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Racconti Erotici Etero

Quell’arpia di mia sorella

By 9 Marzo 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Una settimana, questo è stato il tempo che ha impiegato il mio apparato genitale a riprendersi dalla prima deflorazione, il bruciore intenso caratterizzato dalle prime 36 ore mi mettevano in imbarazzo con i miei genitori; ovviamente non volevo che loro sapessero che avevo perso la verginità, non per qualcosa in particolare, ma per la delusione che gli avrei inflitto dopo le varie raccomandazioni e l’educazione pudica che mi avevano passato.

In quei giorni avevo stampato in viso la sofferenza che la rottura dell’imene mi stava producendo ed allora onde evitare problemi simulai un forte febbrone, non sto certo a dire trucchi e metodi per far aumentare la colonnina di mercurio del termometro, fatto sta che mi venne un bel 39 di febbre…

Erano un paio di giorni che dissimulavo ed ogni volta che mi alzavo stavo bene attenta a non farmi beccare, ero avvantaggiata dal fatto che la mia stanza era adiacente alla porta del bagno; purtroppo, però, la terza mattina, scesi dal letto e come sempre diedi un’occhiata nel corridoio, c’era mia sorella.

Aspettai alcuni minuti, ma lei era al telefono e non ne voleva sapere di scendere, andava su e giù lungo il corridoio, arrivava fino alla rampa di scale e tornava indietro finquasi alla porta della mia stanza, ogni volta mi ritraevo per non farmi vedere.

Indossavo semplici mutandine ed una canotta di cotone, iniziavo a molleggiarmi sulle ginocchia, non avrei resistito oltre, allora mi decisi ad uscire quando mia sorella si fosse voltata; così feci, una volta che mia sorella si girò per andare verso la rampa di scale, aprì la porta e sgattaiolai nel bagno, prima di entrare mi voltai per vedere mia sorella ed ebbi l’impressione che mi avesse visto conl a coda degli occhi.

Richiusi la porta dietro di me e stetti appoggiata ad essa per qualche secondo sperando che non si fosse accorta di nulla… speravo ardentemente che non venisse nella bagno e intanto abbassai le mutandine e mi sedetti sul water, svuotai la vescica e dopo un veloce bidet cambiai l’assorbente, mio fido amico che celava eventuali macchioline nefaste.

Per tornare nella mia stanza rifeci tutta la trafila ma fortunatamente questa volta non c’era nessuno e andò tutto liscio. Passata una settimana, passarono dolori e tutto ritorno come prima, anzi, proprio tutto no… avevo una voglia matta di riprovare le intense sensazioni sperimentate quella sera, avevo voglia di fare sesso con qualcuno, con o senza amore non c’era differenza, ne avevo voglia e basta, ma per il momento preferivo tenerlo per me, non sapevo con chi confidarmi, Miky assolutamente no, mi avrebbe fatto ramazzare dalla squadra di basket, anche se c’erano dei tipi ai quali non avrei detto di no, mia madre neanche a parlarne, mia sorella meno che meno, c’era solo una cugina con la quale mi confidato tutto ma era talmente religiosa che sicuramente l’avrei scandalizzata, non mi restava che reprimere questi pensieri cercando qualcosa da fare e così feci, infatti diedi la mia disponibilità a mia madre di accompagnarla a fare un po’ di volontariato presso un centro di accoglienza per senza tetto.

La mattina successiva mi svegliò mia sorella “forza pigrona, che dobbiamo andare!” sgranai gli occhi alle sue parole proprio mentre apriva le tende facendo entrare un’ondata di raggi solari nella stanza. “Dobbiamo?” dissi attonita “ma non dovevo andare da sola con mamma?” chiesi ancora mentre stiracchiavo le braccia “mamma è uscita presto, problemi di lavoro e mi ha chiesto di sostituirla per questa volta” sbuffando e allargando le braccia come fa chi è con le mani legate.

