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Racconti Erotici Etero

Tia

By 9 Gennaio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Rubo poche righe iniziali al mio racconto tanto per presentarmi. Mi sembra doveroso dato che sono al mio primo racconto di questo tipo. Nella realtà, così come nel virtuale, sono solito farmi chiamare Kaos, ho ventidue anni , sono diplomato ed intendo frequentare l’università. Non l’ho ancora iniziata più per pigrizia che per altre motivazioni. Fisicamente non mi sono mai reputato un bel ragazzo, sono alto un metro ed ottanta circa, peso quasi settanta kg , di natura sono castano chiaro, ma tendenzialmente tingo i capelli di nero/blu o, come in questo periodo, di nero/viola. Non ho doti particolari se non quelle di sapermi arrangiare discretamente in tanti sport. La mia vita &egrave tranquilla, almeno, quella che rendo ufficiale alla mia famiglia. Fra le mie tante passioni vi &egrave senza dubbio quella dello scrivere. Da qualche tempo mi sono imbattuto in questo sito ed ho cominciato a leggere (alcune con molto interesse) le vostre storie. Io di questo genere non ne ho mai scritte voglio essere sincero, perciò mi scuso anticipatamente se non incontreranno il vostro piacere. Bene, adesso ho proprio detto tutto, cominciamo’

Quella mattina mi alzai alle nove meno un quarto. Era un lunedì d’ottobre. Camera mia era illuminata dai raggi del sole che filtravano dalla veneziana alla mia destra. Mi alzai pigramente ed altrettanto pigramente andai in cucina per fare colazione. Come al solito non avevo programmi per quel giorno, avrei bighellonato come al solito!
Uscii di casa alle undici. Avevo bisogno di un cavo USB per il computer e dunque mi recai al vicino centro commerciale dove ero certo di trovare quello che stavo cercando. Appena entrato, però, mi sono immediatamente sentito chiamare. Il locale era molto grande e sulle prime non mi fu chiaro da dove provenisse la voce, tuttavia ero certo che stessero chiamando me : quanti altri potevano farsi chiamare Kaos??
-sono qui!-la voce s’era fatta più vicina. Mi volsi di scatto e rimasi stupito. Davanti a me v’era Tia (ovviamente &egrave un nome di fantasia dato che non voglio svelare l’identità dei miei protagonisti), una mia ex compagna di classe ai tempi delle medie. Feci fatica a riconoscerla. Io avevo una sua immagine di quattordicenne cicciottella e con l’apparecchio ai denti, non era certo una visione interessante la sua! Tuttavia eravamo sempre stati buoni compagni, nel limite della correttezza, insomma. ‘accidenti sei diventato ancora più alto!!- lei, invece, sembrava ricordarsi perfettamente di me.
-beh sono passati un po’ di anni’-le replicai con la mia solita parlantina tranquilla-e poi non si può certo dire che tu non sia cambiata! Diavolo se non mi avessi chiamato tu io nemmeno t’avrei riconosciuta!- Tia sorrise.
A questo punto suppongo vogliate sapere come Tia mi apparve. Bene v’accontenterò subito. Non era particolarmente alta, anzi, forse dalla scuola media non era mai cresciuta in altezza. Doveva essere circa un metro e sessanta, aveva perso parecchi kg, nonostante questo il suo seno era rimasto prosperoso, una quarta, almeno. Non volli essere invadente nel guardarla, tuttavia v’assicuro che con i capelli lunghi e neri, la frangetta e con quei vestiti alla moda si presentava ai miei occhi come una ragazza molto piacevole. Per la verità fui quasi sul punto di dirle direttamente tutto quando, quasi per gioco, lei girò su se stessa per farsi ammirare. Un mandolino. Il suo fondoschiena era perfetto. Naturalmente mi soffermai moltissimo su questo particolare dato che, in una ragazza , &egrave di certo l’aspetto fisico che più mi piace.
-effettivamente sono molto fiera di me!-fu la sua risposta-tu non hai idea di che mazzo mi faccio in palestra tre giorni alla settimana! Ma ne vale la pena che ne dici?-
Annuì quasi meccanicamente. Ne seguirono battute di cordiale incontro. Il solito come stai, cosa fai nella vita, in casa come vanno le cose etc etc’
Quando Tia seppe del motivo per il quale mi trovavo in quel posto sorrise e si offrì di venire con me, anche lei doveva guardare qualcosa per il computer. Sulle prime mi parve una motivazione ragionevole. Il negozio era uno e per lo star da solo preferivo certo la compagnia di una ragazza come lei!
