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Racconti Erotici Etero

Racconti dalla piscina

By 30 Dicembre 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

“La ragazza delle pulizie” – prima parte

La prima volta che andò in piscina, intorno alle 20:30, Paolo rimase stupito dal notare come a regolare pulizia dello spogliatoio maschile fosse stata posta una ragazza, e non un uomo.
Lui si stava cambiando nella stanza panche/armadietti, e non potè non notare la presenza della giovane nel corridoio che, usciti dalla stanza, portava alle docce e poi effettivamente all’uscita dello spogliatoio, per entrare in zona vasca.

La ragazza, capelli neri di media lunghezza e mossi, portava auricolari (evidentemente per ingannare la noiosità del lavoro ascoltando musica) e teneva lo sguardo basso mentre passava l’aspirapolvere e l’asciugatrice sul corridoio.
Durante l’orario di apertura al pubblico non entrava direttamente nel locale con panche e armadietti (probabilmente lo avrebbe fatto solo dopo l’orario di chiusura), cionondimeno, seppur limitandosi a pulire il disimpegno che portava alla piscina, ed essendo le varie stanze aperte (senza porte), dal corridoio era possibile vedere con chiarezza sia la sopracitata ‘zona cambio’ con armadietti, che l’ampia stanza con docce multiple aperte (quindi sprovvista di loculi con docce singole).
In pratica si potevano vedere contemporaneamente quasi tutte le persone sotto le docce.
In ogni caso, da regolamento, era obbligatorio tenere il costume anche in quel caso, evidentemente per rispetto di eventuali bambini.

Preso da un moto di imbarazzo, Paolo aspettò che la ragazza finisse il percorso, e si defilasse, prima di cambiarsi. Molti altri frequentanti andavano nelle cabine chiuse per mettersi il costume, ma lui preferiva rimanere nello spazio comune provvisto di armadietti, in modo da poter stipare subito zainetto e giubbino nell’armadietto apposito. Anche per fare più in fretta, visto che arrivava in piscina sempre troppo tardi.
Messosi il costume, Paolo uscì dal locale e impegnò il corridoio, superò le docce ed uscì effettivamente dallo spogliatoio maschile, dirigendosi verso la vasca.

Passarono diverse altre serate di nuoto, durante le quali, con una certa frequenza, Paolo vide la ragazza pulire diligentemente il corridoio dello spogliatoio.
Potè notare come il suo sguardo era costantemente rivolto verso il basso, evidentemente per una sorta di pudore. Chissà quanti uomini, dall’esibizionismo facile, si facevano prendere la mano, e mostravano più del dovuto, approfittandosi della ‘povera’ signorina a cui era stato dato il compito ingrato di rassettare uno spazio esclusivamente maschile.
Per questo motivo, non riconoscendosi in quella tipologia di voyeur, Paolo fu sempre attento a cambiarsi nei momenti in cui lei si trovava lontano dal punto del corridoio che dava sulla zona armadietti.
Insomma, era un discorso di rispetto, per lui.

Una sera, andando verso la vasca, successe che la incrociò. Così, per la prima volta, si ritrovò di fronte la ‘misteriosa ragazza delle pulizie’.
Non potè evitare di lanciarle un’occhiata, per capire effettivamente come fosse.
Non ne rimase deluso, nè tantomeno sorpreso, inizialmente. Aveva un fisico un po’ in carne, certo, però la combinazione pantaloncini e t-shirt d’ordinanza metteva in mostra chiaramente un bel paio di gambe.
Fu quando lei alzò lo sguardo che Paolo cominciò effettivamente a mostrare interesse. Il viso incorniciato dai capelli bruni, gli rivelò due occhi scuri e affusolati, un naso fine, una spruzzata di lentiggini e una bocca che sembrava scolpita da un abile scultore.
I due si scambiarono un freddo ‘ciao’, e si superarono.

Paolo in vasca, si vergognò a pensare che se solo quella ragazza si fosse trovata con qualche chilo in meno, sarebbe stata oggetto di molte più attenzioni. O forse lo era già così, e probabilmente era solo lui che giudicava ‘di troppo’ quei chili’si convinse che era colpa della società che gli aveva inculcato in testa l’idea che la donna ideale dovesse essere magra come un chiodo, e, tra una vasca e l’altra, faceva capolino nei suoi pensieri il contorno delle labbra della ragazza.
Inevitabile pensarle madide di saliva, durante lo scambio di un appassionato bacio.
Ebbe un’erezione.

Col trascorrere delle settimane, purtroppo non vi furono altre occasioni per scambiare due chiacchiere con lei. Quando raramente capitava di incrociarsi, lei aveva sempre su le cuffie, di conseguenza respingeva ogni possibilità di approccio.
Nonostante tutto, Paolo si trovava sempre più spesso a pensare alla situazione ‘pericolosa’ in cui lavorava la giovane (avrà avuto circa 20 anni), costretta a stare a stretto contatto con uomini più o meno svestiti.
Aveva mai visto qualcuno nudo in spogliatoio?
Le veniva mai la curiosità di alzare lo sguardo?
Era ‘timorata’/’disgustata’ dal – forse – eccessivo esibizionismo degli astanti, che si approfittavano della situzione, oppure si lasciava andare a fuggenti occhiate?

Certo’Paolo aveva potuto notare come gli uomini eventualmente più proni a mostrarsi erano quelli più desueti a farlo, coloro i quali, per motivi di età (vecchietti) o forma fisica (sovrappeso) avevano meno possibilità di trovare una giovane donna da ‘tentare’ con la vista del proprio organo sessuale, e che quindi approfittavano di quella zona grigia, di quell’opportunità data loro dalla decisione discutibile di porre una donna a gestire la pulizia di uno spazio maschile.

Più passava il tempo, più Paolo si ritrovò ad ipotizzare la possibile reazione della riccia a determinate situazioni. Era più forte di lui, e della sua galanteria.
Paolo si trovò sempre più intrigato ad immaginarsi coinvolto. E sempre più le remore del ‘ma lo faranno tutti, lei avrà quasi disgusto a vedere l’ennesimo uomo che se ne approfitta’ si assottigliavano.
Anche perchè lui pensava che era un ragazzo giovane e con un bel fisico, mica una roba brutta da vedere insomma.
E poi c’era stata una volta che lo aveva salutato con un sorriso.
E poi non aveva mai fatto niente di ambiguo, anzi, era sempre stato molto rispettoso della sua presenza.
E poi era tentato di tentarla, senza esagerare.

