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Racconti Erotici Etero

Villaggio sbagliato, vacanza giusta

By 27 Luglio 2016Dicembre 16th, 2019One Comment

“Sei un perfetto idiota! Ma come si fa a fare un errore del genere?? La tua agenzia viaggi dovrebbe chiudere all’istante!” disse Jennifer furibonda come non mai. “Dai tesoro scusami è colpa del mio collega” cercò di scusarsi il suo ragazzo, con la voce balbettante sia per l’imbarazzo che per la linea telefonica scadente “Non chiamarmi tesoro… e non replicare! Secondo te cosa dovrei fare adesso in queste due settimane?”. “Beh… siete andati per preparare l’esame tu e tuo cugino no? Potete farlo comunque!”. “Certo… restando segregati in una stanza per 14 giorni?”. “Beh, al ristorante sicuramente potete andare, di solito quelle sono zone franche in posti del genere… per il resto potete rimanere sul terrazzino della stanza, è bello ampio no?”. Sembrava la stesse prendendo in giro e così, presa da una rabbia incontrollabile, attacc’ senza neanche salutarlo e spense il cellulare.

‘Mi ha rovinato la vacanza quell’idiota… ma tra noi è finita di sicuro’ pensò. Le veniva da piangere pensando a quante rinunce aveva fatto per potersi permettere quelle due settimane. Doveva studiare l’esame di diritto con suo cugino certo, ma avevano scelto appositamente un luogo rilassante per poter unire l’utile al dilettevole. Ora quello stesso luogo, per colpa del suo ragazzo, era diventata una prigione. Mentre vagava con lo sguardo, l’occhio le cadde per l’ennesima volta sul regolamento, scritto in diverse lingue, appeso vicino alla porta. Lesse ancora alcune delle regole generali che l’avevano lasciata di sale la prima volta
è vietato utilizzare vestiti nelle aree comuni, che comprendono la spiaggia, la zona piscina, il minimarket e le aree relax in pineta, le terrazze bar, fino alle ore 19. Successivamente l’uso degli abiti è facoltativo

è obbligatorio, per esigenze di igiene, utilizzare un telo o un pareo per evitare il contatto diretto con sedie e lettini
è obbligatorio, per esigenze di igiene, l’uso di abiti ai pasti al ristorante.
è vietato scattare fotografie per motivi di privacy.
è vietato l’uso dei telefonini per il benessere e il relax dei clienti.
è fatto assoluto divieto di assumere atteggiamenti contrari al senso del pudore nelle aree comuni.

Un villaggio nudista… ecco dove il suo ragazzo aveva spedito lei e suo cugino. Due persone estremamente pudiche in un posto dove il pudore non era contemplato.
Gett’ lo sguardo fuori dalla porta finestra e rest’ per un attimo bloccata. Il suo terrazzino confinava con quello dell’appartamento adiacente, erano separati solo da un muretto alto circa un metro. Un ragazzo era appoggiato coi gomiti alla ringhiera e ogni tanto sorseggiava una bottiglia d’acqua.
Era inequivocabilmente nudo. Jennifer poteva vederlo solo di spalle… finché non usc’ sul terrazzino una ragazza, la sua ragazza, anch’essa completamente nuda, anch’essa con una bottiglietta d’acqua. Lo chiam’ dicendogli qualcosa che Jennifer non riuscì a capire, lui si voltò ridendo (forse gli aveva detto qualcosa di scherzoso). Ora era in perfetta evidenza il suo pene, a riposo, di dimensioni normali. Jennifer, al sicuro dietro la porta della finestra, li osservava chiedendosi che cosa provavano quando erano nudi, sapendo che chiunque poteva vederli come lei stessa stava facendo in quel momento.

