Skip to main content
Racconti Erotici Etero

SPQR

By 17 Maggio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Andare a Roma!
C’ero stato alcuni anni prima, da ragazzo, ed ero rimasto attratto e respinto da quel genere di vita, dal traffico, dalla gente che parla ad alta voce, soprattutto dal chiasso.
Abito in Campiello San Giovanni Crisostomo fin dalla nascita, e il rumore più forte al quale sono abituato, &egrave quello che fanno i motori dei vaporetti quando arrivano e partono da riva.
Mi piace il suono ovattato dello sciacquìo delle acque in canale.
Il vociare più intenso, quello sulla spiaggia, al Lido, nei giorni affollatissimi d’estate.
Poi, ci sono i ‘botti’ per la festa del Redentore, quelli che mi svegliavano, all’inizio dei fuochi in laguna, quando m’ero addormentato in un canto della ‘galleggiante’ dove i miei si riunivano con gli amici a fare delle grandi mangiate, e abbondanti libagioni.
Andare a Roma!
Un miraggio, ma questa volte l’illusione diveniva realtà.
Maturità scientifica col massimo dei voti.
Generosi regali, soprattutto in contanti, con la solita ragione: fanne ciò che vuoi.
Zio Nane, il fratello della mamma, che era a Roma al Ministero della Marina, Ammiraglio del Genio Navale, il più giovane in carriera, mi aveva invitato più volte, ed ora non ammetteva ragioni: dovevo andare a Roma, suo ospite. Anche perché, ma lui non lo diceva, sperava di attrarmi sulla sua strada: ingegneria navale.
Simpatico, allegro, bonario e cordiale, zio Nane, e affettuosa sua moglie, zia Anna, ligure, vissuta a La Spezia dove aveva conosciuto e sposato l’attuale marito. Poi erano andati a Taranto, erano stato per pochi mesi all’Arsenale di Venezia, ed ora nella Capitale.
Invito allettante, anche perché con Sara, mia coetanea, loro figlia e quindi mia cugina, che viene ogni estate da noi, nella nostra villetta al Lido, andiamo molto d’accordo, ci vogliamo bene e la stagione scorsa ci siamo accorti che stiamo molto bene insieme, c’é una vera e propria dolce attrazione.
Sara, in ebraico significa ‘principessa’.
L’ho sempre chiamata così, ‘principessa’.
Da piccola quasi si arrabbiava, ora, però, sembra non le dispiaccia e spesso, quando sente che mi rivolgo a lei in questo modo, mi risponde ridendo: ‘si, maestà!’
Vado a Roma.
Sara mi ha detto, per telefono che mi attende, deve farmi vedere tante cose, deve presentarmi alle sue amiche, alle quali ha tanto parlato di me. Deve chiedermi a quale facoltà desidero iscrivermi, perché lei ancora non ha scelto la sua.
Meglio in aereo, in una sola ora, o attraversare gran parte dell’Italia, in treno, e ammirarne il susseguirsi dei paesaggi?
Sono un po’ pigro.
Meglio l’aereo, da Tess&egravera a Fiumicino.
Zio Nane, lo ricordo benissimo, abita in una graziosa villetta su una altura che affaccia quasi sul laghetto dell’EUR.
Sara ha detto che verrà a prendermi all’aeroporto, con la sua fiammante utilitaria, dono per la maturità.
Il motoscafo, da Rialto mi ha portato all’imbarcadero del Marco Polo.
Strano, ma la partenza &egrave prevista in orario.
Come al solito di questa stagione, siamo al completo.
Appena imbarcato, mi metto a pensare come saranno questi giorni di vacanza.
Faccio mille castelli in aria.
Quello che più mi attrae, devo riconoscerlo, &egrave Sara.
^^^
Sara &egrave all’uscita, allegra, pimpante, più bella che mai.
Un benvenuto affettuoso, più che affettuoso, con abbraccio e bacio che va ben al di là di quello che si presume sia destinato a un cugino.
L’auto non &egrave parcheggiata vicinissimo, ma la mia valigia rotellata non pesa. E poi, Sara s’&egrave messa sottobraccio, le nostre braccia nude si toccano, si scambiano il tepore, si carezzano. Vorrei che quel percorso non finisse mai.
Un’accoglienza bellissima.
Vuoi vedere che scopriremo che oltre a volerci bene ci amiamo?
Si, ci amiamo.
