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Racconti Erotici Etero

Un’estate interessante

By 18 Febbraio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Ricordo ancora quell’estate come se fosse ieri, il caldo, la spiaggia, i locali notturni e naturalmente il mio impiego estivo.
Avevo 22 anni e facevo la stagione come barista in un localino sulla spiaggia, che di giorno faceva da stabilimento balneare e la sera si trasformava in uno dei posti più in della riviera.
Non era la prima volta che lavoravo li, già era il secondo anno che venivo schiavizzato da quella stronza della mia capa, Carla, 52 anni ottimamente portati.
Carla era totalmente falsa, amichevole con i clienti e una vera secondina con noi dipendenti, e in più iper attiva, sempre in movimento e senza riposarsi mai un secondo cosa che faceva pesare pure su noi baristi costringendoci a turni pesanti e stressanti.
Devo dire però che questo suo modo di essere le aveva giovato al fisico in maniera sorprendente, alta sull’1.80, non aveva un filo di grasso, e si muoveva sinuosa come una gatta, i seni non esagerati, una seconda, benché ovviamente non più quelli di un tempo sembravano chiamarti e dirti ‘leccami’.
Gl’occhi nocciola erano sempre attenti, e guizzavano sempre tutt’attorno a lei, dandole un’aria quasi selvaggia mentre i capelli biondo cenere erano sempre tenuti stretti in una bassa coda, ovviamente le rughe le segnavano il viso, soprattutto conducendo una vita a contatto con il mare, ma il sole le aveva donato un’abbronzatura quasi dorata.. insomma anche se non più giovane la si mangiava con gli occhi.
Quell’anno pensavo che il mio rapporto con Carla sarebbe migliorato, avendo già lavorato per lei la stagione precedente, ed invece non era cambiato assolutamente nulla, continuava a farmi sfuriate per ogni minimo errore e guai allentare per un momento la corda ‘Sei qui per lavorare, non ti pago per guardare i culi delle clienti’ era solita dirmi, non aveva tutti i torti, ero nel pieno dell’estate e di una tempesta ormonale e non perdevo mai occasione di buttare un occhio su una scollatura eccessiva o su un sedere particolarmente attraente.
Attiravo spesso l’attenzione delle nostre clienti, e non potevo certo biasimarle: alto 1.83, capelli (cortissimi) e occhi castani, slanciato e definito nella muscolatura, non perdevo occasione per sfoggiare il mio mezzo sorriso, a metà tra il divertito e il malizioso; ovviamente Carla egocentrica qual’era non sopportava che mi intrattenessi con un’avventrice per il tempo maggiore a quello impiegato a preparare un cocktail, quindi mi interrompeva sempre mandandomi su tutte le furie.
Passato un mese in queste condizioni, tra turni massacranti e l’impossibilità di ‘rimorchiare’, mentre sgobbavo per l’ennesima sera a pulire più velocemente che potessi il bancone, decisi che dovevo assolutamente fare qualcosa per cambiare la situazione, oppure mi sarei rovinato l’estate.. avrei avuto la mia vendetta su Carla, avrei cambiato le carte in tavola, e, vedendomela passare davanti in un tubino nero che le strizzava la tette quasi a volerle far saltar fuori, capii cosa fare, e come. Dovevo solo aspettare il momento più adatto.
L’occasione non tardò ad arrivare: era il compleanno di un’altra barista, Claudia (una rossa con due bocce da paura), e ci fermammo tutti dopo l’orario di chiusura per festeggiarla.
Carla, non so con che coraggio, l’abbracciò e la baciò sulle guance come fosse la migliore delle sue amiche, poi si volse verso di me ‘ Che fai lì fermo Luigi, forza vacci a preparare qualcosa da bene, mi raccomando, per me leggero’, io non aspettavo altro.
Girando dietro il bancone mi misi a preparare cocktail per ognuno dei baristi e camerieri che erano lì, e tra un White Lady e un Sex on the Beach sbirciavo la mia ‘padrona’: quella sera era vestita con una gonna nera a metà coscia, sandali tacco 8 e una camicetta di seta bianca sbottonata di poco, ma riuscivo comunque a vedere la pelle lucida nell’incavo dei seni (quella sera era dannatamente caldo) cosa che mi fece venire una mezza erezione.
