University of California – Campus studentesco – Dormitorio maschile F – Stanza 12G – 24 Marzo 2012 – ore 9:40 a.m.
Stewart si stava sciacquando la bocca dal dentifricio quando Cody entrò nel bagno sbadigliando.
‘Giorno…’ bofonchiò il biondo ancora assonnato e si diresse verso il WC.
‘Aspetta, esco…’ disse Stew ma Cody si era già tirato fuori l’uccello.
‘Nah, tranquillo amico, lo so che ti piace guardarmi e a me non dai fastidio…’ e cominciò a pisciare. Stew rimase lì a fissare quel pene maestoso che spruzzava un getto di urina gialla e maleodorante. Cody si svuotò la vescica sovrapensiero, a fatica guardando dove mirava e il risultato fu ben visibile. Si tirò sù i boxer e tirò lo scarico. Sorrise.
‘Guarda che casino che ho fatto!’ commentò guardando il liquido giallo sulla ceramica della tazza e sulle mattonelle bianche. Poi sbadigliò andando verso la porta:
‘Quando hai finito pulisci, prima che cominci a puzzare…’ disse a Stewart uscendo. Il ragazzo, un po’ imbambolato gli rispose:
‘Ma… mi sono appena lavato i denti…’ Cody si voltò e aggrottò le ciglia. Poi sorrise.
‘Hai ragione, amico, dove ho la testa?!’ gli sorrise ‘Prima vieni a leccarmi i piedi mentre faccio colazione, il cesso puoi leccarlo più tardi!’
University of California – Dipartimento di Fisica – Aula F5 – Corso di Fisica 101 – primo anno – Docente: Dott. Francis Connor – ore 12:40 a.m.
‘Esatto di nuovo, sig. O’Malley, complimenti!’ Cody sorrise al suo insegnante. Erano decisamente entrati in sintonia. Il dottor Connor non lo trattava più con aria di sufficienza, non lo rimproverava e non lo derideva più anzi, tutto l’opposto. Stewart aveva fatto di Cody un genietto in fisica e Connor lo prendeva ad esempio in classe, di fronte agli altri studenti. Era diventato il cocchino di un insegnante, incredibile ma vero. A Cody non pareva il vero di avere tutta quest’attenzione era una bella spinta per la sua autostima (non che ce ne fosse alcun bisogno). Ai due lati aveva Tammy e Stewart che gli sorridevano innamorati. Due menti che aveva plagiato in modo da poter soddisfare i suoi bisogni, i suoi capricci e le sue voglie. La vita andava a gonfie vele per Cody. Doveva solo sistemare una cosetta con Stewart. Diciamo che c’era bisogno di ufficializzare la cosa. L’avrebbe fatto quella sera stessa, si disse, mentre Connor porgeva un’altra domanda alla classe, di cui Cody conosceva la risposta.
University of California – Campus studentesco – Dormitorio maschile F – Stanza 12G – 24 Marzo 2012 – ore 6:50 p.m.
Stewart stava leccando i piedi al suo amico Cody, mentre lui si stava rilassando, leggendo un articolo sul suo IPad. Adorava quando tornava dall’allenamento, fradicio e gli permetteva di lavare tutto quel buon sudore. Era così felice di aver trovato qualcuno che lo capisse. Prese a succhiargli l’alluce ma, ad un certo punto, Cody abbassò il tablet e lo guardò per qualche minuto. Aveva l’aria un po’ pensierosa.
‘Stew dobbiamo parlare…’ gli disse serio. Il ragazzo aggrottò la fronte:
‘Che succede?’ Cody si tirò sù a sedere sul letto.
‘Stew, noi abbiamo fatto un giochino molto divertente in questi mesi, io ti ho accontentato con un sacco di stronzate, la storia dei piedi, le scarpe ora anche il piscio…’ Stew provò a ribattere ma Cody lo fermò ‘…non mi fraintendere, la cosa mi diverte… però così la situazione non può continuare…’ Stew cominciava a farsi prendere dal panico, sentiva che quel discorso non poteva finire bene ‘…voglio dire, non puoi comportarti da amico e poi tutto a un tratto farmi da schiavo quando pare a te… Perché parliamoci chiare, è questo che fai!’ gli disse con un sorrisetto ‘non so come comportarmi con te, lo capisci? E’ troppo dura amico, non ce la faccio, mi spiace!’ finì il discorso e Stew sentiva un dolore lancinante allo stomaco. Era finita… era davvero finita, la cosa più bella che gli fosse capitata gliela stavano strappando via. Si fece coraggio e con aria funerea disse:
‘Capisco… quindi vuoi che smettiamo…’ Cody scrollò le spalle e disse:
‘Non necessariamente’ Stew guardò il biondo con speranza negli occhi ‘Devi semplicemente fare una scelta Stew… o sei mio amico o sei mio schiavo…’ quelle parole arrivarono come macigni sulle spalle di Stew. I due si guardarono senza proferire parola. Stew con preoccupato timore, Cody con serena letizia.
‘Che succede se scelgo… schiavo?’
