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Racconti Erotici Etero

SHOPPING CHE PASSIONE

By 30 Gennaio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

SHOPPING, CHE PASSIONE

Stamane a lezione non ho voglia di far nulla. Quasi sonnecchio, seduta nel mio banco. Il vecchio professor De Neri spiega con la sua voce cantilenante e io non riesco ad afferrare un concetto. Sono troppo stanca per concentrarmi ad ascoltare, figuriamoci prendere appunti’. Il mio sguardo &egrave distratto dal sole che entra dalle finestre, e cade abbondante sui banchi, mostrando il pulviscolo che aleggia in tutta l’aula. Fa caldo. I miei colleghi universitari sudano tutti, come me, e per tutti seguire la lezioni diventa difficilissimo. Cerco in tutti i modi di prestare attenzione ma la mia mente &egrave già altrove, fuori, nel sole.
Esco. Appena fuori dal portone dell’ateneo, la luce mattutina mi acceca: &egrave una giornata di inizio primavera ma fa già caldo come se fosse aprile pieno. E io ho voglia di relax, di spensieratezza, di ‘cazzeggiare’ un po’. Farò un giro per negozi, ho deciso. Giusto per vedere i nuovi arrivi, come vestiremo questa primavera, i colori, i modelli, le fogge. Mi piace guardar le vetrine e innamorarmi di un abito, di un cappello, magari di un semplice fermacapelli.
Mi incammino per il corso principale, godendomi la carezza del sole e gli sguardi degli uomini. Oggi son proprio bella. Ho indossato una minigonna: poche volte vado in giro così, perché ho le gambe molto lunghe e sembro uno stambecco, ma oggi, con questa giornata, mi andava proprio di scoprirmi. E dunque ho questa minigonna nera, a pieghe, molto bon-ton, portata con mocassini neri a tacco medio. Su, camicetta bianca e un golfino di cachemire rosa. I miei riccioli ribelli sono ‘in castigo’ oggi, legati in una coda bassa, ben serrata: solo un paio sfuggono dall’elastico fiorito, e si arrotolano ai lati delle orecchie.
Oggi mi piaccio. Mi fermo a guardare un vestitino estivo giallo, senza maniche, su un manichino, con uno scaldacuore ecrù sopra. Molto carino. Il manichino accanto propone invece un completo pantaloni bianco. Bello, raffinato. Il mio stile. Chissà quanto costa’.mi piego per spiare il cartellino e nello specchio che &egrave dietro ai manichini mi vedo riflessa, a testa china, e mi viene da ridere. Sembro una scema. Mi raddrizzo, composta, e mi soffermo a guardarmi e mi trovo immensamente carina. Sorrido alla mia immagine e noto che, da dentro al negozio, c’&egrave un uomo di mezza età che mi fissa, sorridendo a sua volta.
Eccolo qui, ‘quel brivido’. Quello che precede l’avventura sessuale, l’attesa fremente dell’ignoto, il chiedersi ‘chissà se posso averlo’, e poi, subito dopo, ‘chissà come sarà’.
Entro. Mi guardo subito in giro, per vedere se il signore &egrave solo.
Lo &egrave, quasi. Nel senso che in negozio &egrave solo, e ci sono solo due clienti, due signore eleganti che guardano una giacca.
‘E’ davvero bella, Federico’, commenta una delle due. E l’altra: ‘Ma costosissima, dai!’.
Lui ride, ottimo venditore, le lusinga, quasi ci flirta.
‘Giulia, guarda che ti stava una meraviglia. Ti faceva molto più ‘figurino’ di quella che hai preso il mese scorso. Fidati, &egrave un pezzo unico. Una donna bella come te con una giacca così’.&egrave da girarsi per strada’.
Giulia nicchia, l’amica la incoraggia: ‘Secondo me ti stava benissimo, pensaci’.
E il signore incalza: ‘Fai così Giulia, portala a casa e falla vedere a tuo marito, e poi mi vieni a dire, ma non mandarmelo qui perché poi mi fa il geloso’.
Giulia ride, ride anche l’amica. E ride lui, il venditore/seduttore, mentre con nonchalance si gira verso di me e chiede: ‘Buongiorno, in cosa posso servirla?’
