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Racconti Erotici Etero

Una lunga amicizia

By 7 Maggio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Ho sempre pensato che per essere uno scrittore bisognasse avere la capacità di leggere le persone e le loro emozioni, in modo da poterne catturare l’essenza e poi scriverla e descriverla. Io personalmente sono sempre stato bravo in questo e quella mattina, mentre Vale mi guardava, nei suoi occhi scorgevo già quello che sarebbe successo.

Valentina era nata in un paesino sperduto della puglia ma i suoi genitori a poco più di un anno dalla sua nascita si erano trasferiti in toscana in una cittadina a qualche chilometro dal mio paese. Fu sempre molto estroversa ed anche un po’ maschiaccio. Quando la conobbi aveva quattordici anni ed era il primo giorno delle superiori. Non era molto bella, voglio dire era, ed è, il genere di ragazza che definiamo ‘carina’, ha gli occhi verdi e il volto è di quelli che hanno la forma molto arrotondata, la pelle chiarissima ed il seno, all’epoca non ancora del tutto sviluppato, ora rivela una discreta terza; ma il suo punto forte sono sempre stati i fianchi: larghi e arrotondati gli conferiscono il classico fisico a ‘pera’ che a molte donne non sta bene ma che invece a lei dona qualcosa di piacevole. Quel giorno notai che mi guardava e poco dopo si avvicinò a me:

-ciao mi chiamo Valentina-
-Piacere Matteo ma tutti mi hanno sempre chiamato Matt perché dicevano che faceva più figo un nome inglese-
-wow non ti ho chiesto la storia della tua vita- disse sorridendo
-ahahah scusami ma sono un po’ nervoso sai com’è primo giorno-

Bastò questo a farci legare. Scoprimmo che eravamo gli unici a condividere gli stessi interessi nella classe e per questo diventammo subito ottimi amici. In verità, col senno di poi, sono in grado di affermare con certezza che le piacevo, ma al tempo non ero ancora quello di oggi ed ero troppo preso da una cotta per un’altra amica per accorgermene. Al secondo anno di superiori Vale si fidanzò con il suo attuale marito che viveva nel paese in cui era nata e in cui tornava ogni estate. A me non dispiacque molto visto che anch’io ero fidanzato. Al terzo però qualcosa era cambiato, le cose con la mia fidanzata non andavano bene e di comune accordo ci lasciammo ed io iniziai ad innamorarmi di Valentina. Lei invece stava molto bene con il suo ragazzo, nonostante fosse una relazione a distanza, ed io continuai a farle la corte senza successo fino al quarto anno, quando poi mi stufai e mi iniziai a dedicare, più che altro per evadere dal mal d’amore, a quello che oggi è il mio lavoro: scrivere.
Al quinto anno, quando il mio amore per lei era sbollito, tornammo ottimi amici, lei tornò a dirmi ogni cosa e, seduti sulla panchina della fermata aspettando il bus, ci raccontavamo tutti i nostri sogni da maturandi. Scoprii, in uno di questi colloqui, che con il suo ragazzo ora non andava bene, continui separamenti e litigi minavano il loro rapporto. Io senza alcuna malizia le consigliavo di lasciarlo perché se ogni volta che si lasciavano lei le tornava fra le braccia allora significava che lui poteva fare tutto quello che voleva, visto che non correva il rischio di perderla e che, a furia di andare avanti così, ci si sarebbero anche sposati’
Finimmo il quinto e fummo dichiarati entrambi maturi abbastanza per l’università, io andai a Roma e seguii gli studi di lettere, lei invece scelse Milano e gli studi di medicina. Ci continuavamo a sentire i primi anni poi a causa del mio lavoro le telefonate divennero più rade, tuttavia non si fermarono mai del tutto. Il suo ragazzo, che prima ho omesso di dire che non ho mai sopportato e che solo il suo nome ‘Tommaso’ bastava a farmi venire violenti attacchi di diarrea, poco tempo dopo si trasferì su a Milano e qualche anno dopo si sposarono. Avevo avuto ragione’

Sei anni dopo ero nell’aeroporto di Milano ed il mio volo era stato cancellato. Ero appena tornato dall’India dove ero stato per prendere informazioni, dato che una parte del mio nuovo romanzo si ambientava proprio lì, Vale e suo marito qualche anno prima avevano avuto un adorabile bambino, Mattia, che mi chiamava amorevolmente ‘zio’, e siccome non mi andava di passare la notte in aeroporto ne di spendere soldi per un hotel, chiamai Vale per chiederle se aveva un posto per me quella notte:

– Ehi Vale sono Matteo come và?
– Ehi Matt ciao! Tutto bene tu?
– Tutto bene anche io a parte il fatto che il mio volo per Roma è stato cancellato. A questo proposito, non è che avresti un posto per questa notte?
– Ma si si tranquillo! Ti vengo a prendere, fra una mezzora sono lì. Vieni a cena da noi vero?
– Beh ogni lasciata è persa, per me va bene! Ti aspetto allora. Ciao a tra poco.