‘Beh, è molto semplice. Smetti di essere un uomo libero e diventi di mia proprietà.’ gli disse con estrema noncuranza ‘Da quel momento in poi il tuo unico scopo nella vita diventa quello di servirmi, di rendermi la vita facile e…. beh, insomma, di ubbidire a qualunque mio ordine’ di nuovo sguardi.
‘Pensaci bene Stew, non si torna indietro…’ il ragazzo sorrise a sé stesso, pensando ‘non è quello che già faccio?’. Disse però:
‘Secondo te che dovrei fare?’ Cody sorrise.
‘Beh, è una tua scelta Stew…’ gli disse calmo ‘…anche se essere amici… beh, per me è un po’ strano, in effetti… voglio dire come faccio ad essere amico di uno così palesemente inferiore a me?’ Stew lo guardò:
‘Inferiore?’ gli chiese un po’ titubante.
‘Palesemente!’ ripeté l’altro ‘…insomma, guardati! Non riesco a immaginare niente di più schifoso e degradante che… leccare i piedi a qualcuno…’ gli sorrise ‘…eppure tu me li lecchi da mesi, per non parlare del resto, e la cosa ti eccita di brutto, dico bene?’ Stew annuì vergognandosi ‘L’hai detto tu, è un fottuto sogno per te, giusto?’ annuì nuovamente. ‘beh, mi pare ovvio che non siamo sullo stesso piano: tu hai un bisogno esagerato di farti dominare e ridicolizzare… e questo secondo me fa di te un inferiore.’ concluse Cody come se gli avesse spiegato come fare due più due. Stew ingoiò. Erano discorsi che aveva già sentito, ma era diverso. Era talmente invaghito di Cody che adesso avevano un senso. Cody scrollò le spalle:
‘Non fraintendermi, sei uno apposto, però non puoi combattere ciò che sei, no? E comunque se è l’umiliazione che cerchi, sei nel posto giusto, amico!’ gli fece un ghigno un po’ malefico e per la prima volta incredibilmente denigratorio.
‘Del resto va così in natura: ci sono gli uomini e poi ci sono quelli come te che per vivere felici hanno bisogno di trovare il loro posto nel mondo e sottomettersi, com’è giusto…’ Stew si stava eccitando come un toro e aveva il fiato sempre più grosso. Quella voce, quell’arroganza ‘Tu non puoi andare avanti senza tutto questo, impazziresti… e poi perché dovresti farlo, scusa?’ il suo ragionamento filava perfettamente ‘Sei stato talmente fortunato ad incontrarmi Stew, hai trovato il tuo posto. Proprio lì, ai miei piedi.’ Come poteva resistergli, ma soprattutto, come aveva detto lui, per quale assurdo motivo avrebbe dovuto? Era ciò che voleva. Sorrise e si gettò a baciargli i piedi:
‘Ok, lo voglio, lo voglio con tutto il cuore…’ gli disse in maniera un po’ teatrale ‘…d’ora in avanti sono il tuo schiavo’ baciava e leccava contemporaneamente. Cody sorrideva calmo:
‘Saggia scelta, frocetto, hehe!’ Stew lo guardò ‘Oh a proposito, questo sarà il tuo nuovo nome… oppure schiavo o checca o cagna o qualunque altro nomignolo mi verrà in mente di darti, sei contento?’ Stew sorrise.
‘No padrone… sono felice…’ il ragazzo vide Cody ridacchiare di gusto mentre incrociava le braccia dietro la nuca per godersi lo spettacolo.
University of California – Campus studentesco – Dormitorio femminile B – Stanza 23C – 29 Aprile 2012 – ore 11:43 a.m.
Tammy si svegliò con un gran mal di testa. Aveva in bocca un sapore atroce e l’odore sul suo viso le fece ricordare la nottata precedente. Erano usciti in sei. Lei, Cody, Chris, Jesse e due loro amici, un biondino di nome Mark e un ragazzo con gli occhi a mandorla che si chiamava Alex. Si erano divertiti parecchio a cena, ed avevano bevuto decisamente troppo. Dopo aver fatto la sauna in una soffocante discoteca, avevano finito la serata nel loro appartamento, bevendo altro alcol e abbassando i freni inibitori fino a farli scomparire. I ragazzi avevano tirato fuori da un armadietto, un aggeggio del tutto simile ad una gogna: un blocco di legno con i buchi per le mani e la testa in cui rinchiudere qualcuno. Un tizio gliel’aveva prestata, forse il cugino di Chris… Tammy non lo ricordava bene. Ricordava però di aver lasciato che ce la chiudessero, dopodiché ricordava solo cazzi. Cody e gli altri l’avevano usata a ripetizione, lasciandola in quella posizione fino a venirle in gola almeno un paio di volte a testa. Non le avevano dato alcuna tregua, le avevano scopato la faccia ancora e ancora, ridacchiando e facendo battute su di lei. Non aveva mai ingoiato tanto sperma in una volta sola ma, sopratutto, non aveva mai ingoiato sperma che non fosse di Cody. Che mal di testa che aveva. Andò in bagno e bevve qualche sorso d’acqua. La situazione non migliorò. Stava per prendere un’aspirina quando sentì lo squillo di una notifica sul telefono. Il viso sorridente di Cody la fece stare subito meglio. Era un messaggio:
‘Sei sveglia?’
