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Racconti Erotici Etero

Tua per un Weekend

By 7 Dicembre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Morpheus

Ho trent’anni, nessun legame, indipendenza economica e libertà di movimento, perché diavolo non dovrei godermi la vita?

Sono sempre stato un tipo macchinoso con le ragazze, si arrivava al sodo dopo lunghi corteggiamenti e conoscenze infinite, ma le cose sembrano stiano cambiando da quel punto di vista. Ho scoperto di avere un talento.

Ho cominciato a scrivere questi racconti erotici per diletto ma in men che non si dica mi sono ritrovato con un discreto numero di corrispondenti e con qualche “amica” sul profilo Facebook appositamente creato.

Nonostante non abbia mai fornito informazioni visive sul mio conto mi sono ritrovato ad interagire con queste ragazze a livelli di intimità molto interessanti.

Sembra che la mia dialettica sopperisca alla mancanza di visualizzazione…

Mi sono detto, perché no, perché non provare.

La vittima sacrificale è lei, Chiara018. Da quando ci conosciamo abbiamo passato ore a chiacchierare di frivolezze, di cose serie e di sesso, spesso di sesso in realtà.

So abbastanza di lei e viceversa. Non è passato molto tempo che abbiamo cominciato a dirci cosa ci faremmo a vicenda… è molto più giovane di me, ma il suo ragazzo ha la mia età per cui, nessuna remora a riguardo…

E’ del sud ed è convinta che poche centinaia di chilometri rappresentino una barriera sufficiente perché le nostre interazioni restino virtuali. Inutile dire che si sbaglia.

Abbiamo giocato sempre più spesso e sempre più a fondo, ha una leggera propensione a farsi dominare e così quando le ho detto di liberarsi per il Weekend e farsi trovare all’aeroporto venerdì alle 16.00 non è stata in grado di dirmi di no.

Io ho organizzato tutto, dal volo all’hotel all’affitto di una berlina con cambio automatico. E così, dopo aver ritirato la valigia e poi la vettura, guido con calma verso il punto dove lei doveva attendermi. Sulle spine per la curiosità di vedere se c’è davvero.

Sulla banchina dei taxi, un pò spostata sulla destra, sola e con l’aria nervosa e incerta la vedo. Vestita come eravamo d’accordo, con una maglia bianca e una gonna nera, guarda con curiosità gli occupanti di tutte le macchine che passano e, quando arriva il turno della mia di essere scrutata, riesco a vedere i suoi occhioni azzurri spalancarsi in un espressione metà sorpresa e metà sollevata.

Entra in macchina rapida, è agile, snella, ma anche abbastanza formosa da risultare appetitosa, meno scura di carnagione di quello che mi sarei aspettato e, in definitiva, bellissima.

-Sei proprio come ti sei descritto, t’ho riconosciuto subito Guy (lei mi chiama così per… beh, fatti nostri)- Mi sorride e mi saluta con due baci sulla guancia, come un vecchio amico.

E’ nervosa, è chiaro che la mia presenza fisica al suo fianco la spiazza. Sa quali sono le aspettative di un simile incontro ma non è ancora sicura di voler cedere realmente a questo gioco, la immagino in lotta furiosa col suo “Grillo Parlante”. Una cosa è conoscermi, fatto che ha suscitato la sua curiosità e che ha voluto soddisfare con decisione, un altro è cedere a tutto quello che ci siamo riproposti di farci a vicenda.

Ora è in macchina con me però e sarà dura per lei fermare tutto e tornare indietro.

Il navigatore è già impostato e io riparto.

-Anche tu sei proprio come ti immaginavo, forse un pò pallida.-

-Non esco molto ultimamente studio, lavoro, scrivo…- Le sorrido.

-Cosa hai detto di questo Weekend?- La incalzo subito.

Lei abbassa lo sguardo. -Che dovevo studiare, da un amica.-

Aver inventato una scusa per sparire un Weekend la mette in una posizione di svantaggio, è ovvio che in buona parte è propensa ad assecondarmi in tutto e per tutto.

Le arriva un messaggio e lei lo legge con attenzione. Non siamo molto lontani dall’hotel ormai.

Appena letto il messaggio sospira.

-Che c’è- Le chiedo.

-Era il mio fidanzato. Mi dice di non studiare troppo, di svagarmi un po’ anche, che mi ama e che ci sentiamo. Che sto facendo… che stiamo facendo?-

-Rispondigli.- Le dico, con un tono autoritario che non ammette repliche. La situazione mi sfugge di mano e rischia di crollare tutto.

-Digli di non preoccuparsi che dovrai dare il meglio di te, ma che sarai attenta a non spomparti troppo e che Lunedì tornerai da lui più in forma che mai. Forza, scriviglielo. E’ la verità.-

Con solenne lentezza apre il cellulare e comincia a comporre con attenzione il messaggio. E’ concentrata e ne approfitto, muovendomi lentamente mi slaccio i pantaloni e estraggo il cazzo, duro per l’attesa di quello che succederà di li a pochi secondi.

-Mandato. Senti Morfeo, io non so se…- Ovviamente non mi guarda mentre raccoglie il coraggio per dirmi che non se la sente più e io le tocco la guancia, si volta, vede in che condizioni sono e un attimo dopo la mia mano è dietro la sua nuca, la attiro con decisione a me.

Resiste per un secondo, come se provasse a cercare un barlume di forza per opporsi ma, forse senza nemmeno rendersene conto, un attimo dopo cede alla mia spinta e si lascia portare dove voglio. Il suo è un unico e fluido movimento, che la porta con la testa tra le mie gambe e con il cazzo completamente dentro la sua bocca.

Mentre gemo di soddisfazione continuo a tenerla giù con la mano, poi la faccio risalire lungo i mio cazzo, lentamente e poi la spingo nuovamente giù, con un colpo deciso, dopodiché la libero e appoggio la mano al volante.

Lei resta qualche momento immobile, con il cazzo completamente dentro la bocca, poi comincia un sontuoso pompino, che mi manda in orbita immediatamente.

La concentrazione di mantenere una guida sicura mi da una resistenza superiore e contemporaneamente amplifica le sensazioni che provo.

Chiara ha deciso di dare al pompino un ritmo frenetico e muove la testa all’impazzata lungo tutta la lunghezza dell’asta, stringe le labbra e muove la lingua come una saetta e non usa per niente le mani, è bravissima e rischia di farmi impazzire.

La sua mano sinistra è impegnata a tenermi il cazzo in posizione corretta perché lei possa succhiarlo con efficienza ma vedo che la destra scivola sotto la gonna nera e comincia un lento movimento stimolatorio, proprio all’altezza della sua fica. è un peccato non riuscire ad arrivare fin laggiù con la macchina in movimento, mi piacerebbe moltissimo infilare le dita nel suo umido fiorellino, mentre è così impegnata a farmi godere.

Per non saper ne leggere ne scrivere decido di impossessarmi dei suoi seni, porto la mano sotto la maglietta bianca e scosto deciso il reggiseno, pinzandole il capezzolo tra pollice e indice.

Gradisce, perché sia la sua mano, sia la sua bocca accelerano.

Io mi divido tra il piacere di giocare coi suoi seni e la voglia di spingerle la nuca per dettare io il ritmo del pompino.

“Si Giungerà a destinazione tra 500 metri” Dice i navigatore e Chiara capisce che non c’è più tempo. Io rallento un pò, per darci qualche altro secondo, lei invece accelera furiosamente il su e giù della testa, stringe fortissimo le labbra e mi massaggia i testicoli con le dita.

L’orgasmo monta in un lampo, inarco la schiena, preda delle contrazioni e infine, ansimando, erutto nella sua bocca un fiume impetuoso di piacere, che lei riceve immobile, con le labbra serrate sulla cappella e la lingua premuta sulla punta.

“Destinazione Raggiunta”

Solleva la testa, nel parcheggio dell’hotel non c’è nessuno, nessuno c’ha visto. Mi guarda, silenziosa, i capelli leggermente scompigliati.

Io, calmissimo, mi sistemo i pantaloni e le dico -Dammi un documento, dovranno registrarci.- Lo dico come se non fosse prevista alcuna alternativa.

Lei mi osserva un attimo, ad un certo punto sembra sul punto di dire qualcosa ma poi apre la borsetta, il portafogli e mi porge la sua carta d’identità.

-Andiamo.- Le dico. -Abbiamo solo due giorni e non so se sono sufficienti per farti tutto quello che voglio farti.-

Lei mi sorride e per questo Weekend, è mia.

