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Racconti Erotici Etero

Se vai in vacanza non dirmelo!

By 13 Aprile 2008Dicembre 16th, 2019No Comments


Alcune volte ti immergi nella scrittura, ti lasci trasportare dalle parole. Un accordo di sottofondo che ti riempie di emozioni. In quei momenti, quando ci sei solo tu, le parole che appaiono sullo sfondo bianco e le note profonde di un blues antico, ti accorgi quante cose assumo un significato completamente diverso’.ed il racconto sfugge al tuo controllo.

Avevano programmato quel viaggio.
La cosa più folle che la loro mente potesse escogitare. Ed il piano era quanto meno perverso e molto, molto rischioso.
Si sarebbero incontrati in uno specifico albergo nel cuore della maremma toscana.

Stavo pagando il mio drink al bar quando lo vidi entrare. Non l’avevo mai visto. La foto che mi aveva mandato rivelava ben poco di lui. La scena divenne come quella che puoi vedere in un film.

Un fermo immagine di me fissa a contemplare quell’uomo. Tutta la mia attenzione venne completamente e istantaneamente rapita da lui.
Un’immagine nitida in contrasto con lo sfondo sfocato della realtà che lo circondava.

Magnificamente alto, ben messo, capelli scuri ed occhiali da sole. Indossava una T-shirt chiara sopra a jeans scoloriti ed in mano aveva una borsa da viaggio.

– Eccolo!
Il cuore accelerò così bruscamente da farmi trattenere il respiro.

Accanto a lui camminava la sua magnifica moglie.

‘Ehilà! Ti sei incantata?!’ chiese mio marito toccandomi la spalla.

‘No’&egrave che’.mi sembrava di conoscere quella donna. Ma no. Non credo sia lei’ risposi rientrando in me. Il cuore mi batteva così forte che temevo si potesse sentire.
Ero emozionata ed impaurita. Temevo di non avere abbastanza sangue freddo da poter reggere un incontro con lui in presenza di mio marito.

– Questa &egrave stata l’idea più stupida che potesse venirmi in mente. Una settimana così e mi verrà l’infarto! Pensai mentre afferravo le chiavi della stanza che avevo lasciato sul banco bar.

– Non mi ha vista. Meglio così! Non avrei potuto sopportare anche il suo sguardo.

Sotto la doccia non riuscivo a pensare ad altro. Rivissi quella scena secondo dopo secondo. Vedevo il viso di sua moglie, i suoi capelli lunghi che incorniciavano un viso davvero molto carino.

Non ero gelosa. Ogni tanto avevo provato un po’ di invidia perché avrei voluto provare anche solo una volta quello che per lei era una cosa normale.
Le mani di lui sul mio corpo, sentire la sua voce mentre godeva.

Avevamo solo programmato di incontrarci lì, senza pianificare nient’altro. Una sfida lanciata per gioco. Il gioco più perverso che avremmo mai potuto escogitare. Come avremmo reagito alla vista l’uno dell’altro? Come ci saremmo comportati?

Avevamo deciso di non parlare di quel viaggio. Solo la data di inizio e fine.

Quando scesi con mio marito, nella sala adibita alla cena, lo cercai tra le persone sedute ai tavoli. Niente vestiti eleganti o sexy. Era una vacanza di relax e quindi avevo portato solo vestiti sportivi. Il mio vagare tra la gente venne bloccato dai suoi occhi. Era seduto ad un tavolo poco distante e mi fissava. Lo salutai; un sorriso accompagnato da un impercettibile gesto con la testa, quasi a dire : Piacere di conoscerti!

Lui non rispose con un sorriso, ma fissandomi alzò lentamente il calice di vino nella mia direzione. Un saluto che solo noi potevamo capire.

Cercai un tavolo, non troppo vicino, da cui potevo osservarlo. Cercavo di associare quegli occhi, quelle labbra, alle parole che vedevo apparire sul fondo bianco del mio computer quando leggevo una sua mail. Appena mi era possibile andavo a catturare un suo sguardo.