Non &egrave il semplice piacere fisico del contatto, della vista, della speranza di carezzarla, baciarla’
E’ il desiderare esserle vicino, ascoltare la sua voce, specchiarsi nei suoi occhi, bere il suo sorriso.
Mi dice che a casa mi attendono tutti.
Ecco la sua piccola graziosa auto.
Apriamo lo sportello posteriore, carico il bagaglio, mi seggo vicino a lei.
Vestito leggerissimo, chiaro, che poggia sulle sue splendide gambe e le modella. La scollatura non &egrave troppo generosa, ma la stoffa fascia accuratamente il seno e lascia intendere due piccole sode tettine, alte e provocanti.
Come i fianchi, del resto.
E’ uno spettacolo incantevole, la mia cuginetta.
Mi parla di mille cose, mi dice se non sia il caso di venire a studiare a Roma, c’&egrave la facoltà di Ingegneria spaziale, ci sono le specializzazioni nei trasporti spaziali. Mi suggerisce, però, di non scoprirmi subito, parlando col padre, di prenderla alla larga: va bene il mare, la marina militare, le attività marittime commerciali, che, in fondo, si riferiscono ai mezzi di trasporto, di uomini e cose, ma il futuro, guarda ‘spazi’ più ampi, velocità sempre maggiori, vettori d’avanguardia’
S’infervora, la bella Sara, la ‘principessa’ e nella foga della sua perorazione mi ha messo la mano sulla gamba’ speriamo che la tenga così, a lungo.
Lei non sa ancora a quale facoltà si iscriverà, ma’ qualora io insistessi per venire a studiare a Roma, logicamente ospite loro, si sentirebbe rassicurata per il supporto che potrebbe avere e opterebbe per ‘ingegneria spaziale’!
Poi passa a parlarmi d’altro, della villa di Fregane, della bellezza delle piccole spiagge isolate di Ponza, della loro barca, vela e motore, delle sue amiche. Dice che me le deve presentare. E mi guarda.
‘Non &egrave che partirai in quarta con loro? Sono carine”
‘Certo non potranno essere più belle di te, principessa.’
‘Raquel &egrave di colore, &egrave veramente una bella ragazza. Poi c’&egrave Paola, e Quirina, nata e cresciuta a Tivoli, la patria di San Quirino. Le conoscerai.
Sai, ci chiamano SPQR, come le lettere dello stemma di Roma: Sara, Paola, Quirina, Raquel”
‘E di ragazzi non ne parli? Del tuo”
Siamo tutte ‘single’, chi da poco, chi da tanto, chi da sempre”
‘Tu?’
‘Da sempre!’
‘Non per sempre, però!’
‘E’ quello che spero’ tu che dici?’
‘Che dipende da te.’
Stavamo entrando nel cancello della loro villetta.
Anche qui accoglienza affettuosa, festosa.
Sono veramente contento, mi sento pienamente a mio agio.
Poco prima del tramonto, si ferma dinanzi al cancello un’auto scura, guidata da un marinaio, ne scende zio Nane, gli vado incontro, mi abbraccia forte, e così entriamo in casa, insieme.
Zia Anna, é molto bella, e mostra meno dei suoi anni.
Sento che mi vuole bene, come un figlio, é premurosa, dolce, attenta.
Si preannunciano vacanze paradisiache.
^^^
Era da attenderselo.
Il mattino successivo, mentre mi trovavo in giardino, con Sara, ai bordi della piscina, sono giunte le sue amiche.
Ora conosco l’intero stemma: SPQR.
Confermo, Sara &egrave la più bella e di molto.
Le solite domande incrociate, e mi accorgo che la mia cuginetta ha parlato molto di me, con loro.
Si intrecciano i programmi più vari, ognuna dice che il suo &egrave il più interessante.
Sara tace, sorride, le guarda, guarda me.
‘Allora, ragazze, che ne dite se domani andiamo a Ponza?
Sei d’accordo Piero?’
Mi dichiaro entusiasta dell’idea, anche perché di Ponza so solamente che &egrave un’isola.
Sara deve aver preparata la cosa da tempo.
Dice che il padre ha ottenuto il permesso di imbarcarci su una vedetta della Guardia Costiera che deve andare da Anzio a Ponza, e ritornare indietro la sera. Aggiunge che a Ponza troveremo una barca per cercare un posticino isolato. Ha perfino previsto il necessario per il pic nic, che troveremo a bordo della vedetta’
E’ tutto improvviso’ predisposto da tempo.