Chiara

Ed eccomi qui, nella hall di un hotel con un perfetto sconosciuto, al quale ho appena fatto un pompino.
“Niente male come inizio” penso.
Momento della registrazione, il ragazzo annota i nostri nomi e termina le noiose pratiche burocratiche. Nel frattempo colgo l’occasione per studiare meglio il famoso Morpheus, del quale, fino ad adesso, ho potuto attentamente analizzare e tastare con mano (e bocca) solo le fattezze del membro.
Alto, stranamente più alto di me, bene. Un aria da bravo ragazzo, che male di addice ad uno scrittore erotico. Ma, in generale, un bell’uomo.
Anch’egli mi stà osservando, in un divertente gioco di sguardi, tentando di scoprire un pò meglio chi ci stà di fronte. Ostenta sicurezza e calma, ma è palesemente in piena crisi tachicardica.
Sorrido, chiedendomi perché gli uomini dissimulino così male il loro nervosismo.
“Grazie, camera 408, quarto piano”, dice il ragazzo, dopo aver terminato le procedure di registrazione, indicandoci l’ascensore, subito sulla destra.
“Andiamo?” Chiede Morfeo.
“Mh-mh” annuisco, in realtà chiedendomi cosa cazzo ci faccia in quel momento li, con quell’uomo, perché stia rischiando il rapporto col ragazzo che amo, per una “scopata alternativa”.
La risposta arriverà prima del previsto…
In ascensore aleggia un silenzio assordante. Appoggiata da un lato, lo osservo guardare nervosamente i led dei tasti che si vanno accendendo, piano dopo piano.
“Nervoso, Guy?” chiedo ironicamente.
“Ok, lo confesso… da morie!” dice alla fine, sorridendo.
Quarto piano. “Din”. Le porte di aprono. Stanza 408, esattamente di fronte l’ascensore.
Passa la chiave elettronica nell’apposita serratura. Entriamo. Camera vista mare, niente male!
Morfeo entra, dirigendosi verso la finestra. Io resto sull’uscio, chiudo la porta. Ed attendo…
Giunto in prossimità della vetrata, si volta, verso di me. Si appoggia al muro, incrocia le braccia, e con sorriso sornione ordina “Spogliati!”
Senza proferir parola, eseguo. Con gli indumenti che, a poco a poco, cadono per terra, scivola anche la paura, ed una tremenda eccitazione adesso mi investe. Accenno un sorriso, notando l’espressione piacevolmente stupita che si disegna sul suo viso. Probabilmente immaginava fossi più tonda, più “mediterranea”, aggettivo che, purtroppo o per fortuna, non mi si confà per niente.
Resto li, in piedi, completamente nuda, sentendo quasi fisicamente i suoi occhi che mi squadrano, da capo a piedi.
“Complimenti, Governatore! (ndr)” commenta infine.
Sorrido. Appoggio il piede destro ad una sedia, posizionata accanto a me, aprendo le gambe, in un esplicito invito.
Morfeo allora si scosta dalla finestra, dirigendosi a passi decisi nella mia direzione. Si ferma, a pochi centimetri dal mio viso. Mi fissa.
Sento la sua mano, da sotto, solleticare il monte di venere, per poi spostarsi ancora più in basso. Con un lento movimento comincia a stimolare il clitoride, strofinando rudemente il polpastrello contro la sua punta. Una stimolazione troppo diretta per restare impassibili. Abbasso il viso e lo sguardo, e stò per dirgli di far piano.. ma rapidamente mi blocca, con la mano libera mi afferra il viso, alzandolo di nuovo.
“Guardami!” prosegue, scandendo le parole “Non, abbassare, lo sguardo”.
Obbedisco. Tentando, con enormi difficoltà, di tenere gli occhi fissi sui suoi, mentre più in basso le sue dita tormentano il clitoride in modo quasi doloroso.
Fortunatamente la tortura non dura che qualche minuto, complice l’eccitante situazione e la poca gentilezza di quel massaggio, giungo velocemente al primo orgasmo. Meraviglioso! Chiudo gli occhi, reclino il capo, lasciandomi andare ad un sommesso e lungo mugolio.
Velocemente mi prende in braccio, mettendomi giù una volta arrivati in prossimità della finestra.
La strada sottostante è molto trafficata, ed il quarto piano non garantisce una sufficiente privacy.
“Morfeo, non..” provo a dire, prima che egli mi zittisca.
“Lascia fare a me..”Non rispondo. Mi gira, verso la vetrata, e come una marionetta mi lascio posizionare come più lo aggrada. Gambe larghe, braccia alzate lateralmente e mani appoggiate al vetro. Tira il bacino verso di se, acuendo l’angolo creato col mio corpo. Lo sento sbottonare velocemente i pantaloni, liberando il membro, su cui già la mia bocca aveva operato, pochi minuti prima, ma che è di nuovo perfettamente in tiro. Adesso sento il glande strofinare lungo il solco delle natiche, dal coccige fino al clitoride, più volte. Come un pennello, sparge gli abbondanti umori fino al culetto, sul quale, una volta giunto, impone una leggera pressione. Lo aiuto, rilassando lo sfintere, accompagnando la penetrazione. Lentamente, ma costantemente la sua verga comincia a fasi strada tra le mie carni, intraprendendo una decisa e veloce inculata.
Adoro i suoi movimenti, per nulla gentili, veloci, profondi, rudi. Stò godendo come mai avevo fatto in vita mia. Ansimo, mugolo, gemo.
Poi, inaspettatamente un ragazzo, dalla strada, alza lo sguardo, vedendoci. Normalmente una situazione simile mi avrebbe infastidito, ma curiosamente adesso la giudico tremendamente eccitante. Lo vedo infilarsi una mano in tasca, e cominciare a muoverla. Da parte mia, non mostro ritrosia alcuna, anzi, gli sorrido ed accentuo le espressioni di godimento sul mio viso, mentre, abbassando un braccio, inizio a solleticare nuovamente il clitoride.
Anche Morfeo si accorge del ragazzo e di quanto mi ecciti quella situazione.
“Sei una puttana!” mi dice.. “La MIA puttana!”.
A quelle parole sento improvvisamente un’intenso piacere partire dal basso ventre ed irradiarsi rapidamente ad ogni cellula del mio corpo. Sento la muscolatura anale contrarsi, il respiro mozzarsi. Non riesco a gemere, le gambe vengono meno.
Mi sento, in un attimo, priva di qualsiasi forza, e totalmente nelle sue mani…

Morpheus

Eccomi qua, a sorreggere Chiara che gode di un inculata di fronte alla finestra.

Eccomi qua, a fare cose che prima avevo solo immaginato, sognato, scritto.

Dovrei dirle che mi sono fatto di una di quelle pastigliette che ti fanno restare in tiro qualcosa come 48 ore?

Decido di no, la sconvolgerò scopandola in continuazione per tutto il Weekend e, se vorrà, lo capirà da sola, dopotutto è una futura “Dottora.”

Lei è ancora rilassata tra le mie braccia e il tizio giù in strada ci sta ancora guardando in estasi.

Se fossimo in un altra situazione gli getterei la chiave e lo farei salire, ma questo Weekend lei è mia e non voglio condividerla con nessuno.

E’ piacevolmente leggera, posso facilmente approfittare della mia forza per trattarla come una bambola e, in definitiva, lei è venuta e io non ancora perciò posso essere un pò egoista per qualche momento.

Cambio presa e la sorreggo di peso dalle gambe, nell’incavo delle ginocchia. Il mio cazzo è ancora dentro di lei e di sicuro le si sta agitando nelle viscere perché lei ansima preda di stimolazioni intensa. La sollevo così, a favore di finestra, e il nostro spettatore ora può vedere chiaramente che la sto inculando.

Sorrido nel vedere la sua espressione estasiata e la sua mano accelerare. Sollevo Chiara un paio di volte, lasciando che sia la gravità a farla ricadere sul mio cazzo, fino alla radice. Lei geme e io sento di essere vicinissimo a venire.

E’ fottutamente faticoso ma anche meraviglioso e allora cerco di resistere.

-Sei forzuto… Mhhh- Mi lusinga lei.

-Sei tu che sei uno scricciolo- Le sussurro all’orecchio e poi glie lo mordo

-Ti piace usarmi come una bambola…ohh… sei un porco.-

-Non hai ancora visto niente piccola.- Dico, sollevandola ancora e lasciandola ricadere sul mio cazzo.

-Mmh Non vuoi venire? ….che aspetti?- Chiede.

-Aspetto lui- Rispondo, mentre il nostro pubblico contorce la faccia in smorfie sempre più ridicole e muove la mano convulsamente. -Ora lo facciamo schiattare di invidia.- Dico, sollevo Chiara ed estraggo il cazzo dal lei, posizionandola poi in ginocchio sulla moquette. Le metto una mano sulla nuca -Guardalo!- Le ordino e lei esegue, voltandosi verso la finestra e guardando in basso, mentre il mio cazzo entra ed esce dalla sua bocca, gonfiandole la guancia in modo osceno.

Il tizio di sotto si contorce e io blocco la testa della mia dolce puttana, puntando la cappella alla sua bocca spalancata e venendole sul viso, gemendo di soddisfazione. Il povero improvvisato guardone è piegato in due.

Faccio alzare Chiara in piedi, con due dita sul mento le faccio inclinare il viso e la bacio.

Giù il segaiolo estrae dai pantaloni la mano, guardandola con un mix di disgusto e preoccupazione.

Ridiamo poi io dico -Vieni, facciamo un bagno-

Afferro lo zainetto che mi sono portato, lei non lo sa ma l’altro ieri ho saccheggiato un sexy shop…

