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Racconti Erotici Etero

TU SEI LA MIA SEGRETARIA!!!

By 1 Ottobre 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Eccola là…
La vedo dal vetro che separa i nostri due uffici.
Tu, sempre così precisa, efficiente, perfetta!
35 anni portati da schianto e sempre addosso quei vestitini tiracazzo…
La minigonna con le autoreggenti…
Le scarpe nere con il tacco alto…
Le scollature sempre profonde e… due tette da urlo.
Perché porta sempre i vestitini aderenti?
Si vedono i suoi capezzoli.
Bellissima, con quel suo trucco leggero, che quasi non si vede, ma che rende il suo viso così radioso…
“Sto da Dio con me stessa. Ho una bella famiglia. Mio marito mi ama, io lo amo, e quando scopiamo godo come una porca”, sembri volermi dire da tutti i pori, in tutti i modi.
Come mi tira, il cazzo, quando la guardo…
Perché la immagino che si china in avanti, sulla sua scrivania, facendo alzare un pochino la sua minigonna e mostrando tutto il ben di Dio che c’&egrave sotto?
Un bel culo tondo, alla sommità delle cosce tornite e velate da un paio di stupende autoreggenti… Si piega in avanti per prendere un raccoglitore… sempre più avanti…
Oddio! Ma sono i suoi peluzzi, quelli che spuntano da sotto.
Porca! Porchissima! Non ha le mutande, dunque.
Hai capito, quella maiala?
Approfitta della sua bellezza per umiliarmi!
Mamma mia, come mi sta tirando il cazzo!!! Non riesco più a trattenerlo nei vestiti. Devo essere tutto paonazzo, in volto.
Che vigliacca che &egrave! Ogni tanto mi lancia delle occhiate che mi fanno morire.
E non &egrave mai lei ad abbassare lo sguardo! Aspetta sempre che sia io a distoglierlo!
Con quel suo sguardo falso ingenuo mi sta quasi facendo sborrare addosso!
Devo distrarmi. Devo distrarmi. Non posso reggere oltre. Devo distrarmi.
Ecco. Guarderò quest’altra collega. Anche lei sulla trentina. Un paio di jeans. Due scarpe da ginnastica. Un maglioncino accollato. E le tette un po’ cadenti. I capelli un po’ in disordine.
Fantastico! &egrave quello che ci vuole per rimettere in pace il mio cazzo. Dopo penserò a lei, stronza tiracazzi!
Aaaaahhhh! Meno male! il cazzo mi si sta ammosciando, piano piano, nelle mutande.
A cuccia, piccolo. Presto godrò molto di più umiliando quella stronza! Le assegnerò un lavoro di merda, così la pianterà di far tirare i cazzi di tutto l’ufficio!
E’ quasi l’ora di pranzo.
Meno male.
Pensa un po’! Io devo stare qui a finire di preparare la relazione per quel cliente importante. E la tiracazzi esce a pranzo con quello stronzo di Francesco.
Hai capito? Francesco! Che non si perde mai una messa, la domenica. Che fa parte del gruppo di animazione della sua parrocchia! Hai capito il buon cattolico, che cerca di infilare il suo passero nel nido?
A me, invece, tocca restare qui!
Ecco che se ne vanno tutti.
E io qui, a faticare.
Mi guardo attorno.
Sono rimasto solo.
No…
No, non &egrave vero.
Quella collega di prima non &egrave uscita a pranzo…
Va beh! Ho fatto bene a darle quella presentazione da fare. Almeno non sarò solo io, a soffrire!
Certo che… se fosse rimasta in ufficio la tiracazzi!!!
Vediamo di concentrarci un po’…
Allora:
“…La presente relazione &egrave volta ad evidenziare l’andamento dei fondi di investimento dove abbiamo provveduto ad investire… che in misura percentuale non si discostano… purtuttavia, il rendimento ottenuto…”…
Ehi, ma che succede?
Guarda un po’ questa qui: Che cavolo sta facendo?
Ti vedo di fronte a me… concentratissima sul tuo monitor. Ma stai diventando tutta rossa! Tieni la mano sinistra sulla tastiera. Sembri toccare due tasti. Ma non scrivi.
E perché stai tremando leggermente? Dov’&egrave l’altra mano?
Stai a vedere che…
Vediamo un po’… allora, il fornitore della connessione Internet mi ha detto che hanno un sito da cui posso vedere in tempo reale a quali siti sono connessi i miei dipendenti….