Una sera, Paolo andò in piscina più tardi del previsto. Ebbe un ritardo col treno nel ritornare dal lavoro, così finì per andare alla struttura che erano le 21 passate.
Nuotò più che potè, ma alle 22 scattò il segnale di uscire dalla vasca. Ormai eran rimasti solo in 3, tutti uomini.
Si attardò a chiacchierare qualche minuto con il bagnino, a cui chiese qualche dritta su come nuotare più efficacemente a dorso, e poi lasciò la zona vasca.
Entrato nello spogliatoio maschile, si diresse verso la stanza con panche e armadietti, e incrociò lungo il corridoio proprio la ragazza delle pulizie.
Sarà che, a fine sessione, evidentemente la muscolatura era più in ‘tiro’ del solito, ma ebbe proprio l’impressione che lei, dopo averlo salutato fuggevolmente come sempre, si concesse un breve istante per posare lo sguardo sui suoi pettorali e sui suoi addominali, ormai più che accennati, dopo mesi di piscina.
Forse era stata solo autosuggestione, o forse no, fatto sta che Paolo ormai aspettava da tempo anche solo un minimo segnale di interesse da parte di lei.
Bastò quello per fargli sentire una leggera scossa agitargli le viscere.

Sovrappensiero, prese docciaschiuma e asciugamano e andò verso le docce.
A quanto pareva, era ormai l’ultimo uomo lì dentro. Mentre apriva l’acqua e attendeva che si scaldasse, gli altri 2 uomini rimasti finirono di lavarsi, lasciandolo solo soletto a lottare con il manicotto della doccia che non voleva saperne di rimanere pressato per più di pochi secondi (per risparmiare, il pulsante dell’acqua, una volta premuto, tornava ‘fuori’ nel giro di poco, ed era necessario premerlo nuovamente per far ripartire il getto d’acqua).
Paolo decise di cambiare così postazione, e si mise in una di quelle che stavano usando i due tizi che ormai se ne erano andati.
Era una postazione a metà della parete.
Era una posizione perfettamente visibile dal corridoio.
Vedeva il filo dell’asciugatrice elettrica sul pavimento, e ne sentiva il rumore, sintomo che la ragazza stava ancora facendo il corridoio, forse con maggiore attenzione visto che lui era l’ultimo rimasto e che quindi il pavimento non si sarebbe bagnato troppo.
Quindi probabilmente lei sarebbe passata ancora li davanti.
Quindi, forse, avrebbe dato un’occhiata a lui sotto la doccia, sebbene in costume’.?

Decise di scacciare quei pensieri da porco, per concentrarsi su alcune cose di lavoro.
Lui non era come gli altri ragazzi, lui poteva evitare di cedere alle tentazioni.
Lui non avrebbe approfittato della situazione.
Se ne stava lì, a occhi chiusi, dando le spalle al muro, ad assorbire tutto il calore sprigionato dalle incandescenti gocce d’acqua, ma il pensiero di lei, che poteva vederlo, era come un martello.
‘E basta pensarci, su!’, cercò di autoconvincersi.

Aprì gli occhi.
Vide l’ombra di lei proiettata sulla parete del corridoio.
Era molto vicina.
Il suo sguardo, la sua bocca.
Erano solo loro due.
Del resto, cosa poteva mai succedere?
Chissà quante volte avrà dato occhiate durante il lavoro.
Lui era giovane e in forma, non poteva dispiacerle vederlo.
Lei, i capelli che le vanno sugli occhi, alza lo sguardo, e lo vede passarsi il docciaschiuma sulla pelle, sulle cosce, sul petto – così si immagina la scena Paolo.
Lei che, magari, si eccita nel vederlo così prossimo.
Solo loro due.
Il suo profumo di lei, lo aveva sentito, gli era piaciuto.

Paolo sentì il costume stargli sempre più stretto. Avvertì inequivocabile il fastidio che contraddistingueva la crescita del proprio membro. Stava avendo un’erezione, pensando a quelle cose.
Volle evitare, si sforzò di pensare ad altro, ma non ci fu verso, ormai l’evento era stato azionato, triggerato, risvegliato.
Il pensiero di lei, che, forse, in quel momento lo stava osservando sottecchi, approfittando di lui che teneva gli occhi chiusi, lo travolse. E stavolta non riuscì ad opporsi.

Mentre si massaggiava i capelli, Paolo sentiva ormai il proprio sesso teso in posizione orizzontale contro il tessuto leggero del costume a boxer. Sapeva che in quella condizione di erezione quasi completa la forma del suo uccello era più che visibile, a maggior ragione dato che ora il costume era zuppo di acqua sotto la doccia.
Ma non resistette troppo.
Era imbarazzato, davvero troppo, così si girò, dando ora le spalle (di tre quarti) all’apertura sul corridoio, da cui lui poteva essere visto praticamente di schiena.
Mentre lo fece, apri impercettibilmente gli occhi.
E vide sfocata la figura di lei, intenta evidentemente a pulire l’uscio della stanza.
Un altro fremito lo colpì. Lei poteva davvero vederlo ora!
Cioè’era LI’!
Cosa stava pensando?
Forse avrebbe voluto entrare anche lei con lui sotto la doccia, magari avrebbe desiderato vedere di più, poteva essere che si fosse accorta del suo costume oscenamente gonfio, e stesse tergiversando con le pulizie per poterlo vedere.
Magari si stava anche un po’ bagnando, sotto sotto, in quella situazione ambigua?
O forse semplicemente non vedeva l’ora che lui uscisse per finire il lavoro e andare a casa’

fine prima parte “La ragazza delle pulizie” – seconda parte

Paolo, a quel punto, fu tentato dal fare un gesto forse eccessivo.
No, era troppo, non poteva. Non doveva cedere.
Però, in effetti, ci sarebbe anche stato eh, nel senso, era lì da solo, va bene che il regolamento lo vietava, ma sicuramente minorenni non ce n’erano nello spogliatoio.
E poi lui poteva anche non essersi accorto di lei, che era lì vicino.
Quella regola era anche un controsenso, perchè lui avrebbe voluto potersi lavare bene il costume dal cloro sotto la doccia.
E lei, che faccia avrebbe fatto nel caso in cui lui’?