Poco dopo ero pronta per andare, vestivo una gonna jeans un po’ mini ma non troppo, metà coscia senza essere troppo osè, una t-shirt rosa con una grande margherita nel mezzo, ai piedi semplici scarpe da ginnastica, capelli lisci e occhiali da sole, mia sorella invece indossava una tuta di cotone bianco con il di sopra smanicato… “andiamo!” disse e ci incamminammo verso il centro, visto che distava poche centinaia di metri.

Lungo il tragitto era silenziosa ed io da par mio non facevo nulla per aprire qualsiasi discorso, d’un tratto disse “giriamo di qua!” mi voltai e vidi che voleva deviare dal percorso che conduceva al centro, “ma non facciamo prima di qua?” chiesi con un certo nervosismo visto che non ci tenevo proprio ad allungare.

“Per il centro si, ma non per dove dobbiamo andare noi.” a quelle parole pensai che forse dovevamo andare da qualche altra parte per fare volontariato “e dove è che dovremmo andare allora?” chiesi tranquillamente senza troppi pensieri mentre iniziavamo ad incamminarci “andiamo a fare volontariato no, che importanza dove.” e si mise a ridere canzonandomi, quel modo di fare mi insospettì, allora mi bloccai poggiando una mano sulla spalla di mia sorella fermandola a sua volta “adesso mi spieghi cosa sta succedendo altrimenti torno a casa” impietrita e severa chiesi a mia sorella e lei scrollandosi di dosso la mia mano rispose “torna, torna pure a casa che poi gli dico tutto a mamma” sgranai gli occhi ritornando con la mente all’episodio del bagno ma cercai di fare la finta tonta “e cosa vorresti dirle?” notai subito il ghigno soddisfatto di mia sorella “dai, nicky, a me lo puoi dire che non sei più vergine, sai mi ha insospettito la tua camminata di qualche giorno fa mentre entravi in bagno, sai anche io camminavo in quel modo quando lo feci per la prima volta.” lo sapeva, ormai lo sapeva e tutti i miei tentativi di smentirla risultavano vani allora mi arresi dicendole “Va bene, hai vinto, ho perso la verginità e quindi? Non sono ne la prima ne l’ultima.” lei si mise a ridere e riprese “si, e vero, ma tu, nella tua posizione, sei ricattabile e non puoi dirmi di no, ahahahahah” rideva a crepapelle e aveva ragione a farlo, l’odio/amore che c’era tra di noi ci portava a farci dei dispetti anche di cattivo gusto.

Ora ero terrorizzata dalla richiesta di mia sorella, preferivo restare in silenzio e quando ebbe finito di ridere incalzò “non parli più? Non vuoi sapere cosa devi fare per me?” non fiatavo, speravo che mia sorella desistesse facendomi vivere la mia vita tranquillamente “e va bene…” riprese l’arpia “… visto che non parli te lo dico io, ho un amico che non se lo fila nessuno, ho pensato a te per farlo divertire un po’, sicuramente non avrà modo di fare sesso con nessuna ragazza visto la sua stazza, ma tu puoi farlo, anzi… DEVI!!!” l’ultima parola fu una mazzata ero la prostituta di mia sorella e in quelle parole mi toglieva ogni dignità, ma non ebbi il coraggio di dirle no, avevo paura di cosa avrebbero potuto dire miei genitori, i pregiudizi mi logoravano ma ormai era troppo tardi, eravamo appena entrate nel vialetto di una villetta che un ragazzone si fece avanti.

“Alessandra… è bello vederti, ma come mai da queste parti?” il ragazzo sembrava spaesato, ed io quanto lui soprattutto dopo le parole che pronunciò mia sorella “Volevo presentarti mia sorella Nicole, non sai quanto mi ha esaurita pur di conoscerti…” ma le parole successive mi fecero cadere le braccia “… sai… vorrebbe vedere qualcosa…” facendogli intendere chiaramente che io fossi interessata al suo arnese; entrambi diventammo rossi come dei pomodori, non riuscivamo a guardarci in viso o almeno io pensavo che neanche lui riuscisse a farlo e invece dopo un primo imbarazzo alzai gli occhi notando che il suo rossore era più di libidine che di imbarazzo, mi stava squadrando dalla testa ai piedi ed io, ad essere sincera, iniziavo a provare piacere nell’essere mangiata con gli occhi.

