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Racconti Erotici Etero

Storia di sesso e congiuntivi

By 2 Marzo 2017Dicembre 16th, 2019One Comment

Finalmente erano lì. Loro due soli in quell’aula.
Lui lo voleva da tanto. Almeno da inizio anno. Lei era così carina, così desiderabile che da subito gli aveva fatto perdere il capo. Eppure era strano, anche lui se ne rendeva conto, lei non era il suo tipo. Certo era carina, formosa, appariscente, ma lui non le aveva mai cercate così. Aveva sempre avuto compagne colte, intelligenti e brillanti proprio come lui. Lei era’ beh’ era tutto l’opposto. Era volgarotta, grezza e decisamente ignorante. Lui era un tipo comunque raffinato ed educato, parlava in maniera colta e senza parolacce. Lei aveva sempre una gomma da masticare in bocca, spesso parlava in dialetto ed era un continuo dir parolacce e volgarità. Non erano proprio adatti l’uno all’altra.
Ma soprattutto lui insegnava Lettere in quel liceo mentre lei era una sua studentessa diciasettenne. Se qualcuno l’avesse saputo sarebbe stato rovinato. Allora perché aveva perso così il capo per lei? Perché non vedeva l’ora di possederla anche a rischio di tutto?
Perché spesso ciò che ci attira &egrave esattamente il nostro opposto, e lei lo era. Così libera, decisa, quasi selvaggia. Rappresentava tutto ciò che lui non aveva mai avuto il coraggio di essere. Era sexy, disinibita’ porca. Ma porca nel senso buono, una che sa godersi le vita. Era un’onnivora della vita mentre lui era come un vegano ma per una volta sarebbe stato onnivoro anche lui.
Le prime volte che lei lo aveva provocato aveva subito pensato che lo stesse prendendo in giro, poi le provocazioni erano continuate via via più insistenti ma anche riservate. Non lo faceva mai in presenza di altri, questo lo aveva indotto a pensare che potessero essere delle vere avance. Le aveva fatto capire che non l’avrebbe mai aiutata con i voti o i compiti ma lei aveva dimostrato di essere totalmente disinteressata al proprio rendimento scolastico. Ma allora perché lei lo voleva? Lui se lo chiedeva ormai da mesi.
Forse anche lei era attratta da una persona che rappresentasse il suo esatto opposto, di sicuro le attenzioni maschili non le mancavano, era la ragazza più carina e chiacchierata della scuola. Era stata con quasi tutti i ragazzi più popolari e anche con un paio di universitari.
Voleva forse incastrarlo per ricattarlo o rovinarlo? Impossibile. Si erano dati appuntamento in quest’ala della scuola che era in via di ristrutturazione, avrebbe visto se si fossero avvicinati altri ed essendo arrivato una buona mezz’ora prima di lei aveva anche controllato che non ci fossero telecamere o cellulari nascosti. Inoltre lo aveva fissato lui il posto e lo aveva comunicato a lei solo dopo averlo trovato e reputato idoneo.
No, doveva stare tranquillo, non c’era niente di strano dietro. Solo due anime e due corpi opposti che si attraggono’ certo lei rimaneva una sua studentessa minorenne mentre lui era ormai vicino ai quaranta.
‘Ciao Marika’ disse timido appena lei lo raggiunse.
‘Buonasera Prof’ rispose lei biasciando la gomma.
‘Puoi’ puoi chiamarmi Mario se vuoi’ disse lui impacciato. Lui Mario, lei Marika. Erano gli opposti anche nei nomi, il suo di una banalità quasi raccapricciante mentre quello di lei assolutamente non comune’ e decisamente volgare, pensava il Professore.
‘Allora come va?’ cercava di trovare un argomento di discussione.
‘Mario siamo venuti qua per fare conversazione?’
‘No’ no, era solo per sciogliere il giaccio’.
‘Allora sbrighiamoci che devo tornare a casa. Esci il cazzo che te lo succhio’.
‘No.’ Rispose d’istino il Professore.
‘Non vuoi che te lo succhi?’
‘Sì, quello sì’ si affrettò a precisare ‘ma vedi uscire &egrave un verbo intransitivo. Non puoi dire esci il cazzo perché dopo uscire non puoi metterci un complemento oggetto’ lei lo guardava stranita ‘ti spiego, &egrave come scendere, non puoi dire ‘ora scendo il cane’ per dire che lo porti fuori. Perché scendere &egrave intransitivo, si scende da qualcosa non si scende qualcosa. Capito?’
‘Veramente tutte le sere il cane lo scendo io per farlo pisciare’ replicò sbigottita lei.
‘Sbagli!’ sentenziò il professore.
‘E che devo farlo scendere a mi madre? C’ha una certa età’.
‘No, no. Non era quello il senso, era il verbo ad essere utilizzato male, come anche si dice ‘mia’ madre e non mi madre’ lei continuava a guardarlo allibita.
‘Quindi non lo esci per fartelo succhiare?’ chiese dubbiosa.