Ormai era divorato dalla curiosità, e dalla libido, e il pensiero che un po’ si stava approfittando della situzione chissenefrega.
Mentre appoggiò le mani sopra il pacco, saggiandone effettivamente la durezza, poteva sentire il rumore di lei, che stava evidentemente ancora armeggiando con l’elettrodomestico sull’uscio della zona docce, o comunque lì nei paraggi.
Avrebbe alzato lo sguardo, e lo avrebbe visto forse. E chissà come avrebbe reagito nel caso.

Paolo vinse la titubanza, snodò l’accrocchio di spago che teneva il costume legato stretto.
Portò le dita ai lati, infilò i pollici tra il costume e la pelle dei fianchi, e, con una finta naturalezza, abbassò il costume, facendolo svincolare, con un movimento continuo, oltre i piedi.
Senza girarsi, si limitò ad appoggiarlo sul portasaponette di fianco al doccino.
Sentiva il cuore battere all’impazzata..lo aveva fatto davvero.
Era nudo, ora, sotto la doccia. Abbassò lo sguardo e vide il proprio sesso impennato, col glande scoperto, baciargli l’ombelico.
Era nudo, e lei poteva vederlo di spalle. E nessuno poteva notarla indugiare su di lui, nessuno l’avrebbe giudicata per questo.
Sentì l’acqua scorrergli sul sedere, tra le natiche.
Ebbe i brividi, non sapeva cosa fare ora.
L’imbarazzo e l’eccitazione si rincorravano nella sua testa, spodestandosi vicendevolmente. Alimentandosi vicendevolmente.

Ripresosi dall’empasse, perlomeno ricominciò a lavarsi.
Prese una abbondante quantità di docciaschiuma e, a doccia spenta, giacchè il doccino/pulsante era tornato in fuori e necessitava di una nuova spinta perchè potesse elargire nuova acqua, non lesinò di sfrugare bene ogni centimetro del proprio vigoroso sesso.
In pochi istanti, una rigogliosa schiuma copriva maldestramente i testicoli, la piccola foresta di peli neri, e l’asta svettante.
Nondimeno, Paolo ne approfittò anche per accarezzarlo, e coccolarlo un po’.
Riavviò il getto d’acqua, mentre immaginava lei, la ragazza.
Gli sembrava di sentire fissi i suoi occhi su di lui, in quel momento.
Aveva apprezzato il suo gesto oppure lo aveva mandato mentalmente a cagare per la sfrontatezza? Stava indugiando sul suo corpo scoperto, solcato dall’acqua e dalla schiuma, sulla sua schiena, e sul suo sedere reso definito dal nuoto?
Per Paolo, ovviamente si.
Avrebbe dovuto però girarsi per potersene accertare. E quello no, non sentiva di poterlo fare.
Dare addirittura la visione della propria intimità, perlopiù evidentemente tesa dal desiderio, ad una quasi sconosciuta non se la sentiva di farlo, nonostante tutto.
Al massimo voleva stuzzicarla un po’, incuriosirla un po’. Tutto lì.

In un attimo di lucidità, ed anche per allungare e diluire quel momento, prese il costume, e lo sciacquò a dovere, mentre tendeva le orecchie per superare il frastuono dell’acqua, e cogliere il ronzio dell’asciugatore. Segnale tangibile della presenza della ragazza.
Lo sentiva, debole ma lo sentiva’stava ancora in corridoio’!
Il cuore gli pulsava più velocemente del normale, ma si stava moderatamente abituando a quella sensazione. Le scariche di adrenalina si fecero via via meno intense, ma ciò non ebbe effetto sul suo sesso, sempre eretto.

Ormai era sotto l’acqua da quasi 20 minuti, era anche ora di uscire. Va bene tutto, ma gli stava venendo la pelle da vecchio sulle mani, segno che forse, ma forse eh, la cute era più che abbondantemente idratata.
Lasciò che terminasse il breve ciclo vitale del getto d’acqua, dopodichè non sentì rumori provenire dal corridoio. Credette che a quel punto la ragazza se ne fosse andata, per tornare più tardi.
Tanto fu sicuro che si girò con naturalezza.
E difatti non la vide.
Non vide neanche il filo dell’asciugatore, quindi, insomma, ormai era solo.
Tenendo il costume in mano, andò verso la parete degli appendini per prendere l’asciugamano (non usava l’accappatoio, troppo ingrombrante per il suo zainetto), senza curarsi di coprire alcunchè.
Si strofinò velocemente i capelli, quindi lo passò velocemente sul corpo nudo. Si stava asciugando anche la zona intima, e non potè fare a meno di notare come, nonostante fossero passati diversi minuti, la sua eccitazione non era calata.
‘Stasera mi sa che mi faccio una bella sega, a casa’ pensò, ritornando col pensiero alla ragazza.
E alla situazione che aveva vissuto.

Dallo spogliatoio non veniva alcun rumore, e ne fu deluso.
Evidentemente, la ragazza era passata a pulire lo spogliatoio femminile, per poi ritornare al suo a fine serata?
Vista la completa solitudine reputò eccessivo stare lì ad allacciarsi in vita l’asciugamano, e si diresse lungo il corridoio tenendolo mollemente davanti, giusto per coprirsi il pacco, tanto di lì a poco avrebe inforcato dei boxer puliti.
Fu a quel punto che entrò in corridoio, dall’entrata della zona armadietti e panche, la ragazza.

‘Oh cazzo’!’ pensò Paolo, che si assicurò di avere almeno il sesso coperto alla bell’e meglio.
D’istinto portò anche il costume davanti, per cercare di coprire un’area più grande.
Lui divenne rosso.
Lei pure.
Un silenzio che diceva tutto.

I due camminarono l’uno contro l’altro, ognuno diretto alla propria destinazione, senza proferire parola.
Lui finse disinvoltura.
Lei tenne gli occhi puntati verso il pavimento.
Un timido sorriso sul suo volto.
Poi si superarono.
Paolo sentì che lei azionava ancora l’asciugatore, stavolta per pulire il locale delle docce.
Ma’aveva sorriso’? Sul serio? Si era trattato di un riflesso incondizionato oppure’

Arrivato davanti al suo armadietto, Paolo cercò la chiave del lucchetto, che teneva solitamente in una tasca del costume. Passò in rassegna entrambi i lati ma non ne trovò traccia.
‘Ma dov’è? L’avrò mica persa in acqua’.’ pensò.
Poi ebbe un fremito’e se gli fosse caduta proprio sotto la doccia, mentre sciacquava il costume? Era la spiegazione più probabile e l’unico modo per accertarsene sarebbe stato tornare indietro.
Le tornò in mente il viso della ragazza mentre lo incrociava. Il suo sorriso era stato forse un segnale di gradimento?
Decise che a lei non era dispiaciuta quella situazione, sentiva che poteva eventualmente azzardare ancora, approfittando della mancanza di altre persone nello spogliatoio.

