Los Angeles (California) – Campus della University of California – Appartamento di Chris Donovan e Jesse Daniels – 14 ottobre 2011 – ore 7:30 a.m.
Francis Connor aprì gli occhi al consueto ‘beep’ della sveglia. Mosse la mano per spegnerla, solo pochi centimetri, tanto era piccolo il pavimento del ripostiglio dove dormiva. Sbadigliò e il calzino sporco che aveva ciucciato tutta la notte gli cadde dalla bocca. Allungò il braccio ed accese la luce tirando una cordicella di spago. Si alzò a sedere. Intorno a lui c’era un sacco di biancheria sporca e diversi paia di scarpe da ginnastica piuttosto malconce. Nottata fortunata, pensò guardando la t-shirt maleodorante che gli aveva fatto da cuscino. Sorrise, portandosi al naso un paio di boxer veramente luridi. Inalò felice l’odore di uno dei suoi padroni. Era il suo piccolo segreto. Ogni venerdì doveva fare il bucato e la sera prima aveva la possibilità di portarsi la biancheria sporca di Chris e Jesse nel suo stanzino e godersela per tutta la notte. Era come vincere alla lotteria, ogni settimana. Non si saziava mai dell’odore dei loro corpi e finiva sempre per addormentarsi facendo le fusa, annusando contento. Si stropicciò via il sonno dagli occhi. Gran giornata lo aspettava! Raccolse i panni, mettendosi a ciucciare le macchie giallastre sul davanti dei boxer ed uscì piano dallo sgabuzzino. Come prevedibile i ragazzi dormivano ancora, ormai li conosceva a menadito, le loro abitudini, i loro comportamenti. Si era creata una bellissima ed appagante routine, in cui lui si sottometteva alla loro naturale arroganza, bellezza e mascolinità, soddisfacendo ogni loro capriccio, esaudendo ogni futile desiderio, eseguendo ogni spietato ordine e loro in cambio lo trattavano come il rifiuto umano che era, umiliandolo in ogni modo possibile e ridendo della sua patetica esistenza da inferiore. Nessun tipo di diritto umano, solo doveri: era questa la sua vita adesso, per lo meno all’interno del gruppo e Francis non aveva rimpianti fintanto che i quattro visi dei suoi avvenenti aguzzini gli passavano davanti agli occhi, gonfi di spocchiosa e prepotente ilarità. Ovviamente il minimo che potesse fare era pagarli per l’onore di essere usato e lui era più che felice, adesso che era diventato assistente universitario, di poter girare loro buona parte del suo stipendio ogni mese. Il solo fatto che tollerassero la sua presenza nelle loro vite era assolutamente impagabile agli occhi del giovane.
Chiuse piano la porta dello sgabuzzino e andò in bagno per rimettere i vestiti nel cesto della biancheria sporca. Dopo un ultimo sospiro, aprì la bocca e lasciò cadere le mutande di Chris. Che peccato doverle lavare, pensò.
Si rimise velocemente a quattro zampe. Ormai era così comoda quella posizione, gli sembrava di essere nato così. Entrò in camera di Jesse, i raggi del sole filtravano dalle tende, rendendo l’ambiente sufficientemente luminoso. L’odore del bel moretto gli riempì fiero i polmoni. Come ogni giovedì, anche la sera precedente, i due ragazzi che avevano a pieno titolo occupato il suo bell’appartamento nel verde del campus, concedendogli, tuttavia, la grazia di continuare a pagare l’intero affitto, erano tornati dalle loro attività sportive appositamente sudati fradici per potersi divertire con il loro giocattolo. Francis si eccitò all’istante pensando a tutto il meraviglioso schifo che gli avevano fatto leccare soltanto poche ore prima. Si avvicinò lentamente al fondo del letto ed infilò le testa sotto le coperte, leccandosi già le labbra, contento. L’aria era a dir poco irrespirabile sepolto là sotto, calda e soffocante, ma Francis cercava i piedi del ragazzo che dormiva, con impaziente solerzia. Seguire quell’odore maschio, ormai, era diventato così facile per lui e, in meno di tre secondi, aveva cominciato a leccare la pianta del fortunato giovane, poco più che ventenne. Che bella sensazione poter svolgere il proprio compito in maniera tanto appagante, pensare che fino a tre anni prima sarebbe rabbrividito al pensiero di dover leccare i piedi a qualcuno. Che idiota che era stato e quanti anni aveva perso a far finta di essere un ragazzo, un uomo… un essere umano. Non lo era e non lo era mai stato, eppure c’era voluto un viaggio in Messico per aprirgli gli occhi e farlo finalmente cominciare a vivere sul serio. Se solo avesse scoperto prima questo tipo di felicità così inebriante da potercisi perdere.
