Era stato un periodo travagliato.
La crisi aveva portato molte aziende a chiudere o a ridurre il personale e quella dove lavoravo io aveva chiuso, di colpo; avevamo sì la sensazione che le cose non andassero troppo bene, ma poi di colpo, dalla sera alla mattina, la ditta era evaporata e spariti, durante una notte, erano anche gli essenziali macchinari che ci permettevano di avere, nonostante tutto, sempre una nostra rassicurante fetta di mercato.
Così il venerdì sera ero il responsabile di una delle due linee di produzione ed il lunedì mattina ero disoccupato, davanti al capannone vuoto di quella che era la ditta che anch’io in fondo, col mio impegno e la mia capacità, avevo aiutato a prosperare.
Sparito tutto: i macchinari, i documenti, i principali, perfino gli ultimi due stipendi e il nostro TFR…
A casa, mia moglie Cate (Caterina, ma tutti la chiamano Cate!) ascoltò il mio racconto affranto: ero quasi sul punto di piangere, dalla rabbia e dalla frustrazione.
Posò Alessandra nel suo lettino e poi mi si avvicinò, amorevole e mi rincuorò.
Disse che Ale ormai era abbastanza grande e che quindi era giusto che anche lei si mettesse a cercare un’occupazione.
La abbracciai e guardai Alessandra: una testolina di riccioli biondi su un esserino di diciotto mesi di età, la nostra ragione di vita.
Comunque, pressati dalle rate del mutuo, dalle bollette e dalla necessità di mantenerci vivi, valutammo di cosa potevamo fare a meno, del tutto o in parte e subito vendemmo la vecchia utilitaria di Cate e la mia moto da enduro.
Per fortuna avevamo qualche risparmio che ci permise di tirare avanti mentre cercavamo lavoro, qualunque lavoro, per continuare a combinare il pranzo con la cena.
Anche sui ‘nostri momenti’ pesavano le difficoltà del momento: il nostro sesso, prima gioioso, spensierato, con Cate che mi aveva concesso ogni parte di lei, poi diventò un angolo nel quale cercare di trovare una pausa alle giornate disperanti, una sorta di zattera da raggiungere per prendere un po’ di requie nella tempesta della vita, ma poi né io né lei avevamo più la testa, la concentrazione, per farlo con passione e quindi era diventata solo una cosa rituale, tra noi.
Ogni tanto, tra un colloquio ‘Le faremo sapere’ e l’invio dei curriculum all’universo mondo, trovavamo qualcosa da fare, sia Cate che io: pulizie, facchinaggi, prendersi cura di anziani o bambini, tagliare l’erba, riverniciare’ cose così, giorno per giorno.
Quando entrambi eravamo impegnati, per fortuna, potevamo parcheggiare Alessandra da mia suocera, che era felicissima di fare la nonna a tutti gli effetti.
Una sera mia moglie tornò dall’ennesimo colloquio con una luce strana negli occhi e l’ombra di un sorrisetto sul viso.
Avevo preparato la cena e lei, annusando golosa gli aromi nell’aria, annunciò: ‘Mhhh, che profumino! Dai, se è pronto andiamo a tavola che ho una fame esagerata!’
Cominciammo a mangiare e notavo che moriva dalla voglia di raccontarmi qualcosa ‘qualcosa di positivo, vista l’aria contenta che aveva!- ma, per quelle strane forme mentali delle donne, aspettava che fossi io a dare la stura alla sua narrazione.
‘Ho come l’impressione che un colloquio che hai avuto oggi abbia avuto un esito interessante” la provocai.
Mi rispose con un enorme sorrisone soddisfatto: ‘Avevo tre appuntamenti, oggi: i primi due son stati così demoralizzanti che stavo per rinunciare ad andare al terzo’
Ma per fortuna ci sono andata e’ ed è stato un colloquio lungo, approfondito: hanno voluto conoscere le mie competenze, verificare la mia padronanza del francese e dell’inglese, la mia disponibilità a lavorare, in certi periodi, anche oltre gli orari canonici e, nel caso, fare qualche breve trasferta”
Bello! Tutto bello, stupendo; il posto perfetto’ se lo avessero proposto A ME!!! La invidiai per un istante.
Ma d’altra parte, riflettei subito, era meglio che lo avessero proposto a lei, cioè a uno di noi due, piuttosto che a qualcun altro!
‘E tu’?’ sondai.
‘Scusami amore mio, ma non c’era proprio il tempo di chiamarti per chiederti cosa ne pensavi’ Ho accettato, ovviamente!’ Poi, con una punta maligna, aggiunse: ‘Ovviamente, se non ti sta bene, posso sempre chiamarli domani e dire che non se ne fa niente perché mio marito è contrario”
Mi fece sentire ancora più cretino e stronzo!
‘Ma no, Cate, cosa dici? Sono felicissimo di questa possibilità che ti’ che CI è capitata!’ E sorrisi, al massimo delle mie forze!
Poi mi allungai sopra al tavolo e le posai un tenero bacio sulle labbra.
Lei era di nuovo tornata nel suo Nirvana personale: ‘Sai’ è una ditta di import-export e sarò l’assistente di uno dei titolari; per i primi tempi mi hanno proposto uno stipendio già interessante, ma con premi legati all’andamento della ditta” Mi strizzò l’occhio, complice.
Quando mi disse il nome della ditta ‘avevo già sentito- e quello che avrebbe guadagnato al mese, capii che avevamo fatto bingo!
‘Domattina alle nove mi aspettano per firmare i contratti e poi per cominciare subito a capire le mie mansioni’
‘Ti ci accompagno io, in macchina” proposi, servizievole.
‘Ma per arrivare là, all’ora di punta, ci vuole quasi un’ora da qui’ Doverti alzare tu, dover preparare Ale, poi accompagnarmi là e tornare a casa con la bimba’
Meglio se la macchina la prendo io!’
Occazzo’ ‘Ma’ e se salta fuori un lavoro e devo andare??’ Mi giravano i coglioni che si prendesse la macchina!
‘Nel caso, avverti mia madre che passi a prendere Ale e ci vai col mio cinquantino”
‘Ma” ‘Niente ma, amore mio: da adesso sarò io a mantenere la macchina e quindi è giusto che, visto che mi serve, la usi”
Mi guardò, mi fece un sorriso che, sotto la benevolenza, nascondeva forse anche uno spicchietto di malignità: ‘Il mio stipendio ci permetterà di vivere accettabilmente e quindi potresti anche occuparti tu della casa, finché non trovi anche tu un posto stabile, senza doverti sbattere per trovare lavori da venti euro in nero per mezza giornata di duro lavoro!’
A farla breve, Cate cominciò a lavorare per la Ditta (lei diceva ‘ditta’, ma si sentiva la maiuscola, nella sua voce!) ed io, oltre a curare la casa e cucinare, non mi arrendevo nella ricerca di un Lavoro (serio, con la maiuscola!) e, in attesa di questo, di qualche lavoretto molto volatile.
Cominciavo ad essere conosciuto e a volte, se qualcuno aveva bisogno di un coloritore, un traslocatore o un ponteggiatore, mi chiamava.
Avendo le spalle coperte dal regolare stipendio di Cate, finalmente potevo permettermi il lusso di rifiutare i lavori che fossero pagati quasi niente o in posti lontanissimi da dove vivo.
Cate andava a lavorare sempre in modo elegantemente sexy e non aveva mai un orario preciso per rientrare.
Al di là dell’aura sorridente che la circondava, spesso la sera mi diceva che era troppo stanca e mi mandava in bianco; ero tentato di protestare, di pretendere i miei diritti coniugali, ma non volevo rischiare di sentirmi dire che lei era stanca perché lavorava per mantenere tutta la famiglia, anche me!
Mia moglie è un donnino davvero grazioso: minutina, ma con un bel culetto, due tettini non esagerati (una terza) ed un pancino appena bombato dopo la gravidanza ed i capelli quasi neri contrastano deliziosamente con gli occhi grigi.
Ha sempre avuto un certo stile per vestirsi, anche quando eravamo molto giovani e soldi non ne avevamo, ma ‘pur piccolina- aveva un portamento che anche un sacco di juta le starebbe bene.
Aveva lavorato fino a quando non era restata incinta ed avevamo convenuto che, vista la sicurezza (sicurezza un par di balle, ma non potevamo saperlo!) del mio lavoro, lei si sarebbe dedicata alla casa ed al ‘cucciolo’.
Ma poi, da quando aveva ricominciato a lavorare, aveva anche cominciato ad acquistare capi firmati ed a vestirsi in maniera davvero elegante, anche se mi lasciavano perplesso l’effetto vedo-nonvedo che avevano molti capi che indossava per andare a lavorare.
Avevo provato a portare l’argomento di una nostra conversazione sul suo abbigliamento, ma partendo alla lontana: chiedendomi ‘retoricamente- quanto dovevano costare tutti quei capi firmati che sfoggiava’
Mio tappò la bocca con una risolutezza che francamente non mi aspettavo e mi fece notare che prima di tutto aveva una certa cifra mensile che la Ditta le aveva destinato appositamente perché l’assistente di uno dei direttori potesse ben figurare e poi, comunque, spendeva anche dei SUOI soldi, guadagnati col SUO lavoro’
Mi sentii avvilito, dalla sua virulenta reazione.
Le settimane stavano diventando a poco a poco mesi e cominciavo a considerare che ormai con Cate facevo l’amore raramente e sempre in modo’ frettoloso, come se lo facesse controvoglia; avevo cominciato a pensare, con un certo turbamento, che i suoi orari così dilatati le concedessero la possibilità di vedere un altro uomo (Forse il suo capo? Un collega?) a discapito delle mie necessità.
Ma poi, una sera, ci fu un cambiamento che ormai non mi aspettavo: tornò a casa facendo le fusa come una gattina e dopo cena, appena messa Ale nel suo lettino, mi saltò letteralmente addosso, dimostrando una voglia (e delle variazioni rispetto al nostro solito!) decisamente inaspettata.
Da quella sera, la trovai di nuovo disponibile, come prima che cominciasse a lavorare, anche se ‘forse- con una carica erotica forse maggiore.
Poi, parlando, mi fece capire che era stata tesa per il nuovo contesto e che, quindi non aveva voglia di far sesso con me’ Poi, però, aveva ragionato che i suoi nervosismi non dovevano mettere in pericolo il suo matrimonio col sul ‘Cucciolo Ciccio’ preferito.
Quanto tempo, che non usava più quell’affettuoso soprannome! Mi sentii sciogliere di rassicurante piacere.
Un giorno, avevo appena finito di inviare i curricula per email a tre aziende del circondario, quando mi suonò il cellulare. Risposi.
‘Giuuulio? Sono Spadafooora!’ Lo strascicato accento palermitano mi aveva fatto riconoscere il titolare di una ditta di ponteggi metallici prim’ancora che mi dicesse il suo nome.
‘Seeenti: uno dei ragazzi si è ammalato e mi serve che tu vada a dare una mano a Ahmed e Goran”
Avevo già lavorato coi due: nessun problema!
Ci accordammo per il mio compenso, mi diede l’indirizzo e, tempo un’oretta, stavo scalando i ponteggi di un palazzo in centro.
Un sorriso e una pacca sulla spalla coi due e poi, testa a cuocere a smontare il reticolo di morsetti, tubi Dalmine e tavole.
