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Racconti Erotici Etero

Stelle cadenti – L’albero di Romeo

By 10 Febbraio 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

L’albero di Romeo – capitolo primo

Quando Clara mi invitò a passare il fine settimana nella villa del suo datore di lavoro accettai immediatamente. Non solo l’idea di passare un caldo week-end di agosto in un bellissimo giardino con piscina privata mi allettava, era anche il pensiero di poter passare un po’ di tempo con la mia cara amica che vedevo assai di rado da quando aveva accettato l’incarico per l’ingegnere Gori.
Siamo amiche sin dall’asilo e a lei tengo davvero tanto, vederla di rado mi ha sempre fatto soffrire.
Clara, laureata in psicologia e rivolta ad una carriera nell’assistenza sociale, faticava a trovare un lavoro remunerato decentemente e che la soddisfacesse, sebbene avesse frequentato anche un master. Dopo un periodo di formazione lavoro in un centro di assistenza per giovani madri aveva tentato diverse strade senza grandi risultati, finalmente dopo una dura gavetta le venne proposta una buona opportunità, un impiego che le piaceva e che le permetteva di guadagnare molto bene, purtroppo le era necessario sacrificare buona parte del suo tempo libero.
L’ingegnere Gori aveva perso la sua amata moglie per delle complicazioni durante il parto, il figlio, subì delle lesioni cerebrali, ma sopravvisse. Lo chiamò Romeo come tanto desiderava la sua perduta consorte. L’uomo passò un bruttissimo periodo di depressione da cui uscì prendendo un po’ le distanze dal figlio e dedicandosi al lavoro anima e corpo. Essendo un uomo d’affari benestante non fece mai mancare nulla a Romeo, se non forse un po’ di affetto che cercava di compensare nella forma di assistenti full time.
Romeo pur avendo ormai 24 anni era un eterno bambinone, faceva progressi, ma non sarebbe mai potuto inserirsi completamente nella società, doveva essere seguito di continuo. Pur non essendo stupido aveva alcune difficoltà a parlare, a volte problemi di memoria, era estremamente ingenuo e incapace di responsabilizzarsi.
Avevo già conosciuto Romeo, in fondo era un simpatico bambinone, certo non fisicamente, era alto e di costituzione robusta, mani enormi, grassottello e tondo, viso paffuto e grandi occhi.
Fanatico della pulizia era in grado fortunatamente di pensare alla proprio igiene da solo, passava ogni mattina quasi due ore a lavarsi e a ‘farsi bello’.
Era poi un ragazzo molto dolce, spesso cercava abbracci e coccole, di natura sensibile amava dipingere, i suoi dipinti non erano certo capolavori, ma esprimevano gioia e amore.
In fondo era una persona piacevole, talvolta sorprendeva per il suo senso dell’umorismo e l’innata proprietà dei tempi comici’ spesso era solo vittima della sua stessa ingenuità.
Rimaneva pur sempre un bambinone.
Clara lo seguiva da poco meno di un anno, viveva alla villa e aveva anche il compito di seguire la casa assieme alla donna delle pulizie, aveva una sola sera libera a settimana e talvolta alcune ore nei pomeriggi infrasettimanali, ma per questo suo impegno veniva remunerata piuttosto bene. Gli accordi erano che in agosto avrebbe potuto prendersi l’intero mese di vacanza, purtroppo per un inconveniente dell’ultimo minuto la sua sostituta dovette rinunciare e l’ingegnere Gori le chiese di occuparsi della casa e del figlio almeno per due settimane, mentre lui cercava una soluzione. L’impegno richiesto era ovviamente pesante, sarebbe dovuto rimanere sola con Romeo rinunciando a buona parte della propria vacanza. Gori le propose un lauto premio e le offrì la possibilità di invitare alla villa delle amiche di tanto in tanto, anche per qualche giorno, purchè educate, responsabili e molto attente nei confronti di Romeo.
Fu così che Clara invitò me e sua sorella Clelia.
Se devo dire la verità sua sorella non mi è stata mai troppo simpatica, a differenza di Clara è piuttosto vanitosa e frivola, non la giudicherei responsabile e tanto meno attenta nei confronti di chi ha attorno, egocentrica ed egoista sono parole che la descrivono bene. E’ pur sempre l’amata sorella minore di Clara.
Quando giunsi alla villa Clelia era già arrivata, non era prima mattina, mi sorpresi comunque nel trovare il suo scooter mentre parcheggiavo l’auto, avrei giurato che senza il liceo si dedicasse a passare intere mattine a letto godendosi la rara frescura delle prime ore del giorno.
– Barby!
La voce di Clara mi diede il benvenuto.
– Barbara, ti stavo per telefonare’ temevo che non ricordassi la strada.
– Oh no’ la ricordavo bene. Sono venuta qui di rado, ma non è difficile da raggiungere.
Le due sorelle mi vennero incontro, le guardai notando la loro dissomiglianza anche fisica.
Clara è una ragazza formosa, non grassa, ma certamente in carne, ha lineamenti del viso dolci e gioviali, capelli castani lunghi e mossi che la fanno apparire molto femminile quando li scuote. La sorella, Clelia, è più bassa di lei di una buona spanna, piccola, ma ben proporzionata, in linea perfetta senza un filo di grasso in più e curve al posto giusto, ha lineamenti più decisi e marcati rispetto a Clara, è certamente una bellissima ragazza, grandi e profondi occhi azzurri, bionda naturale, come sua madre di origini svedesi. Quel giorno portava le trecce che le davano un’aria sbarazzina da giovane educanda dei freddi paesi nordici.
– Come stai Barby?
– Bene. E tu Lalla? Sei ancora sconvolta per aver rinunciato alle tue vacanze?
– Tutto bene. Non avevo scelta, me ne sono fatta una ragione. Però ora che siete qui voi due’ ritornerete la prossima settimana spero.
– Certo!
Saltò poi su Clelia.
– Devi vedere la piscina’ come si fa a rinunciarci’ io volevo trasferirmi qui.
– Non è il caso Clelia’ per Romeo.
Romeo. Erano ormai un paio di mesi che non lo vedevo.
– Come sta?
Domandai in apprensione come se parlassi di un cuccioletto appena nato.
– Ah! Lui benone’ è in giardino che dipinge sotto il suo albero. Vai a salutarlo, noi intanto portiamo la tua roba in camera.
Ovviamente ci pensò Clara alla valigia e al beauty, Clelia nemmeno si propose di aiutarla, mi seguì in giardino.
– Che buffo questo Romeo’ e questa storia del suo albero preferito. Ci va a dipingere sotto anche d’inverno.
– Sì buffo, ma è anche così tenero!
– Mpf’ se lo dici tu.
Come al solito io e Clelia non eravamo per nulla in sintonia.
– Balby!
Romeo mi vide da lontano e mi corse incontro urlando in qualche modo il mio nome, ne rimasi sorpresa, non pensavo si potesse ricordare di me.
– Mpf’ di me non si ricordava.
– Davvero strano.
Era ovvio che la stavo prendendo in giro, ma lei non se ne accorse. Si volle giustificare.
– Io l’ho incontrato solo tre volte.
Non riuscii a trattenermi dal risponderle.
– Invece io solo una. Davvero strano che non si sia ricordato di te.
Sorrisi compiaciuta di aver messo a segno un punto. Distratta dalla competizione venni colta di sorpresa dal possente Romeo che abbracciandomi mi sollevò da terra senza alcuna fatica.
– Hey! Campione! Vedo che sei in forma!
– Balbala! Come sei bella? Stai beme?
Romeo ha qualche difficoltà ad articolare alcune lettere, ma dopotutto è perfettamente comprensibile.
– Io sto bene. Grazie di avermelo chiesto.
Mi mise giù.
– Sei contento di avere tre sorelline adesso.
– Somo ploplio molto felice.
Sorridendo e senza aggiungere nulla fece dietro-front e tornò ad occuparsi del suo dipinto sotto a quello che tutti chiamavano l’albero di Romeo. Una grossa quercia alta e possente.
– Proprio del tutto scemo.
Intervenne Clelia.
Non le risposi per non compromettere già dall’inizio i due giorni che avremmo passato assieme.
La voce della mia amica ci raggiunse dalla villa.
– Ragazze! Venite a far colazione! Anche tu Romeo! Forza.
Clara ci preparò la colazione e mangiammo tutti assieme. Pane, burro e marmellata, succo d’arancia e caffè. La marmellata e il burro erano fatti in casa da una famiglia di contadini che abitava le campagne vicine. Qualcosa di metafisico.
Rimasi sorpresa di quanto era composto Romeo.
– Hai visto come è diventato bravo a tavola il nostro Romeo.
– Io somo semple blavo.
Chiesi a Clara come ci fosse riuscita. Lo ricordavo molto distratto a tavola e molto più maldestro.
