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Racconti Erotici Etero

UNASERATA DA SINGLE

By 28 Novembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Stravaccato, sul divano, gli occhi fissi sulle inutili immagini della TV, il display del VCR che con impietosa precisione digitale segna le 22:03. E, soprattutto, solo. Chiudo gli occhi e ripenso alle parole che mia moglie, Manuela, mi ha detto solo qualche ora fa, appena rientrato a casa dall’ufficio “Stasera vado da mia madre. Sai che ultimamente non sta bene e oggi ha bisogno che le stia vicina. Ah, visto che ci sono, resto a dormire da lei chè non mi va di guidare l’auto di notte. Non ti spiace vero?”. Poi, con un’espressione maliziosa ha aggiunto “Beh, almeno potrai passare una serata da single…”.

Già, proprio un bel modo di passare una serata da single!

Alle parole di Manuela avevo dentro di me un po’ gioito, ma non pensate subito male. Siamo sposati da due anni e le cose fra di noi vanno bene. Solo che, passata l’euforia iniziale, ho scoperto alcuni aspetti un po’ spiacevoli del suo carattere. In particolare, mi ha sorpreso il suo atteggiamento egoista da bambina viziata, quando non riesce ad ottenere subito ciò che vuole: si chiude in sè e nervosamente pretende che sia io a risolverle tutto. Già da fidanzati avevo capito che Manuela, nonostante avesse altri due fratelli, era la cocca di mamma e papà, i quali si facevano in quattro per soddisfare ogni sua richiesta. Sì, lo so che in fondo non è grave, che nel matrimonio bisogna sopportare i difetti dell’altro, che dovrei parlargliene per superare assieme il mio disagio…fatto sta che questo era il mio stato d’animo quando mi si è prospettata la famosa serata da single.

Appena uscita di casa stavo per chiamare i miei amici di scorribande giovanili, ma ben presto ho realizzato che anche loro sono ingabbiati in vite familiari con mogli, figli, ecc. Allora eccomi qua, rassegnato a passare la serata coccolato ed infiacchito dalla TV e da questo insano clima sciroccoso, in questo ottobre insolitamente primaverile. E come se non bastasse, ci si mette anche il rumore di tacchi che rimbomba dal soffitto dentro le mie orecchie. Accidenti, ma che bisogno c’è d’indossare i tacchi in casa?

Dovete sapere che nell’appartamento sopra il mio abita Elena, la classica ragazza glamour tutta ufficio-palestra-aperitivo-discoteca-weekend al mare. Appena trasferita lì, circa un anno fa, non ho potuto fare a meno di notarla: sempre impeccabilmente vestita e pettinata, a volte anche in modo vistoso, un bel fisico tonico modellato dall’esercizio fisico, un seno tondo ed abbondante, che lei esibisce con sicurezza e che risalta grazie anche alla bassa statura. Eppoi quegli occhi, chiari e duri, che come un laser mi tagliano letteralmente in due parti. L’eta? Non la so, forse 27 o 28, non gliel’ho mai chiesta e francamente non è molto importante.

Insomma, Elena è in casa e dai numerosi ticchetii incrociati e dalle risate acute, evidentemente, anche in compagnia di amiche. Chiudo gli occhi e meccanicamente comincio a masturbarmi al pensiero delle sue tette tonde e del suo culo sodo che ho già sculacciato centinaia di volte con l’immaginazione. Me la vedo davanti, nuda, bella e disponibile, che, mentre facciamo l’amore, lancia i suoi gemiti così familiari…Già, mi sono scordato di dire che, oltretutto, si dà parecchio da fare con gli uomini e dato che la sua camera è esattamente sopra la mia, riesco a sentire quasi tutto delle sue notti bollenti.

Improvvisamente un flash mi risveglia: e se Manuela mi avesse raccontato una balla e adesso, invece di assistere la madre, fosse in una camera d’albergo in compagnia di un focoso corteggiatore? Certo, è possibile. Ma è anche vero che mia suocera non sta bene di salute ultimamente e che, se volesse mettermi le corna, avrebbe usato un’amica o una cena di lavoro come scudo, non certo sua madre. Scacciato l’incubo mi rituffo nel sogno masturbandomi sempre più intensamente.

