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Racconti Erotici Etero

Sesso ad alta quota

By 21 Giugno 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Guardavo il monitor davanti a me. L’aereo stava percorrendo a 800 km orari l’Atlantico ormai da qualche ora, nel bel mezzo di un tremendo temporale. Avevo passato le ultime tre ore a cercare di raggiungere una posizione quantomeno non scomoda per riposare, ma la turbolenza continua e la cintura allacciata sicuramente non mi aiutavano nel mio intento. Tutto ciò mentre osservavo con invidia il mio compagno, accanto a me, dormire come un bimbo, e gli altri passeggeri, non risentire affatto delle averse condizioni di viaggio.
Nulla da fare, mi ero ormai rassegnata all’eventualità di non chiudere occhio per tutto il tragitto, avevo recuperato il mio libro ed avevo cominciato a leggere.
“Mmmh si Giulia, così amore” iniziò a farfugliare nel sonno il mio compagno, mentre, da sotto il plaid, notai la mano portarsi sul cavallo dei pantaloni, ed iniziare a muoversi lentamente.
Sorrisi, tra il divertito e l’imbarazzato, e controllai, con una rapida occhiata, le hostess, ed i passeggeri intorno. L’aereo non era pieno, la maggior parte delle persone dormivano, ed il personale stava riposando, quindi, decisi di approfittarne.
Mi coprì col mio plaid, e mi intrufolai con la testa sotto quello della mia dolce metà. Scostai la mano che artigliava e massaggiava il suo cazzo, ed abbassai la zip dei jeans. In un attimo la verga svettò fuori, in tutta la sua magnificenza.
Ho sempre adorato il suo membro, mediamente lungo, ma decisamente spesso, tale da costringermi ad una innaturale apertura della mascella per poterlo prendere in bocca.Non prima di essermi amorevolmente presa cura del glande, con dolci movimenti della lingua, iniziai un lento pompino, il cui solo scopo, in fondo, era quello di divertirmi e farlo godere, visto che escludevo a priori una scopata in aereo.
Ma mi sbagliavo.
Qualche secondo dopo, la sua mano si poggiò sulla mia testa, accompagnando il suo movimento in alto ed in basso. Un riflesso nel sogno, probabilmente, non sufficiente da lasciarmi sopraffare dalla curiosità e controllare se stesse ancora dormendo. Proseguì quindi con tutta calma. Godendomi il calore della sua verga, e la soddisfazione di dargli piacere.
La sua mano, dunque, dal capo, iniziò a spostarsi sulla schiena, carezzandola dolcemente, quindi alzò la gonna e si diresse esattamente nel punto più caldo e bagnato.
Ebbi la definitiva conferma che si fosse svegliato, ed il suo continuare quell’eccitante gioco, significava che lassù, sopra la coperta, tutto intorno era esattamente come lo avevo lasciato.
Tranquilla, decisi di godermi le sue dita giocare col mio fiorellino, strofinare il clitoride, ed intrufolarsi dentro di me, muovendosi convulsamente. Accelerai anche io il ritmo, prossima all orgasmo, sperando di poter raggiungere insieme l’apice del piacere. Ma fui delusa. Mentre sentivo il ventre contrarsi ritmicamente, travolta da un magnifico orgasmo, lui aveva smesso di muovere il suo bacino, segno che non avesse, almeno per il momento, alcuna intenzione di venire.
Scostai la coperta, osservandolo con il viso arrossato e gli occhi lucidi.
“Sei una grandissima porca, amore mio!”.
“Neanche la metà di te, tesoro!” commentai, facendogli l’occhiolino.
“Togliti gli slip e siediti su di me”.
Il mio sguardo oscillava tra l’incredulo e l’interrogativo.
“Ma sei matto? Rischiamo di farci beccare!”
Sorrise, alla mia forse eccessiva prudenza, afferrò il viso, portandolo verso il suo e mi baciò. “Voglio scoparti, adesso, e non ammetto repliche di alcun tipo.”
“Ma..”
“Ma niente tesoro, fa come ti ho detto!”.
Indecisa, ma tremendamente eccitata, lo accontentai. Tolsi gli slip, e mi misi, di spalle, seduta sulle sue gambe, coprendomi, per quanto fosse possibile, con la coperta. Mi lasciai penetrare facilmente, aiutata dall’abbondante lubrificazione, scaturita, più dall’eccitante quanto pericolosa situazione, che dal precedente orgasmo.
“Muoviti, più lentamente che puoi”, mi sussurrò all’orecchio.
Obbedì. La turbolenza copriva i leggeri scricchiolii del sedile, sotto i miei affondi, ed i miei sospiri di piacere. Alex, dal suo canto, afferrava la mia vita e mi accompagnava nella cavalcata.
Le sue mani si spostavano alternatamente sul seni, pizzicando i capezzoli, da sotto la stoffa della maglietta, sl clitoride, torturandolo piacevolmente, e portandomi, in breve, nuovamente all’orgasmo, imploso silenziosamente.
“Guarda li, Giulia, accanto a noi” mi destò dal piacere.
Pochi istanti, e sentì una potentissima scarica di adrenalina pervadermi spiacevolmente. Accanto a noi, nell’opposta fila lato finestrino, sveglio e beato, un ragazzo ci fissava curiosamente.
“Cazz…”
“Ssssh, tranquilla, non corriamo alcun rischio, osserva meglio”
In effetti, era perfettamente distinguibile il movimento della mano sotto la coperta, all’altezza dell’inguine, segno che non ci avrebbe disturbato, anzi, avrebbe pagato, purchè continuassimo.
“Vuoi che faccia la puttana con quello li, amore?”
Alex sorrise “Dai, si Giulia, fallo arrapare ancora”
Con la naturalezza di una star di film a luci rosse, iniziai a leccarmi le labbra e massaggiare il seno, fissando dritto negli occhi il guardone, che, nel frattempo, accelerava il suo movimento. Gli sorrisi, divertita dalle smorfie di piacere che si disegnavano sul suo volto, e decisi di dargli il colpo di grazia.
Portai l’indice in bocca, infilandolo con estrema sensualità, e simulando il movimento di un bocchino. Bastarono pochissimi secondi, per vedere i suoi occhi chiudersi, e la sua schiena inarcarsi, in preda ad un orgasmo.
Quasi contemporaneamente, Alex aveva iniziato a muovere il bacino, venendomi incontro, e la mia mano, prima indaffarata a fare eccitare il ragazzo, adesso stimolava nervosamente il clitoride.
“Stò per venire amore, di nuovo. Così.. ti prego continua””
“Siii, sii, si cazzo Giulia, vieni tesoro, vieni con…” I suoi lombi si contrassero per un ultima volta, restando piantato dentro di me, tutto il tempo che occorse al suo sperma per riempirmi la figa, ed il mio ventre, contrarsi in simultanea alla sua eiaculazione.
“…me” sospirò alla fine.
Mi accasciai stremata sul suo petto, sudata ed ansimante.
Qualche fila più avanti, un passeggero chiamò la hostess. Tempismo perfetto, ebbi giusto il tempo per scendere dal bacino di Alex, e far finta di nulla, mentre la signorina passava accanto a noi.
“Sarà meglio che vada a sciacquarmi”
“No, Giulia, lo sai che mi eccita tremendamente saperti ancora piena di me”. Rispose stringendomi a se.
Sbadigliai, appoggiai il capo sulla sua spalla, e, finalmente mi addormentai, sfinita e soddisfatta. Mi svegliai qualche ora più tardi, mentre l’aereo iniziava il suo atterraggio all’aeroporto dell’Avana.

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