– Basta trovare i tasti giusti su cui premere. Ora lo conosco bene. Conoscere i suoi interessi e cosa gli piace mi aiuta a spiegargli come comportarsi. Cerco di fargli vedere le cose da un punto di vista a lui più congeniale e quando riesce lo premio per stimolarlo.
– A me non sembra questa gran tattica.
Mormorò Clelia leccandosi i polpastrelli dopo aver terminato un immensa fetta di pane imburrato.
– Io pelò somo blavo!
Protestò di rimando Romeo quasi come indispettito.
Sorrisi e trattenetti una risata. Clelia se ne accorse e stizzita si alzò da tavola.
– Io vado di sopra a mettermi il costume’ così qua siete liberi di prendermi in giro.
– Su Clelia. Nessuno ti sta prendendo in giro. Siamo qui per stare bene, divertirci.
Alle parole della sorella Clelia mi sembrò rilassarsi.
– Hai ragione sorellina. Vado comunque a mettermi il costume.
– Ne hai preso uno adatto vero?
– Sì, ma non è certo un costume intero’ voglio abbronzarmi.
Clara ci aveva pregato di munirci di costumi non troppo succinti, Romeo non era abituato a vedere ragazze svestite e non voleva turbarlo. Mi sembrò una giusta considerazione, però mi chiesi come lui riuscisse a guardare la televisione.
– Cosa ha tua sorella? Mi è parsa nervosetta.
– Si è lasciata ieri con il suo ultimo ragazzo. Per lei sono tutti importanti, ma nessuno dura di più di un paio di mesi.
– Tua sorella non ha un carattere facile e i ragazzi alla sua età sono poco pazienti.
– Guarda che è lei che li lascia.
Clara mi rispose quasi seccata, non capii la sua reazione. Del resto era sua sorella, per me era solo una ragazzina arrogante.
Lasciai cadere il discorso. Romeo ascoltava, non mi andava di discutere davanti a lui, non mi andava di discutere con Clara, non mi andava di discutere.
Stavamo sparecchiando quando a Romeo cadde una tazza per terra. Mi voltai verso di lui e lo trovai immobile con gli occhi sgranati, seguii il suo sguardo e assieme fissammo Clelia rientrare in cucina.
Indossava un ridottissimo bikini rosso a vita molto bassa.
Clara le si pose davanti e le sussurrò nervosamente qualcosa.
– Clara non rompere. E’ il più’ coprente’ che ho. Mi avvolge del tutto il sedere, l’ho scelto apposta!
Protestando girò su se stessa mostrandoci il suo invidiabile fondoschiena tondo e sodo. Effettivamente le natiche erano completamente coperte dal tessuto, ma gli slip erano così bassi che si poteva vedere l’inizio del solco del fondoschiena ornato poco sopra da un elegante tatuaggio tribale, non troppo grande ma ben evidente.
– E questo quando te lo sei fatta?
Clara sembrava stupita e piuttosto contrariata.
– Che cosa? Ah! Il tatuaggio. Il mese scorso per il mio compleanno.
– Ma a casa lo sanno?
– Ormai sono in grado per decidere da sola che cosa fare del mio corpo.
Intervenni.
– In fondo le dona. E per legge ora è grande abbastanza.
– Non è grande abbastanza!
Così dicendo Clara tornò a rassettare la cucina senza aggiungere una parola.
Clelia sculettando se ne andò in piscina.
Romeo era ancora zitto e fisso. Lo svegliai.
– Romeo! Carina Clelia vero?
– Mmmm’ calima, ma um poco bilicchima.
Sorrise come uno che la sa lunga. Certamente non voleva dare il significato che diedi io alle sue parole. Risi’ e lo abbracciai teneramente.
Notai uno sguardo storto di Clara.
– Non c’è bisogno che gli fai notare ciò che mia sorella non vuole coprire.
– Suvvia, ha reagito come un bambino che vede per la prima volta una ragazza attraente.
– Lui però non è del tutto un bambino’ comunque forse hai ragione’ me la sto prendendo troppo.

In piscina andò meglio.
Chiacchierammo di Beautifull, di moda, vestiti e cosmetici, creme solari e di come il buco dell’ozono ci impedisca di abbronzarci in santa pace.
Romeo solitario dipingeva all’ombra del suo albero al delimitare del giardino, spesso ci fissava. Notai che in particolare i suoi sguardi erano diretti su Clelia, mentre quando Clara si voltava verso di lui volgeva altrove lo sguardo. Lo trovai divertente. Quando facemmo il bagno in piscina non volle raggiungerci, ma i suoi occhi erano fissi su Clelia, in modo particolare quando uscì dall’acqua col corpo bagnato.
La mattinata volò via e arrivò ormai l’ora di pranzo. Io e Clara andammo in cucina per preparare, Clelia rima se invece a prendere il sole. Non ci mettemmo molto, era molto caldo e ci adeguammo volentieri ad un pasto freddo a base di verdure crude, mozzarella e prosciutto.
Stavo apparecchiando in veranda quando arrivò Clelia.
– Romeo lo hai chiamato?
– No.
Alzai lo sguardo e non lo vidi. Clelia rispose anticipando la mia domanda.
– Si è messo dietro al suo albero.
Notai un movimento.
– Lo potresti andare a chiamare, mentre io qui finisco di apparecchiare.
Clelia sbuffò e senza alcuna fretta tornò verso il giardino per compiere il duro e difficile compito che le avevo assegnato.
Tornai in cucina e aiutai Clara a portare fuori il pranzo.
Uno stridulo urletto seguito da una risata colse la nostra attenzione. Assieme cercammo con gli occhi Clelia. In fondo al giardino sbracciava e rideva, ci indicava di raggiungerla.
Io rimasi perplessa e incuriosita, mentre Clara si preoccupò immediatamente. Di corsa la seguii faticando a starle dietro. Quando la raggiunsi all’albero ebbi modo di confrontare lo sguardo differente delle due sorelle, divertito quello della giovane, quasi inorridito quello della più matura. Arrabbiata Clara alzò la voce.
– Romeo! Ancora? Smettila immediatamente.
L’ammonizione mi incuriosì ulteriormente, non capivo. Raggiungendo il punto di osservazione delle due mi fu tutto più chiaro.
Romeo si era nascosto dietro l’ampio tronco per cercare ingenuamente un po’ di intimità. Si stava masturbando inginocchiato nell’erba e non accennava a smettere sebbene in tre lo stessimo guardando. Un comportamento incongruo, ma Romeo spesso aveva modi contradditori. Nessuno fece caso a questo particolare, l’attenzione di tutte era sull’albero, l’enorme tronco… tra le gambe di Romeo. Le dimensioni erano spropositate. Una volta ebbi un ragazzo che era piuttosto dotato, la prima volta che lo vidi nudo ne fui entusiasmata, poi mi trovai a maledire colei che lo aveva concepito con quell’ingombrante dono, le attività sessuali con lui erano difficoltose e talvolta dolorose. Romeo avrebbe potuto permettersi di chiamare il mio ex col soprannome di pipino. Il suo pene era decisamente lungo, certamente più di venti centimetri, e dire che il fusto era grosso sarebbe stato un eufemismo, ad occhio ero ragionevolmente sicura che non sarei riuscita ad agguantarlo completamente con la mano, solo il glande appariva di dimensioni esigue, era piccolo e sproporzionato rispetto al resto del membro.
Clara si tolse il pareo e si mise di fronte a lui allargandolo per nascondere la scena.
Clelia ne rimase contrariata.
– Perché lo copri? Se avessi saputo la tua reazione non vi avrei chiamate’ e mi sarei goduta tutto lo spettacolo da sola.
– Zitta! E tu! Romeo! Falla finita’ certe cose si fanno in privato!
– Ma io elo da solo! Voi invece distulbate.
Protestò ingenuamente il ragazzone, poi però si rialzò e si ricompose come poteva.
– Perbacco! Quell’affare non gli sta nemmeno nei pantaloncini!
Osservò Clelia sbirciando da un lato.
– Clelia. Torna alla villa! Vai via!
– Mpf! Quanto te la prendi.
Io per tutto il tempo ero rimasta senza parole. Mentre Clara metteva il pareo attorno a Romeo per nascondere quella evidente virilità mi sforzai di trovare qualcosa da dire.
– Vuoi che ti aiuti?
Inutile dire come mi guardò Clara.
– No’ io non intendevo dire’ con lui’ intendevo’
Allora decisi di aiutarla in diverso modo.
– Vieni Clelia, intanto torniamo.
Trassi via la ragazzina ancora divertita.
– Ma hai visto che cazzone che si ritrova?
– Sì’ sì’ ma ora andiamo.

Il pranzo iniziò in totale silenzio come se avessimo servito una particolare marca di pasta. Romeo guardava i cartoni animati come se nulla fosse. Ogni tanto a Clelia scappava una risata e Clara le lanciava un’occhiataccia. Io ero sconvolta, la vicenda era buffa e allo stesso tempo allucinante.
– E’ finita l’acqua. Vado a prenderne in cantina.
