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Una perversa menzogna – capitolo 2

By 2 Novembre 2025No Comments

La partitella stava finendo quando il telefono di Michele iniziò a squillare dalla borsa ai bordi del campo. Aveva appena segnato il terzo gol, una rasoiata di destro che aveva fatto esplodere i suoi compagni in urla di esultanza. Il sole del pomeriggio picchiava forte sui campi sintetici dell’università, e la maglietta gli si attaccava al petto sudato.
«Cinque minuti e chiudiamo» gridò ad Andrea, che stava recuperando il pallone dietro la porta. Si asciugò la faccia con il fondo della maglia e corse verso la borsa. Trovò il cellulare che suonava.
Il numero non lo riconosceva, ma rispose lo stesso.
«Pronto?»
«Ciao… sei Michele?» La voce dall’altra parte era femminile, giovane, con una leggera incertezza che tradiva nervosismo. «Michele Spataro?»
«Sì, chi è?»
«Sono Sara. Sara D’Alessi» fece una pausa, come se stesse aspettando una reazione. «La sorella di Matteo. Non so se ti ricordi di me…»
Michele si appoggiò alla rete che delimitava il campo, cercando di riportare alla memoria l’immagine della sorellina di Matteo. Ricordi vaghi di una ragazzina magra con le codine, sempre in disparte quando andavano a casa D’Alessi dopo scuola. Rose e fiori, il tipo che arrossiva se qualcuno le rivolgeva la parola.
«Certo che mi ricordo» mentì spudoratamente. «Come stai? È passato un sacco di tempo.»
«Sì, tantissimo» la voce si rilassò leggermente. «Ho sentito che studi a Firenze. Scienze Motorie, giusto?»
«Esatto. E tu? Come va Matteo? È ancora quello sbruffone di sempre?»
Sara ridacchiò, un suono delicato che confermava l’immagine da brava ragazza che Michele aveva di lei.
«Matteo sta bene, lavora con gli elettricisti e si diverte ancora troppo» disse. «Ma sono io che… ecco, avrei bisogno di un favore. Un favore grande.»
Michele si staccò dalla rete, incuriosito dal tono che era diventato più serio.
«Dimmi tutto.»
«Il mese prossimo dovrei venire a Firenze per un corso preaccademico all’università. Due settimane» le parole uscivano veloci, come se le avesse provate. «I miei vorrebbero che stia con l’università, ma io… io ho bisogno di una sistemazione diversa.»
«Diversa come?»
«Ecco» Sara esitò, e Michele sentì chiaramente l’imbarazzo nella sua voce. «dirò che preferisco stare da te piuttosto che nella foresteria dell’università. Tu… potresti dirgli di sì?»
Michele alzò un sopracciglio. La sorellina modello di Matteo che mentiva ai genitori e inventava scuse per stare via due settimane. La cosa puzzava di amante segreto da chilometri di distanza.
«Un corso preaccademico» ripeté lentamente. «E che corso sarebbe?»
«Linguistico» rispose troppo in fretta. «Approfondimento delle lingue straniere.»
Cazzate. Michele quasi sorrise. La piccola Sara aveva trovato qualcuno con cui voleva giocare a fare l’adulta e aveva bisogno di una copertura credibile. Il fratello protettivo non avrebbe mai sospettato che la sorellina innocente stesse pianificando due settimane di sesso con qualche coglione.
«E perché non puoi semplicemente dirgli la verità?» chiese, spingendo per vedere quanto era disposta a confessare.
«La verità è complicata» la voce di Sara si fece più piccola. «Ti prego, Michele. Non fare domande. Ti compenserò ampiamente per il disturbo! Probabilmente sarò così impegnata che mi basterà un pied-à-terre. Solo per non far preoccupare i miei.»
Impegnata. Michele dovette trattenersi dal ridere. La ragazzina aveva proprio trovato qualcuno con cui voleva divertirsi.
«Sara, ascolta» si guardò intorno, assicurandosi che gli altri fossero ancora impegnati a raccogliere i palloni. «Matteo è il mio migliore amico. Se gli dico che puoi stare da me, si fiderà. Ma io devo sapere cosa sto coprendo.»
Silenzio dall’altra parte. Michele sentiva il respiro veloce di Sara, il conflitto interiore che la stava dilaniando.
«È una persona» disse finalmente. «Qualcuno che i miei non approverebbero mai.»
«Fidanzato segreto?»
«Qualcosa del genere» la voce era diventata un sussurro. «Michele, ti prego. Quando Matteo ti chiamerà, di’ di sì. Non te ne pentirai.»
La chiamata si chiuse così, lasciando Michele con il telefono in mano e una strana sensazione nello stomaco. La sorellina di Matteo era cresciuta, evidentemente. E stava per combinare qualcosa che avrebbe fatto uscire di testa il fratello maggiore se l’avesse scoperto.