Chiara

Ho il viso tutto impiastricciato di sperma.
Rivoli si seme scendono giù dal mento, gocciolando sui bianchi seni.
Una doccia è d’uopo adesso!
Faccio scorrere un pò l’acqua, affinchè il getto ghiaccciato non sbollenti le mie voglie, portandomi, com’è giusto che sia, a rivestirmi, ringraziarlo, e scappare via!
Nel frattempo sciacquo il viso. Piegata sul lavandino, intenta a togliere il notevole quantitativo di sperma che si è depositato su fronte e guance, sento Morfeo arrivare da dietro, carezzare da dietro il bacino, portare le sue mani sulla schiena, sul collo, sul capo, passando le dita tra i capelli.
“Gesto troppo dolce” penso..
Infatti, contemporaneamente lo sento armeggiare con qualcosa, all’altezza della mia passerina, che ancora non ha ricevuto le adeguate attenzioni. Il distinto rumore di un vibratore, ed un oggetto, gelido, che la penetra, approfondandosi quanto più è possibile.
Gemo, appena questo mi riempie, completamente.. Lo muove, con movimenti circolari, mantenendolo ad una discreta profondità. Resto li, piegata, appoggiata al lavandino, non ho la forza (ne la voglia) di alzarmi. Mi lascio usare, come meglio crede, e come più mi piace, dopo tutto…
Adesso lo sfila, mi afferra per un braccio e mi accompagna sotto la doccia.Violentemente mi sbatte contro la parete della doccia, afferra una gamba, alzandola e tendendola ferma. Nell’altra ha in mano il vibratore, lo avvicina, nuovamente. Penetrandomi, questa volta, nel culetto, abbastanza rilassato dall’appena sopraggiunto orgasmo, che non oppone resistenza alcuna all’ingresso del nuovo ospite.
“Tienilo li, fermo” mi ordina.
Con una mano, spostandomi leggermente di lato, obbedisco, tenendolo per l’estremità inferiore, affinchè i fisiologici movimenti peristaltici non lo sputino fuori. Adesso Morfeo si avvicina, sempre di più, fino a trovarlo davanti il mio viso.
1.76 contro 1.90, giusta altezza: ho la sua bocca ad una sufficiente distanza per poterci giocare. Come una saetta la mia lingua lambisce le sue labbra, che si schiudono. Le nostre lingue continuano a giocare, per qualche secondo, fin quando, improvvisamente, non sento il suo cazzo penetrarmi la figa.
Ho un sussulto, il vibratore posizionato nel culetto rende esiguo lo spazio davanti, alterando la percezione della dimensione del suo membro. Lo sento enorme, avverto il perineo sul punto di lacerarsi.
Esprimo con gli occhi il mio dolore, ma a Morfeo non sembra importare. Comincia a chiavarmi con una foga mai vista, sento il glande sbattere contro il collo dell’utero, ed i testicoli urtare contro la mia mano, mentre regge il vibratore. Stimolazione doppia, per entrambi, La sottile parete che divide i due canali consente anche a lui di godere di quel giocattolino.
Il suo ritmo non accenna a diminuire, tutt’altro, continua a sbattermi come se non fosse ancora venuto, come se il pompino e l’inculata non lo avessero minimamente provato.
“Strano..” penso “… ma benissimo!”, mentre l’apice del piacere si fa sempre più prossimo.
“Ti piace, puttana?” mi chiede Morfeo.
“Da morire, padrone!” rispondo, con la voce rotta dal piacere, per ennesimo, potentissimo, meraviglioso orgasmo.
“Se continua così per due giorni, avrò bisogno di una settimana per riprendere le forze”.. penso, sorridendo compiaciuta.

Morpheus

Freme tra le mie mani. L’acqua le scurisce i capelli e glie li appiccica al viso, sorride.

La disinvoltura e la facilità con cui gode questa ragazza mi inebriano e io sono ancora dentro di lei, ancora in corso di scopata.

Le tolgo il controllo del vibratore, lo spengo e lentamente glie lo tolgo dal culetto. Il mio cazzo si ritrova di colpo in uno spazio più largo e accogliente e questo aggiunge ancora qualcosina alla mia resistenza. Lascio che il getto della doccia pulisca il grosso di quello che è sul dildo ma poi lo avvicino alle sue labbra e lei, senza la minima esitazione, comincia a leccare e succhiare il feticcio di plastica che in quest’istante rappresenta il mio cazzo. Lo fa con una tale concentrazione e passione che mi ritrovo a pomparla mentre la guardo estasiato e quasi mi scordo di quello che volevo farle. Quasi.

Le tolgo il giocattolo di bocca e lo riporto giù, lo appoggio al mio cazzo e, spingendo verso l’alto, lo faccio premere sulla figa, già occupata da me.

I suoi occhi si spalancano ma non ha il tempo di protestare, anche se lo spazio è esiguo la lubrificazione è abbondante e la plastica entra ad affiancare la carne dentro di lei.

Geme di sorpresa, forse di dolore, quando ricomincio a muovermi. Ogni colpo le strappa un urlo, ora è come se avessi un cazzo di lunghezza normale ma spesso come una lattina o più, e lei non riesce a contenersi. La sento godere ancora e, per darle il colpo di grazia, riaccendo il dildo.

-Oddiooooooooooooooo!- Strilla lei e la vibrazione, le sue contrazioni, la bellezza di vederla godere, mi fanno immediatamente venire. La Schiaccio contro la fredda parete di mattonelle bianche e mi riverso dentro di lei urlando. Mentre esce, lo sperma, pizzica, il che mi suggerisce di darmi una calmata, se non voglio danneggiare l’intero impianto.

Col fiatone ci guardiamo un momento, ci sorridiamo, io chiudo l’acqua ed esco dalla doccia, afferro un asciugamano e me lo lego in vita, prendo l’altro e mi volto lei si è sfilata il dildo e, guardandomi come una gatta, lo lecca come fosse un gelato delizioso. Sento agitarsi qualcosa laggiù, le pilloline che ho preso sono davvero miracolose, potrei saltarle addosso subito, ma ho altro in mente. Apro l’asciugamano e le strofino due volte la testa.

-Asciugati, ma non metterci un ora.- Le dico, esco dal bagno e ordino due pizze al servizio in camera poi saccheggio i minibar, gettando sul letto patatine, dolci e bibite.

Lei esce dal bagno cinque minuti dopo, sorridendo dell’improvvisato banchetto, nuda e con l’asciugamano legato a mo di turbante.

-Sei così figa che, se fossi mia, dovresti lasciare famiglia e studio, perché ti sequestrerei giorno e notte e ti scoperei in continuazione. Dovresti farmi una richiesta scritta un mese prima per poter passare un pomeriggio senza il mio cazzo dentro.-

Abbassa lo sguardo, a disagio per l’argomento e io lo lascio cadere.

-Una patata? io adoro le patate.- le dico, porgendole il sacchetto.

Lei si butta sul cibo e sgranocchiamo in silenzio per un pò, poi arrivano le pizze e io le vado a prendere e le butto sul letto. Divoro la mia e poi guardo Chiara mangiucchiare con cura la sua. Morde pezzettini minuscoli da criceto e dopo pochi minuti il suo pasto perde di interesse per me, così mi concentro sui suoi piccoli e deliziosi piedi. Li prendo, li massaggio e le succhio gli alluci.

Chiara chiude gli occhi e geme di soddisfazione, ci so fare coi massaggi.

-Mangia la tua pizza, Governatore.- Le dico e lei mi fa la linguaccia. Troppo intimo quest’ultimo quarto d’ora.

A metà pizza e mezz’ora di massaggio dopo lei dice: -Basta pizza.- e allora io sparecchio il letto, lei resta pigra a stiracchiarsi nel letto.

Sono davanti alla sua roba, apro la borsetta, lei mi guarda interrogativa e apprensiva.

Le getto il suo cellulare. -Chiamalo.-

-Cosa?-

-Sei da una amica a studiare, non puoi sparire due giorni. Chiamalo, salutalo, digli che stai riposando.-

Esegue, qualche secondo dopo è immersa in una conversazione tra piccioncini e io comincio a massaggiarle le cosce.

-Si, ci stiamo dando dentro al massimo, sono un pò stanca. Lei è andata a comprare del cibo e due pizze, io sono venuta a stendermi. Si hanno una cameretta per gli ospiti, si sono sola in casa….mmh- Il mio massaggio è forte e sensuale, lei non può ignorarlo.

Aspetta che lui parli un pò per tappare il microfono e mimarmi “Non posso parlare con lui se fai così” e io la imito dicendole “Non è un problema mio” e le mie mani salgono.

-Amore, ho voglia di sesso. Si, ti va? no. tu ascolta soltanto.- Furba..

-Ora sono nuda e sento le tue mani sulle cosce, come sono calde, mi massaggi…siii- Le sue parole sono la cronaca dei miei gesti.

-Ohh Ti abbassi e cominci a leccarmi tutta, cominci dai piedi e poi sali, le tue mani sono già nel mio interno coscia… mmh, senti il calore della mia fighetta? sii, sono un lago. Ecco, le tue dita ci arrivano…. MMMH. Sii, la tua lingua sta per raggiungere le mani…. siii, le tue dita sono dentro ora mmh…. ohhh eccola la linguaaaah si, si, mi piace! si, mi apri le cosce, oh come sei rude! ohhh adoro la tua lingua!! Si, SI Continua!-

Mi sollevo e la guardo ansimare al telefono. Le passo il cazzo, durissimo, sulla figa, senza spingere. Lei inarca la schiena, spinge col bacino verso di me.

-Ce l’hai duro vero? ora vuoi scoparmi? che aspetti allora? forza! scopami, non ce la faccio più!- Continuo a giocarci e lei ora farfuglia al telefono, mi chiedo cosa pensi lui dall’altra parte. Rompo gli indugi e spingo, affondando in un cratere rovente.

-SIIIIIIIIIII è dentro!!! scopami adesso! Sì così, non avere pietà! sbattimi! si, si, siii.- La scopo con violenza e stare in silenzio è una strana tortura.

-NO! Non azzardarti a venire! dobbiamo farlo insieme!- Sorrido. -Forza accelera, così! Così!- Gli ultimi colpi sono rapidi, violenti, lei si lascia andare e contemporaneamente capisce che sto per venire, la sento inarcare la schiena. -SIIIIIIIIII Adesso! siiii! vengo! VENGO! Sii Vieni tesoro! sborrami tutta SIIII!!!-

Vengo come un pazzo, stringendo i denti, per obbligarmi a farlo in silenzio, poi lei si rilassa sul cuscino.

-Oh amore è stato pazzesco… aspetta, devo chiudere, credo sia tornata. Si ciao. A domani.- Chiude la comunicazione e mi guarda, abbiamo il fiatone, io sono ancora dentro di lei.

-E’ stato pazzesco… E’ stato… Wow- Dice.

Io crollo accanto a lei, pancia sotto, la guardo. -Si, è stato wow.-

Lei mi accarezza il viso poi arriccia una lunga ciocca di capelli sul dito.