‘Do un’occhiata in giro se non le dispiace’, rispondo io, e poi non so trattenermi, e ‘do un’occhiata’ anche al suo pene, per indovinarne le dimensioni sotto la patta dei pantaloni, impeccabili in flanella scura, taglio alla francese. Lui se ne accorge, &egrave chiaro. Accenna un sorriso, sollevando appena un lato della bocca all’insù, mi dice: ‘Prego, faccia pure’, poi si gira verso le due clienti e torna da loro.
Io curioso per il negozio, che &egrave grande e pieno di abiti splendidi.
Mi fermo ai completi pantalone. Ce ne sono di tutti i colori, ma io voglio provare il tailleur bianco della vetrina. Ci abbinerei un top colorato’.lo cerco tra quelli nello scaffale accanto, ne scelgo uno verde mela, molto solare, estivo.
Poi passo ai vestiti da passeggio. Ce n’&egrave uno che mi piace molto, &egrave rosso con fiorellini campestri, una specie di chemisier in maglia, scollato al punto giusto. Ma cerco la 42 e non c’&egrave, ci sono solo una 40 e una 46. Opto allora per un tubino in jersey aragosta, con una bella arricciatura sui fianchi.
Giro ancora per il negozio, prendo un paio di magliette, un jeans griffatissimo, una gonna provenzale. E’ un gran divertimento, prendo forse una ventina di capi, che con tutta probabilità non acquisterò, dopo averli provati, per la semplice ragione che quel che costa meno &egrave il top, che viene 98 euro. Con le braccia piene di abiti mi dirigo verso la cassa per chiedere al proprietario se posso provarli. Ma mi incanto: vestiti da sera e da cocktail. Ce n’&egrave un espositore intero, son tutti in bella vista. Lam&egrave nero; nero con gli strass; nero con inserti d’oro. Poggio gli abiti che voglio provare su una sedia lì accanto e prendo una di quelle meraviglie tra le mani. E’ di seta nera, con cristalli swarowsky, preziosissimo. Lo lascio e ne vedo un altro: lam&egrave bianco con perle. E ancora un altro, di raso candido con piccole gocce d’argento. Un paradiso. Quasi dimentico il motivo per cui sono entrata qui dentro, confusa dai prezzi esorbitanti che leggo sui cartellini.
Mi giro e il signore &egrave alla cassa, adesso, ha incastrato Giulia che sta tirando fuori la sua American Express. Lo guardo da lontano. Non &egrave un bell’uomo. Distinto, quello sì. Avrà cinquantatre, cinquantaquattro anni. Capelli grigi, di media lunghezza, tirati indietro con gommina. Ha un buon profumo, aspro, molto maschile. Cos’altro so di lui? Che &egrave il proprietario di una boutique uomo/donna, che &egrave più basso di me almeno una decina di centimetri, che &egrave grassoccio e che voglio farmelo. Adesso, subito.
Lui sta ancora parlando con le due tipe, mentre le accompagna alla porta, e io mi perdo nuovamente tra gli abiti da sera. Troppo belli. Vediamo, io quale indosserei per una serata con il principe azzurro? Osservo con cura: &egrave una scelta importante, devo stare attenta.
Il bianco e argento? Mah’.questa spallina a serpente non mi convince, troppo aggressiva.
Il nero a sottoveste? Troppo semplice. Lam&egrave argentato’questo sì. Vediamo quanto costa? Oddio’.2.300 euro. una follia. E questo? Splendido. E’ nero di seta lucidissima, bretelle sottili di vetro, e, con gli stessi minuscoli cristalli, una decorazione raffinata intorno allo scollo profondo, quadrato. Meraviglioso. E d’altronde, con quel che costa’..1980 euro. ma questi so’ pazzi! Non resisto alla tentazione e lo stacco dall’espositore, avvicinandomi ad un largo specchio e accostandomi l’abito al corpo. Che bello’.
‘Perché non lo prova?’. La sua voce mi fa sobbalzare. Cuore in gola e una sensazione immediata di bollore al basso ventre: so già cosa accadrà.
Giro la testa graziosamente e sorrido. ‘E’ stupendo, davvero. Ma non credo sia alla mia portata. Anche perché’.onestamente, non saprei in quale occasione indossarlo’.
‘Lo indossi ora’, risponde lui, sorridendo. Vedo la lussuria nel suo sguardo, mi sta fissando le cosce senza il minimo imbarazzo; il suo sguardo risale sui fianchi, sulla vita, indugia sui sensi, che spuntano presuntuosi dall’abbottonatura della camicetta. E’ uno sguardo che palpa, soppesa’e mi eccita.
