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Racconti Erotici Etero

Vigilia di vacanze

By 20 Luglio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Vigilia di vacanze

Che palle studiare in questi giorni caldi di luglio, con l’aria di vacanza che ti distrae! Meno male che mancano solo pochi giorni agli esami orali e, dopo la maturità, due mesi di niente assoluto.
Oggi sono a pranzo a casa del mio amico Marco, dobbiamo ripassare le ultime cose, ma la voglia proprio non c’è. La testa è già al mare, io e Marco partiremo in campeggio nel Salento. Mio fratello Claudio c’è stato un paio di anni fa e ancora va in giro raccontando come ha perso la verginità nella tenda di tre ragazze bergamasche dopo il classico festino sulla spiaggia. Non vedo l’ora di partire, l’impazienza si agita lì sotto, nei pantaloni.
Ebbene sì, sono vergine, o perlomeno non ho mai scopato con una ragazza. Tre mesi fa per il mio compleanno Marco e gli altri mi hanno regalato, diciamo così, una prestazione con una nigeriana che fa il mestiere vicino alla ferrovia, un bel culo per carità, ma non è proprio la stessa cosa.
Le mie uniche esperienze le ho fatte con Martina, quella del IV’C, ma oltre qualche sega al parco e le solite palpatine “addrizzacazzo” non siamo andati.
Sono sotto casa di Marco, suono al citofono, salgo gli scalini velocemente, la porta è aperta.
“Buongiorno, signora!”
“Oh, ciao Gianni, Marco é di là in camera sua, vai pure’ io tra un po’ devo uscire, se avete bisogno qui in frigo ci sono bevande fresche’.”
Marina, la mamma di Marco, è una bella donna di 44 anni, con un fisico di tutto rispetto e due tettone da sturbo. Da quattro anni vive da sola, il marito è andato via con un’altra ed ha cambiato città. Dice di sentirsi bene così e di non avere alcuna nostalgia di un uomo che gliene ha fatto passare di tutti i colori.
Studiamo qualche ora. Poi, alle 18, decidiamo di interrompere, lui deve andare al campo di tennis, e ci diamo appuntamento all’indomani. Torno verso casa, fa troppo caldo, alla fermata dell’autobus non si resiste, ho bisogno di bere. Il bar è proprio qui accanto, ma proprio sull’uscio:
– Oh cazzo, il portafogli!!… l’ho dimenticato a casa di Marco’ e lui è pure andato via. Cazzo cazzo!…. vabbeh ‘. Fammi andare a vedere’ magari la mamma sarà tornata’
Torno sotto casa di marco, suono al citofono, nessuno risponde.
– E ora come faccio senza un soldo e senza la tessera dell’autobus?…- mi dico disperato.
Mi sto già allontanando con tanto di muso quando una voce mi raggiunge alla spalle:
‘Gianni! Gianni!’
Mi giro, miracolo! è la mamma di Marco!
“Ah, buonasera signora Marina’. Avevo suonato al citofono perché ho dimenticato il portafogli su in casa’.. meno male che è arrivata lei!’
“Sono andata a fare un po’ di spesa…. anzi, giacchè ci sei, aiutami a portare su un po’ di buste’..”
Marina è un po’ accaldata, gli abiti le si sono un po’ appiccicati addosso per il sudore, disegnando al naturale i contorni del culo e delle cosce. Mi è sempre piaciuta, ho desiderata intensamente di scoparmela, ma, essendo la mamma di Marco, mi sono sempre guardato bene dall’esternare questo mio sentimento.
Marco e la madre abitano in un palazzo del centro medievale della città, senza ascensore, le scale sono strette, ripide e sconnesse. Salire con le buste non è proprio agevole. La mamma di Marco mi è davanti, vedo ondeggiare dinanzi ai miei occhi i suoi fianchi larghi e opulenti. Sotto la gonna di cotone azzurro si indovina chiaramente il segno delle mutandine. All’affanno delle scale si aggiunge un altro affanno, il cuore pulsa come impazzito, il cazzo si è rizzato nei pantaloni, questa salita diventa un piccolo calvario.