Giungemmo al locale, ma per quanti sforzi feci non mi fu affatto possibile distogliere lo sguardo dal suo fondoschiena. Tia dovette accorgersene poiché, ad un certo punto, cominciò a piegarsi volutamente in maniera più provocante. Mi vergognai parecchio, c’eravamo conosciuti bambini e adesso mi ritrovavo ragazzo a guardarle il fondoschiena. Pazzesco come ero cambiato, proprio io che ritenevo il sesso e l’attrazione per le ragazze qualcosa da vivere meno platealmente possibile.
-Kaos, ma tu sei fidanzato?-la domanda di Tia piovve dal nulla ed interruppe l’ormai incontrollabile flusso dei miei pensieri (non tutti puri) nei suoi confronti.
-cosa? Beh ho avuto le mie storie come tutti, ma niente di particolarmente serio. Te?-Tia sorrise, mi guardò quasi divertita. Si rialzò e si risistemò la giacca.
-se non ricordo male a scuola avevi qualche spasimante’-io ironizzai alla sua affermazione. Le replicai che doveva essere la faccia da ‘bravo ragazzo’-‘bravo ragazzo? Tu?- e giù a ridere. Rise di gusto e la cosa, un po’, mi fece risentire. Poi Tia fece qualcosa di piacevole e nel contempo inaspettato. Mi si avvicinò di fianco, si mise sulle punte e mi sussurrò ‘i bravi ragazzi non puntano gli occhi sul culo delle loro amiche-
Merda. Questo fu il mio primo pensiero. Ero stato attento, avevo cercato di evitare di essere troppo diretto, ma lei se ne era accorta, proprio come avevo temuto poco prima ‘beh si ecco’.-farfuglia-scusami’-
Tia sorrise-e di cosa?Io adoro essere guardata sai? Se no che vado a fare in palestra?-
A questo punto rimasi confuso, quanto accadde dopo, onestamente, sembra incredibile pure a me. Tia mi sorrise, mi passò il cavetto per il quale ero andato al centro commerciale e mi invitò ad andare a pagare in sua compagnia. Pagammo, prima lei poi io ed uscimmo. Mi sentivo uno stupido. Cosa potevo dire? Fare? Avvolto nei miei pensieri dovevo proprio sembrare un fesso. Tia, invece, sembrava particolarmente risoluta. Mi invitò al bar dove lavorava una sua amica, sempre li. Meccanicamente annuì, più per farmi perdonare che per altro.
Al bar presi un caff&egrave, lei, invece, una cioccolata calda. Cominciammo a parlare, spesso rievocando ricordi di scuola comuni mischiando il tutto a ricordi recenti. Tia mi disse d’essere uscita di recente da un circolo poco piacevole, alcol, qualche striscia di cocaina, roba del genere. Stentai a crederci anche perché, da che ne sapevo io, Tia aveva alle spalle un’ottima famiglia (padre avvocato e madre impiegata comunale), ma lei mi spiegò di esservi caduta in seguito ad un ragazzo di cui s’era invaghita. Le volli credere anche perché seppe darmi parecchi dettagli.
-sai Kaos, alle medie mi sarebbe piaciuto molto essere per te qualcosa di più di un’amica di scuola-una fucilata nel petto mi avrebbe fatto meno male. Alle medie non mi ero mai tirato indietro quando si trattava di prendere in giro qualcuno. Avevo anche preso in giro Tia e certe volte , pur essendo soli in classe, avevo fatto di tutto per evitare di parlarle ‘ma capisco che all’epoca non potevo interessarti-mi guardò coi suoi occhi castani, piccoli, se ben si guardava, quasi orientali-penso sia arrivato il momento di prendermi quello che non mi hai mai dato sai?-
A questo punto mi bloccai. Non chiedetemi come, perché o come fece, seppi solo che, venti minuti dopo, ero a casa di Tia.
-prenditi pure qualcosa da bere dal frigo, io torno subito, vado a mettermi qualcosa di più adatto-Non prestai attenzione a quelle parole. La guardai andare verso camera sua ed i miei occhi caddero di nuovo sul suo fondoschiena.
Mi sedetti in salotto. A casa non c’era nessuno oltre al gatto. Mi guardai intorno. Poi dei passi, mi voltai e mi trovai davanti Tia. Il suo seno quasi usciva dalla maglietta, potevo vedere i suoi capezzoli spingere sul cotone bianco della maglia stessa. La sua pancia, ben visibile, era piatta, una perla all’ombelico. I pantaloni erano di quelli morbidi, aderenti, molto aderenti. Si sedette vicino a me e sorrise
-meglio no?- disse ironicamente, io, annuì ‘lo sapevo!-disse lei-scommetto che sei eccitato eh?-
Per un momento rinvenni e mi alzai chiedendole scusa, ma data l’ora, dovevo proprio andare via. Tia m’afferrò un polso, la guardai, perplesso
-no forse non hai capito Kaos che da questa casa non esci fino a che non mi hai dato due passate di cazzo okay?-Ora, per uno che, come me, &egrave abituato a tenere tutto dentro, a nascondere sempre e a non dire mai le cose in maniera così diretta, fu davvero incredibile sentire quelle parole da una ragazza che rivedevo dopo diversi anni.