Dal piano più alto, stavo passando a Goran le tavole che avevamo smontato attraverso la botola della scala, ma ad un certo punto il lavoro, che fino ad allora aveva proceduto con la sincronizzazione di un balletto, intoppò: Goran non stava afferrando la tavola da ponte che gli passavo!
Temendo che avesse avuto un qualche problema, appoggiai la tavola e mi affacciai attraverso la botola per rendermi conto delle sue condizioni e lo vidi, con uno scarpone appoggiato distrattamente sul fermapiedi, gli avambracci sul parapetto, la bocca semiaperta e lo sguardo perso nel vuoto.
‘Goran!’ Lo chiamai, imperiosamente!
Lui sussultò, evidente distratto, ma mi spiegò: ‘Cazzo che fica, Giulio! Una gran porca! Che troia!’
Lo guardai, senza capire: ‘Ma di chi cazzo parli? Sei rincoglionito?’
‘Vieni qui e la vedi! Cazzo, che troia, con due maschi!’
A quel punto ero incuriosito e scesi al piano di sotto, seguito da Ahmed che aveva seguito il nostro scambio di battute.
Goran ci indicò, col braccio teso, la finestra di un palazzo lì vicino che si scorgeva tra gli alberi: come in tutta la zona, anche quel fabbricato era nato come edificio d’uso per un’industria, ormai chiusa da anni ed era già stato trasformato in una serie di costosi loft per rampanti professionisti urbani, come sarebbe diventato quello dove stavamo lavorando noi.
Dal punto dove era Goran, si riusciva appunto a vedere l’interno di un loft, grazie alla finestra di grandi dimensioni ed oltre il vetro, un lettone dove due tizi grandi e grossi si stavano occupando di un’assatanata donna che, in confronto a loro, sembrava una bambolina.
La vedevamo mentre uno dei due la prendeva alla pecorina ‘la distanza e l’angolazione non permetteva di capire quale fosse l’orifizio usato dall’uomo- mentre l’altro teneva il volto della donna stampato sul pube, muovendole la testa con le due mani e scopandola evidentemente in bocca.
Indubbiamente, la visione era estremamente erotica, ma pur apprezzandola, sentivo una specie di malessere, di sensazione fastidiosa… Però, stranamente, questa sensazione aumentava anche di molto la mia eccitazione, come un bimbo che si trova davanti i pacchetti dei regali di Natale da scartare.
I miei due compagni continuavano ad aggiustarsi il pacco e, lo confesso, ero eccitato anch’io e quindi li imitavo: avevo quasi voglia di tirarlo fuori e farmi una sega liberatoria, ma valutai che non era il caso… Mi venne anche da sorridere, pensando che forse la stessa voglia e lo stesso pensiero l’avevano avuti anche i miei compagni, ma che anche loro…
Poi il tipo che stava scopandola in bocca la allontanò dal suo pube e si lasciò cadere all’indietro, ma sempre tenendola per i capelli e tirando in modo che lei si sfilasse dalla pecorina che stava subendo e risalisse fino a potersi far scopare dal tipo; potemmo notare la grossa cappella del tizio sprofondare nella fica della donna, mentre l’altro aveva risalito il letto in ginocchio fino a mettersi dietro alla donna ed a incularla a sua volta.
Il fatto siano riusciti a realizzare la doppia penetrazione in una manciata di secondi, la diceva lunga su quanto la donna fosse allenata a questa pratica, anche perché si intuiva che anche l’altro cazzo fosse di dimensioni più che rispettabili!
Per il tempo di un battito di ciglia, vidi la spalla libera della donna e notai un tatuaggio, un tatuaggio con un’aria familiare, ma era stato solo un attimo e -anche per la distanza- sbagliarsi è facile, mi dissi.
L’uomo che la stava chiavando in fica, sempre tenendola per i capelli, la baciava in bocca, ma poi la staccò da se e la fece girare, per poter baciare anche il suo inculatore.
‘Che faccia da gran troia!’ Valutò sghignazzando Ahmed, mentre Goran rideva anche lui e anch’io la vidi, bloccandomi la risata complice in gola e sentendomi gelare: era la mia Cate! I due colleghi scambiavano commenti sempre più salaci su quanto vedevano e sollecitavano mie considerazioni; ebbi per un attimo la sensazione che fosse tutta una trappola: che sapessero benissimo che ‘quella troia’ fosse mia moglie e che mi obbligassero a commentare per potermi poi sputtanare e prendere per il culo.
Una macchinazione del genere era ovviamente impossibile e mi impegnai, comunque, a non far capire ai due che conoscevo (e quanto bene!!!) la donna, aumentando anzi ancor più la pesantezza delle volgarità con le quali commentavamo l’inaspettato spettacolo.
Goran ebbe l’idea di tirar fuori il suo smartphone e provare a scattare fotografie (poi tentò registrare anche un breve filmato) dell’imprevisto spettacolino, nonostante la distanza ed il disturbo creato dagli alberi, annunciando divertito che l’avrebbe condiviso coi suoi ‘compaesani’ ed anche io ed Ahmed estraemmo gli smartphone e lo imitammo; provai un torbido, perverso, profondo piacere a sapere che le foto di mia moglie, mentre fa la troia con due grossi cazzi, sarebbero state condivise con gli amici dei miei colleghi.
Alla fine, i tre sul letto si dichiararono soddisfatti e potei perciò incitare i miei due colleghi a tornare al lavoro.
Però, pur mentre lavoravamo e scambiavamo gli ultimi lazzi a commento dello show, riflettevo, riflettevo furiosamente su ciò che avevo visto ‘ero stra-certissimo che si trattasse di Cate, avevo anche riconosciuto la farfalla tatuata sulla spalla sinistra!- e… e mi trovai inaspettatamente eccitato.
Scacciai i pensieri su ciò che avevo visto (ed invitai i colleghi a fare lo stesso) perché sapevo che essere distratti da altro è il modo migliore per farsi male, sul lavoro.
Ma poi, alla fine della giornata, decisi di prendermi un po’ di tempo per riflettere sulla faccenda.
Mentre scorrevo gli scatti ei filmatini registrati sullo smartphone (diversi scadenti, ma qualcuno buono, nitido, dove mia moglie Cate si vedeva e riconosceva bene!), passai in rassegna tutte le emozioni che avevo provato ed identificai sorpresa, eccitazione, entusiasmo e solo qualche misera briciola di gelosia, sepolta dal cumulo delle altre sensazioni.
Mi ritrovai inaspettatamente eccitato, intendo tremendamente eccitato! Non ricordavo di aver mai visto il mio cazzo così congestionato da parecchio tempo e resistetti a fatica alla voglia di masturbarmi ed arrivare ad una sborrata liberatoria.
Valutai quale fosse il comportamento più appropriato da tenere, nei confronti di Cate; certo, potevo sbatterle in faccia le lampanti prove del suo tradimento, di quanto fosse troia (‘e sentii l’inguine contrarsi: al semplice pensiero delle immagini e del come la raffiguravano), ma’
Ma non avrebbe potuto ‘ovviamente!- negare, smentire e quindi sarebbe partita al contrattacco: conoscendola, sapevo che avrebbe trovato il modo di sbattermi in faccia che lei faceva quello che le pareva e che, comunque ‘evidentemente!- lo faceva nell’orario di lavoro, la cosa era correlata al suo lavoro, al posto così interessante che aveva trovato ‘‘per sfamare nostra’ MIA figlia e TE, se non lo hai ancora capito!‘ ed avrebbe trovato la maniera di ferirmi, ferirmi irrimediabilmente.
Ho sempre pensato che il ‘tradimento’ non sia una questione di cazzi e fiche, ma un discorso che riguardi soprattutto il sentimento, l’amore verso l’altra persona.
Non mi sono mai sentito ‘infedele’, le rare volte che mi è capitato di andare con un’altra, perché sapevo ‘e spesso lo sapeva anche la tipa del momento!- che era una questione di pelle, di mucose e che non riguardava il sentimento, i progetti, la’ storia mia con Cate.
La nascita di Alessandra, poi, aveva portato la situazione in un piano ancora diverso: da una parte, rafforzava il nostro rapporto e gli forniva una motivazione: il crescere ed educare la nostra cucciola, donandole un ambiente sereno e positivo; d’altra parte, la sua nascita rendeva il nostro rapporto più’ delicato: nel caso fossimo arrivati ad una rottura, non saremmo più stati due adulti che si dicono addio e amen, ma avremmo anche avuto la responsabilità di peggiorare l’ambiente psicologico ed emotivo di nostra figlia.
No: era meglio, molto meglio!, che mi reingoiassi quel pochino di orgoglio che ancora mi era rimasto e che facessi finta di nulla.
Però la sera, quando alla fine tornò (ad un’ora davvero tarda: Ale l’avevo già messa a dormire nel suo lettino!), percepì che ‘c’era qualcosa’ dal mio atteggiamento.
Subito non disse nulla, ma poi indagò, sinceramente premurosa.
Mi sembrava di essere IO la moglie, a dire ‘Ma no, non c’è nulla, dai” e lei a insistere finché non ammisi: ‘Beh, sai’ Prima di tutti questi casini eravamo una famiglia’ diremo così’ normale! Cioè: io che lavoravo e tu che stavi a casa con Ale’
Adesso mi trovo spiazzato, a stare a casa sperando di trovare qualche giornata da fare, ogni tanto’ mentre invece tu hai un buon lavoro, solido, redditizio e conosci gente, giri, viaggi”
Mi trovai a fare la faccia triste ed a sporgere il labbro inferiore, come i bambini tristi, ma volevo vedere cosa (e come) mi avrebbe risposto!
Cate mi avviluppò e mi sommerse di un manto di tenerezza, di affetto, di amore: fu molto convincente a dirmi che io ero la cosa più importante della sua vita, dopo la Ale e che io ero l’unico amore della sua vita’
Dal divano, spostammo il chiarimento al nostro letto e devo dire che fu molto convincente, anche se probabilmente era stanca per il pomeriggio’ movimentato; in effetti la trovai meno eccitata, meno lubrificata di quanto di solito la trovassi.
Finito di fare l’amore (non di scopare! Avevamo proprio fatto l’amore!), dopo le abluzioni, lei si addormentò quasi subito ed io mi regalai qualche minuto di riflessione, con gli occhi aperti verso il soffitto nella stanza buia.
Le sue parole erano state convincenti, ma non era importantissimo, che lo fossero: quasi qualunque donna fedifraga sarebbe riuscita a dire qualcosa del genere.
Quello che invece mi aveva rassicurato, era stata la risposta del suo corpo: molte donne avrebbero inventato ottimi motivi per’ mandarmi in bianco o, al limite, darmi un ‘contentino’: un pompino svogliato, una veloce sega; lei invece, nonostante fosse stanca per ciò che -a sua insaputa!- le avevo visto fare, si era impegnata per soddisfarmi, per non’ instillarmi dubbi ed avevo avuto la netta sensazione che, nonostante fosse affaticata, piacesse e gratificasse anche lei.
Non mi era ‘tecnicamente!- fedele’ ma almeno cercava di non far incrinare il nostro rapporto, combattendo efficacemente i miei ‘primi’ dubbi, non sapendo che io l’avessi vista e quale impatto aveva avuto la cosa su di me.
I giorni seguenti, al cantiere, per quanto tenessimo d’occhio le finestre del loft (ed anche tutte le altre, a dir la verità), non ci capitò più di assistere ad altre performances erotiche, ma i miei due compagni si divertirono molto, durante le brevi pause che ogni tanto facevamo, a rievocare e commentare in modo molto salace lo spettacolino del giorno prima.