‘Da pochi minuti…’
‘Ieri sera ti sei superata :-)’ la ragazza non gli rispose. La verità era che non sapeva come comportarsi, non era neppure sicura di come si sentisse riguardo a quello che era successo. Insomma, l’avevano usata in cinque, due dei quali li aveva conosciuti solo qualche ora prima. Altro messaggio.
‘Lo so che stai facendo il broncio ma guarda sotto il cuscino, c’è un regalino…’ la ragazza aggrottò le ciglia e frugò sotto il cuscino. Tirò fuori un paio di boxer del ragazzo. Doveva esserseli tolti la sera prima, quando l’aveva riportata in camera. Sorrise mentre se li portava al naso ed inspirava il suo odore preferito.
‘Ti adoro…’ digitò, seguito da un cuore. Cody le rispose con una faccina sorridente. La ragazza si sdraiò sul letto annusando ed eccitandosi.
‘La prossima volta che vuoi far divertire anche i tuoi amici non hai bisogno di farmi ubriacare, basta chiedere ;-)’ gli scrisse porca.
‘LOL! Proprio quello che volevo sentire, bocca di fata ;-) Ora annusami bene, bene e sparati un bel ditalino, scommetto che sei già tutta bagnata!’ La ragazza sorrise. Come la conosceva bene. Lo salutò con una sfilza di cuoricini e cominciò a masturbarsi.
University of California – Campus studentesco – Dormitorio maschile F – Stanza 12G – 18 Maggio 2012 – ore 1:23 a.m.
Di lì a neanche otto ore, uno degli esami più importanti del suo primo anno di college sarebbe iniziato: FISICA 101. Era pronto. Si era esercitato su tutti gli argomenti e conosceva a memoria le formule giuste. Si era fatto un bel culo per tutta la durata del corso, ma l’aveva fatto con piacere, stimato dal suo insegnate che, a questo punto, stravedeva per lui. Finì la lattina di coca e chiuse i libri che aveva sul tavolo. Si alzò dalla sedia e lanciò un’occhiata al suo grande letto, l’unico nella stanza, da un paio di mesi, ormai. Non vedeva l’ora di dormire. Tra un attimo, doveva prima andare in bagno. Scorse Stew addormentato a lato del letto, sul pavimento e andò verso di lui. Era svenuto dalla stanchezza, con la testa appoggiata su una sua scarpa e la bocca mezza aperta a leccare l’altra. Cody sorrise e scosse il capo, divertito. Che immagine carina e assolutamente appropriata. Come i bambini si addormentano stringendo l’oggetto che più amano, così aveva fatto Stew. Il biondo atleta non poteva non notare come il suo modo di vedere lo schiavo fosse diverso dalla checca di Chris e compagni. Per quanto adorasse umiliarlo, deriderlo ed usarlo e per quanto fosse a tutti gli effetti il suo padrone assoluto… in fondo tra lui e il suo compagno di stanza c’era una certa complicità, un po’ come con Tammy. La loro compagnia gli era gradita anche al di fuori dei loro ruoli, anche perché, quand’erano fuori, di norma, si comportavano come si erano sempre comportati. Certo, bastava un suo sguardo e si prostravano a servirlo ma, in fin dei conti, a Cody non dispiaceva affatto che fossero gli stessi di sempre. Del resto, avere solo servitori diventa noioso alla lunga, gente che ti lecca il culo (in senso sia figurato che letterale) in qualunque momento, ti crea intorno un alone di falsità che Cody non voleva. Certo, gli piaceva essere osannato ed erano diciannove anni che riceveva lodi dalle persone più disparate, ma le apprezzava proprio perché, di solito, erano disinteressate e sincere. Insomma, nonostante il gran discorso che aveva fatto a Stew sul non poter essere amici, assolutamente doveroso per sancire i loro ruoli una volta per tutte, al ragazzo non dispiaceva che parte di quell’amicizia fosse ancora lì, in qualche modo. Era ovvio che non che gliel’avrebbe mai detto, era una di quelle cose che andavano per tacito assenso. Era lui a condurre i giochi senza contare che l’obbedienza di Stew era incondizionata e tanto bastava per farlo contento.
La checca di Chris? Beh, quello era un discorso completamente diverso. Forse perché non l’aveva conosciuto come persona o magari perché non l’aveva nemmeno mai considerato come tale, fatto sta che, per quanto lo riguardava, era un oggetto, non aveva niente di umano. Esisteva solo per il piacere che quelli come lui provavano nel torturarlo. Un giocattolo da usare, niente di più. Per un attimo rifletté sul fatto che un nome doveva pure avercelo all’anagrafe ma il concetto stesso gli sembrava strano.
