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Racconti Erotici Etero

Rosso

By 5 Gennaio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

La giornata era stata tremendamente stancante ma per fortuna ero quasi tornato a casa. Chiuso l’uscio alle mie spalle con un colpo del piede, l’unica cosa che mi premeva in quel momento era togliermi quegli strumenti di tortura che qualcuno chiama scarpe, slacciai in fretta le stringhe e con un rapido gesto rimasi scalzo. Dopo aver assaporato i primi istanti di liberazione dei miei piedi chiesi a voce alta
‘C’&egrave qualcuno?’
nessuna risposta. Perfetto, pensai, posso rilassarmi liberamente.
Lasciando le scarpe vicino la porta cominciai a percorrere il corridoio, tolsi la giacca e allentai la cravatta, bottone dopo bottone la camicia era ormai aperta quando entrai nel bagno. Con un gesto stanco lasciai cadere la giacca a terra e subito dopo la camicia e la cravatta.
Dalla finestra socchiusa entrava la luce arancio del tramonto ed una leggera brezza rinfrescante. Mi chinai verso la vasca da bagno ed aprii il rubinetto. Nel sentire il suono dell’acqua scorrere già pregustavo il relax che stava per venire. Quando ho bisogno di rilassarmi preparo un bel bagno caldo e profumato, se poi come allora ero solo in casa c’era tutta la prospettiva di stare in acqua a sufficienza per sentirmi rinato.
Qualche goccia di bagno schiuma era sufficiente per avere quel pacifico strato di bolle in superficie che riporta indietro tanti ricordi, finii di spogliarmi ed entrai nella vasca quando il livello dell’acqua era ancora a metà, ma faceva parte anche quello del rito. L’acqua che sale lentamente &egrave come un massaggio che man mano che procede fa uscire la tensione dal corpo.
Quel sottile alito di vento che di tanto in tanto si faceva sentire era così piacevole che decisi di lasciare la porta aperta, se fosse tornato qualcuno in casa avrei sempre potuto chiuderla dandogli una spinta senza neanche uscire dall’acqua, così rimasi disteso nel tentativo di far uscire al più presto tutta la tensione accumulata nella giornata mentre ascoltavo i placidi suoni che filtravano dall’esterno, chiusi gli occhi e mi lasciai cullare dall’ondeggiare dell’acqua e dal suo leggero profumo di vaniglia. Completamente rilasciato e con i muscoli che si distendevano nuovamente ero sul punto di assopirmi, la carezza del vento sul viso mi strappò un sorriso ma la sensazione di qualcosa sul pene era nuova.
Pian piano dischiusi le palpebre, al tramonto era succeduto l’imbrunire e la luce cominciava a scarseggiare, ancora con gli occhi mezzo chiusi mi accorsi di una figura scura seduta sul bordo della vasca da bagno, allarmato feci uno scatto per tirarmi su ma essendo immerso risultò un’impresa oltre le mie forze
‘&egrave tutto ok…’
nonostante il mio scatto quella voce era così calma e ferma che sembrava irreale. Dopo un attimo di smarrimento la riconobbi
‘… Anna!’ (la fidanzata del mio coinquilino)
Il suo viso non lasciava intuire i suoi pensieri, era calma, come sempre del resto, i suoi occhi verde chiaro erano ipnotici e rassicuranti, proprio come il sorriso appena velato sulle sue labbra.
‘Shh… continua a rilassarti…’
Senza la minima opposizione poggiai di nuovo la testa sull’asciugamano che stavo usando come cuscino, sentivo di nuovo le palpebre pesanti e man mano che si chiudevano il mio sguardo si abbassava, dal suo viso scesi al lungo collo e poi sulla spalla nuda se non fosse per la sottile spallina del suo vestito e poi giù lungo il braccio affusolato che si interrompeva sullo strato di bolle. Solo allora capii cos’era quella sensazione inattesa sul pene: era lei, lei che con le sue dita circondava il mio sesso e che fino a quel momento era rimasta ferma e calma. Al solo pensiero l’eccitazione mi percorse il corpo e si manifestò esattamente dove i nostri due corpi s’incontravano. Da rilassato e placido com’era all’inizio il membro iniziò a crescere ed irrigidirsi, lei rimase ferma, con la stretta salda ma gentile aspettando il massimo dell’eccitazione, io ormai con gli occhi chiusi assaporavo ogni più piccola sensazione di come lentamente le sue dita venivano aperte.
Poi iniziò a muovere la mano, lentamente percorse la lunghezza dell’asta, raggiunta la cima tornò indietro per qualche centimetro per finire di scoprire la cappella. Poggiò il polpastrello del pollice esattamente sotto la punta e dolcemente iniziò a fare dei piccoli cerchi e massaggiarmi, era così inteso che sentivo la mia eccitazione salire ancora. Continuando a tenermi il pene sommerso, quasi a toccare il ventre, iniziò a muovere la mano avanti e indietro per tutta la lunghezza dell’asta ma tornava sempre a massaggiare sapientemente la punta.
Aprii di nuovo gli occhi, ormai la schiuma era quasi del tutto diradata intorno al suo braccio e potevo osservare con quanta cura e dedizione muoveva le sue dita affusolate su di me.