So che &egrave un po’ scorretto, ma ora voglio sapere!!!
Ecco, mi collego al sito… Digito le parole d’accesso…
Eccomi qui. Allora, a parte le connessioni mie…. Eccoti qui! Stai collegata al sito “iomilu”.
Che mai sarà?
Provo a collegarmi… Aaaaahhh! Piccola porcellina! Nel tuo piccolo universo non appariscente, anche tu hai le tue voglie, eh?
Guarda come muovi quella mano tra le cosce! Tremi tutta!
Guarda come chiudi gli occhi, a tratti…
Ehi, ma che fai ora?
Stai stampando un foglio, …due fogli… vai a prenderli… li metti in borsetta… ti guardi intorno e vai in bagno.
Dannazione!!! La tua porcaggine da vera femmina mi sta facendo tirare di nuovo il cazzo!!
E me lo fa tirare ben più dell’altra!
Ti sento ben più femmina!!! Non hai bisogno di ricorrere ai vestitini, al trucco… sei solo te stessa e stai cercando il tuo piacere. E questo mi eccita come un animale.
Piano piano, con la mano, inizio a massaggiarmi, attraverso la stoffa.
Posso sentire tutto il mio membro disegnato nella stoffa, e posso distinguere la forma della cappella.
Come mi eccita pensare a te che ora, in bagno, chissà cosa starai facendo!
Mi alzo, e vado verso il bagno.
L’ufficio non &egrave grandissimo, ma abbiamo due bagni. Entro silenziosamente in quello delle donne, facendo attenzione a non fare rumore. L’antibagno &egrave buio. Meglio. Entro silenzioso nel bagno accanto al tuo e, senza far rumore, mi chiudo dentro, accostando piano la porta. Almeno, se dovesse entrare qualcuno, non mi scoprirebbe. Ma che stari facendo tu?
Piano piano il mio orecchio si abitua al silenzio dell’ambiente, non più disturbato dal rumore delle ventole dei computer.
Ecco… sento venire dei lievi rumori… come quando le piccole labbra di una fichetta si aprono ritmicamente, masturbando il grilletto.
MMMHHH! Come stai menandotelo, porca! Che foia! Già ti immagino, tutta rossa e sudata, dentro al cesso, che stai cercando il tuo piacere! E intanto la voglia sale, dentro di me.
Ho tolto il cazzo dai pantaloni, attraverso la cerniera, e me lo sto menando furiosamente.
Senza riguardo.
Ecco che il rumorino smette. Mi avrai sentito?
Smetto anch’io.
Sento il rumore di te che frughi nella borsetta. Poi un rumore metallico… come di una bomboletta che urta le finiture di metallo della borsetta. Poi l’oggetto viene appoggiata su qualcosa di plastica.
Poi, più nulla, per un momento.
Ecco che ti sento di nuovo. Un respiro profondo. Due. Ma che diavolo starai facendo?
Ecco il rumore del coperchio del WC che viene appoggiato al contenitore dell’acqua di scarico dello sciacquone.
Piano piano, si sentono di nuovo quei rumori di prima. Stavolta un po’ più forti. Come uno sciacquio ritmico, insistente.
Capisco che ti stai di nuovo masturbando.
Riprendo a menarmi furiosamente il tarello, cercando di venire in fretta, ma non ci riesco.
Improvvisamente, il rumore di uno scroscio di piscia invade il bagno.
Ma allora non ti stai masturbando! Beh, comunque, il rumore della tua piscia mi eccita ancora di più. Immagino di essere con il mio cazzone dentro la tua fighetta mentre pisci, e continuo a masturbarmi furiosamente.
Ma non risesco a venire.
In compenso, una grossa goccia trasparente si forma sul buchino della mia cappella. Ecco. Sono pieno e non riesco a sborrare, ancora!
Mentre di nuovo inizia quello sciacquìo ritmico, sento muovere dei fogli di carta. Poi ti fermi.
Sento un rumore strano, ora, come uno sbattere ritmico del bottone dei pantaloni sul pavimento.
Poi un lungo sospiro, sottovoce. Poi più nulla.
Non ce la faccio più.
Con il mio cazzo in mano esco dal bagno dov’ero nascosto e tocco la maniglia dell’altro bagno.
E’ aperta.
Ti trovo con i pantaloni abbassati, infilati solamente da una gamba, a cavalcioni sul WC, e chinata in avanti, che esponi due chiappe meravigliose, con due dita di una mano infilate nel culetto e la tua passerina oscenamente dilatata da qualcosa di metallo, piuttosto grosso.