Finalmente approdiamo al pianerottolo del terzo piano. Sono dietro la signora Marina che armeggia nella sua borsa alla ricerca delle chiavi. I suoi lunghi capelli ricci e corvini emanano un profumo di un aroma particolare che
mi fa pensare al mare, da vicino la bellezza del suo viso è ancor più marcata. Si gira appena:
“Ehi Gianni, tutto ok?”
La domanda mi sconcerta, ho come la sensazione che abbia percepito lo stato di eccitazione raggiunto, e la vergogna mi rende ancora più paonazzo.
La signora apre la porta ed entra direttamente in cucina.
‘Gianni, grazie per l’aiuto, lascia pure tutto qua tutto’. Vai a vedere di recuperare quello che avevi dimenticato’.’
Mi allontano subito, grondo di sudore, ho timore che l’odore del cazzo si faccia sentire.
-Ecco il portafogli’ ora però, il bagno –
Entro nel bagno, giro la chiave, giù i pantaloni e le mutande. Mi faccio un bidet e trovo subito un po’ di sollievo. Certo, con l’eccitazione che mi ritrovo, ci starebbe bene una bella sega. Ma meglio non rischiare.
Difatti, visto che mi trattengo in bagno da diversi minuti, la signora mi chiede da dietro la porta:
‘Gianni, mica ti senti male?’
‘No, signora, solo una piccola rinfrescatina”
‘Ah, appena hai finito, vieni di là a bere qualcosa di fresco”
Quando esco dal bagno trovo la signora Marina seduta sul divano in salone, si è cambiata, ora indossa un vestitino leggero bianco a fiori, molto attillato, con un gonnellino
decisamente più mini di prima, un paio di ciabattine a tacco alto.
Appena mi vede, si alza, si dirige in cucina, lasciando una scia di profumo inebriante dietro di sé. Ho modo di guardarle nuovamente il didietro, il segno dell’elastico degli slip non si nota più. Mi viene subito da pensare che è senza mutande.
Dopo pochi secondi eccola rientrare nel salone con due bottiglie di acqua, una busta di succo di frutta e due bicchieri su un vassoio. Si siede accanto a me e mi osserva mentre ingurgito l’acqua gelata.
“Marco mi ha detto che volete andare in campeggio in Puglia subito dopo gli esami'”
“Eh…beh sì…. l’idea è quella”
E’ seduta di trequarti sul divano, il gomito sulla spalliera e la testa poggiava sulla mano destra, la sinistra stuzzica le unghie affusolate. Abbassa di colpo lo sguardo verso il gioco nervoso della mano, accenna un sorriso:
“E con che intenzioni partite?…. povere ragazze, eh….”
“Ma no signora……”
“Ancora con questa signora!…. chiamami Marina, non mi far sentire vecchia!….”, mi dice con dolce malizia.” Carlo ti venera, dice che con le ragazze non ti fai tanti problemi, vai
subito al sodo. Lui invece è timido, e senza di te non riuscirebbe ad attaccar bottone’.”
Sono nel panico, non ho mai intrapreso discorsi di questo genere con una donna, e non so neppure cosa mai Marco le abbia potuto raccontare.
“E… veramente… io…”
“Allora non è vero!….”, taglia corto con fare provocatorio, “anche tu davanti ad una donna ti intimidisci’.”
Il mio orgoglio reagisce e mi dà una carica di spavalderia che non avrei mai sospettato. Rispondo un po’ risentito:
“Marco ha ragione’.. io con le ragazze… ehm’. con le donne vado subito al sodo ” tanto è lì che bisogna finire’. tanto vale non perdere tempo!”
Marina si mette a ridacchiare divertita:
“E questa tua….teoria paga?’. ti porta risultati?”
“Veramente non sempre’.”
Per un attimo il silenzio si fa pesante. Poi Marina affonda il colpo:
“Ma dimmi, hai mai fatto l’amore con una donna?”
La domanda mi spiazza, rifletto un secondo, mi viene di vantarmi con la storia della nigeriana, ma poi, assumendo un tono dimesso, le rispondo:
“La verità? No, ancora no, a scuola tanti ragazzi l’hanno già fatto, io forse anche per il mio impeto…..”