Michele salvò il numero nella rubrica come “Sara D’Alessi” e si infilò il telefono nella tasca dei pantaloncini. Quella storia lo incuriosiva più di quanto volesse ammettere. La sorellina modello di Matteo che mentiva ai genitori e organizzava fughe romantiche: chi cazzo se lo sarebbe mai aspettato.
«Ué, Michele!» Andrea lo richiamò dal centro del campo. «Finisci di fare il cascamorto e vieni qua che chiudiamo!»
Corse verso gli altri, il sorriso ancora stampato in faccia. Gli ultimi cinque minuti volarono via tra tackle sporchi e qualche parolaccia di troppo. Quando il fischietto finale suonò, Michele si sentiva scarico nel modo giusto, i muscoli ancora caldi ma soddisfatti.
Si stavano dirigendo verso gli spogliatoi quando Andrea gli si avvicinò con quell’aria da investigatore che assumeva sempre quando fiutava pettegolezzi.
«Allora? Chi era al telefono?» gli diede una gomitata. «Ho visto che ti sei sistemato il cazzo mentre parlavi. Una delle tue conquiste che ti voleva rivedere?»
Michele si fermò di botto. Si era toccato? Non se n’era nemmeno accorto. Strano. Era un gesto che faceva sempre quando una ragazza lo eccitava, una specie di riflesso condizionato. Ma Sara era la sorellina di Matteo, cazzo. Una bambina.
«Macché conquiste» disse, scrollando via il pensiero. «Era una che voleva uscire con te.»
Gli occhi di Andrea si illuminarono come quelli di un bambino la mattina di Natale.
«Davvero? E com’è? La conosci?»
Michele non riuscì a trattenere un sorrisetto malizioso. Andrea era così facile da fregare.
«Carina» disse, asciugandosi il sudore dal collo. «Mora, alta, fisico da pallavolo.»
«Pallavolo? Fico! E che fa?»
«Studentessa. Lingue.» Michele iniziò a camminare più lentamente, godendosi lo spettacolo. «Però ha un piccolo difetto.»
«Quale?»
«È un po’ porca» disse con finta serietà. «Nel senso che le piace sperimentare. Roba tipo bondage, giocattoli, threesome…»
Andrea inghiottì a vuoto, gli occhi che gli si allargavano sempre di più.
«E… e vuole uscire con me?»
«Dice che le piacciono i tipi timidi» Michele fece una pausa teatrale. «Soprattutto quando li può dominare. Le piace legarli e…»
«Vaffanculo!» Andrea esplose in una risata e gli mollò uno schiaffo sulla spalla. «Mi stai prendendo per il culo, stronzo!»
«Non so di cosa parli» Michele finse innocenza, schivando un altro colpo.
«’Le piace legarli’» Andrea lo imitò con voce sarcastica. «Sei proprio un figlio di puttana. E io ci stavo pure credendo!»
Risero entrambi mentre entravano negli spogliatoi, ma Michele non riusciva a togliersi dalla mente quell’immagine: la sua mano che si era mossa istintivamente verso il cavallo mentre parlava con Sara.
Che cazzo significava?
Michele era appena uscito dalla doccia quando il telefono suonò di nuovo. Questa volta il nome di Matteo lampeggiava sullo schermo, e Michele non poté fare a meno di sorridere. Il tempismo era perfetto.
«Matteo! Che cazzo fai, stronzo?»
«Michele! Cristo, quanto tempo. Come va la vita da universitario?»
La voce di Matteo era quella di sempre: calda, diretta, con quel tono che non aveva mai perso l’entusiasmo dell’adolescenza. Michele si buttò sul letto, i capelli ancora umidi che gli gocciolavano sulle spalle.
«Tutto bene, studio, palestra, calcetto. Tu invece? Ho sentito che ti sei dato all’elettricista.»
«Eh sì» Matteo ridacchiò. «Chi l’avrebbe mai detto. Ma sai che mi piace lavorare con le mani. E poi ho trovato una ditta seria, gente che sa il fatto suo. Non è male.»
«E delle ragazze che mi dici? Ancora a caccia o ti sei messo a posto?»
«Ecco» la voce di Matteo prese una sfumatura diversa, più seria ma anche orgogliosa. «In realtà mi sono fidanzato. Claudia si chiama. Lavora in un negozio di abbigliamento. Fisico da paura, te lo giuro.»
Michele alzò un sopracciglio. Matteo fidanzato? Era come sentire che Berlusconi era diventato monaco.
«Tu? Fidanzato? Ma che cazzo dici?»
«Lo so, lo so» Matteo rise. «Pure io non ci credevo. Ma questa è diversa, Michele. Ha un culo che è un poema, e poi sa scopare come una puttana. Il paradiso.»
Ecco il Matteo che conosceva. Alcune cose non cambiavano mai.
«E si fida di te? Con la tua fama?»