Io soprattutto ascoltavo, ridendo o facendo brevi commenti, ma mi beavo delle oscenità che loro riversavano su mia moglie ed ero estremamente eccitato dalla situazione.
Quando ero solo, mi trovavo a volte a prendere lo smartphone ed a guardare le foto e le clip che avevo scattato a mia moglie a sua insaputa e trovavo quella visione molto, molto eccitante.
Non sapevo se ‘e come!- affrontare la questione con lei e mi’ vergognavo troppo ad immaginarmi mentre le dicevo che vederla scopare con altri uomini, invece di farmi incazzare, di farmi avvampare di gelosia, mi eccitava invece da morire’
Finì quel lavoro e tornai alla mia routine di casalingo che, a volte, andava a farsi una mezzagiornata di lavoro in nero, giusto per aver qualcosa di proprio-mio in tasca.
Passò un po’ di tempo, poi mi arrivò un messaggio sul cellulare: era un whatsapp di Goran che mi diceva: ‘Un mio amico ha ritrovato la troiona! Sembra anche a te la stessa vacca?’ a commento di uno scatto dove, in effetti Cate era riconoscibilissima, girata inconsapevolmente verso l’obbiettivo, accoccolata sul grembo di un nero colossale che le teneva un braccio attorno al petto e le stringeva una tetta con la manona.
Risposi al messaggio confermando e poi riflettei che Goran (e presumibilmente anche Ahmed) avevano diffuso tra i loro amici gli scatti di quella volta e loro si erano messi in caccia di ‘quella porcona’, la mia Cate, con risultati evidentemente positivi.
Immaginai schiere di cazzi ‘di tutti i colori e le dimensioni!- che diventavano duri in onore di mia moglie e poi, dopo un’adeguata manipolazione, zampillavano il loro tributo alla mia porca preferita e’ e anch’io mi trovai la mano appiccicosa.
Un paio di giorni dopo, Cate si era presa una giornata per stare con noi, prima di una trasferta che l’avrebbe tenuta lontana per una settimana.
Così avevamo deciso di passare una giornata sulle colline, a far godere alla piccola Ale la bella giornata primaverile.
Eravamo al tavolo di una piccola trattoria con un’eccellente cucina, quando sentii arrivare un messaggio; ormai non spegnevo neanche più il cellulare, la notte. Speravo sempre che mi chiamassero per un lavoro, un qualunque lavoro e quindi, quando squillava, rispondevo subito.
Per questo presi lo smartphone dalla tasca e vidi che mi aveva chiamato Goran, mandandomi un’immagine: immaginai che fosse un altro scatto delle prodezze di mia moglie e, non avendo ancora preso una decisione sul dirle o meno che sapevo, decisi di trascurare il messaggio, lasciando il cellu sul tavolo col display verso in basso.
‘Chi ti ha messaggiato?’ mi chiese lei, diluendo il tono inquisitorio con un sorriso distratto.
Ops! ‘Ma niente’ è uno col quale a volte lavoro, che ogni tanto mi manda delle cazzate per ridere un po”
Buone queste fettuccine, non trovi?’
Cercai di distogliere la sua attenzione sottolineando la bontà del cibo e, con mio grande sollievo, accettò di portare l’attenzione sulle vivande.
Dopo le fettuccine, arrivarono anche i secondi, i contorni e, prima dei dessert, decisi di andare un attimo in bagno.
Alla fine del pasto, stavamo per alzarci e allungai la mano per riprendere il cellulare: dovetti muovere in modo strano il braccio per prenderlo’
Mentre, più tardi, Cate era impegnata a cambiare Alessandra appoggiandola sul sedile posteriore della nostra auto, mi allontanai pigramente di qualche passo e, come fui certo di non essere visto da mia moglie, controllai il messaggio di Goran, che in effetti era nel tenore dei soliti: ‘Un mio compaesano ha ritrovato la troiona, anche se qui non chiava!!!’ e l’allegato era un filmato di una decina di secondi, dove si vedeva mia moglie Caterina mentre ‘probabilmente in un parcheggio sotterraneo- veniva abbracciata e frugata sotto la gonna del tailleur dal tizio col quale si baciava appassionatamente.
Sentii l’erezione tendere prepotente i pantaloni, ma me la feci passare rapidamente: non volevo ovviamente che mia moglie mi sorprendesse in quelle condizioni.
Il giorno dopo doveva vedersi col suo capo in aeroporto e, per semplificarle le cose, la accompagnai.
Nell’atrio dell’aerostazione, Cate mi presentò Stefano, il suo capo: un uomo alto, massiccio, con l’aria cordiale ed una potente stretta di mano; mi risultò subito gradevole ed intuii, tra Stefano e mia moglie una certa innaturalità nello studiato cameratismo tra colleghi, cercando di coprire ai miei occhi un rapporto più approfondito.
Finalmente potevo dare un nome all’uomo che si stava facendo fare il soffocone da Cate nel loft, mentre l’altro la inculava e poi che la stava frugando nel parcheggio.
Mentre guidavo verso casa, dopo aver assistito al decollo del loro aereo, riflettei che Stefano aveva davvero un fisico imponente’ dappertutto! Fu proprio il giorno prima che Cate tornasse dalla trasferta che mi arrivò quello strano, inaspettato, primo sms: ‘Stai attento: Cate ti tradisce!’
Un’ondata di calore mi pervase l’inguine, alla constatazione che qualcuno sapeva e che, evidentemente, pensava che ignorassi il tutto.
Però il numero era sconosciuto e, quando provai a chiamarlo’ ” L’utente desiderato potrebbe essere spento o non raggiungibile!’, mi irrise la vocetta registrata.
Chi diavolo era, che si premurava di farmi sapere che avevo le corna?
Doveva essere qualcuno che aveva visto mia moglie ‘all’opera’, o comunque in una situazione inequivocabile tipo a braccetto e a sbaciucchiarsi con qualcuno in giro, e che inoltre sapeva chi era lei e che conosceva anche il mio numero di cellulare.
Buttarmi nello studio della rubrica del mio cellulare non mi sarebbe stato di alcun aiuto, visto che il numero risultava sconosciuto e quindi non in elenco e che comunque l’anonimo poteva essere praticamente chiunque’ perfino una donna.
Ero davvero perplesso: i miei vari colleghi, come Goran e Ahmed, non erano così amici da sentire la necessità di avvertirmi di una cosa del genere o, se lo avessero fatto, certamente non in forma anonima: non avrebbero certo perso l’occasione di farsi crasse risate alla faccia mia e prendermi spietatamente per il culo, magari facendo allusioni sulla mia virilità ed anche insultandomi pesantemente. Uhmmmm’
Comunque quell’informazione, pur inaspettata nei modi, non era un fulmine a ciel sereno e quindi non mi turbò per nulla.
Il giorno dopo, quando Cate tornò, mi comportai con assoluta normalità ed intuii che doveva aver ‘fatto la monella’ perché la sorpresi diverse volte a studiarmi di sottecchi, forse temendo di essersi in qualche modo tradita.
Ma avevo già ben definito il comportamento che avrei seguito e mi ci attenni: anche per evitare logoranti e sgradevoli polemiche non tradii in alcun modo la mia consapevolezza.
Il giorno dopo tornò normalmente in ufficio e, ormai ‘normalmente’ tornò tardi dal lavoro.
Io, nella giornata, tra una faccenda casalinga e l’altra, ogni tanto davo un’occhiata a foto e filmati che avevo di mia moglie all’opera; avevo anche messaggiato i miei due colleghi di quel memorabile giorno, per sapere se avessero più saputo niente ‘del troione’, come ormai la definivamo tra noi.
Entrambi mi risposero nell’arco di un’oretta ed entrambi rimpiansero di non averne più saputo nulla, né direttamente, né attraverso i loro amici che, basandosi su foto e clip ricevute, speravano di incontrarla.
Però nessuno, a parte il fortunato autore della clip realizzata nel parcheggio, aveva avuto fortuna.
Ci eravamo scambiati le riprese fatte e la mia eccitazione, sapendo che loro magari si masturbavano guardando quell’anonima donna che era, invece, mia moglie, arrivò alle stelle e venni, con un gemito.
Pochi giorni e di nuovo il messaggio: ‘Stai attento: Cate ti tradisce!’
Stavolta avevo nitidamente sentito il messaggio in entrata e quindi, senza sprecare un secondo, avevo subito richiamato il numero, ma’ ‘Informazione gratuita: l’uten”
Avevano già spento, subito dopo aver inviato il messaggio!
E la sera, ovviamente, neanche un accento a Cate, che invece sembrava mi studiasse particolarmente; mi venne in mente ‘Due giornate fiorentine’, una vecchia canzone di Vecchioni e sembrava lei a spiarmi ‘per cogliere quel gesto che la (mi!) avrebbe tradito’.
Situazione paradossale e addirittura buffa, guardandola in un certo modo: io sapevo che mia moglie si faceva montare da altri, sia perché l’avevo vista di persona che ‘anche- perché qualcuno mi avvertiva via sms anonimi; eppure era lei a scrutarmi, come se fossi io il fedifrago!
Dopo pochi giorni, un altro messaggio: il testo era il solito, ma stavolta aveva come allegato, una foto di Cate che, a seno nudo, stava appassionatamente succhiando un grosso cazzo nero.
Il tentativo di contattare l’anonimo mittente fallì anche quella volta, come anche erano falliti i tentativi che avevo fatto ogni tanto, ad orari sempre diversi, nei giorni precedenti.
Studiai la foto e capii che era stata fatta da un cellulare e, a giudicare dall’ombra nera che tagliava via una parte dell’immagine, era stata scattata di nascosto, come se il cellulare fosse nascosto da qualche parte.
La foto era comunque estremamente eccitante e molto nitida e, per qualche istante, pensai di condividerla con Goran e Ahmed, ma poi decisi che forse si sarebbero fatti troppe domande, a vedere un’immagine chiaramente scattata nella stessa stanza dove ‘la troiona’ stava spompinando quel cazzo nero e quindi da qualcuno presente; sarebbe stato molto complicato, da spiegare!
Nella settimana seguente, ricevetti altri messaggi: testo sempre uguale, ma foto sempre diverse: Cate sempre facilmente riconoscibile, ma con cazzi sempre diversi’ e di taglia considerevole, tra l’altro!
Sembrava che l’anonimo fotografo fosse una presenza ormai accettata nei luoghi dove mia moglie veniva scopata e inculata da quei maschi perché, anche se in nessuna foto Cate ‘guardava in macchina’, si intuiva che il tipo avesse la possibilità di riprendere le ‘capriole’ degli altri senza complicazioni; lo si capiva da alcune foto particolarmente ‘studiate’, non scatti rubati, come ad esempio il particolare della punta della lingua di mia moglie, mentre si leva un grumo di sborra dal labbro superiore.
E poi, la cosa strana, era che quando arrivava a casa, mentre eravamo in uno stesso ambiente, mi sembrava che mi’ osservasse, che mi spiasse. Bah!
Ormai era sempre più presa dal meccanismo del lavoro (e delle cappellate?) e quindi mi comunicava distrattamente che l’indomani avrebbe tardato, ma senza ormai tentare di indicare l’ora del presumibile rientro.