-Hai la faccia da bravo ragazzo, ma sei un maiale, un depravato. Lo sai?-

-Veramente oggi ci sono andato piano, non volevo spaventarti… vedrai domani cocca. Dormiamo?.- Le dico, e vedo che lei non sa cosa pensare. Chiara

Mi rilasso, sdraiata sul letto, aspettando che le mie funzioni vitali
ritornino fisiologiche. Non penso di essere mai stata così stanca in vita mia,
sono sfinita e dolorante.
Avverto lo sperma cominciare ad colare giù sul lenzuolo, ed a malincuore mi
alzo per andare a lavarmi. Ma prontamente Morpheus mi afferra per il polso,
buttandomi nuovamente sul letto e sdraiandosi sopra il mio corpo.
“Non osare lavarti! Mi eccita tremendamente sapere che sei ancora sporca di
me!”
“Agli ordini, padrone!”. Rotolo accanto a lui, abbraccio un cuscino e cado,
finalmente, tra le braccia di Morfeo.. nell’accezione mitologica del termine.
Dormo un sonno profondo, tranquillo. Sono piacevolmente appagata. Sognando,
ripercorro con la mente il pomeriggio e la sera, Io, all’aereoporto, in ansiosa
attesa, io, imbarazzata nella hall dell’hotel.. io, che mi spoglio, i suoi
occhi che mi squadrano, il suo membro che mi penetra.
Il ricordo adesso si fa quasi fisico. Ripercorrendolo con la memoria sento il
mio culetto, aprirsi, sotto la spinta del suo possente cazzo. Lo sento
riempirmi, entrare ed uscire con violenza dallo stretto buchino. Ricordo e
sento le mie dita torturare senza sosta il clitoride, lui, da dietro, che gode
e mi chiama “puttana”, e l’orgasmo che arriva, mi sconquassa, mi sconvolge….
e mi sveglia…
Immediatamente mi rendo conto che non era un sogno. La mia macchina da sesso
è dietro di me, che mi stà inculando, di nuovo. Io, sdraiata lateralmente, in
posizione fetale, e lui, avvinghiato, che spinge ed ansima.
“Potevi svegliarmi… che me la godevo fin dall’inizio. no?” gli dico.
“Toh, scusa se ti ho svegliata tesoro, non volevo, avevo solo bisogno del tuo
culo. Puoi rimetterti a dormire se vuoi” ride lui.
“Eh no! Non penserai che mi accontenti di un orgasmo, spero!” replico io.
Velocemente lo faccio spostare, straiato supino e mi sposto su di lui. Con
l’aiuto di una mano, posiziono il suo membro sul culetto, e rapidamente mi ci
siedo su.
Mugolo per il piacere, quella posizione consente una completa penetrazione.
“Governatore, non erano questi i patti! Io sono il padrone!”
“Al diavolo i patti! Voglio stare sopra, zitto e fammi godere! Sei qui per
questo dopotutto, no?”
Non risponde, evidentemente non si aspettava una risposta del genere.
Adesso gestisco io il ritmo degli affondi. Lui si limita a guardarmi, mentre
mi impalo sul suo cazzo. E dalle espressioni che si disegnano sul suo viso, non
sembra disdegnare la momentanea inversione dei ruoli. Lo uso, come più mi
piace, alternando cavalcate veloci a lente ma profonde, godendo a mio
piacimento di quel meraviglioso cazzo.
Dopo un pò, mi afferra il bacino, provando ad impormi il suo ritmo. Lo
assecondo, quanto basta per portarlo vicinissimo all’orgasmo. Poi, svelta, mi
alzo, sfilando il suo membro dal mio culo.
“Non ti aspetterai ti faccia venire, vero?”
“M-ma” prova a replicare.
Sorrido, mi sposto, accanto a lui, dandogli le spalle.
“Buonanotte!”
Silenzio.
Muoio dalla curiosità di girarmi per osservare la sua espressione perplessa!
Ma resisto.. e, prima di quanto potessi immaginare, mi riaddormento.
Mi sveglio appena la luce del mattino penetra attraverso la finestra,
illuminandomi il cuscino. Giro il viso dal lato opposto, riparandomi dai
fastidiosissimi raggi del sole, e vedo Morpeus accanto a me, ancora
dormiente.
“Perchè non svegliarlo” mi chiedo…
..”ma nel modo più piacevole possibile”.
Con lenti e silenziosi movimenti mi sposto verso di lui, accucciandomi al suo
fianco. Scosto il lenzuolo, che lo copre fino all’addome, scoprendo il suo
membro, già turgido.
Sorrido, compiaciuta di quella verga perennemente in tiro, e certa che non
sia un eventualità del tutto fisiologica. Ma poco importa, è venuto qui per una
full immersion di sesso!
Con una mano comincio a segarlo, lentamente, facendolo abituare a quel
movimento. Poi, la mia bocca comincia a fare il suo dovere, comincia con
piccoli baci, accompagnate da lente leccate lungo la base del glande,
soffermandomi sul meato uretrale e sul frenulo. Quindi, lo faccio sprofondare
nella mia bocca.
Morpheus mugola. Temo che si svegli.. mi fermo. Aspetto qualche secondo e poi
ricomincio. Con tutta la passione possibile lo ingoio tutto, fino alle palle,
la mia lingua saetta lungo tutta l’asta, roteando sulla punta,e le mie labbra,
serrate, salendo e scendendo, simulano il movimento una sega.
Alzo lo sguardo, incrociando i suoi occhi già aperti e sorridenti.
Mi afferra per il viso “Vieni qui..”
“Buongiorno Guy!”
“Buongiorno a te, Governatore! Potessi avere ogni mattina una sveglia così!”
“Potessi avere ogni giorno una macchina da sesso come te!”
Mi avvicino, sdraiandomi su di lui, porto il viso accanto al suo, la mia
bocca sul suo orecchio.
“Potrai mai perdonarmi per stanotte, padrone?”