«La fama ce l’hai tu, stronzo. Io sono sempre stato un bravo ragazzo» Matteo fece una pausa. «A proposito, come va la vita notturna da voi? Sempre il solito casino?»
Michele si alzò dal letto e si avvicinò alla finestra. Il sole stava tramontando dietro i palazzi dell’università, tingendo tutto di arancione.
«Non posso lamentarmi» disse. «L’altro giorno ne ho rimorchiato una di Lettere. Niente male.»
«Servizio completo?»
«Eh, proprio completo no, esitano sempre se chiedi il buco posteriore!»
«Allora fa come me, trovatene una che ti sopporta e ti dia anche quello, e poi cerchi di non farle troppo le corna» Matteo esitò leggermente. «Ma senti, ti chiamavo per un motivo preciso. Ho bisogno di un favore.»
Eccoci. Michele si mise comodo sulla sedia, preparandosi alla recita.
«Dimmi tutto.»
«È per Sara, mia sorella. Ti ricordi di Sara?»
«Certo che mi ricordo» Michele cercò di mettere nella voce la giusta dose di affetto fraterno. «Com’è cresciuta? Sempre la secchiona di una volta?»
Matteo sospirò. «Peggio di prima, se possibile. Sempre sui libri, sempre perfetta. I miei la adorano, è la loro principessina. Solo che il mese prossimo deve venire a Firenze per un corso di approfondimento linguistico. Due settimane.»
«Ah, e dove dovrebbe stare?»
«Ecco il problema. L’università offre una foresteria, ma Sara ha questa fissa che vuole stare da qualcuno che conosce almeno un po’. Ha detto che si sentirebbe più sicura» Matteo fece una pausa. «Praticamente ha chiesto se poteva stare da te.»
Michele finse sorpresa. «Da me? E i tuoi sono d’accordo?»
«Sono d’accordo perché ti conoscono da una vita e si fidano. E poi Sara… beh, Sara è Sara. Non è il tipo che va a cercare i casini, se capisci cosa intendo.»
Se tu sapessi, pensò Michele.
«È ancora quella timidina di una volta?»
«Timida è dire poco» Matteo ridacchiò. «L’altro giorno le ho chiesto se aveva qualche ragazzo e è diventata rossa come un peperone. Non ha nemmeno mai baciato nessuno, secondo me. È completamente dedita allo studio.»
Michele si morse la lingua per non ridere. Matteo non aveva la più pallida idea di quello che sua sorella stava combinando.
«E quando dovrebbe arrivare?»
«Il 15 del mese prossimo. Che tra l’altro è anche il suo compleanno. Diciotto anni.»
«Diciotto? Cristo, come passa il tempo.»
«Lo so. E pensa che ha rinunciato pure a festeggiare. I miei volevano organizzarle una festa, invitare i compagni di classe, ma lei ha detto che preferisce concentrarsi sul corso» Matteo scosse la testa. «Secondo me è troppo seria per la sua età.»
Michele guardò il suo riflesso nella finestra. La sorellina di Matteo che compiva diciotto anni e mentiva ai genitori per organizzarsi due settimane di libertà. La storia diventava sempre più interessante.
«E tu cosa ne pensi? È sicura di voler venire qui piuttosto che stare con gli altri del corso?»
«Conoscendola, probabilmente vuole solo un posto tranquillo dove studiare senza distrazioni» Matteo sospirò. «È fatta così. Ma ascolta, se ti dà fastidio…»
«No, no» Michele lo interruppe. «Per me non c’è problema. Ho un divano letto in salotto, e comunque sto spesso fuori.»
«Sicuro? Perché Sara è… beh, è abituata a certi standard. I miei l’hanno sempre tenuta sotto una campana di vetro.»
«Matteo, rilassati. La tratterò come una principessa.»
«Ti ringrazio, Michele. Davvero» la voce di Matteo si riempì di gratitudine. «E mi raccomando, tienila d’occhio. Non è abituata a stare da sola in una città grande. Se vedi che si mette nei guai o frequenta gente strana…»
«Conta su di me» Michele sorrise al telefono. «La terrò al sicuro.»
«Perfetto. Ti mando tutti i dettagli per messaggio. Arrivo, orario, tutte le informazioni che ti servono.»
«Va bene. E salutami Claudia.»
«Lo farò. Ciao, Michele. Ti devo una grossa.»
La chiamata si chiuse, lasciando Michele da solo con i suoi pensieri. Si guardò di nuovo allo specchio: i capelli scuri ancora umidi, il fisico scolpito dalla palestra, i tatuaggi che risaltavano sulla pelle abbronzata.
La sorellina di Matteo che compiva diciotto anni e aveva organizzato tutto per due settimane di libertà. La storia puzzava sempre di più, ma in modo strano, eccitante.
Michele si stiracchiò, sentendo i muscoli ancora caldi dall’allenamento. Qualunque cosa Sara D’Alessi stesse pianificando, lui ne era ormai parte.

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