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Racconti Erotici Etero

Tra le braccia di Morpheus

By 20 Gennaio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Pensato e scritto insieme all’affascinate Morpheus.
PS: Il racconto che posterà lui è lo stesso ma con i punti di vista invertiti.

Nomade

Proprio non credevo di rifarlo di nuovo.

Sono sempre stata attenta agli uomini che frequento. Di solito devo conoscerli prima ed ho sempre avuto timore di buttarmi in storie al buio: le raccomandazioni che mi facevano da ragazzina mi risuonano ancora nelle orecchie’ “mai fidarsi degli sconosciuti”‘ Ma non posso farci nulla: lui mi intriga davvero.

Morpheus l’ho conosciuto per caso: mi sono appassionata alle sue storie e mi ha incoraggiata a scrivere le mie. Per questo motivo ci sentiamo spesso, anche se non siamo mai andati oltre il virtuale. A dir la verità lui ha visto una mia foto, io invece sono ancora qui che lo immagino: so solo che è molto alto ed è più giovane di me di qualche anno.

Questa sera mi ha trovata online, mentre trafficavo col mio solito giochino di ruolo: ha appena finito un racconto e mi invita a leggerlo. Come sempre mi lascia senza parole.

Gli stavo giusto dicendo questo quando lui mi fa una domanda a bruciapelo:

– Allora, quand’è che posso vederti?

Esito un secondo’

– Non dici sul serio – gli rispondo un po’ allarmata

– Mettimi alla prova – mi ribatte lui

Ho un attimo di panico: non so cosa fare e vado offline. Per qualche minuto mi dico di no, di non farlo, di non ricontattarlo, ma le sue storie’ ogni volta che le leggo l’eccitazione mi pervade: devo conoscerlo. Prendo e torno online.

Lui è li che mi aspettava.

Gli chiedo cosa ha in mente: ho capito che l’incontro non sarà solo per un caffè, ma voglio essere sicura di non fare casini, sono comunque sposata.

Mi propone di andare a Milano, un luogo neutro per entrambi. Faccio due conti sugli orari dei treni e ci accordiamo per giovedì alle 11 in stazione centrale a Milano. Per assentarmi prenderò un giorno di recupero ore (ne ho così tante) e mio marito, se sono fortunata partirà per lavoro per la Croazia.

Mentre rifletto ancora sul da farsi mi chiede di indovinare cosa sta facendo.

– Cosa? – chiedo io

– Mi masturbo, guardando una che ti somiglia che si fa scopare alla grande da due ragazzi. –

– Due? – Rispondo con un filo di malizia

– Si, ora la prendono insieme. –

– Vorrei essere lei. E tu quale dei due saresti? –

– Senza dubbio quello che ti scopa il culo. –

Un – mmm – mi viene fuori dalle labbra: ci conosciamo così poco, ma ha già intuito cosa mi piace.

Gli chiedo se mi manda una sua immagine: non vorrei rischiare di non riconoscerlo (anche se sotto sotto è perché sono curiosa di sapere com’è). Lui però è irremovibile: l’incontro per me è al buio e se non dovessi riconoscerlo non se ne farebbe nulla. Prima di chiudere la comunicazione mi da però indicazioni precise su cosa mettere: per fortuna la moda di quest’anno mi da una mano e mi fiondo verso l’armadio per studiare il look.

Rovisto un po’ fra la roba ed individuo un cache coeur bluette, una gonna al ginocchio nera, morbida e svolazzante al fondo, stivali col tacco e calze autoreggenti nere molto coprenti, quasi delle parigine. Niente biancheria, così come vuole lui.

Guardo l’insieme che ho buttato via via sul letto e sorrido soddisfatta.

Giovedì’

Mancano pochi giorni, ma le chiacchiere mi hanno stuzzicata: forse è il caso che mi rilassi un po’.