Morpheus

Lei è sopra di me e io sono tremendamente eccitato dal suo meraviglioso modo di svegliarmi dal suo comportamento di stanotte e sono ancora poco lucido. E’ talmente bella che perdo la testa, la penetro, lei mugola ma questa volta c’è qualcosa di diverso, l’amplesso è lento, profondo, coinvolgente. La mia bocca è sulla sua, le mie mani sui suoi seni. Chiara avverte la situazione, scosta il busto all’indietro e i suoi occhi celesti sono spalancati di paura e sgomento.
Un secondo di esitazione, sono certo che i miei occhi sono lo specchio dei suoi, poi torna da me e risponde ai miei baci. Per reazione sento avvicinarsi impetuoso il più violento orgasmo da quando abbiamo cominciato. Comincia ad assecondarmi nella cavalcata roteando i fianchi, calando su di me fino in fondo, e mentre il nostro bacio si fa quasi violento, soffiamo uno dentro la bocca dell’altra il nostro orgasmo, che sfuma lentamente in una sequenza di gesti sempre più lenti e affannati. I suoi occhi sono inchiodati ai miei ma ora la sua espressione è dura, si toglie e si siede dalla sua parte del letto, porta le gambe al petto e comincia a dondolare impercettibilmente sul posto.
Mi alzo dal letto, improvvisamente consapevole di aver fatto una cazzata. -Mi… mi spiace. scusa.- Lei mi guarda con un espressione neutra che è peggio di qualunque insulto. Il silenzio si allarga tra di noi.
Siamo ancora entrambi scossi da ciò che è appena successo ma sono io che devo mantenere il controllo, allora entro in bagno e mi do una rinfrescata veloce alla faccia, poi guardo il mio riflesso e decido, mi lavo un po più a fondo e torno di là. Lei è ancora nella stessa posizione, con la stessa espressione, afferro lo zainetto e frugo un paio di secondi, ne estraggo un microabito elasticizzato, semitrasparente, che ho comprato al sexy shop.
-Vestiti.- Le dico, gettandoglielo. -Usciamo.-
-C..Che- Balbetta.
-Devo ripeterlo?- Il tono della mia voce ora è nuovamente neutro, calmo e inflessibile. E’ un altro di quei momenti in cui tutto può scoppiare.
-No.- Afferra il vestitino e scompare in bagno.
Quando ne riemerge è una visione, le sue cosce così lunghe scendono sotto la mini attillata, così corta che si intuisce la curva del sedere. Il seno è enfatizzato dal tessuto elastico, impossibile portare reggiseni con quel vestitino addosso, e i capezzoli spingono, facendosi largo verso l’esterno, è eccitata oppure la stoffa glie li stimola o entrambe le cose. Ha raccolto i capelli, si dirige verso la sua roba e prende un kit di trucchi, approfitta del mobile specchio nell’ingresso e comincia a truccarsi.
Mi avvicino da dietro, io sono già pronto, poggio le mani sulle sue spalle massaggiandole delicatamente.
-Truccati di più.- Le sussurro all’orecchio. -Tutti devono vederti come la mia puttana.-
Tace e le mie mani scorrono sul suo corpo, arrivo al bordo del vestito e risalgo sui suoi fianchi, afferrando il perizoma. Piano glie lo tolgo.
-Queste non serviranno.- Spingo a palmo aperto sulla sua schiena e lei si piega, sporgendo i fianchi indietro, io mi piego su di lei fino ad avere il suo culo davanti la faccia. Allungo le mani e trovo lo zainetto.
Infilo la faccia tra le sue natiche, lei continua a truccarsi. La mia lingua comincia un sapiente lavoro sulla sua figa e sul suo culetto ormai aperto a qualunque mia volontà. Continuo col mio lavoro per tutto il tempo che serve a lei per truccarsi e, forse anche perché deconcentrata, ci mette molto.
Quando lei appoggia entrambe le mani al mobiletto della specchiera, capisco che ha finito e che si sta solo godendo la mia bocca.
Stringo tra le mani una collana di cinque palline che termina con un piccolo plug anale, risalgo lungo il suo corpo e le sono di nuovo alle spalle, glie la faccio girare attorno al collo, come fosse davvero un ornamento al vestito. E’ truccata in modo molto marcato, il che con la pettinatura raccolta e il delizioso completo le danno veramente l’aria da prostituta, è meravigliosa.
Con le palline ripercorro la sua schiena, strappandole un brivido, arrivo al culetto lei si piega di nuovo per favorirmi, le separo i glutei con le mani e le infilo la lingua dentro, la faccio saettare dentro e fuori un paio di volte poi premo la prima pallina sull’ano, che la risucchia senza problemi, Chiara geme piano.
Una dopo l’altra le palline entrano in lei e io, per provare il giocattolo, tiro il filo e le faccio sgusciare fuori una dopo l’altra, mentre lei si contorce.
Il suo culo si contrae in continuazione mentre io infilo nuovamente le cinque sferette dentro, poi inserisco il miniplug che le tiene dentro, dal fiorellino tappato le spuntano dieci centimetri di corda.
Sono di nuovo dietro di lei, le sistemo la mini e dico -Andiamo- trascinandola per mano fuori dalla stanza.
Cammino ad ampie falcate e lei deve trotterellarmi dietro, inizia ad avere l’affanno, camminare dev’essere una tortura, figuriamoci correre.
Salire in macchina per lei è un sollievo. Guido piano, in mezzo al paesino che è piccolo ma turistico e perciò pieno di locali. Ogni volta che vedo un bar o un pub, mi fermo, la obbligo a seguirmi ma la lascio sulla soglia, mentre io do un occhio dentro, cercando il locale che soddisfi le mie esigenze. Ne giriamo sei o sette e ogni volta la faccio salire, scendere, camminare e poi la lascio agli occhi bramosi dei passanti. Tutto quel movimento la distrugge.
Finalmente trovo un pub che fa al caso nostro, ha un altissimo bancone con sgabelli alti ed è semipieno.
La porto in fondo, mentre ogni suono nel locale si spegne e ogni occhio viene puntato su di lei, arrivati all’ultimo sgabello del bancone le dico di sedersi. Lei guarda l’altissimo sgabello e fa una panoramica del locale, dove due dozzine di maschi la guardano, in attesa.
Sedendosi darà spettacolo, non può impedirselo. Sceglie di farlo con estrema rapidità, salta su e incrocia le gambe, parte un brusio sordo da parte dei gruppetti di ragazzi agli altri tavoli, qualcuno avrà visto, qualcuno avrà immaginato d’aver visto e, in ogni caso, anche solo seduta in quel modo è qualcosa che vale la pena di guardare.
Ordiniamo due birre, che arrivano subito.
-Ogni volta che sorseggio la birra tu devi cambiare la gamba accavallata.- Ordino
Non dice niente, si limita a fissarmi. E’ nervosa.
Quando bevo la prima volta lei scavalla e riaccavalla le gambe, rapida. Nel locale partono un paio di fischi e il brusio cresce. Lei comincia ad arrossire.
C’è un tavolo con sei ragazzi più o meno della nostra età, che è proprio a favore di visuale la guardano con insistenza senza minimamente celare il loro interesse, ridono parlottano, sicuramente hanno intravisto la sua figa, forse i più attenti avranno notato la cordicella.
-Più lentamente.- Ordino, sorseggiando nuovamente.
Lei, sguardo abbassato, ripete quasi fedelmente la scena di Basic Istint e questa volta il brusio si trasforma in leggero chiasso, si avvertono chiaramente le parole figa, culo, troia.
Tre dei sei ragazzi si stanno ostentatamente accarezzando i jeans, guardando Chiara che è sempre meno a suo agio.
-Va in bagno, in quello degli uomini, entra nella prima porta, non chiudere.- Dico e affronto il suo sguardo. Ci vedo dentro paura, tensione, disorientamento.
Eppure esegue. Scende dallo sgabello e, sculettando per il fastidio della collanina che porta, si avvia alla toilette.
Nel locale c’è un brusio teso, sopratutto al tavolo dei sei ragazzi. Nessuno sembra capire ciò che debba succedere, vedo i ragazzi parlottare, passano secondi su secondi poi sembra che uno di loro si persuada che è suo compito alzarsi e io faccio la mia mossa. Salto in piedi e faccio passare lo sguardo nel locale. La mia mole basta a persuadere chiunque dall’azzardare mosse avventate. Finisco la mia birra, guadagnando ancora un paio di secondi, alla fine raggiungo la mia puttana.
Appena apro la porta la sento gemere di sollievo, mi getta le braccia al collo e mi bacia, le mie mani scattano su tutto il suo corpo, in un intreccio focoso.
Comincia a scendere lungo il mio corpo, inginocchiandosi lentamente, le metto due dita sotto il mento, guidandola nuovamente in piedi.
-Niente preliminari. Voglio scoparti.- Le dico, ed entrambe le mie mani sono sulle sue chiappe, la sollevo, la appoggio alla parete del bagno.
Trafficando con una mano libero il cazzo e afferro la cordicina. La penetro subito e non c’è dolore ne resistenza, è fradicia laggiù.
Sento distintamente le palline nel suo culo tramite la sottile parete di carne che separa i due canali.
Comincio a scoparla violentemente. -Non trattenere la voce. se devi urlare urla!- Le ordino e lei, per tutta risposta erutta un impetuoso -SIIIIIIIIIIIIIII-
Non può durare molto e, mentre la scopo, le tolgo il plug e tiro la cordicella, facendo uscire la prima sferetta.
-OH SIIIIIIII- Strilla.
Tiro, la seconda pallina sguscia fuori, accompagnata dai suoi strepiti. Non mi fermo, continuo a pompare con foga.
La terza e la quarta pallina escono fuori da sole, spinte dal suo orgasmo. Immagino tutti i clienti del locale eccitati dai suoi strepiti, si sta lasciando andare e, probabilmente, enfatizza per compiacermi. Estraggo l’ultima pallina e mi ficco la collana in tasca. Il suo orgasmo sta rifluendo la rimetto giù e la faccio girare. Lei si piega, come poco prima sulla specchiera, appoggia le mani a palmo aperto sul muro ed io le appoggio il cazzo, lucido dei suoi stessi umori, al culo. Non devo nemmeno spingere, vengo praticamente risucchiato dentro di lei.
Avvicino la bocca al suo orecchio. -Stanotte non mi hai fatto venire.-
-Scusami.- Risponde mentre io mi ritraggo e poi riaffondo violentemente dentro.
-Hai intenzione di rifarlo?- Continuo
-NooooH- Strilla, mentre ripeto l’operazione, con ancora maggiore violenza.
-E quindi?- Chiedo.
-Quindi vieni!- Ancora
-Vieni ti prego!- Ancora e ancora!
-Vengo cosa? parla, chiedi.-
-Siii Ti prego! vieni! Sborrami nel culo! SI si si!!- Dovrei sorridere ma non posso, piuttosto gemo, accontentando appena in tempo la sua richiesta.
Ci risolleviamo, lasciando che il respiro torni naturale, poi le sistemo il vestito e la trascino fuori, impedendole di sistemarsi. Usciamo nel fragore di applausi, fischi e battute. La porto fuori in una lenta passerella trionfale, ci fermiamo accanto al tavolo dei sei ragazzi e io getto la collana in mezzo alle loro birre.
-E’ stata nel suo culetto per mezza mattinata- Dico, guardando Chiara. In qualche modo questa mia mossa fa calare un incredulo silenzio e in questo scenario assurdo, la porto fuori.
Saliamo in macchina e appena partiti lei si prende il volto tra le mani e non riesce a reprimere una crisi di pianto.
-Che succede?- Domando accostando.
-Ho avuto paura. Pensavo volessi farmi scopare da quei tizi. E’ stato orribile.-
Le sollevo il mento e la guardo con tutta l’intensità di cui sono capace.
-Avrei potuto farlo e forse ti sarebbe anche piaciuto, ma non questo Weekend. Questo Weekend sei mia. Mia per un Weekend.-
-Portami in camera padrone.- Risponde, di nuovo tranquilla.