Nel frattempo, il misterioso messaggiatore, aveva alzato il tiro: oltre al solito testo, adesso mandava dei brevi filmati, dal primo ‘muto- di cinque o sei secondi dove Cate succhiava un (altro, sconosciuto!) cazzo a clip più lunghe, intorno al minuto, con sonoro e una voce che la interrogava, mentre lei veniva presa in doppia, da un grosso cazzo nella fica ed uno, grosso e stupendamente nero, nel culo.
‘Allora, cosa sei?’
‘Sono una puttana’ una lurida puttana”
‘Vedo che hai degli anelli’ anche una vera all’anulare’ Dimmi puttana, sei sposata?’
‘Sì’ lo sono!!!’
‘Uhm’ E il tuo maritino sa che prendi altri cazzi???’
‘Nooooo’ no, lui’ lui non sa”
‘Ma a te piace farlo cornuto???’
‘Mmhhh’ per cazzi così grossi sì!!!’
‘Continui a fottere, col maritino cornuto???’
‘Oddio, sì dai, così’ Sì, continuo a dargliela’ ma poco, ormai’ Ohhhh, cosììììì!!! Vuoi’ vuoi che smetta?’
‘Smetta cosa, baldracca? Spiegati!’
‘Smetta di’ ahahaha’ di onorare i miei obblighi coniugali”
Dovettero trovare la frase particolarmente comica, perché risero tutti!
‘Eheheh’ No, continua a dargliela’ ma’ ma non si accorge di quanto ti stiamo allargando???’
‘Uh!!! Non’ non so’ ma non mi dice nulla’ Anzi, ci dà con maggior foga”
‘Probabilmente al becco’ mmmhhh’ piace accorgersi che gli abbiamo sfondato la mogliettina” si intromise quello che la stava inculando.
Risero brevemente, poi la prima voce proseguì: ‘Beh, continua a dargliela, ma smetti la pillola’.’
‘Sme’ ohhhh!!! Mhhh’ Smettere la pillola???’
‘Sì: voglio che resti pregna di me o di uno dei miei amici!!!’
Nella clip si vedeva Cate che, subito dopo queste parole, si contorceva in preda ad un furioso orgasmo e subito il filmato terminava.
Lo vedevo e rivedevo, ascoltando bene il sonoro, le frasi, i toni’ e mi masturbavo furiosamente!
Un pomeriggio che Cate era tornata ‘relativamente!- presto, aveva deciso di farsi una doccia e mentre era in bagno, il suo smartphone aveva cominciato a suonare.
Lessi sul display che la stava chiamando l’Ing. Tedeschi e glie lo portai in bagno.
Mi ringraziò con un sorriso e subito cominciò la conversazione, con voce allegra, anche se formale e dando educatamente del lei al suo interlocutore.
Come chiusi la porta dietro di me, però, non riuscii a resistere ed accostai l’orecchio al sottile pannello per origliare: il suo tono era cambiato e tra una risatina e l’altra, dava del tu al famoso ingegnere, con una familiarità che avrebbe potuto stupirmi, se solo non avessi saputo.
Sentii la sua voce che assumeva un tono malizioso e che si abbassava un pochino, come se gli stesse facendo una proposta oscena’ e probabilmente era così!!!
Pochi minuti e usci dal bagno per andare in camera a rivestirsi: ‘Cucciolo. C’è stato un malinteso ed importanti clienti che dovevano arrivare domani, stanno per arrivare adesso in città; devo organizzare la loro sistemazione e la loro serata’ Non aspettarmi alzato, non so a che ora arrivo!!!’
Mi diede un rapidissimo bacio sulle labbra, si ritagliò un momento per abbracciare, baciare e dire qualcosa di affettuoso ad Alessandra e poi uscì, quasi di corsa.
Mi strinsi nelle spalle: ‘sapevo’ che non l’avrei rivista fino all’indomani. ‘Eddai, vieni! Almeno conoscerai un po’ di persone e, magari, qualcuno ti propone anche un lavoro’
Diceva bene, la mia Cate, ma non me la sentivo troppo: andare a quella ‘serata’ organizzata dalla Ditta -come enfaticamente la chiamava lei- sarebbe stata, intuivo, un’umiliante esperienza per me, sottoposto alle forche caudine dei sorrisi fintamente cordiali, alle presentazioni di rito, mentre invece mi irridevano o addirittura mi disprezzavano, ripensando a quanto gli aveva dimostrato di essere vacca mia moglie.
Però’ però vista in quella prospettiva’ mmhhh’
Essendo una serata formale, Cate mi fece indossare un papillon rosso scuro sulla camicia bianca con sparato e colletto adatto, sopra all’abito nero.
Quando lei si dichiarò pronta ad uscire, la osservai con evidente piacere: si era truccata con attenta sobrietà ed il tubino nero, impreziosito da una striscia di strass neri era corto e scollato, le metteva deliziosamente in mostra gambe (e oltre metà delle cosce), la schiena abbronzata fino alle reni ed i seni, i cui capezzoli erano coperti dalla parte che arrivava a girarle attorno al collo. I capelli acconciati in su le scoprivano completamente collo e nuca, sottolineati da due giri di perle.
Due sandaletti con almeno dieci centimetri di tacco ed una pochette, completavano la mise della mia affascinante mogliettina.
Raggiungemmo la grande villa dove era stata organizzata la serata e subito la mia Cate fu accolta con entusiastico calore da diversi uomini, primo tra tutti Stefano, il suo capo, il quale salutò con una cordialità forse eccessiva anche me, stringendomi la mano con notevole forza e dandomi una pacca sulla spalla e sorridendomi a trentadue denti, tipico sorriso da predatore.
Così da vicino, potei apprezzare anche il suo profumo, molto virile e muschiato, prima che mi lasciasse e se ne andasse dagli altri ospiti.
Cate, al momento, rimase accanto a me e mi presentò una marea di ingegneri, avvocati e dottori vari, gente che trasudava il proprio successo, magari costruito sulla pelle di ‘scartine’ come me ed i miei poveri ex compagni di lavoro.
Al di là dei molti spocchiosi, mi trovai a conversare amabilmente con tre invitati e quando mi girai verso Cate mi resi conto che era sparita.
La vidi, dopo un po’, mentre rideva a gola spiegata con Stefano, che la stava pilotando verso il parco esterno cingendola per le reni con un braccio, come se fosse la sua, di moglie!
Mi strinsi mentalmente nelle spalle e mi disposi a godere della compagnia dei tre.
Al terzo bicchiere che sempre lo stesso -dei tre- mi metteva in mano, avevo capito che la sua ‘mission’ per la serata era farmi bere.
Quindi mi volevano ubriaco… o almeno sbronzo… Ok, anche se per fortuna tengo bene l’alcol, cominciai ad interpretare la parte di quello che quando beve troppo farfuglia, ridacchia ed è amicone di tutti… Ero sinceramente curioso di vedere cosa avevano in mente.
Man mano che sembravo ubriacarmi, i miei tre compagnoni si scambiavano cenni, ammiccamenti, allusioni di difficile comprensione; inoltre mi facevano domande a trabocchetto e quando io rispondevo (come speravano loro), si facevano delle matte risate.
Uno tirò fuori lo smartphone e mi venne vicino, mettendosi accanto a me e appoggiandomi amichevolmente il braccio sulle spalle, mentre gli altri due già cominciavano a ridere come due scemi: ‘Guarda qui, guarda questa troia…’
Mi fece vedere alcuni scatti dove il volto della donna non era mai visibile, ma si vedevano perfettamente le gambe, il culo, le tette, il pube di quella che senza fatica riconobbi come la mia Cate e strabiliavo per la facilità con la quale ospitava diversi cazzi, tutti di significativa dimensione.
Mentre contemplavo la parata di scatti, tuttavia, ricordavo che per il terzetto io avrei dovuto essere sbronzo come una cocuzza e quindi borbottavo, facevo commenti su quanto fosse troia la baldracca delle foto eccetera, provocando grasse risate dei tre e divertite gomitate tra di loro.
‘Ma tu’ -mi chiese sardonico uno-‘ l’hai mai avuta una baldracca così, a tua disposizione???’ e intanto mi faceva bere ancora.
Capivo cosa si aspettavano di sentirmi dire, per farsi matte risate’
‘No, no’ una troiona così, mai’ mai neanche immaginata’ sono sposato’ ma mia moglie è una donna tranquilla, a letto”
Ad uno vennero i lucciconi, tanto ridevano forte!
Erano diventati molto amichevoli, nei miei confronti ed anch’io ‘anche a causa dell’alcol che avevo comunque ingerito- ero entrato nella forma mentale di cercare di accontentarli al massimo, di dargli sempre ragione, di dirgli sempre sì.
‘Ma non ti piacerebbe essere sposato con una bagasciona così???’ disse uno, già con le sopracciglia sollevate e la bocca piegata, pronta a scoppiare in una risata alla mia risposta.
‘Beh’ non so’ -sentii qualche risolino-‘ il marito di una come quella dovrebbe’ dovrebbe sopportare tante corna, con tutti i cazzi che lei prende ovunque!’ Risposi, con la fierezza dell’ubriaco che ha trovato una risposta importante.
Loro scatenarono un vero uragano di risate.
‘Che poi, una signora abituata a dei cazzi così grossi’ Non credo che tu possa competere con loro, no?’ Vollero indagare.
‘No, no’ -li rassicurai-‘io ho un pisello normale, non una di quelle specie di proboscidi da pornostar!’
Risero di nuovo molto e, mentre tenevo la testa bassa come se fossi parecchio ubriaco, vidi due di loro che guardavano per un istante alla mia destra e facevano un lieve annuire col capo, come a rispondere ad una domanda mimata da qualcuno: senza muovere la testa, guardai da quella parte e vidi Cate, sorridente e radiosa, mentre passava con un tizio elegante che le cingeva la vita col braccio: evidentemente la mia signora stava socializzando con diversi dei presenti!
‘Ma’ e senti un po” e se la tua dolce e tranquilla mogliettina si trovasse dei cazzi del genere, per farsi squassare fica e culo’?’
‘No, no’ -smentii-‘ lei non è proprio il tipo per fare certe cose!’
Uno dei tre rischiò il colpo apoplettico, dalle risate. Quando si calmarono un poco, insisté con la domanda: ‘Ma se se li trovasse’ ammettiamo per ipotesi, ovviamente! ‘ridacchiamenti assortiti- e se li portasse a casa’ e tu la vedessi’ e vedessi quei cazzi così grossi’ (‘Ma dove vuole andare a parare? Tanto gli dirò sì in ogni caso’‘)’ sì insomma’ li guarderesti con ammirazione, invidia e desiderio?’
Il mio ‘Sì’ era già partito, quando ripensai alla domanda ed alle implicazioni della mia risposta.
‘Ma’ e non ti verrebbe la voglia di toccarli?’
‘Mhhhh! Che pensieri mi fanno venire! Ma meglio restare nel vago‘ ‘Ma dai’ che domande sono?’
E lui a insistere ‘Ma giusto per sentire quanto sono duri, dai! Mica per altro! Per sapere quanta durezza riempirà tua moglie!’
‘Mhhh’ beh, allora’ sì’forse!’
‘Magari mentre li hanno tirati fuori, luccicanti dell’eccitazione della troia, giusto per sentire quando la tua santa mogliettina è bagnata?’
‘Beh, sì’ ma giusto per quello’ Ma comunque la mia Cate non farebbe ne mai, di queste cose!’
‘Sì sì, certo’Era tanto per parlare!’ Mi rispose uno, cercando di rimaner serio, mentre gli altri due ridevano come pazzi.
