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Racconti Erotici Etero

Shiatsu

By 25 Febbraio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

A volte rimaniamo inermi di fronte alla vita fino a quando non comprendiamo l’essere che è in noi e ci lasciamo accompagnare nella strada che porta alla felicità. (anonimo)

Il ‘Futon’ è già stato steso sul pavimento, ai suoi piedi e tutto intorno candele profumate e bastoncini d’incenso diffondono nell’aria aromi che inducono lo spirito a rappacificarsi con se stesso creando un effetto di rilassamento che Miriam conosce molto bene. Ma su di lei non vi è alcun effetto, le sue dita si intrecciano nervosamente tra di loro mentre attende che lui entri. è molto che lo aspetta, quasi un anno di attesa per arrivare a quel momento. Sa già l’effetto che proverà, come sa che lui percepirà quello che il suo corpo non riuscirà a nascondere. Ha atteso quel giorno per troppo tempo. Tutto era iniziato 3 anni prima, ricorda con esattezza quel giorno in cui la madre le aveva proposto di farsi fare un massaggio alla spalla per risolvere un malanno che la medicina moderna non curava. Il medico aveva detto che il suo era un disturbo psicosomatico. Ma non vi era nulla di vero, solamente una contrattura, probabilmente dovuta a troppo allenamento, troppi servizi provati per risolvere il difetto che aveva nella battuta. Tutto per soddisfare i desideri della sua allenatrice che le diceva sempre che il volley andava vissuto come una missione se si voleva andare in alto. Così quella sera di gennaio lui era entrato in casa sua trascinandosi appresso lo stesso materasso che ora vedeva steso di fronte a lei. La prima impressione che ebbe quella sera fu di repressione, voleva respingere quell’uomo e le mani che presto le avrebbe messo addosso. A 16 anni le sembrava assurdo farsi toccare da un uomo così ‘vecchio’, lei che amava le carezze e i baci del fidanzato di poco più grande di lei. Ma quando lui la fece stendere sul futon il mondo cambiò improvvisamente. Le tecniche che uso per portare il suo corpo a uno stato di rilassamento totale la svuotarono di ogni velleità. Furono sufficienti le prime trazioni, le prime pressioni delle sue dita sul suo giovane corpo perché iniziasse a provare sensazioni diverse di cui non conosceva la provenienza. Nei successivi 40 minuti udì solamente il suo respiro che insieme a quello dell’uomo manteneva lo stesso ritmo lento, come se fosse stata una sola persona ad inspirare e espirare per entrambi. Non seppe mai spiegarlo il perché, allora non poteva comprendere il motivo per cui si era messa a piangere quando l’aveva disposta sul fianco, in posizione fetale, ma il suo modo di cullarla e il suono della sua voce gli fecero comprendere che era passata attraverso ad una esperienza difficilmente ripetibile. Altre volte lui si era preso cura di lei e della sua spalla, divenendo in pochissimo tempo una necessità che l’aiutò a risolvere i suoi problemi fisici e psicologici.
≪è inutile curare il corpo se non si cura lo spirito≫ le aveva detto un giorno in cui lei gli aveva chiesto il perché avesse pianto, ≪il tuo corpo ha rigettato fuori il male con il pianto. Quando starai bene sorriderai≫ aveva concluso.
Poi tutto era finito, lui non veniva più a prendersi cura di lei e Miriam aveva concluso che non ne aveva più bisogno. C’era Roberto che si prendeva cura di lei e del suo corpo. A lui aveva dato tutto di se stessa, i primi baci, le prime carezze, i primi giochi d’amore e la sua verginità. Tutte le sue verginità. Ma dopo un po’ la cosa era cambiata, le carezze erano sempre più rade, i baci quasi mai toccavano le sue labbra e la sua bocca era più ricercata per altri motivi. Roberto era cambiato e con lui anche lei si era modificata. Ora non passava sera che lui non cercasse il suo corpo, che la prendesse per i capelli e la spingesse verso il suo pene quasi costringendola a succhiarlo fino a quando non si fosse svuotato nella sua bocca. L’aveva presa in ogni luogo, in macchina, in un prato, nel letto dei suoi genitori e in quello di lei. Aveva preso la sua verginità anale di sorpresa senza darle il tempo di abituar visi, facendola soffrire e continuando a imperversare in quel buchino fino a quando non l’aveva riempita di sperma che si era mischiato al suo sangue. E lei non aveva reagito, era divenuta una bambola per i suoi capricci che mordeva sempre più spesso il cuscino per non far udire i suoi singhiozzi nelle notti più nere. E così si era ritrovata a sognare di sentire nuovamente le mani di quell’uomo, molto più grande di lei, che toccavano il suo corpo. Ci volle molto tempo prima che lo comprendesse ma alla fine decise che era arrivato il momento. Era iniziato tutto 2 settimane prima. Roberto l’aveva portata in un locale e tra una birra e un cocktail le aveva detto in un orecchio che voleva fare sesso. Subito lei aveva accettato ma quando lui aveva specificato che nelle sue intenzioni c’era quella di farlo con altri 2 suoi amici lei si era opposta. Lui l’aveva schiaffeggiata una prima volta al buio del parcheggio. Lei aveva gridato e cercato di ripararsi quando Roberto aveva alzato la mano per colpirla ancora, poi aveva chiuso gli occhi in attesa del colpo. Udì il forte tonfo del colpo ma non sentì nulla sul suo viso.
≪Tutto bene?≫ le aveva chiesto quella voce.
La riconobbe immediatamente, ancor prima di aprire gli occhi sapeva che lui era lì.
Roberto era steso a terra, il naso sanguinante e l’espressione attonita di chi aveva incontrato qualcuno più forte di lui.
Dopo i convenevoli burocratici espletati alla stazione dei carabinieri, dove aveva sporto denuncia, era rientrata a casa e per una settimana aveva continuato a pensare a lui. Poi una sera trovò il coraggio di chiamarlo e fissò quell’appuntamento.