Che idea strana avevamo avuto. Di certo la cosa più simile ad una tortura che si possa ideare quando desideri una persona e non la puoi nemmeno avvicinare. Il tutto poi accresciuto dal timore di essere scoperti dai rispettivi compagni.

Riflettei sulla situazione. Già! Proprio una gran bella idea! Una gran stupida idea!!

Il mio pensiero principale era : Come diavolo faccio a stare con lui da sola per un po’?!

Avrei dovuto creare una situazione. Ci stavo già lavorando su. Sapevo che lui avrebbe lasciato l’albergo molto presto al mattino per farsi qualche giro nei dintorni. Avrebbero poi di certo, come noi, trascorso la giornata fuori e trovato qualche buon ristorantino in cui gustare le prelibatezze della regione. Non avevo molto tempo, ma la sorte venne in mio aiuto.

L’albergo disponeva di una graziosa SPA a disposizione degli ospiti: bagno turco, sauna, docce sensoriali e massaggi a volontà. Il mattino seguente decisi di provare il bagno turco. Quando entrai, indossando solo l’asciugamano bianco legato sopra il seno, vidi che era occupata da una sola persona.

‘Buongiorno’

‘Buongiorno’ mi rispose la donna voltandosi dalla mia parte.

Rimasi immobile qualche secondo dopo aver riconosciuto, in quella sagoma, proprio sua moglie.
Mi accomodai sulla superficie calda e piastrellata del bagno turco e mi calai nei miei pensieri .

– Non posso fare altrimenti. Per arrivare a lui devo avvicinarmi a lei. Conclusi in breve.

Iniziai così una conversazione di quelle che non hanno un filo logico o un fine particolare. Un pour parler sul tempo, il lavoro, lo stress.

Quando mi alzai, vidi la sua pelle chiara cosparsa di luccicanti gocce di sudore.

Quante volte le mani dell’uomo che desiderava avevano percorso quella pelle? Quanto desiderio aveva catturato? Quando piacere dato e ottenuto?

Ammirai i tratti delicati del viso e la salutai stringendole la mano ‘Ah! Io mi chiamo Silvia!’ dissi sorridendo.

‘Anche io! Piacere allora!’ rispose lei ricambiando il sorriso ‘ Magari una sera di queste beviamo qualcosa insieme!!’

‘Volentieri!’ risposi, avendo la sensazione di aver fatto un passo troppo rischioso. Era comunque una piccola vittoria.

Quella stessa sera ci incontrammo di nuovo al bar. Ancora una volta sole. ‘Ti posso offrire un aperitivo, Silvia?’ le chiesi sorridendo.

‘Perché no? Sto aspettando che mio marito scenda per andare a cena’

Non potevo fare a meno di provare per quella donna una profonda stima ed ammirazione. Lei aveva saputo come conquistare, anzi rapire il cuore di quell’uomo così speciale.

‘Anche io. Ma di solito non &egrave il contrario?’ le chiesi allegra.

‘Sì. E’ che riesco sempre a fregargli il bagno!’ mi rispose Silvia ridendo.

Aveva un sorriso spontaneo e molto grazioso.
Mentre il cameriere serviva i nostri drinks arrivò mio marito. ‘Tesoro, ti presento la ragazza di cui ti avevo accennato. Silvia, lui &egrave mio marito.’

Si strinsero la mano con un sorriso ed un ‘Piacere!’ di cortesia.

‘Tuo marito, Silvia, dov’&egrave?’ le chiese mio marito.

‘Dovrebbe essere qui a momenti. Ah!! Eccolo!’ disse girandosi verso l’entrata del bar.

Lo vidi avvicinarsi al tavolo con passo deciso. Il suo sguardo era diretto sul gruppo e mi guardò qualche istante come per chiedere ‘Cosa succede qui?’