Non ebbi nemmeno il tempo di riprendermi che mi sentii strattonare verso di lei, le rovinai addosso, ma suppongo fosse esattamente ciò che lei volesse poiché mi ritrovai con il volto sul suo seno. In un attimo il suo braccio sinistro mi bloccò a morsa in quella posizione ed io la sentii premere per temermi li.
Volete sapere se i seni di Tia erano sodi?Diavolo se lo erano!Capii subito che non indossava reggiseno, cio&egrave, l’avo capito da quando si era presentata con quella maglietta bianca, ma adesso ne avevo la certezza. Allora feci l’unica cosa che, razionalmente, mi parve giusto fare in quel momento. Spensi la logica, smisi di pensare a tutte le implicazioni. Feci forza sulle braccia e mi staccai da lei.
Tia era sotto di me, mi guardava maliziosamente, io sorrisi
-e va bene-le dissi-se &egrave il solo modo’-
Ci baciammo, uno si quei baci lunghi, potevo sentire la sua lingua muoversi vorticosamente, era strano, stranissimo, ma più quel bacio andava avanti più sentivo che le mie inibizioni, anche verbali, stavano venendo meno. La staccai da me e la spinsi sul pavimento. Lei cadde, fece per volgersi, ma io mi buttai sopra di lei e con un gesto secco le sollevai la maglietta.
I suoi seni erano quasi perfetti li afferrai con forza
-ahi!-esclamò ‘così fai male cazzo!-
-zitta- fu la sola parola che mi uscì dalla bocca ‘se vuoi giocare alla porca, allora gioca fino alla fine e non lamentarti. &egrave un gioco che hai voluto tu- non dissi altro, forse non fu una delle uscite migliori che potessi avere, ma supposi a ragione che contassero maggiormente i fatti. Affondai nuovamente il volto fra i suoi seni, leccandoli, mordendoli appena. Mi concentrai sui capezzoli e non smisi nemmeno quando lei mi supplicò di farlo.
La vidi infilarsi una mano dentro i pantaloni. Se la stava toccando. Ne fui quasi deluso, aveva fatto tante scene da ragazza esperta, poi era bastato un bacio e qualche preliminare sui seni a farle venire voglia di toccarsi? La spinsi con la schiena a terra e senza dirle nulla la guardai. Lei continuò a toccarsi, le presi il braccio e con forza le tolsi la possibilità di darsi piacere
-no, no ti prego ne ho bisogno-replicò lei ansimando, io la guardai, non le permisi di toccarsi di muovo, mi alzai davanti a lei, slacciai i jeans, abbassai i boxer e lascia uscire il mio pene da essi. Venti cm d’eccitazione. Come se potesse leggere i miei pensieri Tia portò le mani sul mio pene e sulle palle. La mano destra era umida, l’idea che quella porca si fosse bagnata per così poco non mi andava giù. Appena sentii le sue labbra poggiarsi sulla punta del mio pene capii che era giunto il momento di fare qualcosa.
Le portai entrambe le mani alla nuca e la tenni, cominciai a pomparla, come se la sua bocca fosse la vagina. Ci misi tutta l’energia di cui ero capace. Forse esagerai dato che Tia, ad un certo punto, si staccò a forza ed ebbe un conato di vomito.
Ansimava. Probabilmente avrebbe detto qualcosa, ma a quel punto non ero più in vena di conversazione. Quella ragazza aveva osato toccarsi prima di pregarmi di scoparla. Non potevo accettarlo. Le abbassai i pantaloni e la spinsi contro il divano. Poggiai la mano destra sulla vagina di Tia, la sentii letteralmente fradicia.
Senza curarmi d’essere gentile le ficcai l’indice ed il medio dentro e comincia a farla eccitare. Comincia con movimenti profondi e lenti, tanto per saggiare la sua reazione. La vidi mordere il cuscino del divano e serrare i pugni, il suo respiro stava aumentando. Mi avvicinai con la testa al suo orecchio, sorrisi
-dillo- le suggerii ‘avanti chiedimelo, tanto lo so che vuoi farlo’dunque perché vuoi rimandare?-
Tia cercò di rispondermi, ma siccome non era ciò che volevo aumentai il ritmo della mia penetrazione e soggiunsi un terzo dito, tanto per farle capire che potevo andare avanti ancora per molto, molto tempo.