Mi dirigo in bagno, riempio la vasca, verso un po’ d’olio profumato in acqua, abbasso le luci e mi accendo dell’incenso. Mi spoglio, scivolo giù e lascio che l’acqua mi copra anche il viso.
Rimango così qualche istante e poi riemergo. L’acqua freme leggermente seguendo il mio respiro: i capezzoli ne bucano la superficie. Cerco di rilassarmi ma l’eccitazione non passa. Senza nemmeno pensarci, con la mano mi accarezzo. Scivolo lungo lo stomaco e la pancia, mi soffermo sul monte di venere e scendo piano alle grandi labbra. Con le dita le separo soffermandomi ad accarezzarle. Le sfioro di nuovo, aprendole di più. Inizio a muovere le dita un po’ più velocemente. Con l’altra mano mi accarezzo i capezzoli e li pizzico un po’. Mi piace la sensazione che sto provando e cerco di immaginarmi lui. Lo vedo davanti a me: alto, prestante, ma non riesco a visualizzarne il viso. Un mugolio mi esce dalla bocca. Ora voglio godere. Apro l’acqua, prendo in mano il telefono della doccia e ne dirigo il getto sul clitoride. Il fremito veloce dell’acqua mi fa sussultare dal piacere. Con la mano libera continuo ad accarezzarmi, finché non lo sento arrivare: un magnifico orgasmo mi scioglie, mentre ancora cerco di immaginare il suo viso.

Morpheus

Giovedì.