Sua moglie colmò immediatamente la sua curiosità ‘Ti presento la mia omonima, Silvia. Questa mattina ci siamo lessate insieme nel bagno turco e questo &egrave suo marito’

Gli strinsi la mano, imponendomi di non prolungare la stretta più del dovuto. Cercai disperatamente di interrompere il contatto con i suoi occhi nel più breve tempo possibile.

Quando la mia mano fu racchiusa nella sua, quando sentii per la prima volta il contatto con la sua pelle, dimenticai ogni proposito. Se non fosse stato lui a distogliere l’attenzione dai miei occhi e dirigersi verso quelli di mio marito per salutarlo, sarei di certo rimasta imbambolata a fissarlo.

Non riuscii nemmeno a spiaccicare un saluto di cortesia. Abbozzai un sorriso e quello fu il massimo che potevo fare.

Quando mi ripresi dallo shock, mi trovai in mezzo ad una piacevole e scherzosa conversazione che terminò con un ”Magari ci si vede dopo!’.

Ci separammo per trascorrere la serata secondo i nostri progetti.

‘Domani possiamo uscire insieme a cena se vi va!’ chiese mio marito alla coppia che si stava alzando.

– Bravo! Pensai ‘ Davvero un’ottima idea!

‘Sì, perché no’ Rispose lui mentre pagava gli aperitivi. Non mi guardò, ma sapevo che stava sorridendo.

Quella notte speravo di poter sentire la sua voce dall’altra parte della stanza. Avevo sperato di avere camere attigue. Non riuscivo a pensare a nient’altro che a lui. Mio marito, a letto, aveva allungato la mano verso il mio ventre ed era sceso tra le gambe per accarezzarmi.

Feci l’amore con lui; ma, come non mi era mai capitato prima, non era lui che volevo. Ero troppo vicina all’uomo che avevo così tanto desiderato. Ne sentivo la presenza. Non avrei mai dovuto spingermi così oltre.

La sera dopo cenammo insieme in un tipico localino della zona. Ottima carne e vino squisito. Mio marito bevve qualche bicchiere di troppo.

– Sbaglio o mi sembra che stia corteggiando Silvia? Mi chiesi dopo aver intercettato uno scambio di sorrisi e sguardi troppo espliciti.

‘Carina Silvia, vero?’ gli domandai quando rientrammo in hotel.

‘Sì, molto carina!’ rispose lui con quel finto poco interesse di chi invece aveva avuto pensieri più concreti di quanto potesse ammettere.

Non sapevo se esserne contenta o gelosa.

Il giorno dopo li trovai seduti al bar a ridere e scherzare tranquillamente, scambiandosi sorrisi d’intesa molto evidenti.

– La cosa sta prendendo una piega non prevista. Decisamente non prevista!

Poi vidi lui.
Lo vidi avvicinarsi alla coppia e dare un bacio sul collo a sua moglie, ridendo poi con mio marito ad una battuta che non potevo sentire da quella distanza.

Guardai entrambe gli uomini. Così simili e così diversi; caratterialmente simili, eroticamente agli opposti.
Mi avvicinai e scoprii che avevano già organizzato la cena.

Si era creata una specie di amicizia da vacanza tra noi.

Durante la cena mi posizionai in modo da non doverlo avere davanti a me. La sera precedente era stata una vera tortura. Continuavo a dirigere il mio sguardo verso di lui, verso quei bellissimi e profondi occhi verdi. Ne scrutavo le variazioni quando rideva. Esaminavo il suo viso e le sue espressioni. L’aspetto che avevo giudicato tenebroso nella foto si era invece rivelato profondo, misterioso. Impossibile non subire il suo carisma. Lui aveva quel modo di guardati fisso negli occhi quasi a volerti trasmettere i suoi pensieri su di te.
Non potevo permettermi di trascorrere un’altra cena così. Sempre con il dubbio di guardarlo troppo insistentemente.

Mi collocai in modo da averlo sul mio lato destro, così da non poter incrociare il suo sguardo diretto. Lo avrei guardato solo quando lui parlava.