‘Vabb&egrave, ma non lo comprerei. Che lo provo a fare?’ rispondo. E lui: ‘Lo faccia per me. e’ un vestito stupendo, come ha detto lei, ma a nessuna delle mie clienti sta bene. Mi dia il piacere di vederlo ben indossato’.
‘E va bene ‘ dico ‘ dove mi cambio?’
L’uomo mi accompagna al camerino, che si rivela essere una stanza vera e propria, una 2 x 2 decorata a stucchi, con un immenso specchio centrale e un divanetto in pelle rosso. Sembra un atelier.
Entro. E come immaginavo, l’uomo si allontana. E io so già dov’&egrave andato: a chiudere a chiave la porta della boutique. Questo pensiero provoca in me immediata eccitazione: sono già bagnata. Ma non so che fare, e allora tanto vale provare il vestito. Tolgo il golfino e lo poggio sul divano. Poi mi slaccio la camicia, l’appendo all’attaccapanni, sfilo la gonna. Resto così, in intimo color panna e collant chiari. Mannaggia’se avessi saputo che dovevo provare questo vestito favoloso avrei messo quelli neri, di collant!
Prendo l’abito. E’ stretto, per metterlo devo aprire la cerniera, che &egrave nascosta sotto la cucitura laterale. Poi lo sollevo e me lo infilo dalla testa. Si blocca sul seno: troppo stretto. Eppure non &egrave che abbia queste tette maxi, uffa!
‘L’aiuto io’. E’ lui, qui accanto a me, nel camerino, e io ho la testa e le spalle bloccate dall’abito. L’uomo mi sfiora lo stomaco, la mia pelle si solleva leggermente. ‘Permette?’ chiede sommesso. ‘Sì, grazie’, rispondo.
Mi accarezza di nuovo, un tocco lieve, giusto per capire la mia disponibilità. Io non mi ribello, e lui si sente autorizzato a poggiarmi una mano sul monte di Venere. Non mi ritraggo, e lui preme di più. Sospiro. Sospira anche lui. Poi mi infila le mani sotto l’abito e mi prende i seni tra le mani. Li stringe, mi prende i capezzoli tra le dita e li strofina. E’ da brividi. Poi prende l’abito e lo tira giù. Mi guardo allo specchio: sembro una sirena in nero. L’abito mi fascia e sembro sexy, da mozzare il fiato. Si mozza pure a lui, il fiato, mentre mi sfiora le spalle e scende, accarezzandomi il corpo.
Mi passa i palmi aperti sul collo, di nuovo sul seno, si ferma sulla vita, scende sui fianchi. Ancora giù, sulle cosce, infilando la mano nello spacco profondo dell’abito, e poi scende di più, mi accarezza le ginocchia, i polpacci, i piedi. Mi sfila i mocassini, mi prende un piede tra le mani e se lo porta alla bocca, poi comincia a succhiarmi l’alluce, attraverso la filanca del collant. Chiude gli occhi beato, massaggiandomi il tallone e la caviglia. E’ una sensazione strana per me, nuova. Si sta eccitando al solo baciarmi così, &egrave chiaro. Infatti mi prende il piede e se lo mette sul pene, che &egrave gonfio e durissimo sotto la stoffa. Lo strofina, su e giù, poi si apre la cerniera e tira fuori il cazzo. se lo mena un po’ da solo, per tirar su una erezione non particolarmente brillante, e poi ci poggia sopra il mio piede, di modo che l’alluce poggi proprio sulla cappella arrossata.
‘Siediti’, mi fa.
Io vado all’indietro e mi accomodo sul sofà rosso, lui si inginocchia davanti a me, mi prende entrambi i piedi con le mani e se li stringe intorno al pene, e comincia a muoverli, praticamente usandoli per farsi una sega.
Geme, ad occhi chiusi, e quando sembra sul punto di venire, si ricorda di me. e meno male: perché io sono così bagnata che se mi avesse lasciata senza soddisfarmi lo avrei preso a schiaffi.
Mi disegna la gamba partendo da sotto, sempre in ginocchio davanti a me: risale lungo il polpaccio, sfiora il ginocchio, si insinua sotto lo spacco per toccarmi la coscia, e sale ancora, fino all’inguine, caldissimo. Sorpassa l’elastico del collant, lo abbassa, giunge alla mutandine, si blocca.
‘Togliti i collant’, ordina.