Ho deciso di renderle le cose semplici. Perfino il mio metro e novanta potrebbe passare inosservato se il treno fosse troppo affollato, perciò asciugandoli lascio i capelli sciolti, indosso un paio di occhiali scuri al posto dei miei soliti, anfibi, pantalone nero, la mia maglia preferita, nera con i caratteri verdi che scendono a cascata dalle spalle, e la mia giacca di pelle lunga fino ai piedi. Mi guardo allo specchio, sembro proprio uscito da Matrix, sorrido sbarbato e vestito così dimostro almeno cinque anni in meno.
Appena sceso dal treno la vedo, unico punto immobile in una massa di corpi in movimento, mi avvicino guardando oltre ma noto che lei si piazza in posizione giusta per intercettarmi. E’ vestita come ho chiesto, gonna larga e calze scure, che io so autoreggenti, indossa una maglia abbastanza scollata e il tutto è racchiuso da un cappotto lungo che tiene ovviamente completamente aperto sul davanti, porta un paio di occhiali dalla montatura nera, i capelli abbastanza corti. Non è alta ed è deliziosamente rotonda. Quando sono ad un metro da lei, mi piazza una mano a palmo aperto su petto.
-Morpheus.- Dice, e la sua non è una domanda.
Incombo su di lei, superandola di più di tutta la testa, cosicché lei guarda verso l’alto per cercare i miei occhi dietro le lenti. Mi chino, le sue labbra per un istante si arricciano, supero le sue labbra e affondo il naso nel punto dove il colo si perde nella spalla e aspiro forte, mentre la mia mano aperta, scivola sotto il cappotto, sulla sua schiena fino a lambire il bordo della gonna.
-Hai un buon odore.- Le dico e lei mi sorride, spiazzata. La mano sguscia fuori e le circondo le spalle.
-Andiamo, ho fame, ti porto in un posticino qui a due passi.-
Camminiamo in mezzo alla folla che a malapena si accorge di noi, siamo un duo abbastanza singolare ma non abbastanza stravaganti da essere notati a Milano.
La conduco sulla Pisani, l’arteria che conduce al centro, camminando stretto a lei, ma senza parlare. Nomade sembra pensierosa.
Arriviamo davanti al ristorante, un locale molto ampio con i tavoli in vetrina. Entriamo e ci serviamo al self, poi la conduco al tavolo che fa angolo in fondo alla sala, io mi siedo spalle al muro e lei alla mia sinistra anche lei adiacente ad una parete.
Io ho preso un panino, lei un primo e un insalata. è taciturna, quasi triste.
-Che c’è?- Chiedo, addentando il mio panino.
-Niente… è che, cioè non credevo che avremmo pranzato cioè…-
-Dimmi.- La incalzo.
-Se non ti piac…- Ad interromperla è stata la mia mano sinistra sulla coscia, già oltre il bordo della gonna, quasi al limite delle autoreggenti.
Nomade si rende conto all’improvviso che tutti i tavoli hanno la tovaglia lunga. Questo ristorante l’ha dovuto fare per forza, durante la settimana della moda si formavano capannelli di ragazzini, fuori delle vetrine, che sbavavano guardando le cosce delle modelle mentre mangiavano, ma il discorso si estendeva anche alle donne in Tallieur e alle ragazze in minigonna.
-Finisci di mangiare- le dico con voce assolutamente calma. -E voglio che tu tenga entrambe le mani in vista.- Aggiungo. Intanto la mia mano ha superato le calze ed avanza sulla pelle morbida e calda delle sue cosce. Quando il piatto della mano e del mignolo, arrivano a contatto con la sua fica, Nomade sussulta, io addento il panino, guardando la gente in sala, che mangia indifferente a ciò che succede al tavolo in fondo.
Applico una certa pressione e muovo lentamente la mano su e giù e lei comincia a bagnarsi, le sue cosce si schiudono, non riesce a concentrarsi sul piatto di penne che ha davanti.
-Vuoi sapere il mio programmino?- Chiedo e intanto ruoto la mano, piazzandola sul monte di venere, trovandomi così col medio e l’indice sul clitoride.
-Ho intenzione di portarti in un famoso cinema qua a due passi.- Piego il medio, lei trattiene il respiro.
-Un posto dove i mariti portano le mogli a farsi scopare da sconosciuti.- Comincio a muovere le due dita alternativamente, compiendo lenti cerchi con la mano. Lei ha completamente smesso di mangiare, c’è un diffuso rossore sul suo viso e ha il respiro corto, la sua bocca si schiude.
-Ci piazzeremo proprio al centro della sala. In men che non si dica saremo circondati dai guardoni.- Le mie dita insistono sul clitoride, le strappo un paio di mugolii che attirano l’attenzione delle persone ai tavoli più vicini.
-Vedrai che daranno di matto quando comincerai a succhiarmelo, davanti a tutti loro.- Proseguo, con voce calma, sorridendo a chi si è voltato a guardarci.
-Li sentiremo venire a pochi passi da noi, i più audaci si avvicineranno ancora, menandoselo.- Accelero il movimento delle dita, lei non riesce più a contenersi, mugola, stringe le cosce ma ormai la mia mano è saldamente insediata.
-Allora ti farò alzare, e comincerò a scoparti. Tu mi darai le spalle e potrai guardare i maiali che si masturbano per te. potrai sceglierne uno. potrai succhiarne uno, mentre io ti scopo senza fermarmi.- Ora chiude anche gli occhi, si lascia andare, gode, le mie dita si ritrovano in un fiume in piena e io continuo a muoverle.
-E allora, come la donna che ti somigliava, in quel porno, comincerò a scoparti nel culo, mentre tu farai spazio all’altro, davanti. Che ne dici?-
-Siiiii- Geme lei, tremante. Ora in molti ci guardano.
-Ma dato che io sono Morpheus, ti do una scelta. Pillola Azzurra, corri nel bagno dove io ti raggiungerò tra un secondo, ti scoperò come meriti e poi ce ne andiamo buoni buoni al cinema. Pillola Rossa, ti dirigi verso l’uscita e accetti senza limiti o remore la vera sorpresa che ho in serbo per te.-

Nomade

So di cosa è capace. Abbiamo appena rotto il ghiaccio e desidero andare fino in fondo: anche se non so dove mi condurrà.

Con calma afferro cappotto e borsa e mi dirigo verso l’uscita.

L’orgasmo di poco fa mi ha lasciata ancora eccitata, ma cerco di recuperare un contegno mentre esco.

