Skip to main content
Racconti Erotici Etero

Scarpette rosse

By 17 Dicembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

il primo particolare che noto sono le scarpe rosse, il secondo le calze nere, il terzo il movimento della gonna attorno alle gambe, il quarto il seno che vuole nascondere, il quinto le dita che sfogliano il libro, il sesto le labbra imbronciate.

chiude il libro, esce in strada, esco anch’io. la guardo allontanarsi assieme ai sei particolri che ho notato e agli altri mille che mi sono sfuggiti. prendo il cellulare, digito un messaggio: solo le scarpe.

quando rientro è seduta sul divano, sfoglia una rivista. mi guarda, sorride, si alza, mi passa di fronte. io fermo, impalato, ricevo solo il passaggio delle sue labbra sulle mie. leggero, da sinistra verso destra. scompare dietro l’angolo. mi siedo dov’era lei prima e il divano mi restituisce in parte la sua forma e il suo calore.

torna e indossa solo le scarpe rosse. ha anche le dita che sfogliavano il libro, il seno che non nasconde più e le labbra imbronciate. si ferma e aspetta. le indico il muro. tre passi, il rumore dei tacchi scuote lo stomato. poggia i palmi sulla parete, si piega leggermente in avanti.

le sono dietro, se provi a muovere le mani da lì vado a farmi una doccia e me ne vado. non mi porto via neanche il tuo profumo, le dico. l’attesa è snervante, forse più per me che per lei.

provo ad usare solo la lingua, provo  farla innervosire. la percorro in lungo e in largo con moti di fretta alternati ad altri di lentezza finchè non mi blocco. il settimo particolare: i tendini d’achille tesi dai tacchi. delle scarpe rosse.

mi appiattisco a terra per morderglieli ed è come se schiacciassero un bottone proprio dietro la nuca, alla base del collo.

quasi fossi sensualmente incazzato perché è riuscita ad ottenere quello che voleva senza muovere un muscolo, mi alzo e tolgo velocemente i vestiti, le prendo un braccio portando la mano sulla mia erezione. stringi, dico. stringe. di più, non avere paura. e stringe di più. 

lecco tre dita, un filo di saliva cade sulla sua gamba destra. guardo colare l’ottavo particolare, mi piace la volgarità della saliva che cola, mi piace la dolcezza di questa volgarità che c’è nell’aria. passo le dita bagnate sulla punta. mi sposto leggermente in avanti, mi fermo. viene a prenderlo lei. tiene le mani ferme sul muro, da brava.

raccolgo i suoi capelli in una coda, tiro indietro, forte, fa male. le mani non si staccano dal muro, da brava. tengo la bocca sul suo orecchio, lo lecco, lo mordo, le parlo. dico volgarità nella volgarità. più esagero più la sento eccitarsi. risponde alle mie volgarità con le sue volgarità.

sono momenti di sospensione della volontà, del giudizio e della civiltà che non si possono spiegare. veniamo insieme e, come mi ha insegnato, mantengo lo stesso ritmo mentre sta godendo. vengo anch’io e vedo giallo verde rosso blu e tutto l’arcobaleno.

quando l’arcobaleno fa spazio alla realtà noto l’ultimo particolare, quello del tre per tre, del numero perfettissimo, noto il nono particolare: le sue mani ferme sul muro, da brava.

Leave a Reply