Ti volti e mi guardi, con gli occhi attraversati da un brivido di terrore.
Entro nel bagno e chiudo la porta dietro di me.
Senza farti alzare da dove sei, ti guardo diretto negli occhi. Tu non ti muovi.
Sai che ho capito tutto. Ti senti scoperta. E allora, visto che hai voglia, che io sono un maschio, con il cazzo bene in vista e siamo soli in un bagno chiuso, estrai la bomboletta dalla passerotta, le dita dal culo, che rimane comunque un po’ aperto, e ti chini ancora di più, incrociando le braccia sulla vaschetta di acqua dello sciacquone e poggiandovi anche la testa, in segno di resa.
Come una fiera addenta il collo della sua leonessa, mi tolgo i pantaloni e le mutande, mi metto anch’io a cavallo dell’asse del WC, nel poco spazio che rimane, dietro di te, e appoggio la cappella, da dietro, tra le tue piccole labbra, fradice.
Sento la tua mano, da sotto, che guida la mia cappella sulla tua fessura, grondante di umori.
Con un solo colpo ti sono dentro. Ed inizio a muovermi.
Prima lentamente.
Voglio godermi e sentire sulla mia cappella ogni irregolarità del tuo canale voglioso.
Una mia mano inizia a toccarti sul davanti. Attraverso la sottile barriera di peli e due dita iniziano a strusciare sul tuo clitoride gonfio, grosso, succoso.
Ancora mi godo ogni movimento lento del tuo splendido canale, le cui pareti strusciano sulla mia cappella.
Visto che ti piace, con l’altra mano, infilo il mio pollice nel tuo buchino dietro.
Ti mordo la nuca. Come un animale.
Tu ansimi e gemi.
Mi muovo sempre più veloce.
Tu, da sotto, passi delicatamente le dita sul mio cazzo, che entra ed esce, regalandomi scosse di piacere, ed arrivi a toccare le palle gonfie e dure, mentre il mio cazzo &egrave completamente dentro di te, e sbatte ritmicamente contro il tuo culo.
Con l’altra mano ti strizzi un capezzolo e, ansimando, hai una contrazione.
Troppo &egrave il tempo che ho atteso questo momento.
Con alcuni rapidi colpi che ti riempiono fino in fondo, sento quel languore alla base del mio sesso e cinque rapide contrazioni schizzano altrettanti fiotti di bianco sperma nel tuo canale voglioso. Sul tuo utero. Volevo farti godere, ma non ce l’ho fatta.
Tu, frattanto, continui da sola a stimolarti il grilletto. Brava, proprio come ora.
Piano piano, il mio sperma fuoriesce dalla tua fica, ancora piena del mio cazzo, e scola dentro al WC. Tiro l’acqua dello sciaquone. Freddi, minuscoli schizzi di acqua mi bagnano le palle e la tua passerina.
Era quello che ci voleva.
Immediatamente, il tuo corpo si contrae, d’improvviso, la tua fica si contrae forte sul mio membro, che si sta ormai ammosciando, e tu cedi, finalmente, ad un urlo liberatorio, che cerchi di trattenere chiudendo la bocca.
Poi giri la testa e mi sorridi, maliziosa, in silenzio, facendomi capire che da tanto lo desideravi…
Grazie, Claudia, sei davvero un’ottima segretaria.
Fino ad oggi ti avevo sottovalutato, ma d’ora in poi lavoreremo insieme con più frequenza. Specialmente se dovremo fare tardi.
Ci rivestiamo, in fretta. Ed usciamo dal bagno.
I colleghi stanno rientrando.
Tu riprendi a digitare sulla tastiera e io riprendo il mio lavoro.
Anche la tiracazzi rientra, ma adesso, grazie a te, Claudia, il mio cazzo non tira più per lei…
Sento ancora l’umido della tua fica che sta bagnando le mie mutande e percepisco, seppure attraverso la stoffa dei miei vestiti, l’odore del tuo sesso.
Cara lettrice, la protagonista di questo racconto sei tu. Spero che anche tu l’abbia vissuto fino in fondo ;-) e ne abbia tratto piacere (anche se non ti chiami Claudia…).
So che ti sei toccata, piccola porcellina, mentre leggevi!
Muoviti! Scrivimi se questo racconto ti ha fatto eccitare e godere. Attendo i tuoi commenti su: cieloblu64@yahoo.com
Un bacio dove vuoi tu.

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