Cody si scosse dai suoi pensieri e mise un piede in faccia a Stew per svegliarlo. Il ragazzo aprì gli occhi e sorrise al suo padrone, baciando il piede che aveva in faccia.
‘Scusa, mi sono addormentato…’ gli disse.
‘Basta che siano pronte per domattina!’ gli rispose Cody divertito, riferendosi alle scarpe. Stew gli sorrise.
‘T’ho mai deluso?’ Cody sghignazzò.
‘No, frocetto, per ora mi hai servito molto bene!’ Stew sorrise di nuovo.
‘Modestamente!’ Cody scosse la testa, divertito.
‘Dai, muoviti, sacco di piscio che voglio andare a letto!’ si abbassò i boxer tirandoselo fuori e in meno di due secondi il suo orinatoio era in ginocchio di fronte a lui con la bocca aperta.
‘Che vita, il college!’ Pensò il bel biondo mentre rilassava la vescica.
University of California – Dipartimento di Fisica – 25 Maggio 2012 – ore 8:43 a.m.
‘Non ci credo! Hai preso più di me!’ esclamò Stew di fronte al foglio con i risultati dell’esame. Non era seccato, dopotutto aveva preso una prevedibile A, ma c’era una scintillante A+ accanto al nome di Cody O’Malley.
‘Hahaha!! L’allievo ha superato il maestro, ben fatto amico!’ continuò dandogli una pacca sulla spalla.
‘Beh, avevi dubbi?!’ disse spavaldo il biondo ma anche lui era sorpreso di quel voto.
‘Ma sentitelo! Senza Stew non l’avresti neanche passato!’ disse Tammy.
‘Ha parlato Einstein! Quanto hai preso tu, signorina?’ chiese Cody indicando la B-, accanto al nome dell’amica. Lei gli dette un affettuoso pugno sul braccio.
‘Dai Tammy, noi dobbiamo andare!’ disse, poi, Stew. Avevano l’esame d’informatica e Cody fece loro il suo in bocca al lupo. Una volta solo, tornò a rimirare quel bel risultato. Ne era fiero.
In quel momento si aprì la porta dell’ufficio accanto alla bacheca.
‘Ah, è lei signor O’Malley!’ era il dottor Connor che gli sorrise un po’ goffamente.
‘Salve prof! Mi godevo questo spettacolo!’ gli disse tronfio indicando i risultati. Il giovane insegnate sorrise.
‘Davvero un lavoro ben fatto, non ci ho messo penna!’ Cody sorrise.
‘La ringrazio di avermi fatto cambiare idea su di lei…’ continuò il professore ‘…per una volta sono felice di essermi sbagliato!’
‘Hehe! Quando vuole prof!’ ci fu uno sguardo tra i due, poi Connor abbassò gli occhi.
‘Lo sa? In fondo mi dispiace non averla più come insegnante, speravo che l’avrei ritrovata a Fisica 102!’ Connor tornò a guardarlo e gli sorrise.
‘Beh, come ho già detto in classe, non so se sarò qui il prossimo anno, devo ancora decidere cosa fare.’ Cody sorrise.
‘Ha avuto una proposta migliore?’ gli chiese curioso e Connor rise.
‘Qualcosa del genere…’ disse vago.
‘Beh, la saluto prof! Si goda l’estate!’
‘Altrettanto faccia lei, signor O’Malley’
Francis guardò quel bellissimo ragazzo allontanarsi dal suo ufficio. L’odore e il sapore del suo corpo gli erano ormai talmente familiari anche se quella doppia relazione che aveva con lui era così strana. Francis Connor, l’insegnante aveva un debole per quel ragazzo, lo rispettava in quanto mente brillante e aveva la netta sensazione che il sentimento fosse reciproco. Francis Connor, lo schiavo, era a lui sottomesso e completamente succube del suo sorriso di scherno. Ma la verità era che il cuore di Francis apparteneva ad una sola persona. Il suo unico, vero, grande amore. Il ragazzo che quattro anni prima l’aveva portato alla vita, Chris Donovan. L’avventura universitaria stava per finire per Chris e Francis era curioso di dove sarebbero andati a vivere, se avrebbe potuto tenere il suo lavoro o se avrebbe dovuto cercarsene un altro. Ad ogni modo era inutile farsi tutte queste domande, non erano decisioni che spettavano a lui, quindi… Sapeva di poter affrontare tutto, l’importante era poter continuare a servire Chris.
University of California – Campus universitario – Appartamento di Chris Donovan e Jesse Daniels – 25 Maggio 2012 – ore 9:16 p.m.
‘Un altro brindisi per la matricola, ragazzi!’ le bottiglie di birra tintinnarono per l’ennesima volta, miste al vociare allegro di Chris, Jesse, Alex, Mark e Cody. Il più giovane del gruppo ringraziò nuovamente:
‘Il brindisi devo farlo io a voi, ragazzi, piuttosto! Tra due settimane sarete laureati!’ esclamò ‘…in particolare a te Chris! Jesse mi ha detto del tirocinio da Darwin, Bowen & Lewis! Congratulazioni, amico!’ Chris rise:
‘Beh, è solo un tirocinio per ora, però…’ scrollò le spalle, come se l’aver ottenuto uno stage nello studio legale più prestigioso di Los Angeles appena laureato, fosse cosa di poco conto. Chiacchieravano amabilmente. Cinque giovani con molte cose in comune che condividevano una bella serata.