Chiara

Sono confusa, perplessa…
Non mi riconosco, mi sono fatta usare, trattare da puttana per il puro trastullo di quest’uomo. Di uno sconosciuto. Dovrei sentirmi offesa, ma tutto ciò che avverto, in questo momento, è una semplice e potente eccitazione.
Sono venuta, più e più volte nel corso di quasi 24 ore, e non ne ho ancora abbastanza. Sento il mio corpo che reclama il suo cazzo. E’ come una droga, ne voglio ancora, ed ancora, ed ancora. Voglio sfinirmi, sfiancarmi, perdermi, logorarmi per mano sua! Morpheus guida, placido. Ogni tanto si volta verso di me, con sguardo compiaciuto, rilassato sul lato conducente. Stiamo tornando in hotel, distante qualche minuto di autostrada.
Decido di approfittarne… slaccio le cinture di sicurezza, portandomi in men che non si dica a trafficare con la zip dei suoi pantaloni, liberando il suo magnifico cazzo.
“Ok, ha palesemente preso qualcosa” penso..
Agilmente alzo lo strettissimo vestitino e mi frappongo senza troppa fatica tra il volante ed il suo corpo. Mi guarda, perplesso…
“O’ famo strano?” gli chiedo ridendo..
“180?”
“220!” (ndr)
Lentamente mi impalo sulla possente verga. La mia figa è un lago, non ha smesso per un attimo di gocciolare umori, rendendola praticamente priva di attrito. Con la stessa facilità e velocità con cui due magneti di egual carica scivolano tra di loro, allo stesso modo sento il suo cazzo entrare ed uscire da me. Il ritmo si velocizza progressivamente, Morfeo, attento alla guida, ottiene una sufficiente distrazione per allungare la sua resistenza.
“Vieni, vieni ancora!” mi dice, capendo dal mio sguardo e dalla frenesia dei miei movimenti di essere, per l’ennesima, volta prossima all’orgasmo.
“Dimmi che sono la tua puttana..” gli chiedo implorante.
Sorride. “Sei una puttana, la mia puttana! E solo il mio cazzo può farti godere! Vieni puttana, vieni!”
Con un sommesso gemito vengo, di nuovo. Accasciandomi sulle sue spalle. L’utero comincia a fare male per le numerose contrazioni cui è stato sottoposto
in queste ore.
“Alzati, stiamo arrivando, con te continuo dopo”, aggiunge, facendomi l’occhiolino. Mi ricompongo, per quanto quel succinto vestitino consenta, e scendiamo dalla macchina.
Pochi passi ci separano dal portone all’ascensore. Pochi ma bastevoli perchè tutti gli sguardi dei presenti si voltino immediatamente verso di noi.
Morfeo mi cinge le spalle con il suo braccio, come a volere rimarcare la sua “proprietà”, ma in realtà eccitato dal fatto che tutti, nella hall, stanno fissando, con invidia o eccitazione, la sua puttana. Pochi secondi dopo siamo già in ascensore, stretti. Lui scorre le sue mani lungo tutto il mio corpo, perfettamente fasciato dal vestitino, sul collo, sul viso, avvicinandomi ulteriormente a se. Le mie mani scendono, faccio scorrere le dita tra i suoi capelli, scendendo verso il pube, carezzandolo, da sopra i pantaloni. Usciamo dall’ascensore, velocemente Morfeo apre la porta, fiondandoci immediatamente dentro. Senza troppi preamboli mi butta sul letto, continua a baciarmi, mentre con difficoltà mi spoglia di quel vestito. Lo stesso faccio io, via la camicia, i pantaloni, i boxer. Adesso, nudi, lui sopra di me, sento il suo membro pressare contro il basso ventre, sento il suo calore, le sue pulsazioni, la sua voglia di entrare, nuovamente, dentro quel lago rovente. Si scosta da me, alzandosi sulle braccia.
“lo vuoi il mio cazzo? Ne vuoi ancora?”
“Si!”
“Fammi sentire quando lo vuoi.. dimmelo!”
“Lo voglio adesso, voglio sentirmi sfondare da lui! Scopami Morfeo ti prego, scopami, adesso, di nuovo!”
Zitto, con un rapido movimento di lombi, è di nuovo dentro di me.
Mugolo. Mi piace, da morire! Quasi a volersi far perdonare per il poco ortodosso comportamento al bar, comincia a scoparmi, lentamente. Mi guarda, fissandomi negli occhi, compiacendosi di quanto mi stia facendo godere. Movimenti lentissimi, mi stà facendo impazzire, lo voglio, voglio che acceleri e mi scopi, fremo aspettando che i suoi affondi si facciano meno gentili. Si abbassa, su di me, riprendendo a baciarmi. Continua così, abituata a questa lentezza, adesso comincio a goderne. Le mie mani afferrano i suoi glutei, spingendoli contro di me. In tutta risposta accentua la spinta, adesso resa più profonda. Inaspettatamente il piacere si fa più intenso, si spande meno velocemente, dilatando all’inverosimile la durata dell’orgasmo. Gemo, mugolii soffocati nella sua bocca, mentre sento il piacere arrivare al cervello. Meraviglioso! Mai provato nulla di simile. Rilasso i muscoli, godendo di quell’attimo di pace, chiudendo gli occhi. Non sento nulla, se non Morfeo, che continua, imperterrito, in quel piacevolissimo movimento.
“No, non ce la farei a venire di nuovo, sono distrutta.” penso, sbagliandomi.
Basta qualche altro secondo per sentire la medesima sensazione di prima, più fioca questa volta, ma altrettanto incredibile. Guardo Morfeo, sorride sornione, per niente stupito.
“Tu vuoi farmi morire!” commento ansimando.
“Sono qui per questo!” risponde, girandomi, a pancia in giù, e straiandosi su di me. Adesso il ritmo è più veloce, con la mano sinistra tiene la mia spalla, spingendomi verso il basso, accompagnando i suoi colpi, la destra sgattaiola sotto l’addome, verso il pube, afferra il clitoride e comincia a solleticarlo.
“Mi piace! Così, ti prego, non fermarti!” con un filo di voce.
“Vieni, vieni insieme a me!”. Gli affondi si fanno più frequenti, il movimento delle dita più veloce e rude.
Chiudo gli occhi, afferro il lenzuolo con i denti, scossa da un’ altra tremenda serie di contrazioni, mentre il Morfeo si libera dentro di me in un lungo gemito. Dopo la tempesta, la quiete, sono, siamo, sfiniti. Sudato, appoggiato su di me, sento il suo veloce battito cardiaco, farsi regolare, insieme al suo respiro, caldo, sul mio collo.
“Wow!” sussurro..
“Più che wow!” aggiunge.
“Che peccato dover lasciare una sex machine come te” sorrido. “A che ora hai l’aereo domani?”

Morpheus

-Presto- Rispondo, rotolando dalla mia parte del letto. -Troppo presto, avrò si e no il tempo di scoparti un paio di volte prima di dover correre in aeroporto.-
Mi schiaccio le mani sugli occhi. Ho mal di testa, vertigini, le mie palle devono avere ormai le dimensioni di un nocciolo d’oliva e ad ogni orgasmo ormai il dolore pareggia il piacere. Poi c’è la questione di quest’ultimo amplesso, così coinvolgente, così passionale e Chiara che, questa volta, non sembrava minimamente disturbata dalla situazione.
-Me lo dici cos’hai preso?- La guardo e lei nuda, arrossata dall’amplesso, che mi guarda con apprensione, è più di quello che posso sopportare. Le sorrido.
-Ho preso te. più volte. con piena soddisfazione direi.- Ride.
C’è qualcosa di complicato e irreversibile che sta per succedere e si manifesta nelle risate che si affievoliscono, nei nostri visi che si avvicinano, le labbra che si schiudono… Bussano alla porta e tutto evapora.
Mi infilo i boxer e vado ad aprire. ‘Il pranzo!- Dico. Chiara scatta seduta, grata a chi c’ha interrotto.
Il pranzo l’ha portato un cameriere magrolino e forse appena maggiorenne. Io gli tolgo il vassoio di mano e lo poggio sul mobile specchio. Due macchie opache, dove le mani sudate di Chiara hanno lasciato un alone a mezzaluna, stringendo il legno mentre la mia bocca la torturava, mi riportano alla ragione.
Dal mobile specchio vedo il fondo del letto e i delicati piedini di Chiara che si agitano nervosi. Devo ripristinare ancora una volta il giusto livello di coinvolgimento…
-Entra- dico al cameriere, e lo accompagno oltre l’angolo, dove si spalanca la stanza e Chiara se ne sta nuda e offerta ai suoi occhi.
D’istinto si copre il seno e piega le cosce, fulminandomi con lo sguardo.
I miei occhi seri le dicono che il momento d’intimità é finito per sempre, di fronte ha nuovamente il suo padrone, pronto a giocare con lei.
-Lei é la mia puttana- dico al cameriere. -Su tesoro, non coprirti, non ti si addice come atteggiamento. Forza, fagli vedere chi mi sto scopando da…- guardo l’ora, -25ore-
Chiara capisce e, per un istante, i suoi occhi si rabbuiano per poi illuminarsi di nuovo di quella luce diversa e perversa che li hanno accesi per tutto il weekend. Toglie le mani dai seni e le mette dietro la testa, solleva una gamba e distende l’altra, come una modella pronta a farsi ritrarre.
Gli occhi del cameriere stanno per schizzare fuori dalle orbite.
-non ho i soldi per dagli la mancia, dovrai pensarci tu.-
Sorride.
-beh Fabio- ho letto il nome sulla targhetta. -per la mancia direi che una sega é più che sufficiente. Ma se vuoi puoi caricarci qualcosina… Vediamo.- i miei occhi percorrono il corpo di Chiara, com se la volessi soppesare.
-200 per un pompino, fidati soldi spesi bene, 500 per scoparla e 800 se vuoi il suo bel culetto… 200 extra per venirle dento. 1000 se vuoi scoparla senza guanto.-
Chiara respira profondamente, é eccitata dal mio elencare le sue tariffe, le piace.
-Non ho soldi- biascica Fabio.
-Allora non perdiamo tempo, dai tesoro, dagli la mancia.-
Mi siedo su una sedia e fisso il celeste dei suoi occhi, cominciando a toccarmi.