≪Ciao Miriam … come va?≫ la sua voce, dolce musica per le orecchie della ragazza risuonò improvvisa nella stanza, come se fosse comparso dal nulla, facendola sussultare.
≪Meglio … grazie≫ mentì lei in preda ad un’angoscia sconosciuta.
Lui si fermò di fronte a lei, la guardò per qualche istante che alla giovane donna apparve interminabile.
≪Abbiamo molto da fare≫ disse con la stessa tonalità bassa e tranquilla che usava sempre.
La giovane donna rimase a guardarlo mentre si spostava senza rumore verso un tavolino e accendeva un nuovo bastoncino d’incenso.
≪è la prima vola che vieni qui?≫ le chiese pur conoscendone la risposta.
≪Si. Le altre volte eravamo sempre a casa mia≫
≪E come mai sei voluta venire qui?≫ la incalzò
≪Ne sentivo la necessità. Dovevo uscire dal guscio≫
≪Capisco … ora hai quasi 19 anni. Vuoi crescere≫
‘Vorrei qualcos’altro’ pensò, ma le uscì solamente un ≪Si≫.
≪Ok. Se vuoi sederti sul futon possiamo iniziare≫
Senza che lui le chiedesse nulla, Miriam si liberò della tua e rimase in calzoncini e canotta rendendosi immediatamente conto che non era mai stata così svestita di fronte a lui. Per un attimo provò vergogna. Lui non aveva mai visto le sue gambe o le sue spalle, ogni volta lei aveva indossato una tuta e una maglietta e non l’aveva mai esposta in alcun modo rispettando il suo pudore di ragazzina sedicenne o più. Temette di aver sbagliato, di esser stata fin troppo esplicita in quelli che erano i suoi desideri più nascosti. Pensò anche di fuggire, ma quando lo sentì inginocchiarsi dietro di lei e posare le sue mani sulle sue spalle tutto scomparve come una nuvola trascinata dal vento primaverile.
Il silenzio regnava sovrano. Lui si muoveva intorno a lei allungando i suoi arti e il suo collo facendole gradualmente raggiungere la postura in cui il suo corpo raggiungeva la massima estensione e iniziava a rilassarsi completamente. Ma la mente di lei non vi riusciva, continuava a pensare a quelle mani che la sfioravano, la stingevano, la tiravano per poi rilasciarla morbida sul soffice materasso. Gradualmente iniziò a sentire tutto. Il suo corpo cominciò a rimandarle i segnali che non si aspettava. Sentì i suoi capezzoli crescere e iniziare a spingere sulla morbida stoffa del reggiseno, come se volessero uscire. Sentì chiaramente il suo sesso gonfiarsi e il clitoride inturgidirsi mentre le dita di lui premevano sulle gambe risalendo. Quando lui smise di salire e ritornò verso il basso si sentì delusa ma basto che lui riappoggiasse le sue mani su di lei e ricominciò a sognare. Quando la sua mano si appoggiò sul suo sterno il respiro divenne più profondo, quasi affannoso, ma fu sufficiente che lui mettesse l’altra sulla sua nuca e premesse con un dito perché lei si calmasse. Si chiedeva come fosse possibile, quanto ci fosse di giusto in una ragazzina di 18 anni che bramava di essere toccata da un uomo di 47. 29 anni di differenza, ma in lui vi era qualcosa di diverso, di speciale che lei non comprendeva.
≪Ora risolviamo anche questo problema≫ le disse quella voce che sembrava arrivare da molto lontano.
Le dita dell’uomo si spostarono sul suo corpo, come se fossero alla ricerca del giusto punto premevano un po’ e subito dopo fuggivano altrove. ‘Una danza sulla punta delle dita’ pensò Miriam attratta da quello che accadeva, ed infine accadde quello che non avrebbe mai immaginato.
Languido, lento e inesorabile, come una colata lavica calda e violenta che si muove su di un pendio inarrestabile. Sentì la sua vagina contrarsi, la cervice stirarsi per la stessa contrazione, una vampata di calore che la infiammava e i succhi del suo piacere che scivolavano inesorabili verso la stoffa del suo intimo mentre lei godeva del più impensabile degli orgasmi. Passò un po’ di tempo, non sapeva quanto, poi lui l’attirò a se ponendola nella solita posizione finale e, come sempre, la cullò per un po’ mentre lei singhiozzava.
Quando riaprì gli occhi lui era davanti a lei, seduto sui talloni le sorrideva tranquillo, come se nulla fosse accaduto.
≪Credo di aver bisogno del bagno≫ disse Miriam abbassando gli occhi per la vergogna.
≪Appena ti senti in grado di alzarti puoi andarci. è quella porta≫ aggiunse indicando la parete dietro di lei.
≪Cosa è successo?≫ domandò quando uscì dal bagno
≪Nulla di strano. Il tuo corpo aveva una necessità. Quello che è accaduto è naturale≫ la rassicurò lui.
≪Ma accadrà ancora?≫ gli chiese ingenuamente.
≪Non lo so. Io sono solamente un mezzo che risponde alle altrui necessità≫
Miriam rimase a guardarlo. Lui era sempre nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato. La morbida stoffa del kimono non tradiva nulla nel suo fisico. Non vi era un’erezione che potesse far pensare che si era eccitato nel farle provare piacere, eppure i suoi occhi verdi sembravano più luminosi, l’unico elemento che scostava da ciò che lo circondava. La giovane donna decise che era giunto il momento di rivestirsi. Anche se avrebbe voluto strapparsi i vestiti di dosso e lanciarsi su di lui comprese che null’altro sarebbe accaduto quel giorno.
Quando arrivò di fronte alla porta e stava per uscire si fermò, si girò verso di lui e lo guardò ancora una volta. Erano in piedi, l’uno di fronte all’altra in silenzio.
≪Lo farai ancora l’amore con me?≫ domandò con un filo di voce
≪Ogni volta che lo desidererai≫ le rispose accarezzandole i capelli
≪Grazie …≫
Da quel giorno Miriam tornò altre volte da lui e ogni volta fu sempre diverso ma egualmente speciale. Imparò a donarsi e a ricevere senza chiedere e senza che nessuno le chiedesse nulla, fino a oggi. Ora è in piedi dietro alla porta e sta bussando.