‘Questo dubbio lo puoi dissipare’ pens’ inavvertitamente. Fu un pensiero che la fulmin’, la stord’. Una latente curiosità affior’ in lei senza che mai un preavviso si fosse manifestato prima in tutta la sua vita. O forse era una latente deriva verso la lussuria, magari perché con il (ormai ex) ragazzo non aveva mai neanche sfiorato il piacere?
In entrambi i casi si trattava di un pensiero lontano da lei anni luce… fino a che la visione di quei ragazzi non le aveva fatto scattare un click nella testa.
Cosa aveva da perdere? Era in un villaggio nudista, in terra straniera, i due ragazzi sul terrazzino erano stranieri, non li avrebbe mai più rivisti. Cosa costava provare? Non aveva di che vergognarsi del suo fisico, nè pensava di poter risultare volgare. Era piacente, non aveva ancora mai preso il sole al mare quell’estate quindi uniformemente bianca, senza alcun segno do costume! L’avrebbero vista nuda e allora? Lei aveva visto loro. Non c’era il rischio che Giacomo si presentasse da lei, non sarebbe mai uscito nudo, proprio come lei. Uscire no… ma provare lì? Non riusciva a trovare un argomento contrario, un elemento che la facesse desistere da quella pazzia. E allora decise di agire prima di trovarne uno.

Si allontan’ dalla finestra, tolse prima gli shorts, poi la maglia, infine il reggiseno e gli slip, e si preparò ad uscire sul terrazzo. Si blocc’ all’ultimo istante. ‘Con che scusa ci vado??’. Era un pensiero sconnesso, non serviva una scusa, ma l’avrebbe facilitata. Vide fuori lo stendipanni e trov’ l’appiglio che voleva. Recuper’ i panni che aveva tolto per portarli con sè. Li avrebbe stesi fingendo che fossero bagnati, e quello sarebbe stato tutto il tempo da passare fuori.
Senza pensarci ancora, apr’ la porta-finestra ed uscì sul terrazzino… completamente nuda. Lo fece guardando in basso, perché non si sentiva pronta a reggere lo sguardo di altre persone su di lei.

Era difficile stabilire se fosse stato lo sbalzo termico (aria condizionata dentro, area infuocata fuori), ma fu assalita da un brivido che quasi le fece battere i denti. Poi sentì il calore avvolgerla, asciugando le goccioline di sudore e provocandone altre.

Cercò di non dimostrare lo stato d’animo che l’aveva attanagliata, alz’ finalmente la testa e finse di incrociare casualmente lo sguardo dei due vicini, sorridendo debolmente come un gesto di cortesia. I due erano intenti a chiacchierare. Si voltarono dopo aver sentito i suoi passi, ma senza mostrare il minimo segno di interesse si limitarono a ricambiare il sorriso di saluto e tornarono ai loro discorsi.

Jennifer ne era sollevata ma al tempo stesso colpita. E realizzò quanto erano diversi da lei. Per loro vederla nuda era stato naturale, come vederla vestita. Il ragazzo in particolar modo non le aveva fatto una scansione con gli occhi come spesso le accadeva di subire a causa del suo fisico piacente, non si era bloccato a guardarle i seni, quando invece nella vita reale le era sufficiente una scollatura pudica per suscitare, suo malgrado, la bramosit’ degli sguardi maschili.

Jennifer, nonostante fosse lì nuda come loro, non era naturista, perché il cuore le batteva a mille, perché era assalita da una morbosa curiosità di sbirciare le parti intime del ragazzo, perché era tramortita da un imprevedibile desiderio di essere guardata. Era vittima di uno spasmo di esibizionismo più che di naturismo, altrimenti non si ssarebbe spiegata la travolgente eccitazione che adesso percepiva anche tra le gambe.