Il piede che stava lavando puzzava selvaggiamente e Francis si gustò ogni secondo di quella bontà, passando la lingua dal tallone alle dita e poi di nuovo al tallone. Che brivido. Poi, lo squisito bocconcino cominciò a muoversi e il ragazzo udì gli sbadigli di Jesse che si stava lentamente svegliando.
Jesse Daniels aprì gli occhi e si stiracchiò, sbadigliando. La linguetta della checca era al lavoro, premurosa, come ogni mattina. Il suo bel visetto da furbastro si accese in un sorriso. Cristo, quello sfigato si leccava quella merda ogni giorno da più di tre anni, come se non ci fosse un domani. Non poteva proprio farne a meno, era nella sua natura. La sua stupida esistenza era così divertente.
‘Giusto in tempo checca…’ gli disse con la voce un po’ ruvida del primo mattino ‘ho giusto bisogno del cesso, hehe!!’ ridacchiò piano ed allargò le gambe per permettere allo schiavo d’infilarsi sotto le coperte fino a che sentì la sua bocca avvilupargli, umida, l’uccello. Con un gran sospiro di sollievo rilassò la vescica e cominciò a liberarsi. Era una comodità davvero impagabile, pisciargli in bocca mentre ancora si stiracchiava nel letto. Sentiva l’idiota ingoiare bocconata dopo bocconata, assetato. Sbadigliò nuovamente ed allungò la mano sul comodino per prendere il telefono. Cominciò a controllare i messaggi e le mail, scorrendoli col pollice, mentre il getto di urina si stava pian piano indebolendo, con sua grande soddisfazione. Appena finito di pisciare sentì la lingua della checca lavargli avidamente la punta per assicurarsi di non sprecare neanche una goccia della sua bibita speciale. Poi lo schiavo si sfilò di bocca il cazzo e Jesse sentì la sua voce da sotto le coperte:
‘Grazie padron Jesse’ il bel moretto ridacchiò ma non gli rispose, perché avrebbe dovuto. Francis cominciò a leccargli le palle. Quel rituale era pressoché identico ogni mattina. Era il momento di trastullo di Jesse. Francis sapeva che al risveglio dei due ragazzi, doveva rendersi invisibile, permettendo loro di espletare i loro bisogni fisiologici in completo relax e senza che dovessero guardare il suo stupido muso da checca. I due padroni dormivano nudi o al massimo con una maglietta, ma la sua bocca aveva accesso ai loro corpi, dalla vita in giù ovviamente. E così passavano i minuti. Jesse lo ignorava completamente, essendo ormai abituato a quel servizetto quotidiano. Tuttavia non poteva fare a meno d’immaginare quanto fosse soffocante l’aria in mezzo alle sua gambe. Sentiva le sue zone erogene sempre più calde, in parte per i respiri affannosi della checca in parte per il calore emesso dal proprio corpo e la sua pelle traspirava copiosamente sudore che la checca si leccava felice. Più ci pensava e più trovava la cosa divertente, tanto da prolungare quel momento quanto più possibile ogni mattina.
Erano passati forse dieci minuti e Francis cominciava ad essere in debito di ossigeno, ma che importava. Davanti a se aveva il pene di padron Jesse, da poter leccare e così lo scroto, con tutta quella bella peluria scura, e poi ancora l’interno coscia, così sudato e dal sapore così maschio e forte. L’odore era talmente pungente da bloccargli il cervello, sarebbe valsa la pena soffocare pur di continuare.
La checca gli aveva preso in bocca un testicolo e lo stava succhiando dolcemente, senza fretta. Jesse osservava lo schermo del suo Iphone, con una mano dietro la nuca. Ad un tratto gli arrivò una familiare notifica. Il giovane aprì Whatsapp e lesse, sorridendo, il messaggio dell’amico Mark Ward:
‘Stiamo per fare il check-in, per le 2:30 siamo a Los Angeles. Mandate la checca a prenderci! LOL’ Jesse sorrise. Lo schiavetto gli stava ora leccando l’attaccatura delle natiche. Pensando al weekend divertente che avevano davanti rispose al messaggio:
‘Con vero piacere, paparino LOL XD’ Ricevette una faccina sorridente come replica.
Mark ed Alex, i due amici di sempre, tornavano da Austin (Texas), dov’erano andati a visitare una cugina di Alex che aveva appena partorito e il cui bambino a quanto pare assomigliava pochissimo al marito della ragazza. Era invece la fotocopia del bel Mark ed era naturale che il biondino avesse insistito, con gran diletto di Alex, per far visita alla neo mammina e magari, nell’occasione, annaffiarle nuovamente le ovaie.