Con lo sguardo risalii il suo braccio e mi fermai a guardare il ritmo cadenzato del suo petto. Ogni volta che inspirava premeva il seno contro la leggera stoffa del suo vestito permettendomi di intravedere i suoi capezzoli turgidi al di sotto, perfino con la poca luce nella stanza.
Avrei voluto il calore di quel petto contro il mio, la sensazione piacevole di essere circondato dalle sue braccia, piegai le gambe e mi lasciai scivolare nella vasca per immergere tutto il torso in acqua.
Espirai e scesi sul fondo, l’acqua calda quasi pungeva la pelle che fino a quel momento era rimasta fuori. Inspirai e tornai a pelo d’acqua, nel fare questo ruotai anche il bacino per farlo affiorare. Lei, che seguiva fluidamente tutti i movimenti del mio corpo con la sua mano che continuava a tenermi saldamente, al movimento del mio bacino alzò il pene e lo fece svettare completamente fuori dall’acqua.
Riprese il massaggio sensuale, sue e giù, percorrendo tutta la lunghezza, dalla base appena sommersa fino alla vetta più alta. Arrivata in cima giocava col precum che fluiva felice spalmandolo e trovandogli nuove strade per scendere a valle. E poi ricominciava il suo cammino su e giù.
La guardavo fissa negli occhi, ero completamente stregato da tutto quello. Lei ricambiava lo sguardo con un’espressione serena, calma, ma potevo vedere anche la sua determinazione. Accennò un sorriso e mi sussurrò
‘… sai… anche io mi bagno molto…’
Non so perché ma arrossii e mi ritrassi spingendo di nuovo i fianchi sul fondo della vasca. In quel momento lei aveva la mano attorno alla base del membro, proprio a pelo d’acqua, mi lasciò scivolare liberamente nella sua soffice presa, era come ritrarsi da una penetrazione con la sola differenza che il pene ora era in un luogo più caldo. Lei percorse gli ultimi centimetri fino alla punta e poi delicatamente immerse anche la parte più sensibile della mia pelle. Riprese il suo dolce massaggio.
I suoi occhi sempre fissi nei miei era come se cercassero di raggiungere il luogo più profondo dentro me. La sua mano inarrestabile continuava a condurmi dolcemente ed inesorabilmente verso un piacere superiore. Mi spingeva sempre più vicino ai cancelli del piacere senza mai attraversarli, mi lasciava all’entrata facendomi pregustare quanto sarebbe stato liberatorio e appagante fare quell’ultimo passo. Ma era brava, dannatamente brava a portarmi per mano lungo la linea che separa la ricerca del piacere con il piacere stesso. I suoi occhi mi leggevano l’anima ed usavano quella conoscenza per portarmi ancora più vicino al traguardo. Ogni fibra del mio corpo desiderava ardentemente il piacere, il godimento che gli era stato mostrato così da vicino, lei se ne accorse e con un ultimo tocco del suo polpastrello sulla punta del mio sesso innescò la scarica di piacere che percorse l’intero corpo mentre dal mio cazzo si spargeva la crema bianco latte del mio sperma. La sua mano continuava a massaggiarmi per fare fluire tutto il mio piacere.
Svuotato da tutte le energie ma estremamente appagato rimasi fermo, sempre fissando i suoi occhi. Lei lentamente ritrasse la mano, prese un asciugamano e l’asciugò scrupolosamente.
‘La cena sarà pronta tra qualche minuto, tu continua pure a rilassarti’
mi sorrise ed uscì dal bagno.
Chiusi gli occhi per lo sfinimento del corpo ma anche per assaporare gli ultimi sprazzi di piacere che continuavano a risiedere in me.

Quando uscii dal bagno la mia mente era completamente annebbiata, andai in cucina chiedendomi se tutto quello era successo d’avvero o se la mia immaginazione mi avesse portato dove mai prima. Vidi Anna e completamente ignaro di dove volessi arrivare, ma perfino da dove iniziare le dissi
‘Dobbiamo parlare…’
In quel momento però si sentirono dei rumori dall’uscio di casa e lei passandomi affianco come se non mi notasse andò in contro al suo ragazzo. Mi svegliai alle prime luci del giorno, continuavo a pensare a cosa era successo il giorno precedente, alla sua bellezza ed al suo tocco sensuale… al solo pensiero il pene negli slip richiedeva più spazio ma lo ignorai cercando di concentrarmi sui miei pensieri. Era successo davvero? Oppure &egrave stato solo frutto della mia immaginazione? Per il resto della serata lei si era comportata normalmente, nulla che facesse pensare che il mio era stato qualcosa di più di un sogno. Forse andava bene anche in quel modo senza creare troppo scompiglio in casa.
Fortunatamente avevo il giorno libero così potei fare tutte le mie cose con calma, avevo persino il tempo di rassettare il terrazzo prima di pranzo. Col sole alto e caldo l’unico modo di resistere era stare senza maglietta, così rimasi in shorts. Mentre lavoravo avevo la sensazione che qualcuno mi stesse osservando, guardandomi alle spalle vidi Anna col il suo vestito pesca chiaro nella mezza luce della portafinestra del terrazzo.