Mi raccomanda di portare la macchina fotografica, quella digitale.
Rosetta, la loro domestica, ci serve bibite e biscotti, poltriamo al sole.
Sara invita le amiche a fare un bagno.
Rispondono che preferiscono rimandare il tutto a domani, e ridacchiano tra loro.
Quando se ne vanno, poco prima del pranzo, dicendo che non possono restare per precedenti impegni (quali?) Sara viene a sedere sul dondolo, vicinissima a me. Sul costume ha indossato un par&egraveo, io sono in pantaloncini.
Si mette sottobraccio a me.
‘Domani sarai il galletto nel pollaio: un maschietto e quattro femminucce!’
‘Non hanno i loro ragazzi?’
‘Di solito andiamo sole a queste gite.’
‘Come mai?’
‘Massima libertà e desiderio di pettegolare.’
‘Quindi domani l’oggetto delle chiacchiere sarà il povero sottoscritto.’
‘Domani tu sarai Paride.’
‘Paride?’
‘Si, dovrai scegliere la più bella.’
La strinsi un po’ a me.
‘Tempo sprecato, principessa. Ho scelto”
‘E chi sarebbe la eletta?’
‘Non fare la gnorri, principessa, lo sai.’
Finse di cadere dalle nuvole.
Assunse un’aria semplice, ingenua, innocente.
‘Io non so niente.’
‘Allora te lo dico io.’
La baciai sulla bocca.
In effetti fu sorpresa, ma solo per un attimo.
Ricambiò appassionatamente.
Ci guardammo sorridendo.
‘Piero, non dire nulla, domani sta al giuoco.’
^^^
Partimmo abbastanza presto, per non incontrare il traffico che, specie in estate, &egrave molto intenso in alcune ore del mattino.
Sara era un’ottima guidatrice, calma, sicura.
Ogni tanto mi guardava e mi sorrideva, desideravo mettere una mano sulla gamba, coperta del leggero vestito, ma non volevo distrarla.
Eravamo sulla Pontina a una discreta velocità, e aveva deciso di seguirla fino ad Aprilia, dove avrebbe voltato a destra imboccando la Nettunense.
Sara si rivolse a me con uno strano sorrisetto sulle labbra.
‘Chissà se le ‘tre grazie’ sono in viaggio.’
‘Sono puntuali?’
‘Di solito non precisissime, ma credo che oggi siano anche in anticipo.’
‘Perché?’
Risposta con tono della voce alquanto sarcastico.
‘Il piacere della gita, di mostrarti, a Ponza, delle belle vedute.’
‘Me le mostrerai anche tu?’
‘Giudicherai”

Entrammo nell’area portuale, fermammo a lato della Capitaneria che, in effetti, ad Anzio &egrave l’Ufficio Circondariale della Marina.
Le ‘tre grazie’ erano lì, con un ufficiale e alcuni marinai e parlavano abbastanza calorosamente, come vecchi amici.
Quando ci fermammo, l’ufficiale si avvicinò alla nostra auto, aprì lo sportello di Sara, la salutò correttamente, si presentò, e disse che poteva lasciare l’auto, un marinaio l’avrebbe portata in garage.
Vide le nostre sacche, fece cenno a un marinaio di venirle a prendere, ma, pur ringraziandolo, gli dicemmo che potevamo pensarci noi, anche perché non erano pesanti.
Potevamo imbarcarci, il natante era attraccato, a bordo avremmo preso un caff&egrave, quelli che si conservano nel termos, alla marinara.
Una bella motovedetta, abbastanza grande.
Lunga 25 metri, raggiunge i 34 nodi, con 3 motori IF da 74′ kw ciascuno, e con 8 uomini d’equipaggio.
Le ‘tre grazie’ sembravano un po’ su di giri, erano allegre in un modo strano.
Erano tre belle ragazze.
Raquel era attraente, forse era il colore della sua pelle che affascinava, ma quanto i suoi succinti vestiti rivelavano generosamente, non lasciava dubbi. Una gran bella ragazza.
Salimmo a bordo.
Gli occhi dei marinai esprimevano chiaramente il loro apprezzamento sulle ragazze e quella che riscuoteva maggior attenzione era, appunto, Raquel.
Mi aveva salutato cordialmente, come tutte del resto, ma i suoi baci sulla guancia mi sembrarono meno frettolosi e, come dire, più gustativi.
Sara seguiva tutto, attentamente.
Prima di salpare, ci offrirono caff&egrave, latte, biscotti.
