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Racconti Erotici Etero

Rumori

By 4 Febbraio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Serena l’avevano soprannominata ‘ghiro’ in famiglia, per quella sua capacità di addormentarsi in qualsiasi posto e in qualsiasi condizione e di dormire ogni notte ininterrottamente per nove, dieci ore filate. Al mattino, quando la vedeva comparire arruffata e semicosciente sulla porta della cucina, suo padre le tuonava nelle orecchie da sopra la tazza del caffè ‘Te, non ti sveglierebbero nemmeno le cannonate!’ e la giornata aveva inizio. Nulla era mai intervenuto a turbare il suo sonno: non le interrogazioni del giorno dopo al liceo, non le battute da imparare a memoria per lo spettacolo teatrale, nemmeno i primi turbamenti amorosi vissuti così intensamente di giorno e presto dimenticati al calar del sole.
Successe una notte d’estate. Serena, la sorella maggiore Elettra e i genitori erano in vacanza. Quell’anno avevano scelto un villaggio turistico sull’Argentario e alloggiavano in un bungalow a due piani. Serena ed Elettra dormivano in due stanzette al piano superiore, mentre i genitori si erano sistemati al piano inferiore. Entro un paio di giorni dal loro arrivo, le due sorelle avevano già stretto amicizia con una compagnia di ragazzi e capitava spesso che Elettra si appartasse con uno di loro, Paolo, che fin da subito aveva fatto capire di essere attratto dalla ragazza. Quella sera, dopo il solito spettacolo organizzato dagli animatori del villaggio e qualche ballo, Serena aveva raggiunto i genitori al bungalow e si era addormentata senza aspettare che la sorella rientrasse.
Fu una sensazione nuova per lei aprire gli occhi nella stanza buia e muoverli alla ricerca di un varco, di un appiglio luminoso che le permettesse di riconoscere forme e punti di riferimento e di capire cosa l’aveva svegliata. Pensò all’afa: il sudore che le imperlava la fronte era il testimone più convincente di una notte calda e umida’ ma no, non era nemmeno quello. Un rumore zittì i suoi pensieri e chiarì il mistero. Qualcuno aveva chiuso la porta della stanza di Elettra e il battito sordo di piedi pesanti sul pavimento aveva svegliato Serena che, improvvisamente lucida e presente a se stessa, stupita da quell’inusuale mossa della sorella, si mise in ascolto. Per alcuni minuti sembrò che il buio della notte non avesse suoni. Poi, strisciando sotto quella porta chiusa e percorrendo veloci i pochi metri fino al letto di Serena, dei gemiti soffocati lambirono le orecchie della giovane. Erano dei sospiri strozzati, cadenzati, che sembravano obbedire al ritmo di qualcosa’ Non si avvertivano sfumature dolorose nel pulsare di quel respiro urlato che cercava di essere silenzioso senza riuscirvi. Elettra e Paolo stavano facendo l’amore. E ascoltando, Serena vide la scena: vide sua sorella supina sul letto disfatto mentre, con il capo reclinato all’indietro e gli occhi chiusi, stringeva Paolo fra le cosce aperte. Vide le braccia di lui, i muscoli tesi a sorreggerne il busto e il capo chino, i suoi occhi fermi sulle labbra socchiuse di lei; scese lungo quella schiena nervosa e seguì il contrarsi e rilassarsi dei suoi glutei, indecorose spie del perdersi e ritrovarsi fra il sesso rigido di lui e quello aperto e viscido di sua sorella. Le sembrava di percepire il rumore liquido che accompagnava gli affondi e le ritirate e l’odore forte e acre del sesso.
Vi fu una pausa, un bisbiglio, un diverso scricchiolio del letto. I due amanti avevano cambiato posizione. Serena pensò ad Elettra carponi, le natiche alte ed esposte, la fessura scura e lucida di umori e le mani di Paolo su quei fianchi morbidi a dettare ancora ritmi e modi. Elettra era uno spirito libero: preferì immaginarla come un’amazzone, avvinghiata alla sua preda, fiera, sicura, decisa a prendersi ciò che le spettava di diritto. Eccola lì, ninfa impudica, le mani sul petto di lui, le mammelle gonfie, i capezzoli ritti, il ventre piatto, la peluria del sesso confusa con quella del sesso del maschio. Si muoveva ora ondeggiando sinuosa sui fianchi a disegnare l’infinito ancorata a quello zenit di carne, ora si sollevava e si riabbassava lungo un’immaginaria verticale del piacere. Serena era lì con lei, tesa e vinta da una nuova sensazione, il viso e il bassoventre in fiamme. Lentamente il respiro di Elettra si fece veloce e affannoso, la carne sbattè più velocemente sulla carne, una vocale bassa, oscenamente aperta, vestì del suo suono il fiato corto, caldo, spezzato che proveniva dalle viscere della giovane e che aleggiò, appagato e sospeso nell’aria, confuso con un gemito di Paolo.
L’ultima cosa che Serena sentì fu Paolo che se ne andava scavalcando la finestra della stanza di sua sorella.

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