Fu un attimo e mi feci un taglio sul dorso della mano destra, strinsi la mano al petto per il dolore. Anna era già al mio fianco
‘Quel taglio va disinfettato, vieni dentro che ci penso io’
La seguii in bagno, dove avevamo la cassetta del pronto soccorso, mi sedetti sul bordo della vasca. La guardavo come meticolosamente ma rapidamente preparava tutto l’occorrente per medicarmi. Le sue mani piccole ed affusolate erano lo specchio del suo corpo minuto e ben proporzionato mentre le unghie lunghe e ben curate riassumevano bene la sua personalità molto femminile con un pizzico di selvaggio.
Assorto in questi pensieri non mi ero neanche accorto che lei aveva già finito e che mi stava tenendo la mano. Anche lei sembrava assorta nei sui pensieri, quegli stessi pensieri che le velavano la vista dal mondo esterno e nel frattempo mi massaggiava con il polpastrello del pollice la punta delle dita. I suoi occhi ripresero profondità e luce e mi disse
‘Ieri ero seduta proprio dove sei tu adesso… uno di questi giorni dovremmo farlo di nuovo… ma con i ruoli invertiti’
mi sorrise sorniona e si sedette sul mio ginocchio nudo. Con quella frase venni catapultato al giorno precedente, a come tutto mi fosse sembrato irreale ma estremamente appagante.
Lei mi era così vicina che vedevo solo i suoi occhi verdi ma sapevo senza ombra di dubbio che stava sorridendo, ma quel sorriso stava durando molto, come se avesse ancora altro da rivelare. Lasciando andare via del tutto i ricordi del giorno passato cercai di decifrare la sua espressione, ma il suo profumo mi distraeva, i suoi occhi mi distoglievano la mente da ogni ipotesi ed il suo respiro caldo sulla mia pelle mi faceva desiderare di stringerla a me, del resto il calore che sentivo sulla mia gamba era così intenso che ne desideravo ancora e ancora. Però lei era decisamente calda, forse troppo, e poi.. poi c’era qualcosa di strano… qualcosa come… Sbarrai gli occhi, lei poggiandomi le mani sulle spalle si tirò più vicino a me
‘Te lo avevo detto che mi bagno molto anche io’
detto questo si alzò ed uscì dalla porta. Rimasi senza parole ed immobile per qualche istante, anche se avevo capito bene non mi sembrava comunque reale. Guardai in basso davanti a me, come per riprendere lucidità poi i miei occhi andarono inesorabilmente sulla mia gamba. Era bagnata, c’era una striscia umida che dal ginocchio saliva per qualche centimetro, la toccai, nell’alzare le dita un filo trasparente e lucido diventava sempre più sottile fino a quando si spezzò, saggiai la consistenza di quel liquido tra i miei polpastrelli. Era inconfondibile, perfino l’odore, tutto reale.
Col sangue caldo che pompava forte sotto la carne corsi fuori dal bagno cercando di raggiungere Anna, girai a sinistra pensando che si fosse diretta nel salone, ma una voce alle mie spalle mi fermò
‘Ed ora sai anche che non mi piace indossare la biancheria intima’
Mi girai di scatto ma rimasi fermo sul posto. Lei era lì, ferma ad un passo a destra dalla porta del bagno, poggiata con la schiena al muro, lo sguardo serenamente in avanti e il piede sinistro contro il muro, abbastanza in alto da costringere il vestito leggero a cadere in basso dal fianco lasciando la coscia quasi del tutto scoperta. Solo quando girò il viso verso di me iniziai a camminare nella sua direzione. Nonostante sentissi il sangue corrermi nelle vene avanzai piano, senza distogliere gli occhi dai suoi. Continuavo a massaggiare i polpastrelli umidi come per continuare ad assicurarmi che non fosse tutto frutto della mia mente. Le arrivai di fronte, mi avvicinai, mi avvicinai ancora fino a quando non sentii il suo ginocchio sfiorarmi la gamba, il sangue che mi correva nelle dita quasi le bruciava dal di dentro. Poggiai la mano sinistra sul muro a fianco del suo collo e l’altra vicino la vita. Era bloccata. Anche senza toccarla non poteva più scappare liberamente via da me. Continuavamo a guardarci dritti negli occhi, il suo sguardo non aveva mai perso di intensità e non ha avuto il minimo sussulto, neanche quando una volta sicuro di averle impedito ogni movimento espirai con forza. Sbatté le palpebre ed il suo sguardo diventò più dolce, si portò le mani al petto e stringendo i seni tra i polsi disse con voce melliflua
‘Riesci a vedere attraverso la stoffa?!’
Rimasi ancora un attimo fermo, non volevo darle la sensazione che dirigesse completamente il gioco e volevo vedere quanto avesse i nervi saldi, poi, lentamente, abbassai lo sguardo. Il suo vestito pesca chiaro lasciava scoperto la maggior parte del petto, sotto la pressione dei polsi i suoi seni piccoli e sodi si gonfiarono accentuando la scollatura, si accarezzava con le unghie lunghe proprio il limite tra i seni ed il petto. Scendendo ancora con lo sguardo, sotto la stoffa si cominciavano ad intravedere i piccoli rigonfiamenti dei capezzoli ed un’area tonda più scura tutto intorno a loro.