Mi sentivo sexy, desiderata, nell’età dell’adolescenza è importante sentirsi così e gli occhi di quel ragazzone non facevano altro che rendermi orgogliosa, io che mi ero sempre giudicata per la bassa statura ora ero al centro delle attenzioni bramose di questo tipo…

Lui si avvicinò e posando una mano sulla spalla disse gentlimente “è vero che vuoi vedere…?” e abbasso lo sguardo verso le sue intime regioni basse; avevo l’occasione per fuggire, un bestione mi stava dando la possibilità di spezzare il giogo di mia sorella ma io in cuor mio, forse, volevo veramente vedere fino a che punto facevo provare qualcosa ai ragazzi e anche se davanti a me avevo uno sfigato, dissi a me stessa “da oggi non sarà più considerato tale.”

Annuii alle sue parole facendogli gli occhi dolci e feci cenno a mia sorella di andare via mentre con la mano accarezzavo il suo enorme braccio che penzolava lungo il suo corpo; Mi chiese se volevo entrare e facendo spallucce dissi “perchè no?”, così entrai, era una splendida villetta, molto curata e ben arredata, mi accompagnò in cucina chiedendomi “vuoi qualcosa da bere?” e con estrema calma dissi “e tu?” rimase spiazzato ma poi facendo un’espressione maliziosa riprese dicendo “hmm, hai voglia di giochetti? O vuoi andare subito al sodo?” non capivo cosa intendeva con giochetti ma un po’ mi spaventava allora dissi “beh sono qui per…” e con gli occhi andai ad osservare la sua patta, c’era un piccolo rigonfiamento che si intravedeva e pensai che neanche avevo fatto una mossa e già si stava facendo duro, mi incuriosiva sapere cosa avesse fatto se gli avessi mostrato qualcosa di più, allora presi l’iniziativa “facciamo così! Io ti mostro una cosa e tu me ne mostri una tua, ok?” vidi il suo viso mostrare una certa soddisfazione che si trasformava in libidine mentre io toglievo la maglietta rosa…

Sempre seduta presi il bordo inferiore della t-shirt sollevandola lentamente, non era aderentissima, ma arrivata al seno premetti leggermente su di esso per mostrare la sua consistenza, continuai a sollevare e le mie grazie ondeggiarono un po’ per forza di inerzia, sfilai l’indumento dal capo facendo ripiovere giù i capelli castano chiari, poi tocco ad un braccio e poi all’altro, lanciai dietro di me l’indumento e “ta daaan” dissi allargando le bracci e mostrando la mia terza agli occhi del ragazzo “io ti posso far vedere le mie figurine?” sembrava imbarazzato, io avevo preso coraggio ma lui vedendomi iniziava a battere in ritirata.

Feci una buffa smorfia di disappunto ed alzandomi feci alcuni passi da pantera verso di lui dicendo “mmh, dove è il cucciolone che voleva mostrarmi una cosa?” e mi avvicinai ancora prendendogli una mano “e dove nascondi la cosa che voglio vedere?” ero lì e volevo quell’arnese, la voglia che provavo aveva abbattuto tutte le resistenze e anche se agli occhi dell’opinione pubblica il ragazzo era un obeso repellente a me non importava infatti spinsi l’altra piano sul suo pancione e dopo aver accarezzato più volte il suo addome scesi ad afferrare quello che mi sembrava un mattarello, più lo toccavo e più cresceva, avevo l’impressione che non sarei riuscita a prenderlo dentro di me, ma ero decisa a concedermi a lui senza rimorsi, volevo tastare meglio ed infilai la mano nei suoi pantaloni ma quando lo afferrai lui mi respinse “No!” disse lasciandomi basita “non mi toccare” continuo sistemandosi i pantaloni…