Sara mi chiese se io preferissi la cioccolata.
Le risposi con la stessa ironia.
Meglio il caff&egrave, dissi, &egrave ancora più nero!
Il Comandante ci informò che non saremmo andati alla massima velocità.
L’attracco a Ponza era previsto per le dieci.
Ottenni di visitare l’unità, e il Comandante, gentilmente, mi spiegò tutto, con molta attenzione.
Sapeva che ero il nipote dell’Ammiraglio Marini, e gli era stato anche detto che con molta probabilità avrei seguito la strada di mio zio.
Sara mi seguiva, senza lasciarmi un momento.
Le altre sfidavano il vento e chiedevano notizie ai marinai.
A Ponza ci attendeva un piccolo gommone, attrezzato a norma, che ci avrebbe consentito di trovare una spiaggetta appartata.
Sara ‘non lo sapevo- era in possesso di patente nautica.
Ecco Ponza.
Ringraziamenti, ripresa delle sacche, sbarco.
Il gommone era lì vicino, e c’era un recipiente termico per le bevande ed altro per il cibo.
Il Comandante ci suggerì di andare verso nord, senza allontanarci troppo dal porto.
L’appuntamento era per le ore diciotto.
Si salpava alle 18,10.
Sara controllò i giubbotti, i remi di soccorso, le dotazioni di bordo, che il radiotelefono funzionasse (avevamo anche i nostri cellulari), provò il motore.
Tutti a bordo.
Ci staccammo lentamente.
^^^
Sara era brava anche a pilotare il gommone. Sapeva come prendere le onde, ed era attentissima, uscendo dal porto, nell’osservare il corridoio che doveva percorrere a velocità moderata.
Subito dopo il molo virò a nord e costeggiò, fin quando dietro un piccolo capo scorse una spiaggetta isolata e riparata. Tra due alti scogli che la riparavano tanto a settentrione che a meridione.
Andò lentamente ad arenarvisi.
Tirammo il gommone in secca.
Prendemmo sacche e contenitori, ci avviammo verso lo scoglio sud.
Aprimmo l’ombrellonne che avevamo portato con noi, stendemmo i teli.
Sara disse che lei e le amiche andavano a cambiarsi dietro lo scoglio.
Scomparvero.
Io tolsi pantaloncini e T-shirt, rimanendo col solo slip.
Sedetti su un telo, in attesa di vederle riapparire.
Guardavo il mare, in lontananza, e ricordavo il mio Adriatico.
D’un tratto un richiamo breve, come un sibilo.
Mi voltai verso lo scoglio-spogliatoio.
Nessuno.
Tornai con l’occhio verso il mare’
Uno spettacolo inaspettato, folgorante.
Erano lì, in riva, con le braccia alte.
Nude!
La voce di Raquel.
‘Paride, a chi dai la mela d’oro?’
Splendide, una più bella dell’altra.
Non credevo ai miei occhi.
Ora era Paola.
‘Allora, decidi?’
Rimanevano ferme, mi sorridevano.
Sara mi scrutava negli occhi, voleva sapere su chi si soffermavano più a lungo.
Era una visione incantevole, le carezzavo tutte con lo sguardo.
Forme perfette: gambe snelle, seni perfetti, fianchi meravigliosi.
Inutile, la più bella si confermava Sara.
Una particolare menzione, però, merita il magnifico e provocante fondo schiena di Raquel. E le sue tettine decisamente rivolte al cielo.
Non rimanevo certamente indifferente di fronte a tanta grazia di dio, e non era facile nascondere l’eccitazione.
‘Allora, Paride?’
Era la voce di Sara. Un po’ tesa.
Mi alzai, col telo sul braccio per evitare eventuali sghignazzamenti dato che lo slip evidenziava il mio stato di esaltazione, e andai verso la battigia, mi chinai a raccogliere qualcosa, andai verso loro.
‘Ecco quello che potremmo chiamare l’omaggio alle vostre bellezze.
Diedi una conchiglia a Paola, a Quirina e a Raquel.
A Sara offrii una bellissima asteria, una stella di mare.
‘Tutte siete delle vere perle, e la conchiglia &egrave il vostro rifugio, qualcuna &egrave anche una asteria, una stella.’
In fondo, amavo la Star, ma ero ammaliato dalla Black Pearl, la Perla nera.
Rimasero un momento silenziose, poi sparirono di nuovo dietro lo scoglio per riapparire in minuscoli ed eleganti due pezzi.