Così dicendo Clara scomparve, la sua sorellina non aspettava altro.
– Barbara hai visto cosa dipingeva il nostro bimbone?
– No’ in realtà no.
Clelia trattenne una risata, poi si rivolse a Romeo.
– Dillo tu a Barbara cosa dipingevi.
– Il mio albelo.
– E poi?
– Il gialdino?
Con un sorriso divertito Clelia continuò l’interrogatorio.
– Cosa mai c’era nel giardino dipinto?
– Ohhh! Te, poi cela Balbala e Lalla.
– Ah! Che bello! E c’è in proposito qualcosa che vuoi aggiungere?
Candidamente Romeo rispose negando.
– Mo.
– Sei sicuro?
Io non capivo dove voleva andare a parare.
– Clelia, ma’
– Vostro onore ormai sono arrivata al punto. Allora Romeo come eravamo vestite nel dipinto.
Romeo fece una timida risatina e arrossì lievemente.
– Col costume.
– Loro le hai dipinte in costume’ e a me? Guarda che Lalla si arrabbia se lo scopre.
– Mooo’ pelchè si allabbia?
In quel momento tornò Clara.
– Ho preso anche del ghiaccio.
– Qualcuno ne ha bisogno.
Insinuò Clelia. La sua allusione per fortuna non venne recepita dalla sorella che invece era concentrata sul suo Romeo.
– Romeo smettila di tenere il muso.
– Ma Lalla sei allabbiata con me?
– Nooo’ non sono affatto arrabbiata’ però devi finire di mangiare tutto! Sei fai il bravo per questi due giorni poi avrai un bel premio. Ma devi fare il bravo’ non come stamattina.
Sembrava una mamma che ha perdonato una marachella al figlio monello.
La situazione si era sbloccata, Clara prese in mano la situazione, riuscì a sdrammatizzare e a ricreare conversazione. Ricominciammo a chiacchierare. Clelia era più carina, anche nei confronti di Romeo e certo così a me era meno antipatica.
L’atmosfera era ottima, proprio come speravo che avvenisse sin dal mio arrivo. Rimanemmo a lungo a parlare in veranda, a scherzare e ridere assieme. Si alzò una leggera brezza e ne approfittammo malgrado il caldo per tornare in piscina.
Andammo a farci un bagno. Ancora Romeo non si unì a noi, tornò a dipingere sotto il suo albero. Non fissava Clelia come al mattino, pensai che davvero Clara aveva una grossa influenza su di lui.
Più tardi dopo esserci asciugate al sole Clelia raggiunse Romeo che era tornato a dipingere.
– Vado a spiegargli che deve vestirmi.
Mi sussurrò in modo che Clara non sentisse. Subito non diedi importanza ad una sensazione di disagio che mi pervase poco a poco, quando crebbe a sufficienza non potei ignorarla. Avevo uno strano presentimento. Guardai Clelia e Romeo, scherzavano e dipingevano assieme. Clara li osservava a sua volta, ne pareva soddisfatta.
Non ero convinta e continuai a guardarli quasi per tutto il pomeriggio fingendo prima di leggere un giornale e poi seguendo con poca attenzione la conversazione con la mia amica Clara.
Clelia era stata con Romeo a lungo rinunciando ad abbronzarsi. Verso di lui aveva cambiato del tutto atteggiamento. Scherzavano assieme, ma la risata di lei non era naturale, sembrava un atteggiamento accondiscendente di convenienza. Mi concentrai sui suoi gesti, come si muoveva e come si atteggiava’ sembrava assurdo, ma ero piuttosto convinta che stesse flirtando.
– Clara’ ma tua sorella non ti sembra un po’ strana?
– Strana? E perché?
– Mmm’ è così’ come dire’ socievole.
– Mia sorella ha un ottimo carattere’ spesso lo nasconde’ fa la dura per difendersi, tenere le distanze. E’ un modo come un altro di alzare una barriera protettiva dal mondo. Quando si sente al sicuro le barriere cadono e la vera Clelia viene fuori.
Io continuavo a non essere convinta.
– Andiamo a farci una doccia?
Risposi distrattamente a Clara, credo con un sì. Riflettevo e non la ascoltavo mentre la mia amica mi parlava. Ogni tanto muovevo il capo in assenso rispondevo con dei sì del tutto finti. Io ero interessata a cosa passava per la testa a Clelia.
– ‘allora facciamo così, va bene?
Mi resi conto di essermi persa qualcosa di importante.
– Ok’ certo.
– Tu come la prendi?
– Che cosa?
– La pizza! Hai detto che ti va’ hai già cambiato idea?
– No no’ per me va bene una margherita’ ce la facciamo portare?
– Mi hai ascoltata? Hanno interrotto il servizio per agosto’ dobbiamo andare a prenderla noi.
– Tutti assieme? No’ vado io.
– Io e te. Ti accompagno. Così finisci di raccontarmi di quel ragazzo che ti piace.
– E’ lasciamo Clelia sola con Romeo.
– Sì, certo.
– Ma’
Non ebbi il coraggio di esprimere le mie perplessità. La frase mi morì in bocca.
– Ragazzi! Forza è ora di prepararsi per la serata. Vi va la pizza?
Al richiamo di Clara, Romeo saltò in piedi e corse da noi.
– Mi piace la pissa! Io colla salsiccia!
– Va bene! Ma prima metti via il dipinto e i colori e ti fai una bella doccia.
Nella villa c’erano ben tre bagni con doccia. Io e Clara ne dividemmo uno. Io rimasi in doccia parecchio e poi le cedetti il posto, quando anche lei aveva terminato Romeo si stava ancora lavando. Clelia si era invece trattenuta in piscina a prendere gli ultimi raggi di sole sebbene ne avesse fatto a meno per buona parte del pomeriggio pareva non potervi rinunciare.
– Sei sicura che possiamo lasciare Clelia e Romeo da soli.
Avevo ancora un brutto presentimento.
– Certo. Ora però la chiamo dentro, così quando Romeo esce dalla doccia trova qualcuno in casa.
Pensai che invece era meglio tenerla lontana per non rischiare che lei gli entrasse in doccia! Poi riflettendo mi convinsi che era impossibile considerare che quei due potessero realmente concludere qualcosa. Mi sentii stupida.
In quel momento rientrò Clelia.
– Ah eccoti! Tu che pizza vuoi?
– Doppia mozzarella.
– Bene. Torniamo tra poco.
Dopo tutto era davvero assurdo. Clelia e Romeo’ insomma’ forse avevo fantasticato troppo.
– La andate a prendere Non ce la portano?
– Sì, il servizio è sospeso in questo periodo. Staremo via nemmeno mezz’ora’ dai un occhio a Romeo, sta finendo la doccia’ vedi se ha bisogno di qualcosa quando esce. Sii gentile.
– Ci penso io. Tranquilla.
Sorrise e socchiuse gli occhi. Sentii riaffiorare quella strana sensazione di disagio.
– Posso andare da sola! Così Romeo trova un volto familiare.
Cercai di perorare la mia causa nel modo più discreto possibile.
– Barbara’ ma non sai dove è la pizzeria’ ed è pure difficile spiegartelo. Andiamo assieme. Clelia è perfettamente in grado di cavarsela’ e Romeo non è la prima volta che rimane senza di me. Dai andiamo!
Io nuovamente non ero affatto tranquilla.
Cercai di trattenermi. Poi ormai quasi alla pizzeria non riuscì a non dirlo.
– Lalla io credo che non sia stato un bene lasciare una ragazza sensuale e sessualmente iperattiva con un eterno bambinone che non sa controllare del tutto i suoi istinti.
– Barby! Cosa stai dicendo?
– Solo che’
– E’ per l’incidente di oggi?
– Sì’ anche’ ma’
– Guarda che Romeo è innocuo e Clelia è ancora una ragazzina. Non è sessualmente iperattiva, anzi a quanto so io è ancora vergine.
– Cambia ragazzi come calzini sporchi!
– Non hai pensato che magari è perché non ci fa sesso!
– Non ci credo.
– Sono sua sorella. Me lo ha confidato lei.
Mi sentii un po’ rincuorata’ eppure non abbastanza, il mio presentimento non era svanito.
La pizzeria non ci fece aspettare troppo e fummo di nuovo alla villa in poco meno di venti minuti.
Clara mi precedeva con i cartoni delle pizze da asporto tra le mani, me li passò sulla soglia per prendere le chiavi dalla borsa. Per qualche motivo il cuore prese a battermi forte.
Ci infilammo dentro. Un silenzio di tomba. Procedemmo verso il salotto per poi andare in cucina, ci fermammo molto prima in turbamento.
– Clelia!
Urlò inorridita Clara verso la sorella. Io rimasi pietrificata alla scena che mi si parò di fronte, immobile con la bocca spalancata senza poter dire e fare alcunché.
Clelia malgrado tutto non ne volle sapere di interrompere l’opera a cui si dedicava con estrema e inaspettata dovizia.
