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Racconti Erotici Etero

Ripetizioni di matematica

By 7 Febbraio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Per arrotondare lo stipendio, avevo deciso di impartire delle lezioni private di matematica a studenti universitari. Tra questi c’era Eleonora.
Eleonora frequentava il primo anno di Architettura e, non essendo molto portata nell’analisi matematica, dopo aver letto il mio annuncio mi aveva contattato perché la aiutassi a superare l’esame, che aveva tentato già un paio di volte senza successo.
Quando venne a casa mia per la prima volta, mi sembrò alquanto perplessa. Forse non si aspettava di ricevere lezioni private da un uomo abbastanza giovane quale me (giovane relativamente, essendo comunque la differenza di età tra noi due di dodici anni, avendo io 31 anni e lei appena 19). Magari si aspettava un professore di mezza età, con aria autorevole e una grande esperienza alle spalle. Tuttavia, nonostante sembrasse delusa da un punto di vista professionale, credo che le facesse piacere avere a che fare con una persona laureatasi non tanto tempo prima e quindi capace di comprendere meglio le sue difficoltà.

Appena la vidi, mi colpì subito per il suo modo di fare. Era molto spigliata ed estroversa, ed aveva un atteggiamento accattivante. Inoltre sembrava molto carina. Dico ‘sembrava’ perché quel giorno indossava dei vestiti troppo larghi e voluminosi perché potessi giudicare correttamente il suo aspetto fisico. Comunque aveva un visino molto aggraziato, con un naso piccolo e leggermente all’insù, due grandi occhi nocciola sovrastati da lunghe ciglia scure, labbra rosee e piene e dei bei capelli castani e ricci con una leggera frangia sulla fronte.
Cercai di rimanere impassibile durante la lezione, aiutandola a svolgere gli esercizi e correggendola quando commetteva qualche errore. Tuttavia, mentre lei eseguiva i calcoli, mi capitava di sorprendermi a fissarla, a osservare le sue labbra così invitanti e i delicati lineamenti del suo volto.
Quando se ne andò, mi rimproverai: come potevo perdere la testa per una ragazza così giovane, per quanto carina fosse? Il problema era che quella sua allegria mi aveva portato indietro nel tempo, quando avevo la sua età e fantasticavo pensando a qualche mia amica o collega.

Ma i guai dovevano ancora arrivare.
Le volte successive, Eleonora si presentò con dei vestiti decisamente più seducenti, attraverso i quali potevo indovinare le rotondità del suo giovane seno, la perfezione delle sue gambe e la pienezza del suo culetto.
Spesso indossava dei jeans a vita bassa, che lasciavano intravedere il bordo delle mutandine come si sedeva. Ma era quando metteva la minigonna e gli stivali che andavo in estasi’vederla accavallare le sue splendide gambe, sentire il contatto tra la mia gamba e il suo piede (sedevamo vicini durante le spiegazioni), immaginare il calore e il sapore che nascondeva tra le gambe mi spingevano a sognare di essere da solo con lei, desideroso di lasciarmi finalmente sopraffare dai miei istinti.
Venne da me diverse volte. Spesso le facevo qualche sconto, rapito dal suo sorriso. Quasi mi sembrava che quello non fosse un lavoro, ma un piacevole diversivo dalle mie giornate noiose. Comunque, man mano che il tempo passava, notavo che aveva compiuto degli enormi progressi, il che mi confortava professionalmente.

