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Racconti Erotici Etero

Rachele

By 7 Agosto 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

Ho sempre avuto per il sesso un approccio di tipo perverso.
Le classiche brave ragazze non han mai fatto per me. Ma, al tempo stesso, una timidezza eccessiva mi ha sempre impedito di avvicinare una ragazza calda del tipo di cui avrei avuto davvero bisogno.
Per fortuna ho conosciuto Rachele in una chat-line.
Anzi, fu lei a cercarmi in chat. Cosa che mi era avvenuta molto di rado prima.
Tanto che, inizialmente, temevo fosse il classico maschio scemo e burlone che si spacciava per femmina. A rendermi ulteriormente leggermente distaccato, al principio, altri due fattori molto penalizzanti; la sua giovane età (21 anni da poco compiuti) a contrastare con i miei 36 anni ed il suo stato di convivenza. Tuttavia, la sua carica giovanile e la sua spregiudicatezza a toccare molti argomenti caldi da subito, mi intrigò.
Rachele non era soddisfatta del suo rapporto e cercava, come sfogo diversivo, di farsi nuove amicizie in rete. Con il tempo mi confidò di aver avuto dei trascorsi di vita molto travagliati. Di origini italiane ma trasferitasi giovanissima con la famiglia in Spagna dove era rimasta fino ai diciannove anni. Era tornata in Italia per motivi di studio. Ma si sentiva una spagnola in terra straniera nonostante fosse vissuta nel nord della penisola sino a undici anni. Con una parentesi in Germania nei periodi estivi del suo soggiorno spagnolo.
Era la ragazza che avevo sempre sognato di conoscere; navigata con alle spalle esperienze ricche e ampie eppure dolcissima, romantica e calda.
Si divertiva a chattare con me. Ero l’unico che si esaltava senza scandalizzarsi delle sue confessioni di vita e intime, mi diceva.
Ci legammo sempre più con velocità impressionante instaurando un grado di reciproca complicità.
Arrivò a confidarmi piccantissimi dettagli dei suoi trascorsi sessuali iniziati concretamente dai quattordici anni e passati per un’infinità di amanti di cui non rammentava nemmeno il numero. Dichiarandosi però fedele coi fidanzati ufficiali e smorzando così, di fatto, le mie idee riguardo possibili sviluppi tra noi due finch&egrave conviveva con l’altro. Tuttavia si sentiva attratta da me e desiderava conoscermi dal vivo arrivando a chiedere e ottenere il mio numero di portatile.
Il nostro rapporto, seppur ancora attraverso un monitor, stava diventando bollente oltre misura; mi rivelava di scopare con il suo convivente mentre pensava di essere con me e io, di rimando, di segarmi furiosamente pensando a lei.
Ci eravamo minuziosamente descritti fisicamente dalla testa ai piedi e scambiati persino delle foto. Conoscevamo reciprocamente i punti del corpo più sensibili che adoravamo sottoporre alle attenzioni dei rispettivi amanti. Arrivai a scoprire che le attenzioni ai piedi le davano un tale piacere da impazzire che le paragonava ad una vera e propria scopata mentre io impazzivo dal desiderio di fare tali attenzioni alla mia amante.
Le confidai del mio desiderio di ampliare i miei orizzonti sessuali perversamente.
Che, pur non avendo nemmeno un centesimo delle sue esperienze reali, la mia fantasia era attratta dalle cose più spinte del sesso.
Il mio più grande sogno era di avere un rapporto a tre.
Dove la mia donna fosse contesa e posseduta da un altro ragazzo e dove avrei potuto persino iniziarmi ad un rapporto omosessuale con quest’ultimo.
Il suo era di far l’amore con un’altra ragazza.
Avendo, come unica carenza nelle sue esperienze, proprio il rapporto omosessuale.
Insomma; sembravamo davvero essere fatti l’uno per l’altra.
E lei iniziò pressantemente e con energia a chiedere. di incontrarmi.
Ovviamente un desiderio reciproco.
Sebbene il suo legame mi lasciava dubbioso.
Specialmente perch&egrave lei stessa sottolineava che si sarebbe comunque trattato di un incontro ‘clandestino’ e che doveva stare bene attenta a non farsi scoprire.
Un incontro quindi intrigante sotto un certo aspetto ma molto limitante sotto un altro. Un incontro che, inevitabilmente, iniziammo a progettare …… Con Rachele era arrivato il momento dell’incontro.