Romeo era seduto sul divano con l’accappatoio aperto, gambe e braccia distese, estasiato puntava gli occhi fissi al soffitto, mentre Clelia in ginocchio di fronte a lui gli manipolava il pene con entrambe le mani e con la bocca succhiava golosamente il glande tenendo l’estremità ben serrata tra le labbra.
– Clelia! Smettila subito!
La ammonì ancora Clara stavolta avvicinandosi minacciosa al divano, ma la ragazza non accennò a smettere di tirare dalla grossa cannuccia.
Indossava solo il reggiseno del suo bikini, la mancanza dell’altro pezzo del costume, abbandonato per terra, mi fece supporre che quello era solo l’epilogo di un confronto andato ben oltre.
Le mani cominciarono a tremarmi violentemente e i contenitori delle pizza mi caddero sui piedi.
Clara afferrò la sorella per un braccio tirandola indietro, lei non si voleva staccare e opponeva resistenza. Dopo una breve lotta cedette.
– Ahi! Mi fai male lasciami!
– Clelia! Cosa ti sei messa in testa? Cosa stai facendo?
– Sei cieca? Gli sto facendo un pompino!
La risposta sfacciata fece andare su tutte le furie Clara, ben oltre il limite a cui si era già spinta, io non l’avevo mai vista così.
– Vieni via! Vieni via!
Credo che nemmeno Clelia l’avesse mai vista così. Si spaventò di certo. Mentre veniva trascinata lontano dal suo compagno di giochi afferrò un asciugamano abbandonato su una poltrona e si coprì come poteva. Forse iniziava a vergognarsi? Così interpretai quell’indizio.
Il suo gioco era andato oltre e ora si sarebbe presa una bella lavata di testa’ o forse peggio?
La possibilità che le fosse tornata la ragione mi diede la spinta per riprendermi a mia volta. Scossi la testa per svegliarmi dall’intontimento, giusto in tempo per rimanere basita dal comando di Clara.
– Barby! Pensa tu a Romeo.
Per un attimo interpretai male la frase. Il doppio senso mi risultò spontaneo.
– Fallo smettere! Coprilo!
Le due sorelle scomparvero nell’altra stanza.
Romeo si stava toccando il pene e ridacchiava. Non era poi una scena così divertente, ma forse il suo compiacimento era dovuto ad altro. Dove era la sua timidezza?
Senza troppa decisione mi avvicinai e quasi con reverenziale timore cercai di farlo smettere prendendogli il gomito. Con dolcezza cercai lo invitai a lasciar perdere.
– Forza Romeo. Ora basta. Non puoi adesso.
Poi gli occhi mi caddero sul grande tronco tra le sue gambe e ne rimasi ipnotizzata per qualche istante, solo pochi secondi, ma fu troppo. Romeo si contrasse impercettibilmente ed emise un verso sommesso e gutturale. Il suo seme affiorò lentamente, denso e candido colò abbondante sulle grandi mani.
L’immagine mi fece un certo effetto. Imbarazzata voltai gli occhi altrove e con le braccia mi raccolsi allontanandomi un poco da quell’espressione di virilità.
– Bene’ a quanto pare’ ti ho fatto smettere’
– Io vado. Ola mi devo lavale. Poi ci mangiamo la pissa?
Per fortuna era ossessionato dalla pulizia. Io non avrei potuto davvero’ metterci le mani.
– Vai pure. Dopo mangiamo.
Lasciai andare Romeo. Rivolsi la mia attenzione sui cartoni da asporto. Le pizze erano ancora in buono stato? Il condimento era sicuramente saltato in aria come la mia mente.
Clara e Clelia discutevano in cucina, attesi ad entrare. Non potei non origliare.
– Clelia, tu non te ne rendi conto’
– Aspetta! Guarda che sei tu che non capisci. Gli stavo solo facendo un favore’ è uscito dalla doccia tutto sull’attenti.
– Certo’ un favore’ un po’ troppo particolare! E’ molto grave quello che hai fatto.
– Gli ho fatto solo qualche pompino!
– Come come come? Qualche?!
– Piantala di fare la santarellina! Solo il cielo sa quanto ne aveva bisogno!
– Cosa’ cosa avete fatto? Insomma’ quanti’ quanti’ beh’ quanti?
– Due completi’ e quello era il terzo pompino’ di fila’ è instancabile.
Io e Clara eravamo rimaste via davvero poco tempo. Pensai che prima di passare ai fatti avessero per lo meno flirtato un poco. Tre giri significava una durata piuttosto esigua, ma certamente una capacità di recupero pressoché istantanea. Se poi quella a cui avevo assistito era ben la terza espressione delle sue esigenze intime, allora non immaginavo l’abbondanza delle prime due.
– Però non avete fatto altro, vero? Come mai non avevi gli slip?
– Gli volevo fare solo una sega, ma poi per tenerlo buono ho dovuto improvvisare.
– Quindi?
– Vuoi avere tutti i dettagli? Tranquilla. Sono ancora vergine.
– Non sono preoccupata per te’ ma per lui. Lui non capisce. Tu puoi ragionare, ma lui non è in grado di intendere.
– Credi? E’ un porco. Mi ha praticamente strappato gli slip e’
Clelia fece una pausa. Nascosta dietro l’angolo immaginai la faccia di Clara, contratta nel timore mentre, come me, attendeva l’ultima rivelazione.
– ‘ e me lo voleva mettere in culo.
– Non usare quel linguaggio! Maleducata.
– Io sarò stata educata male, ma a lui chi lo ha educato a certe oscenità? Me lo sai dire sorellina? Per fortuna ho i miei trucchi per tenere buoni certi pervertiti.
– Clelia! Non intendo proseguire oltre questa discussione.
– Hai voluto tu i particolari!
– Basta! Domani’ domani ne riparleremo’ domani’
Mi parve il momento giusto per entrare in cucina.
– Sentite’ io non so come intendete risolvere questa situazione’
Le due mi fissavano. Contavano su di me per riuscire a chiudere la discussione e andare oltre in qualche modo.
– Romeo è andato a lavarsi. Non credo che abbia coscienza di quello che è accaduto.
Vidi Clelia sul punto di controbattere. Era convinta del contrario. Le misi davanti il mio dito per azzittirla. Anche Clara stava per replicare rivolta alla sorella. Al ammonì allo stesso modo e ripresi la parola.
– Credo che ragioneremo meglio domani mattina, dopo una bella dormita. Fingiamo che non sia accaduto nulla’ per Romeo’ lui di certo si comporterà come al solito’ passiamo una serata tranquilla’ e domani ne riparleremo.
Le vidi guardarsi, riflettere, scrutarsi.
– Va bene’ per Romeo.
Clara era d’accordo. Ero convinta che fosse la più difficile da convincere. Toccava a Clelia.
– Mpf’ va bene’ vado a cercare qualcosa da mettermi addosso.
Appena uscita mi rivolsi alla mia amica.
– Stai calma. Recupera. Ora abbiamo bisogno di te.
– Ci sono’ ci sono.
La mia attenzione tornò sui cartoni delle pizze.
– Saranno fredde.
– Le possiamo scaldare nel forno.
Romeo entrò in cucina e vedendo le pizze cominciò ad invocarle. Pareva davvero che per lui non fosse accaduto nulla. Lo invidiai.
Io temevo una serata difficile e così fu, ma meno del previsto. Una delle due belve si ritirò dallo scontro.
La caduta aveva disfatto la perfezione delle pizze, in modo particolare quella di Cleia, prima di infornarla tentammo di riconciliare la doppia mozzarella con la superficie della pasta.
Clelia comparve alle nostre spalle e guardando la mozzarella annunciò la sua ritirata.
– Mi dispiace ma io non mangio, di roba bianca e appiccicosa ho fatto indigestione per stasera.

qui il secondo e ultimo capitolo L’albero di Romeo – capitolo secondo

Non potevo dormire.
Con Clara mi ero finta tranquilla. Dovetti.
Lei aveva i nervi a fior di pelle. Rimase quasi mezz’ora in camera di Romeo, di tanto in tanto alzava la voce. Quando finì con la ramanzina era distrutta e oltre ogni modo nervosa. Mi chiese se avevo bisogno di qualcosa che mi aiutasse a dormire io pensai ad una camomilla, invece parlava di pillole. Come mai aveva quel tipo di farmaci non me lo domandai, ma non volli assumerne. Forse però avrei dovuto seguire il suo esempio.
Non avrei certamente preso sonno quella notte.
Ero preoccupata per la ma amica. Uno solo dei tanti pensieri che mi turbavano.
Mi chiedevo come Clelia si fosse spinta tanto oltre. Aveva agito in preda all’istinto o forse alla frustrazione per la storia finita male col suo ragazzo, Certamente non poteva aver deciso lucidamente. Cosa altro poteva averla spinta in quella direzione?