Chiara

Mi alzo. Con tutta la sensualità di cui sono in possesso, incedo verso il cameriere, sculettando elegantemente.
E’ totalmente inebetito, non sa cosa fare, mi fissa, confuso tra paura ed eccitazione. Come si confà ad una puttana, lo spoglio, mentre i miei occhi sono fissi sui suoi. Ammiro il suo corpo, è magrolino, ma ben messo. Tolgo la camicia, sbottonandola lentamente, insinuando le dita tra la rada peluria del suo petto. Scendo verso il basso, slaccio la cintura ed intrufolo la mano oltre i boxer.
Il mio viso deve avere subito un repentino mutamento d’espressione, perchè Fabio mi guarda, sorridendomi.
Ho in mano un cazzo enorme, caldo e turgido, giù perfettamente pronto all’uso.
La situazione mi eccita tremendamente, la mia figa ricomincia a produrre copiosamente umori, che si mischiano allo sperma di Guy, ancora dentro di me.
Il ragazzo si aspetta una sega, ma avrà molto di più, penso.
Tutte le remore morali e le inibizioni cadono immediatamente, sono una puttana adesso.
Mi inginocchio davanti a lui, sbottono i pantaloni, lasciandoli cadere per terra e trovandomi a meno di 10 centimetri da quel pezzo di carne turgido e pulsante.
“Solo una sega..” intima Morfeo, accortosi del mio sguardo goloso.
Lo guardo, gli sorrido e con un rapido movimento ho già in bocca il cazzo del cameriere.
Gemono entrambi, uno di piacere, l’altro di stizza. Comincio a sbocchinarlo, come meglio so fare, continuando a fissare Morfeo, che mi guarda, con sguardo arrabbiato, fermando per un attimo di masturbarsi.
Forse non gradisce, penso.. e stò per ritrarmi anch’io, quando egli riprende, con più interesse di prima. Faccio lo stesso anch’io, riprendendo a succhiare e stimolare con la lingua il gigantesco membro che adesso occupa la mia bocca. Con la mano il timido cameriere mi impone il ritmo, sempre più rapido.
Sento avvicinarsi pericolosamente il suo orgasmo. Veloce, mi ritraggo.
Mi guarda con aria supplichevole.
“Se vuoi che ti faccia venire, devi prima fare una cosa per me..”
Annuisce, senza alcun tentennamento.
Mi volto, camminando verso Morfeo, comodamente seduto su una poltrona poco distante, lo bacio.
“Adesso guarda la tua puttana!”. Il suo sguardo è compiaciuto.
Mi dirigo verso il letto, mi sdraio, aprendo oscenamente le gambe.
“Vieni qui, leccami, raccogli la sua sborra dalla mia figa e passamela in bocca!”
Non se lo lascia ripetere due volte. Si fionda sulla mia passerina, leccandola con tanta passione che sembra quasi voglia mangiarla.
La sua lingua scorre lungo le grandi labbra, tormentando più volte il clitoride, che mordicchia piacevolmente.
Poi, esegue i miei ordini.
Alza il bacino, quanto basta per portarlo comodamente alla sua bocca, serra le sue labbra intorno alla mia figa, ed aspira, violentemente.
Ho un sussulto, se il mio utero non fosse già stato sconvolto da numerosi e potentissimi orgasmi, sarei già in preda al piacere più intenso. Ripete l’operazione un paio di volte, poi, velocemente, si sposta sul mio viso, e, fermandosi a 10 centimetri dalla mia bocca, lascia colare sul di me un liquido vischioso, fatto di saliva, umori e sperma. Schiudo le labbra, bevendolo, fino all’ultima goccia.
Lo ingoio, sentendone l’eccitante sapore. Mi volto verso Morfeo, che ha accelerato la sua sega, e come una gattina, mi lecco soddisfatta le labbra, facendogli l’occhiolino.
Sorride.
Adesso guardo Fabio, è in attesa della sua mancia.
Ma ho un’idea migliore.
“Hai un preservativo?” gli chiedo, senza troppi complimenti.
I suoi occhi si illuminano. Prontamente fruga nel portafoglio, recuperandone uno. Morfeo mi guarda, nuovamente il suo sguardo è un misto di interrogativi e rimproveri.
“Sdraiati ed indossalo”.
Esegue con rapidità, ed altrettanto velocemente mi siedo sul suo bacino, di spalle, lasciandomi penetrare. Mugolo, per quanto sono bagnata ed eccitata, le notevoli dimensioni di quel membro rendono la scopata quasi dolorosa, ma terribilmente piacevole.
Mentre lo cavalco, guardo Morfeo, seduto di fronte a me.
“Vieni qui!”.
Mi accontenta, avvicinandosi.
Continuo con la bocca il lavoro cui poco fa era intento con le mani. Lo sbocchino dolcemente, lentamente, mentre con la mano solletico i testicoli.
“Piano..” mi chiede sottovoce. Capisco che è allo stremo delle forze, e che abbiamo decisamente esagerato in questi giorni.
“”L’ultimo.. voglio berti per l’ultima volta”, gli chiedo, con occhioni supplichevoli.
Adesso le mie gambe sono ferme, il ragazzo tiene il mio bacino, alzando il suo, con movimenti rapidi e profondi. Contemporaneamente la mia lingua saetta sul glande di Morfeo, con movimenti lenti. Si sofferma sul frenulo, sul meato, e scende, di nuovo, accogliendolo tutto in bocca. Cerco di essere dolce, continuando costantemente quei calmi movimenti.
Con la mano sul capo, li segue, liberandomi il viso dai capelli, che adesso tiene legati dietro, agevolando il bocchino.
Dopo qualche minuto, tutti e tre siamo sul punto di venire. Prima, in un misto di dolore e piacere, giunge il mio orgasmo, poi anche il ragazzo, in un roco gemito, svuota la sua soddisfazione dentro l’involucro di lattice, quindi Morfeo. Afferra il capo, spingendolo violentemente contro il suo pube, consentendo al suo cazzo di sorpassare l’ugola ed arrivare alla faringe. Mi blocco, trattenendo il conato di vomito, prima si sentire gli ultimi ed esigui fiotti di seme finirmi in gola e scivolare giù.
Tossisco, ma non ne lascio cadere una goccia.

Morpheus

Sudo freddo, tremo, le mani ancora salde sulla sua testa con ciocche di capelli che spuntano tra le dita.
Gemendo mi ritraggo, stupendomi di non vedere la sua bocca grondare sangue, il mio sangue.
Questo è stato il primo orgasmo dove il dolore ha superato il piacere, il problema è che l’ha superato di molto. Segnale inequivocabile di stop ai giochi. Chiara è una futura dottora, ha capito tutto, prima e meglio di me. Nei suoi occhi complicità e comprensione, potrei impazzire per lei, non fosse che è impalata sul cazzo di quel cameriere mezzo idiota.
Piazzo le mie manone sui suoi seni, coprendoli completamente, è sorpresa ma curiosa del mio gesto. Le mie mani schiacciano le sue tette, per poi scivolare di lato finché ho i pollici sui suoi capezzoli. Li muovo piano, lei socchiude gli occhi e io infilo le mani sotto le sue ascelle, la sollevo di peso, scaraventandola sul lato libero del letto e poi calo su di lei, fermandomi a un centimetro dalla sua faccia, le punte dei nasi si sfiorano.
-Troia.- Sibilo. Sono due giorni che la chiamo “puttana” ma è la prima volta che le do della Troia. Le sue labbra si stringono fino a diventare una linea sottile ed esangue. La sua sensibilità le ha permesso di cogliere la differenza di appellativo. L’ho deliberatamente offesa, restituendole almeno in parte la stizza di quando lei ha deciso di sua iniziativa di concedersi al cameriere coglione.
Poi la sua mano dietro la nuca e siamo di nuovo un tutt’uno di pelle, lingue, saliva e sperma che si mescolano.
Il bacio dura due secondi o due secoli. Il mondo potrebbe essere finito e noi saremmo ancora avvinghiati l’uno all’altra a respirare l’uno il fiato dell’altra.
Quando ci separiamo per un attimo lei mi dice -E la colpa di chi è?- Prima di permettermi di rituffarmi in lei e perdermi per un altra era geologica.
Alla fine però siamo costretti a smettere. Mi sollevo di qualche centimetro e sussurro -Il merito.-
Nel frattempo Fabio ha fatto finta di non esistere. Per uno sfigatello del genere scomparire dev’essere diventata un arte, infatti è riuscito ad alzarsi dal letto senza disturbarci minimamente. Ora però che non sono più concentrato su Chiara, lo noto.
-Avere un cazzo da cavallo è bastato alla mia puttana, qui, per lasciasi andare, ma tu conoscevi le tariffe e hai usufruito lo stesso.- Gli abbaio contro.
-Ma… io, cioè, lei…-
-Cioè un cazzo.- Mi sollevo, lasciando che quei quindici centimetri d’altezza e quaranta chili di differenza di peso tra noi chiariscano la situazione. -Come minimo devi far sparire i pasti dal mio conto. E portaci Sushi stasera alle otto.-
-Ma io non posso… non…-
Faccio un passo verso di lui, che si chiude l’uccello nei pantaloni e scappa a gambe levate.
-Credo non si sia nemmeno tolto il preservativo.- Dico a Chiara, che mi guarda stupefatta dal letto, scoppiamo a ridere come bimbi.
Ora è tutto chiaro. Ci stiamo consumando. Come un fuoco d’artificio, la nostra relazione procede fulminea e bellissima.
Ci siamo trovati con la foga di due sconosciuti, abbiamo sperimentato la passione di due amanti, per un breve luminoso istante, lo so, ci siamo amati, ed ora siamo complici perfetti. Mentre l’orologio corre verso l’inevitabile addio.
-E ora che si fa? manca un eternità.- Chiede, gattonando verso me.
-Ora mangiamo, poi tu devi farti una doccia, odio il sapore del lattice, specie se non l’ho indossato io.-
Sorride del mio velato proposito di mangiare la sua passera nell’immediato futuro, poi si alza e controlla il vassoio del pranzo.
Mangiamo poco e velocemente, Chiara annuncia quasi subito che va a farsi la comandata doccia.
-Fa con comodo stavolta.- Le intimo e subito recupero il mio I-Phone dai vestiti.
Mentre la doccia scroscia le mie dita scorrono rapide sul minuscolo qwerty del tastierino. Il rumore d’acqua cessa, imposto la fotocamera.
Chiara esce nuda dal bagno, senza nemmeno l’asciugamano sulla testa. Scatto.
-HEI!!!- Strilla.
-Non avrai pensato che non mi sarei procurato un souvenir, vero?-
Mette il broncio e allora le passo il palmare. Legge velocemente la prima parte di “Mia per un Weekend” poi si volta a guardarmi, gli occhi le brillano.
-Bellissimo. Sembrava di riviverlo.-
-Continualo.- le ordino.
Si sistema seduta sul bordo del letto e mentre prende confidenza col tastierino io comincio a leccarle i piedi.
Scrive a fatica, distratta da me, ma dopo qualche decina di minuti mi riconsegna il palmare.
Tocca a me leggere e lei restituisce la distrazione, passando le sue tette sulla pelle delle mie gambe, quando comincio a scrivere comincia ad usare la lingua.
Forse è per questo che questo racconto vibra, lo abbiamo scritto giocando ed è una cosa, come minimo, speciale.
Lei legge, io bacio il suo interno coscia. Lei scrive, la mia testa tra le sue gambe, la mia lingua nella sua fica.
Io leggo, lei mi accarezza il petto. Io scrivo, strofina i seni su tutto il mio corpo.
Lei legge, io le mordo i capezzoli. Lei scrive, passo a mordicchiarle il clitoride mentre con indice e medio la masturbo sia davanti che dietro.
Mentre scrivo a fatica queste lettere, lei è impegnata in un lento e delicato pompino che ha il solo, vero, scopo di distrarmi, senza niente di troppo sessuale sotto. Io medito di recuperare il dildo che usavo ieri per la mia prossima sessione di distrazioni.
Non ci rendiamo conto dello scorrere del tempo e, quando passo ancora una volta il palmare a lei, e recupero il vibratore, quel babbeo di Fabio bussa con il nostro sushi.
Gli apro la porta, nudo, e lui si lascia intimidire solo un po dal fallo vibrante che brandisco. Non invitato entra, poggia il vassoio sul mobile specchio e si fionda ad ammirare Chiara concentrata nella scrittura.
-Ho… ho tolto il cibo dal vostro conto…- Chiara non lo calcola, come se non esistesse nemmeno.
Lo supero e mi volto.
-Hai fatto il tuo dovere coglione. e ora smamma, quello che stiamo facendo ora non è roba per te.-
-Ma… io… pensavo…-
-Cosa? vuoi un altra mancia?- Gli urlo agitando il Dildo all’altezza dei suoi occhi. -Occhio che tocca a me dartela.- Poi, mentre il poveraccio si dilegua, getto a terra il fallo di gomma, ormai inutile per i miei scopi, e trovo lo sguardo divertito di Chiara.
-Hai mai fatto la Sushigirl?- Ma conosco la risposta prima che la pronunci, i suoi occhi brillano.