I progetti sul dove e come si sarebbe verificato erano valutati e rivalutati numerosi.
Lei desiderava vedermi a tutti i costi. Ma, al tempo stesso, anche salvaguardare la sua convivenza con un ragazzo gelosissimo.
Una delle ipotesi era di incontrarsi in occasione della festa della donna in un locale distante da dove lei stava per diminuire le possibilità che la riconoscessero.
E temeva anche un mio raptus sessuale con tutto quello che ci eravamo ormai confidati l’un l’altra. Giungemmo ad un compromesso; ci saremmo visti lei in compagnia di un’amica complice e fidata che la spalleggiasse, io con un amico.
La mia scelta ricadde su una persona molto particolare e, inconsciamente, forse con l’unica che conoscevo abbastanza spregiudicata da condividere le mie passioni per la trasgressione; Gianfranco. Come me aveva pochissimi amici ma, a differenza di me, era evitato con spregio da buona parte degli altri per le sue chiare attinenze alla perversione. Gianfranco era sovente frequentatore di prostitute e si vantava di possedere una carica erotica che appagava con loro non riuscendo ad instaurare rapporti duraturi con le ragazze.
Forse, sempre inconsciamente, dentro di me speravo che lui e Rachele legassero a soddisfazione della mia sempre presente voglia di trasgressione spinta.
In fondo a Rachele dava un particolare piacere che la apostrofassi di essere una puttana, in chat. E mi aveva confidato di sentirsi tale. Non troia ma puttana. Poich&egrave la prima categoria, stando a quanto lei pensava, va con qualsiasi tipo di maschio mentre la seconda va con molti maschi purch&egrave, almeno in minima parte, gli vadano a genio.
Dopo aver istruito Gianfranco quanto meglio potevo sulla particolare situazione sin nei minimi dettagli, l’incontro sfumò.
Alla fine, Rachele non si era sentita di rischiare.
Ed io, che avevo prospettato a Gianfranco l’idea di una possibile scopata con l’amica accompagnatrice, mi ritrovai nelle comprensibili ire di quest’ultimo che mi tenne il broncio per giorni.
Per fortuna però mi venne la brillante idea di rilanciare; a pochi giorni ci sarebbe stata la festa di laurea di un mio amico proprio a Padova. Città della italo-spagnola.
E prospettai quindi fosse quella la sede del possibile incontro.
In pieno giorno, in pieno centro, ironicamente, Rachele avrebbe corso molti meno rischi.
E, questa volta, non si tirò indietro.
Era deliziosa. Un vestitino nero estivo con una bella scollatura che le lasciava nuda parte della schiena e delle cosce. Due scarpe col tacco medio non adatte a lunghe camminate ma molto sexy. Un trucco su labbra e occhi deciso. La via di mezzo tra una zoccola da strada e una ragazza sfrontata.
Un saluto leggermente imbarazzato ed il bisogno immediato di appartarci.
Ero inebriato dall’eco dei suoi tacchi sui lastroni di granito del centro.
Ci piacemmo immediatamente. A coronamento di tutte quelle sensazioni avute in chat, mail e telefono. Ce lo leggevamo negli occhi.
Ammiccandoci a vicenda dal tavolino del bar dove eravamo subito andati.
Confermammo le sensazioni di profonda attrazione anche a voce;
‘Mi aspettavi così …. ?’ disse.
‘Sei un po’ diversa .. dalle foto… in meglio’ risposi.
Pochi minuti e fui richiamato al cellulare dalla stronza ragazza del mio amico laureando.
Sapevamo di avere a disposizione pochi minuti ….
E tali eran stati.
Mi lasciò una lettera. Una delle sue esperienze di vita che non aveva voluto dirmi in chat. E, per il resto della giornata, mi tempestò di sms radiosi ed eccitanti. Anche la sera. Mentre tapezzavo la città con i manifesti di laurea assieme alla sempre più interessata Daniela, la stronza ragazza del mio amico che iniziava ad assumere il tipo atteggiamento delle donne che prendono a volerti quando fiutano su di te l’odore di un’altra.
E Daniela era una calda fichetta mica da ridere. Di costituzione tendenzialmente robusta ma con un paio di tettone più grosse persino della abbondante terza di Rachele. Capiva, notando l’arrivo della tempesta di sms da parte della italo-spagnola, che avevo fatto colpo alla grande. E non si curava di nascondermi la cosa osservandomi con nuovo e rinnovato interesse inequivocabile.