In realtà una risposta l’avevo, una risposta banale, ma ossessionante nella solitudine della mia stanza in quella notte calda, troppo calda.
Non potevo fare a meno di pensare all’albero di Romeo, non la grande quercia in giardino, piuttosto la possente pianta che lui si ritrovava tra le gambe.
L’immagine del suo denso orgasmo mi infestava la mente e si alternava solo con la scena di Clelia che lo bramava inginocchiata.
Sudavo. Forse avrei dovuto accettare una delle pillole di Clara. Mi girai e rigirai fino a che la mia attenzione venne attiratala un rumore. Mi parve di udire dei passi nel corridoio.
La mia mente visualizzò l’immagine di Clelia che di soppiatto si infilava nella stanza di Romeo.
Mi alzai di scatto. Dovevo fermarla!
Appena aprii la porta della mia camera mi ritrovai nel corridoio deserto. La mente mi stava giocando brutti scherzi, ormai convinta della mia paranoia mi arrivò all’orecchio un nuovo indizio, rumore di stoviglie, presumibilmente dalla cucina.
Almeno non ero pazza e fortunatamente la mia ipotesi era sbagliata.
Pensai comunque a Clelia. Era meglio tornarmene a letto, non sarei riuscita comunque a dormire torturata da tremende visioni. Se dopo lo spuntino Clelia avesse cercato davvero di fare una visita inattesa a Romeo.
Sono sempre stata abituata ad affrontare i problemi e non ad esserne in balia. Così mi chiusi la porta della mia stanza alle spalle e optai per la cucina. Ci trovai effettivamente Clelia.
Si stava mangiando pane, burro e marmellata nel bel mezzo della notte. Sembrava del tutto tranquilla nella sua t-shirt bianca attillata, senza un filo di sudore. Come ci riusciva?
Io indossavo a differenza di lei un pigiama corto grigio, la cui larga maglietta era ben impregnata di sudore. Ed ero agitata, molto agitata.
– Già sveglia?
Mi chiese in tono costruito.
– Non riuscivo a dormire. Anche tu?
– Già. Avevo una fame!
Come ci riusciva? Non era nemmeno un po’ irrequieta.
Mi sedetti di fronte a lei e iniziai a prepararmi una fetta di pane col burro imitandola. Non l’avrei certo mangiata, non avevo fame.
Anche la pizza l’avevo lasciata quasi del tutto. Sono una di quelle persone che in preda all’ansia gli si chiude lo stomaco. Ci sono quelle invece che diventano affamate e si cibano senza sosta per dimenticare o forse confondendo il peso sullo stomaco per appetito. Clelia era forse tra questa seconda categoria. Dovevo saperlo.
– Hai fame perché sei nervosa?
Forse ero stata un po’ troppo diretta.
– Io? No affatto. E tu?
Quella ragazza sapeva come irritarmi.
Depositai la fetta di fronte a me e ammisi la verità.
– Io non ho fame.
– Allora non sei obbligata a mangiare. Me la faccio io la tua fetta.
– Come fai a essere così tranquilla? Ti rendi conto di quello che è accaduto.
Lei non mi rispose e finì placidamente gli ultimi bocconi del suo spuntino notturno’ leccandosi persino le dita.
– Barbara, certo che me ne rendo conto.
– Ah! Davvero? Non sembra affatto.
– Forse mi sono fatta prendere un po’ la mano.
– Dici?
Usai volutamente una cadenza sarcastica.
– Certamente’ quando siete arrivate’ sarebbe stato meglio smettere’ ero molto eccitata e ho perso la testa’ però voi avete un po’ esagerato.
– Noi avremmo esagerato.
Che sfrontatezza!
– Può capitare di sorprendere qualcuno in un momento poco opportuno, ma voi siete state invadenti.
– Invadenti?
Ero realmente stupefatta e offesa, era chiaro che davvero non si rendeva conto, in alternativa mi prendeva in giro.
– Non ti abbiamo beccata col tuo ragazzo’ ma con Romeo! Capisci la differenza?
– No! Siete voi che vedete una differenza dove non c’è!
Stavolta nella sua risposta si sentiva un filo di irritazione. Almeno ero riuscita a graffiarla.
– Clelia! Lui è come un bambino.
Aspettò qualche secondo per riprendere il controllo. Mi sorrise celando di essersi sentita spazientita. Tornò tremendamente calma.
– Anche io lo credevo. Poi ho compreso che non è così. Forse è un po’ tonto, ma non è affatto un bambino. In realtà, lo ammetto, volevo approfittarmi della sua ingenuità’ perché’ ero rimasta piuttosto colpita’ sì’ colpita da una particolare dote’ che ho trovato attraente’
– Attraente?
– Non far finta di non capire. Hai visto anche tu che uccello che si ritrova!
– Sì… però’
– Non c’è alcun però!
Prima di continuare afferrò la mia fetta di pane per condirla con la marmellata. Stava cedendo.
– Anche io avevo delle remore a’ sedurlo.
– Allora avresti potuto evitarlo.
– Non avevo proprio intenzione di arrivare a quel punto!
Perse per un istante di nuovo la sua impassibilità.
Cominciai a comprendere che tra tutta quella controllata freddezza Clelia celava una rivelazione, la chiave del rompicapo.
– Continua.
– Volevo solo guardarlo. Ammetto di aver anche ipotizzato di toccarlo’ ma in realtà non credevo di poterlo fare.
La vidi mascherare un fremito. Mi sforzai di essere più indulgente.
– Sei però andata ben oltre. Cosa è successo? Vuoi dirmelo?
Clelia masticò un boccone con calma e poi cominciò a svelarmi la verità
– Come ti ho spiegato volevo solo guardarlo da vicino’ lui ha accettato subito’ mi sono sorpresa’ ma avevo quello che volevo e non ci ho badato troppo. Gli è diventato subito duro e lì avrei dovuto insospettirmi. Sapeva benissimo il fatto suo! Te lo garantisco.
Aspettò una mia reazione, ma io mi stavo sforzando di mettere a fuoco.
– Mi ha chiesto lui se volevo toccarlo’ e io ho accettato innocentemente credendo di essere io a condurre il gioco.
Non mi stava mentendo, ne ero sicura’ eppure mi sembrava una storia di fantasia. Non riuscivo proprio a pensare un Romeo così’ audace.
– Almeno ti saresti potuta fermare lì!
Non era quello che volevo dire, ma fu l’unica cosa che mi venne in mente. Colpevolizzarla era anche un modo per continuare a negare una possibile responsabilità di Romeo. Ancora mi mancava la chiave.
Clelia finì la mia fetta di pane, poi si versò da bere per smaltire il boccone. Le tremava un po’ la mano. C’era da scoprire ancora il particolare definitivo. Non riuscivo a resistere, dovevo sapere!
– Quindi? Clelia dimmi cosa è successo!
– Io sono stata con parecchi ragazzi. Con nessuno ho fatto sesso completo’ non me la sono mai sentita’ non sono mai riuscita ad andare fino in fondo.
– In questo non c’è nulla di male. Non vedo però cosa centri ora.
– Ho i miei metodi per tenere a bada i ragazzi un po’ troppo focosi.
– Troppo focosi?
– Prima che me ne potessi accorgere stava allungando le mani con una certa decisione e in men che non si dica mi sono trovata senza le mutande’ me le ha quasi strappate!
– Ti ha strappato le mutande?
– Esatto’ e se non lo tenevo buono in qualche modo’
Spalancai gli occhi per la sorpresa e come implicito invito a continuare il racconto. Stavo cominciando a crederci.
Clelia si sporse verso di me e mi sussurrò.
– Me lo voleva mettere nel culo!
– Te lo voleva mettere nel culo?!
– Sì. E’ un porco!
Io ero stupefatta oltre ogni limite.
– Un porco?
– Ma c’è l’eco in questa stanza? Sì’ Romeo è un porco.
Feci un bel respiro.
– Per questo non ti senti in colpa.
– Esatto! Ora hai capito finalmente.
Insomma ero la stupida che negava l’evidenza. Eppure non riuscivo a immaginarmi Romeo in quei panni. Clelia come se mi leggesse nel pensiero bloccò le mie riflessioni sul nascere.
– Non pensare troppo male di lui ora. E’ un ragazzo che ha le sue esigenze e quando ci siamo trovati lì’ non mi sento colpevole, ho però le mie responsabilità’ certamente anche io mi sono sentita molto coinvolta’
Eravamo alla svolta.
– Cosa mai stai cercando di dirmi?
– Non posso fare a meno di pensare a quel cazzone enorme! Non mi ricapiterà mai più.
Ecco come stavano le cose.
– Credo che nemmeno a lui capiterà mai più di’
Clelia mi rise in faccia isterica.
– Come fai a essere così sempliciotta? Ma non capisci?
Scossi il capo negando timidamente.
– Certamente lui ha già avuto esperienze! Non è affatto inesperto!
– Ma come puoi dirlo?
