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Racconti Erotici Etero

un paio di tette nella mia memoria – betty

By 21 Settembre 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Betty era una ragazza particolare. Si sarebbe potuta definire paffutella, con il visino tondo evidenziato dal capello nero nero portato corto, con un taglio a scodella. Gli occhi erano vispi, leggermente a mandorla. Era la classica universitaria di vent’anni un po’ artista, un po’ ribelle che non faceva nulla per apparire. Si vestiva spesso con jeans neri sovrastati da scamiciati informi. Non era molto alta ma di certo una scarpa con il tacco era offlimits nel suo guardaroba.

Tirando le somme non era certo bella e nemmeno femminile, ma sembrava che il suo “essere donna” fosse concentrato in un unico particolare: aveva un seno enorme! due tette gigantesche! un davanzale che più che un davanzale era proprio una terrazza.
A distanza di tempo riesco a capire che fosse in imbarazzo per tutta quella roba che si trovava sul davanti, e il suo vestiario, la sua scarsa appariscenza ne era una diretta conseguenza.

Conobbi Betty in quanto coinquilina di un mio caro amico – Alex – che studiava a Firenze. Ai tempi frequentavo anche io l’università a Milano e nel fine settimana capitava sovente che andassi a trovare Alex, per passare serate e nottate di bagordi, tra i vicoli del centro, tra fiumi di vino e canne. A queste serate, ogni tanto, non sempre, partecipava anche Betty. Era una ragazzina molto simpatica, anche interessante, studiava architettura. Insomma si parlava e si scherzava, a quell’età fare amicizia era molto facile, ed era ancora più facile fare amicizia con una ragazza con cui non volevi fare sesso, anche se a vent’anni si sa, si vuol far sesso sempre e con chiunque.
Ricordo un weekend in cui casa di Alex era particolarmente affollata, capitava non fossi il solo a raggiungerlo a firenze, ma quel week end eravamo proprio in tanti, tant’&egrave che ci fu chi dormì nel saccoapelo in corridoio. Betty aveva concesso la sua camera con il letto a una piazza e mezzo a una coppia di amici che arrivava da Padova, e aveva aperto il divano letto del salottino condividendolo con un’amica – lesbica – di Napoli. Non vorrei deludervi ma non ci fu nessuna ( o meglio io non ne venni mai a conoscenza) scena saffica tra le due.

La serata era iniziata con una cena in casa a base di pasta al ragù e vino rosso, era proseguita per strada, con le bottiglie di vino in mano tra urla e risate, passavamo da un bar all’altro, tutti frequentati da universitari di ogni parte d’Italia e d’Europa. Una chiacchiera tira l’altra, una canna tira l’altra, si fecero le quattro e rientrammo: chi ubriaco, chi strafatto, chi più lucido nell’appartamento di Alex. Io mi infilai nel mio sacco a pelo e mi addormentai mentre attorno a me c’era ancora movimento e prese di posizione tra letti, materassini e divani.
Mi svegliai che erano passate circa tre ore, la casa era silenziosa e buia ma dalle imposte iniziava a filtrare la luce del mattino. Andai in bagno e feci una pisciata chilometrica, tornai verso il mio saccoapelo passando davanti la porta del salottino che era aperta. Vidi Betty e Daniela (la napoletana lesbica) che dormivano profondamente, Betty mi dava le spalle. Notai che affianco a lei lo spazio era sicuramente sufficiente per ospitare una terza persona, non ci pensai su due volte e piuttosto che tornare a dormire per terra, mi sdraia affianco alle due ragazze.
Ripresi sonno quasi subito ma dopo poco tempo mi sentii strattonare per un braccio. Betty mi aveva preso una mano incoraggiandomi ad abbracciarla a cucchiaio, mi misi su un fianco e continuai a dormire mentre il mio cazzo in evidente stato di alzabandiera mattutino, si adagiò sul sedere di Betty, contenuto in un classico pantalone da pigiama. Mi resi conto in quel momento che Betty non aveva per niente un culo grosso come mi ero immaginato, ma un culetto certo paffutello come le sue guance ma di sicuro invitante e ben fatto. Nel dormiveglia ci furono continui sfregamenti. erano ormai le otto e mezza del mattino, la luce del giorno aveva preso possesso quasi completamente del salottino, del resto quando rientrammo così sfatti nessuno si era preso la briga di chiudere le imposte.