Quello che era stato più taciturno, si piegò verso di me per dire qualcosa, ma in quella arrivò un altro uomo, una persona che salutarono cordialmente alzandosi e, mormorando uno ‘Scusaci” distratto, mi lasciarono solo, allontanandosi chiacchierando col nuovo arrivato.
Mi alzai e decisi di girare la villa, visto che quei tre mi avevano tenuto sequestrato su quel divano fino ad allora.
Camerieri che veleggiavano con vassoi di bicchieri, coppie che ballavano, l’orchestrina che suonava, distinti signori ed affabili signore impegnati a conversare piacevolmente in giro, in piedi o seduti, sia all’interno che nel parco attorno alla villa’
In qualche angolo, tra i cespugli, sentivo i tipici fruscii ed ansiti e gemiti dell’amoreggiare, ma qualcosa mi diceva che Cate doveva essere all’interno della villa; così tornai sui miei passi e dall’ampio salone d’ingresso mi incamminai su per la scala che portava al primo piano.
Su un lungo corridoio si affacciava una quantità di porte, chiuse o accostate e, francamente, non mi sembrava il caso di rischiar di essere sorpreso da qualcuno mentre sbirciavo od origliavo; per cui lo percorsi fino alla finestra in fondo e solo arrivando fin lì mi resi conto che il corridoio proseguiva per un altro tratto alla mia destra, dove mi incamminai pigramente.
Pochi passi e sentii due risate maschili venire da dietro l’angolo che avevo appena svoltato.
‘Cazzo, che troiona!’
Risata: ‘Sì, davvero: non le basta mai! Adesso però devi pagare, visto che hai perso la scommessa”
‘Sì, sì, tranquillo che pago! Però davvero non avrei detto che un donnino così minuto ce l’avrebbe fatta’ faccio ancora fatica a crederci, anche se l’ho visto coi miei occhi!’
‘E l’hai visto! Due grossi cazzi insieme prima in fica e poi in culo! E lei che non fa una piega, ma anzi: ti incita ancora a fotterla!’
‘Sì’ Assolutamente una forza della natura”
Seguivo il dialogo con eccitata attenzione mentre i due stavano lentamente percorrendo il corridoio verso lo scalone e le loro voci si affievolivano, ma non mi andava di sbucare alle loro spalle.
Per adesso parlavano di una generica, quanto intrigante, troiona’
‘Certo che Stefano ha trovato davvero una vaccona fenomenale!’
‘Ahahahhaha’ ed è anche stronza! Lo sai che mentre lei si sta facendo sbattere qui sopra, giù di sotto c’è quel coglione del marito a farsi rincoglionire ed inciuccare da Angelo e i suoi due amici???’
Sobbalzai! Evidentemente si parlava di me e di Cate!!! Il cazzo mi era diventato duro da farmi male! Quella notte, dopo aver brevemente scambiato banali commenti sulla serata, andammo a letto e Cate si addormentò quasi di schianto, mentre io restai sveglio un pochino a riflettere.
Riflettei brevemente sui vaghi discorsi ‘molto vaghi!- che erano stati fatti da due invitati, coi quali avevo conversato, per una mia eventuale, futura occupazione e li accantonai al momento, visto che nessuno sembrava in grado di potersi trasformare al momento in una proposta seria di impiego.
Ovviamente non avevo fatto parola a mia moglie di quanto avevo visto, sentito, capito ed intuito su di lei ed il suo capo e tutti gli altri maschi della festa che, a questo punto, avevo buone ragioni di sospettare che avessero dato tutti due cappellate alla mia signora.
Provavo, tuttavia, una torbida attrazione per la vicenda e ripensavo alle foto che mi avevano mostrato -con grandissimo divertimento- quei tre che volevano farsi grasse risate alle spalle del cornuto: innegabilmente era la mia Cate, che saltava su vari, grossi cazzi, turgidi e luccicanti di secrezioni.
Si andava da uccelli pallidissimi, da far pensare che fossero di albini o comunque di biondissimi e con incarnato molto chiaro, a vere, maestose nerchie nere, nere come l’ebano e con le cappelle violacee e congestionate.
Con gli occhi della mente, zoomai su quei randelli eretti, quei glandi, quegli scroti gonfi e pelosi e mi si riaprì una finestra della memoria, riportandomi ai tempi del collegio e di quanto mi avessero insegnato a trarre ‘e donare!- piacere ai cazzi, di ogni taglia e colore.
A quei tempi ‘ero solo un ragazzino che cercava di prendere le misure alla vita- pensavo di essere diventato un finocchio, una checca’ Ma poi, quando finì la mia vita nel ristretto mondo del collegio, quando potei confrontarmi con ragazzi e ragazze della mia età, capii di essere sempre attratto dalle donne, dalla loro complessità e dalla loro essenza, fica e tette comprese!
Non rinnegavo l’aver giocato ed aver tratto piacere dai cazzi, ma era stata ‘appunto- un’attività ludica, un divertimento’ Il fatto che, al di là del’ cameratismo tra compagni di collegio e l’affettuosa soggezione con il prete che mi aveva iniziato, io non provassi nessun sentimento travolgente per un uomo ‘a differenza delle donne!- mi permetteva di capire che usavo i maschi (e venivo a mia volta usato!) per masturbarmi col loro corpo -e loro vicendevolmente col mio- mentre invece con le donne ho ‘quasi!- sempre avuto un coinvolgimento in qualche modo emotivo, sentimentale, per cui posso dire che con queste ultime ho quasi sempre ‘fatto l’amore’, mentre coi maschi ho sempre ‘scopato’.
Lasciando il collegio, avevo preso la decisione ‘definitiva’ di chiudere coi maschi e di dedicarmi unicamente alle donne e devo dire che, nell’ultima ventina di anni, mi era capitato (ma senza cercare deliberatamente, solo come occasioni accidentali da cogliere al volo, nel caso!) di andare rarissimamente con qualche uomo, ma tipo una dozzina in tutto, non di più: mi divertiva, giocare coi cazzi, ma preferivo di gran lunga la fica!
Ma adesso -forse per il periodo nel quale mi erano venute meno le certezze di ruolo che mi dava l’avere un lavoro fisso, forse per il fatto che era, in pratica, mia moglie a ‘portate i pantaloni, in casa’ provvedendo lei al nostro benessere- pensavo a mia moglie sfondata da quei cazzoni ed il sentimento che provavo era principalmente’ invidia!
Sussultai, quando me ne resi conto, ma capivo di desiderare di essere al suo posto, a succhiare quei grossi uccelli, ad ospitarli nel mio culo, a sentirli pulsare, negli attimi prima di far partire i potenti schizzi di sborra all’apice del piacere, dentro la mia bocca o dentro il mio culo, fino a farmi riempire dal loro sperma, fino a sentirmi pienA.
Ops! Pieno, volevo dire!!!
Che poi, comunque, il mio era solo un fantasticare: non avevo mai detto a mia moglie i miei trascorsi con gli uomini e francamente, dopo tanti anni di matrimonio, con una figlia piccola, mi sembrava estremamente improbabile poter intavolare una conversazione del tipo: ‘Ma lo sai che i cazzi che piacciono tanto a te, beh’ ne vado matto anche io???’
No, improponibile, anche se intanto me lo sentivo diventare duro’
‘Stai attento: Cate ti tradisce! Goditi anche l’audio, cornuto!’
Il solito messaggio, ma allegato ad una clip anche piuttosto ‘pesante’, piuttosto lunga, stavolta.
Cominciai a guardarla e non ebbi dubbi a capire, da come Cate era acconciata, che era stata fatta in una stanza della villa, la sera prima.
In effetti si vedeva mia moglie, riconoscibilissima, che se li faceva mettere ovunque da quattro tizi infoiati, tra cui mi sembrò di riconoscere anche i due che avevo sentito commentarla nel corridoio, il suo capo Stefano ed un nero di una certa età, ma con un cazzo assolutamente ragguardevole.
Tra un ansimo, un gemito, un incitamento ed un commento, Stefano aveva interrogato Cate:
‘Allora, ti piace essere qui, a questa festa, in questa stanza a farti sbattere, mentre il tuo maritino è giù di sotto, buono buono, a bere e chiacchierare???’
‘Ohhh, sìììì! Lo adoro!!!’
‘Lo adori perché ti montiamo bene???’
‘Sììì! Non fermarti’ dai, continua’ continuate a sbattermiii”
‘Mi sa che ti piacerebbe anche se ti montassimo meno bene”
La mia Cate era al momento a succhiare il cazzo del nero, ma annuì con vigore.
‘Lo so che ti piace’ dimmelo, perché ti piace? Perché? Tu, cosa sei?’
Lei si liberò un attimo dell’ingombro in bocca: ‘Mi piace perché sono una puttana, una porca, una bagascia’ una grandissima troia!!!’
‘Ma allora è vero! Sei una cagna schifosa, una svuotacazzi, uno sborratoio per legioni di cazzi infoiati!!! Quanti cazzi vuoi???’
‘Tanti!!! Ne voglio tanti!!! E grossi!!! Grossi almeno come i vostri, ohhhh”
‘Cate la vacca, questo è il tuo nuovo nome, troia!
Ma dimmi: ed il maritino non si è accorto di quanto ti abbiamo allargato la fica e il culo???’
Mentre il nero, con una certa difficoltà per l’ingombro della propria pancia glie lo spingeva nel culo insieme ad uno dei due del corridoio, provocandole un trasalimento ed una smorfietta di dolore, rispose: ‘No’ Lui non si è reso conto di nulla’ Gli va bene che glie ne dia un po’ ogni tanto’ E’ tutto contento e’ scodinzolante e non immaginahhhh!!!’
Alzò di scatto la testa, per una fitta, ma in trenta secondi superò la cosa.
Stefano insistette, come un giudice della santainquisizione: ‘Ma che bravo, il maritino’ Ma forse maritino non è la definizione giusta’ Tu come lo chiameresti?’
‘Cornuto’ lo chiamerei cornuto’ un grandissimo becco”
‘Giusto, cornuto! E quanto vuoi farlo diventare becco???’
‘Ohhh’. Tantissimo!!! Voglio fami sbattere da’ da tutti gli uomini della città’ della regione’ Da tutti…’
‘Vedrò di trovarti tutti i cazzi che vuoi’ Ma al cornutissimo, non diciamo niente???’
‘Lui’ ohhh!… Lui non si rende conto di’ di nullaaaahhh’ Mhhh’ oppure ha qualche sos’ ohhh.. sospetto, ma non chiede nulla perché sono io’ io che porto lo sti’ stipendio”
‘E che ti guadagni soprattutto facendoti montare’ sei la nostra baldracca aziendale, quella che usiamo per chiudere i contratti!’
La clip finì sulle risate di tutti i presenti, ma potei apprezzarlo solo dopo che l’avevo rivista per la quarta volta ed avevo smesso di masturbarmi.
Con Cate le cose andavano avanti con la loro normalità: ormai era arrivata al punto di avvertirmi quando sarebbe venuta a cenare a casa, invece di farlo quando avrebbe tardato, come nei primi tempi.
Ma sapevo perché e non avevo nessuna voglia di cominciare una discussione nella quale, probabilmente, mi avrebbe straccionato con qualche sua considerazione sui tempi travagliati in cui viviamo, sul fatto che lei deve difendere il suo posto di lavoro eccetera.
E poi, diciamolo: la situazione mi eccitava anche parecchio.