– Me lo voleva mettere in culo! Certe idee non vengono a chi non ha alcuna esperienza sessuale’ sapeva muovere le mani’ sapeva cosa è un pompino’ poi’
– Come ha imparato queste cose?
Mentre Clelia mi guardava esprimendo la sua soddisfazione ‘finalmente ci sei arrivata’ in cucina in quel momento entrò Romeo.
– Ciao lagasse!
Io e Clelia colte impreparate in sincronia sussultammo come colte con le mani nel sacco.
– Di cosa pallate?
Non riuscivo più a vederlo come il dolce bambinone, mi ritrassi istintivamente quando lui si avvicinò. Per un attimo sembrò interdetto, poi lasciò perdere e si rivolse verso Clelia. Certamente era divenuta la sua preferita.
– Vollei anche io la malmellata.
Per vincere l’imbarazzo di cui traboccavo mi tenni impegnata preparandogli lo spuntino.
Clelia ne approfittò per fare il punto della situazione.
– Come mai sveglio?
– Avevo una glan voglia.
Intervenni candidamente.
– Di marmellata?
– Noooo’ volevo Clelia’ ma lei non cela in camela.
Un incubo al contrario.
Arrossì violentemente. Abbassai lo sguardo riconoscendo la solita ingenua sfacciataggine di Romeo, però applicata ad un tema più scomodo del solito. Ma quanto era reale quella sua ingenuità?
Rialzai gli occhi, sicura che certamente intendeva dire che aveva tanta voglia di parlare con la sua nuova amichetta, non certo che’
Romeo era di fianco a Clelia e le accarezzava la schiena sorridendo maliziosamente.
La ragazza non sembrava turbata, gli sorrise e lo canzonò.
– Sei proprio senza speranza!
– Clelia cosa hai in mente?
– Io nulla! Lui piuttosto si è fatto delle idee.
La mano di Romeo si portò sul fondoschiena di Clelia.
– Non puoi! Non potete. Romeo tornatene a letto!
– No! Ola voglio stale qui da Clelia.
Capriccioso ignorò il mio ammonimento allungando la mano ancora libera tra le cosce della ragazza, lei lo assecondava spudoratamente.
– Clelia, non potete farlo’ ancora.
– Invece sembra proprio che lui riesca a farlo ancora! E’ strabiliante.
Col dito mi indicò i boxer di Romeo dove istante dopo istante l’albero cresceva.
– No’ intendevo dire’ che non potete’ lui non può’ tu’ insomma’ voi’
Non riuscivo ad articolare il mio disappunto e nemmeno ad indirizzarlo.
Erano entrambe colpevoli di quello che era successo, così come lo erano di quello che stava accadendo, era quella la cruda verità.
Dovevo fermarli? E come?
Romeo stava toccando intimamente Clelia, il respiro di lei era già affannato per l’eccitazione.
– Lo vedi come usa bene le mani?
Per motivi diversi erano due ragazzi allo stesso modo immaturi sessualmente, superficiali, incapaci di resistere all’eccitazione. Forse Clelia era più cosciente dell’inadeguatezza di quei comportamenti, del resto percepiva probabilmente una connotazione trasgressiva in più rispetto al modo di intendere di Romeo. Lui poi agiva come se tutto fosse normale, quotidiano, era dunque vero che altre esperienze ne aveva avute e certo non ne percepiva un’evidente differenza.
Ma come poteva aver avuto modo di sperimentare il sesso?
La risposta più lampante era da un insegnamento costante di Clara. Per me era difficile crederlo. Impossibile, era tuttavia la soluzione più ovvia.
Fin a quel momento per me Clara era stata un esempio unico di responsabilità, maturità e correttezza’ se anche lei era colpevole, allora cosa mai potevo fare io?
I due si stavano già scambiando reciproche carezze, mancava poco che quelle attenzioni diventassero più audaci rivelando nudità e particolari espliciti.
Clelia era fuori di testa, pareva quasi sotto l’effetto di una droga afrodisiaca.
– Romeo! Non posso resistere, fammi giocare col tuo cazzone!
Sentendola esprimere la sua fretta senza contegno non riuscii a trattenere il mio sgomento. Non potevo assistere oltre a quella scena.
– Fate quello che volete’ però non qui. Non davanti a me!
Almeno il mio intervento sembrò contare qualcosa.
– Hai ragione Barbara. Vieni Romeo’ andiamo in salotto.
– Va beme. Via di qui.
Si accompagnarono verso la stanza adiacente. Romeo non smetteva di palpare il fondoschiena di Clelia anche durante il tragitto.
Non potei fare a meno di preoccuparmi, non potevo davvero ignorare.
– Clelia.
– Sì?
– Sei sicura di quello che stai facendo? Sei sicura di riuscire a’ tenerlo a bada?
Mi sorrise.
– Sì’ stai tranquilla’ e poi’
Venne interrotta da Romeo che impudentemente le infilò la grossa mano nel di dietro degli slip. Lei lo bloccò scappando di lato.
– Hey ragazzone! Un po’ di pazienza’ lo decido io il gioco!
– Nooo’ vollei decidello io stavolta!
Clelia esitò.
– Vedremo. Però devi fare il bravo.
I miei timori aumentarono, ormai era ininfluente.
– Piuttosto Barby’ capisco che non voglia giocare con noi’ ma sei sicura di non voler guardare?
L’invito di Clelia mi trafisse.
Improvvisamente sentii dal basso ventre un turbamento salirmi violentemente fino alla bocca dello stomaco. La sensazione era rimasta assopita e blanda, mi fu chiaro che in realtà era già presente da un po’ e non si sarebbe ritirata facilmente.
Percepii tutta la trasgressione della situazione, mi morsi il labbro per essere forte e risposi.
– Non potrei mai.
Clelia fece spallucce. Prese per mano Romeo e lo portò in salotto fuori dalla mia vista.
Mi venne voglia di bere qualcosa di forte. Cercando in cucina trovai bottiglie di vino rosso vuote, solo vuote’ forse esisteva una cantina.
Dalla sala mi arrivò il suono di risa femminili eccitate seguito da un soddisfatto verso beluino. Non era il caso di mettermi a girare per la casa nel tentativo di identificare la strada per la cantina.
Mi guardai intorno pensando ad una diversa soluzione.
– ‘ è davvero gigantesco!
La voce di Clelia prese a martellarmi le orecchie disorientandomi.
Trovai un refrigeratore nascosto abilmente da un architetto eclettico: limoncello e altri liquori freddi di svariati colori.
– ‘va bene’ mettiamoci così allora’
Non volevo prestare attenzione, mi era assai difficile non pensare a cosa stessero combinando.
Cercai di concentrarmi su quei squisiti liquori di frutta: arancione al mandarino, viola scuro alla mora.
– Hey! Piano con quel dito… mmmhh’ continua’ ma fai attenzione!
Il gusto del rosso non mi era familiare’ forse un frutto esotico?
– Mmmmhh’ mi piace’
Era una provocazione continua. Il coinvolgimento di Clelia mi pizzicava senza tregua.
La circostanza era ben diversa dal pomeriggio, probabilmente Clelia stava assumendo un ruolo più passivo e forse non aveva più la situazione sotto controllo come aveva supposto. Temevo che potesse perdere il controllo della situazione, però se la era cercata lei. Io non avevo alcuna responsabilità.
– ahhh’ mmm’ sì!
I suoi gemiti si facevano sempre più intensi. Se la stava spassando quindi’ ciò mi provocava una sensazione acuta e ambigua, difficile da interpretare: curiosità, sdegno, compassione, invidia.
Non ricordo bene quando cominciai, esaltata da quelle note sensuali mi ritrovai a godere delle mie dita. Ero un po’ alticcia e mi lasciai andare.
Clelia forse si era infine concessa? O quel godimento era dovuto a giochi impropri manuali? Orali? Cosa era in grado di fare Romeo? Fin dove si sarebbe spinta Clelia?
Le pensai tutte e mi perdetti.
– Cosa stai facendo?
La voce della ragazzina mi colse in flagrante mentre seduta a gambe spalancate mi masturbavo madida di sudore con la mano infilata tra i pantaloncini di cotone grigio e gli slip umidi di più intimi umori.
Mi rizzai alzando le mani come se avessi una pistola puntata contro, poi mi vergognai e le usai per coprirmi il volto rosso per imbarazzo ed eccitazione e infine risi per la buffa scenetta in cui mi ero esibita.
– Scusami. Non volevo interromperti, ma è stata una sorpresa trovarti così.
Clelia era completamente nuda sulla soglia della cucina. La trovai incredibilmente attraente e quel pensiero mi turbò ulteriormente.
Senza guardarla negli occhi mi incamminai verso l’uscita della stanza.
– Avete finito? Io allora torno a dormire.
– No. Non abbiamo finito.
Mi bloccai a pochi passi da lei.
– Sono venuta a prendere una cosetta qui in cucina.
Pensai subito a stravaganti svaghi col cibo.