Era ancora lì in piedi davanti all’armadietto. Pensò di rimettersi il costume per tornare nella stanza delle docce, visto il regolamento e visto che era stato sgamato a infrangerlo, ma si sentiva ridicolo ad indossarlo dopo esser stato visto senza. Ormai che senso avrebbe avuto? La frittata era fatta.
Così, si allacciò l’asciugamano in vita. Il bozzo che aveva tra le gambe non lasciava troppo spazio ad interpretazioni circa il suo stato ormonale. Pensò di aspettare un attimo, almeno per renderlo meno visibile’

‘Scusa’è forse tua questa’?’. Le parole della ragazza esplosero nella stanza.
Paolo si girò, e la vide sull’uscio con in mano effettivamente la chiave che cercava.
Non ebbe neanche il tempo di coprirsi sul davanti.
‘Ah’ehm’si grazie” le rispose, arrossendo nuovamente.
Andò verso di lei, accorgendosi solo ora di quanto fosse esposto. Ma non poteva fare altrimenti, poteva mica dirle di lasciare la chiave su una panca dandole la schiena. Si augurò che l’asciugamano in realtà coprisse la sua eccitazione più di quanto credesse.
Prese la chiave dalla sua mano, e stavolta la guardò bene. Era ancora più carina di quanto ricordasse.
‘Comunque, da regolamento bisognerebbe tenere il costume anche quando si fa la doccia” gli disse secca. Lo sguardo, al solito elusivo, puntava in basso, lateralmente.
Lui si sentì un verme.
‘Ah ehm’hai ragione”, non sapeva che dire, non sapeva che fare. Tentò di palesare una scusa, una spiegazione.
”scusa, è solo che volevo lavare bene il costume, e visto che non c’era nessuno ho pensato di sciacquarlo un attimo”, si sentì orgoglioso per aver trovato quella che secondo lui era una valida difesa.
La ragazza non badò molto alla sua risposta, mentre, nel frattempo, staccava dalla presa di corrente il macchinario.

Sentendosi in forte imbarazzo, Paolo si limitò a dirle ‘Scusa ancora, ora finisco in fretta così puoi passare anche qui’.
La ragazza ebbe finalmente un attimo di coraggio, e guardandolo negli occhi gli rispose cortesemente, ‘Ok, grazie’, in maniera piuttosto fredda.
‘Ecco, lo sapevo che sarebbe stata una mossa troppo sfrontata” pensò Paolo, che già rimpiangeva ciò che aveva fatto. Si chiese se la ragazza non fosse intenzionata a riportare l’accaduto alla direzione, e se ciò non gli avrebbe impedito di tornare in quella piscina.
Ma no, ma no, stava scivolando nella paranoia.
Si diresse subito verso l’armadietto e, apertolo, tirò fuori la sua roba. In pochi minuti era vestito.
Si phonò i capelli velocemente e poi potè uscire, nel mentre incrociò un’ultima volta la ragazza, che finalmente poteva dedicarsi alla pulizia della stanza armadietti.
‘Scusami ancora, e buona serata’ le disse, sempre colmo di vergogna.
La ragazza inizialmente non rispose, tanto che Paolo credette che avesse su gli auricolari.
– Ecco, lo sapevo, ho sicuramente fatto una figura di merda oggi’- pensò.
Poi, però, la ragazza si ravvide.
‘Non ti preoccupare” tentennò, ”il regolamento lo vieta’però se è molto tardi e non c’è nessuno” un lungo momento di pausa occupò lo spazio tra loro due’.
”per me non c’è problema’ gli disse.
Paolo rimase basito, e non seppe che dire, visto che, fino a pochi istanti prima, aveva capito l’opposto.
Lei alzò lo sguardo e lo fissò negli occhi.
Per esser più chiara aggiunse, non con un filo di malcelato imbarazzo.
‘intendo, se vuoi farti la doccia…nudo”
Porre l’accento sulla parola “nudo” rese la frase molto maliziosa.
Chiazze rosse le apparirono sulle guance ma Paolo non se ne accorse.
Poi, sparì nello spogliatoio.

Paolo non seppe come replicare.
Andò a casa.
Si masturbò.
E non vide l’ora di tornare alla piscina.
Preferibilmente sul tardi.

Fine “Il costume bianco” – prima parte

Monica si era decisa finalmente a tornare a fare sport.
Eran passati ormai un paio di anni da quando aveva smesso di fare palestra, e, visto l’ormai prossimo traguardo dei 30 anni, era necessario non tralasciare più la cura del proprio corpo.
‘Dopo i 30 il metabolismo comincia a cambiare’, le dicevano tutti. Quasi spaventandola un po’.

Tra tutte le possibilità, pensò di provare con la piscina, che le era stata consigliata per tenere in forma un po’ tutto l’organismo. Le consigliarono in particolare di fare acqua-gym, e magari evitare nuoto libero, visto che alcune sue amiche lo avevano trovato noioso alla lunga. Senza contare la facilità di approccio da parte degli uomini (cui Monica comunque non era interessata essendo fidanzata).
Inoltre, con l’acqua-gym, era possibile scambiare due parole con altre donne e fare conoscenza. Passare una serata più piacevole, insomma.

Così, un weekend di marzo fece tutti i giri del caso.
Iscrizione alla piscina più vicina con tanto di abbonamento mensile pagato (in modo da auto-obbligarsi a frequentare assiduamente il corso) ed un salto alla Decathlon per prendere un costume nuovo.
Se non vi furono problemi per l’iscrizione in piscina, altrettanto non si potè dire per la sortita al negozio di abbigliamento sportivo. Essendo sabato trovò un certo sovraffollamento, già dal parcheggio.
‘Ehhh, ma quanta gente c’è oggi? Ma regalano cose’?’
Dopo aver fatto due giri nel parcheggio interno, senza fortuna, Monica decise di lasciar perdere ed andare da un’altra parte. Avrebbe anche perso troppo tempo solo per fare la fila in cassa.
Non ebbe in mente un posto ‘di riserva’ in particolare. Semplicemente, tornando verso casa, sfrecciò davanti ad un nuovo emporio cinese di abbigliamento e articoli per la casa, che aveva destato un certo chiacchiericcio in città visti i prezzi bassi.
Incuriosita, la ragazza decise di dargli una chance, sperando che non solo avessero costumi da bagno, ma che tenessero anche dei modelli sportivi. Del resto, si diceva che vi fosse praticamente di tutto lì dentro.
Trovò anche subito parcheggio, ed entrò.