Ogni tanto, decideva di darmi il contentino e facevamo l’amore: effettivamente la cura di grossi cazzi che faceva, le avevano provocato la dilatazione degli orifizi vaginali ed anali ed io, nonostante la taglia dignitosa del mio uccello, la sentivo larga, morbida: era come scopare una nuvola e la cosa, devo dire, mi intrigava’ soprattutto ripensando a come era stata fatta diventare così dilatata!
Aveva imparato a utilizzare al meglio i muscoli vaginali e degli sfinteri, con risultato che, nonostante la gran capienza che ora poteva vantare, mi sentivo il cazzo’ come piacevolmente masticato dalle contrazioni dei suoi orifizi.
Mi vide con un’espressione particolare, forse perplessa, durante un cambio di posizione e decise di giocare d’anticipo: ‘Ti sembra che mi si stiano allargando i buchini?’ Il mio sguardo sincero, equivalse ad un’ammissione.
‘Me ne sono resa conto anch’io, sai? Mi sono informata e mi hanno spiegato che è una cosa che può capitare ad alcune donne con l’avanzare dell’età”
La coccolai e le dissi che per me era lo stesso, di non deprimersi, ma dentro di me covava una risata sardonica, visto che sapevo bene come mai i suoi ‘buchini’ cominciavano ad assomigliare a dei tunnel autostradali!
Una sera era arrivata a casa ad un’ora normale ed avevamo, dopo diversi giorni, cenato tutti assieme.
Poi Cate aveva messo Alessandra nel suo lettino e mi aveva raggiunto sul divano, davanti alla tv.
Stavo già pensando ad una seratina ‘romantica’, quando le squillò il cellulare e lei si alzò per rispondere; capii che era il suo capo Stefano a chiamare, prima che si spostasse nell’altra stanza.
Dopo un pochino, tornò in soggiorno col cellulare spento in mano, meditabonda e dopo un pochino mi spiegò che doveva andare via qualche giorno col suo capo e se potevo accompagnarla in stazione, perché era più semplice arrivare alla loro ‘sua e di Stefano- destinazione con un treno notturno piuttosto che in aereo.
Ovviamente, il fatto che me lo chiedesse era solo una forma di cortesia e non era assolutamente contemplata l’ipotesi che mi rifiutassi.
Comunque si fece una rapida doccia, si preparò il trolley e poi mi annunciò che era pronta.
La guardai: era assolutamente deliziosa, con un tailleur cartazucchero ed una camicetta bianca; capivo che non aveva indossato il reggiseno, ed i suoi capezzolini eretti spingevano la seta della camicetta, appena velati dai risvolti del tailleur lasciato slacciato.
Arrivati davanti alla stazione, mi chiese ‘in modo da gattina, affettuoso- di parcheggiare, così avrei potuto accompagnarla al binario.
Trovavo molto carino che me lo avesse chiesto e fui anche fortunato nel trovare subito un posto per l’auto.
Attraversammo la stazione di buon passo, perché mancava poco alla partenza del treno, ma alla fine arrivammo sul marciapiedi in orario, mentre Stefano ci accolse (ma penso che soprattutto accolse mia moglie!) con un caldo sorriso.
‘Dai, che sta per partire’ le disse, ma con un sorriso.
Posai il trolley oltre la porta del vagone, baciai (sulla guancia: volse la testa quando capì che volevo baciarla sulle labbra!) Caterina, strinsi la mano a Stefano che subito salirono e poi, salutandomi ancora con la mano mentre le porte si chiudevano, cominciavano ad andare lungo il vagone, verso la coda del convoglio.
Un fischio ed il treno cominciò a muoversi ed io restai lì, per vederla ancora una volta, mentre mi sfilava davanti, dal suo posto’
Poi la vidi: un lampo, un’apparizione.
Aveva la camicetta aperta e abbassata, insieme alla giacchina del tailleur, a scoprir le spalle, mentre ad occhi chiusi piegava la testa all’indietro, offrendo il collo e la gola a Stefano che glie li stava baciando, con i seni nudi schiacciati sul vetro del finestrino.
Ero esterrefatto; eccitatissimo, ma assolutamente esterrefatto: vedermi sfilare così davanti, nella poca luce della stazione, mia moglie seminuda, schiacciata contro il finestrino dal suo amante’ Una cosa quasi onirica, così fantastica da farmi dubitare di averla vista davvero!
‘Cazzo, quanto è calda, quella” disse sommessamente un vocione dietro di me; mi girai con un sopracciglio interrogativamente alzato e vidi un giovane grande e grosso, con un imponente fisico da rugbista, che ricordava un camion, come aspetto.
‘Intendevo quella troia che è appena passata” precisò lui.
Subito mi morsi la lingua, ma ormai avevo precisato, senza riflettere: ‘E’ mia moglie” Il rugbista mi scrutò, con sguardo divertito: ‘E beh, tua moglie è una che si sa godere la vita’ E tu cosa fai? Guardi o partecipi?’ chiese, con un tono di reale interesse nella voce.
‘Io’ ehm’ no” Lo scrutai dalla testa ai piedi e colsi subito il movimento col quale si aggiustava il ‘pacco” E che pacco! Temo di essermi inumidito involontariamente le labbra, a quella vista. ” Io’ lei non sa che io so’ Credo che non si sia resa conto che guardavo, mentre mi passava davanti così’ o forse è il suo capo che l’ha portata a farlo”
Cercavo affannosamente un senso, una spiegazione in quello che avevo pur visto coi miei occhi’ Non me lo ero sognato: anche il rugbista aveva visto e commentato!
‘Ah, ecco: è partita col suo capo’ è lui che se la monta!’ mormorò, come se quella fosse la spiegazione di tutto.
‘No, no! La fa montare anche ad altri!’ Chiarii, maledicendomi subito per il mio amore per le precisazioni.
‘Uhm’ -mi guardava con una certa, strana, vogliosa luce negli occhi-‘ e scommetto che ormai non te la da più’ o quasi”
‘Beh’ diciamo che il fuoco dell’appena sposati è un po’ calato” ammisi, cercando di valutare dove il rugbista volesse arrivare.
‘Capisco’
Senti: io ho sete: vieni a bere una birretta con me? Così semmai mi racconti anche qualcosa della tua signora”
Mi alzai sbadigliando, ma con l’ombra di un sorriso sulle labbra ed andai a vedere Alessandra, che continuava a dormire nel suo lettino, ignara di tutto quello che era accaduto da quando si era addormentata.
Avevo bevuto una birretta col rugbista, rapidamente -gli avevo spiegato- perché dovevo correre a casa in quanto avevo lasciato sola la nostra bimba per accompagnare mia moglie in stazione.
Lui si mostrò comprensivo e’
Ripensai al suo cazzo, duro come il marmo, che avevo leccato e baciato e succhiato ed all’odore vagamente di selvatico del suo scroto peloso ed al suo sputo sul mio culo, per lubrificarmelo prima di allargarmelo con le dita e poi riempimelo col suo cazzo trionfante, mentre mi scopava nel letto che condividevo con Cate.
Mi aveva scopato ben bene ed ero riuscito a farlo venire tre volte; diversamente da altre esperienze avute, non aveva quasi considerato il mio cazzo (giusto un rapido seghino con due dita, l’equivalente di stuzzicare il clito ad una bella fighetta!), mi aveva trattata ‘TrattatO, non trattatA!‘come la sua femmina e mi aveva quasi affogato, la prima volta, da tanto sperma mi aveva scaricato in gola, mentre mi teneva la testa bloccata; poi mi aveva montato alla pecorina e sborrando mi aveva allagato il culo ed avevo sentito i suoi getti bollenti su per il retto, a colmarmi deliziosamente.
L’ultimo giro -era un po’ stanco!- era cominciato con lui che mi pompava nel culo, tenendomi le gambe alzate e quindi scopandomi da davanti’ ci baciavamo anche appassionatamente; ma poi probabilmente non ce la faceva più ed ha voluto che lo spompinassi; però, quando orami c’era, me lo aveva sfilato, lo aveva impugnato nella mano e poi me lo aveva diretto sul volto, schizzandomi dalla fronte al mento.
Poi era andato ed io mi ero sciacquato il viso ma, come piacevole ricordo dell’incontro, avevo voluto dormire col suo sperma ancora dentro al retto.
Mi aveva scopata’ (ops! ScopatO! No, accidenti: io son stato la sua troia, stanotte, la sua femmina vogliosa e quindi lui mi ha scopatA!)
Mi aveva scopata nel letto matrimoniale, come fossi una qualunque fedifraga col suo maschio, col suo montone e mentre ero sua pensavo a mia moglie Cate che anche lei, probabilmente, era alle prese con cazzi, a quell’ora.
Ma mi sentivo bene anche nei confronti di questo aspetto: non provavo rabbia, gelosia, frustrazione o che altro: sentivo un certo ‘strano!- solidarismo tra me e Cate, come se fossimo due vecchie amiche un po’ troie.
Riflettevo sul rugbista (Mauro, Mario, Marco’ un nome così’) e sulle piacevoli sensazioni che mi aveva donato: era stato abile ed attento a dare piacere anche me, col suo grosso randello. Poi era un adorabile porco ed era stata una sferzata nei sensi, quando mi aveva detto, appena prima di godermi dentro: ‘Pensa che probabilmente anche la tua cara mogliettina, la mamma di quell’angioletto che dorme di là, in questo momento si sta facendo montare, magari anche lei nel culo, come te! Siete due troie, due fantastiche troie!!’
Siamo venuti insieme.
Unico rimpianto (rimpianto? Forse sollievo, sotto sotto’) era che il rugbista fosse solo di passaggio in città e che quindi non ci saremmo più rivisti; non ci eravamo neanche scambiati il numero di cellulare.
Ma il rugbista era stato involontariamente utile: non avevo possibilità (sia di tempo che di soldi) per poter frequentare e corteggiare una donna’ forse non avevo neanche la pazienza e la costanza per farlo ed inoltre avrei avuto la complicazione di fare tutto clandestinamente, all’oscuro da Cate per non rischiare ‘nonostante proprio lei non mi dovesse fare lezioni di morale!- di veder andare in pezzi il nostro matrimonio e far finire la nostra Alessandra negli sballottamenti che avevo subito io.
Però, come sfogo ‘visto che non mi interessava avere una ‘storia’ con un maschio-, trovarne qualcuno attivo per farmi scopare, ogni tanto, poteva essere piacevole.
Decisi che, da quel giorno, sarei stato ben attento a percepire i segnali che avevo volutamente trascurato negli ultimi anni. Non mi si prospettò nessuna occasione con uomini, nei giorni seguenti, ma l’aver deciso di essere disponibile anche ad approcci maschili mi faceva sentire più libero, più’ leggero, spensierato.
Dopo qualche giorno, rientrò Cate dalla trasferta, ma mi resi conto che mi guardava, scrutava in un modo’ strano.
Ero vestito normalmente e perciò analizzai con gli occhi della mente i miei movimenti, i miei gesti; ripensai a ciò che avevo detto e con quale tono, ma nulla: non trovai nulla che avesse potuto tradirmi’ a parte forse qualche grammo di serenità in più nella mia vita, ma parliamo appunto di qualche grammo, nulla che mi facesse saltare come un grillo, cantare a voce spiegata o ridere come un idiota.
Eppure Cate mi scrutava, come per cercare di scoprire qualcosa.