– Non voglio sapere cosa avete in mente! Non coinvolgetemi.
Clelia abbassò lo sguardo. La vidi fragile. Si rivolse a me con infinita delicatezza. La sua voce stranamente parve quella di un angelo.
– Io speravo che rimanessi.
Pensai che mi stesse proponendo un menage a trois. A quell’idea un impulso di godimento mi percorse il corpo, frenai un gemito.
– No, no, no! Mi dispiace’ lui, io e te? Non potrei mai. Poi io sono eterosessuale, non mi sento attratta dalle ragazze’ e’
– Aspetta’ non ti chiedevo certo questo.
– Ah.
Ne rimasi quasi delusa.
– Barbara’ beh’ te lo chiedo di nuovo’ mi farebbe piacere se tu mi facessi compagnia’ ho un po’ paura’ perché’ vorrei provare a lasciarmi penetrare. Fammi compagnia.
– Se hai paura forse non dovresti. Sei sicura di voler perdere la verginità così?
Clelia tornò a esibire sicurezza sebbene finta e labile.
– Non voglio perdere la verginità.
– Allora?
– Un cazzone così è un’occasione. Devo provarlo’ in qualche modo’ e’ lui insiste tanto.
Mi superò e andò verso il tavolo. Mi voltai per vederla sorridermi mentre depositava un bel pezzo di burro casereccio su un piattino.
– Barby’ credi che sia solo un luogo comune questa cosa del burro o credi che possa servire?
Cominciai a intendere. Certo non sapevo rispondere alla domanda, ma anche se ne fossi stata in grado sarei rimasta allo stesso modo basita.
– La punta è piccola’ e mi ha promesso che farà attenzione… se ci metto un sacco di burro’
– Io’ io proprio non saprei’
Dall’altra stanza il maschio reclamò la femmina.
– Clelia fai plesto! Viemi qui!
Clelia mi venne incontro con occhi imploranti.
– Ti prego resta! La tua presenza mi aiuterebbe.
Deglutii.
– Io’ non credo che sia il caso.
Era troppo imbarazzante.
– Barby. Ascoltare ti è piaciuto. Vedrai che ti piacerà anche guardare.
Tuttavia la proposta era talmente eccitante.
– Va bene Clelia.
Avevo risposto io?
Romeo era tutto nudo sul divano. Il suo membro spropositato svettava ben evidente in erezione.
Clelia euforica gli si piazzò in ginocchio ai suoi piedi e senza troppi complimenti prese a spalmare burro sul palo della cuccagna. Non comprendevo del tutto quella gioia, non avevo le forze per tentare di capirla.
Mi adagiai di fianco a Romeo, ma ad una certa distanza timorosa di essere notata.
Lui era a sufficienza distratto.
Assistendo all’opera di Clelia trepidai. Non potevo credere a quello che mi stava succedendo. Ero lì a fare da sostegno morale ad una ragazzetta in calore che aveva deciso di farsi impalare il suo illibato fondoschiena dal bambinone più dotato dell’universo. Era tutto così perverso.
Forse con qualche bicchierino di liquore in meno non lo avrei accettato, ormai ero lì, tremendamente eccitata e non desideravo essere altrove.
Non so perché, mi venne naturale sfilarmi i pantaloncini rimanendo così in t-shirt e slip.
– Avevi detto di non voler partecipare.
– Già’ infatti’ non voglio’
– Vuoi toccarti?
– No’ ma che dici?
– Non negarlo’ questo grosso uccello eccita anche te! A me fa perdere la testa. Mi eccita da morire. E’ più forte di me.
Colta da un raptus avvolse le labbra sul grande senza smettere di imburrare il fusto freneticamente.
Romeo intanto sorrideva felice. Non era di tante parole. Io avevo dato per scontato che spesso non badasse a ciò che gli accadeva attorno’ perso in un suo mondo. Cominciavo a dubitare di quella convinzione.
– Ola posso metteltelo mel culo!
Clelia rise isterica.
– Prima ne spalmo un po’ anche qui.
Così dicendo si appoggiò in avanti sul divano e con la mano imburrata si raggiunse il di dietro.
Romeo si mosse e si mise alle spalle di lei in ginocchio.
– Romeo che vuoi fare? Non avere fretta!
Lo ammonii certa che Clelia avesse bisogno dei suoi tempi.
– Fletta? Aspetto. La aiuto solo um poco.
Si imburrò il dito medio.
– Che vuoi fare? Uhhhhh!
Piazzò il grosso dito tra le natiche della ragazza e iniziò a muoverlo con estrema perizia.
Il massaggio a Clelia sembrava piacere parecchio. Mugolava accondiscendente muovendo il suo sederino.
Una delle sue mani delicate fuggì tra le cosce.
– Che delizia. Romeo le dita le sai muovere proprio bene’ ahhh’ infila la punta come hai fatto prima! Uh! Ecco!
Non vedevo chiaramente, ma era chiaro cosa stava accadendo, poco prima dovevano aver già provato qualcosa di simile.
– Ohhhh’ ma come entra bene col burro’ mmmmhhh’ ma quanto lo infili? Cielo!
A stento mi trattenevo dall’accarezzarmi, la scena era eccitante oltre a quanto potessi immaginare.
– Mmmm’ ha il dito che pare un cazzetto! Credo che mi piacerà’ anche il cazzone! Ohhh!
– Allola ce lo metto?
Improvvisamente Clelia si rivolse a me.
– Dai! Mmmm’. lo lascio fare?
– L’idea è stata tua.
Non volevo spingerla a farlo, però lo volevo così tanto.
– Ha il glande piccolo’ mmm’ entrerà facilmente vero?
– Non saprei’ ma credo di sì’ almeno la punta.
Clelia voleva da me conferme che non potevo darle… del resto aveva richiesto lei che la incoraggiassi
– Ma poi mi entrerà tutto?
– Quasi sicuramente Romeo ci proverà.
Ne ero quasi certa. Di sodomia non ne avevo alcuna esperienza, ma sapevo di quanto poco riuscissero a trattenersi i ragazzi specialmente se sessualmente non troppo maturi ed esperti. Romeo certo non era diverso pur avendo dimostrato di non essere del tutto alle prime armi.
– Mmmm’ e credi che mi farà male?
– Beh!
Fissai l’ingombrante aggeggio.
– Forse sì.
– Oooohh!!!
Il verso di Clelia era un misto di eccitazione e timore.
Mi sistemai davanti a lei, le accarezzai i capelli dolcemente. Da me non voleva conferme, solo un po’ di fiducia. Smise di toccarsi e con le mani si afferrò saldamente alle mie cosce da una parte e dall’altra tenendo il busto bloccato tra le mie gambe.
– Sono pronta’ però’ diglielo tu.
– Non posso.
– Ti prego!
Vederla così fragile mi inteneriva il cuore, allo stesso tempo mi eccitava trovarla inerme ai miei piedi sottomessa ai desideri di Romeo. Dentro di me sentivo un selvaggio desiderio di essere spettatrice di quella oscena pratica. Mi resi conto di anelare persino più di lei che quel sacrificio si compiesse. Subito.
– Romeo. Ora basta col dito. E’ pronta.
– Ci metto il casso allola?
Adagiai la schiena al divano presi le mani di Clelia e la guardai per cogliere un eventuale ripensamento. Impaurita si mordeva il labbro e stringeva gli occhi in attesa.
Romeo era dietro di lei pronto a guidare il suo sesso tra le natiche sode di Clelia.
– Con dolcezza Romeo!
Lo esortai alla cautela, ma il pensiero che la penetrazione fosse un po’ dolorosa per Clelia in realtà non mi dispiaceva. Stupita da quella sensazione non ebbi il tempo di dominarla. Clelia mi strinse le mani forte, chiuse gli occhi e spalancò le labbra’ temetti che urlasse’ non uscì alcun suono. Ebbi un sussulto di puro piacere nel basso ventre.
Il viso di Clelia poi si distese e sulla sua bocca comparve un sorpreso sorriso compiaciuto. Aprì gli occhi puntandomeli addosso. Con acuta voce strozzata mi rassicurò.
– E’ entrato! Non’ non fa male.
– Ti piace?
– Mmmmm’ sìììì
La sua espressione cambiò ancora. Tornò a chiudere gli occhi in totale concentrazione. Romeo stava impercettibilmente muovendo il bacino, lentamente e con attenzione. Senza dubbio sapeva quello che stava facendo, forse non era alle prime armi come avevo ipotizzato. Sapeva come controllarsi e come dosare le sue spinte, con la mano teneva il pene puntato sul centro, la sua dedizione era totale, con attenzione lievemente estese il suo movimento.
Clelia prese a mugolare sommessamente mordendosi le labbra di tanto in tanto. La presa delle sue mani sulle mie cosce si allentò e mutò in lievi carezze. Io allora abbandonai le mie di mani che senza controllo iniziarono a muoversi sul mio stesso corpo come se appartenessero ad un gentile amante.