Arrivato a casa mi lessi la lettera di Rachele ….. La lettera di Rachele mi aveva sconvolto. Era di una eccitazione incredibile ed inaspettata.
Raccontava di quando, per la prima volta, si recò per lavoro in Germania a diciotto anni insieme alla sorella. Descriveva le ragazze tedesche come tutte delle grandi stronze ed i ragazzi come degli eterni porci allupati. Infatti, una sera di festa con balli e alcool, si ritrovò marcata stretta da due ragazzi tedeschi.
Non erano malaccio. E confessò che non le sarebbe dispiaciuto affatto, coinvolta da quel clima idilliaco, farsi sbattere da uno dei due.
Così accettò di buon grado il loro corteggiamento attirando su di s&egrave gli sguardi maligni e le malevoci delle ragazze che avevano puntato con invidia l’unica italiana presente.
Ormai mezza brilla per la birra ingurgitata accettò di ballare prima con l’uno e poi con l’altro dei suoi due corteggiatori.
Fino a che, il più alto e slanciato dei due, la tirò a s&egrave sparandole un bacio in bocca.
Un bacio che Rachele ricambiò.
Il secondo però non voleva mollare la preda e pretese il suo turno di ballo. Più basso e tarchiato del primo le sparò a sua volta un bacio con lingua in bocca.
E anche stavolta Rachele, eccitata dalle attenzioni e dalla birra, non si tirò indietro e ricambiò accompagnandolo con una risatina divertita.
La festa si teneva all’aperto, sotto un tendone.
Il ragazzo più alto; Moran, la prese per un braccio trascinandola verso il bosco vicino con chiare intenzioni. Aveva una voglia che anche Rachele condivideva e si lasciò tirare da lui sorridente. Ma Tomas, il ragazzo più basso, non desisteva e li seguiva a breve distanza.
A leggere queste righe scritte a mano il mio uccello esplodeva dai pantaloni; ancora una volta, l’italo-spagnola ventiduenne si stava dimostrando la femmina che da tempo speravo di conoscere.
Al tempo stesso ricordavo le scene vissute poche ore prima in compagnia di Daniela, la ragazza del mio amico laureato. Gli sguardi caldi e carichi di rinnovato interesse nei miei confronti … Ed ero incerto sulla sua parte di responsabilità per il mio cazzo in tiro.
La sera della festa Rachele indossava un’intrigante e minuto top bianco che di certo esaltava le sue belle tette prosperose e dall’attaccatura bassa.
Mi ritrovai a pensare per un’istante, eccitatissimo, a chi le avesse più calanti tra lei e Daniela desideroso di scoprirlo.
‘Due studentesse a Padova ..’ rimuginavo soppesando la cosa interessato …
‘Moran mi aveva appoggiata ad un grosso tronco e riprese a baciarmi …’ proseguiva la lettera della puttanella.
‘… Ma Tomas, che non voleva mollare la presa e ci stava appiccicato, mi abbassò i pantaloni. Moran inizia a denudarmi le tette e a leccarle. Poi, mettendo a terra i vestiti come fossero coperte, si stese e se lo tirò fuori.
Era duro come l’acciaio mentre iniziavo a succhiarglielo e a farlo gemere di piacere. Da dietro Tomas mi strizzava le tette forte forte fino a farmi male. Ma non me ne fotteva. Birra e voglia erano più grandi del dolore. Pur brilli tutti e tre, chi più chi meno, tirarono fuori il preservativo. Moran lo infilò subito e presi a montarlo e cavalcarlo di fica. Tomas attese di farsi prima sbocchinare dalla mia bocca mentre galoppavo sul cazzo di Moran.
Mi sentivo una regina. L’atmosfera fantastica da fiaba porno !
Finch&egrave Tomas non si tolse dalla bocca godendosi per un po’ la mia cavalcata sull’altro tedesco. Vidi che si infilò il suo goldone e si accomodò poi dietro di me. Nel buco libero !
Mi costrinse ad alzarmi un poco per permettere a loro due di guidare la pompata; uno da sotto e uno da dietro.
Un primo iniziale dolore mi passò subito lasciando il posto alla goduria di sentirli entrare e uscire da me come tori in calore. Venni un attimo prima di loro. Facendoli impazzire con le mie grida che strapparono anche il loro furioso orgasmo come fossero dei maiali.