Io non capivo la reazione e cercai di approfondire dicendo “ma, mi sembrava che ti piacessi” e lui arrossendo “infatti, ma…” le sue parole furono interrotte da una voce di uomo maturo, con un tono forte e virile “ma porca puttana Luigi, hai una femmina in calore che ti si butta sopra e tu non fai niente?” erano parole talmente volgari che mi sentii offesa “ehy, ma per chi mi hai presa?” mi voltai coprendo il mio seno con le braccia e notai una barbetta bianca e la calvizie di un uomo sulla cinquantina e passa ma che ai miei occhi si delineava abbastanza snella e giovanile “ma papà che cosa vuoi che faccia?” dice ingenuamente riferendosi alla situazione e l’uomo senza mezzi termini mi si avvicinò, mi prese per un braccio e disse al figlio “ora ti faccio vedere come si trattano le femmine come questa!” e togliendosi la maglietta mise in esposizione un petto niente male, nulla a che vedere con il figlio, sembrava prestante e con delle spalle larghe, nonostante l’età era abbastanza rispettabile, io intanto mi sentivo un oggetto nelle sue mani…

 

…to be continued

 

Capitolo 2: Oggetto di Lezione

 

La mano dell’uomo era stretta intorno al mio esile braccio, faceva male e io lamentandomi cercavo di sganciarmi da quella presa “mi sta facendo male…” e continuavo a muovere il braccio trovando una resistenza molto più forte vista la prestanza fisica dell’uomo che mi teneva, l’altro braccio era provvidenzialmente posto sopra il mio seno e ne celava le grazie ma tutto questo duro poco, infatti, l’uomo stanco di sentire i miei lamenti sbottò palesando tutta la sua volgarità “ehy puttanella, ho visto come ti strusciavi su mio figlio quindi non fare la santarellina e fammi vedere quelle belle tette che gli sbattevi in faccia” ero a dir poco allibita, non riuscivo a biascicare neanche una parola, rimasi l come un’ebete ad osservarlo e intanto dentro di me un groviglio di sensazioni balenavano come delle furie in preda al panico, sapevo che non aveva tutti i torti e sapevo anche che ero uscita con l’intento di riprovare le emozioni della prima volta ma ero spaventata dalla violenza che dimostrava la presa dell’uomo…

Nel mentre io ero immersa nei miei pensieri lui afferrò l’altro braccio dicendo “che dici me lo sbatti in faccia anche a me?” completamente inerme rimasi in silenzio dandogli la percezione di un possibile assenso, ma senza neanche darmi la possibilità di capirci qualcosa sollevo in alto anche l’altro braccio facendo sobbalzare il seno ora libero di mostrare la sua piena consistenza, intanto ero stanca di fare forza cercando di resistere, era una partita persa in partenza, lui era troppo più forte rispetto a me, un uomo grande e grosso come lui riguardo ad una piccola e gracile ragazza come me…

Rilassai le braccia, presi un respiro e palesai i miei intenti dicendo “ok, ok… vuole far vedere a suo figlio come si approccia una ragazza?” mentre parlavo dicevo a me stessa chi me lo stesse facendo fare, non sapevo neanche i loro nomi ma stavo per farmi violare la patatina da un uomo che poteva avere la stessa età di mio padre “Bene, se molla la presa sarò ben felice di darle una mano!” neanche finisco di parlare lui inizia a ridere affermando “lo sapevo che eri una puttanella in cerca di cazzo… ahahahahaah” e ridendo mi prende per la vita con le sue grosse mani cingendo il mio vitino stretto e mi solleva da terra stampando le sue labbra sul mio seno sinistro, succhiava avidamente il capezzolo per poi staccarsi producendo un rumore sordo come uno stappare una bottiglia di un vinello frizzante, intanto io non restavo indifferente a quel trattamento, infatti sollevando le mani fino ai lati del seno producevo una leggera pressione premendo le due semisfere una all’altra, questo sembrava piacere all’uomo che sempre con grande foga cercava di succhiare entrambi i capezzoli.