Jesse riprese a leggere, tranquillo, le mail a cui non aveva risposto la sera prima. Mancava ancora un’ora all’inizio della sua prima lezione, c’era tutto il tempo di rilassarsi qualche altro minuto e farsi venerare. Si chiese ridacchiando quanto potesse resistere la checca prima di asfissiare. Poi si distrasse leggendo una strepitosa offerta per un nuovo portatile.
Altri dieci minuti dopo Jesse si mise a sedere e le coperte scivolarono rivelando il suo torace scolpito e totalmente glabro. Si stiracchiò di nuovo, pigramente. La checca non si era fermata un istante. Sbadigliò ancora, poi si decise a scoprire la parte inferiore del suo corpo. Si guardò in mezzo alle gambe e vide il muso della checca madido di sudore. Francis era al lavoro sul pube, pettinando con amore i peli scuri del padroncino. Non smise di leccare ma guardò il ragazzo sorridendogli, grato di poter servire. Ammirava i bei capelli scuri, quel grazioso nasetto e i suoi occhi assolutamente privi di pietà. Jesse gli rivolse un ghigno perfetto e ridacchiò:
‘Hehe! Non avrai avuto caldo, spero! Hehe!!!’ gli chiese con la voce che trasudava talmente tanto sarcasmo da risultare grottesca. La checca si affrettò a rispondere:
‘Ooohh padron Jesse! Non devi preoccuparti per me!’ Jesse rise.
‘Quanto sei patetico, cazzo! Hahaha!’ gli piaceva così tanto dirglielo.
‘Mark e Alex atterrano alle 2:30, non ti conviene fare tardi, frocetto!’ gli ricordò. Francis rispose premuroso:
‘Oh no, padrone! Non lo farei mai! Finisco d’insegnare all’una, così ho tutto il tempo di andare a prendere i padroni.’ Jesse sorrise sadico.
‘Ma che bravo schiavetto che sei, sempre così zelante ed ubbidiente! Hehehe!!’ Cominciò a tirare su col naso, accumulando una gran quantità di saliva e muco in bocca. Francis sapeva cosa doveva fare. Smise di leccare ed alzò la testa a bocca aperta, quanto bastava per permettere a Jesse di sputargli direttamente in gola.
‘Grazie padron Jesse!’ fu l’immediata risposta.
‘Figurati, checca, per così poco! hahaha!!!’ Jesse sfilò una gamba da sotto la coperta e, facendo leva sulla spalla dell’altro, lo spinse a terra con forza. Francis atterrò di schiena parzialmente avvolto dalle coperte che si era portato dietro nella caduta. Non fiatò però, a Jesse piaceva malmenarlo un po’ e lui si sentiva così fortunato. Scese dal letto, il bel padrone, appoggiandogli un piede sulla faccia e l’altro sul torace. Stette in quella posizione per una decina di secondi, sbadigliando e ossigenando i polmoni. Quando lo ritenne opportuno, scese e si avviò verso il bagno senza rivolgergli uno sguardo.
Francis riprese fiato. Poi si alzò in piedi per rassettare la camera. Sfece il letto completamente, aprì la finestra per far cambiare l’aria e prese dall’armadio delle lenzuola pulite. Sentì l’acqua della doccia cominciare a scorrere e si affrettò a sistemare tutto. Quand’ebbe finito si riaccucciò a terra e si diresse verso camera di Chris.
Chris Donovan aprì gli occhi e si grattò una guancia, sbadigliando. Dormiva sempre prono e anche adesso stava abbracciando il cuscino. La checca gli stava leccando il culo, com’era suo dovere ogni mattina al risveglio. Pensò con soddisfazione ai venti minuti che aveva passato rinchiuso nel cesso la sera prima, ad alleggerirsi, dopo la scorpacciata di chili messicano che lo schiavo gli aveva fatto trovare pronto. Era proprio divertente farselo lavare in quel modo e poi quella sua linguetta devotamente incollata alle sue natiche era così piacevole, così rilassante… così appropriato. Jesse doveva essere sotto la doccia. Il bel Chris guardò l’ora: le 8.05. Poteva sonnecchiare qualche altro minuto, solo che prima doveva… Si girò su un lato e la checca si mosse all’istante, quasi si aspettasse il tacito comando. Lo sentì girarsi ed insinuarsi sotto il suo corpo, come un meccanico che s’infila sotto una vettura, finché l’uccello non gli scivolò comodamente dentro la bocca di quella sottospecie di latrina la quale cominciò a buttare giù, felice, tutto il delizioso nettare ambrato che Chris aveva il buon cuore di sparargli direttamente nel gargarozzo. Era una posizione molto confortevole per il giovane adone. Continuava ad abbracciare il cuscino, aveva una gamba appoggiata sul torso della checca e il pube abbandonato a peso morto sulla sua faccia. Tra l’altro il morbido materasso su cui dormiva faceva in modo di far sprofondare la testa della checca completamente, quasi a creare un buco nel materasso dove poter pisciare. La goduria gli si leggeva su ogni curva scultorea di quel viso tanto attraente quanto scaltro. Ovviamente la checca non aveva il lusso di respirare in quella posizione ma durava solo qualche decina di secondi, poteva resistere. Era suo dovere resistere. E poi la cosa importante era che lui si svuotasse la vescica, per il resto…
Non appena finito allentò la pressione sulla sua faccia e lo sentì scivolare all’indietro per poi voltarsi di nuovo mentre udiva le sue prime parole:
‘Grazie padron Chris! Bello saporito, come al solito!’ il giovane sorrise, la sua voce gli arrivava attutita da sotto le coperte. Lo schiavo riprese a leccargli il culo. Lui voltò la testa dalla parte opposta e prese un gran respiro sonnolento.