Riuscì a rendersi conto che non poteva rimanere lì impalata ed iniziò la sua piccola recita teatrale allo stenditoio. Era rivolta verso la stradina che costeggiava il complesso di piccole villette e vide, dall’alto del primo piano, tre ragazzi che si dirigevano verso la spiaggia passandosi un pallone, del tutto incuranti dei loro peni, uno dei quali di notevole lunghezza, che ciondolavano liberamente. Dietro di loro tre ragazze, probabilmente le loro compagne, che parlottavano. Due di loro avevano il pube depilato, in compenso la terza era quella con il seno più florido. ‘Chissà se è lei a stare con quello dal pene lungo!’ pensò distrattamente.

La ragazza sul terrazzo chiamò qualcuno del gruppo, evidentemente si conoscevano… ma tutti si voltarono. E grazie a lei, Jennifer ora si trovava nuda davanti ad altre tre ragazze ma soprattutto a tre ragazzi. Come se non bastasse, ‘pene lungo’ era davanti a tutti. Jennifer poté vederlo meglio e questo non potè che aumentare la sua eccitazione.
Non cap’ bene cosa si dissero, ma ad un certo punto uno sto tre in strada lanciò un qualcosa sul terrazzino del suo vicino… o almeno quella era stata la sua intenzione. Potendo contare evidentemente in qualità balistiche peggiori di quanto credesse, il ragazzo sped’ l’oggetto sul terrazzino di Jennifer, proprio nei pressi della ringhiera.

Fu di nuovo attraversata da una scossa elettrica, le pulsazioni aumentarono in modo incontrollabile. Adesso tutti gli occhi erano puntati su di lei e lo sarebbero stati finché non avesse fatto la cosa più naturale del mondo: raccogliere l’oggetto e consegnarlo al vero destinatario. Gli occhi dei ragazzi del gruppetto in strada erano tutti su di lei. Alcuni, in particolare quello che aveva sbagliato il lancio ed il vicino si sbracciavano per scusarsi, gli altri, soprattutto le ragazze, rimproveravano il colpevole. Lei riusciva a vedere solo un nutrito numero di sguardi maschili ai quali, volente o nolente, si sarebbe mostrata completamente nuda di lì a breve, senza un minimo di copertura.
Il vero problema era che… beh… moriva dalla curiosità di farlo. Non poteva negare che in quel frangente una parte esibizionista di lei che finora non aveva mai conosciuto stava prendendo il sopravvento. Di certo non era spirito naturistico.

Pass’ davanti allo stendipanni e, vestita solo di un sorriso di circostanza, arriv’ alla ringhiera e raccolse l’oggetto, che si dimostr’ essere una rivista di informatica in lingua tedesca. Si rialz’ e a quel punto non ci furono più ostacoli. La ringhiera era bassa, si trattava di un piano rialzato più che di un primo piano quindi da sotto potevano vederle senza dubbio sia i seni che il pube, erano piuttosto vicini.

Ma ancora di più lo era il ragazzo destinatario della rivista. Fu lui, e non la sua ragazza, ad avvicinarsi al muretto che divideva i due terrazzini. Jennifer fece altrettanto, cercando di guardarlo solo in viso, anche perchè la sua compagna era a due passi. Gli stessi che adesso separavano Jennifer nuda da un uomo nudo.
Lei si sentì bagnare, percep’ su tutto il suo corpo uno sguardo maschile che in realtà non ci fu. A volte le era capitato che gli uomini riuscissero a perdersi in scollature quasi inesistenti, cercando con bramosit’ piccoli scorci di seno scoperto… magari era sufficiente che la maglietta di scostasse un po’ mentre si chinava, le era successo soprattutto quando lavorava come commessa in gioielleria.. Invece, ora che i suoi seni erano liberi, il vicino sembrava quasi disinteressarsene. Non era una maggiorata ma portava pur sempre una seconda di coppa C (o una terza di coppa B, a seconda della marca di reggiseno) che, specialmente sul suo fisico era più che dignitosa, eppure lui la guardava innocentemente in viso. Forse i suoi occhi si erano spostati anche altrove, ma non con malizia, non con appetito sessuale.
Gli pass’ la rivista, lui la ringraziò in inglese, lei si schern’ e lo salut’, si volt’ (porgendogli quindi anche il sedere) e rientr’ in stanza.