Venne la sera, la cena, Ale da mettere a letto, la televisione’ e sempre quella sensazione, l’ingombro inquietante di qualcosa di non detto, come un cappotto lasciato nella poltrona accanto alla tua, al cinema.
Non sapevo cosa dire, cosa fare, come affrontare la faccenda -qualunque essa fosse!- e perciò cercai di comportarmi il più normalmente possibile.
Che poi, son quelle situazioni come quando qualcuno con una telecamera in mano ti dice: ‘Dai, cammina normalmente!’ E tu che pensi a cosa intenderà lui per ‘camminare normalmente’ e se il tuo camminare va bene o se magari i passi son troppo corti, lunghi, rapidi, lenti, se la postura va bene, se i piedi li devi tenere più o meno aperti e le ginocchia flesse o dritte e hai perfino il dubbio di non saper neanche più camminare e’ e lui aveva solo detto ‘Cammina normalmente’!!!
Venne l’ora di andare a letto e mi sembrò che Cate ci mettesse un sacco di tempo, a fare tutto ciò che si fa in bagno prima di venire a letto.
Poi arrivò: mi aspettavo un passo da panterona, un negligè o un babydoll, uno sguardo che lampeggiava di lussuria’
Niente: la solita efficiente Caterina in versione notte.
Ci mettemmo a letto e io non sapevo cosa fare, come comportarmi.
Lei non si era infilata sotto fino al naso per poi girarsi sul fianco, come faceva quando voleva dormire, ma era rimasta con la testa appoggiata al cuscino, supina, gomiti alzati e mani sotto la nuca, a guardare il soffitto.
Sentivo una qual certa elettricità nell’aria, come prima dell’arrivo di un temporale, ma per attendere gli eventi ‘di cui ero certo l’arrivo, anche se non riuscivo neanche ad immaginarne la natura- finsi totale e placida indifferenza, riaprendo al segno un romanzo che stavo rileggendo.
‘L’altra sera.. in stazione” Plic! Il primo gocciolone del temporale; quello che cadendo sulla polvere del sentiero la fa anche sollevare un istante.
‘Sì??’
‘No, dico’ non mi hai detto nulla” Altra gocciolona.
‘Riguardo cosa, Cate?’ Vediamo di capire cosa sta succedendo, cos’ha in mente’
‘Ma’ hai notato nulla?’
Uhm’ Cosa le rispondo? Il suo tono di voce non mi aiuta a capire dove vuol andare a parare. Però, un momento: se mi parla della stazione, allora vuol sapere se ho visto’
‘Intendi quando sei’ siete saliti sul treno?’
‘Sì!’ Secca.
Non capivo dove voleva arrivare’ Mi sentivo come uno che gioca a pallavolo su un campo minato: ‘Beh, sì’ ehm’ ho visto’ ho avuto l’impressione di vedere’ sai, il treno si muoveva, c’era poca luce’ Sì insomma’ credo di aver visto che Stefano ti’ abbracciava!’
Cate sembrò soppesare la mia risposta, valutandola.
Una trentina di secondi e poi, con un sospiro mi chiese: ‘Ma hai visto com’ero… vestita?’
Uh??? ‘Beh, sì… Avevi il tailleur e la camicetta e…’
‘Occazzo!!! Hai visto che ero con le tette nude, stampate contro il finestrino????’
Occavolo… Mi sentivo come se nel campo minato avessi sentito un qualcosa che faceva Clik! Sotto la mia suola…
‘Beh… sì…’
La vedevo spazientirsi, ma non riuscivo a capire quale fosse la linea di risposte meno… pericolosa.
‘Bene… -vedevo che si sforzava di non spazientirsi-… e ti è… dispiaciuto? Ti ha dato fastidio?????’
Decisi di essere sincero: ‘Beh…. no…’
‘Non ti da fastidio che Stefano mi spogli e mi palpi?’
Scossi il capo. Lei fece un’ombra di sorriso.
‘Immagini, suppongo, che lui mi scopi… -annuii, convinto-… e non ti da fastidio?’
Scossi il capo, ma intanto scoprii con sgomento che, nonostante il momento poco indicato, mi stava diventando duro.
‘E non ti da neanche fastidio che mi faccia scopare da altri? Magari anche trequattro insieme?’
‘No… per nulla…’ mormorai con la voce strozzata dall’eccitazione.
Mi sembrò che Cate gettasse un’occhiata all’ingombro della mia erezione e che il viso le si rilassasse, che fosse quasi sul punto di sorridere.
‘Sai che da quando ho cominciato a lavorare con Stefano, mi ha scopato lui e anche un bel numero di suoi conoscenti…’ Non era una domanda: era un’affermazione. Annuii.
Mia moglie mi guardò fisso: ‘La cosa ti eccita?’
Non ebbi bisogno di parlare, lei capì dal mio vago sorrisetto e dal breve cenno del capo.
Proseguì: ‘Ti piace, ti eccita, ti intriga che altri uomini guardino… desiderino… tocchino tua moglie?’
Oddio… che eccitazione, al pensiero… ‘…Sì…’
‘E che te la fottano, a tua insaputa?’
Mhhh…. ‘…Sì…’
Lei mi incalzò: ormai ero uno straccetto sotto i suoi piedi: ‘Sì, cosa? Che mi fottano a tua insaputa o che lo facciano e tu lo sappia???’
‘No, no… Che… che io sappia cosa fai…. e con chi…’
‘E vorresti vedermi… io, tua moglie… la madre di tua figlia… fare la troia con tanti maschi… anche insieme???’
Gemetti un ‘…Sì…’, mentre sentivo i boxer inumidirsi e appiccicarmisi a cazzo e coglioni: l’inaspettato interrogatorio di Cate mi aveva portato a sborrarmi addosso come un ragazzino. ‘Un maiale… sei solo un maiale, un lurido porco…’
In quel momento non mi venne da farle un sorriso sardonico, buttandole in faccia un ‘Senti chi parla!’, no; ero pieno di vergogna per il mio segreto così platealmente svelato, per la sborra che rapprendendosi mi stava incollando uccello e coglioni ai boxer, per il sentirmi obiettivamente in inferiorità lavorativa, reddituale e psicologica nei confronti della mia Cate.
Annuii mestamente, stroncato dal peso della situazione.
‘Vieni qui!’ disse, scostando di scatto il lenzuolo.
Sorpreso, la guardai: si era inarcata (aveva ‘fatto ponte’, come dicevamo scherzosamente tra noi) ed aveva fatto risalire la camicia da notte fino alla vita e allargato le ginocchia, facendo spiccare il suo pube accuratamente depilato.
La guardai stupito: credo di aver inarcato interrogativamente un sopracciglio e di aver mostrato l’ombra di un sorrisetto; manovrai per andarle sopra, ma mi gelò all’istante: ‘Che cazzo fai??? Voglio solo che me la lecchi, nient’altro!’
Lo ammetto: c’ero restato abbastanza male, ma nn dissi nulla e mi abbassai per leccargliela.
Aveva un sapore… strano, acre… non era il sapore della fica di Cate anche mescolato a quello dello sperma -forse c’era anche lui, ma come retrogusto!- che conoscevo per le mie ben taciute esperienze coi maschi, no: era un altro sapore, acidulo.
Mentre mia moglie cominciava a respirare sempre più profondamente, segno che le piaceva come mi applicassi nel cunnilinguus che le stavo praticando, cominciò a parlare: ‘Sai… ho dovuto pensare ad un piccolo regalo da farti, nel caso ci fossimo accordati come abbiamo poi appena fatto…
Cosa di meglio che cominciare ad abituarti a sapori ‘strani’?
Stavolta ho usato un ovulo ginecologico… -sai, per la mia igiene e salute intima!- che da un sapore amarognolo, un po’ acre… specie se non lo si risciacqua per un po’, ma dalla prossima volta pensavo… ohh… (la mia signora stava pur sempre apprezzando sempre più le mie sapienti leccate…)… sempre che tu non abbia nulla in… in contrario… magari, dicevo… mhhhh… che io torno a casa… ohhh… (‘Torni a casa… e come??? In che condizioni??? Dillo, regina della bagasce!!! Fammi impazzire!!!’)… torno a casa con la fica piena…. uhhh… piena delle sborrate dei porci che mi montanoooohhh….’
la mia regina era venuta… ed ero venuto anch’io esplosivamente, dopo averle freneticamente leccato la fica e il culo, infilandole ben dentro la lingua, in un delirio di eccitazione, immaginando, pregustando le spesse sborrate che formavano mucillosi rivoli che colano dalla fica abusata e dilatata di mia moglie, pronte ad essere lappate ed ingoiate dalla mia bocca vorace.
Ci regalammo un momento di pausa per tirare il fiato e per assimilare il grande piacere che avevamo provato.
‘Però ho un domanda, se permetti…’
Mia moglie mi guardò con un sorriso blandamente indulgente: ‘Quale?’
‘Come facevi -indagai- a sapere che non avrei dato di matto, non sarei esploso in un uragano di gelosia e violenza?’
Anzichè rispondermi, cercò di reprimere una risata, ma col passare dei secondi le fu sempre più difficile; alla fine, mi rispose: ‘Vorrà ben dire qualcosa, che siamo insieme da tanti anni e sposati… Sarebbe grave se non ti conoscessi… e io SO come sei, come sei veramente, anche le cose che non dici… vuoi saperle???’ mi chiese, sfidandomi.
Non me la sentii di sentir narrare dalla voce della donna che amo i miei piccoli, vergognosi segreti e scossi la testa.
‘Comunque con Stefano abbiamo fatto una prova…’
Stavolta ero davvero perplesso e la guardai, combattuto tra la curiosità e la paura che la risposta sarebbe stata un’altra umiliazione.
La mia adorata carnefice rivelò la prova: ‘Volevamo essere sicuri che non avresti reagito male, o comunque con fastidio, se fossi andata con altri maschi… e così… Chi credi che fosse a mandarti gli essemmesse e gli emme emme esse con ‘Stai attento, Cate ti tradisce’?’
Strabiliai! ‘Tu???’
Annuì brevemente: ‘Io… io e Stefano… e sei stato all’altezza delle nostre aspettative’
‘Aspettative??? In che senso?’
‘Nel senso che volevamo essere sicuri che tu non avresti piantato casino, se io avessi cominciato ad aiutare Stefano, compiacendo le persone che gli possono essere utili.
Sai, adesso che anche tu sei d’accordo, potremmo darti un altro cellulare con un altro numero… Questo numero verrà dato ad alcuni conoscenti nostri, miei e di Stefano, che son molto intrigati dal potersi vantare col marito di quanto hanno scopato la troia… non so se mi spiego. Magari potrebbero inviarti anche foto e video… e a te non dispiace… a giudicare da come il tuo fratellino sta alzando la testolina!!!’
Il giorno dopo Cate uscì di casa con un sorrisetto strano: una via di mezzo tra la complicità ed il trionfale.
Prima di andare, mi aveva dato un nuovo smartphone, di quelli con lo schermo bello grande! e fremevo, in attesa di ricevere messaggi, foto, filmati e quant’altro a quello specifico numero.
Neanche un’oretta e subito il primo messaggio: ‘Il capo della tua troia mi ha appena dato il tuo numero, grandissimo cornuto! Erano giorni che glie lo avevo chiesto ed ora finalmente posso dirti quanto è baldracca la gran vacca che hai sposato; son convinto che hai un cazzettino da ridere e dopo tutti i grossi uccelli che la tua maiala si è beccata, anche due insieme nel culo, come le peggiori puttane da strada, son sicuro che il tuo non lo sente neanche più, anche ammettendo che te la dia ancora! Però voglio aiutarti: guardati il filmatino che allego e vedi come la tua mignotta sappia apprezzare i verri maschi!’
