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Racconti Erotici Etero

Una cena particolare…

By 29 Gennaio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Non mi sembra vero, un mese che stiamo insieme. Questa è una serata speciale, andiamo a festeggiare in un ristorante di lusso.
Nel prepararmi, sento crescere l’eccitazione. Ho scelto un abbigliamento ricercato, degno del locale in cui hai prenotato. Dopo una doccia, infilo le mie mutandine di pizzo nero. Mi cospargo il corpo di crema profumata, insistendo sui piedi; passo le mani sulle piante lisce, facendo una lieve pressione con le dita, li accarezzo lentamente e coccolo le dita una ad una. Dal cassetto prendo un paio di calze velate, quelle che ti fanno impazzire, le autoreggenti col bordo di pizzo. Le indosso con cura, facendole aderire perfettamente alla gamba. Indosso poi una camicetta bianca, senza nulla sotto. Una gonna nera al ginocchio ed un paio di decolté ai piedi, con un tacco pazzesco, che risaltano le caviglie sottili. Sono sicura che ti piacerò vestita così, un look ricercato e sexy.
Sei puntualissimo. Probabilmente sei eccitato quanto lo sono io ed ansioso di festeggiare. Infilo il cappottino nero, afferro la borsa e scendo. Mi accogli con un sorriso. Ci scambiamo un bacio. Poi metti in moto e partiamo. Il locale è piuttosto fuori mano, ed abbiamo tempo per parlare un po’. Mentre guidi, tieni la mano fra le mie cosce e con le dita massaggi il bordo delle calze.
‘ Se continui ancora a massaggiarmi la gamba in questo modo, ti chiederò presto dell’altro”
‘ Questa sera voglio farti impazzire di voglia, tesoro, quindi rassegnati!’
‘ Chissà, potrebbe essere l’opposto”
Ti dico io, con un lampo di sfida negli occhi.
Continui a guidare e per un po’ non ci scambiamo una parola. La musica dell’autoradio accompagna i nostri pensieri. Dopo qualche minuto mi fai una richiesta particolare.
‘ Sfilati le mutandine e dammele!’
Rimango esterrefatta, ma la cosa mi eccita e ti obbedisco. Mi alzo la gonna e mi sfilo gli slip con sensualità, gettandoteli in mezzo alle gambe. Tu li prendi in mano e ti li porti al naso, inspirando forte.
‘Sei un porco”
Ti dico, con un sorriso.
‘Il tuo odore di femmina deve accompagnarmi per tutta la serata!’
Ti infili le mie mutandine in tasca, poi appoggi nuovamente la mano sulle mie gambe. Ora hai libero accesso alla mia femminilità. Cominci a massaggiarmi la carne con foga, le tue unghie mi graffiano la pelle nuda, mentre io ansimo eccitata.
‘Voglio sentirti bagnata.’
‘Oh, ti assicuro che lo sono, assolutamente”
Sali con la mano a verificare, infili un dito nella mia fregna e ti imbratti dei miei umori.
‘Fantastica!’
Ti porti il dito alla bocca e lo assaggi. Io ti metto la mano sul pacco e comincio a massaggiarti con foga. Lo sento indurirsi sotto la stoffa dei pantaloni.
‘Ok, meglio fermarsi qui, sennò chi ci arriva a cena”
Sorrido e mi ricompongo.
Arrivati. Il locale è strepitoso, all’altezza delle aspettative. Il cameriere ci fa accomodare ad un tavolo piuttosto centrale. Scegliamo il menu e tu ordini anche per me. Mentre aspettiamo, decido di rovesciare i ruoli e giocare un po’ con te. La tovaglia è piuttosto lunga e, sicura di essere protetta da sguardi indiscreti, sfilo le scarpe col tacco e strofino i miei piedi uno con l’altro. Sono ancora eccitata da prima e stare seduta al tavolo senza biancheria mi fa un certo effetto. Ho voglia di godere, voglia di toccarti, di sentire il tuo calore e la tua eccitazione attraverso le piante sensibili dei miei piedini. Inizio strofinando la tua gamba col collo del piede, per poi passare subito ad appoggiarti le mie belle dita sullo stinco. Risalgo fino al ginocchio agitando le dita, solleticandomi con la stoffa dei pantaloni. Adoro il contatto delle piante e delle dita con materiali diversi, adoro il solletichio che mi trasmette. Con le dita e le piante percorro le tue cosce, agitando le falangi e premendo i talloni per massaggiarti, per sentirti caldo e vero sotto la parte più sensibile ed eccitabile del mio corpo. Sollevo la gamba ed appoggio il mio piede sul tuo grembo. Tu hai un leggero sussulto, ma il tuo sguardo è eccitato ed accondiscendente.