Non perse troppo tempo tra le varie zone dell’ipermercato (era già un po’ tardi), ma da quel poco che vide il posto era davvero grande, oltre che effettivamente fornito di articoli che costavano almeno la metà dei corrispettivi venduti in negozi gestiti da italiani. Probabilmente, però, la qualità doveva essere ben diversa.
Monica ebbe una discreta fortuna, trovando abbastanza rapidamente una sezione dedicata ai costumi da bagno. Che però si rivelò piuttosto sguarnita, forse anche a causa del fatto che erano fuori stagione.
Pochi modelli, per la maggior parte bikini, e all’apparenza nessun costume intero.
Facendo attenzione, però, scorse un paio di ripiani con scritto ‘sport’ sopra.
‘! Trovati!’ Esultò dentro di sè. sperando di non dover così cercare un altro negozio per trovare il costume, visto che ormai si stava facendo tardi.
Quando cominciò a passarli in rassegna, però, l’entusiasmo calò di colpo. Eran tutti troppo piccoli!
Non che lei fosse grossa intendiamoci, portava una 42, però pareva che li avessero presi solo per persone piccine.
‘Ok, evidentemente costumi venduti DA cinesi e PER cinesi” pensò Monica.
Rimase un ultimo modello su cui sperare. Lo aveva appositamente lasciato per ultimo per il fatto che era l’unico costume bianco, con delle abbozzate linee azzurre sui fianchi. Preferiva, come molte donne, dei costumi neri, visto che attiravano meno sguardi e tendenzialmente slanciavano di più.
Anche qui, non che Monica ne avesse bisogno, effettivamente. Era alta quasi 170, mora con capelli lunghi e lisci. Da sempre il suo cruccio era un seno non proprio florido, a cui però faceva da contraltare un busto, ed un sedere, che, volente o meno, attiravano molti sguardi.
Presente quel fisico lì che vede dei fianchi stretti e poi un sensuale allargamento nella zona pelvica a delineare quello che si dice ‘un bel sedere tondo e pronunciato’. Ecco.

Miracolosamente, quell’unico costume bianco era della sua misura.
Non perse tempo, ed andò in camerino a provarlo. Non vedeva l’ora di tornare a casa, sentiva anche il bisogno urgente di’fare pipì.
In maniera piuttosto frettolosa, Monica si provò il costume sopra l’intimo.
Le andava bene’.anzi, era veramente la sua misura precisa! ‘Che culo, non ci speravo” pensò contenta.
Le rimasero dei dubbi circa il modello (non che la facesse impazzire a livello di rifiniture e di colori, con quell’azzurro troppo velato) e il tessuto, visto che la marca era sconosciuta. Lo saggiò con le mani, e le sembro abbastanza spesso. Insomma, non è che fosse carta velina.
Il tempo correva, che fare? Accontentarsi oppure provare ad andare da un’altra parte?
Ormai era già quasi ora di cena, e non aveva voglia di fare altri giri il giorno dopo.
Così, Monica si fece andare bene quel modello, seppur non troppo convinta. Si diresse velocemente verso la cassa, pagò e tornò a casa.
Dopo cena si riprovò il costume nella maniera corretta, quindi senza avere altri indumenti sotto, e ne fu soddisfatta. Sembrava fatto per lei, inoltre il tessuto era effettivamente buono, elasticizzato ma non sottile, in quanto non lasciava intravedere nulla, nonostante fosse bianco.
‘Grazie Oriente!’ pensò, ancora soddisfatta per essere riuscita a fare tutto in giornata, ed essere così pronta ad andare in vasca la settimana successiva.

‘Monica’ciao!’
Fu mentre stava passando la tessera per poter poi entrare nello spogliatoio femminile della piscina che Monica sentì una voce maschile dietro di lei chiamarla.
Si girò e vide un ragazzone alto coi capelli rasati. Ma chi era’?
‘Ah ehm, forse non ti ricordi di me’sono Giacomo, Jack, mi davi ripetizioni anni fa”
Monica cercò di ritornare indietro di anni con la memoria’ricordava un ragazzino che si faceva chiamare Jack, all’americana, ma era piccolo e di costituzione un po’ fragilina’
‘Dall’ultima volta che ci siam visti, forse sono un pochino cambiato eheh” le disse abbozzando un sorriso.
Fu lì che lo riconobbe.
‘Ah, ma certo’ora ricordo! Jack! Cavoli non ti avrei mai riconosciuto’ e disse il vero. Quando gli diede le ripetizioni lui avrà avuto circa 15 anni e lei 22 (faceva ancora l’università) quindi almeno 8 anni eran passati. Aveva i capelli lunghi allora. Il ragazzone che si trovava davanti adesso, invece, era un atleta, nonchè pure un ragazzo forse con un fascino grezzo, ma comunque un bel tipo.
‘Eh si, ormai son diversi anni che faccio nuoto’e mi sono anche tagliato i capelli, ma quello solo recentemente’
I due scambiarono due chiacchiere al volo, aggiornandosi sulle rispettive vite. Lei gli disse che ora conviveva da un paio di anni, e lui pure stava frequentando una ragazza.
‘Beh, allora ci vediamo dentro’ la salutò lui.
‘Ok, incrociamo le dita, è la prima volta che vengo in piscina. Spero di non affogare ahah’ gli rispose scherzosamente.
Ma guarda tu com’era cambiato il piccolo Giacomo, si ritrovò a pensare, mentre si apprestava ad indossare il costume, e a fare l’ingresso nella zona comune con la vasca.