Mi piaceva, era elettrizzante il pensiero che uno sconosciuto mi stava strapazzando come si deve e il mio pensiero corse rapidamente alla prima volta in quel bagno, forse era destino che io facessi sesso con persone che non conoscevo; neanche il tempo di rifiatare che mi sento poggiare sul tavolo; in cucina c’era questo tavolo abbastanza grande, poteva essere almeno per otto persone, mi mette a sedere sul bordo continuando a baciare il seno salendo fino al collo per scendere nuovamente sul seno soffermandosi sui capezzoli.

Intanto io mi mantenevo con i palmi delle mani poggiati sul tavolo e spingendo il seno sul suo viso favorendo il suo lavoro con la bocca e con la lingua, proprio così, la lingua, nervosa, grossa e ruvida giocava con i miei capezzoli roteandoci intorno, titillandoli e premendoci contro, provocando una reazione di inturgidimento che sembrava volerli fare esplodere; nel frattempo avvertivo una mano dietro la mia schiena che premeva permettendo una serrata pressione che contrastava con la sua attività sul mio davanzale e l’altra mano che scendeva carezzandomi i fianchi.

Scivolava lenta verso le cosce, si soffermò sul ginocchio destro risalendo verso l’interno, si blocco sul bordo della gonna jeans e avvertivo il suo indugiare, come se stesse aspettando qualcosa, come se l’input sarebbe dovuto arrivare da qualcuno, allora girai lo sguardo verso il figlio, ma il suo sguardo inebetito e sbavante mi fece capire che forse avrei dovuto dar io quell’input.

Decisi di allargare le gambe cercando di far risalire la gonna su per le cosce, mossi anche leggermente il bacino sollevando prima un gluteo e poi l’altro, ma notai, mentre continuava a succhiare le mie due sfere, che continuava a soffermarsi sull’interno delle cosce alternando da destra a sinistra, una leccata al capezzolo sinistro del seno e si solleva togliendo la mano dalla schiena e iniziando a giocare con la stessa mano con la mammella appena lasciata…

Con le dita stringeva il capezzolo, lo titillava, lo schiacciava e intanto mi guardava mantenendo la mano sul bordo della gonna accarezzando ora la coscia sinistra ora quella destra, “sei veramente fatta bene” disse dolcemente, mi sembrava un altro uomo, non quello volgare e violento di prima, era dolce e delicato, si volse verso il figlio dicendogli “tu, se fossi qui, adesso, che faresti?” non credevo alle mie orecchie, chiedeva al figlio, qualche secondo prima stava per violentarmi e ora chiedeva al figlio, che poco prima mi aveva respinta cosa farebbe… non ci credevo.

Presi, allora, l’iniziativa, portai le mani da entrambi i lati a sollevare la gonna, contemporaneamente sollevai entrambe le gambe, dal momento che l’uomo si trovava in mezzo alle gambe, le strinsi intorno a lui portandolo vicino a me, nel frattempo eressi il mio busto abbracciandomi al suo petto villoso, cercai i suoi capezzoli che erano abbastanza duri, e fra un bacetto sospirato e l’altro dissi “decido che se si deve formare qualcuno, lo si deve fare fino in fondo e quando di fino in fondo intendo letteralmente” sottolineai le parole fino in fondo fissando i miei occhi sul suo volto e contemporaneamente portai le mani sulla cinta dei pantaloni iniziando a slacciarla…