‘Avvertimi quando Jesse ha finito.’ disse allo schiavo:
‘Certo padron Chris!’ Il bel Chris cercò di rilassarsi ma qualcosa glielo impediva. Sentiva un gran fastidio alla pancia. La cena pantagruelica si faceva ancora sentire. Sorrise:
‘Chissà che aria viziata che c’è là sotto, non vorrei che tu soffocassi!’ tese poi gli addominali mentre, ridanciano, diceva:
‘Aspetta che ti mando un po’ di ossigeno! Aaaaaahhhhh!!’ e si liberò beatamente della bomba del micidiale gas che aveva nell’intestino, proprio in faccia al suo patetico schiavo. Sospirò contento e decisamente sollevato.
‘Hahaha!! Molto meglio, no?’ sentì la voce mezza soffocata dell’altro, che continuava però a leccare:
‘Si… cough… cough… grazie padrone… cough… cough… regalo stupendo!’ ridacchiò ai suoi colpi di tosse. Era venerdì, aveva due sole ore di lezione e tutto il weekend davanti con i suoi vecchi amici. E poi aveva in serbo una bella sorpresina per la checca. Il ghigno gli rimase sulle labbra mentre pian piano tornava a sonnecchiare.
Volo American Airlines 864/2445 – Austin (Texas) – Los Angeles (California) – ore 11:43 a.m. (ora di Los Angeles)
‘Qualcosa da bere?’ la generosa scollatura della hostess non sfuggi ad Alex Jin. Erano tutte così carine in prima classe, sfoderavano moine a destra e a manca e il ragazzo si divertì a chiedersi se si sarebbero fatte dare una bottarella. Lesse il cartellino con il nome, poi sfoderò il suo sorriso da star del cinema prima di risponderle. Gli occhi a mandorla, i lineamenti dolci e i capelli nerissimi lo rendevano irresistibilmente appetibile al gentil sesso.
‘Una coca, Audrey.’ se ne stava pigramente abbandonato sulla comoda pelle nera della poltrona reclinabile, accanto al suo migliore amico, l’avvenente biondino con un accenno di barbetta, che stava dormendo con le braccia incrociate. Gli dette una gomitata:
‘Oy! Bell’addormentato! Lo vuoi un caffè?’ Mark Ward aprì i suoi penetranti occhi azzurri e il sorriso di una bella brunetta gli riempì lo sguardo.
‘Si, volentieri…’ disse mentre sbadigliava. La hostess li servì e si voltò alla sua destra per continuare il giro.
‘Per me una 7up.’ Alex sentì la voce di un ragazzo provenire al di là del carrello bevande.
‘Subito signor Hunter!’ rispose la ragazza con estrema deferenza.
‘E per la signorina?’
‘Lei non prende niente…’ proseguì il giovanotto ‘segue una dieta molto speciale’ concluse con voce divertita.
‘Capisco signor Hunter, mi faccia sapere se posso esserle utile in qualunque modo, la prego!’ ci tenne a precisare la hostess. Il ragazzo le rispose quasi annoiato:
‘Sicuro, dolcezza. Ora lasciami guardare in pace il resto del film…’ non era stato esattamente sgarbato, era come se fosse abituato ad avere servitori intorno a lui.
‘Certo signore, mi scusi!’ e spinse in avanti il carrello rivelando un ragazzo di qualche anno più giovane di loro. Aveva i capelli biondi a punta, il naso all’insù e un sorrisetto arrogante. Le mani incrociate dietro la nuca, guardava lo schermo davanti a se. Dopo un paio di minuti, senza neanche voltarsi, a voce bassa ma non abbastanza perché Alex e Mark non lo sentissero, disse:
‘Hey! Mi prudono i coglioni!’ i due ragazzi si voltarono, sorpresi dall’audacia delle sue parole, curiosi di chi fosse il suo interlocutore. La ragazza che gli stava seduta accanto, quella a cui il giovanotto non aveva permesso di rispondere alla hostess, subito mosse la mano e cominciò a grattargli il pacco.