And’ diretta in, entrò nel box doccia aprì il getto di acqua ghiacciata. Era l’unico modo per poter calmare i bollenti spiriti.

“Cosa vuol dire che hai provato?” chiese Giacomo. Erano appena tornati dalla cena al ristorante e si erano sistemati a prendere un po’ di fresco nel terrazzino prima di iniziare una sessione di studio di un’oretta. D’altronde nel villaggio la maggior parte della gente continuava a stare nuda perché il clima era afoso e quasi nessuno sembrava voler sopportare i vestiti per piu del tempo necessario, cioè quello dei pasti. “Ho provato a stare come loro… nuda”.
Giacomo trasal’. “Nuda?? E dove??” le chiese. Sicuramente si stava prendendo gioco di lui. Sua cugina era una ragazza pudica. “Sul mio terrazzino”. “Hai aspettato che non passasse nessuno?”. “Al contrario, sono uscita quando i vicini erano fuori… e poi sono passati anche dei ragazzi per strada”.

Il piccolo ago che lo punse in quell’istante, anche se mai lo avrebbe ammesso, era di invidia. Invidia per quei ragazzi che avevano potuto ammirare la sua naturale bellezza, senza veli.
Represse quel pensiero perché in fondo era sua cugina, ma il suo status cronico di single non volontario non aiutava. Aveva cercato qualunque tipo di scusa per non partire da solo con lei… avrebbero dovuto studiare certo, ma per due settimane lei sarebbe stata ben poco vestita, per non parlare di quando l’avrebbe avuta davanti a sè in bikini. Jennifer non era una ragazza eccessivamente appariscente, ed in quella normalità risiedeva il suo fascino. Bionda, carnagione chiara, fisico snello e un seno perfettamente proporzionato, non troppo grande ma di certo non piccolo. Erano stati al mare qualche volta in passato con gli amici e, in modo sempre discreto, aveva ammirato la sua fisicità… e proprio per questo avrebbe preferito di gran lunga evitare troppe occasioni per vederla in abbigliamento succinto. E adesso gli stava dicendo che aveva provato a stare nuda?!

“Ehi?? Ci sei?” lo risvegli’ lei vedendolo evidentemente un po distratto. “Certo si, stavo metabolizzato la notizia! E posso chiederti come ti sei sentita?”. “Ovviamente imbarazzata, anche se non ti nego che si è svegliata in quel momento in me anche una Jennifer un pochino esibizionista che neanche io conoscevo.. ma poi mi sono resa conto che per loro che erano lì io non ero nuda… per loro era normale e non ho visto sguardi maliziosi o con doppi fini, soprattutto non ho letto questi messaggi negli occhi del mio vicino, che era proprio a due passi da me!”. Questi discorsi, fatti da Jennifer in modo molto aperto, lo stavano destabilizzando un po’.

“Quello che voglio dire – riprese lei senza aspettare commenti – è che mi sono sentita meno nuda oggi di molte volte in cui ho i vestiti e qualcuno cerca palesemente di immaginarmi senza, rubando quanto può da una scollatura o da un jeans attillato”. Giacomo di sentì chiamato in causa… quella sera stessa non era rimasto insensibile alla canotta della cugina, che lasciava scoperta l’attaccatura del seno. Un paio di volte aveva cercato di sbirciare al tavolo del buffet, approfittando del fatto che lei doveva chinarsi per riempire il piatto e la canotta si scostava dal petto in modo birichino.

“Capisco… è quello che dicono sempre del naturismo, che i veri naturisti non hanno doppi fini, non hanno particolare interesse a soffermarsi sui particolari anatomici degli altri”. “Che ne sai tu?” chiese lei curiosa. Lui non potè negare di aver letto qualcosa. “Tutti sono un po’ curiosi su questa cosa dai!”. “Allora ho fatto bene a pensare quello che ho pensato!” annunciò lei sibillina. “E cioè?”.