Cercando di controllarmi tornai a fissarla negli occhi. Era visibilmente entusiasta del risultato. Non riuscivo più a stare fermo, le poggiai la mano alla vita ed iniziai a muoverla verso il basso. Sotto la stoffa sentivo il suo corpo magro e caldo. Il palmo arrivò al limite del vestito e lo varcò senza esitazione andando ad approdare sulla pelle liscia a morbida della sua coscia, le dita lo seguirono desiderose di saggiare anche loro quella terra da scoprire. Con una lieve pressione dei polpastrelli lasciai solchi appena accennati sulla sua coscia tonica che subito andavano a richiudersi. Arrivato al ginocchio lo circumnavigai e dolcemente ma con decisione lo spinsi verso l’esterno. Con il dorso della mano continuai a tenere la gamba aperta ma cominciai a risalire lungo l’interno coscia. A metà del percorso la carne si fece più morbida e calda, i suoi occhi cominciavano a dare i primi segni che qualcosa stava per cambiare. Più lentamente mi avvicinavo alla mia meta, più lei sembrava impaziente del mio approdo, poi toccai il suo sesso e lei rilasciò tutta la tensione accumulata con un brivido che le percorse il corpo e quando arrivò agli occhi li accese di ardore.
Quindi non era così posata e controllata come cercava di mostrarsi…
Poggiai il palmo sulla parte bassa del suo ventre, un sottile strato di peli mi divideva dalla sua nuda carne, le mie dita invece avevano trovato il loro posto tra le pieghe della sua pelle tra le gambe e il corpo, erano al caldo, il caldo più intenso che avessi trovato fino a quel momento sul suo corpo e poi c’era quella sensazione di umido molto scivoloso che poco prima avevo trovato sulla mia gamba. Fremette, ruotando la testa verso l’alto, era come se volesse raggiungere con le sue labbra le mie ma non staccò mai la testa dal muro e facendo uscire tutta l’aria dai suoi polmoni tornò alla posizione precedente. Premetti sul suo monte di Venere e lasciai scivolare la mano verso il basso facendo un lungo e lento massaggio, socchiuse gli occhi e prendeva aria a piccoli scatti tra un brivido e l’altro, le mie dita le circondavano le grandi labbra per darle una sensazione di massaggio più profondo, il dito medio si insinuò tra le labbra e facendo tornare la mano verso l’alto la accarezzai più a fondo. Le sue guance cominciarono a colorarsi di rosso ed il suo respiro divenne sostenuto e frequente. Arrivato alla soglia del clitoride contrassi improvvisamente il dito e le mozzai il respiro, lasciò cadere le braccia lungo i fianchi portandosi in basso anche la scollatura del vestito, i suoi seni rotondi erano ora nudi davanti a me con i capezzoli marrone scuro che già duri puntavano nella mia direzione. Lentamente feci scivolare di nuovo la mano verso il basso allargando le grandi labbra e facendo andare sempre più in profondità il medio. Era bagnata e la mia mano scivolava facilmente sui suoi umori caldi, la sentivo tremare sotto le carezze delle mie dita, senza alcuna fretta mi dirigevo al centro del suo piacere e mi ritiravo poco prima di raggiungerlo, gli giravo in torno e lasciavo colare il suo nettare salato lungo le sue cosce. Si mordeva le labbra dal desiderio ed i suoi occhi mi supplicavano, avvicinai il mio viso al suo lei si protese per ricever il mio bacio ma un attimo prima di sfiorare le sue labbra in un gesto unico le feci scivolare dentro il dito, spalancò la bocca dallo stupore e trattenne a stento il grido di piacere.
Il suo sesso pulsava caldo tutto intorno al mio dito, iniziai a massaggiarla da dentro, lentamente e seguendo il ritmo del suo respiro. Lei cominciò a gemere sommessamente e a reggersi in qualche modo al muro per non farsi vincere dai suoi tremolii di piacere. Spinsi il mio dito sempre più a fondo liberando tutti i suoi umori che andavano a fermarsi sul palmo della mia mano prima di scivolare liberamente verso il pavimento. Il suo respiro si faceva sempre più veloce e i miei movimenti lo seguivano e lo spingevano a crescere ancora, i suoi gemiti si fusero con i respiri gutturali sempre più forti ed acuti, aumentarono di frequenza fino a sembrare un unico lunghissimo lamento di piacere fatto tremolare solo dalle spinte della mia mano.
Tremò tutta.
Poi un forte, lungo e liberatorio urlo di piacere.