Lui mi raggiunge immediatamente, parlando con qualcuno al cellulare di un certo appuntamento. Rimango un attimo perplessa, mentre lo sento dare conferma con i nostri nomi e chiamare un Taxi.

A questo punto ho bisogno di vedere i suoi occhi, prima di andare avanti: fino ad ora ha sempre tenuto su gli occhiali scuri, nascondendomi lo sguardo. So che posso fidarmi di lui, altrimenti non lo avrei incontrato, ma poter incrociare il mio sguardo col suo mi occorre per capire fino a che punto posso spingermi.

– Posso vedere i tuoi occhi? ‘ Gli dico tutto in un fiato, mentre mi fermo in piedi davanti a lui. Forse per chi ci vede la scena è un po’ ridicola: io così piccola parata innanzi a lui, quasi a volergli bloccare la strada, in attesa di una risposta. Lui li toglie senza dire nulla e mi fissa: ha uno sguardo limpido, sincero. Esattamente come lo avevo immaginato. Mi chiede cose c’è:

– Ora puoi farmi tutto quello che vuoi. ‘ Gli dico io.

Mi accenna ad avvicinarmi e mi poggia le dita sulle labbra: sento il mio odore.

Le prendo in bocca e le succhio gustandomi il sapore vagamente marino che hanno ancora sopra. Non stacco lo sguardo dal suo. Per un attimo voglio essere io a prendere in mano il gioco e ad eccitarlo, ma lui mi afferra e mi bacia: mi sento sciogliere quando la sua lingua mi entra nella bocca e cerca la mia. Ha ripreso di nuovo il controllo lui e me lo sottolinea, dicendo a voce non troppo alta, ma ben udibile da tutti i passanti:

– Mi piace il sapore della tua fica. –

Io ho un attimo di imbarazzo ed abbasso lo sguardo: nel mentre arriva il nostro Taxi.

Il continuo tira e molla mi sta eccitando tremendamente, ma ora voglio essere io a farlo godere, almeno un pochino’ e poi sono curiosa di assaggiarlo anch’io’

Chiedo alla tassista quanto tempo ci vorrà. Lei mi risponde un quarto d’ora, per cui mi do da fare subito, prima che possa reagire.

Mi avvicino un po’ di più, con una mano lo accarezzo sopra i jeans, mentre con l’altra gli slaccio la cintura. Trovo già un’erezione sufficiente a farmi capire che fino ad ora aveva trovato piacevole il nostro incontro.

Gli tiro fuori il cazzo e lo prendo in bocca. Lui non lo sa, ma io adoro i pompini.

Mentre lo stringo dolcemente con le labbra, la lingua ne segue la lunghezza, su e giù. Lui geme e lo sento crescere in bocca, ed io mugolo dal piacere di dare piacere.

Alterno momenti in cui lo faccio affondare profondamente nella bocca e lo succhio con decisione, ad altri in cui sono decisamente più delicata, e ne percorro la lunghezza solo col tocco delle labbra, per sentirne la serica pelle. Lo mordicchio delicatamente e lo imbocco di nuovo. Succhio con decisione, poi di nuovo lo tiro fuori e con la lingua ne ridisegno il contorno, scendendo fino ai testicoli: li prendo in bocca, succhiandoli delicatamente e con la lingua passo sotto di essi, a sfiorare il perineo.

Sento i suoi sospiri aumentare: voglio che goda anche lui, ma questa volta sarà lui a farlo quando vorrò io. Piccoli rumori accompagnano il mio succhiare, incurante del fatto che qualcun altro è con noi.

Con la coda dell’occhio mi accorgo che la tassista è allibita dalla scena, ma non mi importa: che guardi pure. In questo momento il piacere è mio e lui pure.

Mentre continuo a succhiare con gusto, sento la sua mano sotto la gonna, che risale fino alla fica e vi intrufola dentro le dita. La sua mano ed i suoi gemiti mi fanno capire che quello che faccio gli pace molto. Sento che sta per venire e nello stesso tempo la tassista farfuglia qualcosa riguardo lo stare arrivando a destinazione.

