Il the bollente arrivò non appena si accese la sigaretta. Ringraziò con uno sguardo il cameriere ossuto e continuò ad aspirare la nicotina. Fuori non smetteva di piovere, l’impermeabile era fradicio e benché fossero solo le dieci del mattino, desiderava già dimenticare quella giornata, all’istante. Appoggiando la sigaretta nel posacenere e prendendo la tazza fra le mani, notò che il bar era quasi vuoto ed anche piuttosto squallido. Il contatto delle dita con la ceramica bollente le procurò in tutto il corpo una scarica di brividi che aumentò non appena le sue labbra bevvero il primo sorso. Non era solita fermarsi in un bar, soprattutto senza avere compagnia, ma il freddo, la pioggia e il malumore di quella mattinata l’avevano spinta ad entrare.
Rovistò a fatica nella borsa tirandone fuori un fazzoletto di carta, si asciugò il viso e lo rimise in tasca. Tese idealmente ogni muscolo e per un istante sentì di rilassarsi.
La sigaretta ‘ dimenticata – si era quasi fumata da sola e ne restava solo un lungo e maleodorante mozzicone. Lo osservò per qualche minuto, poi con un gesto deciso lo riversò al centro del vetro e lo spense. Guardò fuori dalla vetrata e, assorta, sorrise, di un sorriso, vuoto, svogliato, annoiato. Tornò al suo the, due piccoli sorsi e riempì di nuovo la tazza.
Si guardò le mani riflettendo sulla necessità di una manicure, respirò a fondo e si appoggiò al tavolo sui gomiti. Se per un giorno e tutto il giorno fosse rimasta a quel tavolo, su quella sedia, davanti a quella vetrata, in fondo, non ci sarebbe stato niente di male.
Il rumore del piattino sul piano di ceramica la distolse dai suoi pensieri. Guardò meccanicamente lo scontrino, infilò la mano nella borsa alla ricerca del portamonete e pagò.
Distrattamente fissò l’orologio e distrattamente pensò quasi con sollievo che per quella giornata non sarebbe stata vincolata da tempi od orari. Distratta da tutto e da niente sentì appena l’aprirsi della porta e colse appena l’ombra bagnata dell’uomo che era entrato. Lo sentì ordinare in fondo al bancone, una voce forte, decisa, sicura e a fatica resistette alla tentazione di voltarsi per scrutarne il viso. Lui si sedette qualche tavolino più in là, quasi di fronte a lei.
Il cameriere gli portò the. Nero bollente.
Lo guardò inclinare la teiera e versare mezza bustina di zucchero. Fu ipnotizzata dalle sue mani. Forti, grandi, eleganti. Osservava la tazza fumante e le dita di lui piegarsi e distendersi su di essa in una gestualità banale, semplice, affascinante. Lo osservava e ne consumava ogni piccolo movimento, curiosa e rapita senza un reale perché. Osservò il suo braccio piegarsi, la sua mano portare lentamente la tazza alla bocca e poi bere.
Lui sapeva di essere guardato e sapeva che era lei a guardarlo. Aveva colto il suo sguardo e con lei aveva giocato rallentando ed accentuando ogni movimento, piegando ed allungando le dita nel modo più naturale ed elegante possibile, guidandola lentamente al suo viso e alla sua bocca.
Un secondo, forse due e le sorrise accattivante. I loro occhi s’incontrarono e lei si sentì avvampare. Un’occhiata intensa, provocatrice, maliziosa. Impacciata abbassò lo sguardo e impacciata finse di cercare nella borsa un oggetto inesistente. Sentiva addosso gli occhi di lui, incollati al suo viso, alle dita, alle mani e sentiva inevitabilmente il suo autocontrollo perdersi in interminabili secondi. Istintivamente si alzò afferrando la borsa.