Dopo alcuni minuti, con la mente di nuovo narcotizzata da tette, culi e gemiti di piacere, realizzo a fatica che qualcuno sta suonando alla porta: accidenti, ma chi cavolo è a quest’ora? Mi alzo, con gesto seccato spalanco la porta d’ingresso e proprio lei, Elena, m’inonda completamente la vista. Con un sorriso lieve ed anche un po’ curioso, mi dice “Scusa, lo so che è tardi, ma mi avrei bisogno di un favore, se puoi”. E’ vestita in maniera semplice, ma evidentemente con la scusa del caldo non ha rinunciato ad indossare una maglietta con uno scollo ampio che le mette bene in risalto le spalle ed il generoso decoltè (spero di averlo scritto bene). Mi rendo conto che sto facendo la figura dell’idiota, lì sulla porta a fissarle il seno senza spiaccicare parola, così farfuglio una risposta del tipo “No…che dici, nessun disturbo…anzi entra pure”. Mi scosto per farla passare, richiudo la porta e mi chiede “Sai, sto facendo una festicciola con le due mie amiche e mi sono accorta che sono a corto di alcolici. Non avresti da darmi, che so, della vodka? Prometto che domani te la ricompro”. Dopo aver risposto un laconico, ma chiarissimo “Certo!”, apro l’anta del mobile e le porgo l’unica bottiglia di vodka che ho. Facendole segno che è quasi piena le chiedo “Pensi che ti basti?”. Per tutta risposta mi dà un colpetto sulla spalla e ride, una bella risata spontanea, e mi dice “Ehi, mi hai preso per un’alcolizzata cronica? Guarda che siamo in tre, ci basta qualche bicchierino!”. Vorrei risponderle che sembrano in dieci dal casino che fanno, ma in fondo sono felice che abbia afferrato la mia ironia. Mentre ci scambiamo ancora qualche parola, Elena si guarda un po’ in giro e d’improvviso va diretta verso un quadro dall’altra parte della stanza “Che, bello! Come lo hai avuto?”. Si tratta di un quadro astratto che a me non è mai andato giù, ma siccome a Manuela piace moltissimo… “E’ un regalo di nozze di mio cognato, solo che subito dopo avercelo regalato si è trasferito con la famiglia in Giappone”. Mentre risponde divertita “Smettila, scherzi su tutto tu. Guarda che è molto bello ed anche si gran volore, sai”, le guardo il bel culo stretto dai pantaloni neri e m’accorgo che il cazzo è ancora bene eretto dalle fantasie di poco fa. E in più si vede benissimo a causa del pigiama dalla tela sottile che ho addosso. Se ne sarà accorta? E se sì devo sentirmi fiero di me stesso oppure sto facendo una figura di merda? Elena non mi lascia tempo di riflettere “Ti spiace se do un’occhiata al resto della casa? Sai, l’arredamento è la mia passione e adoro guardare come le persone arredano la casa”. Non posso che arrendermi di fronte alle supplicanti parole che escono da quelle labbra dipinte di rosa “Vai pure che ti faccio strada” le dico e, mentre mi dà le spalle, cerco sistemare velocemente il pigiama in modo da mascherare l’erezione. Accidenti, penso, prima le fisso tette, poi il culo e adesso la bocca: sono proprio un maniaco sessuale!

