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Racconti Erotici Etero

Solitudini

By 9 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

La temperatura della notte &egrave quasi calda’

E’ questo quello a cui penso mentre guardo le mie unghie smaltate e faccio girare la chiave nella serratura del mio appartamento romano poco distante da via del Tritone. La redazione del Messaggero ha chiuso da poco’ forse qualcuno &egrave addirittura rimasto in ufficio ma io no’ dopo le due del mattino ho difficoltà a mantenere qualsiasi tipo di rapporto umano, &egrave come se una sorta di misantropia si attaccasse ai miei nervi tendendoli fino allo spasmo’

Chiudo la porta e il mondo fuori’ non accendo nemmeno la luce; mi lascio guidare dalle forme degli oggetti appena illuminate dai neon della strada che entrano dalla grande vetrata del salone. Appoggio malamente la giacca sulla poltrona in finta pelle, la borsa con la macchina fotografica sul comò laccato di blu.

Accendo lo stereo sfiorando il tasto con un dito’ Chet Baker invade la stanza, denso, corposo, fluido’ mi siedo sulla poltrona, gemella dell’altra, e distendo le gambe, avvolte da un collant madreperlato leggero. Roma &egrave trenta metri sotto di me, splendida costellazione del firmamento terrestre’ mille occhi illuminati che spiano la mia solitudine.

Accendo una sigaretta, aspiro un paio di volte’ due boccate lunghe, intense poi la appoggio nel posacenere d’osso di fianco a me sul tavolino, tra un libro di Whitman e una abat-jour inizio secolo. Guardo il fumo denso uscire dalla mia bocca e mischiarsi con le note di Baker creando un effetto da locale Jazz della New York anni ’30.

Fuori la città sembra immobile, in attesa di qualcosa nella notte quasi estiva’ immobile e sospesa’solo il rumore del traffico, sordo come un vuoto del cuore tra un battito e l’altro.

Prendo la mia Minolta dalla sacca’ vi &egrave ancora collegato il teleobbiettivo che ho utilizzato per il servizio a Montecitorio’ “Non ti lasciano mai avvicinare abbastanza” penso’ Appoggio l’occhio al mirino, istintivamente’ metto a fuoco’ mi accorgo che la città vive, si muove, respira, dilatandosi e restringendosi velocemente come il corpo di un animale ferito’

Il teleobbiettivo avvicina le cose, almeno visivamente’la strada’ le auto parcheggiate’ la pizzeria’ un uomo a passeggio con il cane’ un lampione’ Poi più in alto’ i terrazzi del palazzo davanti’ le finestre.. le tendine comprate all’Ikea’qualche figura sfuggente dietro di esse’ e la cosa che mi piace &egrave che tutta la scena ha il sapore retrò di quei filmati anni ’20 in cui, da dovunque fosse ripresa la scena, il rumore era sempre lo stesso: quella specie di ronzio della telecamera; nessuna voce, niente musica, soltanto la telecamera a fare da sottofondo alle scene’ qualunque esse fossero.

Nel mio caso, il suono del traffico &egrave un ottimo sostituto’soltanto un colpo di clacson lontano o una sirena a rompere lo schema monotono del rumore membranoso dei motori delle auto.

E intanto osservo il mondo che vive a distanza’ silenzioso’

Nell’appartamento di fronte al mio un uomo sui quaranta sta guardando la televisione; scorgo la sua canottiera bianca appiccicata ad una poltrona di pelle rossa’ piccole gocce di sudore sulle sue spalle’ una birra appoggiata ad un tavolino di vetro. La Tv sta mandando video, uno Stevie Wonder giovanissimo ciondola la testa suonando un pianoforte a mezza coda bianco’

Cambio canale spostando l’obbiettivo un poco a sinistra’ nell’appartamento accanto’

Buio’

Nell’appartamento sopra una coppia sta discutendo animatamente in camera da letto. Lei indossa una vestaglia leggera, &egrave bionda di un biondo cenere, lui ha una maglietta con su scritto “Panarea Estate 1981″‘.calvo. Avranno entrambi passato i quarantacinque’ lei ogni tanto la incontro al Supermarket sotto casa ma non &egrave una conoscenza’ giusto un cenno del capo quando ci si incontra’un sorriso di circostanza. Agitano entrambi le mani’ gesticolano e parlano nello stesso momento con i volti tesi’ arrossati’ cerco di comprendere il motivo del litigio sul movimento delle labbra’ forse qualcosa che ha a che fare con il bere’o una cosa del genere’ troppo banale per fermare la mia attenzione.