Ovviamente la bevuto per Carla non era affatto leggera, ma lei bevendola non se ne accorse, e chiacchierò amabilmente con noi una mezz’ora prima che ci alzassimo tutti per andarcene, il giorno dopo c’erano un mucchio di cose da fare, come ci ricordò senza tanto tatto la nostra aguzzina.
Non vedendo la sua borsa sul bancone mi chiese di prendergliela in magazzino, dove probabilmente se l’era scordata (e dove in verità l’avevo spostata io), acconsentii di buon grado, e prima di riportargliela, mi intascai il suo cellulare.
La vidi allontanarsi barcollando un poco in direzione della sua casa che non distava più di trecento metri dalla spiaggia e risi sotto i baffi, il mio piano cominciava ad andare come volevo.
Mi offrii di finire di chiudere io, gl’altri accettarono di buon grado e se ne andarono, quindi, prima di inchiavare la porta presi una bottiglia di buon rum, e mi avviai verso casa di Carla.
Bussai e mi aprì poco dopo, aveva ancora indosso la camicetta ma s’era tolta gonna e scarpe, evidentemente non se n’era resa conto e io non gliene diedi il tempo.
‘Ciao Carla, scusa se ti disturbo, ma hai scordato il cellulare al bar’ dissi tirando fuori il telefonino, ‘Oh grazie Luigi, scusa ma ora stavo andando a letto.. forse non avrei dovuto bere tutto il cocktail, mi gira un po’ la testa’ io mi appoggiai allo stipite e sfoderai il mio sorriso collaudato ‘Ma che dici, a me sembri in ottima forma, e poi volevo brindare un’ultima volta insieme a te’ alzai la bottiglia di rum ‘Sai, per come stanno andando le cose al bar, lo gestisci veramente in un ottimo modo e sono felice di lavorare per una donna affascinante come te.’.
Lei sorrise e mi fece cenno di entrare, ci sistemammo sul divano, lei prese due bicchieri e io versai il rum, cominciammo a chiacchierare bevendo, io le rimboccavo spesso il bicchiere e ben presto notai che l’alcol cominciava a fare effetto.
Ad un certo punto le toccai una spalla per scacciare un’inesistente zanzara e commentai ‘Dio Carla, hai i muscoli tiratissimi, dai distenditi che ti faccio un massaggio, sai che sono bravo e poi tu hai proprio bisogno di rilassarti.’ Lei acconsentì distendendosi a pancia sotto mentre io sedutole accanto le massaggiavo con calma le spalle: mia zia massaggiatrice per professione mi aveva insegnato qualcosa al riguardo ed io misi in pratica tutto quello che sapevo.
Dopo qualche minuto aggiunsi, con studiata noncuranza ‘Togliti la camicetta, che attraverso la stoffa non riesco a massaggiarti bene’
‘Ma che dici.. Luigi, sotto ho solo il reggiseno..’
‘E allora, &egrave come se fossi in costume no? Ti ho vista tante volte in costume.’ Replicai io il più tranquillamente possibile, lei anche se titubante acconsentì e rimase col solo reggiseno.
Io ripresi a massaggiare la sua pelle umida di sudore con studiata calma e passando sui punti che sapevo essere stimolanti, dal suo respiro capivo che si stava rilassando e gradiva particolarmente le mie attenzioni, colsi il momento propizio slacciandole il reggiseno aggiungendo subito dopo ‘Con la schiena libera il massaggio &egrave più completo no?’ lei non obbiettò e io ripresi scendendo sempre di più verso il sedere.
Avevo già il cazzo duro, ed ero sicuro che se le fossi saltato addosso non avrebbe opposto nessuna resistenza, ma volevo tormentarla ed eccitarla di più, l’avrei indotta a smaniare per scoparmi.
Posai una mano sulla sua gamba, fingendo di dovermi sistemare meglio sul divano e le feci notare come le sue splendide gambe fossero tirate, senza aspettare una risposta spostai lì la mia attenzione.
Comincia dalle caviglie salendo verso il polpaccio, un massaggio lento, pieno di malizia passavo da una gamba all’altra e poi piano piano presi a massaggiarle le cosce fino a concentrarmi solo sul loro interno.
Sfioravo lievemente il suo sedere, mentre muovevo le mani con una lentezza esasperante, lambendo il bordo dello slip; Carla cominciava ad eccitarsi visibilmente e il suo respiro calmo si era trasformato un sospiro profondo e veloce, sorrisi malizioso e le poggiai due dita sulla fessura coperta dal tessuto, era fradicio.