Accelero i miei movimenti per farlo godere, fino a quando lo sento riempirmi la bocca col suo seme. Lo assaporo prima di ingoiare e mi rialzo con la testa.

– Mi piace il sapore del tuo cazzo. ‘ Gli dico, rifacendogli il verso per prima, mentre lo guardo dritto negli occhi sorridendogli.

Lui ricambia il mio sorriso: ora lo sento davvero complice con me.

Scendiamo dal Taxi e mentre lui paga mi accorgo che la tassista gli passa un bigliettino, dicendogli qualcosa riguardo un nostro possibile interesse in futuro: la scena deve essere stata davvero deliziosa, allora’

Mentre il mio cavaliere mi porge il braccio, mi rendo invece conto di dove siamo:

– Un Sexy Shop? ‘ Gli chiedo.

– Un Club. ‘ mi risponde lui. -Non è stato facile trovarne uno aperto a quest’ora.

La cosa si sta facendo interessante: mi aspettavo un hotel, non un Club.

Entriamo ed attraversiamo i soliti scaffali di oggettistica per adulti ed arriviamo ad un bancone dove un tipo alternativo ci riceve.

Morfeo si presenta e lui ci indica di seguirlo.

Mentre camminiamo lungo un corridoio, passiamo davanti ad una vetrata che permette di vedere uno spettacolo BDSM, tenuto in un piccolo anfiteatro.

– Una… Performance? ‘ Dico io, iniziando a capire che genere di divertimenti mi sarei dovuta aspettare.

– Proprio così. ‘ Mi risponde, mentre arriviamo in una stanza, dove una giovane donna in tailleur stava presumibilmente passando all’ispezione sei giovanotti completamente nudi.

– La signora Nomade? ‘ Mi chiede la donna, che verosimilmente è la segretaria.
– Esattamente. ‘ Rispondo io.

Morpheus

La Segretaria requisisce la mia compagna e poco dopo io vengo condotto accanto ad un grande falso specchio, dietro il quale posso osservarla mentre si cambia.

eppure sembra consapevole in qualche modo di essere spiata e si spoglia lentamente, facendo godere ad un eventuale spettatore uno streaptese in piena regola. E’ tanto tanta, e non le spiace esserlo, si vede.

Il risultato finale è una dominatrice dalla pelle chiara e le forme piene, strizzata in un sacco di pelle lucida.

Vengo accompagnato fino ad una poltrona nella penombra e distinguo solo sagome scure finché non alzano, anche se di pochissimo l’illuminazione.

Ho davanti il culo sodo di una ragazza inginocchiata, per non dire prostrata, in direzione di Nomade che ha appena fatto il suo ingresso. La scena è completata da un sacco di oggettistica adatta ad una sala tortura.

Lei si avvicina sicura a me la situazione è bizzarra e sorrido, lei è sicura di se e si siede su di me, sfiorandomi le labbra, strusciandosi voluttuosamente sul cavallo dei miei pantaloni.

Poi si alza e si volta, dedicando le sue attenzioni alla ragazza sul pavimento. Comincia accarezzandola con un frustino, passandoglielo su tutto il corpo, fino a solleticarle la fica. Poi lo scatto di violenza, la frusta, la prende per i capelli, la insulta.

Un attimo dopo la conduce alla croce che sta lì vicino. Vederla così implacabile mi smuove le viscere e comincio ad eccitarmi, solo in quel momento realizzo che nell’oscurità altre dieci, quindici, persone stanno provando più o meno le mie stesse emozioni.

-Ora vediamo se imparerai a stare zitta- Dice alla schiava e subito dopo comincia a torturarla, con scosse elettriche sui capezzoli e penetrandola con un dildo metallico. E’ una visione estrema ed eccitante e, senza rendermene nemmeno conto, comincio a strofinare con la mano il cavallo dei pantaloni, massaggiando un’erezione che sta fiorendo spontaneamente alla vista di quello spettacolo.