Poi ancora sopra’ all’ultimo piano.

Nel salotto di un appartamento arredato Hi-Tech un giovane ragazzo, forse venticinque anni forse qualcuno di più, sta girando nervosamente a piedi scalzi intorno ad un tavolo basso circondato da cuscini. Sembra uno di quei tavoli giapponesi’ quelli che per mangiarci ti devi sedere per terra’ sui cuscini appunto’ Le pareti sono di un bianco agghiacciante’che abbaglia la vista. Su una di queste pareti &egrave appesa una stampa di Mirò’ il ragazzo si ferma’ la guarda torcendosi le mani’ una nell’altra. Sembra preoccupato’ o in attesa di qualcuno; &egrave chiaro che ha la mente altrove. Veste un paio di pantaloni di lino rossi, leggeri che cascano a sigaretta sulla bella forma dei suoi piedi’ &egrave a dorso nudo, praticamente glabro’ un fisico scolpito, ben fatto. Si passa una mano tra i capelli chiari’ torna a girare intorno al tavolo giapponese. Poi si ferma davanti alla finestra’ sembra che mi stia guardando anche se non può vedermi’ Resta lì’ immobile’ in attesa.

Poi si volta, va verso la porta, si aggiusta i capelli davanti ad uno specchio senza cornice’ minimale. Dal pianerottolo sbuca una ragazza’ ha gli occhi arrossati dal pianto; lui le passa una mano sui fianchi e la trascina in casa. Si abbracciano’ trattengo una smorfia quando vedo le mani di lei che accarezzano la schiena del ragazzo’ tremanti partendo dalle spalle fino ai fianchi’

Invidia’

Lei si toglie il soprabito leggero e lo appoggia con grazia su un mobile bianco con le finiture in alluminio sabbiato.

Lui sorride, sembra più rilassato’ fa sedere la ragazza su uno dei cuscini sul parquet poi sparisce da una porta, fuori dalla mia visuale.

Metto a fuoco l’obbiettivo’ con cura’ piano americano sulla ragazza’

Ha i capelli rossi’ lisci e gli cadono sulle spalle’ordinati’ il trucco &egrave appena visibile e ormai sbavato dal pianto ma trovo che così sia più affascinante’più in sintonia con il resto della casa. Ha una ventina d’anni e gli occhi grandi e neri, il nasino appena tratteggiato sul viso, la bocca piccola’ carnosa’ “Un viso dolce” penso’ qualcosa che potrebbe ricordare le attrici francesi degli anni ’70.

Indossa un top di cotone nero intrecciato, che le lascia nude le spalle e le braccia brune’ un seno piccolo, chiaramente acerbo, ma ben fatto che segue ritmicamente il suo respiro. Spinta da un desiderio quasi voyeristico faccio scendere l’obbiettivo sul corpo di lei’ il top nero termina poco sopra le anche lasciando scoperta una porzione di ventre’ abbellito da un anellino attaccato all’ombelico’ La sua posizione a gambe incrociate lascia spuntare, dai pantaloni di tela rosa, un perizoma bianco.

Mi trovo eccitata davanti al corpo di lei’ lo riconosco dal calore che piano’ lentamente mi ha invasa’ qualcosa simile ai brividi della febbre’ Poso la Minolta sulla poltrona’ e sfilo i collant da sotto la gonna del Tailleur lasciandoli poi distrattamente accartocciati a terra.

Senza l’obbiettivo la ragazza &egrave soltanto un puntino in contrasto con la piccola luce bianca della grande finestra’ poi i puntini tornano ad essere due’ rinfrescata dall’aria della notte torno alla macchina fotografica.