– Ooooohhhh!
Con un gemito più definito Clelia si mosse avanti verso di me cercando di scappare alla spinta di Romeo stavolta più arrischiata. Girò la testa indietro piagnucolando con Romeo contrariata.
– Pianoooo!
– Celto. Piamo piamo.
Romeo tornò a muoversi lentamente e Clelia si rivolse di nuovo a me.
– Credo’ mmm’ che stia entrando di più!
– Ti fa male?
Il mio tono era tra il preoccupato e lo speranzoso. Stavo diventando sadica?
– Ooohh’ sì’ pocooo’
Vidi chiaramente Romeo tentare una nuova spinta. Clelia reagì sbarrando gli occhi e contraendo le dita sulle mie cosce, le sue unghie mi ferivano.
Chiuse gli occhi e si lasciò fare. Romeo premeva con delicatezza, ma più profondamente, ad ogni assalto Clelia rispondeva soffocando una vocale e premendo le unghie sulle mie gambe per poi distendere le dita prima del colpo successivo.
Iniziai ad accarezzarmi il pube dove il tessuto degli slip era più umido, l’inibizione era ormai un ricordo. Se Clelia avesse aperto gli occhi mi avrebbe vista mentre mi davo piacere godendo della sua interpretazione magistrale. Lo temevo e lo bramavo.
Con una mano scostai di lato il tessuto, con l’altra osai masturbarmi il clitoride senza ritegno.
Romeo lasciò con la mano il suo membro e afferrò i fianchi di Clelia. Doveva averla penetrata a sufficienza da rinunciare alla guida, mi era difficile capire quanto si fosse insinuato in lei.
I fianchi di lui si muovevano in cadenza ancora lontani dai tondi glutei. Forse lo aveva dentro per metà, forse meno, ma i suoi movimenti si allungavano e immaginavo che ad ogni tentativo la penetrazione si facesse più intima.
Clelia ad ogni colpo faceva uscire la lingua dalle labbra aperte emettendo stravaganti versetti gutturali.
Con gli occhi rigorosamente serrati scivolava sempre più avanti verso di me, fin tanto che dalla punta della lingua una goccia di saliva piovve sul mio inguine.
– Lecca troietta!
Ero stata davvero io a dirlo!
Sofferente Clelia schiuse le palpebre, guardò prima me con aria interrogativa, poi senza dire nulla mi fissò il sesso. Allungò obbediente la lingua e io spostai le dita dal mio clitoride per lasciarla fare.
Mi avrebbe regalato uno stupendo orgasmo, ma durò troppo poco.
La gentilezza di Romeo si perse sconvolgendo quel tiepido equilibrio.
Clelia prese ad agitarsi aggrappandosi a me come poteva, gemeva in preda ad incomprensibili sensazioni. Ne rimasi spiazzata, incapace di difendermi lasciai che si arrampicasse su di me.
I suoi seni strisciarono fino sul mio ventre e mi ritrovai il suo viso angosciato di fronte al mio esterrefatto. Udivo il suono di tamburellanti battute, era l’inguine di Romeo che colpiva i glutei di Clelia. Il suo fondoschiena aveva accettato infine l’albero di Romeo, completamente la parte più antica del tronco fino alla radice.
Il ritmo era deciso, inesorabile scandiva i secondi come un orologio perfetto. Il corpo di Clelia altalenava su di me, si sfregava sul mio procurandomi sensazioni che mi era impossibile controllare. Alzai il pube per sentire il suo ventre stimolarmi il sesso e mi parve di percepire le spinte dell’enorme virilità che le si muoveva dentro.
Solo un po’ più forte e per me sarebbe stato il paradiso, solo un po’ più di energia e mi sarebbe bastata per arrivare all’apice.
– Spingi Romeo! Spingi!
Le contrazioni violente di Clelia precedettero gli intensi vagiti di Romeo seguiti a ruota dalla mia esplosione. Un orgasmo violento mi tolse le forze. Clelia continuava a gemere’ il suo corpo si muoveva ancora aritmicamente avanti e in dietro contro il mio sospinta da una volontà stranamente non placata. Prossima ad abbandonarmi all’oblio sentii la sua flebile voce tremare.
– Cielo! Ohhh’ non si ferma!
Persi i sensi e sognai lamenti e orgasmi’ almeno un paio di volte.

Aprii gli occhi feriti dal sole. L’odore di caffè mi arrivò alle narici aprendomi i sensi sradicati.
Qualcuno lavorava in cucina. Avevo dormito sul divano’ i pantaloncini del pigiama a terra mi riportarono alla mente gli eventi della notte.
Non potevo credere che fosse davvero accaduto. Mi guardai intorno per trovare altri indizi’ altri indumenti abbandonati, cuscini fuori posto’ macchie. Nulla.
Non potevo aver sognato.
Intontita mi sforzai per alzarmi.
– Hai dormito sul divano?
Clara stava preparando la colazione.
– Sì’ direi proprio di sì’ ero venuta a bere’ stanotte’
– ‘e la tua stanza è troppo calda.
– Ehm’ sì, esatto.
Clara mi raggiunse.
– Mi dispiace. E’ stata una notte bollente.
– Già.
Fissai i miei pantaloncini.
– Per fortuna ti sei tolta solo quelli’ non avrei mai voluto che Romeo’
– Romeo?
– Lui si sveglia molto presto. E’ già in cucina qui con me che fa colazione.
– Ah!
Mi grattai la testa perplessa.
– E come sta? Sta bene?
– Certo’ ha già dimenticato tutto.
– Dici?
Risposi frenando la mia incredulità.
– Lui ha problemi di memoria’ e quando lo sgrido finisce sempre per dimenticare’ i ricordi spiacevoli li scorda subito’ beato lui.
– Magari stamattina dovresti sgridarlo di nuovo’ così per sicurezza’ nel caso che la ramanzina della buona notte non sia bastata.
Clara rise. Fece per tornarsene ai fornelli, ma io la fermai.
– Clelia? Sta bene?
La mia amica si fece seria.
– Si sta facendo una doccia. Stamattina l’ho svegliata all’alba e le ho fatto la ramanzina del buongiorno. Senti’ se’ tu sei d’accordo io preferirei che questa faccenda rimanesse tra noi. Alla fine credo che Clelia abbia capito’ è solo che’ anche lei ha i suoi problemi’ con i ragazzi’ insomma’ abbiamo parlato’ lei aveva bisogno di sfogarsi un poco’ è stressata e depressa’ dopo che abbiamo parlato l’ho vista più solare e’ non vorrei che insistere su quello che accaduto ieri’ è mia sorella, le voglio bene’
– Non c’è problema Clara.
– Davvero?
– Sì. Tranquilla. Aggiusteremo tutto.
Mi venne vicino e mi abbracciò. Il suo odore mi ricordò quello della sorella minore. Non era stato un sogno.
Si asciugò gli occhi velati di lacrime. Quella era la mia amica Clara.
Eppure.
– Clara’ un’ultima cosa.
– Dimmi Barby.
– Scusami se lo chiedo’
– Chiedi pure quello che vuoi.
– Romeo’
– Sì?
Nel dubbio di come chiederlo cercai di essere gentilmente diretta.
– Ha mai avuto esperienze sessuali’ complete?
Clara si rabbuiò, ma non percepii in lei un senso di colpevolezza.
– Perché me lo chiedi?
– Nulla. Solo un dubbio che avevo’ ma pensandoci è assurdo’ scusa se l’ho domandato.
Presi la strada per la cucina. Dovevo affrontare anche Romeo.
Davvero dimenticava tutto quando veniva sgridato? La cosa migliore era riuscirlo a prendere da solo nella mattinata e dargli una bella lavata di testa anche da parte mia!
– Barbara’ in realtà’
Mi bloccai sentendo l’insicurezza nella voce di Clara.
Pregai che non fosse come avevo supposto. Se mi stava per rivelare una turpe verità preferivo non conoscerla’ avevo già abbastanza segreti da celare.
– In realtà suo padre credo che a volte gli abbia’ beh’ affittato delle donnine.
– Come?!
– Proprio così. Accadeva una volta, lui lo nega’ ora però ha smesso. Ne sono ragionevolmente certa.
Almeno Clara era innocente e questo mi dava la forza di affondare per lo meno la giornata. C’erano un sacco di cose da sistemare, tanti segreti da proteggere. Ma chi non ne ha?
Mi sedetti in cucina di fianco a Romeo.
– Buongiorno Romeo.
– Ciao Balbala.
– Hai dormito bene?
Pareva del tutto sereno’ magari aveva dimenticato tutto davvero.
Non mi guardò nemmeno. Sorrideva soddisfatto con lo sguardo perso. Seguii dove puntavano i suoi occhi e anche i miei finirono su’ Clara piegata che raccoglieva briciole da terra con lo scopa e paletta, il suo fondoschiena tondo spiccava nel bel mezzo della cucina.

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