Nomade adesso mi guarda, compiaciuta di avermi eccitato e, con pochi sapienti gesti, subito dopo libera la ragazza, che quasi stramazza al suolo dolorante.

Senza pietà lei la calcia verso di me, obbligandola a raggiungermi gattonando.

-Aprigli i jeans, tiragli fuori il cazzo e succhia. Vedi di far godere il mio Padrone o ti frusterò a sangue.- Le dice, perentoria e subito la giovane rossa esegue.

La schiava mi slaccia i jeans, me lo tira fuori e comincia a succhiarmelo, con devota perizia. Guardo Nomade, che pare divertita e soddisfatta del risultato.

Nomade

Il mio sguardo incrocia il suo e mi rendo conto di averlo preso in contropiede.Morfeo sa che ho una certa inclinazione per il BDSM (per questo mi ha fatto questa sorpresa), come so che lui non ha mai avuto esperienze nel settore, ma secondo me ha tutte le carte in regola per essere un buon Padrone, perciò l’ho provocato: voglio dimostrargli di cosa “lui” è capace’
Inoltre ho voglia di lui’ finora abbiamo solo giocato, schermaglie, ora desidero davvero che mi prenda, non mi accontento più solo delle sue dita.
Credo che i miei occhi siano eloquenti del desiderio che mi divora, perché sempre senza lasciare il mio sguardo mi dice:
-La tua serva non succhia bene come te, vieni qui e insegnale come si fa. -Faccio per obbedire e mi chino verso di lui, ma la slave non accenna a lascialo, per cui la colpisco in pieno volto e le dico:
-Spostati! -Lei si scosta ed io imbocco di nuovo il suo cazzo: ancora cerco di dare il meglio di me e offrirgli piacere. Mentre le mie labbra lo avvolgono lo sento dire:
-Non stare li impalata. Lecca il culo della tua padrona perché tra qualche istante ho intenzione di scoparlo come si deve. –
Si… sta proprio entrando nella parte’ e senza smettere di succhiare cerco di manifestargli la mia approvazione con dei mugolii.
La slave però esita: ne approfitto per staccarmi da lui e darle un altro ceffone. Questa volta il colpo le fa perdere l’equilibrio e si strattona di nuovo i morsetti: per il dolore si accascia.
Le intimo di obbedire a qualsiasi ordine le dia il mio Padrone e lei farfuglia un “si Padrona”, avvicinandosi a me.
Torno a prendere in bocca il suo cazzo, mentre sento la bocca della slave avvicinarsi alla mia fica: la sua lingua si insinua fra le labbra e ne raccoglie i succhi, risalendo fino al buchetto. La sento che guizza e tenta di insinuarsi all’interno e la piacevole stimolazione che ne traggo mi porta a mugolare, mentre succhio con più passione.
Mi accorgo che anche lui sta traendo piacere dalla mia bocca, ma mi ferma e si alza: finalmente è arrivato il momento che ho tanto desiderato.
Morfeo stacca la bocca della slave dal mio culo, tirandola per i capelli e le infila il cazzo in bocca con forza:
-Forza, bagnamelo. – gli sento dire, mentre inizia a scopargli la bocca. Ma è solo questione di attimi: l’allontana da se e sento le sue mani sui miei fianchi, mentre mi affonda dentro in un solo colpo.
E’ fantastico’ provo un po’ di dolore per la velocità con cui è entrato, e per questo emetto un mugolio di fastidio, ma il piacere di sentirlo finalmente dentro è immenso.
-Zitta tu! Non osare lamentarti! – Mi dice, mentre esce completamente dal mio buchetto e rientra di nuovo con forza. Provo ancora un po’ di fastidio, ma il piacere di sentirmi aprire e riempire si sta facendo più intenso e non riesco a trattenere un gemito, che viene seguito immediatamente da una sculacciata.
-Zitta ho detto. Non devi nemmeno godere. – Mi ripete lui autoritario.
Sta iniziando a entrare bene nel ruolo e questo, unito al fatto che ora mi sta scopando con forza, alza il mio piacere. Lui per portarmi ancora più in alto inizia a stimolarmi il clitoride. Cerco di ubbidire e stare zitta, ma non riesco a non provare godimento: finalmente mi sento piena di lui e non posso non accompagnare queste sensazioni con gemiti. E’ implacabile: ad ogni suono che mi fuoriesce dalle labbra parte una sculacciata. Sento il calore provocato dai colpi sulla pelle ed anche questo aumenta il piacere, insieme alla sensazione meravigliosa che mi da il suo cazzo che scivola dentro la mia tenera carne.
Ogni tanto lui esce da me e si fa prendere in bocca dalla slave: lasciandomi sempre con il godimento sospeso e la fica pulsante . Poi rientra e ricomincia con più vigore a scoparmi il culo ed io a gemere: ora non cerco neanche più di dissimulare.
Lui smette di sculacciarmi e inizia a frustarmi con il riding crop: ad ogni colpo ho il fuoco sulla pelle, ma i suoi affondi e le sue dita continuano a farmi godere, fino a che non sento i muscoli del retto contrarsi e stringerlo, mentre un orgasmo mi travolge con un fremito.
-Basta. E’ evidente che non riesci proprio ad obbedire. – Mi dice, sgusciando fuori e lasciandomi svuotata. Pur se con difficoltà, per il dolore delle frustate, mi raddrizzo sulle ginocchia, mi volto e lo guardo dal basso: il suo cazzo svetta davanti al mio viso, mentre con il frustino in mano mi guarda autoritario.
-Perdono. – gli dico con dolcezza – Sono stata disubbidiente Padrone. Devo essere punita. – e mentre lo faccio, vedo il suo volto scuotersi’ gli occhi brillare’
-Puoi dirlo forte. – mi fa e rivolgendosi alla slave -TU! – le ordina -Va a chiamare quattro di quei ragazzi che ho visto prima in anticamera. –
La ragazza si alza ed esce, mentre lui, voltandosi verso di me mi ordina di mantenere la sua erezione, ma senza farlo venire.
Avanzo ginocchioni fino a lui e riprendo a succhiarlo con passione, continuando fino a che non sento rientrare la slave con i quattro ragazzi richiesti.
-Adesso mostrami quanto sei porca. – mi ordina – Ma ricorda che il tuo culo è solo mio. – e rivolgendosi alla slave le intima di continuare il pompino che avevo iniziato.