Non ci metto molto a farle vedere la casa perchè si tratta del solito appartamento due camere, sala, cucina e servizi. Perciò arriviamo presto nella camera da letto e, mentre lei guarda in giro incuriosita, mi giustifico per il un certo disordine “Scusa il casino, ma ho dovuto licenziare i domestici perchè ho scoperto che rubavano l’argenteria”. Sorridendo si passa la punta delle dita sul bordo della scollatura tra le spalle ed il seno e mi chiede “Allora a TUA MOGLIE non piace molto mettere in ordine”. Quel TUA MOGLIE sottolineato con voce maliziosa mi colpisce: Elena conosce il nome di Manuela, ci ha pure parlato qualche volta. E’ come se avesse detto “Come fa quella buona a nulla a farti vivere in codesto disordine? Ci penserei ben io a te, se fossi al posto suo!” Con fare volutamente svagato le rispondo “Beh, stasera non c’è e non ha potuto riordinare la casa”. Poi m’accorgo che tiene ancora in mano la bottiglia di vodka e le dico “Accidenti, non ti pesa?” e senza attendere risposta gliela tolgo e mi giro di lato per appoggiarla sul comò. Appena mi rigiro, m’accorgo (e lo potrei giurare!) che per un attimo ha gli occhi abbassati sul mio pacco. E sì’, perchè da quando è entrata in casa l’eccitazione non è diminuita. Anzi. E non si tratta solo del suo corpo favoloso e della sensualità che sprizza da tutti i pori. E’ qualcosa d’indefinibile che da lei emana e che mi sale al cervello attraverso il naso. Ecco, ci sono arrivato: é il suo profumo, rarefatto e coinvolgente, che mi sta definitivamente dando alla testa. Gli esperti direbbero che sa di vaniglia o avocado o mela fritta, io so solo che il mio cazzo duro è la miglior testimonianza della sua efficacia. Ho i nervi tesi al massimo dall’eccitazione, sento pulsare il cuore a mille e capisco che mi basterebbe un niente per perdere il controllo, così decido di prendere l’iniziativa, costi quel che costi. Appoggio una mano sul suo fianco, mi faccio più vicino tanto che il mio gonfiore quasi le sfiora il ventre e con voce decisa le dico “Beh, visto che il letto è già sfatto, nessuno si accorgerà se lo usiamo noi due”. Senza sottrarsi ai miei movimenti mi dice “Ma che dici, non posso chè ci sono le mie amiche che mi aspettano” con un’espressione del viso che riconosco subito. E’ la stessa espressione che avevano le ragazze che corteggiavo prima ovviamente di fidanzarmi con Manuela e che vuol dire più o meno: Ok ci sto, mi hai conquistata, ma non posso dirtelo esplicitamente sennò sembro una puttana ninfomane, se però ti fai sotto tu, io non mi tiro indietro. Rispondo al suo silenzioso invito afferrandole con più decisione l’altro fianco e stringendola a me per farle sentire senza tanti complimenti la mia eccitazione. Assaporo per alcuni istanti la sua sorpresa e la bacio con tutta la passione possibile, prima la bocca poi dietro l’orecchio e poi giù sul collo.

Alla ragazza piacciono i modi decisi perchè ad ogni mia mossa risponde stringendosi sempre di più a me, tanto che ora il suo ventre mi abbraccia morbidamente il cazzo, dondolando ritmicamente su e giu. Le accarezzo il culo e le slaccio i pantaloni, ma è maledettamente difficile sfilarglieli tanto sono stretti, così mi stacca da me e se li toglie da sè scoprendo le gambe, bianche, liscie ed invitanti. Già che c’è si sfila anche le stupende mutandine di pizzo rosa guardandomi maliziosamente negli occhi. Alla vista del ciuffetto scuro perdo definitivamente la testa: la stringo di nuovo a me e, mentre le affondo la lingua il più possibile dentro la bocca, la frugo in mezzo alle coscie e risalgo per assaporare con la mano il suo sesso umido ed eccitato. Quando finalmente le sfilo la maglietta, prima rimango rapito per alcuni istanti da quelle tette sfacciatamente grosse e poi mi ci butto sopra baciandole ogni centimetro quadrato e succhiando i piccoli capezzoli. Il suo ansimare mi spinge a palparle i fianchi, il culo, le coscie, la schiena, non voglio che nessuna parte del suo corpo mi resti sconosciuta. D’improvviso con un’espresione finto-incazzata mi dice “Ehi, io sono tutta nuda mentre tu sei ancora vestito: non è giusto!”. Non faccio in tempo a sfilarmi la maglia del pigiama che Elena si butta con la bocca sul mio petto baciandolo e leccandomelo tutto. Poi scende sempre più giù e, inginocchiata davanti a me, mi bacia poco sopra il pube, abbassa con un sol gesto i pantaloni del pigiama ed i boxer neri di Armani. Finalmente il mio cazzo è libero, libero di esprimere tutta la sua eccitazione e la sua volontà. La ragazza è sveglia e non vuol perdere tempo, perciò mi fa stendere sul letto, si sistema tra le mi gambe aperte e inghiotte il cazzo in un sol boccone. Rimane ferma per alcuni instanti e poi inizia un lento su giu con la bocca accompagnato da un uso sapiente della lingua da mandarmi letteralmente in estasi. Dopo un po’, mentre si sofferma a leccarmi la cappella (com’è che la chiama Manuela? Ah sì, la grossa cappella fungosa; mia moglie la chiama così ed io ne vado molto fiero) mi fissa negli occhi con uno sguardo terribilmente libidinoso come non ne ho visto mai in nessuna delle mie donne e lo reinghiotte più avida di prima. In quei momenti, a parte i mugolii di piacere, le sole cose sensate che riesco a dire sono un banale “Uhm, brava, dai continua così, è il miglior pompino del mondo”, ma Elena sembra apprezzarlo, tanto che aumenta il ritmo delle succhiate. La fermo perchè sto per raggiungere il culmine, decido di restituirle il favore sistemandomi tra le sue gambe ed allungando la lingua verso la sua figa calda ed accogliente. Inaspettatamente però lei mi ferma e con voce ansiosa mi dice “Dai, prendimi subito che non c’è tempo”. Allarga le coscie per invitarmi ad entrare nel suo mondo segreto, ma i suoi occhi, chiari, duri e taglienti, mi mettono ancora un po’ di soggezione, così la prendo per i fianchi e la giro con decisione alla pecorina. Dal suo gemito e dal suo sporgere il culo verso di me capisco che, per fortuna, ha interpretato il mio come un gesto di prepotenza virile. Appoggio la mia cappella grossa e fungosa sul buchetto umido, spingo il cazzo dentro con forza e, dopo alcuni istanti, la scopo avanti e indietro con colpi lenti e profondi.