Chris osservava gli amici che l’avevano accompagnato per anni di studio, di giochi e scorribande. Quasi non ci credeva ma era davvero finita. Anche se si sarebbero ritrovati spesso, magari a farsi una birra o a dire cazzate, la vita li avrebbe portati in direzioni differenti e serate come questa, con buona probabilità, non sarebbero più state poi così frequenti. Non era triste però, erano stati anni divertenti e pieni di soddisfazioni ma il futuro gli riservava grandi cose, ne era sicuro. Poi guardò Cody e non poté fare a meno di rivedere sé stesso. Sorrise. Era il momento della sorpresa.
‘Ok ragazzi, che ne dite di dare alla matricola il nostro regalo?’ gli altri ridacchiarono.
‘Sicuro, amico!’ disse Mark e Cody aggrottò le ciglia:
‘Mi avete fatto un regalo? Perché?’ disse divertito.
‘Beh, amico, diciamo che un modo di passarti la nostra eredità, hehehe!’ disse Jesse.
‘Già, non è proprio nuovo ma è ancora usabile, hahaha!!’ disse Alex.
‘Che cos’è?’ disse Cody incuriosito.
‘Sappiamo che ne hai già uno…’ continuò a punzecchiarlo Chris ‘…però abbiamo pensato che uno di riserva potesse farti comodo, hehe!!’ Cody sorrise ma era impaziente:
‘E dai ragazzi, ditemi cos’è, sono curioso!’ Chris abbassò lo sguardo sul pavimento. La checca stava leccando i piedi a Mark, beato e tranquillo, ignaro della bomba che stava per colpirlo.
‘Alzati!’ disse Mark colpendolo sul viso con il piede ‘In ginocchio davanti a Cody, muoviti!’ l’idiota obbedì zelante come sempre, non aveva ancora capito niente. Il giovane padrone che gli sedeva di fronte però, stava già sogghignando.
‘Cody…’ cominciò Chris con aria quasi solenne ‘…dal momento che io e i ragazzi lasciamo il campus…’ pausa riempita da risatine ‘…questa sottospecie di animale diventa tuo!’ mentre Cody cominciò a ridere di gusto la checca si voltò disperata verso di lui. I suoi occhi erano colmi di terrore, di panico, di stupore e si stavano riempiendo di lacrime. Chris rise e così i suoi compagni. La checca gli si avvicinò implorante:
‘Ma… padrone…’ gli mise una mano sul ginocchio. Aveva il respiro affannoso e si stava trattenendo dal piangere ‘…cos’ho fatto di sbagliato?’ risero tutti.
‘Sbagliato?’ gli disse Chris interrogativo.
‘Si… voglio dire… ho sempre fatto tutto quello che volevi, no?’ chiese disperato.
‘Hahaha!! Si frocetto, mi hai servito molto bene in questi anni, è stato uno spasso usarti! haha!!’ la checca si voltava a destra e a manca, guardando Mark, poi Alex, poi Jesse, sperando che qualcuno gli dicesse che era uno scherzo o che gli spiegasse cosa stava succedendo. Da loro, soltanto sorrisetti strafottenti.
‘Semplicemente non mi servi più!’ Chris pronunciò quella frase con gelida noncuranza e gli sembrò quasi di sentire il cuore della checca andare in un milione di pezzi. Le lacrime cominciarono a colargli sulla maschera di lattice che portava.
‘Non mi sembri molto contento, checca. Non vorrai far arrabbiare chi dovrai servire per i prossimi tre anni, no?’ ma la checca continuava a guardarlo senza dire una parola, con le lacrima che gli scendevano copiose. Chris gli fece cenno di avvicinarsi e lui ubbidì. Gli mise le mani ai lati della faccia, finché le dita non gli toccarono la zip della maschera. Gli avvicinò il viso al suo e cominciò a parlargli col tono di voce ipnotico grazie al quale, con gli anni, l’aveva ridotto in quello stato:
‘Che cosa sei tu?’ gli chiese mentre cominciò ad allentare la cerniera. La checca rispose:
‘Uno schiavo, padrone…’
‘E quanto vale la tua vita?’ lo guardava fisso negli occhi. La checca non poteva nulla contro il suo sguardo:
‘Niente padrone…’
‘E perché?’ continuò Chris.
‘Perché…’ esitò ‘…perché io non sono una persona, padrone…’ risatine.
‘Esatto!’ disse semplicemente Chris ‘Sei un oggetto, niente di più! E sei di nostra proprietà, dico bene?’ la checca annuì mentre Chris gli sfilava lentamente la maschera.
‘E non ti sembra del tutto naturale che uno voglia disfarsi di un oggetto quando gli è diventato completamente inutile?’ risate. La checca ricominciò a piangere ma annuì in silenzio.
