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Erotici Racconti

Sei nei miei pensieri

By 7 Ottobre 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

La stanza del motel era abbastanza essenziale, misera e alquanto spoglia con pochi fronzoli, con un letto d’una pesante trapunta di color champagne, una cassettiera con un grosso televisore sopra, un tavolo vicino al muro con una sedia davanti, poi uno specchio e il bagno. Senz’altro avremmo potuto decidere scegliendo qualcosa di più gradevole, ma forse le poche cose presenti avrebbero distratto sviando di meno l’attenzione da quello che volevamo compiere, per cui c’era tutto l’indispensabile e il necessario.

Tu non m’avevi ancora toccato da quando c’eravamo trovati lì, sì, solamente una carezza, uno sfioramento sopra il viso e già sapevi che negandoti così avresti iniziato a eccitarmi, a far crescere ampliando la voglia di te, poi anche nella camera hai continuato, perché ti sei tolto il cappotto lungo e scuro, hai guardato in giro, mentre io non sapevo che cosa fare. Io volevo che tutto iniziasse subito, che qualcosa succedesse presto, perché l’attesa era già durata abbastanza e volevo scoprire se i miei sogni corrispondevano e somigliavano alla realtà, se erano migliori o se la concretezza sarebbe stata migliore o maggiormente vantaggiosa. Anche un pareggio sarebbe andato bene, visto come e quante volte t’avevo immaginato, anche in posti più infelici e più spogli mi ero toccata pensando a te, abbagliata da una voglia che mai prima d’ora avevo neanche pensato potesse esistere.

Alla fine ti sei tolto le scarpe ed eri proprio a tuo agio, veramente attraente, morbido e sinuoso da morire, ti muovevi per la stanza, dato che mi davi quasi antipatia e fastidio da quanto eri rilassato, poi m’hai guardato e in modo austero mi sei venuto vicino, perché ancora in piedi hai iniziato a baciarmi, non troppo a dire il vero, negandoti un po’ come al solito, avvicinandoti e poi scostandoti, affondando con leggerezza, il tutto e il contrario di tutto. In seguito hai continuato a baciare le mie labbra e il collo, lentamente e progressivamente con una mano ti sei intrufolato sotto e hai toccato la mia pelle fresca, sei andato a baciarla e hai proseguito verso il basso. Con la lingua hai disegnato il contorno dei pantaloni, che poi hai slacciato e sotto cui hai iniziato a muoverti di nuovo con la lingua sul filo degli slip, me li hai fatti sfilare, mentre io sono rimasta in piedi a guardarti in ginocchio davanti a me che giocavi.

A un certo punto eri proprio in basso, visto che hai scostato da un lato la tela e hai spinto la punta umida dentro. Sì, appena un tocco, poi sei riuscito, hai fatto così per alcune volte stuzzicando e andando via, un continuo dentro e fuori, appresso hai tolto gli slip e hai iniziato a leccare con tutta la lingua a fondo profondamente, quasi cercando di bere nello stesso momento. Tutti i tuoi baffi erano bagnati di me e a tratti il comando di guardarti sempre e di stare zitta come pena l’immediata interruzione di tutto, in seguito m’hai sdraiato sul letto facendomi appoggiare la schiena su tre cuscini, in modo da stare sollevata con il busto, poi m’hai aperto le gambe e hai continuato con dovizia quello che avevi interrotto.

Lo stesso comando, lo stesso ordine, la stessa sofferenza, una cosa in più, però adesso non dovevo guardare te, ma ammirare i tuoi occhi che mi fissavano dritti senza distogliere lo sguardo neanche un attimo. La tua lingua estesa e desiderosa come quando si mangia un gelato al nostro gusto preferito: era realmente fantastico, tu continuavi e proseguivi ancora, poi il piacere a un tratto, il corpo contratto, un fiume caldo, una forza devastante da dentro, un orgasmo incredibile e inimmaginabile, cazzo, in realtà pensavo di morire per quanto stavo godendo e te l’ho addirittura sussurrato:

‘Sì godo, sì adesso, che meraviglia, sto volando’.

Io sapevo adesso di poter parlare e volevo tu lo sapessi dalle mie labbra quello che mi stavi facendo, quale piacere e quale immensa gioia mi stavi procurando, perché volevo che la parola ‘godo’ ti rimanesse e si trattenesse come una corona di spine sulla testa. Benessere, goduria e piacere smisurato sull’orlo del dolore fisico, dell’intenzione, del proponimento e della voglia di chiudere gli occhi, per morire, per scomparire e per spegnersi totalmente in quell’istante.

Io sto male anche adesso, all’idea e al semplice pensiero. E poi i nostri occhi.

{Idraulico anno 1999} 

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