‘Continua, tesoro, vediamo dove sei capace di arrivare!’
Sappiamo benissimo dove voglio arrivare. Non è un mistero il fatto che i miei piedini lisci ti fanno impazzire. Faccio aderire la pianta del piede al tuo pacco già gonfio, con le dita accarezzo la stoffa dei pantaloni, fino a quando finalmente decidi di slacciarti la patta e di tirare fuori l’ uccello. Allora scivolo un po’ in avanti sulla sedia ed appoggio entrambi i piedi sulle tue cosce, decisa a farti un massaggio molto particolare ed approfondito. Mentre stringo il tuo cazzo fra le piante dei piedi, ti guardo negli occhi con un fare da troietta compiaciuta. Tu mi osservi con gli occhi velati di eccitazione. Con una mano scendi sotto il tavolo e mi accarezzi voluttuosamente i piedi. Ti leggo in volto la voglia di venire e non interrompo il massaggio.
‘Ti fa impazzire la sega che ti sto facendo, lo so”
‘La mia bellissima porca’lo sai benissimo’adoro i tuoi piedini, ho voglia di leccarteli, succhiarteli, imbrattarteli di saliva e di sborra’dai, non fermarti”
Non ho alcuna intenzione di fermarmi, penso, il gioco mi eccita da matti. Il tuo uccello è talmente duro che pare saltarti via. Lo strofino con i piedi, su e giù, mentre con le dita impertinenti ti stuzzico la cappella ed i coglioni. Tu mi afferri i piedi e te li stringi sul cazzo, muovendomeli su e giù. Ti sento ansimare sommessamente, stai facendo un grande sforzo per soffocare l’eccitazione. Su e giù, velocemente, spasmodicamente, ancora, ancora, non ce la fai più ed il tuo orgasmo scoppia copioso in mezzo ai miei piedi. Mi imbratti le calze e le piante dei piedi di sborra calda, che accolgo eccitata e vorace. Sfrego i piedini tra di loro e sul tuo uccello per sentire meglio la sborra che aderisce alla mia pelle. Non vedo l’ora di rimettermi le scarpe ed averla su di me per tutta la sera. Il tuo sperma diventa subito appiccicoso e freddo a contatto dei miei piedi infuocati. Sono soddisfatta del tuo orgasmo improvviso. Tasto il pavimento per infilarmi le scarpe, le cerco con aria interrogativa sotto il tavolo, ma non le trovo. Mi strofino i piedi uno con l’altro, sono colta dall’imbarazzo.
Tu mi sorridi sadico.
‘Tira fuori le mie scarpe, dai, non scherzare”
‘Le tue scarpe sono mie prigioniere!’
Si avvicina il cameriere al nostro tavolo e mi dice che sono desiderata al telefono.
No, non è possibile!
‘Ti prego, ridammi le scarpe, devo andare a rispondere.’
Sono disorientata. Non capisco il perché del tuo comportamento.
‘Dolcezza, le scarpe le tengo io. Vai a rispondere scalza, mi eccita vederti camminare scalza.’
Non posso crederci. Quel gioco è troppo per me. Comincio a balbettare per il nervoso e per l’imbarazzo.
‘T-ti preg-go. Ri-dam-m-me-me-le”
‘Alzati, ora, va’ a rispondere, voglio vedere i tuoi sinuosi piedini muoversi scalzi e lasciare le impronte di sperma sul pavimento. Vai, il gioco continua”
‘N-non p-puo-i chie-de-r-mi questo, n-n-no”
‘VAI, ho detto!’
Il tuo tono non ammette repliche, so che sarebbe inutile obbiettare, tu non cederesti e non vorresti ascoltare ragioni.
Con un imbarazzo mai provato prima, mi alzo titubante, avverto l’interno delle cosce fradicio per il sudore e l’inguine teso per la tensione e la precedente eccitazione. Il tuo sguardo impietoso mi paralizza per un istante. Muovo il primo passo, per spostarmi dal tavolo. Le piante appiccicose ed umide dei miei piedini lasciano una serie di impronte nitide e ben visibili sul pavimento di marmo gelato. Ho gli sguardi di tutti i presenti addosso, lo sperma rinsecchito lascia sulle mie calze un alone bianco, mentre un filo smagliato sale lungo tutto il tessuto. Sento i tuoi occhi addosso a me, sui miei piedini ben distesi e nudi su quel pavimento scuro. Non ho scampo, la vergogna è tale che vorrei sparire all’istante. Sono a disagio, tremendamente umiliata dagli sguardi dei presenti e da te, mentre mi dirigo a rispondere a quella dannata telefonata.