Grazie al suo carattere genuino e solare, Monica non ci mise molto a conoscere un’altra donna del suo corso, che stava frequentando da tempo. Era più grande di lei e molto gioviale.
‘Ah’ma è sempre così fredda’?’ Le chiese Monica, riferendosi alla doccetta di ingresso alla piscina.
‘Eheh no anzi, oggi era quasi calda’ le rispose la donna.
‘Cominciamo bene” pensò Monica, che non osò pensare a come fosse entrare in acqua.
Per sua fortuna, però, la piscina manteneva una temperatura dell’acqua piuttosto alta rispetto al solito, così quando si immerse nella prima corsia trasse un sospiro di sollievo.
Come potè notare, erano tutte donne quelle che facevano acqua-gym. Motivo in più per frenare sul nascere la gelosia del suo fidanzato, che già aveva storto il naso all’idea che lei andasse in piscina. ‘Guarda che faccio acqua-gym, mica nuoto libero, e quel corso è riservato alle donne’ gli aveva detto per tranquillizzarlo. Ed in effetti era così.
Mentre davanti a loro l’istruttrice stava in piedi a bordo vasca mostrando gli esercizi da fare (a ritmo di una musica che si diffondeva in tutto l’impianto), dietro di loro, nelle altre corsie, erano tutti impegnati nel nuoto libero, chi nelle corsie veloci, chi in quelle ‘normali’ e chi nella corsia all’altro lato della vasca, riservata ai principianti che dovevano ancora prendere dimestichezza col nuoto.
Era piuttoto affollata, tanto che vi erano almeno 5 persone per ogni corsia. Successivamente le spiegarono che era proprio grazie al sovraffollamento che l’acqua era più calda del normale.
Notò che per la maggior parte si trattava di uomini e ragazzi e scorse anche Jack mentre guizzava in terza corsia.
‘Su su, uno due tre quattro!’ urlò l’istruttrice, agitando braccia e gambe seguendoil beat della canzone.
A fare acqua-gym saranno state in una dozzina di donne, perlopiù tutte sui 40 e 50. Era un clima piacevole, visto che notò come molte di loro ormai si conoscevano.
L’atmosfera le piacque, e si convinse di aver fatto la scelta giusta a declinare la possibilità di fare nuoto libero, giacchè vide come fosse una maniera molto più solitaria e noiosa per praticare la piscina.

fine prima parte “Il costume bianco” – seconda parte

‘Ok, 5 minuti di pausa!’ disse la bagnina.
Meno male, Monica era già stanca. La prima volta, per qualunque sport, soprattutto dopo un periodo di sedentarietà, è sempre difficile da sostenere.
‘Uff’ma come fate? Io già son senza fiato’ disse Monica alla donna che aveva conosciuto.
‘Eheh, ci farai l’abitudine. All’inizio anche io volevo lasciar perdere’ le rispose.
Monica sentì, inoltre, di avere un’esigenza irrimandabile.
Doveva andare in bagno. Ultimamente si chiese se non avesse qualche problema ai reni, visto che le sembrava di dover fare pipì un po’ troppo spesso.
Si chiese se potesse approfittare di quella breve pausa per andare un attimo alla toilette.
Chiese alla bagnina, e lei le diede il permesso naturalmente, mica poteva farla in acqua. Eventualmente al ritorno avrebbe ricominciato prendendo il passo delle altre.

Uscita dalla vasca, Monica prese nota mentale di andare sempre in bagno prima di cominciare con l’acqua-gym, anche a costo di fare solo un goccio. Dover uscire, raffreddarsi, e poi rientrare era una vera scocciatura.
Passò davanti alle altre corsie, e d’istinto addocchiò come se la cavavano i nuotatori liberi. La gente era sempre tanta.
Si divertì nel vedere alcune persone nuotare molto lentamente, lasciando che dietro si formasse una fila di nuotatori scocciati che dovevano rallentare.
Non potè fare a meno di notare anche un discreto numero di visi maschili, di uomini fermi all’inizio della vasca in attesa di partire, girati verso di lei, mentre camminava verso gli spogliatoi.
La cosa, naturalmente, le faceva piacere, anche se le parve che quegli sguardi fossero un pelo eccessivi.
‘A quanto pare la piscina ha già fatto effetto sul mio fisico, potrei già smettere ahah’ pensò tra sè e sè.

In men che non si dica uscì dal bagno. Decise di fare un salto anche nell’adiacente spogliatoio, giusto per verificare che le scarpe, che aveva lasciato sopra l’armadietto, fossero ancora al loro posto, non si sa mai.
Avrebbe voluto darsi un’occhiata allo specchio, giusto per essere sicura di come fosse la ‘resa visiva’ del suo costume ora che era bagnato, ma purtroppo quella zona dello spogliatoio ne era sguarnita. Gli specchi c’erano solo dove si trovavano le asciugacapelli, quindi in un’ala a cui si accedeva solitamente da vestiti.
Non ebbe troppo tempo però per star lì a tergiversare, si era già assentata oltremodo dalle compagne di corso.
Si avviò nuovamente verso la vasca, e verso la sua corsia.
Stavolta, mentre lanciava occhiate sparse alle altre corsie, incrociò lo sguardo di Giacomo, che stava proprio guardando verso di lei.
Lui le sorrise, e lei ricambiò con gentilezza.
‘Ora però non metterti in testa strane idee eh” si disse, ben sapendo quanto poco bastasse perchè un uomo fraintendesse piccoli gesti di cortesia come dei clamorosi semafori verdi.
Ancora una volta, la sensazione di avere tanti occhi addosso era forte, quasi tangibile.
Non ci fece troppo caso. Si reimmerse in acqua, scusandosi con le altre donne per la sua assenza.

‘Bene’e ora’passiamo alla cyclette’ impartì l’istruttrice.
Nel giro di mezzo minuto, cyclette da piscina vennero fatte scendere dal bordo vasca, cosicchè ogni donna potesse averne una.
Monica non aveva idea del fatto che ci sarebbe stato quel tipo di esercizio.
‘Forza’! Piano piano all’inizio!’
Les ue compagne di corso, in men che non si dica, erano tutte adagiate sul sellino dell’attrezzo, e pedalavano con un ritmo molto leggero, tenendo però il busto eretto e le mani sui fianchi.
Le cyclette avevano tutte un sellino regolato molto alto, tanto che usciva, seppur di poco, dalla superficie dell’acqua. In tal modo, in sostanza, ognuna delle donne del corso (Monica compresa) si ritrovava con il sedere in bella vista.
Sedere che era puntato proprio in direzione della altre corsie, essendo loro nella prima, ed essendo girate di faccia verso l’istruttrice a bordo vasca.
Monica non potè non notare, fin da subito, come il contatto col sellino fosse più ‘diretto’ di quanto non si aspettasse. Va bene che un costume effettivamente non poteva frapporre chissà quale spessore tra il suo sedere e la plasticaccia nera del supporto, però le sembrava quasi che non vi fosse niente a separarli.
Istintivamente chinò lo sguardo, e vide che il costume era comunque al suo posto, ovviamente.
‘Su su, più veloce!’ ordinò la kapò.
Monica, come pure le altre, aumentò il ritmo. E si accorse che, no, la frizione col sellino non poteva sopportarla. Fortunatamente con quel modello, e quella posizione, la parte anatomica più stimolata era il perineo – cioè lo spazio tra vagina e ano. Cionondimeno era uno sfregamento che sentiva molto.
Si girò verso le altre donne, per vedere se potesse scorgere qualcun’altra che si ritrovasse nella sua stessa condizione, ma le sembrò che tutte fossero assolutamente a loro agio.
‘Op-op, e ora sprint, veloci!’
Monica non capì cosa intendesse, ma con la coda dell’occhio vide la donna con cui aveva fatto conoscenza di fianco a lei che si chinava in avanti, portando le mani sul manubrio.
‘Sprint’ voleva dire assumere una posizione più da corsa, evidentemente per poter spingere meglio coi polpacci sui pedali e anche per far lavorare meglio i glutei.
Anche lei si adeguò.