Si avvicinava l’ora per consumare quanto ci avevano preparato, anche perché si cominciava ad aver fame.
Prima, però, decidemmo di fare una bella nuotata.
Il mare era calmo.
Sara disse alle amiche di avviarsi, noi le avremmo raggiunte subito.
‘Che ne dici, Piero, dell’idea delle ‘tre grazie’?’
‘Veramente eravate quattro. Vi hai partecipato anche tu. Lo fate spesso?’
‘Ma no. Soprattutto &egrave stata Raquel. Ama sempre mettersi in mostra. Ha detto che, in ogni caso, lei avrebbe fatto il bagno nuda. Gli abiti, i costumi, servono a riparare dal freddo e dalle intemperie. Al mare si sta nudi. I pesci non indossano slip o reggiseno’ Capisci come ragiona quella matta?’
‘Diciamo che capisco.’
‘Non dirmi che ti &egrave dispiaciuto vedere quattro ragazze al naturale. Non siamo mica da buttar via!’
‘La visione, &egrave stata certamente incantevole, ma quello che mi ha letteralmente shockato &egrave stato poter ammirare te, nel fulgore della tua insuperabile bellezza. Vorrei baciarti.’
‘Anche io, ma quelle stanno sbirciando e poi mi canzonerebbero’ per mascherare la loro invidia.’
Ci prendemmo per mano, andammo a tuffarci, ci avvicinammo a loro.
Tutto un giuoco di spruzzi, di spinte’
Non mancò l’occasione per accertarmi della consistenza delle natiche di Raquel. Sodissime, perfette.
I contenitori rivelarono tante cose squisite, preparate con cura, ben confezionate. Tra le bevande, ben fresche, perfino una bottiglia di champagne e delle coppe che sembravano di vetro, ed erano di plexiglas.
L’ora, il viaggio, la nuotata, e non ultimo lo champagne, inducevano a una certa sonnolenza postprandiale.
Si stesero i teli, si cercò un po’ d’ombra, tra ombrellone e scogli, ci stendemmo.
Sara ed io sullo stesso telo.
Si assopì subito, si avvicinò a me, poggiò la testa sulla mia spalla. L’abbracciai, si sistemò meglio. Dopo un po’ il suo respiro profondo diceva che dormiva beatamente.
Guardai un po’ in giro.
Subito a fianco a noi, su un telo rosa, Raquel sembrava riposare. Forse dormiva. Certamente era nuda, s’era liberata del perizoma e del reggiseno.
Era splendida, una vera ‘Perla Nera’.
A sinistra, quasi all’inguine, s’intravedeva un tatuaggio. Ma non lo distinguevo.
Il contatto con Sara e quello spettacolo furono più che sufficienti per provocarmi una immediata erezione, penosamente costretta nel costume.
Mi voltai verso Sara, per mascherare quanto mi accadeva e anche per vedere meglio Raquel.
Non so se Sara sentiva quanto premeva contro di lei, ma ebbe un leggero movimento.
Le cose si stavano’ mettendo male.
Cercai di allontanarla. Lei, invece, si stringeva sempre più.
L’ideale era andare a tuffarsi in mare.
Niente da fare.
Dovetti restare così, in una tensione tormentosa.
Carezzavo Sara.
Non so quanto tempo trascorse, ma come Sara dette segno di svegliarsi, Raquel si alzò, mi sorrise, mi fece un segno di saluto con la mano, e si rivestì del pur ridotto costume.
^^^
La villetta di Fregene era confinante con quella della famiglia di Raquel.
La sua camera era nell’angolo est, quello verso la pineta, lato strada.
C’ero andato una volta, con Sara logicamente, ed avevo notato i molti colori con cui era arredata.
Io ero continuamente ‘francobollato’ dalla mia cuginetta. Ormai tutti sapevano dell’intesa che ci legava sempre più strettamente. Certamente ci avevano visto mentre ci baciavamo, camminavamo per mano sulla spiaggia. E non era un mistero che il pomeriggio, sul dondolo del giardino, ci abbandonavamo a un pomiciamento, o limonamento secondo altri, sempre più frenetico e audace.
Ci eccitavamo entrambi, com’era logico alla nostra età e com’&egrave naturale tra due che si vogliono bene e si desiderano, come noi, ma c’era come un tacito accordo di non andare oltre certi limiti.
Anche quando le carezzavo l’affascinante sederino non potevo fare a meno di pensare a quello di Raquel.