Ma a metà serata, forse complice anche il vino rosso, il mio ginocchio andò ad incontrare la sua gamba. Sentii una scossa percorrere tutto il mio corpo. Volevo disperatamente toccarlo.

Cominciai a pensare alle sue mail e sentii l’eccitazione crescere in me. Strusciai di proposito la mia gamba nuda sui suoi jeans, desiderosa di averlo.

Divenni silenziosa per non tradire lo stato d’animo, l’emozione che mi pervase completamente.

Non sentivo una parola della conversazione che avveniva tra gli altri commensali.
Avrei solo voluto spostare la sedia di quell’uomo e sedermi sopra di lui per toccarlo, per sentire il suo membro duro che spingeva sulla tela tesa dei jeans.

Mi ripresi con fatica ed uscii da quella sensazione quando arrivammo al termine della cena. Gli altri si erano dati appuntamento per il pomeriggio seguente. Silvia aveva prenotato la sauna per due ore, ma poiché era rimasta solo quella grande, ci aveva invitati.

Mio marito aveva accettato volentieri per vedere se i 3 o 4 chili di troppo sulla pancia sarebbero spariti per magia in due ore.

La sauna era più grande di quanto l’avessi immaginata. Le solite doghe larghe di legno su cui sdraiarsi e le pietre roventi su cui versare l’acqua fresca.

Mio marito e Silvia presero posto nella parte superiore della sauna, andando a sdraiarsi fianco a fianco. Ognuno di noi indossava un asciugamano bianco che copriva le parti intime del corpo.

Mi accomodai sullo scalino inferiore. Lui di fronte a me.
Il torso nudo e l’asciugamano legato il vita.

Consapevoli di non essere visti ci scambiammo il primo vero sorriso da quando ci eravamo incontrati. Potevo liberamente immergermi nei suoi occhi. Catturare tutti i particolari delle sue labbra, del suo viso.

In perfetto silenzio lui mi fece segno di aprire l’asciugamano.
Ubbidii senza esitazione, scoprendo il corpo snello che in parte lui aveva già visto, ma tenendo l’asciugamano sollevato in modo da poterlo richiudere velocemente in caso di necessità.

Ripetei il suo stesso segno, desiderosa di vedere il suo corpo nudo.
Mi fece segno di no, mentre vidi la mano scomparire sotto l’asciugamano. Chiusi gli occhi un istante immaginando quella mano che andava a stringere il suo membro. Quando li riaprii vidi chiaramente che si stava accarezzando.

Avrei voluto lanciarmi su di lui e sbarazzarmi di quell’asciugamano per vederlo, per osservare mentre si masturbava.

Lo faceva apposta. Lui sapeva quanto avrei desiderato vedere la sua mano scorrere sul suo membro.

Con le mani giunte al petto, le mie labbra formularono un ‘Ti prego!’

Lui mi fece ancora segno di no e mi invitò ad aprire le gambe.

Aprii più che potevo le gambe e la mia mano scese verso le cosce aperte. Mi soffermai sul clitoride, già gonfio di eccitazione, e scesi ad incontrare l’entrata della vagina, completamente depilata. Lo guardai dritto negli occhi mentre le dita entravano dolcemente in me. Li chiusi poi per gustarmi il momento. Feci entrare ed uscire lentamente due dita, mentre il mio sguardo era concentrato verso il suo inguine.

Lui si scoprì, così da permettermi di vedere il movimento della sua mano, stretta attorno al suo membro duro, che saliva e scendeva lentamente.

La prima cosa che mi venne in mente fu di arrivare sino a lui a gattoni per sentirne il gusto, per stringere piano la sua cappella in bocca e sentirne la pelle tesa sotto la lingua.

Ero così bagnata che le dita scivolavano dentro e fuori coperte da umori caldi.

Anche mio marito e Silvia erano completamente immersi nel silenzio. Lui mi fece segno di guardare in quella direzione.

Mi alzai lentamente e vidi che mio marito strusciava la sua mano sul braccio della donna.