Calzai di più mentre muovevo le dita su e giù, poi le spostai l’indumento da un parte e immersi il medio dentro di lei, era bagnatissima e già bella aperta e le pareti della vagina pulsarono leggermente al mio passaggio.
Cominciai un lento ditalino che si interrompeva soltanto quando le andavo a stuzzicare il clitoride gonfio, lo martoriavo strizzandolo tra pollice e indice, aveva una figa bellissima, completamente depilata.
‘Dentro sei bella calda, Carla, proprio come piace a me.. Ti piace mentre ti sditalino per bene eh? Dai dimmi che ti piace’ Intanto avevo aumentato il ritmo delle dita e a lei sembrava non dispiacere affatto.
‘Si, mi piace da matti’ disse in un sussurro arrochito dal desiderio e presa da un impeto che mi lasciò quasi basito si alzò di scatto e buttandomi a sedere sul divano mi salì a cavalcioni, subito intrecciammo le nostre lingue e mentre le mi spogliava io percorrevo ogni centimetro del suo corpo con una mano nel frattempo l’altra ancora la sditalinava furiosamente.
Godette poco dopo sopra la mia mano gemendo il suo piacere nella mia bocca, io rimasi con due dita dentro, massaggiandola lentamente aspettando che lei si riprendesse dall’orgasmo.
‘Luigi.. mi hai fatto godere tantissimo, ora lo voglio tutto dentro, fammi venire ancora, dai..’ Aveva allungato una mano e aveva cominciato a segarmi l’uccello bello dritto ‘Mica male, questo bel palo.’ Mi sussurrò in un orecchio mordicchiandolo. ‘Dai alzati che adesso te lo faccio sentire per bene’ ribattei mentre mi alzavo e la sbattevo di peso contro una parete, la presi per le ascelle e la sollevai da terra, lei, capendo, mi strinse le gambe attorno alla vita e si posizionò la cappella all’entrata della figa, scendendo lentamente, ma io non ero della stessa idea e con un colpo di reni improvviso la riempii tutta fino alle palle.
Lei inarcò la schiena urlando il suo piacere e io cominciai a scoparla come un forsennato, pompando a più non posso dentro quel lago caldo e pulsante che era la sua vagina.
Carla era percorsa da un piacere inarrestabile e non faceva altro che gridare a ogni colpo profondo che le infliggevo, io, d’altro canto mi gustavo quella caverna accogliente e la visione dei suoi seni che saltavano su e giù seguendo il mio ritmo.
‘Ti piace il mio cazzo eh? Dimmelo che ti piace, dimmelo che ti piace farti sfondare la figa da un palo di carne.’ Le urlai strizzandole un capezzolo tra pollice e indice. ‘SI.. SI.. continua a sfottermi, sfondami.. sfondami tutta la figa’ Aaaah’ fu presa da un altro prepotente orgasmo, io però, anche se vicino all’orgasmo, non ero ancora del tutto soddisfatto, quindi la posai a terra e le feci posare le mani contro il muro, piegandola a 90 gradi.
Si capiva benissimo che lei non capiva più nulla, ancora sconvolta dai due orgasmi, e non disse nulla quando mi preparai nuovamente a scoparla.
Ripresi a pomparla più forte e veloce che potevo e lei riprese a godere, gemendo come una vera maiala, di tanto rallentavo un po’ per godermi i suoi seni ballonzolanti e stringevo i capezzoli fino a farle male.
‘Dai Carla, ripetimi che ti piace come il mio cazzo ti fa godere..’
‘Oh.. si.. Dio santo, mi piace come mi sfondi la figa..’ disse tra un gemito e l’altro
‘Dimmelo che sei una troietta a cui piace prendere cazzi e godere come una porca’ le urlai rabbioso mentre le schiaffeggiavo il culo.
‘Si sono la tua troietta, fammi godere, si, così.. Aaaahh!’Al sentirla venire nuovamente io non resistetti più e le vuotai le palle sulla schiena, lei scivolò a terra, appoggiandosi contro la parete, mentre ansimava cercando di riprendersi, la sua fighetta continuava a stillare umori.
Io mi rivestii nel giro di due minuti, e mi avviai all’uscita, sulla porta mi girai a guardarla, era ancora lì, con ancora il fiatone ‘Ci vediamo domani sera al lavoro, troia.’ Così dicendo uscii, sapendo che quella scopata era solo l’inizio di una lunga e interessante estate.

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