‘Più in basso!’ disse il biondo. Se ne stava lì, a gambe aperte, in completo rilassamento come se fosse la cosa più normale del mondo. I due ragazzi ridacchiarono alla scena e lui si voltò sorridendo:
‘Non è fantastico avere qualcuno che lo fa per te? Hehe!?!’
‘Puoi dirlo forte amico! Hehehe!!’ gli rispose Mark.
‘E’ gentile la tua amica a liberarti di quest’incombenza!’ sorrise Alex.
‘Hahaha!!! Si, beh! Rebecca, qui, è un’amica MOLTO speciale! Fa tutto quello che le dico, non è vero Becca?’ disse il ragazzo allegro. Un mesto e sommesso:
‘si…’ fu la risposta della ragazza. I tre maschietti ridacchiarono. Nessun altro sembrava essersi accorto della situazione, erano tutti mezzi addormentati o occupati in altre amene attività.
‘Io mi chiamo Alex e lui è Mark’
‘Luke’ si presentarono.
‘Siete di L.A.?’
‘Si’
‘Anch’io’ chiacchierarono per qualche minuto mentre la mano della ragazza continuava a massaggiare il pacco a Luke. Ad un certo punto però si schiarì la voce e il biondo la guardò, un po’ infastidito di essere stato interrotto:
‘Si?’
‘Dovrei andare in bagno…’ finalmente Alex e Mark riuscivano a vederla. Era davvero molto bella. Aveva degli splendidi occhi verdi, una cascata di riccioli rossi e delle curve perfette.
‘Come prego?’ le disse Luke. La ragazza chiuse gli occhi e riformulò:
‘Luke ti prego posso avere il permesso di andare in bagno?’ non c’era astio nella sua voce, ma sconfitta e rassegnazione. Il giovane aveva un ghigno divertito sul viso:
‘Si, puoi andare ma lo sai cosa devi fare prima, no? hehe!’ La ragazza guardò imbarazzatissima i due giovani con cui Luke era entrato in confidenza e poi si guardò in torno.
‘Meglio che ti sbrighi, potrei cambiare idea!’ le disse la voce divertita del biondo. Rachel raccolse il coraggio, si chinò su di lui e baciò il pacco che aveva grattato fino a pochi secondi prima. Un gesto che durò diversi secondi, quasi fosse in preghiera. Poi sussurrò:
‘Grazie Luke…’ il biondo ridacchiò, contento di vedere che lo spettacolo intrattenesse gli altri due. Dopodiché la ragazza si alzò e s’incamminò verso il bagno.
‘Hahaha!! Che spasso, cazzo!’ borbottò Luke.
‘Proprio un bell’esemplare di ‘amica’ ti sei trovato, hehehe!’ disse Alex come stesse parlando di una qualche bestia, virgolettando con pesante sarcasmo la parola ‘amica’.
‘Gia! Ed è così ubbidiente!’ aggiunse Mark con ammirazione.
‘Hehehe! Avreste dovuto vederla l’anno scorso! Era la stronza più frigida di tutta la scuola, non mi rivolgeva neanche la parola quando m’incrociava per il corridoio. E poi… beh, l’ho conquistata con la mia galanteria naturalmente, hehehe!!!’ rise, insieme agli altri due. Poi disse loro:
‘Scusatemi un attimo, ragazzi, ho bisogno anch’io di usare il cesso’ si alzò congedandosi dai due.
Mark e Alex convennero che quel tipo fosse davvero a posto.
‘Sai, d’un tratto mi è venuta voglia di essere più perfido del solito con la checca!’ disse Alex.
‘Stavo pensando la stessa cosa, amico, hehe! Stasera ci divertiamo!’ Mark si fregò le mani. Dopo forse dieci o quindici minuti la ragazza dai capelli rossi fece ritorno dal bagno. C’era qualcosa di strano in lei, aveva della roba biancastra e appiccicosa spalmata sulla faccia e i capelli. Possibile che fosse…? Sempre più imbarazzata, guardò Mark ed Alex, stavolta quasi con odio, come fossero intrusi in una parte della sua vita molto privata. Ma quella fiamma scomparve subito, i due giovani avevano una lunga esperienza nel domare lo sguardo ribelle di troiette come quella. La fissarono con un sorrisetto strafottente per qualche secondo e Rebecca abbassò gli occhi, vinta. Si sedette. Dietro di lei comparve Luke che gongolante disse:
‘Aaaaahhh, ci voleva proprio! Hehe!!’ aggiustandosi il pacco ‘Era disperata, aveva dimenticato la maschera per il viso e quindi…’ per poi fare l’occhiolino ai due appena conosciuti. Nella migliore tradizione, i tre maschietti si dettero il cinque con l’arroganza dei fighi, dei ragazzi cool, ragazzi a cui la natura ha fornito tutte le qualità per dominare, condividendo risate, sguardi ed ammiccamenti che racchiudevano modi di fare e di vivere molto, molto simili.