‘No, no lo esco lo esco’ il Professore si convinse che per un pompino di Marika poteva sopportare un verbo intransitivo usato male per cui lo uscì.
Marika si inginocchiò davanti a lui e lo prese in mano ‘Professò mica ce lo sapevo che avevi una mazza tanta’ esclamò appiccicandosi la gomma dietro l’orecchio. In quell’azione e in quella frase c’erano talmente tanti errori e orrori che a Mario si ammosciò immediatamente, avrebbe voluto fermarla e correggere immediatamente tutti gli strafalcioni usati ma come lei lo prese tutto in bocca si dimenticò subito di qualsiasi altra cosa.
Era giovane, era bella ed era decisamente brava. Aveva una maestria dettata sia dall’esperienza che dall’entusiasmo che ci metteva. Mario era in estasi, se l’avesse lasciata continuare avrebbe raggiunto l’orgasmo in men che non si dica. La fece alzare e presero a baciarsi in bocca, poi le tolse maglietta e reggiseno e si mise ad osservare quel magnifico seno. Era almeno una quarta, bella soda come solo quelle delle diciassettenni sanno esserlo. I capezzoli scuri e sporgenti. Si mise a toccarle, leccandoli e mordendoli.
‘Bravo Mario, leccami bene le aureole’.
‘Areole!’
‘Cosa?’
‘Si chiamano areole, non aureole. Le aureole sono quei cerchi sulla testa dei santi che vediamo nei dipinti, quelle del capezzolo si chiamano areole e visto quello che stiamo facendo credo proprio che nessuno di noi avrà mai un’aureola’ ridacchiò. Lei lo guardò spazientita ‘ok, ok le lecco’ e si mise a leccarle con passione. Aureole, areole, chi se ne fregava di come si chiamavano, l’importante era averle in bocca. Mentre era intento a baciarla dappertutto prese a sganciarle i pantaloni abbassandoli con le mutande. Passò le sue mani sul sesso di lei. Meraviglioso, riusciva a pensare solo che fosse una delle cose più belle che avesse mai toccato.
‘Se mi siederei lì me la lecchi?’ chiese Marika con sguardo malizioso.
‘Se mi sedessi lì me la leccheresti?’ precisò ancora il Professore.
‘Che cazzo, io te l’ho già leccata, questa volta tocca a te’ replicò Marika spazientita sedendosi sul tavolino dopo essersi completamente spogliata. Mario non se la sentì di replicare niente. Si limitò a inginocchiarsi tra le gambe di quella dea ignorante e sboccata e cercò di darsi da fare come meglio poteva. Era un insegnante di Letteratura e non di Lingue, ma la lingua aveva sempre saputo usarla bene.
‘Bravo Mario’ ansimava Marika ‘sì, sì propio lì, propio lì’.
‘Proprio’.
‘Cosa?’
‘Si dice proprio non propio. Ci vuole la erre’.
‘Professò stavo per venire. Ti sembra il momento di ripassare l’analisi logica?’ Marika era davvero seccata.
Mario pensò che mettersi a spiegarle che al massimo si poteva parlare di ortografia e non certo di analisi logica fosse totalmente inutile. Almeno in quella situazione. Per cui preferì star zitto e far parlare la lingua. Nel giro di due minuti Marika venne urlando e tenendogli la testa.
‘Bravo Professò la usi bene la lingua anche se stai zitto’. Mario sorrise ‘ora però scopami che non resisto più’. Il Professore si mise il preservativo e fece una delle più belle scopate della sua vita. Quella ragazza volgare e sgrammaticata era una vera bomba del sesso. Dopo mezz’ora erano soddisfatti e sfiniti.
‘Allora Professò? Stiamo insieme?’
‘Marika, sinceramente non credo sia possibile. C’&egrave troppa differenza’ di età’ si affrettò a precisare. Era vero, ma anche la differenza culturale era tanta.
‘Non &egrave che lo dici perché ci vuoi provare anche con quella troia di Veruska?’ Veruska era la gemella di Marika. Volgare come lei, bella come lei e sempre in competizione con lei per avere più attenzioni dai ragazzi della scuola.
‘Ma no. Figurati se mi interessa Veruska’ in effetti era davvero una bella ragazza.
‘Meno male sennò gli spacco il muso’.
‘Le’.
‘Cosa?’
‘Le spacco il muso. Veruska &egrave una femmina per cui devi dire che le spacchi il muso non gli’ continuò Mario a precisare.
‘Sì ma il muso &egrave maschile e io glielo spacco’.
Mario si arrese davanti all’evidenza. Si rivestirono facendosi ancora due coccole.
‘Ma anche se non stiamo insieme’ riprese Marika ‘se ti andrebbe si può rifare’.
‘No!’
‘Allora sei uno stronzo’ urlò Marika scappando via in lacrime.
‘Aspetta! Intendevo dire che si dice ‘se ti andasse si potrebbe rifare’ e non come hai detto te’ precisò il Professore ormai rimasto solo in quell’ala vuota dell’istituto.
Non c’era nulla da fare, per lui sesso e congiuntivi erano decisamente più collegati di quanto lo fossero per gli altri. O almeno per Marika.

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