Leggendo i vari racconti, interessanti, intriganti e molto piacevoli da leggere ho deciso di scrivere un racconto che successe all’incirca 20 anni fa.
Abitavo nel classico paesino della provincia, dove quasi tutti si conoscono, quindi difficile nascondere qualcosa. Ero un ragazzo di un metro e ottantacinque magro, fisico asciutto e a quanto pare piacevole, io avevo 20 anni e frequentavo le superiori per motivi “Burocratici” in quanto non venivano riconosciuti gli anni fatti all’estero, e quindi lavoricchiavo pure. C’era sta ragazzina, rossa carina, piccolina di statura proprio come piacciono a me, con due labbra carnose e un fisico ben fatto. Mi piaceva, solo che io ero maggiorenne e lei ne aveva circa 17. Ci si scambiavano sguardi, sorrisi ogni tanto qualche ciao, e niente più anche se lei dimostrava un certo interesse.
Arrivò primavera, il sole caldo primaverile accarezzava la pelle già elettrica. La festa del paese era un brusio lontano, un’eco di risate e musica che si perdeva tra gli alberi del parco. Ero lì, con gli amici, ma la mia attenzione era tutta per quel movimento continuo, quel passaggio insistente vicino al nostro tavolo. Era lei, Ely. Una fiamma rossa di capelli, occhi chiari che sapevano di sfida e labbra così carnose da sembrare un invito costante. Aveva diciassette anni, un segreto proibito avvolto in una gonnellina stretta che metteva in mostra le curve di un corpo già fatto per il piacere.
Io, vent’anni, magro e alto, sentivo il peso degli sguardi della gente, del paesino dove tutti sapevano tutto. Ma quella notte, il desiderio era più forte della prudenza. Una birra, poi un’altra, e la paura di fare una figuraccia si dissolse in un coraggio liquido e caldo. Mi alzai. Lasciai il tavolo e la seguii.
La trovai dietro alla folla, seduta su una panchina, illuminata solo dalla luce pallida dei lampioni. Il suo sorriso era un misto di trionfo e timidezza. Non servirono parole. Ci avvinghiammo l’uno all’altra come naufraghi, le bocche che si cercavano, si divoravano, in un bacio che era fame pura. Le mie mani, quasi senza il mio consenso, iniziarono l’esplorazione. Scivolarono lungo la schiena, sul sedere sodo che si tendeva sotto la stoffa della gonna, giù lungo le cosce. Lei gemette nel bacio, un suono soffocato e umido. La sua mano si infilò tra i miei jeans, strofinando la rigidità che premeva contro la stoffa, una minaccia pronta a esplodere.
La paura era svanita, sostituita da un’eccitazione brutale. Il “proibito” di quegli anni di differenza era un afrodisiaco potentissimo. La sua gonna era un ostacolo facile da superare. La mia mano scivolò sotto l’elastico, trovando subito il calore umido e il tessuto inzuppato delle sue mutandine. Quando le dita sfiorarono il centro del suo piacere, lei sussultò, un tremito violento che le fece stringere le gambe attorno al mio braccio, tirandomi ancor più verso di sé. Era bagnatissima, un giardino tropicale pronto per essere coltivato.
“Dove?” Riuscii ad ansimare, rompendo il bacio. Il respiro era un affanno caldo sulla sua pelle.
Lei alzò gli occhi, lucidi di desiderio. Indicò un grande albero poco distante, i suoi rami bassi come braccia pronte a proteggere. Un rifugio precario, con la musica e le voci della festa a fare da colonna sonora alla nostra follia.
Ci guardammo. Fu un’intesa immediata, animalesca. Ci alzammo e ci rifugiammo nell’ombra profumata di terra e muschio. L’ansia di essere scoperti si mescolava al desiderio, creando un cocktail esplosivo. La spinsi contro il tronco rugoso, le labbra di nuovo unite, le lingue che duellavano. Le sue mani erano frenetiche, mi sbottonarono i jeans, la cerniera che sibilò nella notte. Mi afferrò con una sicurezza che non le avrei mai dato, guardandomi dritto negli occhi mentre si abbassava. Il suo respiro caldo sul mio ventre fu un brivido elettrico. Poi sentii le sue labbra, carnose e abilissime, posarsi sulla punta. Baci delicati, leccate lente che mi fecero impazzire. Poi, senza preavviso, mi prese tutto in bocca. Il caldo, l’umido, il movimento abile della sua lingua furono quasi troppo. Un groppo di piacere e paura mi serrò la gola. Temetti che qualcuno ci vedesse, temetti di finire troppo presto, in quel buco caldo e perfetto.