Inevitabilmente e a malincuore iniziammo a svegliarci. Betty, a cui la posizione a cucchiaio evidentemente piaceva, iniziò a strusciarsi insistentemente, era tutto però fatto quasi per gioco, io con la mano le solleticavo il fianco e lei sobbalzava ridendo. Insomma ci svegliammo a vicenda lottando scherzosamente. Era inevitabile che nel muovere le mani per trovare i punti più idonei per farle il solletico entravo in contatto con il suo generosissimo seno. Ero stupito non tanto dalla grandezza, quella avevo già avuto modo di apprezzarla in altre circostanze, nonostante il suo vestiario sempre molto informe e coprente, quei due meloni non passavano certo inosservati, quanto per la durezza. Erano veramente due tette sodissime, sicuramente le più grandi e le più sode che avessi mai avuto modo di toccare. Nel tentativo (o era forse tutto studiato?) di evitare il mio solletichio, Betty mi montò sopra cercando di trattenermi le mani. Ora il mio cazzo, e di conseguenza la mia erezione, era proprio schiacciato dalla sua vagina, sebbene ci fosse ancora parecchi strati di tessuto tra di noi. Lei non dimostrava il benché minimo imbarazzo, era anzi divertiva e continuava a provocare quel gioco di lotta.
Anche daniela, non poteva essere altrimenti, era ormai sveglia ed era girata verso di noi, continuava a fingere di dormire o almeno di provarci, cercava anche di protestare ma si vedeva che non era sincera ma divertita anche lei dalla situazione.
La vidi diverse volte sbirciare il petto di betty, soprattutto quando si trovava in posizione eretta sopra di me. Betty indossava un pigiama di cotone e le sue tette disegnavano una rotondità perfetta e può sembrare una frase fatta, ma non lo &egrave, sfidavano la gravità. La mie erezione era implacabile. La casa iniziò ad animarsi, un paio di amici avrebbero dovuto prendere un treno verso le dieci, quindi Betty chiamata a raccolta da Alex, si unì a lui per cercare, da buona padrona di casa, di preparare una parvenza di colazione a quell’ammasso di giovinastri perditempo quali eravamo.
Il gioco quindi si concluse, devo dire che in quel momento non avevo nemmeno immaginato potesse succedere altro, qualcosa di più serio. Fu Daniela che quando mi girai verso di lei, guardandomi negli occhi mi disse: “se te la scopavi mi facevo un ditalino qui a fianco a voi”. Il mio cazzo ebbe un sussulto. ma sarebbe potuto succedere davvero?. Dissimulai il mio stupore e i miei dubbi con una risata, prendendo la frase di Daniela come una battuta.

Il weekend finì. io tornai a Milano, vivevo ancora con i miei genitori appena fuori la grande città. Non pensai più a quell’episodio, come ho già avuto modo di dire non ero attratto da betty, era solo una ragazza simpatica con cui passare delle serate in compagnia.
Forse non ci crederete ma non pensai a quell’episodio nemmeno quando dopo qualche mesi Alex mi chiamò, era un venerdì mattina, per chiedermi se potevo ospitare quella stessa sera betty a dormire a casa mia. Sarebbe arrivata nel tardo pomeriggio e il giorno dopo aveva un convegno di architettura presso il politecnico. ovviamente non c’era alcun tipo di problema ad ospitarla.
Arrivò, ci mangiammo una pizza fuori insieme mia sorella e al suo ragazzo e poi andammo al cinema. Fu una serata assolutamente normale, tranquilla, piacevole, lontana dai bagordi a cui eravamo abituati. Alla fine visto lo scarso preavviso non riuscimmo a prepararle la stanza degli ospiti e quindi dormì in camera mia. Avevo un letto a cassetto che si sfilava da sotto. Mi sembrò quasi di essere tornato bambino, quando io e mia sorella dividevamo la stanza, si andava a letto si spegneva la luce e si dormiva. E così andò anche con Betty.