Jennifer trasse un respiro profondo e poi gli svel’ la sua idea. “Beh, io sono venuta qui per studiare, rilassarmi e abbronzarmi… e intendo fare tutte e tre le cose. Quindi da stasera stessa io sono una naturista come tutti qui”. “Dai non sei seria, tu non sei una naturista”, reag’ lui incredulo. “Oggi ho capito che posso farlo”. “Lo hai fatto davanti a poche persone… se vai in spiaggia ce ne saranno decine!”. “Tanto meglio, passerò ancora più inosservata!”. “E va bene, non posso certo dirti io cosa devi fare… basta che ti vesti quando studiamo!” cercò di sdrammatizzare. “Un momento… tu non intendi seguirmi in questa cosa??”. “Certo che no, è una tua decisione!”. “Ma così non potremo studiare in spiaggia come avevamo programmato… ci resterebbe troppo poco tempo perché almeno 6-7 ore in spiaggia vorrei farle tra mattina e pomeriggio!”

Giacomo era teso. Non si aspettava questa deriva da parte di sua cugina. “Ma scusa prova almeno no?” lo spron’ ancora lei. “Io nudo davanti a decine di persone? è fuori discussione!”. Ma il problema era un altro e Jennifer non tardò a sruzzicarlo. “Secondo me il tuo rifiuto non deriva dalle decine di persone ma da una sola… me…”. Lui sospir’. “Beh non posso negare che mi creerebbe un notevole imbarazzo…”. “Di cosa hai paura? Di guardarmi o che io guardi te?”. “Entrambe le cose direi” ammise. “Temi il confronto con gli altri maschi? Sei uno di quelli col complesso delle dimensioni??” lo provoc’. “Non mi sono mai posto questo problema” rispose di getto, non avendo ovviamente il coraggio di spiegarle perché. “Bravo… le dimensioni non sono tutto… allora forse temi di… avere un’erezione?”. “Beh quello è sicuramente un argomento valido no?’ si difese lui. “Forse per te… basta che ti giri se sei sdraiato in spiaggia, o ti copri in qualche modo”. “La fai facile tu… e se capita in un momento in cui non posso nascondermi?’. “Mi avverti e mi giro io, facile! Secondo me ti stai creando un falso problema, forse quando non c’è malizia è più raro che accada… nessuno dei ragazzi che mi hanno vista ha avuto un minimo accenno di erezione!”.

Con quella frase Jennifer non lo aiut’ di certo. Aveva praticamente affermato di aver guardato i peni di tutti quei ragazzi, e neanche in modo distratto, ma cercando di cogliere qualche eventuale reazione. Figurarsi se non sarebbe stata incuriosita da quello di suo cugino… ne più e nè meno come lui era incuriosito da lei. “Beh, in ogni caso è escluso che io riesca a farmi vedere nudo da te, erezione a parte” confermò voltandosi di spalle, perché stava diventando imbarazzante anche solo guardarla in faccia con argomenti di discussione di questo tipo.
“Esageri, basterebbe evitare ogni tipo di malizia te l’ho detto, dovresti fare come ho fatto io”. “E cioè?”. “Tutto d’un fiato, di colpo… all’inizio pensavo che sarebbe stato meglio adattarsi un po’, mostrarsi piano piano, ma ho capito che quello crea malizia, curiosità… meglio scoprirsi senza fasi intermedie, l’impatto è forte ma dura di meno”.

Giacomo era sempre più confuso. “è facile fare un discorso del genere se ti devi mostrare agli estranei!”. Lei inaspettatamente ridacchiò. “Allora non hai capito niente!” gli disse. Lui cominciò quasi ad alterarsi per la sua insistenza e si volt’.