Credo che sarebbe rimasto un sogno, se’
Appunto, se!
Zia Anna doveva andare a Roma per una visita medica, ma zio Nane non poteva accompagnarla perché proprio quel giorno aveva una riunione della presso la Commissione parlamentare.
Sara non poteva sottrarsi alla richiesta della mamma, ma diceva che, tutto sommato, potevo andare con loro, sarei rimasto in auto, in sala d’attesa’
Zia Anna non era assolutamente d’accordo.
Ero il nipote, certamente, ma lei andava dal medico per ‘problemi di donne’. I maschi bisognava tenerli fuori da ciò.
Quel pomeriggio venne a trovarci Raquel.
Il mattino non l’avevamo vista in spiaggia.
Ci disse che era rimasta a casa, anche perché non poteva fare il bagno.
La notizia parve rasserenare Sara.
Una femminuccia in quelle condizioni non poteva rappresentare un richiamo per un maschietto.
Uscirono di casa prestissimo.
Io m’ero alzato per salutarle.
Speravano d’essere di ritorno per l’ora di pranzo, altrimenti avrebbero telefonato.
Aprii loro il cancello, le vidi allontanarsi.
Stavo per rientrare in casa, quando Raquel mi chiamò, allegra e pimpante, come sempre, e con quella sua aria un po’ sognante, che la rendeva ancor più seducente.
‘Piero ho qualcosa per te, vieni!’
‘Ma non stai male?’
‘Il mal di testa di ieri? Passato completamente.’
Andai da lei.
Mi condusse nella sua cameretta.
Il letto era ancora in disordine.
‘Allora Raquel, la bella cosa?’
Tolse la gonna. Era nuda sotto.
Alzò il piccolo top al di sopra delle tette, si accostò alla sponda del letto, vi si pose pecoroni, con una gamba alzata.
‘Non credi sia bella?’
Lo spettacolo era meraviglioso, eccitante. I miei pantaloncini e il boxer sparirono in un istante, il mio fallo era freneticamente eretto, non esitai un momento, la penetrai con lei che mi sussurrava quanto desiderava questo momento, quanto era bello sentirmi così’
Era dolcissima, appassionata, voluttuosa.
Abbassò la gamba che aveva sollevato, appoggiò la testa sul cuscino, portò una mano tra le gambe, per mantenere dilatate la grandi labbra, mentre ci davo dentro, senza violenza, ma decisamente.
Godeva, la bella Raquel, gemeva’
‘Ancora’ Piero’ ancora’ sei meraviglioso’ sto morendo’ morendo’ morendoooooo”
E fu squassata da un orgasmo travolgente, con gli occhi chiusi e il volto che diceva il suo godimento.
Il suo lento rilassarsi fu interrotto dall’invasione del mio seme.
Le contrazioni che mi munsero erano paradisiache.
Non avevamo usata alcuna precauzione.
Era tutto accaduto così improvvisamente. Almeno per me.
Dopo un po’, mi sdraiai.
Era stato bellissimo.
Raquel era proprio uno schianto.
Era di fianco, con una mano mi carezzava, scendeva lungo tutto il corpo. Quel contatto mi eccitava nuovamente.
Se ne accorse.
Mi guardò significativamente.
‘Raquel, non siamo stati attenti’ nessuna precauzione”
‘Non ti preoccupare, prendo la pillola.’
E la sua mano insisteva.
Dandomi le spalle, sedette su me, o meglio, si infilò facilmente sul mio fallo che, grazie al balsamo di cui avevo cosparso la vagina, entrò facilmente.
Cominciò un dondolio inebriante, sensuale, voluttuoso, e riprese a gemere, come prima, più di prima, fin quando non raggiunse di nuovo l’acme del piacere, non si sentì ancora invadere dal tepore del mio godimento.
Si sdraiò su me, curando che non sgusciassi completamente da lei, e dallo specchio vedevo la sua espressione estatica che rinnovava la brama di averla ancora.
Quando si voltò, sempre distesa su me, prese a baciarmi furiosamente.
Non c’eravamo accorti del tempo trascorso.
Riprendemmo a fare l’amore.
Bussarono alla porta.
La colf l’informava che la famiglia l’attedeva per andare al mare.
Senza interrompere la sua sbrigliata cavalcata, incurante della voce affannata, Raquel rispose.
‘Un momento’ vengo subito!’
E venne!
^^^ ^^^ ^^^

Leave a Reply