Finalmente raggiungo il telefono, in una saletta appartata e tranquilla.
‘ Pronto?…’
Chiedo ancora scossa.
‘Ah mamma, sei tu?…’
Mia madre mi parla all’altro capo del filo, mentre io guardo i miei piedi e le calze smagliate e macchiate di sborra. Ho le spalle al muro e scaricando il peso sui talloni, muovo nervosamente le dita dei piedi. Non mi sono accorta che tu hai aperto piano la porta e mi osservi.
Ho un sussulto quando ti vido accanto a me, nella penombra. Mia madre continua a parlare, mentre io non l’ascolto nemmeno, rapita dal tuo sguardo peccaminso. Mi domando preoccupata ed eccitata che cosa hai in mente.
Ti inginocchi davanti a me e con la mano cominci a massaggiarmi il piede, che diventa immediatamente caldo sotto il tocco sicuro delle tue dita. Sento il sangue affluirmi al cervello, sai che quel massaggio mi avrebbe fatto rapidamente effetto.
‘Sì mamma, sì”
Con un morso laceri la calza già strappata. Ora il mio piede è completamente in balia del tuo desiderio. Mia madre continua a parlare, ed io so che avrei avuto difficoltà a risponderle con il mio piede nudo nelle tue mani. Sai esattamente come toccarmi, per eccitarmi. Già sento la passera che gronda. Mi massaggi la pianta con un dito, facendo pressione nel centro, mentre io con la mano libera dalla cornetta comincio a toccarmi. Ansimo, ma non posso farci nulla, il tuo potere è troppo grande.
‘M-mamma, d-dai , ora de-vo anda-re, Fa-Fa ‘bio mi as-petta”
Non ce la faccio più a reggere quella conversazione.
‘N-niente mam-ma, niente, n-non preoccupar-ti”
La mia voce è roca e balbetto per l’eccitazione. Tu continui imperterrito a massaggiarmi il piede, decidendo di prendere anche l’altro sul tuo grembo. E’ troppo. Mettendo una mano sul microfono della cornetta, ti supplico di smetterla. ‘Fabio, dai, così mia mamma mi becca, dai, smettila’!’
‘Piccola, voglio farti godere, sei talmente eccitata, lasciami fare, ce l’ho durissimo anche io”
‘Fabio”
Le calze sono completamente rotte, e le tue mani mi massaggiano freneticamente i piedi, il tallone, le dita, fino a risalire alle caviglie. Ansimi anche tu, visibilmente eccitato.
Mia madre è ancora all’altro capo del telefono ed io sono tentata di riattaccarglielo in faccia per godermi quegli attimi con te. Non ne posso più. Ora mi succhi le dita, una ad una, guardandomi negli occhi. Mi gira persino la testa per quanto sono eccitata.
‘Fabio, Fabio, io’oh’.’
Non riessco più a fare l’indifferente e comincio a muovere volontariamente l’alluce tra le tue labbra carnose.
‘Mam-ma, sì sì, pa-p-pà l-lo saaa, sìì!’
I miei piedini sono tuoi, puoi farne ciò che vuoi ormai. Le scosse che essi mi trasmettono sono pura adrenalina. La mano libera passa dalla mia farfallina bagnata ai tuoi capelli.
‘C-ert-o mam-ma, d-do-mani vengo l-lìì”
I miei piedi bagnati della tua saliva e del mio sudore sono su di te, solo tu sai come prendertene cura. Ti porti un piedino sul tuo cazzo duro, strofinandolo con vigore. Ti sento ansimare eccitatissimo. Continuando a muovere il mio piede su di te, saresti sicuramente venuto rapidamente. Vorrei vederti sborrare nei pantaloni abbottonati. Ma questo non è possibile. Tu decidi che il gioco può bastare.
Sottovoce mi sussurri di riagganciare il telefono. Saluto mia madre come posso, avvampando in volto.
‘Fab-io’oh Fa-a-bio’Ti rendi conto di come sono ridotta?…’
‘Perfettamente, tesoro mio!’
Il tuo sorriso è dannatamente beffardo.
‘Ora torniamo di là.’
Ti guardo incredula.
‘Fabio, sei un porco!’

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