procurato.
Risistemata la valigia scendo a fare colazione.
Luca é al tavolo con Francesco ed io li saluto velocemente prima di prendere posto ad un altro tavolo.
La mattinata, noiosa come le altre, trascorre lenta mentre ripenso a Luca ed a come mi ha posseduta. Vorrei che il seminario durasse un altro giorno ma comprendo che un’avventura é bella anche perché é ben circoscritta nel tempo.
Decido di non fermarmi per il pranzo e dopo l’ultimo saluto di commiato cerco Luca, lo abbraccio e lo bacio amichevolmente sussurrandogli – al prossimo anno – e salgo sul taxi che mi attende per riportarmi in aeroporto.
FINE

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