All’improvviso Tia tirò indietro la testa sollevandosi dal divano, lanciò un urlo che difficilmente i vicini avrebbero frainteso. Venne. La cosa mi fece sorridere sadicamente perché sapevo bene di poter andare avanti ancora un po’
-scopami!-gridò -maledetto scopami, sfondami la fica sfondamela!-
Aveva resistito molto più della mia ultima ragazza. Questo mi diede un’incredibile soddisfazione personale. Forse, questa, &egrave uno dei miei strani modi per ringraziare la donna che di li a poco mi si sarebbe concessa. Darle un piacere tale che poi sia lei a chiedermi altro sesso.
Mi misi dietro di lei, con la mancina puntai il mio pene verso la vagina mentre con la destra mi sinceravo di tenere le labbra della stessa ben aperte. Poi, in un colpo, la penetrai. Fu una penetrazione veloce, quasi rimasi stupito. Le pareti della vagina di Tia erano bagnate fradice dall’orgasmo avuto, il mio pene entrava ed usciva dal suo corpo con una facilità che non avevo mai provato. Abituato come ero a vagine strette mi parve paradisiaco potermi sfogare senza trovare particolari resistente.
Lei cominciò presto a dare fuori. E quando dico dare fuori non intendo solo gemiti ed urla da aquila, intendo anche provocazioni belle e buone.
-Non fermarti- diceva ‘siiiii- urlava, io sorrisi ‘Me la stai spaccando, dai spaccamela , fottimi come se dovessi farmi del male bastardo!- innegabilmente mi fece molto piacere sentirla in questo stato.
-ehi Tia- dissi a mia volta mentre ansimavo ‘lo sai di essere una lurida troia vero? Ti fai scopare dopo nemmeno due ore , puttana che non sei altro!-
-si!-gridò lei in preda agli spasmi ‘sono una puttana! E sono tua, tua e del tuo cazzo!!- prima di Tia non avevo mai avuto, fra le mani, una ragazza a cui piacesse ricevere questa nomea. Avevo letto racconti dove accadeva spesso, ma avevo sempre ritenuto queste frasi poco credibili. Ora, invece, la stavo vivendo io, questa sensazione di onnipotenza.
Le tolsi il pene dalla vagina prima che potesse godere nuovamente, Tia ebbe uno scatto quasi di rabbia e mi gridò di ficcarlo nuovamente dentro, che ne voleva ancora e che non potevo aver già finito. Le diedi uno schiaffo, poi, con decisione le allargai le natiche
-prima di farti godere voglio divertirmi ancora-le dissi.
Puntai la punta del mio pene sul buchino del suo fondoschiena meraviglioso. L’idea che di li a poco sarebbe stato mio mi fece dimenticare di lubrificare l’ingresso. Spinsi con forza e Tia non mancò di sottolineare l’evento con un grido. La vidi versare lacrime e mi resi conto di averle fatto male. Istintivamente feci per tirarmi indietro, ma le mani di Tia me lo impedirono.
-sono la tua puttana, tu vuoi il mio culo, prenditelo- non ho mai capito se parlasse così per fare piacere a me o per auto convincersi. Francamente, sul momento non me ne importò poi molto e cominciai a stantuffare. Ad ogni colpo sentivo di entrare con maggior facilità.
Non so dire quanto tempo impiegai , ma ormai agli urli di Tia s’erano aggiunti i miei gemiti di piacere. Li soffocavo per sentire quelli di Tia. All’improvviso sentii il mio piacere crescere. Tolsi il pene dal buchino appena in tempo, feci appena in tempo a puntarlo verso il volto di Tia che subito venni. Lo feci ad occhi chiusi nel tentativo di trattenere il gemito piacevole che provai in quel momento. Quando aprii gli occhi la guardai. Tia aveva la bocca aperta, piena del mio sperma caldo. La chiuse quando fu certa che il mio sguardo fosse su di lei, poi, di un sol colpo, ingoiò. Fu una soddisfazione immensa.
Ci rivestimmo, ci scambiammo il numero di cellulare e mi fece promettere che, in futuro, non avremmo atteso altri cinque anni prima di una seconda partita a quello strano gioco iniziato quel giorno. Io promisi. Lasciai casa di Tia, salii sulla mia macchina e sospirai. In quel momento tornai ad essere il ragazzo con la faccia da ‘bravo ragazzo’. Quello che tutti pensano che io sia, alla fin fine.

Se volete dirmi la vostra opinione a riguardo, aiutarmi a migliorare le mie storie, potete scrivermi a : kaos.master@libero.it
Grazie per il tempo dedicatomi.

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