‘Certo che potevano metterci in un’altra direzione’, pensò la ragazza. Il motivo era presto detto.
In quel modo, col culo fuori dall’acqua e loro piegate in avanti, si immaginò che scena si stessero trovando davanti gli uomini che nuotavano nelle corsie libere dietro di loro.
Forse, immaginò, era per quello che, sotto sotto, molte donne, magari zitelle, andavano a far acqua-gym? Anche per mettersi in mostra?
Scacciò subito quei pensieri, e si concentrò sulla pedalata.
Ancora una volta, il problema col sellino non la lasciò stare. Anzi, in quella posizione era non solo peggiorato, ma aveva anche assunto fattezze diverse.
‘Ma che cavolo’non è possibile” pensò scoraggiata e sorpresa Monica.
Stando così chinata, potè avveritre chiaramente come ora non fosse tanto il perineo a strusciare contro il sellino, quanto più’proprio la sua vagina.
E, ancora una volta, quel contatto le sembrò pressochè diretto, senza filtri, come se non indossasse niente.

Cercò di modificare in qualche modo la posa, per divincolarsi da quel pericoloso sfregamento, ma non trovò soluzione.
La situazione stava presto per diventare imbarazzante per lei. I segnali che le provenivano dal basso ventre erano inequivocabili. Quello strusciamento contro il proprio sesso stava sortendo proprio l’effetto peggiore che potesse capitarle in quella sitazione.
Fiammate di calore partivano dal bacino e andavano diffondendosi in tutto il corpo, dentro di lei. Alitavano nella sua testa un’eccitazione compassata, velata, che si diffondeva come un liquido caldo nelle sue vene.
‘Uff’ma guarda te che situazione’!’ pensò, cercando di gestire le sensazioni che provava.
Ancora una volta, le sembrò di essere l’unica a trovarsi in quello stato, visto che attorno a lei le compagne erano addirittura coinvolte in conversazioni più o meno tranquille.
La bagnina insisteva con quell’esercizio, probabilmente era il climax previsto dall’acqua-gym.
‘Su su, ancora’sprint’più veloce!’ sentenziò.
Monica doveva fare qualcosa però, il contatto col sellino le stimolava in maniera clamorosa le piccole labbra ora, e in alcune occasioni, tanto era chinata, arrivò quasi a far sfiorare la clitoride. Cosa che si avvide bene dal permettere, sapendo già che ventaglio di pronunciati spasmi ciò avrebbe generato.
Come se non bastasse, la donna che aveva conosciuto si era messa a parlare con lei, chiedendole come stava andando, se ce la faceva eccetera. Non che fosse una cattiva idea, almeno aveva un’occasione per distrarre il proprio cervello da ciò che stava avvenendo ai piani bassi.
‘Tutto bene grazie, non mi aspettavo di certo di pedalare in acqua’ le rispose cortesemente Monica.
‘Eppure fa proprio bene sai, ho letto ieri su Novella Duemila che” ma Monica non riusciva ad ascoltarla. Nonostante tutto, i lampi ormonali diventavano sempre più marcati ad ogni pedalata.
Ad ogni sfregamento col sellino.
Ma quel cavolo di costume era fatto di carta velina’?
Doveva fare qualcosa, o avrebbe corso seriamente il rischio di avere un orgasmo lì in piscina, davanti a tutte e tutti.

Per mettersi al riparo, l’unica cosa che fu in grado di pensare era cercare di stare leggermente sollevata dal sellino, non aveva scelta.
Facendo maggior pressione sui pedali, riuscì a distaccarsi quel tanto che bastava per evitare lo strusciamento diretto. La naturale conseguenza di ciò, che dovette per cause di forza maggiore accettare – era il minore dei mali a quel punto – era il trovarsi ancora di più a ‘pecorina’, lasciando così allo sguardo di quelli dietro di lei un’immagine ancora più invitante del suo bel sedere tondo.
‘Beh, chissene, speriamo solo che col costume bagnato non si veda troppo ecco” pensò la ragazza, che subito si compiacque per quella soluzione.
Qualche occhio in più addosso era sicuramente meglio che non eccitarsi, se non proprio avere un orgasmo, in quel luogo pubblico.

Lo ‘sprint’ durò per altri 5 minuti, tempo nel quale Monica riuscì a controllare la situazione.
Le sensazioni calde che provenivano dal proprio sesso si acquietarono, tanto che fu in grado di parlare con la donna di fianco.
‘Finito, brave tutte! Ci vediamo giovedì!’ urlò la bagnina.
‘Uff’cavoli che faticaccia’ disse Monica, ‘meno male che è finita, l’ultima parte con la cyclette è stata pesantissima’.
Lasciò, per una forma di rispetto verso le senior, che prima uscissero le altre compagne, poi salì le scalette anche lei e si ritrovò fuori dall’acqua. Andò subito a prendere l’accappatoio e le infradito, e si incamminò verso il corridoio comune che portava agli spogliatoi maschile e femminile. Tenne l’accappatoio semplicemente in mano, senza indossarlo, visto che preferiva averlo asciutto per quando sarebbe uscita dalla doccia.
Proprio lì incrocio Jack, che a quanto pare aveva appena finito.
Le corse incontro con anche troppa foga, quasi rischiando di scivolare.
‘Ahah, piano, se cadi ti spacchi tutto’ gli disse sorridendo.
‘Ehh capirai’allora com’è andata?’ le chiese, mentre inforcavano il corridoio comune. Molto cavallerescamente, essendoci un’entrata stretta, la fece passare avanti.
‘Beh, bene dai, anche se è stato più faticoso del previsto’ gli disse, girando lo sguardo per educazione.
Lo beccò in flagrante con lo sguardo fisso sul suo culo.
Poi lui lo rialzò, ma troppo tardi.
‘Eh beh, la prima volta è difficile per tutti’ le rispose, cercando di soprassedere sulla figura che aveva appena fatto.
‘Giacomino Giacomino’non hai mai visto una ragazza in costume?’ pensò Monica.