Mi volto a guardare Marina negli occhi, chiudo i miei e avvicino la testa alla sua, come a cercare un bacio. Lei si alza, svicola via senza emettere un fiato, lasciandomi lì come un ebete. Mi sento nella merda, abbasso lo sguardo verso terra, in quel momento vorrei sparire.
Poi, trum-trum, sento due mandate secche alla porta d’ingresso e, pochi secondi dopo, avverto la presenza di Marina alle mie spalle, ancora impietrito sul divano.
“Vieni con me”, mi sussurra con voce flebile all’orecchio.
Mi prende la mano e mi guida per il corridoio, entriamo
in camera sua, con il cuore che mi pulsa in gola. Sono alle sue spalle, l’aggredisco da dietro, afferro con le mani il suo ventre, poggio le labbra sul collo. Lei prende la mia mano e la porta alle tette, aprendosi ancora di più la camicetta. Intanto ho portato l’altra mano sulle cosce, il vestitino si è ormai
arrotolato fin sopra il pube. Ansima, sembra quasi abbia più
voglia di me.
Non mi ero sbagliato, le mutandine le aveva tolte, e il pensiero che fosse tutto già preventivato mi fa sentire un toro. Ora la mia mano è tra sue le gambe, la fica è zuppa bagnata, l’odore forte del suo succo mi affoga le narici. Marina raggiunge con le dita il mio cazzo ed ha un vero sussulto a sentirlo così carico e svettante. Si volta, si siede sul letto, mi slaccia prima la cinta, poi i sei bottoni dei jeans. Il cazzo dentro soffre visibilmente, ha urgente bisogno di sfogare la sua possenza.
Con grande attenzione Marina fa scavallare l’elastico degli slip e, per un attimo, resta lì a guardare l’esuberanza del mio cazzo; poi lo impugna con decisione e se lo infila tra le sue labbra vogliose.
Estasiato, ma ancora un po’ attonito, resto in piedi mentre la testa di lei con movimento ondulatorio mi succhia l’anima, sento quasi subito lo stimolo dell’orgasmo. Allora, per non fare la figura del pivellino che sborra al primo impatto, con movimento secco e deciso, glielo sfilo dalle gonfie guance, mi getto in ginocchio, ficco la testa fra le sue gambe e metto in pratica tutta la cultura che mi deriva dai numerosissimi filmini porno che mi sono gustato, grazie all’intenso interscambio di cassette vigente tra noi ragazzi.
Succhio e mordicchio il clitoride con un successo inaspettato, Sento Marina che quasi delira, che si contorce e sbrodola, serrando le sue cosce intorno alla mia testa.
Non appena allenta la morsa, con la lingua e il naso bagnati dei suoi succhi, comincio a salire verso l’ombelico, infilo per qualche secondo la lingua, poi riprendo a salire verso le alture delle zinne, dove mi soffermo più a lungo a ciucciare i capezzoli ritti e duri come due porri.
Ma Marina non resiste più, vuole essere chiavata.
‘Dai, mettimelo dentro!’
Sono le sole parole che mi sussurra all’orecchio. Poi soltanto respiri affannosi, gemiti e urletti di piacere, e sudore misto ad effluvi inguinali. La stantuffo con foga per dieci abbondanti minuti, poi con un urlo liberatorio, le inondo la ficona del mio seme. Lei stringe al massimo le sue cosce intorno al mio cazzo, come per non far fuoriuscire nemmeno una goccia, poi sospira a pieni polmoni e mi esprime il suo apprezzamento con due occhi pieni di lussuria.
Quando stavo per uscire di casa, mi ha attirato a sé nuovamente, mi ha schioccato un bacio in bocca e mi ha detto:
‘Mi raccomando, al campeggio aiuta anche Marco a sfogarsi per bene!…. al ritorno ci rivedremo sicuramente”
Sognavo da mesi una cavalcata senza freni in qualche tenda di campeggio in Puglia. Non potevo immaginare che mi sarebbe toccato di farla, proprio alla vigilia della partenza, dentro la calda grotta della mamma del mio amico Marco.

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