Lui da parte sua riprese “ho capito che hai voglia di provare qualcosa di forte ma io lo farei solo per mio figlio” mentre lui parlava io iniziavo a fare i fatti; infatti avevo tirato fuori il suo arnese, ormai mi ero lanciata, avevo troppa voglia e un prurito che dovevo soddisfare assolutamente, mi sentivo malata, ma volevo sentirmi sazia, la mia mano giocava con il suo arnese, era già ben in tiro e non ci misi granchè a far venir fuori il glande, non era molto pulito e l’odore si avvertiva subito, ma il suo colore violaceo faceva intuire la voglia che quell’uomo aveva in corpo; a mio modo anche io dimostrai la mia voglia facendo risalire il prepuzio sul glande per poi riscoprirlo fino alla radice “lascialo così puttanella, lo so che ti piace…” riprese nuovamente il tono cafone di prima, irriguardoso nei miei confronti, ma che, arrivata a quel punto, non mi faceva più alcuna differenza, anzi mi spronava e incitava a essere una brava porcellina proprio come voleva lui.

“Allora, non lo vuoi assaggiare?” mi chiese mentre avevo appena iniziato a masturbarlo gentilmente, muovevo la mia mano dalla base alla punta con delicatezza tenendo la mano chiusa sulla su asta rigida ma senza serrare la presa, la sua domanda non fece altro che dare il via alla mia voglia e anche se era palese che non si era fatto il bidet avvicinai le mie labbra formando un cuoricino e schioccai un bacio “mmh…” non ce la facevo, l’odore era troppo intenso e non riuscivo a metter le labbra intorno a quel pene, avevo già fatto altri pompini ma i miei partner ci tenevano alla pulizia… intanto le gocce di liquido che gli fuoriuscivano dal meato del glande lubrificavano bene l’arnese mentre ci giocavo con la manina dissi “non è che te lo laveresti?” domanda sbagliata.

Lui mi prese la testa con le mani e me la forzò sul suo coso eretto dicendo “lavare? Perchè… ti sembra sporco? Beh se è così allora adesso lo pulisci tu!!!” era incazzato avevo urtato la s suscettibilità e intanto mi premeva la faccia contro il cazzo… “ma che…” le mie labbra furono interrotte da un improvviso movimento; infatti, se prima il suo pene si strofinava sulla mia guancia sinistra adesso aveva girato la mia testa e cercava di mettermelo in bocca.

“asp…,mmhww, aspe…nnhggmmmwah” mi staccai da lui quanto basta per dire “aspetta… basta, va bene, va bene…” il mio respiro affannoso faceva capire la lotta intrapresa con l’uomo, non volevo farmi male e non volevo che lui mi forzasse, così nn mi piaceva, ma sapevo che nn sarei uscita indenne da quella casa… feci un respiro e riposai le labbra sul glande, nuovamente l’odore intenso baleno nel mio naso ma feci presto ad aprire la bocca e avanzare il capo quel poco per passare quella percezione “brava!!!” senti quando scivolai ancora più in basso… ero a metà del suo arnese che risalii un po’ per poi scendere di nuovo un po’ di più, la mia lingua era bloccata da quella trave che avevo in bocca, intanto iniziai a muovermi con un ritmo cadenzato, la testa si muoveva su e giù girandosi di lato ogni tanto, alcuni rivoli di bava colavano da quel coso e sentivo che cresceva nella mia bocca, allora decisi di di risollevarmi facendolo uscire fuori, la puzza non c’era più e in preda alla mia mia voglia iniziai a titillarlo con la lingua…

“mmh, devo dire che sei davvero brava, sai giocare anche con la lingua…” infatti salivo su e giù con la bocca per poi fermarmi a respirare un po’ giocando con il suo glande prima con la bocca e subito disegnando ghirigori con la lingua, portai una mano sotto lo scroto e l’altra sul sedere premendo verso di me… lui allora, forse percependo la mia intenzione di profondità, portò le sue mani sulla mia testa e iniziò a spingerla verso di lui, il suo cazzo scivolava nella mia bocca fin quasi alla radice provocando in me una certa asfissia che culminava in colpi violenti di tosse, ma mi piaceva ed ero io che scendevo e lui mi forzava ilcapo indurendo il pene come se volesse sfondarmi la gola… altro colpo di tosse e una lacrima che scende, ripresi a muovere la testa su e giù con ritmo gustandomi ora quel bel cazzone.