L’alterazione divenne sbigottimento, lo sbigottimento divenne tachicardia. Per un attimo pens’ che sarebbe caduto per il giramento di testa che l’aveva colto alla sprovvista. La guardò, non riuscendo ad evitare di scorrerla da capo a piedi per qualche frazione di secondo.

Jennifer era completamente nuda a due passi da lui, le braccia abbandonate lungo i fianchi. Il suo seno era più attraente di quanto avesse mai immaginato, una misura perfetta per il suo fisico, con i capezzoli rosa come ciliegine su due torte succulente, torte che apparivano sode come il marmo. Alcuni piccoli nei, il più visibile proprio sopra all’areola del capezzolo destro, impreziosivano ancora di più il quadro, come piccoli gioielli incastonati. Addome in perfetta forma, e poco più in basso il pube, completamente depilato. Le gambe affusolate completavano l’opera di un meastro d’arte.

E tuttavia non poteva restare a guardarla in modo così esplicito. “Ma che cazzo fai Jenny!”. disse voltandosi di nuovo. E subito dopo: “è meglio che vai”. Lei non disse nulla e uscì sbattendo la porta, forse delusa dalla sua reazione.

Giacom’ tuttavia ringrazi’ il cielo per quella reazione. Appena fu solo corse in bagno, abbass’ i pantaloncini e gli slip con un solo gesto e afferr’ il suo pene in completa erezione, puntandolo verso la vasca. Nello stesso istante iniziò a schizzare. L’assenza di Giacomo alla colazione le dispiacque e la fece sentire più in colpa di quanto non si sentisse già. Mentre sorseggiava un caffè disgustoso, dovette ammettere con se stessa di aver esagerato la sera precedente. Mostrarsi nuda a lui era stata un’emozione enormemente più grande di quella vissuta nel pomeriggio, che von un po’ di teatralità aveva mascherato. Lo aveva fatto sicuramente per i motivi che aveva detto a lui… ma non poteva negare che quella ignota parte esibizionista di lei era riaffiorata ancora. La reazione del cugino l’aveva anche gratificata… prima di voltarsi l’aveva squadrata per bene dalla testa ai piedi… un paio di secondi non di più, ma quello che c’era da vedere l’aveva visto!

Decise che non era giusto forzarlo. Torn’ in camera e si prepar’ per andare in spiaggia. Si spogli’, si spalm’ la crema solare su tutto il corpo, concentrandosi molto su seni, inguine e sedere, sapendo che sarebbero state parti più delicate essendo sempre state coperte.
Era giunto il momento della verità. Uscì dalla stanza e si mimetizz’ tra i tanti nudisti che si dirigevano in spiaggia. C’erano persone di tutte le età, non tutti particolarmente curati nelle parti intime, e questo contribu’ a far scemare il livello di malizia. Lei ringrazi’ di aver deciso di depilarsi anche l’inguine, era come… beh era come vestirsi in modo elegante, volendo fare un esempio paradossale!
Pass’ vicino alla stanza di Giacomo ma decise che ci sarebbe andata più tardi, per pranzo. Presentarsi ora, nuda, non avrebbe certo aiutato a calmare gli animi visto come era andata la sera prima!

Giunta all’ingresso della spiaggia riservata, tre animatori rigorosamente con i membri al vento le diedero il benvenuto in inglese. Non potè evitare di notare che nessuno dei tre aveva lanciato occhiate sulle sue parti più intime… facevano parte del contesto, come il suo viso, e questo la rassicur’ da un lato ma dall’altro la richiamò sul fatto che doveva smetterla do catalogare i peni che incontrava! Nessuno dei tre animatori era degno di nota tra le gambe, sebbene i fisici fossero ben costruiti.
Uno dei ragazzi le mostrò una piccola mappa degli ombrelloni in cui erano indicati quellinancora liberi. Ogni camera aveva diritto ad un ombrellone e un lettino riservati. Jennifer ne scelse uno in seconda fila non troppo vicino alla passerella, per evitare troppi occhi su di lei. L’animatore le fece segno di seguirla e la accompagn’ fino a un certo punto, indicandole poi da lontano l’ombrellone.