Chiara

Sono nuda, straiata sul letto. Un braccio dietro la testa, l’altro lungo i fianchi.
“Ricordi un dipinto di Modigliani”, osserva Morfeo.
“Non pensavo fossi anche un’esperto d’arte” replico io, conoscendo alla perfezione quel quadro.
“Adesso però, vorrei creare una variazione sul tema, e non penso che Amedeo avrà nulla in contrario”, continua, cominciando a posizionare il sushi sul mio pancino, e poi più su, in bilico sulla curva dei miei seni.
“Si, decisamente un’opera d’arte! Oserei dire che è anche meglio dell’originale!” commenta infine.
Sorrido, con attenzione, attenta a non far cadere il sushi da “tavola”.
Quindi, siede di fianco a me, e comincia a consumare il bizzarro pasto, provando, maldestramente, ad usare le bacchette.
“Guy, lascia pardere, usa le mani.. ”
“Agli ordini, governatore!” risponde, portando un pezzettino di pesce alla mia bocca. Lo guardo, mentre oltrepassa le labbra, accenno un sorriso uando queste si richiudono, volutamente, intorno alle sue dita.
Non sono mai stata una grande amante del sushi, questo però, risulta particolarmente buono.
Ceniamo, con calma, godendo dei sapori della cucina orientale. Mi lascio imboccare da Morfeo, ed in cambio, gli offro un originale piano d’appoggio.
Terminato, con la lingua raccoglie i pezzettini di pesce rimasti sull’improvvisato tavolo, pulendo, con particolare cura, quelli residuati intorno ai capezzoli e sul basso ventre.
Sarebbe d’uopo una doccia.
“Guy, se non vuoi chiamarmi Ariel nelle prossime ore, sarebbe meglio se andassi a lavarmi”
Ride “Non vuoi essere la mia sirenetta?”
“Alla deriva dei mari deserti, facevo del mio meglio per sorridere, finchè i tuoi occhi sorridenti e le tue dita non mi hanno condotto alla tua isola. E tu cantavi: naviga verso di me, lascia che ti stringa tra le mie braccia, sono qui, aspettando di possederti” diceva Tim Buckley, mio caro. Le sirene sono esseri cattivi, con le loro voci rubano il cuore degli uomini, e con essa, il loro senno!” replico io, seria “Quindi, meglio una doccia!”, continuo, questa volta ridendo, e mi dirigo verso il bagno,
Mi godo di nuovo lo scroscio d’acqua caldo sul corpo, provando a rilassarmi. Ma purtroppo un pò di tristezza si è insunuata in me. “Tra qualche ora dovremo dirci addio”, sospiro.
“Posso tenerti compagnia?” chiede Morfeo, oltre il vetro della doccia.
“Molto volentieri Threepwood, mi manca giusto qualcuno che mi lavi la schiena”.
Esegue alla perfezione il suo compito, insaponando le spalle e scendendo verso il culetto, in un piacevolissimo massaggio. Poi, le sue mani cominciano a scorrere sui glutei, lasciando le sue dita percorrano il solco anale, proseguendo verso la figa. Mi penetra con due dita, mugolo, appoggiando le mie spalle al suo petto.
Adesso si spostano, davanti. Con una mano comincia a solleticare il clitoride, con l’altra pizzica i capezzoli.
“Qui sei ancora sporca, lascia che ti pulisca io per bene” commenta.
Lo lascio fare, godendomi l’acqua calda, la sua presenza dietro di me, e le sue mani, che ispezionano, pardon, puliscono ogni anfratto della mia passerina. Con una tale maestria che, se non fossi esausta, mi avrebbe già condotto all’orgasmo in brevissimo tempo.
Ma entrambi sappiamo che a parte un piacevole massaggio erotico, non potrà essere nient’altro. Ci siamo spompati all’inverosimile in questi giorni.
Dal canto mio, porto le mie mani dietro la schiena, cercando il suo membro che, finalmente, dopo quasi 48 ore, sento a riposo.
“Sei anche tu un essere umano, allora” rido, mi giro, alzandomi sulle punte per baciarlo.
Lo guardo negli occhi, gli sorrido, e rapidamente esco dalla doccia, afferrando un asciugamano, ed uscendo dal bagno.
Dopo una sommaria asciugatura, ci sdraiamo entrambi sul letto.
Morfeo recupera l’I-phone “Lo continuiamo?”
Gli sorrido “Molto volentieri”.
In questo momento il mio capo è appoggiato al suo petto, mentre mi osserva comporre queste righe e mi carezza i capelli.
Sono le quattro del mattino, tra due ore dovrà essere in aereoporto. Spengo l’I-phone, decisa a godermi questi ultimi momenti.
Mi sdraio su di lui, il mio viso accanto al suo. Come una gattina comincio a giocare col suo orecchio, mordo il lobo, lo solletico con rapidi guizzi di lingua. Quindi, la mia bocca è di nuovo sulla sua, baciandolo, con tutto il trasporto di cui sono capace, e la mia mano scende, ricominciando a giocare con lo stanco membro, incerta se avrò mai l’ultima chance. Morfeo mi abbraccia, carezza la schiena, passa le sue dita tra i miei capelli.
Poi, contro ogni mia aspettativa, comincia a reagire, sentendo il suo cazzo riprendere la dimensione e consistenza di qualche ora prima.
Confesso di essere decisamente stupita! Dopo 48ore di continue scopate, decine di orgasmi.. nonostante l’effetto del farmaco sia finito, è di nuovo nelle mie mani, caldo e pulsante come prima, anzi… forse più di prima.
“Mi dai il permesso di godermi il tuo giocattolino per l’ultima volta?” chiedo, con occhioni supplichevoli.
“Il mio giocattolino non chiede altro, tesoro”.
A quelle parole, svelta mi siedo su di lui, lasciando che il suo cazzo mi penetri.
Mugoliamo entrambi, nonostante le orette di riposo, siamo ancora provati. Comincio una lentissima cavalcata, alternando movimenti ondulatori a dolci su e giù lungo il suo membro.
Morfeo tiene le mani sulle mie cosce, e mi guarda, mentre sono impegnata nell’ultima scopata. Più volte sono sul punto di venire, ma in quel momento mi trattengo, procrastinando quanto posso il mio orgasmo, godendomi il suo cazzo fino alla fine. A poco a poco il movimento del bacino accelera. Sposto il busto in avanti, quanto basta per poterlo baciare. La mia lingua cerca la sua, la trova, ci gioca, ora dolcemente, ora velocemente.
“Vieni, vieni con me” gli dico, sentendolo dentro di me, pulsare inequivocabilmente.
Afferra il mio viso, lo preme contro il suo. Le nostre labbra sono incollate. E veniamo, insieme, in un lungo e roco gemito.
Restiamo qualche minuto in questa posizione, la mia fronte appoggiata alle sue spalle. Poi mi alzo, sedendomi accanto a lui. “Su, Guy, si è fatto tardi, è ora di vestirci!” commento.
Non ho la forza di guardarlo.
“Mh-mh” lo sento rispondere.
Ci vestiamo, recuperiamo le nostre, terminiamo il checkout in hotel, senza che alcuno dei due proferisca parola.
“Quando pubblichiamo la storia?” chiedo io, rompendo l’imbarazzante silenzio, una volta fuori.
“Appena torno, ti mando una copia via email” risponde.
Altro silenzio…
“E’ stato bello conoscerti” continua Morfeo.
“Anche per me, Guy! Addio.” rispondo, cercando di dissumulare la mia tristezza.
“Addio, governatore!”.
Ci sorridiamo, ed ognuno prosegue per la sua strada.

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