Nel ritrovato silenzio della casa lei stremata ansimava per riprendere fiato, liberai la mano dalla stretta delle sue cosce e bagnata com’era la poggiai sul suo petto. Il suo cuore batteva all’impazzata e il suo torace saliva e scendeva nei lunghi respiri. Sparsi accuratamente i suoi umori sul suo capezzolo turgido e tutt’intorno, avevo fame e voglia del suo succo, mi abbassai e delicatamente con la lingua iniziai a leccarle via quel delizioso nettare salato. Iniziai dalla pelle scura dell’areola, girai lentamente intorno al capezzolo senza mai sfiorarlo, ritiravo la lingua solo per assaporare il suo gusto più nascosto, lei mordendosi il labbro inferiore riprese i mugolii di piacere. Dischiusi le labbra e richiudendole intorno al capezzolo iniziai a succhiare. Succhiai più forte e le strappai un grido di piacere ed un altro, ed un altro… Con voce flebile mi disse
‘… così mi togli tutte le forze…’
e per tutta risposta succhiai ancora più forte e le tirai il capezzolo. Ansimando e mugolando lei si lasciò cadere ginocchioni a terra, le occorsero qualche istante per riprendere fiato. Poggiandosi alle mie gambe tirò su la testa per guardarmi
‘Scommetto che tu sei bagnato quanto me’
ed con un unico gesto mi tolse pantaloncini e slip. Effettivamente ero molto eccitato e bagnato con il pene quasi al massimo dell’erezione, dal basso lei mi guardava innocentemente con quegli occhioni da verginella alla sua prima esperienza ed invece con fare da esperta si avvicinò al mio sesso con il viso e senza usare le mani posò le labbra appena aperte sulla base dell’asta e con piccoli baci, strusciate e giochi con la lingua arrivò fino in cima avendo già tolto tutto il precum. Massaggiò la punta del membro con le sue labbra delicate, mi inumidì di nuovo con la sua saliva ed infine lo prese in bocca. Una vera goduria. Decisamente non era una verginella, sapeva dosare tra penetrazione e lingua in modo divino e provocante. Quando la mia asta era ben bagnata dalla sua saliva cominciò ad andare ritmicamente su e giù, sempre più veloce e accompagnata da suoni di godimento che si andavano a mischiare ai miei.
Tanto ero trasportato che le venni in bocca senza preavviso ma non le dispiacé affatto dato che aspettò fino all’ultimo fiotto di sperma prima di aprire la bocca e lasciare libero il pene soddisfatto e che cominciava a rilassarsi di nuovo. Da quel giorno non rividi più Anna. Un paio di settimane dopo, grazie ad un nuovo lavoro dall’altra parte della città, mi trasferii in un appartamento tutto mio.

In un giorno piovoso di fine primavera sentii bussare al portoncino, andai ad aprire e con tutto il mio stupore ci trovai Anna. Con le mani sulle ginocchia ansimava per la probabile corsa su per le scale fino al mio piano. I suoi capelli di un tono più scuri a causa della pioggia le stavano attaccati al viso, alzò il viso quando ebbe più fiato e si tirò su dritta. Involontariamente i miei occhi percorsero il suo corpo, la camicetta completamente bagnata le aderiva perfettamente al corpo magro ed asciutto
‘Sempre senza intimo eh?!’
cercai di prenderla in giro e spezzare quel silenzio. Lei mi guardò intensamente e fece un salto verso di me. Sorpreso agii istintivamente e la afferrai a mezz’aria, stinse le gambe intorno alla mia vita e mi tenne la testa stretta al suo petto
‘Mi ci sono voluti mesi per trovarti… pensavo che non ti avrei più rivisto…’
Nonostante fosse tutta bagnata il suo petto era caldo e piacevole, il profumo che veniva dalla sua pelle era dolce ed inebriante. Allentò un poco la presa ed incurvò la schiena avvicinando il suo viso al mio, i suoi occhi verdi fissi nei miei comunicavano tutta la sua passione.
Dischiuse le labbra e mi baciò.
Anche se tutto mi sembrava assurdo mi lasciai trasportare dal suo ardore, questa era lei ed il suo potere su di me, mi sapeva portare in luoghi e sensazioni che pensavo non esistessero neanche. Non so quanto tempo passò prima che un barlume di coscienza tornasse a scorrermi in corpo ma mi accorsi che eravamo ancora sulla soglia di casa con la porta aperta. Feci un passo in dietro e chiusi l’uscio, poi avanzai e le feci poggiare la schiena alla porta. Affidandosi solo alle sue gambe e al mio abbraccio staccò le sue mani, si sbottonò la camicetta e la fece cadere a terra, poi mi strinse di nuovo forte a sé come aveva fatto prima. I suoi seni tondi e sodi mi trasmettevano tutto il loro calore ed io presi a baciarli. Allentò la presa delle gambe ed iniziò a scivolare in basso permettendomi di vagare con le mie labbra sul suo petto fino ad arrivare al collo, scese ancora e le nostre labbra si unirono di nuovo. Toccò terra e non dovendo più sorreggerla presi ad accarezzarle la schiena nuda, lei invece infilò le mani sotto la mia maglietta e mentre mi accarezzata addominali e petto me la alzò sempre di più fino a sfilarmela. Quell’interruzione al nostro bacio ci fece sprofondare di nuovo uno negli occhi dell’altra, poi lei, sempre cercando di non perdere il mio sguardo comincio ad abbassarsi strisciando tra la porta e il mio corpo, premendo il suo petto contro di me. Una vola in ginocchio mi slacciò i pantaloni con decisione ma senza fretta, li abbassò, poi prese ad abbassare anche gli slip lasciando che il membro saltasse fuori già duro com’era, ma non lo degnò di molte attenzioni e mi aiutò a rimanere completamente nudo di fronte a lei.