Tomas mi crollò sulla schiena, baciandola ed andandosene subito dopo, soddisfatto. Permettendomi di riuscire ad alzarmi; mi sentivo tutta un buco ! bagnata ma calda al massimo ! Io e Moran ci rivestimmo poco dopo tornando alla festa ….. Bene, Alfredo, lascio riposare i tuoi occhi. Baci e leccatina; Tua Rachele.’ ….. Rachele era divertita ed eccitata da tutte le voglie che desideravo togliermi con lei.
Ero tremendamente impazzito nel leggere la sua lettera dove mi raccontava del suo primo, e sinora unico, rapporto a tre.
La avevo letta e riletta più volte facendomela persino raccontare al telefono da lei stessa.
‘Sei proprio un lupetto birichino …’ sogghignava.
Ma, volontariamente o meno, era riuscita a mandarmi fuori di testa per l’eccitazione rendendomi disposto a qualunque follia per avere accanto quella che ritenevo essere la donna della mia vita. Gli eventi vennero a darmi una mano. Il rapporto tra lei ed il convivente diveniva giorno dopo giorno sempre più invivibile, fatto di sfuriate e litigate in cui Rachele finiva per dover abbassare la testa. Chiaramente una parte della ragazza provava (o credeva ostinatamente di provare) ancora qualcosa per la persona vicina, ma stava accumulando troppo stress che non le giovava affatto. Daniela ventilava di volersi trasferire a Padova dividendo l’appartamento con qualche altra studentessa alfine di raggiungere la laurea. Facendo leva sulla morbosa curiosità di quest’ultima per conoscere la ventunenne, presi la palla al balzo combinando l’incontro tra le due ragazze dandomi frattanto da fare per trovare un impiego a Rachele. Le cose andarono nel migliore dei modi; da ragazze calde, ognuna a loro modo, le due instaurarono immediatamente una buona intesa. Saltò fuori anche un impiego come commessa presso un negozio di calzature in un centro commerciale. Conquistata dalla mia intraprendenza e trovandosi soprattutto davanti una concreta via d’uscita alla sua intricata situazione, la italo-spagnola accolse con gioia le nuove prospettive lasciandosi subito con il convivente.
‘Così mi hai voluto per te, mi sol …’ disse con quel misto di italiano e spagnolo per lei naturale che mi faceva impazzire montando a cavalcioni sopra di me nel divanetto del nuovo appartamento studentesco. Deglutivo eccitato dalla lunga attesa per quel momento ed ero conscio di essere nella sua posizione di sesso preferita.
‘Mi hai fatto trovare un tetto …’
proseguiva iniziando a strusciarsi all’altezza della mia patta sempre più gonfia.
‘.. Mi hai trovato un altro lavoro .. Che mi tenga a contatto con le scarpe e i piedi … Mmmm …’ aggiunse eccitata conoscendo pienamente le mie debolezze.
‘E .. Io, ispanica calorosa .. Cosa darai a me adesso ?’ risposi stando al suo eccitante giochino.
‘Tutto quello che hai sempre sognato, caldo lupetto mio …’ disse con un sorriso maliziosissimo e da donna di mondo molto più grande dei suoi anni sottolineando bene il ‘tutto’. Le coppie erano cambiate; ora non c’era più Rachele e lo stronzo padovano, ma Rachele ed Alfredo !
Scivolò tra le mie gambe inginocchiandosi, regalandomi un altro sorriso furbetto mentre con estrema lentezza iniziava ad aprirmi la zip. La lingua prese ad inumidirmi da sopra il cazzo gonfio nascosto dagli slip bianchi in un movimento sensuale.
‘Sei ancora vergine, vero ?!?’ se ne uscì a dire improvvisamente. Era così infatti, nonostante fossi stato intimamente con diverse ragazze non avevo finora consumato un rapporto completo. Un po’ per le avversità degli eventi, un po’ perch&egrave nessuna ragazza era riuscita mai ad intrigarmi abbastanza. Non lo avevo confidato apertamente a Rachele nonostante ci fossimo detti ogni tipo di cosa intima o meno, eppure lei lo aveva capito dimostrando la sua profonda arguzia.