University of California – Dipartimento di Fisica – Aula F5 – Corso di Fisica 101 – primo anno – Docente: Dott. Francis Connor – ore 12:55 a.m.
‘No, mi spiace! Sbagliato di nuovo, O’Malley!’ ormai anche soltanto la voce di quel tizio irritava il giovane Cody. Quella camicina a scacchi e quei cazzo di occhialetti da secchione completavano il quadro. E poi quell’atteggiamento altezzoso, come fosse un dio in terra. Avrà avuto si e no cinque o sei anni più di loro, ed era solo un assistente, cazzo, non un luminare della fisica! Doveva essere il professor Jenkins in realtà il loro insegnante ma era uno scienziato di gran fama e non aveva ovviamente tempo d’insegnare all’università. Quindi era lui a fare le sue veci. Mister so-tutto-io! Poi sembrava che oggi ce l’avesse con lui. Gli aveva fatto tre domande durante la lezione e le sue risposte erano state… beh… forse un po’ imprecise, d’accordo, ma non era quello il punto!
‘Forse sarebbe meglio che facesse un po’ meno sport e cominciasse a leggere qualcosina in più. Mi spiacerebbe doverla bocciare!’ gli disse con freddezza il dottor Connor verso la fine della lezione.
‘Fottiti, stronzo!’ pensò selvaggiamente Cody O’Malley tirandosi indietro i capelli biondi.
‘Ok, cercherò di darmi da fare, prof!’ le parole erano state gentili, ma il tono era di sfida, non ci pensava neanche ad abbassare il capo di fronte a questo… questo sfigato!
Connor però non sembrò prendersela, continuava a guardare l’orologio, pareva che avesse fretta.
‘Bene ragazzi, la lezione è finita, ci vediamo lunedì. Leggetevi il capitolo 6!’ disse loro mentre metteva a posto tutte le sue cose. Cody infilò il libro nello zaino, immaginando di prendere a calci nel muso quel figlio di puttana che si era divertito a deriderlo davanti ai suoi compagni.
‘Non farci caso, la settimana scorsa l’ha fatto con me, ricordi?’ un viso sorridente gli comparve davanti quando alzò lo sguardo. Tammy White non era esattamente una bomba sexy, aveva il naso aquilino, i lineamenti un po’ duri e sui fianchi aveva qualche chilo di troppo ma lei e Cody erano legati da una lunga e profonda amicizia. Lui le sorrise di rimando, affettuoso:
‘Ma quando lo fa con te ha ragione, non è che tu sia questa gran cima… aihaaa!!’ non finì la frase perché la ragazza, scherzando, gli aveva dato un pugno sul braccio. Chiuse lo zaino e se lo mise sulle spalla ridacchiando. Poteva esser tranquillamente scambiato per un modello di Abercrombie & Fitch. Un metro e novanta, splendidi occhi verdi, un sorriso che faceva girare le ragazze per strada e il corpo di un semidio, tenuti insieme da una massiccia dose di autostima. Lei aveva un finto broncio e lui le dette un bacetto sulla guancia che la fece tornare a sorridere.
‘Dai, muoviti che ho fame!’ gli disse lei.
‘Attenta!’ continuò lui ‘non ti sembra che sia già abbastanza grosso?’ concluse dandole una sonora pacca sul sedere. Lei gli fece la linguaccia, facendolo ridere e s’incamminarono verso l’uscita, in fila con gli altri studenti.