‘Bene! Ora da bravo, voltati e saluta come si deve la tua nuova ragione di vita, razza di cagna sottosviluppata!’ risate. Francis stava per farlo ma si toccò il viso e si rese conto solo allora di non avere più la maschera che proteggeva la sua identità. Guardò di nuovo Chris, supplice ma il giovane gli sorrise freddo e gli disse solamente:
‘Voltati!’
L’espressione sul volto di Cody fu impagabile. Un istantaneo evolversi dallo shock all’incredulità al compiaciuto divertimento. Dopo un paio di secondi la matricola scoppiò a ridere.
‘Hahaha!!! Bene, bene, bene! E così il mio esimio professore ha qualche piccolo scheletro nell’armadio a quanto pare, hahaha!!!’ i ragazzi ridevano ma la checca continuava a stare in silenzio. Alex, che era il più vicino, gli mise un piede sulla nuca e gli schiacciò il viso a terra, ai piedi di Cody.
‘Allora checca?! Hai perso la lingua?! Non hai niente da dire a Cody?’ Chris osservava il suo giovane amico godersi ogni attimo di quella scena. Sentì poi la checca con la voce rotta dal pianto:
‘Perdonami padron Cody! Sono felice di diventare il TUO schiavo! La mia vita è nelle tue mani!’ finì la frase tra i singhiozzi e Chris e i suoi amici risero. Poi Cody lo afferrò per i capelli e gli tirò sù la testa fino a che i loro visi non furono vicini.
‘Lo sai? All’inizio morivo di curiosità a sapere chi cazzo fosse lo sfigato con la maschera a cui pisciavo in bocca! Poi ho cominciato a sbattermene i coglioni e a divertirmi di brutto. Adesso viene fuori che non era altri che il mio insegnante. Uno tutto d’un pezzo, un tipo che stimo e che mi ha spronato a studiare di più e meglio, facendomi finire l’anno con voti che non avrei mai sperato. Gli devo molto.’ fece una pausa riflessiva ‘Devo scegliere che cosa sei per me… cosa mi sta più a cuore…’ fece un’espressione concentrata per qualche secondo, poi sorrise:
‘Ok, ho scelto!’ esclamò. Dopodiché sputò in faccia alla checca facendoli scoppiare a ridere ‘Ecco tutta la mia gratitudine, prof! Hahaha!!!’ Che spasso che era questo ragazzo. Chris era contento di averlo scelto.
‘Vedrai come andremo d’accordo, tu, io e Stew, lo conosci, no? Era il tuo cocchino all’inizio dell’anno, ricordi? Beh, anche lui si è gentilmente offerto di farmi da schiavo, sai? Hahaha!!’ usava un tono molto simile al suo, aveva imparato dal migliore ed era pronto a prendere il suo posto.
‘Potrai trasferiti qui, amico!’ Cody lo guardò.
‘Dici davvero?’
‘Sicuro!’ gli rispose Jesse ‘L’appartamento è intestato alla checca, quindi è l’unico che può mandarti via…’ risate coprirono la fine della frase.
‘Ti pagherà l’affitto e le spese, in più ti verserà quel che resta del suo stipendio, vero checca?’ la checca annuì. Cody aveva l’espressione di uno che ha appena vinto alla lotteria.
‘hahaha!! Cazzo se è un sogno non voglio svegliarmi! Hahaha!!’ poi guardò la checca, incuriosito.
‘Perché stamattina mi hai detto che non eri sicuro di essere qui l’anno prossimo, sfigato?’ Chris si fece attento. La checca era in evidente imbarazzo.
‘Beh, io… credevo che…’ continuava a girarsi indietro e a guardare Chris.
‘Credevi che Chris t’avrebbe portato con sé?’ chiese Jesse. Tutti risero.
‘Spiacente amico, ci sei venuto a noi, non lo capisci? Non vedevamo l’ora di sbarazzarci di te! Hehe!!’ Jesse usò un tono veramente malefico e il dolore che le sue parole provocarono nella mente della checca furono ben evidenti sul suo volto.
‘Non so come ringraziarvi, ragazzi!’ Cody disse loro.
‘Beh, perché non chiami quella troietta della tua amica?’ disse Mark.
‘Si! Potremmo divertirci a riempirle lo stomaco! haha!’ continuò Alex.
‘Hahaha! Contaci amico! Sarà qui tra dieci minuti!’ e mentre Cody tirava fuori il cellulare Chris e la checca si guardarono per un lunghissimo, interminabile istante.
University of California – Campus universitario – Appartamento di Chris Donovan e Jesse Daniels – 9 Giugno 2012 – ore 11:03 a.m.
La macchina di Chris era colma fino all’orlo. Francis sistemò l’ultima scatola sul sedile posteriore. Il giovane non era mai stato tanto triste in vita sua. Non se n’era ancora fatto una ragione. Dopo quattro anni stava per dire addio al suo amore. Jesse era partito due giorni prima, mentre Alex e Mark neanche abitavano lì. Con loro era stata dura ma sopportabile. Chris era un’altra cosa.