Tutto quel trambusto le aveva fatto dimenticare che era nuda, lo ricordò ora perché intravide che il posto di fianco al suo era già occupato. Per ora vedeva solo dei piedi, il resto era coperto da altri ombrelloni. Si avvicin’ ancora da una direzione che le permise, nel giro di qualche passo, di vedere meglio chi avrebbe avuto vicino per le due settimane in arrivo. Le gambe erano pelose, quindi un uomo. ‘Dannazione’ pensò.
Contrariata quanto curiosa, si avvicin’ ancora, approfittando del fatto che da quella angolazione poteva vedere il tizio sdraiato sul lettino senza essere vista, o almeno così sperava. Dopo altri quattro passi, il pene del ragazzo, che era sdraiato quindi pancia all’aria, si pales’.

Jennifer fu colta da un brivido nonostante i 35 gradi. A giudicare dalle misure, sembrava che il suo vicino sarebbe stato proprio ‘pene lungo’, il ragazzo della comitiva che aveva visto per la prima volta dal terrazzo. Lo avrebbe saputo con certezza tra breve, ma l’eccitazione del momento le fece venire un’idea. Si sedette sul lettino libero più vicino a dove si trovava e finse che fosse il suo. Da l’ poteva guardare con discrezione prima di andare da lui. Doveva soddisfare ogni curiosità per evitare poi che l’occhio ci cadesse quando in momenti meno opportuni.

Inizi’ a ruotare il capo come per cercare qualcuno, e ogni volta che finiva con lo sguardo sul pene si soffermava un secondo in più. Essendo più vicina rispetto alla prima volta sul terrazzo, not’ nei 5 minuti successivi molti particolari interessanti.
Pene lungo poteva anche essere definito ‘pene tozzo’, era bello grosso, non osava immaginarlo in erezione! Pensò che se si era addormentato sarebbe potuto accadere, e sper’ che fosse così, anche perché in effetti finora non aveva fatto alcun movimento. Ed era molto ben depilato, quasi come lei. Decisamente non stava partendo con il piede giusto per la sua avventura naturista… non erano certo pensieri opportuni quelli!

Una mano le si pos’ sulla spalla. Si voltò e vide un pene. Un altro, questo molto più normale nelle sue dimensioni… ma anche nettamente più vicino! Alz’ lo sguardo e riconobbe il suo proprietario, nientemeno che l’abitante della stanza a fianco. Era solo. Con un sorriso cordiale le fece capire che si era seduta sul lettino sbagliato. Lei si scus’ all’infinito, cercando di dirgli in inglese che non l’aveva fatto apposta, ma lui la rassicur’ e anzi le chiese se voleva andare al bar a prendere una bibita fresca, con cui lui intendeva ancora scusarsi per l’episodio del giorno prima.
Jennifer gli rispose che aveva appena fatto colazione, quindi magari un’altra volta. Dovette constatare, ormai per l’ennesima volta, che lui non aveva mai avuto uno sguardo di troppo sul suo corpo. L’aveva sempre guardata in viso mentre parlavano, e non sforzandosi di farlo ma in modo totalmente naturale. Non poteva immagina inizio migliore perché quel ragazzo le stava facendo dimenticare di essere nuda in mezzo a decine di persone.
Ora però era il momento di andare al suo posto, vicino a ‘pene lungo’ che nel frattempo non si era mosso. Sperava di non incappare in qualche gaffe, tipo guardarglielo mentre parlavano. Non aveva scelta, doveva comunque stare lì ormai, si sarebbe abituata.