In effetti la loro era un’amicizia molto sui generis. Per parlare chiaro, lei era stracotta di lui e avrebbe fatto qualunque cosa per infilarglisi nel letto. Lui, di tanto in tanto, glielo concedeva, quando non aveva niente di meglio da scopare e comunque erano anni che si faceva sbocchinare regolarmente: per cominciare era bravissima, poi la sua bocca e la sua gola sembravano create su misura per Cody e per finire non ci voleva granché a convincerla: un occhiolino, un bacetto, un sorriso. Il tutto era cominciato diversi anni prima e funzionava perfettamente. All’inizio, quand’erano ragazzini, Cody si era anche fatto degli scrupoli: gli sembrava di approfittarsi di lei in qualche modo, visto che non aveva la minima intenzione di costruire con lei alcun tipo di relazione amorosa. Ma poi si sa, gli ormoni vogliono il proprio sfogo e il giovane atleta aveva constatato che una bella bocca umida accoglieva il suo cazzo MOLTO meglio della propria mano. E così, negli anni del liceo, succedeva di continuo che durante le lezioni, ogni volta che a lui veniva voglia, i due si assentassero con una scusa e tornassero una decina di minuti dopo sorridenti, lui appagato, con le palle vuote e lei sazia, con la pancia piena. Ora, al primo anno di College, a poco più di un mese dall’inizio del primo semestre, la situazione non era molto diversa, era solo tutto molto, molto più facile. Era l’amicizia perfetta, Cody si ritrovava a pensare spesso e volentieri. Niente smancerie amorose, solo due amici che si usavano l’un l’altra per sollazzarsi sessualmente. D’accordo, principalmente era lui ad usare lei ma questo non rendeva il rapporto meno fantastico, almeno per quanto lo riguardava.
Arrivarono alla porta e Cody sorrise quando vide Chris Donovan e Jesse Daniels all’uscita della classe che lo aspettavano. Tammy assunse un’espressione indispettita, il ragazzo sapeva che non li sopportava ma a lui andavano proprio a genio. Erano all’ultimo anno e, come lui, facevano parte della squadra di atletica. Cody non sapeva esattamente il perché ma questi due sembravano averlo preso in grande simpatia e, da un paio di settimane, l’avevano fatto entrare nel loro giro, presentadogli tanti amici fichissimi, ragazze molto generose e un sacco di gente importante. Il giovane non ne era sicuro, ma gli sembrava quasi che l’avessero scelto per fargli da maestri di vita, o qualche stronzata simile. Come se volessero passare alla prossima generazione…. boh, forse tutti i segreti della vita in campus e a Cody non pareva il vero. Li trovava spassosissimi e si trovava completamente a suo agio con loro:
‘Hey, matricola! Come butta!!’ gli disse scherzoso Chris dandogli il cinque.
‘Ti aspetto a mensa, Cody!’ disse Tammy senza degnarli di uno sguardo, mentre lui stava salutando Jesse.
‘Sempre un piacere, Tamara!’ le disse ridacchiandole dietro Jesse. Chris rise e anche Cody, visto che Tammy aveva già voltato l’angolo.
‘Quant’è che non le dai da mangiare, amico?!’ disse Chris, sfiorandosi il pacco, come se le sue parole non fossero abbastanza chiare da sole. Cody rise, poi rispose con nonchalance:
‘Dunque… da ieri pomeriggio…’
‘E ci credo che è così acida, ha fame! Hahaha!!’ concluse Jesse unendosi al coro di risatine a mezza voce. La matricola aveva condiviso il segreto della sua particolare relazione con Tammy, ricevendo ampi consensi dai nuovi amici.
‘Permesso, permesso! Scusate!’ Cody si voltò. Il dottor Connor si stava facendo spazio tra gli ultimi studenti che uscivano dalla grande aula. Alzò gli occhi, vide loro tre che lo guardavano e il viso gli si gelò.
‘Francis…’ disse Jesse salutandolo col nome proprio. Si conoscevano. L’insegnate sembrava agitato, quasi non osasse guardarli negli occhi, ma al tempo stesso sembrava felice di vederli. A Cody parve strano vederlo senza tutta la sua baldanza:
‘Jesse… Chris…’ ricambiò il saluto, cortese, quasi sottovoce, in evidente imbarazzo ‘O’Malley…’ concluse decisamente più acido e Cody dovette trattenersi dal dargli un pugno in faccia.
‘Chiedo scusa ma ho molta… molta fretta… ci vediamo in giro ragazzi…’ e con un ultimo sorriso imbarazzato si allontanò di gran fretta. Cody si voltò di nuovo verso i suoi due amici e si accorse che avevano un ghigno stampato sul viso mentre guardavano Connor andare via.
‘Come fate a conoscerlo?’ Chris gli sorrise, poi gli disse:
‘Beh, è il fratello di una mia ex…’ Strano. Cody ebbe la netta sensazione che quella non fosse esattamente la verità o comunque non tutta.
‘Beh, scusa se lo dico amico, ma quello è un vero stronzo!’ i due ragazzi scoppiarono in una buffa risata.
‘Dici?’ gli chiese divertito Jesse.