Tenendosi ai miei fianchi si tirò su lentamente, sempre scivolando sul mio corpo, facendo la massima attenzione nel far passare il pene tra i sui seni. Arrivata in cima ci baciammo di nuovo. Senza staccare le labbra presi anche io a scivolare in basso sul suo corpo. Quando le nostre labbra si divisero lei mi afferrò la nuca e premette forte il mio viso sul suo petto, continuando a scendere lei aumentò sempre più la pressione. Il suo grembo era così caldo ed invitante che avendo trovato una posizione salda sulle mia ginocchia ci rimasi per qualche istante per farmi scaldare. Le sbottonai i pantaloni e con la stessa premura che aveva avuto per me glieli tolsi. Solo quando fu nuda prese di nuovo la mia testa e la premette contro la peluria castana ben curata del suo sesso. Era ancora più calda e sentivo indistintamente l’odore della sua voglia crescente il che fece avere al mio membro un sobbalzo di felicità.
Le baciai la pancia, tutt’intorno all’ombelico e salii ancora, passai sul suo sterno ed assaporai con le labbra la morbidezza del suo seno, salii ancora sul lungo collo sinuoso, le baciai la gola forzandola a guardare il soffitto ed infine le mi labbra trovarono di nuovo le sue e ci baciammo appassionatamente.
Il mio pene turgido ed eretto era poggiato sulla sua pancia ed i movimenti dei nostri corpi continuavano a stimolarlo ed a fargli uscire tutto il precum che andava a stendersi sulle nostre pance. Le mie mani percorsero tutto il suo corpo fino ad arrivare al sedere sodo, lo ricoprirono completamente e con le punte delle dita che arrivavano alla fessura tra le natiche lo strinsi saggiandone la consistenza. Le divaricai i glutei lentamente ma con forza, lei ansimava sentendo che i suoi orifizi cedevano alle mie mani. La guardai dritta negli occhi e le feci alzare una gamba e con una mano guidai la cappella all’entrata bagnata della fica, a quel contatto si morse il labbro inferiore e mugolò dal piacere. Scivolai dentro di lei lentamente. Era stretta ma grazie ai nostri copiosi umori riuscivo ad avanzare facilmente, ansimava dal piacere e non riusciva a decidere se era meglio continuare a guardarmi negli occhi o chiudere i suoi e concentrarsi solo sulle sensazioni che venivano dal basso ventre. Arrivato a metà della penetrazione le feci poggiare la gamba alzata sul mio fianco poi, sostenendo il suo peso, la alzai tenendola dal sedere, quando il suo piede non toccò più terra lo fece ricongiungere con l’altro che era dietro di me e strinse le sue gambe intorno la mia vita. Molto ma molto piano la feci scendere per far entrare tutta la mia asta, i suoi mugolii di piacere aumentarono ed ansimava sempre più forte, quando le nostre pelvi si toccarono mi fermai e lei rimase in silenzio cercando di riprendere il respiro. Mi guardava con occhi infuocati dal desiderio, lentamente e con modo cadenzato iniziai a spingere a fondo e ritirare il mio pene, lei mi seguiva cercando di facilitare i miei movimenti. Più i miei colpi diventavano forti e più si teneva stretta a me con le unghie lunghe nella mia schiena. Ansimava sempre più forte ed anch’io cominciai ad ansimare con lei, le nostre bocche aperte quasi si sfioravano ma il bisogno di far uscire quel suono di appagamento era più forte del bisogno di baciarci. I miei affondi diventavano sempre più forti e frequenti, al suono acuto dei nostri corpi che si univano faceva eco il tonfo più cupo del suo corpo contro l’uscio ma tutto questo lo percepivo appena perché sentivo solo lei, il suo calore, la sua voglia, i nostri succhi che si univano e mi colavano sulle gambe.
Sempre più veloce, dentro e fuori, sempre più forte e a fondo, le nostre grida di piacere erano all’unisono ed alimentavano anche loro il piacere che ci scambiavamo.
Sempre più veloce e a fondo e bagnato, le grida di piacer sempre più forti senza curarci di nulla se non del piacere dell’altro.
Sempre più veloce e forte finché un ultimo intenso grido di piacere decretò l’orgasmo di entrambi.

Da quel giorno Anna si trasferì da me e quello diventò il nostro appartamento. Un pomeriggio, rientrando a casa dal lavoro, sentii delle voci che chiacchieravano piacevolmente. In salotto c’era Anna ed una nostra vicina di casa. Anna accorgendosi che ero rincasato mi venne in contro con un sorriso
‘Ben tornato a casa, conosci Carla? Abita al piano di sopra’
‘Sì, certo, ci siamo incontrati qualche volta nell’atrio’
Feci un gesto di saluto alla nostra ospite ed abbracciai Anna, lei si strinse a me e mi diede un bacio. Quando ci separammo sulle labbra mi rimase il sapore dolce delle sue. Guardando al di là delle sue spalle, nella direzione del tavolinetto, cercai di capire cosa potesse aver lasciato quel gusto.
‘Cosa state bevendo?’
‘Del succo d’albicocca’
‘Ne vado a prendere un bicchiere anche io…’
dissi sciogliendo l’abbraccio.
‘Mi dispiace ma &egrave finito, ce ne era a sufficienza solo per due…’
si giustificò Anna.