Il giovane adone scese i tre scalini dell’ingresso dell’appartamento e gli sorrise da dietro i suoi occhiali da sole. Non era mai stato tanto bello.
‘Tutto pronto, Fran?’ aveva ricominciato a chiamarlo con il suo vero nome, una cosa che non aveva più fatto da prima di Tijuana. La cosa lo feriva ancora di più perché gli rendeva nettamente più tangibile lo stato delle cose.
‘Si Chris, ho finito!’ gli disse funereo. Il ragazzo si guardò intorno.
‘Mi mancherà questo posto…’ disse, poi scrollò le spalle e aprì lo sportello della macchina.
‘Non ti vedrò più, vero?’ gli chiese togliendosi dallo stomaco un peso che portava da giorni. Chris sorrise.
‘E chi lo sa? Magari, se ho tempo tornerò a trovare Cody e nell’occasione potrei usarti per una pisciata veloce. In nome dei vecchi tempi, hehe!’ gli sorrise e stava per chiudere lo sportello.
‘Chris!’ gli disse l’altro in un attimo quasi isterico. Il giovane si voltò nuovamente.
‘Chris… tu per me sarai sempre… sempre il mio padrone…’ cadde in ginocchio e gli occhi gli tornarono umidi mentre Chris lo guardava con un viso divertito ‘…io ti appartengo e ti aspetterò per tutta la vita se devo…’ Chris gli si avvicinò troneggiando su di lui col suo ghigno perfetto. Si tolse gli occhiali e lo guardò senza parlare. Poi alzò un sopracciglio:
‘Mi sembra il minimo, checca!’ gli dette due schiaffetti sul viso ‘Buona schiavitù…’ il suo tono era come mai denigratorio ‘…io vado a vivere. Hehehe!!’ si rimise gli occhiali e si voltò. Mise in moto e si avviò per il viale lasciando Francis in ginocchio.
Il giovane insegnate rimase lì finché non vide la macchina scomparire. Se n’era andato, se n’era veramente andato. Si asciugò le lacrime e, dopo un po’, si alzò. Si sentiva vuoto, perso senza di lui. Gli sembrava che la sua vita non avesse più senso. Per quanto gli piacesse servire il giovane Cody il suo cuore era infranto e non sapeva come fare per rimettere insieme i pezzi. Rientrò in appartamento e si rese conto di quanto fosse tristemente vuoto. Com’era strano muoversi libero in quella casa. Si ritrovò in cucina, forse spinto dal caldo soffocante e aprì il frigo per bere qualcosa di fresco. Rimase a dir poco sorpreso. Nello scaffale centrale c’era una caraffa piena fino all’orlo di un liquido dorato. Francis la prese e la mente gli andò di colpo all’inizio di tutta quell’avventura, di quel viaggio che pareva averlo portato all’inferno ma che gli aveva, in realtà, fatto scoprire il paradiso. Sul vetro c’era attaccato un post-it con scritto:
‘Bevi alla nostra salute, checca!’ e c’erano le firme dei suoi quattro padroni: Jesse Daniels, Mark Ward, Alex Jin e Chris Donovan. Francis non poté fare a meno di sorridere al pensiero gentile che avevano avuto nei suoi riguardi. Un ultimo dono che si sarebbe gustato come non mai. Avvicinò la bocca alla caraffa, ancora una volta, proprio come la prima, quella notte di luglio in cui venne svegliato da quattro ragazzi un po’ brilli.
Epilogo – 25 anni dopo.
Il professor Francis Connor fissava quell’edificio in mattoni, ripensando al tempo in cui ci aveva vissuto. Poco era cambiato da allora. Gli stessi alberi, la stessa pace. Due ragazze gli passarono davanti, chiacchierando spensierate ed entrarono in quello che evidentemente ora era il loro appartamento. Erano più di vent’anni che non metteva piede in quel campus universitario, da quando William Murphy, il bulletto che un tempo aveva chiamato ‘padron Will’, era stato investito da un’auto una notte e non ce l’aveva fatta. Will era stato scelto da Cody O’Malley per sostituirlo, una volta finito il ciclo di studi e, con la sua dipartita, l’allora trentenne dottor Connor si era trovato improvvisamente libero. Libero. Niente più obblighi, niente più ordini, niente di niente. Ricordava bene come fosse andato in crisi totale. Quasi dieci anni di schiavitù gli avevano impostato il cervello in un certo modo e uscire da quegli schemi, da quella forma mentis era stata la cosa più dura che avesse mai dovuto fare in tutta la sua vita.