La mattina mi svegliai bello riposato, mi girai aprii gli occhi e betty era lì, con gli occhi aperti, che mi guardava “buongiorno” mi disse sorridendo.”‘girn” risposi, la mattina le mie risposte erano sempre bofonchiate e le vocali non ne volevano sapere di venir fuori. eravamo lì, sdraiti sul fianco, ognuno nel proprio letto a mezzo metro di distanza luno dall’altra. Mi sforzai di avere un minimo di discussione civile. Dopo qualche minuto feci per alzarmi dicendole che avrei preparato la colazione, mi misi in piedi tra i due letti, come sempre avevo dormito solo in mutande e maglietta. Avevo i boxer attillati e siccome mi ero appena svegliato il mio cazzo era più sveglio di me, come sempre.
Fu veramente un attimo, e avvenne tutto in maniera naturale e spontanea, mentre ancora chiedevo cosa voleva per colazione, lei mise una mano sulle mutande attratta dal mio alzabandiera, e iniziò a carezzarmi l’asta. Mi bloccai e le lasciai fare, intanto la fissavo passando dal suo sorriso assorto alle rotondità delle sue tette che premevano sul pigiama. vide il mio interesse per sil suo seno e si sdraiò agevolando le mie intenzioni.
Non persi tempo e allungai le mani verso quelle tettone. Inizia a pastrugnarle, mi stupii ancora una volta dalla sodezza, dal fatto che pur essendo sdraiata in quel modo non si fossero ridotte, come un budino sfatto fuori dal frigo, dovevo vederle. Alzai la maglietta del pigiama, trovai dei capezzoli ritti reattivi, di un rosa intenso, le palpeggiai in lungo e in largo, sembravo un panificatore. intanto lei, con la mano, si era fatta strada abbassandomi l’elastico delle mutande e iniziando a segarmi in modo lento e partecipato. Il contatto delle mie mani sul suo seno nudo la fece sospirare. “ti piacciono?” mi chiese mentre impastavo “certo” risposi immediatamente. Si tolse la maglietta, strinse le braccia evidenziando ancora di più il solco del seno, infilai il cazzo. Era una sensazione divina, una pelle morbidissima ma allo stesso tempo una fermezza che dava brividi lungo l’asta. Era la prima volta che mi facevano una spagnola così bene, altre volte con altre ragazze si era provato ma non avevo quel “materiale” a disposizione e i tentativi fallirono. Ora stavo godendo inaspettatamente di quelle fantastiche tette. betty mi guardava con quella sua faccia da furbetta, era divertita e vogliosa. Mi sporsi all’indietro infilando la mano, senza troppi giri di parolo, al di sotto sia del pigiama che dei suoi slip. Trovai un boschetto incolto che carezzai per qualche secondo, infine arrivai alla sua patatina, già umida e dischiusa. Era eccitata da morire e mentre infilai l’indice la vidi chiudere gli occhi e perdersi nelle sensazioni che le mie mani, senza troppo sforzo, le regalavano. penetrai due dita nella fighetta, cercando di affondare il più possibile. Avevo imparato il trucco di inarcare le dita per far godere fortemente le ragazze. Lo riproposi su Betty e sortì gli effetti sperati. “Ahhh..devo già venire” mi disse “anche io non sono lontano”.
Effettivamente avevo il cazzo che stantuffava in quei due enormi meloni, la cappella era lucida e violacea, presto avrei eruttato, ma cercai di aspettare il suo orgasmo. Fortunatamente non tardò ad arrivare e vedendola godere trattenendo le urla, mi diede la spinta necessaria. fermai il cazzo e lo vidi spruzzare 2, 3 volte sul petto fino al collo di Betty, poi me lo presi in mano e segandolo eiaculai altra sborra prima sulla tetta destra e poi sulla sinistra. Mi sedetti sul letto “vado a prenderti in fazzoletto per pulirti?”. Lei sorrise e si portò un po’ di sborra alla bocca con un dito “si grazie, questa &egrave buona ma un po’ salata, per colazione preferisco il dolce”.
Dopo un’ora l’accompagnai alla stazione e la vidi partire per andare al Politecnico. Ci sentimmo un paio di volte nei mesi a seguire e mai riparlammo dell’episodio, ma non ci vedemmo più. Però per sempre, impressa nella memoria, rimase il ricordo di quella splendida spagnola.

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