Passandole un braccio intorno alla vita la strinsi di nuovo a me, più saldamente
‘Vorrà dire che ruberò il tuo!’
le sorrisi maliziosamente
‘Non ci provare! Quello &egrave mio!’
mi rispose quasi ridendo. Si vedeva che era di buon umore, più del solito, sicuramente per la nuova amicizia. Dopo essersi trasferita da me pensavo le ci sarebbe voluto del tempo per ambientarsi nel nuovo quartiere ed invece in pochi giorni era già riuscita a fare amicizia con la nostra vicina.
Tenendola a me cominciai a fare piccoli passi verso la nostra ospite, Anna giocosamente cercava di divincolarsi o di fermarmi senza però riuscirci. Carla visibilmente divertita dal nostro siparietto rimase al suo posto. Arrivato davanti al tavolinetto la lasciai andare, presi il suo bicchiere e portandomelo alle labbra ne presi un sorso. Anna che per tutto il tempo mi guardò con un broncio da bambina capricciosa, quando mi sedetti sulla mia poltrona preferita, lo distese in un bellissimo sorriso, mi prese il bicchiere e lo poggiò di nuovo sul tavolinetto poi con un solo gesto si portò i capelli sulla spalla destra e mi si sedette sulle gambe all’amazzone e mi baciò nuovamente.

‘Che bello l’amore appena sbocciato…’
sussurrò tra i respiri Carla. Anna si voltò verso di lei
‘C’&egrave qualcosa che non va tra te e Giorgio?’
Carla visibilmente sorpresa che fossimo riusciti ad udirla abbassò lo sguardo imbarazzata, chissà se più per la situazione o per la domanda di Anna. Le ci volle più di qualche istante per rialzare gli occhi ma quando incontrò i nostri sguardi vide due persone aperte ad ascoltarla senza nessuna pressione e senza il minimo accenno a giudicarla.
‘E’ che…’
ora guardando solo Anna, dato che io ero praticamente un estraneo per lei mentre con la mia ragazza sembrava avesse instaurato da subito una connessione
” &egrave che’ sai’ con gli anni la passione’ &egrave come se andasse via’ passando così tanti anni assieme…’
‘Scherzi vero?!’
esclamò Anna spingendosi con una mano su come per avvicinarsi di più alla nostra ospite
‘Sei nel fiore degli anni ed hai un’energia pazzesca!’
Si sentiva dalla voce quanto fosse convinta di quello che dicesse e sono sicuro che anche i suoi occhi, fissi in quelli di Carla, comunicassero altrettanta passione. Un po’ imbarazzata arrossì ed abbassò di nuovo lo sguardo ma senza la sensazione di colpevolezza che si intuiva precedentemente, come se stesse considerando profondamente le parole di Anna in relazione con il suo vissuto.
Anna tornò a poggiarsi di nuovo sul mio petto, stando seduta di lato, in modo tale da avere quasi di fronte a sé Carla. Quel momento di relativa tranquillità mi diede l’occasione per guardare meglio la nostra ospite che in effetti aveva un aspetto piacente. Poteva avere poco più di cinquant’anni, capelli lunghi neri e ricci, gli occhi scuri e dolci si sposavano alla perfezione con il corpo florido, qualcuno direbbe troppo, ma a volte le persone sono belle anche con i chili in più.
Si ruppe di nuovo il silenzio e cominciammo a conversare amabilmente di cose senza peso distendendo di nuovo gli animi. Anna, rilassata sopra di me, aveva la testa poggiata sulla mia spalla ed io riuscivo a sentire il suo respiro calmo che mi solleticava il collo. Di tanto in tanto avvicinava le labbra alla mia pelle e ci lasciava dolcemente un bacio, allora io la stringevo più forte a me e lei di risposta mi accarezzava il petto.
Mentre vagava con le dita rimase impigliata al primo bottone della camicia ed invece di sfilare le dita da sotto la stoffa con nonchalance aprì il bottone, con il bacio successivo riuscì a spingersi più in basso sul collo. Carla ci guardava con gli occhi sognanti di chi vede solo il bello della vita o forse attraverso noi rivedeva il proprio passato fatto sta che dalla posizione composta che aveva quando entrai si rilasciò in una più comoda.
La conversazione continuava amabilmente senza che nessuno fosse il vero fulcro ma tutti e tre eravamo ben partecipi fino a quando un sospiro si insinuò più profondamente nel colletto della camicia e sentii le labbra di Anna quasi sulla clavicola. Era riuscita a non farsi notare nell’aprire un altro bottone, per la sorpresa abbassai gli occhi come per capire cosa stesse succedendo e quando incontrai il suo sguardo languido fu inevitabile baciarla. Ogni volta succedeva la stessa cosa, avendola così vicino pian piano diventava tutto il mio mondo e ciò che era al di là della nostra pelle perdeva di significato e poi smetteva di esistere. Quando le nostre labbra si separarono i miei occhi si riaprirono sul mondo esterno e davanti a noi c’era Carla con un sorriso raggiante sulle labbra e gli occhi accesi dalla felicità. Strinsi Anna a me, come al solito sentii il suo morbido seno che senza il reggiseno si frapponeva e modellava tra i nostri petti. La mia mano si mosse da sola accarezzandole lungo il profilo fino ad arrivare al fianco. Le mie dita affondando dolcemente nella sua carne, anche attraverso il vestito, mi confermarono il sospetto che era anche senza slip. Al solo pensiero che con un movimento di troppo Carla avrebbe potuto vederla mezza nuda il cazzo ebbe un sussulto andando a premere contro la coscia di Anna che lasciò andare un sospiro profondo.