Il ragazzo &egrave tornato in stanza’ &egrave avvolto in un accappatoio azzurro ora’

In piedi dietro di lei, ancora seduta a gambe incrociate, le massaggia le spalle’le mani nascoste dai capelli rossi; lascia scivolare le spalline del top lungo le braccia continuando ad accarezzarla’ ora sembra con più forza. In un attimo la ragazza &egrave a seno scoperto e le forti mani di lui lo accarezzano’ dita esperte stuzzicano i suoi capezzoli chiari’ lei si abbandona chiudendo gli occhi e appoggiando la nuca sulle gambe di lui’

Accavallo una gamba su un poggia braccio della mia poltrona’ sento il raso della mia sottoveste strusciare sulle gambe e salire fino a lasciarmi scoperta all’altezza delle cosce’

Il ragazzo ha sciolto l’accappatoio ed ora &egrave dietro di lei’ si vede benissimo la sua eccitazione’ la ragazza davanti a lui’seduta’ alza le braccia cercando il sesso di lui’ prima sfiorandogli le gambe, trovandolo poi poco sopra la sua testa. Lo accarezza ad occhi chiusi con entrambe le mani’ in maniera delicata’ come chi ha paura di rompere un oggetto delicato’ poi si volta’verso di lui’

Stacco l’occhio dall’obbiettivo; sto violando l’intimità di una coppia e non mi piace anche se la cosa mi eccita’ “Dovrebbero chiudere le tende” penso’ “In fondo se non si preoccupano loro’ e poi magari lo fanno apposta’ magari sperano che ci sia davvero qualcuno a guardarli'”

Scuse’ nemmeno mi accorgo che in quel breve istante la mia mano &egrave scesa ad accarezzare l’interno delle cosce’ ritraggo la mano.

Incollo ancora il mio occhio al mirino della macchina’ ora lui &egrave disteso a terra sui cuscini’ lei si &egrave tolta i pantaloni rosa ed &egrave rimasta con il perizoma e il top accartocciato poco sopra la vita’ non riesco a vedere la scena direttamente perché lei si &egrave messa chinata sopra di lui ‘ a carponi’ ma si intuisce dal movimento della testa che lo sta masturbando con la bocca’ Nel quadrante della mia macchina riesco a vedere la parte bassa della ragazza’ le sue gambe piegate ed unite’ le ginocchia appoggiate al pavimento’ i piedini piccoli, “Un trentasei” penso’ i muscoli dei suoi glutei separati dal cotone bianco del perizoma che si contraggono a ritmo con l’oscillazione della testa’

Poi la vedo divaricare leggermente le gambe’ una mano piccola, con le unghie smaltate di azzurro spunta tra le sue cosce a cercare la fessura del suo sesso’ scosta la striscia di cotone bianco mostrando al mio obbiettivo due giovani labbra perfettamente depilate’

La ragazza fa scorrere il suo dito medio’lentamente’ delicatamente tra le grandi labbra penetrandosi dolcemente a tratti. Tra le sue gambe riesco a scorgere il movimento della sua bocca spalancata sul sesso di lui.

Quando lui posa le mani sulla sua testa capisco che &egrave pronto’ la spinge in basso e le lascia giusto il tempo di rialzarsi un poco per poi spingerla nuovamente in fondo’ Anche il movimento delle sue dita &egrave più veloce’ ora spinge con forza dentro di se il dito medio, inarcando la schiena’ rifiutando di trattenere gli spasmi dell’orgasmo che la colgono quasi con violenza.

Quando lui si alza sparisce quasi immediatamente dalla scena e lei sembra si accasci sui cuscini’ sfinita’ una figura bruna vestita di un top malmesso e un perizoma bianco che la fascia in maniera ormai scomposta’

Chiudo gli occhi per qualche minuto’ un sipario calato su una scena che forse era d’amore o forse di sesso e basta. Quando torno a spiare verso l’appartamento lei &egrave ancora lì’ distesa’ immobile’ forse dorme penso’ lui &egrave appena uscito. Lo colgo con l’obbiettivo qualche secondo dopo in strada salire su una Mercedes Blu ed allontanarsi con uno stridio di pneumatici per mischiarsi con il traffico della notte pochi isolati dopo’

Ritrovo lei alla finestra, avvolta con un piccolo plaid leggero’ guarda Roma sotto di lei ma con un’espressione triste mentre due piccole lacrime le rigano il volto’

Fuori resta la luce al neon a confinare la notte fuori dalle vetrate.

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