Mi girai a guardarlo con aria sorpresa.
– Ma pensa un po’ questi due. Pensai

Entrambe capimmo che in qualche modo avremmo dovuto sfruttare la situazione.

Mi spostai rumorosamente. Questo interruppe bruscamente quello che i due stavano facendo. Mi distesi su mio marito e sentii chiaramente che era colto da una forte erezione.

Iniziai a baciarlo sul viso e sul collo, scendendo poi verso il petto sino a stringere tra le labbra un capezzolo e poi l’altro. Gli slegai l’asciugamano mentre Silvia aprì gli occhi e ci vide.

Non si mosse. Rimase a guardarci senza fare o dire niente.
Le presi una mano e la guidai sul cazzo di mio marito.

‘E’ eccitato per te!’ sussurrai. Avevo azzardato, ma avevo intuito che poteva funzionare.

‘Mhhh’ sospirò mio marito quando sentì la mano di Silvia stringersi attorno al suo membro. Quando aprì gli occhi e vide quella scena mio marito sembrò così incerto sul da farsi ed incredulo, che temetti il peggio.

Dovevo evitare con qualsiasi stratagemma che quell’atmosfera venisse interrotta.

Era un’occasione che non volevo farmi sfuggire. La situazione era poco comoda, me ne resi immediatamente conto; ma se avessi fermato quel momento magico non si sarebbe più ripresentato.
Sorrisi a mio marito e gli accarezzai un capezzolo con la punta della lingua, inumidendolo leggermente.

Volevo fargli capire che andava tutto bene. Andava tutto molto meglio di quanto avessi mai sperato.

Vidi mio marito lanciare un’occhiata all’uomo appoggiato contro la parete di fronte a lui. Temeva evidentemente una sua reazione negativa all’incredibile svolgimento dei fatti.

Ovviamente lui non lo conosceva. Io sì e sapevo che quello che stava accadendo realizzava molto più del nostro desiderio di incontrarci.

Vidi il membro duro di mio marito scomparire nella bocca di Silvia ed improvvisamente mi resi conto di quello che quel gesto implicava. Avevo libertà di azione.

Mi girai ed incontrai di nuovo i suoi occhi verdi, sorridenti.

Questa volta realizzai la fantasia che si era posseduta della mia mente pochi minuti prima e mi accorsi che la realtà &egrave mille volte più forte, eccitante ed emozionante di qualsiasi fantasia. A quattro zampe raggiunsi quell’uomo che rimase tutto il tempo a scrutare i miei gesti.

Andando verso di lui, l’asciugamano che avevo di nuovo legato sopra i seni si slacciò lungo il percorso ed arrivai da lui nuda.

Lui scostò il lembo del suo asciugamano scoprendo un membro turgido e duro. Tutte le volte che lo avevo sognato, desiderato, immaginato i suoi gesti, ricostruito i suoi sospiri. Ed ora lui era lì, davanti a me.

Rimasi semplicemente paralizzata dall’emozione. Non riuscivo a credere che potevo averlo. Non riuscivo ancora a realizzare che avrei davvero potuto allungare la mano e sentire il fremito della sua pelle sotto il mio palmo.

Non lo stavo guardando. Stavo letteralmente facendo incetta di particolari. Il solco di un muscolo del braccio, la curvatura disegnata dal collo, il torso ampio. Era come se mi stessi dissetando di immagini.

Non mi sarei meravigliata se lui avesse fatto schioccare le dita davanti ai miei occhi per risvegliarmi da quello che sembrava un vago stato di trance.

Avevo immaginato quel momento. Avevo creduto che, spinta da una voglia incontenibile di averlo, l’avrei travolto con la mia bramosia. Ed invece non avevo quasi il coraggio di toccarlo. Temevo quasi potesse svanire nel nulla, come un ologramma troppo vero o un sogno troppo fragile.

Mi sorrise. Come si può provare una tale emozione per un semplice sorriso?

Mi avvicinai alla sua bocca rimasta semichiusa. Quando le mie labbra incontrarono quel mezzo sorriso pensai solo ‘ Finalmente!