Aspettai un po’ e poi la vidi. Era in macchina e stava parcheggiando, la salutai, caricai la valigia nel porta bagagli e salii in macchina. Indossava una felpa viola e si era tagliata i capelli in un taglio corto. In quegli anni non ci eravamo visti molto eppure rimaneva sempre molto carina e la gravidanza non le aveva tolto assolutamente nulla. Mi salutò con un bacio sulla guancia ed un affettuoso abbraccio e poi partimmo verso casa sua. Durante il viaggio parlammo di quello che avevamo fatto rispettivamente in quegli anni, visto che era dal terzo compleanno di Mattia che non ci vedevamo, nonostante qualche rarissima telefonata, e scoprii che con il marito continuava a non andare molto bene’

– Vale ma io te l’avevo detto che avresti dovuto lasciarlo, anni fa.
– Lo so lo so, ma ormai’ e poi con Mattia di mezzo ora come ora lasciarlo è impensabile, forse fra qualche anno’
– Si come no, l’ultima volta che hai detto così te lo sei sposato! Risposi beffardo.

E scoppiamo entrambi a ridere.

Arrivammo al loro condominio ed entrai preceduto da valentina nel loro appartamento. Non era molto grande. La porta si apriva direttamente sul soggiorno arredato con un tavolo al centro, un mobile ad ante su cui poggiava il televisore acceso e sulla sinistra, rispetto all’entrata, la cucina. In basso alla mia destra c’era un divano blu che poi dava sulla porta del bagno e davanti a me vi erano altre due porte, che erano rispettivamente la cameretta di Mattia e la camera da letto matrimoniale.
Tommaso, che stava cucinando, mi salutò con uno sguardo poco amichevole mentre Mattia corse ad abbracciarmi. Gli diedi un regalo, una pista per le macchinine che avevo comprato poco prima in aereo porto, e lui ne fu entusiasta! Durante la cena raccontai loro com’era l’India e che probabilmente presto sarei partito per New York per finire finalmente il maledetto romanzo. Mattia mi chiese per l’ennesima volta che lavoro facessi:

– Io beh, io scrivo delle storie che poi vendo così che gli altri si divertano leggendole
– Ooooh capito, e che storia stai scrivendo ora?
– Diciamo che è un po’ difficile da spiegare magari quando imparerai a leggere te ne regalerò una copia eh?
– Non c’è né bisogno Matt, abbiamo tutti i tuoi romanzi. Disse Vale sorridendo.
– Già. Però io ho sempre visto lo scrivere più, più come un hobby che come un lavoro. Rispose gelidamente quell’imbecille di Tommaso che era ingegnere, ed insegnava fisica ad una classe di un industriale.
– Magari potrei ritirarmi ed iniziare ad insegnare Italiano e Storia ad una classe di brufolosi e segaioli. Risposi sfoggiando un sorriso a trentadue denti mentre Tommaso mi guardava in cagnesco e tra tutti era nato un silenzio gelido.
– Zio chi sono i segaioli? Disse quell’angelo del mio ‘nipote’
– Boscaioli. Sono boscaioli che tagliano la legna!

Valentina era in lacrime per le risate, Tommaso invece non era molto divertito, ma io non ci facevo caso e gustavo la mia vittoria contro di lui.
Dopo cena andai in camera di Mattia a giocare un po’ con lui e la nuova pista di macchine che gli avevo regalato, ma ben presto sua madre gli disse che era ora di andare a letto e Mattia, sebbene un po’ riluttante, accettò l’imposizione. Allora io mi spostai di nuovo in soggiorno, dove Tommaso guardava la televisione seduto sul divano. Mi sedetti anch’io lì e poco dopo arrivò anche Vale che si posizionò tra noi due.
Poco dopo Tommaso, forse per riluttanza verso la mia presenza, decise che era ora di andare a letto dato che l’indomani si sarebbe dovuto svegliare presto e ci lasciò soli in compagnia della tv.
Vale ora si era messa il pigiama e sbadigliava assonnata mentre si distendeva con la testa sulle mie gambe. Guardandola mi tornò alla mente quella volta che, tornando dalla gita scolastica dell’ultimo anno, fece la stessa cosa, quella volta eravamo seduti agli ultimi posti dell’autobus, quelli da cinque per capirci, e lei mi prese la mano e, nonostante fosse fidanzata, la portò fino al suo ventre, io preso dalla malizia avevo subito capito dove volesse andare a parare e di conseguenza le allargai le cosce ed iniziai ad accarezzarle il suo sesso, purtroppo quando volli andare oltre cercando di scostarle il pantalone mi fece togliere la mano, ma quello fu il giorno in cui capii che se volevo potevo farla mia. Tuttavia non riparlammo mai più di quello che era successo e con gli anni finii quasi per scordare quell’evento, ma ora tutti i ricordi riaffioravano alla mente insieme alla malizia di quei giorni.

