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Racconti Erotici Etero

Su una spiaggia di Bali

By 7 Agosto 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi prese in bocca ancora prima di sapere il mio nome. Ci eravamo conosciuti la sera precedente in un bar di Bali, il Paradise Club, e solo per caso l’avevo incontrata quella mattina in spiaggia. Indossava jeans inguinali sopra un bichini azzurro. Sdraiato sull’asciugamano per prendere il sole, la sbirciavo sotto gli occhiali da sole mentre leggeva un libro di Stieg Llarson. Aveva all’incirca venticinque anni. Lunghe gambe lisce e abbronzate e un seno piccolo ma sodo. Capelli biondi e occhi azzurri, coperti da larghi occhiali scuri. Quando mi alzai per andare a passeggiare lungo la spiaggia, mi sorprese accompagnandomi. La sorpresa fu ancora maggiore quando, entrati in una macchia di alberi da palma, mi spinse contro un tronco e mi baciò sulla bocca.
Seppi solo più tardi il suo nome. Rossana veniva dalla Norvegia e stava trascorrendo in Indonesia le sue vacanze estive. Io stavo tornando da un soggiorno di lavoro in Nuova Zelanda; mi ero preso un po’ di tempo per riposarmi e viaggiare nel sud est asiatico.
Le appoggiai entrambe le mani ai lati del capo per dettarle il ritmo mentre mi succhiava avidamente. Probabilmente era da tempo che non stava con un uomo e si sentiva sola. Intorno a me le palme, lo sciabordio delle onde oltre la spiaggia, il canto degli uccelli tra le fronde. Mi rilassai appoggiato al tronco e osservando i raggi del sole filtrare tra le foglie. Un grappolo di noci di cocco maturava sopra le nostre teste e sperai che nessuna cadesse su di noi. Dopo qualche minuto, quando sentii il piacere avvicinarsi incontrollabile, la sollevai verso di me e la spinsi con il petto contro il tronco. Le abbassai i pantaloni alle caviglie, gli spostai il perizoma del bikini azzurro, e la presi da dietro guidando il mio pene durissimo tra le sue gambe calde e umide. Con una sola spinta, profonda e benvenuta, la penetrai. La sentii gemere di piacere e lamentarsi di dolore mentre la scopavo stando in piedi alle sue spalle; le mani appoggiate sui fianchi stretti e lei che abbracciava il tronco che ci nascondeva agli sguardi dei pescatori. I suoi capelli biondissimi dondolavano al ritmo delle onde dell’oceano. Dopo un periodo che mi sembrò lunghissimo, uscii dal suo corpo vibrante e mi chinai tra le sue gambe. Leccai i fluidi del suo sesso grondante e infilai da lingua nell’ano caldo e saporito. La lubrificai per bene e quando tornai ad alzarmi alle sue spalle, per metterle il mio arnese lungo e duro come la roccia profondamente nell’intestino, non incontrai alcuna resistenza. Rossana respirava sempre più profondamente mentre si gingillava il clitoride con le dita. Una linea di umidità e umori le segnava l’interno coscia. Quando non potei più resistere ed uscii dal suo corpo, trovai il mio glande sporco di lei e ciò non fece che accrescere la mia eccitazione. Raccolsi i suoi shorts dal suolo e mi pulii prima di farla girare verso di me e obbligarla ad inginocchiarsi di fronte al mio ventre. Glielo infilai in bocca e questa volta ero io a muovermi davanti al suo viso, mentre reggevo il suo mento e la testa con le mani. La stavo scopando in bocca e le mie palle sbattevano contro le sue labbra gocciolanti bile. Non potei resistere a lungo e ad un certo punto, lentamente, osservandola, sentii una onda di piacere salire dalle profondità del mio corpo e scaricare tutta la sua potenza in quella bocca già piena. Fu un orgasmo animale, intenso e lungo, mi sentii ansimare talmente forte che temevo ci potesse sentire qualcuno dei pescatori sulla spiaggia. Quando le venni in bocca, Susanna non poté trattenere un conato e sputò tutto il mio seme sulle infradito nuove che avevo comprato al mercato cittadino. Una risata convulsa mi salì dal petto e si trasformò in un brivido di piacere che percorse la schiena in tutta la sua lunghezza. Stavo tremando. La feci sollevare e appoggiare con la schiena contro il tronco che avevamo scelto per godere. Mi chinai per mangiarle la fessura mentre infilavo il medio nell’ano ancora dilatato. Scivolò leggermente lungo il tronco allargando le gambe, e mi sussurrò di volerne ancora, nel suo culo fremente. Mentre io infilavo anche l’indice, lei iniziò a strofinarsi delicatamente il clitoride con le dita, fino a che non si abbandonò ad un orgasmo lento e profondo che la lasciò senza fiato. Quando mi alzai per baciarla sulla bocca, vidi che stava sorridendo soddisfatta. Le passai una mano dietro la nuca e spinsi a me quel viso angelico, baciando quella bocca piena di sapori contrastanti, sporco dei suoi umori vaginali.
La presi per mano e, dopo esserci rimessi a posto i costumi, tornammo in spiaggia per tuffarci in acqua. I pescatori stavano raccogliendo le reti e tirando le barche in secca. Ci osservavano mentre ci strofinavamo a vicenda i corpi sudati e giocavamo nell’acqua. Tornammo ad asciugarci al sole.
Non la rividi mai più se non nei miei sogni di viaggiatore solitario, ma non dimenticai mai quella mattina al mare, in cui mi prese in bocca ancora prima di conoscere il mio nome.

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