Effettivamente, Cate non sembrava in imbarazzo a dover sottostare alle turpi voglie di quattro tipi ingrifati, coordinati da Stefano che assisteva col cazzo sempre pronto ad essere succhiato al volo da lei.
Clip decisamente eccitante, ma decisi di tenermela dacconto per un altro momento…
Pochi minuti ed un altro messaggio: era la mia ineffabile mogliettina che mi regalava una sua riflessione: ‘Dobbiamo vedere un cliente africano di Stefano e mi ha già avvertita: lui ha un randello di buone proporzioni, ma il suo assistente, che è anche suo cugino, dice che ha un arnese del diametro di una bottiglia di vino e di almeno 28cm. Mi amerai sempre, anche se torno un po’ dilatata?’
Visualizzai mentalmente la situazione, con mia moglie alle prese col cliente (e magari anche il suo capo, assieme!) e sopratutto con la mostruosa dotazione dell’assistente; me lo trovai in mano, a masturbarmi, senza neanche ricordare di averlo tirato fuori!
Però mi fermai, anche per rassicurare Cate: ‘Tranquilla: adoro la tua fica in ogni modo, anche dilatata, amore mio!’
Un paio di minuti, prima della sua replica: ‘Non si parlava di fica, dolcissimo maritino mio: il cugino ha una smodata passione per allargare i culi!’
Sborrai copiosamente. Da quel giorno, quello smartphone non restò mai inattivo per più di un’ora, durante il giorno e comunque a volte arrivarono messaggi (solo di testo, oppure con foto o clip) e poi anche telefonate… telefonate spesso irridenti ed insultanti, del tipo: ‘Sto parlando con quel cornuto del marito di Cate???… Ciao cazzettino, lo sai che mi son montato la tua scrofa con altri quattro amici ed alla fine l’abbiamo sborrata tutta e lei chiedeva pietà?… Eravamo in due (tre/quattro/cinque/un gruppo….) e ce la siamo scopata tutto il mattino (pomeriggio/giorno/notte…) e glie lo abbiamo ficcato ovunque, in bocca, fica e culo ed eravamo in camera (macchina/barca/spiaggia/albergo/casa oppure furgone/parcheggio/privé/cineporno…).
E’ davvero una gran troia e non le bastano mai i cazzi e più grossi sono, meglio li prende!
Ama farsi sfondare, ci incita per farselo ficcare ovunque da tutti noi…a403;
Questi messaggi erano a senso unico: nessuno cercava di instaurare un qualsivoglia rapporto con me, come persona: gli interessava solo poter sfogare su di me le loro piccole, inconfessate frustrazioni o rovesciare su di me gli insulti ed il loro orgoglio per gli esiti trionfali delle loro scopate con Cate, mia moglie, da loro usata il minimo indispensabile e poi subito adattissima a sparire sullo sfondo, rimpiazzata da inamovibili mogli, compagne, fidanzate, tutte così… rispettabili!
Le mie sensazioni erano strane e contrastanti: mi sentivo sicuramente umiliato, denigrato e offeso dall’arrogante disprezzo che mostravano nei confronti del ‘cornuto della troia che ci sbattiamo’.
Però, d’altra parte, provavo un torbido piacere a sentirmi appellare così e riuscivo, in un arzigogolo di immedesimazione, a eccitarmi dell’idea di come loro immaginassero me, il cornuto della vaccona che loro si sbattono.
Passò qualche giorno e mi trovai, non ricordo neanche io come ed in quale contesto, a borbottare una sorta di desiderio a Cate: ‘… ammetto che mi piacerebbe esserci, poter non solo vedere e sentire i suoni, ma anche gli effluvi, gli odori di corpi trafelati, delle secrezioni, poter anche toccare le zone inumidite…’
Ma la cosa era stata molto schematica, inserita in un discorso più ampio, più articolato e me la dimenticai trenta secondi dopo averla mormorata.
La mia signora, invece, evidentemente aveva tenuta ben presente al cosa e dopo diversi giorni, ci tornò sopra.
‘Sai?… Pensavo… hai detto che vorresti vedere dal vivo, cosa mi fanno…’
Sentii il cazzo fare una specie di salto, di sussulto e inturgidirsi immediatamente: ‘Uh? In che senso? Cioè’ sì, insomma’ mi faresti vedere’ assistere?’
Lei sorrise, con un sorrisetto di sufficienza, come se stesse consegnando un regalino ad un bimbo che ‘magari- non si era comportato poi troppo bene, ma visto che ormai lo si era acquistato’
Dopo qualche giorno, realizzò il mio desiderio di vederla ‘dal vivo’: mi diede appuntamento davanti ad un residence ed arrivò con due ‘pur benvestiti!- tangheri ghignanti e sbavanti a fianco; si alzò in punta di piedi, mi gettò le braccia al collo e mi diede un bacio: ‘Sai, amore, scuuusami! Pensavo di poter essere già libera per il mio adorabile e paziente maritino, ma come vedi non ho ancora concluso con questi due signori” I ‘due signori’ in argomento sembravano due grossi cagnoni sbavanti, in procinto di rosicchiarsi un succulento osso in perfetta collaborazioni, ma pronti a scacciare a morsi ogni incauto altro cagnetto che volesse anche solo annusare il loro prossimo pasto.
Come concordato, mi mostrai quasi schiacciato dalla personalità di Cate e mormorai un paziente ‘Lo vedo’.’
Lei mi fece un sorriso che mischiava sapientemente ingenuità e malizia: ‘Cosa fai, amore? Aspetti qui o’ o magari vieni su anche tu?
Però, se vieni, stai buonobuono in un angolo senza disturbare’. Me lo prometti, amoremio???’
I due cagnoni mi guardavano, sfidandomi e dileggiandomi con il tipico sorriso di chi si sente superiore.
Accettai remissivamente le condizioni e fu così che andammo in un appartamentino.
Cate mi fece accomodare su un divano, mi diede sbrigativamente una rivista ” così non ti annoi, mentre noi finiamo quello che abbiamo da fare, amoremio’ e poi andò in camera, dondolando sui tacchi alti, mentre i due le palpavano il culo e le facevano risalire la gonna, assicurandosi con rapide, beffarde occhiatine che io vedessi bene come trattavano mia moglie.
Andarono nell’altra stanza, ma con la porta aperta sentivo tutto.
‘Ohhh’ sì, così’ no, aspetta, me la rompi’ ecco, abbasso la zip, aspettahhh’ mmhhh’ no, dai facciamo piano che ummpphhfff”
Cercavo di immaginare le attività da quello che ascoltavo, ma Cate mi aveva ripetuto più volte che dovessi aspettare fino a che le cose fossero ben avviate, prima di potermi affacciare e guardare a mio piacere.
Aspettavo, mordendo il freno, col cazzo durissimo e le orecchie appizzate a cogliere il più breve sospiro, la parola mormorata, il rumore rivelatore’
Quando sentii il ‘ciac-ciac-ciac’ ritmico di un pube che si stampava contro il culo di mia moglie, mentre veniva evidentemente penetrata, decisi che avevo atteso abbastanza: mi alzai ed arrivai alla soglia, affacciandomi per vedere.
Lo spettacolo era suggestivo: il cagnone più anziano era seduto sul bordo del letto ed impugnava i capelli di mia moglie per darle profondità e ritmo del pompino che lei gli stava facendo, piegata a succhiarlo con le gambe dritte e ben divaricate, mentre il più giovane la teneva per i fianchi e glie lo piantava ritmicamente dentro, già con l’espressione quasi arrabbiata tipica di molti maschi quando stanno per sborrare.
Il più anziano stava ritmicamente mungendo le tette di Cate, passando dall’una all’altra con la mano che non usava per pilotarle la testa e trovai la scena altamente erotica; non resistetti e lo tirai fuori, cominciando a menarmelo.
Il giovane distolse lo sguardo annebbiato dalla schiena di mia moglie, mi mise a fuoco con evidente difficoltà ed in tono allusivo, offensivo, mi parlò: ‘Dai cornutazzo, vieni… vieni vicino a vedere come quella gran’ gran vacca di tua moglie si prende i’. mmmhhh’ i cazzi’ Vieni qui, cazzo! Avvicinati!!!’
Mi accostai a lui e guardai il lussurioso spettacolo del suo grosso cazzo che le spariva dentro, con ritmo veloce, luccicante delle secrezioni di entrambi.
‘Adesso guarda’. Guarda da vicino’. Adesso glie lo levo dal ficone slabbrato e’ e glie lo stango nel culo bello’ uhhh’ bello sfondato che ha, sta troia’
L’ho già inculata tante volte, la tua troia, sai? E con me anche altri, tanti’.
Avvicinati, abbassati e impara’.’
Sull’onda dell’eccitazione, feci come mi aveva ordinato, mentre la mano mi correva furiosamente sul cazzo.
‘Abbassati ancora e guarda’.’
Mentre mi abbassavo ancora, lui lo estrasse e potei vederglielo chiaramente: un cazzo massiccio, abbastanza grosso e lungo, fasciato da un groviglio di vene in rilievo come i rami dell’edera ed una cappella congestionata e luccicante di umori.
Coi due pollici le divaricò le natiche e in pochi secondi il suo glande trovò la depressione del culo di Cate; poi, spinse.
Lei si inarcò, probabilmente per una non eccessiva fitta di dolore, ma subito dimostrò di essersi adattata alla sodomizzazione, dondolando i fianchi a tempo degli affondi dell’uomo che, però, era anche riuscito ad afferrarmi i pur corti capelli sulla sommità della testa e stava pilotandomi il capo sempre più in basso, sempre più vicino a quel palo di marmo che spariva e riaffiorava poi dal culo della mia consorte.
Con l’occhio della mente ‘vidi’ la scena: mia moglie a prendere in gola fino ai coglioni l’uccello del più anziano, mentre il giovane la inculava potentemente e mi teneva piegato e prigioniero ‘con calzoni e boxer a mezza coscia e la mia destra che mi smanettava a tutta forza- abbassato e vicino a quel cazzo’. Forse troppo vicino.
Avrei potuto reagire, scostarmi, raddrizzarmi, ma un languore masochista mi fece accettare la situazione, intuendo che l’uomo non si sarebbe accontentato di quello e restando quindi in attesa di qualche ineludibile, quanto ancora ignoto, sviluppo.
In quel momento non mi sentii più un uomo sposato, un padre, ma invece tornai ad essere l’adolescente che in collegio aveva imparato che anche tra maschi’.
Il giovane cominciò ad emettere versi come se rantolasse, con durata e frequenza e volume sempre crescenti e capii che stava per far esplodere il suo piacere nel culo di Cate.
All’ultimo momento, invece, si sfilò ed appoggiò l’asta nel solco tra le natiche di lei e la cappella puntata inesorabilmente verso il mio volto, a meno di cinque centimetri di distanza, mentre la sua presa si era se possibile, ancora rafforzata.
I suoi schizzi bollenti mi arrivarono in faccia.
bellissimo racconto, sarebbe bello che ci sia un proseguo nelle avventure dei due sposini…
magari alzando l’asticella sulla depravazione della moglie, facendola inanellare, facendo sesso estremo, ecc..