Però l’aveva fatto. Aveva abbandonato l’insegnamento e si era dedicato alla sua vera grande passione, la ricerca. Aveva fatto una carriera portentosa in Europa e a, 50 anni, era una delle menti più brillanti d’America, praticamente venerato in ogni ateneo. Era uno dei quattro scienziati a capo del C.E.R.N. di Ginevra e aveva una vita che molti gli invidiavano. Aveva anche trovato il coraggio di uscire allo scoperto e si era costruito una vita felice con il suo compagno Irvin. Un uomo buono e gentile, un uomo che non sapeva e mai avrebbe saputo dei suoi trascorsi. Francis dette un’ultima occhiata all’edificio e s’incamminò verso il dipartimento di fisica. Aveva una conferenza tra meno di mezzora, per presentare il suo nuovo libro. Erano anni che i professori del suo vecchio college lo pregavano in ginocchio di andare a parlare agli studenti ma lui si era sempre rifiutato. Troppi ricordi. Aveva ceduto quest’anno solo per le insistenti pressioni del suo editore. Si chiese cosa stessero facendo i ragazzi con cui aveva condiviso quegli anni. Era ancora in contatto con Stewart Oakfield, un suo vecchio studente con cui aveva condiviso il pavimento ai piedi di Cody. Adesso era un manager in una grossa compagnia di prodotti informatici. Lui e Cody erano, alla fine, rimasti amici, perché questo erano sempre stati, nonostante i ruoli che avevano, Francis sapeva che, agli occhi di Cody, lui e Stew non erano mai stati allo stesso livello. Da lui aveva saputo che il suo vecchio padroncino era un chirurgo a Seattle. Non aveva notizie di Jesse, né di Mark, né di Alex. Chris era diventato socio dello stesso studio legale in cui aveva fatto il tirocinio dopo la laurea. Aveva letto dei suoi successi in qualche articolo su internet. Non l’aveva mai più visto però, dal loro addio. Dopo tutti quegli anni, ancora avvertiva una microscopica fitta al cuore ogni volta che lo pensava.
‘Professor Connor!’ un giovane docente gli corse incontro.
‘Professore, l’aula magna è stracolma, sono tutti ansiosi di cominciare!’ gli sorrise entusiasta. Francis annuì.
‘La seguo.’ gli rispose laconico ma cortese.
Aveva tenuto centinaia di conferenze a scienziati, a studenti, a professori, ormai non faceva differenza. Tutti pendevano dalle sue labbra, frementi di ascoltare quello che aveva da dire. In effetti l’enorme stanza traboccava studenti. I posti a sedere erano tutti presi e c’erano un mucchio di ragazzi seduti per terra a gambe incrociate con la penna e il quaderno per gli appunti pronti. Come entrò nella sala scattò l’applauso e gli altri professori si affrettarono a stringergli la mano. Lui sorrise ai convenevoli e, una volta raccolto il silenzio, prese un bel respiro e cominciò.
‘Grazie professor Connor, è un onore poterla conoscere!’ Francis sorrise all’ennesimo studente a cui autografava il libro. Era stato un successo, come sempre, anche se questa era la parte che preferiva meno, firmare gli autografi e sorridere a ragazzini che potevano essere suoi figli. Per fortuna mancava poco alla fine. Il giovane assistente che l’aveva accompagnato era rimasto ad aspettarlo, per poi portarlo al pranzo di gala che avevano organizzato in suo onore. Ancora due studenti e poi era finita.
‘Professor Connor, faccio una telefonata, l’aspetto qui fuori, ok?’ Connor annuì mentre ridava il libro al penultimo ragazzo in fila. Sbadigliò Francis mentre prendeva un’altra copia e, senza neanche guardarlo in faccia, chiese all’ultimo rimasto:
‘Nome’
‘Chris Donovan Jr.’ L’uomo si bloccò. Il sangue nelle vene sembrava esserglisi gelato ma cercò ugualmente di stare calmo mentre alzava lentamente lo sguardo per contemplare il sorrisetto strafottente di un ragazzo sui vent’anni, un ragazzo che aveva qualcosa di molto, molto familiare. Cominciò a sudare freddo e lo guardò imbambolato finché il giovane non gli disse:
‘Papà ti manda i suoi saluti, schiavo.’ Francis non riuscì a proferire parola ma il pensiero del suo Chris gli ammorbidì la tensione che aveva sul volto.
‘Finalmente ti conosco, è da quand’ero bambino che lui e lo zio Jesse mi parlano di te! Ho sentito milioni di storie interessanti, per non parlare delle foto, dei video, hehehe!’ un atterrito silenzio continuava a seguire le sue parole.
‘So che sei in città fino a domani, giusto?’ Francis annuì lentamente, imbambolato da quel viso bello, dolce, furbo e da quei modi così somiglianti al padre.
‘E cos’hai da fare fino ad allora?’ Francis lo guardò negli occhi e non gli sembrava possibile che fosse vero. Sorrise e pensò al suo antico amore e a cos’avrebbe voluto da lui.
‘Servirti, padroncino… in qualunque modo tu voglia…’ il ragazzo rise e a Francis parve di avere Chris senior di fronte, con tutta la sua avvenente strafottenza e tutto il suo malefico fascino. Gli ultimi vent’anni della sua vita vennero cancellati in un istante mentre il bel giovane, tra risatine divertite gli rispondeva un arrogante:
‘Puoi giurarci, checca!’
FINE
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…