Lo Shiatsu (in lingua giapponese 指圧: Shi = dito e atsu = pressione) è una tecnica che ha cominciato a diffondersi in Giappone a partire dal VI secolo, quando giunsero e si stabilirono nel paese monaci buddisti che favorirono una larga diffusione dei princìpi della medicina tradizionale cinese che ne costituiscono il fondamento teorico. Lo Shiatsu, infatti, affonda le sue radici nelle forme di manipolazione e massaggio tradizionali cinese, come lam-ma, lan-fa, il tui-na.
Lo Shiatsu si basa su quattro “pilastri”:
1. il respiro
2. la postura
3. la perpendicolarità
4. la pressione
Lo Shiatsu è una tecnica manuale basata principalmente sulle pressioni portate con i pollici, le dita, i palmi delle mani, i gomiti, le ginocchia o i piedi. Una pressione efficace è caratterizzata da cinque fattori che devono sempre essere presenti:
1. l’uso del giusto strumento di lavoro
2. una corretta posizione dell’operatore
3. una corretta individuazione dell’area su cui operare
4. l’attenzione dell’operatore
5. tre fasi pressorie: ingresso, stasi, uscita
Questo permette, contattando il suo livello energetico più profondo e quindi tutti gli aspetti della sua realtà, di risvegliare nel ricevente la sua forza di autoguarigione. Nella medicina tradizionale cinese (MTC) psiche e soma non sono mai stati divisi e questo rappresenta una delle fondamentali differenze con la medicina occidentale.
Tratto da Wikipedia.

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