-Ehi Vale’ Questo momento non ti ricorda quella volta sull’autobus’ Quella volta mentre tornavamo dalla gita a Napoli?
Socchiuse un poco gli occhi facendo finta di ricordare
-Ah si! è stato un bel viaggio di ritorno! Disse con aria beffarda e nel farlo mi prese la mano intrecciando le sue dita alle mie.

Rimanemmo in quella posizione per un po’ fino a quando mi accorsi che si era addormentata, allora tolsi la sua mano dalla mia e mi addormentai anch’io.
La mattina dopo mi svegliai intorno alle 9 ed in casa non c’era nessuno, trovai solo un biglietto sul tavolo che recitava:

Tommaso è a lavoro e io sono uscita per accompagnare Mattia a scuola, dovrei tornare presto così facciamo colazione insieme.

Quasi non finii di leggerlo che sentii la serratura della porta scattare. Vale entrò sorridendo con un vassoio di pasticcini in mano e disse:

-Buongiorno ho comprato questi così facciamo una bella colazione che ne dici?
-La trovo un’idea fantastica. Risposi cordialmente.

Ci avvicinammo alla cucina e iniziammo a preparare il caffè insieme, ogni tanto prendevo uno di quei pasticcini e gli lo avvicinavo alla bocca aspettando che lei lo mordesse. Poco dopo inizio a farlo anche lei. Entrambi ridevamo giocosi e ci sentivamo come un tempo, quando i problemi della vita consistevano solo nel cercare di superare la prossima verifica a pieni voti, ed eravamo felici come quando avevamo diciassette o diciotto anni. Ogni tanto approfittavo per cingerla in vita e magari darle qualche bacio innocente sulla guancia o sul collo, e seppi che non le dispiaceva perché iniziava a fare la civettuola con quell’atteggiamento, che negli anni di scuola, avevo imparato a riconoscere.
Riscaldammo anche del latte e ci facemmo due belle tazze di cappuccino, e mentre sorseggiavamo con avidità la bevanda cercai di buttare lì il discorso:

– Allora dicevamo ieri di Tommaso?
– Cosa? Disse lei curiosa
– No niente di che’ solo come vanno le cose?
– Te l’ho detto! Sai com’è no? è sempre così irascibile’ col figlio non ci sta praticamente mai! E con me poi’ litighiamo un giorno si e l’altro pure, pretende sempre di avere ragione, anche se il suo torto a volte è palese! Ed io ormai mi sono talmente stancata di litigare che quando lo facciamo gli faccio avere ragione così la smette! Solo che ultimamente si è accorto anche di questo ed ora mi risponde che ‘la ragione si da solo ai fessi!’ e continuiamo’ non lo sopporto più…
– Mi spiace vale’ però non puoi continuare così’
Le dissi, e nel frattempo le avevo cinto la vita, questo contatto inaspettatamente mi fece avere un’erezione e lei se ne accorse quasi sicuramente dato che avevo il così detto ‘pacco’ praticamente appoggiato sulla sua pancia, ma non disse nulla e fu in quel momento che la guardai negli occhi e capii tutto quello che c’era da capire. La baciai sulle labbra e lei ricambiò, così la baciai nuovamente e continuammo a baciarci anche mentre ci dirigevamo, un po’ maldestri, verso la camera da letto e poi sul letto stesso.
Iniziai a spogliarla, piano, come se stessi scoprendo un tesoro nascosto, e mi gustai ogni singolo attimo. Era distesa a pancia in su, sorridente e le sbottonavo la camicetta, ad ogni bottone le davo un bacio sul punto del corpo corrispondente, prima sullo sterno, dopo un poco più in basso dove si uniscono le costole, poi un po’ più su dell’ombelico ed infine arrivai quasi al monte di venere, ma non era ancora giunto quel momento, prima l’avrei fatta aspettare un po’. Così slacciai il reggiseno che liberò la terza e due areole non troppo scure ma abbastanza grandi e due capezzoli più che ritti. Iniziai a baciarle il seno e quando sentii che iniziava ad ansimare mi fermai ed incominciai a slacciarle il pantalone che tolsi con poca difficoltà. Ora era in mutande, indossava un perizoma fucsia con un ricamo attorno agli elastici che lo reggevano e, molto lentamente, sfilai anche quello.
Nuda era bellissima, il suo sesso completamente depilato, si schiuse come un fiore, le grandi labbra molto pronunciate si aprirono lasciando scoperte le piccole labbra appena accennate ed un clitoride abbastanza sporgente. Preso da una voglia irresistibile iniziai a baciarle le cosce avvicinandomi ad ogni bacio, in un tempo infinito, al suo sesso e infine la baciai proprio lì. Iniziai poi a percorre in giù e in su la linea dello spacco, succhiai il suo clitoride e continuai a leccarla a fondo.