Ricominciammo a chiacchierare, sempre amabilmente gustandoci la reciproca compagnia e l’inizio di una nuova amicizia. Anna era quella che parlava meno, era più dedita nel baciarmi il collo, aperto un altro bottone insinuò le dita sotto la camicia e mi accarezzava la pelle nuda. Col suo tocco leggero, la morbidezza dei polpastrelli era contrapposta alla presenza accennata delle unghie lunghe, insieme al suo profumo fruttato mi stava portando di nuovo nel nostro mondo. Aprì un altro bottone. Ormai non riuscivo più a seguire il discorso con Carla che a sua volta era distratta dalle azioni di Anna, ma senza la minima apparenza di esserne disturbata.
Cadde il silenzio. Poco dopo Anna era in ginocchio di fronte a me. Mi carezzava e baciava il petto con passione. Gli ultimi bottoni della camicia andarono via e con la lingua Anna mi percorreva dall’ombelico ai capezzoli cercando il più possibile di strusciarsi col suo corpo sul mio. Carla, abbandonata con la schiena sul divano la guardava, aprendo e chiudendo ritmicamente le gambe. Quando i nostri occhi si incontrarono lei rimase per un istante paralizzata, le sorrisi con affetto e lei ricambiò poi i suoi occhi tornarono su Anna proprio mentre mi slacciava i pantaloni. Quando il membro saltò su una volta liberato Carla spalancò gli occhi e tenne le gambe ugualmente aperte. Anna cominciò a leccare l’asta dalla base, con delicatezza e facendo attenzione nel raccogliere ogni goccia del precum che scivolava in basso, Carla rapita dalla situazione fece arrivare una mano tra le sue gambe ed iniziò ad accarezzarsi profondamente seguendo il ritmo della lingua della mia ragazza che aveva preso a salire e scendere per tutta la lunghezza del pene. Carla si mordeva e succhiava il labbro inferiore mentre Anna col suo mi massaggiava proprio sotto la punta del membro. La stanza sarebbe stata in completo silenzio se non fosse stato per i mugolii ed i respiri profondi di Carla. Quando la lingua di Anna cominciò a girare tutto intorno al glande chiusi gli occhi ed assaporai ogni più piccola sfumatura di quel tocco delicato e voglioso nell’atmosfera sensuale che si era creata in quel semplice pomeriggio. Le labbra di Anna si chiusero sulla punta e succhiandola a fondo fece scivolare più della metà del mio sesso nella sua bocca, Carla lasciò andare un sospiro profondo e gutturale, riaprendo gli occhi la vidi con la testa reclinata all’indietro e gli occhi al soffitto, la mano destra sempre tra le grandi cosce con l’anulare ed il medio a premere forte e l’altra mano sul seno destro a strizzare il capezzolo. In quella posizione, col braccio sinistro a stringere e sorreggere, i seni apparivano ancora più grandi, il capezzolo sinistro era talmente duro da potersi far notare da sotto la maglia e il reggiseno. Dopo un attimo, sembrato eterno, di pausa Carla tornò a guardare la bocca di Anna che quasi come se avesse sentito la presenza degli occhi della spettatrice riprese a muoversi. Salendo e scendendo con la bocca, Anna bagnava sempre di più la mia asta permettendole di aumentare il ritmo della stimolazione, Carla muoveva le dita in sincrono con la testa di Anna, i suoi sospiri profondi e ravvicinati si facevano sempre più forti fino a quando un ultimo fragoroso suono gutturale la scosse tutta facendole stringere saldamente le cosce intorno alla mano. Con gli occhi chiusi cercava di controllare gli ultimi spasmi che le percorrevano la schiena, i sospiri profondi le facevano salire e scendere il petto formoso ad un ritmo man mano decrescente, Anna guardandomi dal basso coi suoi occhi vogliosi tenne le labbra chiuse sul mio glande mentre con una mano mi stimolava l’asta del sesso. Ai suoni di piacere di Carla subentrarono i miei, la lingua di Anna instancabile continuava a massaggiare la punta del pene assaporando e desiderando sempre più quel gusto salino. Mi ci volle poco per capitolare, abbandonandomi completamente emisi un gemito profondo mentre lasciavo andare tutto il mio seme nella bocca di Anna.
A quel suono &egrave come se Carla si ridestasse da un sogno, in fretta si mise in piedi e come non accorgendosi di noi ci passò affianco per raggiungere la porta ma Anna prontamente le afferrò un polso per trattenerla. Carla voltandosi si trovò occhi negli occhi con la mia ragazza che afferrandole il viso la tirò dolcemente a sé, le loro labbra si unirono ed appena le loro lingue entrarono in contatto il loro bacio esplose nella più febbrile passione. Quando si separarono Carla fu rapida a raccogliere con la lingua una goccia lattiginosa sul suo labbro.

‘Hai tanta passione dentro, basta poco per farla bruciare ancora’
le sussurrò Anna mentre la nostra ospite usciva dalla porta.

Quella notte sentimmo distintamente la passione riaccesa dei nostri vicini del piano di sopra.

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