E dischiusi la bocca per poter gustare il suo sapore. Rimasi così inebriata dalla sensazione che dimenticai tutto il resto.

Mi staccai da lui per poter appoggiare le mani sul suo torso, sentire i peli del petto scivolare sotto le mie mani e scendere verso l’inguine. Gli accarezzai le gambe senza toccare il suo pene. Volevo semplicemente renderlo reale.

Indietreggiai e mi posizionai davanti a lui, il suo membro davanti ai miei occhi. Lo osservai reclinando la testa di lato, ammirandone la bellezza, prima di far comparire la lingua tra le labbra e leccarlo dalla base alla punta come fosse un gelato squisito.

Quando raggiunsi la punta non volli soffermarmi a lungo. Roteai delicatamente la lingua attorno alla cappella e poi feci quello che adoravo letteralmente fare: accarezzai quel membro con le labbra, stringendolo delicatamente, per sentirne la forma.

Scivolai piano verso il basso sino a farlo entrare quasi completamente dentro la mia bocca.

Risalii lentamente.
In quel momento non volevo farlo godere. Lo facevo esclusivamente per il mio piacere. Godevo di quella sensazione in un modo così perverso che spesso mi ero domandata da dove derivasse tanto piacere.

Solo in un secondo tempo, lo sapevo già, avrei davvero iniziato a fargli un pompino. La prima parte era un rituale dedicato a me. Una sorta di venerazione che mi procurava un’eccitazione inspiegabile.

Le due coppie sembravano assorte in una specie di danza. Il tutto completamente avvolto nel silenzio. Si sentivano solo sospiri profondi e gemiti sommessi.

Entrambe sapevamo cosa stava accadendo a pochi metri di distanza da noi, ma quel giorno il sesso era diverso da come me lo ero immaginato.

Potevo vedere con la coda dell’occhio sua moglie che si muoveva sinuosa sopra il membro di mio marito che le cingeva i fianchi sottili per darle un ritmo lento e pieno di passione.

Io non volevo giocare. Volevo solo lui, volevo sentire il suo membro entrare con forza dentro di me.

Mi posizionai sopra di lui mentre le sue mani forti scivolavano sulle mie natiche, afferrandomi per la vita e sollevandomi leggermente.

Sembrava quasi un film a rallentatore. I gesti compiuti come se l’aria fosse più consistente di quanto potessi percepire. Entrambe volevamo sentire. Assaporare quel momento attraverso ogni nostro movimento.

Con la mano destra presi il suo membro e lo diressi verso l’entrata morbida della mia vagina. Le dita andarono ad allargarne le labbra, scoprendo l’entrata che si contraeva in attesa di sentirlo entrare.

Le dita furono bagnate dei miei umori mentre posizionavo quel membro magnificamente duro nella posizione giusta per farlo entrare senza doverlo guidare ulteriormente.
Le mie dita andarono ad aprire le labbra calde della vagina, ma quando la carne rosea toccò il suo membro, percepii un calore, che non aveva niente di fisico, invadermi completamente.

Sentii la punta entrare e poggiai le mani sulle sue spalle, sapendo che ora sarebbe entrato facilmente in me. La mia bocca andò a cercare le sue labbra morbide e, mentre lo baciavo languidamente, scesi lentamente sino ad inghiottire completamente il suo pene.

Mi fermai quando la voglia di essere riempita da lui si esaurì. Quando era entrato completamente dentro di me.

Chiusi gli occhi. Ricordai le volte in cui l’avevo immaginato ed i miei sensi esultarono per un’aspettativa saziata.

Incontrai di nuovo i suoi occhi, fermi sul mio viso, sui seni, sul ventre che accoglieva il suo sesso; assaggiai di nuovo sue labbra socchiuse da un piacere silenzioso.
L’immobilità era il tema di quello strano modo di fare l’amore.