‘Altroché! Si crede tanto superiore, con quell’aria di sufficienza e quell’atteggiamento spocchioso!’ i due sorridevano mentre lo ascoltavano ‘E’ solo un sfigato arrogante…. e poi secondo me è pure frocio!’ aggiunse con una punta di cattiveria e fu lieto di vedere che nessuno dei due accennava minimamente a volerlo difendere, anzi, ridacchiavano complici. Poi, pensando forse di aver esagerato, aggiunse:
‘senza offesa per la tua ex Chris…’ il ragazzo lo tranquillizzò:
‘Hahaha!!! Tranquillo amico, sua sorella era poco più di uno sborratoio! Hahaha!!’
‘Già! Tre bei buchetti comodi, comodi, da riempire a qualunque ora! Hahaha!!’ continuò Jesse.
‘Hahaha!! Verissimo, anche se devo dire che il suo corpo mi è stato MOLTO utile al liceo, hahahah!!!’ Cody rise insieme a loro. Questi due erano davvero il massimo, erano proprio il genere di amici che aveva avuto al liceo, a casa sua, in Colorado, amici da cui era lontano e che ora voleva rifarsi.
‘E così il nostro caro Francis fa il professorino bastardo a lezione, huh?!’ riprese il discorso Chris mentre ancora ridacchiavano.
‘Non hai idea, amico, mi sta proprio sulle palle! Se potessi saprei io come…’ non finì la frase ma i due gli dettero man forte.
‘Hahaha!!! Hai proprio ragione, sarebbe l’ora che qualcuno gli desse una bella lezione!’ Jesse continuò a gettare benzina sul fuoco.
‘Già, è solo un secchioncello presuntuoso. Non trovi che quelli come lui siano… beh, un po’ patetici?’ Chris proseguì e Cody non poteva essere più d’accordo.
‘Eccome amico! L’ho sempre pensato, cazzo!’ I due gli sorridevano e lui continuò il vituperio per farsi bello ai loro occhi ‘Sono solo delle merde! Dovrebbero rendersene conto e farsi mettere i piedi in testa da bravi sfigati!’ Chris e Jesse risero più forte e si congratularono con Cody che era sempre più contento della loro approvazione.
‘Hahaha!!! Grande, matricola! Se ti candidi come presidente io ti voto subito, cazzo! Hahaha!!!’
‘Hahaha! Magari fosse così facile!’ disse Cody.
Continuarono a chiacchierare amabilmente del più e del meno, ridendo, prendendo per il culo quelli che non rientravano nella loro selezionata categoria, facendo battute da spogliatoio e dandosi pacche sulle spalle. Poi Jesse guardò l’ora.
‘Chris, dobbiamo andare!’ il ragazzo convenne che era tardi.
‘Si, giusto! Senti un po’ amico!’ disse rivolgendosi a Cody ‘Che fai stasera?’ il ragazzo scrollò le spalle:
‘Mah, non lo so… sarebbe il caso che mi mettessi in pari a Fisica, così lo sfigato smette di rompermi le palle!’ ancora risatine da parte dei due:
‘Ah, ma dai amico! E’ venerdì sera, e c’è la partita in TV, perché non vieni a vederla da noi?’ Jesse sorrise.
‘Si dai! Vengono anche altri due amici, sono uno spasso, vedrai ti piaceranno!’ Cody era lusingato di essere stato invitato ed accettò di buon grado, tanto la partita l’avrebbe vista comunque, anche se in cuffia per non disturbare il suo compagno di stanza, un altro secchione rompicazzo.
‘Grande!’ disse Chris ‘Ti va bene verso le 6:30?’
‘Perfetto!’ rispose Cody. Gli dissero come arrivare al loro appartamento.
‘E non te la prendere per Connor, chissà, magari un giorno si renderà conto di chi è e comincerà a vederti in una luce diversa…’ gli disse Jesse con un gran sorriso e un tono vagamente misterioso. Cody aggrottò le ciglia, poco convinto, ma gli sorrise:
‘Si, certo, come no! E’ più probabile che io diventi presidente…’
‘mmm, beh, non si sa mai!’ Chris gli fece l’occhiolino. Poi gli mise una mano sulla spalla e lo spinse in avanti:
‘Coraggio, ora fila a mensa, matricola! Va’ a sfamare il tuo di sborratoio prima che diventi isterica!’
‘Hahaha!!! Ok, amico! A dopo ragazzi!’ li salutò e si avviò per il corridoio che portava al refettorio. Chris e Jesse gli avevano risollevato totalmente l’umore, si sentiva decisamente più leggero e allegro, ecco perché gli piaceva stare con loro, avevano così tanto in comune. Adesso era sicuro che avrebbe passato una serata davvero divertente, ma prima doveva fare una cosa. Una battuta dei suoi nuovi amici gli risuonava nelle orecchie. Si grattò il pacco e sorrise. Era doveroso far ingoiare a Tammy una sana dose della sua speciale sbobba proteica, nei cessi della mensa, prima di sedersi a tavola e mangiare.
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…