Mentre assaporo l’eccitazione di possedere quel corpo perfetto e sensuale, m’accorgo di fissare il suo culo, quel culo sculettante che per mesi mi ha ossessionato. E decido di punirla per essersi fatta desiderare così a lungo aumentando il ritmo e la foga dei miei affondi. Per tutta risposta dalla sua bocca escono quei gemiti che mi sono tanto familiari; allora è proprio vero che le piacciono i modi decisi! La giro, la faccio stendere sulla schiena e la prendo nella classica posizione del missionario dandole i colpi più forti che posso per sentire ancora i suoi urletti di piacere. Ormai sono ad un passo dall’orgasmo, ma stringo i denti e mi trattengo, mi trattengo, mi trattengo per godermi il più possibile questa splendida scopata. E faccio bene perchè, mentre sento pulsare più forte il suo sesso, Elena mi stringe forte a sè ed urla tutto il suo piacere. Anch’io voglio farle sentire il mio, perciò aspetto che il suo respiro si calmi e finalmente mi lascio andare inondandola di tutto mio godimento.

Dopo esserci baciati ed accarezzati a lungo per placare i nostri sensi infiammati, mi tolgo da lei e mi stendo esausto sul letto. Elena si alza, sento prima i suoi piedi sul pavimento e poi l’acqua del bagno scorrere. Lentamente un torpore mi avvolge dalla testa fino ai piedi e senza accorgermene mi addormento. Oppure svengo, non lo so, fatto sta che dopo un po’ mi risveglio e mi ci vuole un bel po’ per ricordare come sono finito nudo sul mio letto. Guardo in giro per la casa, ma Elena non c’è così mi assale il doloroso dubbio che sia stato tutto un sogno, uno stupendo, realistico ed eccitante sogno erotico, ma pur sempre solo un sogno. Eppure c’è qualcosa, qualcosa nell’aria che mi sale dentro e mi dice il contrario. Finalmente ci arrivo: è il suo inconfondibile profumo-di-non-so-cosa, che ha impregnato l’aria della casa. Seguendo l’olfatto sento che il profumo è più forte in camera da letto, butto la testa sul lenzuolo ed assaporo a larghi respiri il profumo eccitante che mi conferma che lei è stata qui, non è stato un sogno. Il rumore di tacchi dal soffitto mi risvegliano, mi metto addosso qualche vestito a caso, esco di casa, salgo le scale fino al pianerottolo sopra e mi fermo ad ascoltare. Dalla porta del suo appartamento esce solo un vocìo indefinito mescolato a risate acute, l’unica cosa che capisco è si stanno divertendo moltissimo. Alle mie spalle forse? Per un attimo mi assale il dubbio atroce che la ragione di tanta ilarità sia che Elena sta raccontando alle amiche la sua avventura. Ma in fondo, anche se fosse, non abbiamo fatto nulla di male, ci siamo divertiti e basta.

Consolato da questo pensiero scendo le scale, rientro in casa e sento il bisogno di bere qualcosa di forte: apro la porta della credenza e la bottiglia di vodka non c’è. Sorrido e penso alle parole di Manuela: “Beh, almeno potrai passare una serata da single…”.

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