Chiuse alle sue spalle la porta della toilette, la chiave naturalmente mancava. Si guardò allo specchio e rise di se stessa, sul volto ancora i segni dell’imbarazzo. Girò la manopola dell’acqua fredda e immerse le mani, desiderando risciacquarsi il viso.
Non si accorse dell’aprirsi della porta, sentì soltanto lo scattare della chiave nella serratura. Nello specchio, riflesso accanto al suo, il viso dell’uomo che con tanta attenzione aveva osservato. Rimase in silenzio senza riuscire a muovere nemmeno un muscolo. Chiuse gli occhi per un istante e nello stesso istante sentì le mani di lui stringersi al suo corpo. Trasalì a quel contatto irrigidendosi, poi lo sentì, lo sentì massaggiarle il ventre e il seno da sopra il maglione, lo sentì toccarla piano, accarezzarla, chiuse gli occhi e piano si lasciò andare appoggiandosi a lui.
Sentiva i suoi tocchi, il suo profumo, la sua pelle, voleva le sue labbra e lui non la deluse. Baciò la pelle del suo collo e lentamente scivolò lungo la sua spalla scostandole i vestiti. A quel contatto un brivido caldo si liberò dalla sua bocca, sentì l’eccitazione nascerle fra le gambe e con le mani si attaccò a lui. Sentiva il suo corpo, un corpo nuovo, inesplorato, mai toccato. Ne sentiva i muscoli, caldi, tesi, potenti. Lo sentiva e lo voleva. Lo bramava, lo desiderava, preda di un’eccitazione mai provata. Finalmente sentì le sue mani correrle lungo le cosce, toccarla sotto la gonna e arrivare al suo sesso. Sentì la mano premere, accarezzarla attraverso il cotone bagnato e d’istinto allargò le gambe offrendo completamente il suo piacere. Sentì le dita di lui scostare l’elastico degli slip e finalmente raggiungere la carne. Le sentì affondare e bagnarsi, le sentì scivolare fra le labbra e avide tornare al clitoride. Le sembrava d’impazzire. Mani sconosciute, ruvide, forti, la stavano toccando, palpando, masturbando.
Una scarica violenta e un gemito profondo la spinsero ad appoggiarsi al lavandino, il desiderio incontrollato stava diventando quasi doloroso. Sentì l’uomo sfibbiare i pantaloni e un brivido infuocato le lacerò la carne. Sentì il membro di lui entrale dentro, duro, affamato, voglioso. Lo sentì muoversi lentamente e poi sempre più forte, le mani di lui sopra le sue. Sentiva il corpo di quello sconosciuto affondare nel suo, prenderla, possederla, scoparla e le sembrava d’impazzire. Un piacere selvaggio, nuovo, carnale.
Lo sentiva invaderla, lacerarla, annientarla e ad ogni colpo lo sentiva salire, crescere, aumentare. Chiuse gli occhi abbandonando i suoi sensi in un vortice, caldo, impazzito, infuocato. Sentì le mani di lui stringere con maggior forza, i suoi colpi farsi più profondi e il suo respiro rompersi in rantoli soffocati. Sollevò allora il viso ansimante e vide per la prima volta la loro immagine, i loro volti, il loro piacere. Sentì una scarica incandescente lacerarle la carne, un piacere incontrollato e il suo orgasmo esplodere in un gemito istintivo, selvaggio, violento, mentre lui le veniva dentro’
Restarono così l’uno sull’altra per qualche secondo poi lui lentamente si staccò, la guardò in silenzio rivestendosi e sempre in silenzio la lasciò proprio come l’aveva trovata’
‘ Diede un’occhiata all’orologio, fuori aveva smesso di piovere. Cercò nella borsa una penna e scrisse qualcosa sulla bustina vuota di the che ancora era lì. Si diresse verso l’uscita e la lasciò cadere sul tavolo dell’uomo seduto poco distante da lei’ Forse, prima o poi, si sarebbero davvero incontrati nella toilette senza chiave di qualche squallido bar’
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…