‘Oh non ti preoccupare .. Ti svergino io !’ aggiunse notando il mio imbarazzo e ponendo un accento volutamente caldo sulla seconda parte della frase. Sfilò il mio cazzo ritto e duro dalle mutande inumidite con la saliva soffermandosi a fissarlo intensamente con aria soddisfatta, poi prese a lapparlo dolcemente lungo la cappella trasmettendomi brividi di libidine. La sua lingua scivolò sull’asta muovendosi dall’alto in basso e viceversa finch&egrave un luccicante strascico me l’avvolse tutta, le labbra si schiusero accogliendomi dentro la bocca umida e morbida facendomi sussultare. Ed iniziò un vorace pompino; dapprima la sua cavità orale inglobò il mio sesso in piccola parte, poi porzioni sempre maggiori di carne sparirono alla vista grazie al risucchio. Una sensazione favolosa che mi tolse il fiato mettendo a dura prova i miei ormoni. La bravura di Rachele nel suo sbocchinarmi era travolgente ed irresistibile, il mio uccello avvolto nel velluto delle labbra ed immerso nella crescente salivazione del palato. Un’ondata di piacere mi pompò inesorabilmente il sangue portandomi ad un’immediato esplosivo orgasmo che la gola della ventunenne ricevette in densi fiotti di caldo sperma, mentre il cazzo le restava impiantato dentro sin a metà asta nel mio incerto tentativo di estrarlo.
‘Mmm .. Sei un po’ amaro, lupetto .. Ma mi piaci !’ commentò la puttanella con un mezzo sorrisetto passandosi libidinosamente la lingua sul labbro superiore. Poi si rialzò in piedi improvvisando un veloce strip-tease e denudandosi di tutto; prima maglietta e reggiseno regalandomi la visione di un paio di poppe pienamente morbide con due ampi capezzoli scuri da favola, poi jeans e slip denudando una folta peluria scura che dava l’impressione di essersi già inumidita. Le restavano addosso solo due pedalini di cotone bianco abbassati sino alle caviglie ed un poco anneriti dalle scarpe da ginnastica appena tolte. Tornò a dare delle leccate al mio cazzo già in netto risveglio aiutandosi con una mano e chinandosi in avanti, offrendomi la vista delle tette che ondeggiavano penzolando libere verso il basso caricando la mia eccitazione. Quindi si rimise a cavalcioni sopra di me puntandoselo da sola verso l’entrata della spacca vaginale, la punta del membro fu subito bagnata dalle abbondanti secrezioni e Rachele abbassò il ventre accogliendomi dentro lei. L’entrata agevole attraverso le grandi labbra mi permise di essere rapidamente avvolto dall’abbraccio uterino caldo ed umido, risucchiatomi fino alle palle gemendo di goduria iniziò a muoversi scorrendo sopra il paletto di carne.
Latrava il proprio piacere senza ritegno come mi aveva avvertito usava fare con il viso rivolto a me rallentando talvolta la sgroppata per incollare le mie labbra alle sue impastandomi il palato di saliva. Le tette a sballottarmi in faccia quando riprendeva a pomparsi sull’uccello, imponeva alla scopata un ritmo sostenuto ben consapevole che raggiunto da poco il primo orgasmo sarei ora durato di più.
‘Aaaahhhhh … Uuuunhhhh … Sssiii che bello … Come mi piace … Uoaaahh … Ahh … Ahh …’ ululava senza sosta con ampie e irregolari spinte del bacino che aspiravano dentro anche le palle.
Si stava occupando del mio sverginamento nel più fantastico dei modi acconsentendomi di farla mia senza utilizzare il preservativo come abitualmente mi aveva confidato fare le prime volte con i nuovi ragazzi, dimostrandomi quanto fosse già propensa a spingersi da subito insieme a me. Sapevo che aveva dovuto sospendere temporaneamente l’utilizzo della pillola per dei fastidiosi problemini all’organismo, ma non capivo ancora se mi stesse affidando una immensa fiducia nonostante la mia scarsa esperienza pratica o se una perversa propensione al rischio la facesse comportare a quel modo.
Sentendo montare il secondo orgasmo la avvisai in anticipo per permetterle di staccarsi in tempo utile dall’imminente seme diretto contro l’utero. Con un’abilità che denotava la sua vasta esperienza di sesso si cavò agilmente dal mio cazzo paonazzo inginocchiandosi ed infilandoselo tra le tette, comprimendosele a forza come le fette di pane attorno al sandwich mi fece una breve ma arrapante spagnola che richiamò lunghi fiotti di sperma.

Era riuscita ad appagarmi come non potevo credere cambiando le mie prospettive del sesso. Sarebbero entrati degli altri a far parte dei nostri giochini, ma potevano attendere … Per ora.

Fine.

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