La sollevai per le braccia, la schiacciai di nuovo contro l’albero. Le sue gambe si aprirono per accogliermi. Mi tolsi la maglietta e la stendemmo per terra, un misero altare per il nostro rito. “Sdraiati,” ordinai, la voce roca. Obbedì, con uno sguardo tra l’ubbidiente e la complice.
Mi inginocchiai tra le sue cosce, spingendo la gonna fino alla vita. Il profumo di lei, muschiato e dolce, mi invase le narici. La divorai lentamente, partendo dalle labbra, ancora socchiuse e gonfie per i baci, giù per il collo, le clavicole. Arrivai ai suoi seni, piccoli, sodi, con capezzoli duri come pietre preziose. Li succhiai, li mordicchiai, sentendo le sue unghie scavarmi la schiena.
Poi scesi ancora, oltre l’ombelico, fino alla fonte del suo calore. La vista, mi tolse il fiato glabra, umida e luccicante alla luce fioca. Appoggiai la lingua su quel bocciolo gonfio e lei urlò, un suono che fu subito soffocato dalla mia mano sulla sua bocca. “Zitta,” sussurrai, mentre iniziavo a leccare con un ritmo lento e circolare. Le sue anche si sollevavano, cercando più pressione, più contatto. Sentivo il suo corpo irrigidirsi, le cosce che serravano la mia testa in una morsa letale. Spinsi la lingua dentro di lei, sentendo le sue pareti contrarsi. Era salata, dolce, ebbrezza pura.
Lei gemeva, un lamento continuo e rotto che usciva tra le mie dita. Poi mi tirò su, gli occhi sbarrati da un bisogno irrefrenabile. “Dammelo. Adesso.”
L’ansia del preservativo mancante durò un attimo. Il suo sguardo era così voglioso, così complice, che ogni dubbio svanì. “Facciamolo,” sussurrò, e fu l’ordine più dolce che abbia mai ricevuto.
La sollevai, la feci appoggiare all’albero e la penetrai in un unico, lungo movimento. Era strettissima, caldissima, un guanto di velluto bagnato. Un gemito strozzato uscì dalle nostre bocche unite. Iniziai a muovermi, lentamente prima, poi con una forza sempre più brutale. Lei mi graffiava le spalle, ansimando parole senza senso contro la mia bocca. Il rumore dei nostri corpi che si scontravano si mescolava alla musica lontana.
Dopo qualche minuto, mi spinse via. “Fammelo vedere,” ansimò. “Voglio vederti.”
Ci sdraiammo sulla maglietta stesa. Lei si aprì completamente, invitante. Mi ci gettai sopra, riprendendo il ritmo. La guardavo negli occhi, vedevo il piacere che le contraeva il viso. Sentivo l’orgasmo avvicinarsi, un turbine inarrestabile alla base della schiena. Stavo per ritirarmi, per un ultimo barlume di razionalità.
“No,” gemette lei, aggrappandosi a me con tutte le sue forze. “Vieni dentro. Ti prego, vieni dentro. Prendo la pillola.”
Quelle parole, quel “prendo la pillola” sussurrato da una diciassettenne, furono la goccia che fece traboccare il vaso. Un’ondata di piacere primordiale mi travolse, un getto caldo e infinito che la riempì completamente. Il suo corpo fu scosso da un orgasmo violento, un terremoto che ci lasciò senza fiato, stretti l’uno all’altra, sudati e tremanti. Il silenzio dopo la tempesta fu rotto solo dal nostro respiro affannato. Ci guardammo, senza parole. Ci rivestimmo in fretta, ognuno dei nostri movimenti era un segreto condiviso. Si sistemò la gonna, io i jeans. Un ultimo bacio, lungo e dolce, poi si allontanò nell’oscurità, sparendo tra le luci della festa. Non la rividi più. Seppi dopo che si era trasferita.
Fino a quel giorno, vent’anni dopo, in un aperitivo affollato. I nostri occhi si incrociarono attraverso la folla. La riconobbi all’istante. La stessa fiamma nei capelli, lo stesso sorriso carnoso che per vent’anni aveva ossessionato i miei sogni più bagnati. Si avvicinò, un bicchiere di vino in mano, più donna che mai.
“Sai,” disse, la voce un po’ più rauca, ma ancora carica di quella sfida di un tempo. “Oggi non ho più diciassette anni.” Il suo sguardo scivolò sul mio corpo con una lentezza deliberata. “Sono molto più esperta.”
Il mio cuore batté all’impazzata. La storia, evidentemente, era solo sospesa. Ma questo è un’altra storia!



scusa, al quarto sono bloccato!
ti ringrazio, mi fa molto piacere sapere che ti sia piaciuto! il secondo capitolo l'ho completato. nel terzo sono bloccato.…
ne ho scritti altri con altri nick...spero ti piacciano altrettanto.
Vedi la tua posta indesiderata
Ti ho scritto, mia Musa....attendo Tue...