Non pensavo sarebbe andata così. No. Lo avevo immaginato in modo completamente diverso. Avevo pensato che saremmo riusciti ad incontrarci di nascosto da qualche parte durante quei sei giorni di vacanza; magari in un angolo nascosto e che ci saremmo presi con forza, violenza, sfogando un desiderio creato dalla nostra mente.

Respirai. Mi sembrò di aver trattenuto il respiro per tutto il tempo in cui ero discesa sul suo membro. Contrassi le pareti interne della vagina per stringerlo maggiormente in me, per sentire le miei carni fasciare il suo pene, quasi a voler imprimerne la forma dentro di me, per poter ricordare quella sensazione.

Iniziai poi a salire. Lo guardai uscire. Ne ammirai le sottili venature rese lucide dai miei umori; vidi le labbra della vagina, che avevo depilato con cura, seguirne la forma e fasciarlo morbidamente. Era così duro da sentirne immediatamente la mancanza.

Ridiscesi velocemente per sentimi aprire sotto la spinta di quel membro così grande da poter saziare anche le fantasie più perverse.

Iniziai la mia danza su quel membro.

Lui mi accarezzò la vita sottile; le mani si spostarono verso le mie natiche, le afferrarono, le strinsero per sollevarmi dolcemente, senza nessuna difficoltà.
Mi immersi di nuovo nei suoi occhi e pensai : ‘Mhhh! Quanto mi piace!’

Il movimento si fece più rapido, più intenso. Verso l’alto quasi a sfilarlo completamente per poi ridiscendere veloce per sentire la mia carne aprirsi attorno a lui. Non riuscii più a trattenere i gemiti ed i sospiri.

Avevo voglia di venire. Avrei voluto prolungare quel piacere, ma non riuscivo più a trattenere l’orgasmo. Quello che provavo, l’attesa di quel momento’. era troppo.

Mi avvicinai al suo orecchio ‘Adesso vengo’ sussurrai piano quasi chiedendo il permesso.

Lui mi lasciò fare. Chiusi gli occhi, inarcai la schiena e lo spinsi ancora più dentro di me per sentirlo sino in fondo, spingendo il bacino in avanti e poi indietro, strusciandomi come una gatta in calore.

Sentivo i suoi peli solleticare il clitoride; la vagina glabra e bagnata scivolava sul pube di lui, umido dei miei umori caldi.

‘Mhhhh’ le unghie si conficcarono sulle sue spalle, nella sua carne per evitare di urlare il mio orgasmo, e dalla gola uscì un forte gemito, qualcosa che somigliava ad un singhiozzo rotto dal pianto.

Troppo forte, troppo intenso.

Un orgasmo lungo, troppo lungo, sino a provare un senso di dolore.

Quando mi ripresi lo guardai con gli occhi sorridenti e pieni di piacere soddisfatto. Lui era quasi rimasto immobile a guardarmi venire.

‘Vai avanti’ sussurrò lui.

Sì. Il mio piacere ora si stava trasformando. Non ero ancora sazia di lui e mi resi conto, in quel momento, che non lo sarei mai più stata.

Una volta avevo pensato ‘Cosa darei per poterlo sentire venire dentro di me!’ Perché lui non era un uomo come tutti gli altri, tutti quelli con cui ero stata. Lui era’..lui!

E adesso avrei provato quella sensazione. Non conoscevo il ritmo che gli piaceva e quindi fui costretta a fidarmi del mio istinto, percependo le sottili vibrazioni che provenivano da lui e mi arrivavano all’interno della vagina, dal suo membro contro le pareti interne.

Era giunto il mio tempo; il mio tempo di guardarlo, di vedere l’espressione dei suoi occhi mentre godeva, di vedere le sue labbra quando giungeva all’orgasmo.

E quello che vidi mi lasciò estasiata. Il suo viso trasformato dal piacere era qualcosa che mi diede un emozione troppo forte per una descrizione a parole. Un sussurro debole per avvertirmi che stava per venire, e lo spasmo che percepii appena prima di sentirmi riempire dal lui.

La forma di piacere più pura che una donna possa desiderare.

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