Morpheus

Resta un attimo perplessa, quattro ragazzi con cui giocare, ma senza che nessuno le tocchi il culo, non è un compito facile. Mi piacerebbe sapere cosa pensa in questo momento.

Si riscuote quasi subito e va al cospetto dei nuovi arrivati camminando sulle ginocchia.

– Punitemi: sono stata disubbidiente con il mio Padrone. – Sceglie la via della sottomissione e la cosa mi aggrada, i ragazzi mi fanno un cenno d’intesa e uno mi segnala che hanno sentito l’ordine di non toccarle il sedere, benissimo, starò a vedere con curiosità.

La obbligano ad indossare un collare e la portano ad un tavolo con dei legacci che servono di certo ad immobilizzarla.

Nel frattempo la schiava gioca col mio cazzo, obbedendo all’ordine, facendomi restare eccitato senza spingersi minimamente oltre, è tutto un mulinello di lingua e un gioco di mano ed io posso godermi lo spettacolo che mi si sta presentando, senza minimamente pensare a lei.

Nel frattempo Nomade è preda delle attenzioni di tre dei quattro comprimari, uno le scopa oscenamente la bocca, mentre un altro le ha tirato fuori le grosse, bianche e splendide tettone e tortura i capezzoli. Il terzo invece gioca con la sua figa, senza però penetrarla e lei gode, causando un incremento della crudeltà dei suoi aguzzini.