‘Dai, speriamo, se anche la prossima volta è così stancante, mi sa che passo alla piscinetta dei bambini, ahah’ disse scherzosamente la ragazza. Intanto Giacomo le si era messo di fianco, visto che il corridoio lo permetteva.
Stava anche un po’ troppo attaccato, notò. Avevano le braccia che praticamente si sfioravano.
‘Ahah, magari lì ti trovi meglio, che ne sai” ribattè lui.
Monica si girò di scatto verso di lui, per reagire a quella presa in giro.
‘Ma’come ti permetti? Guarda che son più grande, devi portarmi rispetto’ gli disse scherzosamente, piantandoglisi davanti.
Quel movimento però fu un po’ troppo brusco e Monica rischiò seriamente di scivolare.
Fortunatamente, davanti a lui c’era Giacomo, che l’afferrò al volo per le ascelle. Anche se la posizione in cui si trovò a finire’
A causa di come si era girata, l’inerzia portò Monica a girasi di 180 gradi, e, quando Jack la afferrò per non farla cadere, si ritrovò sospesa a metà, con la faccia proprio davanti al suo pacco.
Monica si sentì fortemente imbarazzata e si divincolò ovviamente subito da quella ambigua posizione, anche perchè non potè non constatare come il ‘piccolo’ Giacomino fosse forse già un po’ eccitato. La forma del suo sesso risultò abbastanza evidente a giudicare dal gonfiore dei suoi slip.
‘Ahah, oddio scusa’che cretina’e meno male che dovevi essere tu a stare attento a non cadere’
Jack era invece rimasto quasi senza parole, tanto che farfugliò qualcosa come risposta, ma lei non capì.
‘Beh, meglio andare ad asciugarsi allora” gli disse, prendendo il corridoio verso lo spogliatoio maschile, e lasciandolo lì, un po’ imbambolato.

‘Che serata’uff” pensò mentre andava in spogliatoio.
Non solo la cyclette ‘birichina’, ma anche la presenza di un suo vecchio ‘ragazzino delle ripetizioni’ che sembrava essere ancora decisamente nel pieno della tempesta ormonale.
Si compiacque comunque del fatto che fosse stata anche lei a contribuire alla cosa.
Del tutto fortuitamente, una serie di porte aperte le permisero di vedersi specchiata in un lontano specchio a parete.
Colse l’occasione al balzo, per osservare soprattutto lo stato dei suoi capelli, dopo essere rimasti per tanto tempo chiusi nella cuffia.
Andò vicino allo specchio, anche se era nel locale con asciugacapelli, tanto non c’era nessuna.
Quando si vide, all’improvviso capì molte cose di quella sera.

Perchè gli uomini stavano girati verso di lei, mentre era andata in bagno.
Perchè il contatto col sellino della cyclette le era sembrato così pronunciato.
Perchè Jack sembrò su di giri vicino a lei.

Semplicemente, il costume bianco, zuppo d’acqua, era diventato, non tanto nella parte superiore (forse più rinforzata), quanto in quella inferiore, uno schermo di carta velina che lasciava intuire fin troppo bene i lineamenti.
Lì dove la pelle era più a contatto col costume, il bianco lasciava il posto ad un tenue colorito roseo.
Non potè non notare come il suo sesso si ritrovava ad essere ben poco mascherato.
Le linee delle labbra, e la fessura centrale, sembravano disegnate a matita sopra il bianco (ormai con venature rosee) del tessuto. Era possibile scorgere anche, senza troppa fatica, il piccolo boschetto nero di peletti sopra il monte di venere.
Ecco perchè era così stimolata da una semplice cyclette!! Pensò.
Imbarazzatissima, si coprì all’istante li davanti, ma si accorse anche di quanto la situazione, dietro, non fosse migliore, anzi.
Abbassando lo sguardo, grazie ad un altro specchio li vicino, potè vedere il proprio sedere.
Essendo quello forse il punto in cui il costume era maggiormente tirato, proprio a causa della rotondità delle proprie curve, vide che era quasi come se non indossasse niente.
Le sue sinuose natiche erano in bella vista, con un rosa anche più accennato di quanto non avesse visto in altri punti del costume.
Sentì il viso divenire rosso fuoco, soprattutto dopo aver ripercorso nella testa tutta la serata.
Soprattutto, si chiese’quanto fosse stata soggetto di sguardi compiaciuti durante la cyclette, quando aveva il sedere diretto proprio verso le altre corsie.
E quando si era chinata, per fare quel cavolo di sprinti.
E quando si era piegata ancora di più, per staccarsi da quel cavolo di sellino’!!
‘Oddio, ma quelli hanno visto tutto’!’ pensò, preoccupandosi anche del fatto che, probabilmente, mentre pedalava da staccata era possibile facesse anche capolineo tra i glueti, non solo il perineo, ma anche l’albicocca gonfia del proprio sesso.
Il tutto, coperto solo da un inzuppatto e praticamente invisibile strato di stoffa.
E anche Giacomo aveva visto tutto, allora, ecco perchè era così fremente! Ed ecco perchè lo aveva sgamato con lo sguardo basso che le fissava il culo’come non avrebbe potuto, visto che era come se fosse stata nuda’?

Maledisse l’emporio orientale, i loro cavoli di costumi di sotto-sotto-marca, e si sbrigò ad uscire da quella piscina, anche a costo di non farsi la doccia.
Fortunatamente era uscita dalla vasca dopo le altre donne, cosicchè si era risparmiata di fare la figure della sgualdrina al primo giorno.
Si cambiò velocemente, e, ancora soffocata da vampate di calore, lasciò la struttura.

Ripromettendosi di andare a comprarsi un costume nuovo.
Possibilmente nero.
E di una marca migliore.

fine

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