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Racconti Erotici Etero

Studio Redglove – Episodio 1

By 18 Aprile 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

Lavoro nuovo, ormai da qualche settimana.
Pomeriggio di bestemmie represse. Sono al pc, una cuffia nell’orecchio, che litigo con un programma per me nuovo e cerco di capire come andarci d’accordo.
La porta del mio ufficio si apre ed entra Giorgia, un post it alla mano. E’ già da un po’ che non mi curo della mia sistemazione, una grande scrivania nell’archivio del sottoscala. Solitaria ma tranquilla. Ogni tanto una telefonata dai piani alti o la comparsa di una faccia giovane e carina che non riesce a trovare le cose nel vero e proprio magazzino dei fascicoli, la porta subito dopo la mia.
“Ciao, posso chiederti un favore?” Fa lei.
“Ciao, certo.” Rispondo, tolgo la cuffia e metto in pausa youtube.
“Puoi chiamarmi Cristina?” Dice avvicinandosi.
“Sicuro… mmh, 301?” Chiedo alzando la cornetta del telefono che ho sulla sinistra dello schermo.
“Può essere, non li so a memoria.” Sorride.
Naturale, sono compagne d’ufficio, non le serve sapere il suo interno. Al contrario di me…
Cristina risponde quasi subito. “Ciao, dimmi.”
“Ciao, Giorgia ti vuole, te la passo.” Sento l’ok della ragazza dall’altra parte del telefono mentre passo la cornetta a quella che ora mi sta di fianco.
Non posso lavorare, il cavo della cornetta incrocia sulla tastiera. Mi godo un momento di pausa e guardo di sfuggita Giorgia. Più giovane di me di 6 o 7 anni, fresca di università, neo assunta dopo un periodo di tirocinio. Comunque qui da più di me.
Devo ancora capirla. Ha un modo di fare ingenuo, ma si muove come se volesse farti venire il sangue in mezzo alle gambe. Ogni tanto ripenso alla scorsa settimana, mi precedeva di qualche passo andando alla macchina finito lavoro e muoveva il sedere stretto nei jeans come se volesse che me lo gustassi con gli occhi. Di ritorno a casa non sapevo su che leva del cambio mettere la mano…
Parla al telefono Giorgia, piegata in avanti sulla scrivania. Dice che non ha trovato tutte le pratiche che ha annotate sul post it. Ha gli stessi jeans della scorsa settimana. Un maglioncino a vita alta verde smeraldo. La pelle come abbronzata, lentiggini, occhi nocciola come i capelli, raccolti in una coda. Mi sta venendo il sangue in mezzo alle gambe…
Mi ridà la cornetta quando ha finito di parlare con Cristina.
“Mi ha detto di cercare ancora, ma io ho già guardato tre volte e non ci sono!” Sbuffa con quegli occhi da cerbiatta che mi guardano innocenti.
Mi giro a salutarla dopo aver attaccato la cornetta al telefono e me la trovo a due centimetri dalla faccia, i suoi occhioni che mi fissano e si insinuano nei miei dolcemente.
E’ appoggiata con le mani sulle mia ginocchia, chinata verso di me per stare così vicina al mio viso. Mi sfiora il naso con il suo e scivola di lato carezzandomi con quella punta fredda, mentre le mani lentamente salgono sulle cosce.
Rimango fermo, le braccia sui braccioli della sedia, se dovessero farmi un prelievo ci sarebbe un unico posto dove infilare l’ago. Ho perso i suoi occhi, ma seguo in estasi i movimenti della punta del suo naso sulla mia faccia. Il suo respiro sul lobo del mio orecchio e poche parole sussurrate.
“Forse devo cercare qui…”
Le sue mani sono arrivate dove volevano. Saggiano la consistenza nei pantaloni. Abbassano la zip della cerniera con calma, liberano il bottone e tirano giù quanto basta la stoffa che è di troppo.
Impugnano il mio pene e lo accarezzano dall’alto in basso e dal basso in alto. Un sussurro di piacere esce dalle labbra sul mio orecchio prima di allontanarsi.
I suoi occhi nocciola mi riagganciano, ormai sono un pesce che ha abboccato a quegli splendidi ami e li lascerò solo una volta che sarò finito nella rete. Mi fissano innocenti e io non vedo altro per tutto il tempo.
Scendono fino all’altezza delle mani. Le labbra si schiudono vogliose e ingorde iniziano il prelievo. Seguono il movimento lento delle mani, su e giù, su e giù. Gli occhi fanno lo stesso, mi tirano con una lenza invisibile e muovo anch’io la testa a ritmo, a labbra socchiuse.
Le mani lasciano la presa e si aggrappano ai pantaloni. Il movimento degli occhi si fa più profondo, più deciso. Il ritmo incalza, le labbra stringono, la lingua vortica e…!
E… io ansimo, ho il fiatone come dopo una corsa, ma la sensazione è immensamente più bella. Ho visto un fuoco d’artificio bianco nei suoi occhi nel momento più bello che potesse regalarmi. Continuano ad essere innocenti, anche mentre sussulto con gli ultimi fiotti, anche mentre si lecca le labbra.
Mi riveste così come mi aveva svestito.
Si ferma sulla porta prima di uscire, sono ancora attaccato a quegli ami nocciola. Sono sul punto di dirle della goccia bianca che ha sull’angolo della bocca. Ma lei si muove come se volesse farti venire il sangue in mezzo alle gambe… si toglie la goccia con un dito e se lo porta in bocca.
Già… è proprio vera quella frase da spot pubblicitario, chi non si lecca le dita gode solo a metà.

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