Ad un certo punto, però, inesperta di certe contrazioni maschili, avvertii una certa pulsatilità, imberbe continuai a pompare di bocca finchè avverti alcuni fiotti violenti che venivano spruzzati nella mia gola… serrai le labbra strillando un muto “hhhhhhhhhmmmmmmmmmm” sgranai gli occhi mentre lui godeva nella mia bocca emettendo dei grugniti di soddisfazione mentre mi manteneva la testa dal momento che desideravo tirarla via, il figlio di puttana mi era venuto in bocca e sapeva che non avevo mai accolto prima dello sperma nella mia bocca o almeno l’aveva intuito dai miei movimenti “non ti è mai venuto nessuno in bocca è?” e tirò fuori il pene scoppiando in una sonora risata “ se vuoi lo puoi anche ingoiare tanto non ti fa male è tutta energia ahahahahah” non sapevo cosa fare, se sputare o ingoiare tutto, dico tutto perchè inevitabilmente la violenza dello spruzzo e la sorpresa di quell’atto mi avevano fatto già ingoiare la prima parte di calda crema… il sapore poi non era malvagio e vedendo la mia titubanza disse con un sorriso sardonico “sapevo che eri una puttanella ma non fino a questo punto!” a quelle parole mi misi in piedi, dritta davanti a lui e ingoiai lanciandogli un’occhiata maliziosa, ma sortii un effetto che non avevo preventivato.

Lui mi prese per un braccio e prendendo la maglietta con l’altra mano inizia a parlare “ora vestiti e vattene, non voglio che mia moglie ti veda qui!” mi trascinò fino alla porta e guardandomi come per mettermi fretta aspettò che mi mettessi la maglietta per aprire la porta dicendo “alla prossima signorina!!!” e senza neanche aspettare che io mi girassi, con un colpetto della mano sul sedere, richiuse la porta violentemente.

Mi fermai qualche attimo, giusto il tempo di rassettare i vestiti riaccomodando la mini sui fianchi e la maglietta dalle spalle e prendo il largo lungo il vialetto; dopo aver fatto alcuni passi, appena affacciata sul marciapiede, dopo il vialetto della villetta appena lasciata, che incrocio una donna dall’aspetto distinto, già in la con gli anni, ma abbastanza giovanile e fascinosa; noto che mi osserva dalla testa ai piedi ma io faccio finta di nulla, il cuore mi batte forte in petto, spero che non intuisca qualcosa, faccio un semplice movimento con la mano per sistemare i capelli, mi sentivo a disagio e speravo che non fossero in disordine, ma forse il mio gesto oppure qualcos’altro non appena le nostre figure si avvicinano lei sottovoce e senza voltarsi, con voce austera bisbiglia “Puttanella!!!” mi blocco di colpo restando sorpresa da tanta perspicacia, ma lei imperterrita continua entrando nel vialetto, non oso voltarmi, chino la testa e cerco di non far trapelare l’imbarazzo che in quel momento stavo provando, intanto proseguo per la mia strada e rimuginando dentro di me sulla parola di quella donna mi ritorna sempre in mente la stessa domanda “Sono una puttanella…?” e continuando ad avanzare lentamente sollevo il capo e un sorriso fa la sua comparsa sul mio viso arrossato non più dall’imbarazzo ma da una nuova voglia che ritorna più forte di prima.

 

The End

PS: Grazie a chiunque voglia commentare questo racconto o suggerirmi correzioni(mi scuso per eventuali orrori) all’indirizzo: xnicole88x@hotmail.it

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