– Aaaah dio mio, è fantast.. aaah’ stico. Aaah se ti provi a fermar… aah ti uccido!

Non me lo feci ripetere due volte, così rincarai la dose e cercai di farla venire nell’orgasmo migliore della sua vita! Ora aveva iniziato a muovere il bacino in su e in giù cercando di assecondare i movimenti della mia lingua e non riusciva a smettere ansimare, mi afferrò la nuca spingendomi la testa più forte contro il suo clitoride, strinse le gambe attorno al mio capo e’

– Aaaaaaaaaaaaaaah.

Un gemito liberatore.
Mi liberò dalla sua morsa ed iniziò a spogliarmi. In pochi secondi fui nudo anch’io e con un erezione marmorea. La penetrai piano e lentamente ma a fondo, perchè volevo che sentisse ogni millimetro del mio membro che le allargava le pareti del piacere ed apriva le porte della percezione. Sentii i suoi muscoli contrarsi al mio passaggio e godetti. Poi iniziai ad accelerare il ritmo in modo costante sin quando non sentii il classico ‘plat’ della pelle nuda che collide con altra pelle nuda.

-aaaaah dio mio’ erano mesi che non facevo sesso. Mi confessò

E grazie a questa confessione mi posi come obiettivo quello di farla godere al meglio ed il più a lungo possibile, come mai il marito sarebbe riuscito a fare. Iniziai a grugnire come un animale mentre lei continuava ad ansimare ed a tratti ad urlare, in un crescendo di passione, goduria e sudore. Sentii che stavo per venire, ma mi trattenni uscendo e facendole cambiare posizione. Mi distesi di schiena e la feci venire sopra il mio glande voglioso ed, in un colpo secco, s’impalò su di lui emettendo un grido, il grido più bello che abbia mai sentito, come se un milione di donne eccitate s’impalassero su un milione di cazzi irti, tutte racchiuse in quell’unico urlo di piacere estremo, che le mie orecchie facilmente avevano colto.
Mi scopava con furia e veemenza mentre cercavo di baciarla su ogni parte del corpo; continuammo così per un bel po’ fin quando:

– oddio Matt vengooo aaaaaaaah.
– anch’io Vale! Cazzo non riesco più a trattenermi!
– vienimi dentro tanto prendo la pillola!

Con movimenti di totale sincronia demmo gli ultimi affondi, poi venimmo, insieme.
Si accasciò su di me stanca ma felice, mentre il mio membro, ancora dentro di lei, si sgonfiava. Rimanemmo a lungo abbracciati in quella posizione e capimmo che in tutti gli anni passati, nonostante tutto, ci eravamo amati. Dopo un’infinità di tempo, ci alzammo; era quasi mezzogiorno ed io alle 16 avevo l’aereo per Roma. Preparammo il pranzo in un silenzio avvolto di sguardi e sorrisi profondi, poi intorno alle due tornò Tommaso con Mattia e anche quelli finirono.
Valentina mi accompagnò in aeroporto circa alle 15, da sola così com’era venuta a prendermi. Arrivati al momento del congedo mi baciò sulle labbra e disse:

– Credo di averti sempre amato.
– Lo so, e l’ho sempre saputo, è solo che solo ora me ne accorgo, ti amo anch’io’ risposi

Presi la valigia e mi avvicinai al check-in

– Ehi Matt’ ho preso una decisione’ lo lascerò’

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