Io mi alzo e mi sfilo i collant. Faccio per sedermi, ma l’uomo mi chiede di restare in piedi. E’ lui, da sotto, a sfilarmi gli slip. Li annusa e fa la faccia estasiata. ‘Che profumo di femmina -, mormora ‘ e poi ci sono i tuoi umori, &egrave tutto bagnato. Sei uno spettacolo’.
Si stende sotto di me e mi fa aprire le gambe, fermandosi incantato a guardarmi la fica da sotto. Le sue mani si fanno curiose, adesso, si insinuano nel mio sesso per aprirlo e massaggiarlo. ‘Sei bagnatissima – , continua a ripetermi ‘ sei bagnatissima. Come sei bagnata con il mio ditalino. Ti ho fatto bagnare, eh? Visto come sono bravo a fare i ditalini? Sei tutta bagnata. Io li so fare i ditalini’.
Capisco subito che queste due parole, ‘bagnata’ e ‘ditalino’, lo eccitano, e siccome sono eccitata anche io, lo incoraggio. ‘Sì mi tocchi, Federico, la prego, mi faccia un ditalino. Sente come sono bagnata? La prego mi faccia bagnare ancora, continui a farmi il ditalino, lei &egrave così bravo, e io sono così bagnata’.
Lui mi masturba vigorosamente, spingendomi il dito medio nella vagina. Non si perde in chiacchiere, mi masturba deciso, rapido, frettoloso si fermi godere subito. Continuaì a dire che sono bagnata, e che mi ha fatto bagnare lui, con il suo ditalino, e che gli piaccio così bagnata, e il mio orgasmo arriva all’improvviso, così. ‘Ooooohhh Federico, sono bagnata, fammi bagnare di più, come sei bravo. Fammi il ditalino, continua che godo, ohhhhhh sono bagnatissima oooooohhhhh vengo vengo’.con il tuo’..ditalino. Ooooohhhh sììììììììì fammi’.bagnare’..godooooooo’.
Dopo che sono venuta, l’uomo mi toglie subito le mani dalla fica e comincia a masturbarsi. E’ una sega veloce, la sua, quasi frenetica, e io sto lì come una baccalà, spettatrice immobile e confusa. Lui si dà un paio di smanettate poi si interrompe, per annusarsi le dita e commentare: ‘Che odore di fica bagnata. Che femmina sei, hai la fica tutta bagnata’. Io ancora ansimo per l’orgasmo, e sono costretta a sedermi perché mi gira la testa, ma mi sento in obbligo di aiutarlo. Cerco di prendergli il cazzo in mano ma lui mi allontana. E’ ancora in ginocchio. Con una mano si masturba, con l’altra prende i miei collant da terra e se li porta al viso, annusando. Io guardo sempre più basita lui che aspira e dice: ‘Che meraviglia, anche attraverso il collant si sente l’odore di fica bagnata con il ditalino’. E si annusa le dita inguainate nella filanca leggera e poi le lecca, e poi mi chiede di accarezzargli la testa con il piede. Lo accontento, lui continua la sua mirabolante sega e, quando sta per venire, si stringe il cazzo nel collant e ci gode dentro, ansimando. ‘Oooooooohhhhhh che meraviglia, che bei piedi signorina, che bei piedi ha, e che odore di fica bagnata, sìììììì sììììììììììììì godo, ecco che sborro, sì sì sto per sborrareeeee eccoooooooo’, e poi cade steso per terra, e io mi alzo spaventata, ma mi accorgo che &egrave solo il suo originale modo di godere, visto che se ne sta lì, attorcigliato su se stesso, a coccolarsi il mio collant e a leccarsi le dita. Sembra un imbecille. O un pazzo.
All’improvviso non mi va più di stare lì, voglio solo scappar via. Mi rivesto frettolosamente e vorrei mettere i miei collant ma li ha in mano lui, che li sta leccando. E sulla filanca chiara vedo il suo sperma colare, un filamento bianchiccio che mi fa schifo, e così infilo i mocassini senza calze, scavalco l’imbecille steso per terra e mi allontano.
‘E il vestito, non lo vuoi? Te lo regalo’, mi fa lui, ancora riverso sul tappeto, alzando il busto da terra.
‘No grazie ‘ rifiuto ‘ non sono mica una puttana a pagamento’.
Corro via, accarezzo con lo sguardo i begli abiti e apro la porta chiusa a chiave; in un attimo sono fuori dal negozio.
Ed esco di nuovo nel sole.

Gioialuna

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