Cominciano a versarle cera sul petto. Ad ogni contatto con la cera mi sembra di avvertire uno sfrigolio ma in realtà l’unico suono udibile sono i gemiti di dolore di Nomade, uno spettacolo che normalmente mi causerebbe fastidio e solidarietà e che invece in questo momento mi eccita da morire.

La mia Fluffer sembra rendersene conto e rallenta la sua azione, cominciando semplicemente a lappare il cazzo lungo tutta l’asta. Lo spettacolo pare piacere anche a lei, che infatti guarda i cinque e si tocca senza pudore.

Solo alla terza passata di cera Nomade riesce a trattenere le urla ma quasi nello stesso istante quello che le stava tra le cosce prende a scoparla e lei non trattiene più i mugolii di piacere.

– Sei proprio una puttana! Ora dovremo punirti seriamente. – Le strillano, dopodiché smettono di scoparla e la tolgono dal tavolaccio per condurla ad un cavalletto. Le legano le mani dietro la schiena e le gambe in modo che restino spalancate. Poi due di loro le vanno davanti e ordinano di succhiare due cazzi insieme.

Mi sto eccitando da matti, la vedo maltrattata in un modo che normalmente mi imporrebbe di giungere in suo soccorso al suono di carica, ma invece me ne sto fisso a guardarla e intanto una ragazza sconosciuta lecca e massaggia il mio cazzo per farlo rimanere duro come la pietra.

Non so come riescono ad obbligarla al doppio pompino, mentre un terzo la scopa come un toro, ed io mi stupisco dell’espressione di profonda estasi sul suo viso mentre viene così brutalmente abusata.

Il quarto, non avendo altro da fare, comincia a frustarla ogni volta che lei dimostra di provare piacere e, siccome la stanno scopando con foga, per lei è impossibile trattenersi.

Vedo gli spettatori impegnati in svariati movimenti masturbatori e li capisco benissimo, la scena è incredibilmente arrapante ma penso proprio di potergli anche mostrare uno spettacolo migliore. Afferro la testa della schiava e la faccio smettere il suo lavoro.

Mi avvicino e i quattro si allontanano in silenzio. Avvicino le labbra al suo orecchio.

-Ora hai capito?- Le chiedo.

-Si Padrone- Risponde, con la voce rotta dal dolore.

Si alzano leggermente le luci, segnale sia per noi che per gli spettatori che l’ora a nostra disposizione è quasi terminata.

– Bene – Dico e sono di nuovo dietro di lei, la tengo per i fianchi e senza indecisioni mi appoggio all’ano e spingo. Entro senza sforzo e senza un lamento da parte sua. Comincio a muoverlo lentamente, mentre le mie dita ricominciano a stimolarle la fica.

Accelero, sentendo crescere il mio piacere rapidamente.

-Ora puoi godere, hai il permesso.- Le dico e lei, come se avesse davvero atteso il mio permesso, inizia quasi subito a gemere di piacere, mentre sento i suoi umori inondarmi le dita ed allora mi lascio andare anch’io, venendo dentro di lei con un rantolo di piacere.

Uno dopo l’altro gli spettatori cominciano a lasciare la saletta ed io, ripreso un attimo di fiato, slego la mia partner, che scivola a terra, esausta.

La schiava mi passa un barattolino con un olio medicamentoso, io lo prendo e comincio a passare con cura sui numerosi segni che ricoprono schiena e sedere di Nomade, che respira regolarmente, ad occhi chiusi, godendosi le mie attenzioni.

Finito di medicarla faccio in modo di concederci ancora un momento, la prendo tra le braccia, cullandola lentamente.

-Ora sei mia. Mi appartieni, e questo è solo l’inizio.- Le dico, lei apre gli occhi e li pianta nei miei, poi sorride.

Non importa che sia vero o no, su questo palco, in questo momento, è bello poterlo credere.

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