Qualche giorno dopo aver sostenuto l’esame mi chiamò, informandomi che erano stati appesi gli esiti e che aveva finalmente superato quell’ostacolo. Sembrava molto contenta e mi ringraziava dell’aiuto, dicendo che senza di me non ce l’avrebbe mai fatta. Tant’è che volle passare a casa a ringraziarmi personalmente.
Chiaramente fui molto felice per lei, anche se mi dispiaceva non vederla più. Per salutarla un’ultima volta annullai un appuntamento e la attesi impaziente.
Venne due ore dopo. Affacciatomi alla finestra, la riconobbi dal suo elegante cappotto beige. La feci salire e, appena aperta la porta, mi si avvicinò e mi diede un bacio veloce sulla guancia, che mi lasciò un attimo sorpreso. Poi si tolse il cappotto, rimanendo con un maglioncino viola molto aderente, gonna corta nera, sottili calze scure e gli immancabili stivali di cui andavo pazzo.
Mi raccontò dell’esame, della sua soddisfazione per il discreto voto ottenuto e dei suoi progetti futuri. Poi rimanemmo qualche istante a fissarci, indecisi sul da farsi. Io volevo attirarla a me, baciarla e fare l’amore con lei. Anche Eleonora mi sembrava aspettasse qualche mia mossa. Oppure era solo la mia immaginazione. Forse stavo solo sognando che quella deliziosa ragazza provasse qualcosa per me. Avevo paura di rovinare il bel rapporto che si era instaurato tra di noi facendo qualche passo sbagliato.
La mia indecisione fu tale che Eleonora mi salutò, con un sorriso cordiale che faceva trasparire un po’ di delusione. In quel momento ebbi la conferma che non era passata solo per ringraziarmi. Quando mise la mano sulla maniglia per uscire, le afferrai il braccio e la feci voltare di scatto. Dopo averla fissata negli occhi, la baciai sulle sue morbide labbra, mentre lei incrociava le braccia attorno al mio collo. Rimasi a baciarla per un paio di minuti, infilandole la lingua in bocca e sentendo aumentare i battiti del suo cuore.
Poi la presi in braccio e la feci sedere sul tavolo. Mi inginocchiai e le sfilai gli stivali. Osservai i suoi piedini, che volevo annusare e mettere in bocca. Se non avesse avuto le calze glieli avrei leccati fino allo sfinimento. Poi mi alzai e la feci sdraiare sul tavolo. Le sollevai il maglione, scoprendo il suo pancino abbellito da un piercing all’ombelico. La baciai sul suo ventre piatto e incavato per la posizione che aveva assunto, dopodiché le tolsi il maglione. Indossava un reggiseno nero di pizzo, che a stento conteneva i suoi floridi seni. Le abbassai il reggiseno e contemplai quelle tette così grandi e sode, dove svettavano dei capezzoli rosei ormai turgidi. Le presi i seni tra le mani, mentre le strusciavo la mia protuberanza tra le gambe.
‘Succhiameli!’, mi chiese, e io non me lo feci ripetere due volte. Le leccai le areole con maestria, sentendo i capezzoli che si indurivano ancora di più al contatto con la mia lingua. La tentazione di morderli era troppo grande: glieli strinsi con i denti, premendo dolcemente, fin quando lei ebbe un brivido.
Mi prese la mano e si infilò due dita in bocca, simulando un pompino. Capivo cosa voleva. Allora mi sbottonai i pantaloni e li abbassai. Lei mise i piedi per terra e mi accarezzò il pacco, che già stava esplodendo dentro la stoffa dei boxer. Poi si inginocchiò e me lo prese in bocca con il cotone ancora intorno che ne impediva il movimento. I suoi morsi mi facevano soffrire.
‘Succhiamelo, dai!’, le ordinai. Al che mi abbassai anche i boxer e, come una molla, il cazzo si proiettò in avanti colpendola in faccia. Lei rise, poi me lo baciò con le sue soffici labbra e lo infilò in bocca, prima solo la cappella, poi con grande sforzo tutta l’asta. Quella ragazza così dolce ci sapeva proprio fare! Sentivo le sue labbra attorno al mio bastone e la sua lingua che me lo bagnava. La presi per la testa e la accompagnai nel movimento. Se avesse continuato così per un solo minuto, le avrei svuotato le palle in gola!
Decisi quindi di fermarla e di ricambiare il favore. La feci risedere sul tavolo e le sollevai la gonnellina fino in vita. Rimasi sbalordito quando mi accorsi che non portava intimo! La toccai fra le cosce e realizzai che era così bagnata che gli umori le stavano colando sulle gambe. Non volevo perdere una goccia di quelle secrezioni neanche per tutto l’oro del mondo, così mi tuffai tra le sue gambe e le pulii la passerina quasi completamente rasata con la mia lingua.
Mentre le titillavo il clitoride con la punta della lingua, capii che ero davvero fortunato a fare sesso con una ragazza così bella e focosa’

Eleonora venne dopo un paio di minuti, riempiendomi la bocca dei suoi umori.
‘Ora scopami, sfondami col tuo cazzone!’, mi implorò.
Aprii un cassetto e presi un preservativo, in cui infilai a fatica la mia mazza sempre più dura. Eleonora allargò le gambe e appoggiò i piedi al bordo del tavolo. Quindi mi avvicinai e molto facilmente la penetrai in figa. Iniziai a scoparla così, mentre lei chiudeva gli occhi e si accarezzava i seni. Poi accelerai i movimenti, e lei mi mise le gambe attorno al collo, avvicinandomi di più a lei. Le ripresi in mano le tette e gliele strinsi, mentre continuavo a pomparla con foga.
‘Fottimi’oh, siii”, gridava lei.
‘Che porca che sei! Si vede che ti piace essere scopata come una cagna in calore!’, dicevo io. E lei sembrava gradisse il mio linguaggio.
‘Si’sono una cagna’mmh, quanto mi piace il cazzo”
‘Sei proprio una troietta! Ecco di che tipo di ripassata avevi bisogno!’
‘Si’continua’non smettere’sto per venire di nuovo!!!’. E così ebbe un altro orgasmo.
Quelle parole mi avevano eccitato troppo per potermi trattenere. Gridando anch’io parole senza senso, riempii il serbatoio del profilattico di una quantità immensa di liquido, mentre lei mi guardava contenta.

Poi uscii da lei, con il cazzo ancora pulsante.
Eleonora si rivestì e guardò l’orologio. ‘Oh, sta per passare mia madre!’, esclamò, accelerando i movimenti.
‘Aspetta un istante!’, dissi. La presi per la vita e la baciai di nuovo. Lei rispose al bacio, poi mi guardò sorridendo e continuò a vestirsi.
Poi il suo cellulare squillò. ‘Dev’essere mia madre, devo andare!’
‘Ci possiamo risentire?’
‘Non lo so’vorrei tanto rivederti, ma’non sono libera”
‘Ah, capisco”
‘Magari avrò bisogno di altre lezioni in futuro per altri esami’tu saresti disponibile?’
Come avrei potuto dirle di no?

Sono graditi i commenti e le critiche. Scrivetemi all’indirizzo: matteofadda1978 chiocciola libero punto it

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