Quando fece l’ultimo passo e il volto del tizio fu finalmente visibile, Jennifer ebbe quasi un mancamento. Giacomo, sdraiato, la guardava dal basso all’alto, con gli occhi semichiusi perché il sole faceva capolino dietro la testa di lei. Jennifer anche lo guardava, vagando tra il viso e il pene.

Il cugino reagì lentamente, forse perché a causa del riflesso del sole non l’aveva riconosciuta subito. Solo dopo qualche secondo si volt’ a pancia in giù. “Cazzo… sei tu!”. “Potrei dire la stessa cosa… e io certo non ti aspettavo qui!!” scherz’ lei sedendosi sul lettino vicino a quello di Giacomo. “Beh… volevo provare come hai detto tu… ma non mi aspettavo che avresti scelto proprio il posto accanto al mio!!”. “”Beh, così hai preso dire piccioni con una fava!!”. ‘E che fava!’ aggiunse, per fortuna solo nei suoi pensieri. “Beh si, anche se è un po’ imbarazzante”. “Lo sarà anche ma non risolverai il problema voltandoti sempre!”. “In questo momento è necessario…”.

Jennifer notò che Giacomo non era proprio a suo agio sdraiato di pancia sul lettino e capì. Un lampo di desiderio e curiosità la colp’. “Hai avuto un’erezione!”. “E non gridarlo ai quattro venti!!”. “Tanto qui nessuno parla italiano… allora è vero!?”. ‘Si… te l’avevo detto che era la mia paura!”. “Beh ma hai visto che il problema è gestibile!”. “Si ma ora devo rimanere così finché non mi passa… e non è comodossimo!!” brontol’ Giacomo. “Per come la vedo io… non siamo in prima fila, tutti i posti intorno a noi non sono ancora stati assegnati… non credo che daresti scandalo se ti alzassi per sistemarti più comodo.. che ne so, sdraiato sulla sabbia con una piccola buca nel punto giusto!”. “Forse non hai tutti i torti”.
“Io ho sempre ragione… fai pure, io guardo da un’altra parte…” disse Jennifer, che tuttavia aveva ben altre intenzioni… Giacomo aveva deciso di provare proprio come Jennifer gli aveva suggerito. Anche lui in fondo non voleva rovinarsi del tutto la vacanza. Aveva deciso di farlo andando direttamente alla spiaggia, ma appena uscito dalla sua stanza era passata una ragazza molto piacente… e lì aveva dovuto constatare che l’imbarazzo per la nudità non compensava il senso di curiosità e la conseguente eccitazione. E così era rientrato, col pene già eretto.
Vedeva solo un modo per arrivare ‘indenne’ in spiaggia. And’ in bagno e iniziò a masturbarsi. Gli ci volle più tempo della sera prima, ma li c’era stata la imprevedibile scoperta di Jennifer nuda, qualcosa di reale. Dopo essere venuto attese qualche istante che il suo amico tornasse in condizioni normali e poi uscì quasi di corsa, per approfittare del periodo in cui una nuova erezione sarebbe stata tecnicamente impossibile.

Poi però sulla spiaggia era arrivata sua cugina. Non l’aveva riconosciuta subito e così involontariamente le aveva dato tempo per guardargli il pene. Quell’attenzione di troppo da parte, quegli sguardi neanche così nascosti di lei (e il suo corpo nudo, a cui si certo non si era abituato per averla vista solo per qualche minuto la sera precedente) avevano eccitato suo malgrado, il pene non era più ‘in sicurezza’ e ci volle ben poco. Solo a quel punto aveva trovato le motivazioni per voltarsi.

Doveva però mettersi più comodo e l’idea di Jennifer non era male. Solo era imbarazzante che si parlasse della sua erezione. Per di più lei non accennava a voltarsi. “Scusami… come dovrei fare se guardi?”. “Ops, in realtà stavo guardando laggiù ma hai ragione” disse poi girando il capo altrove. Giacomo si sollevò guardandosi intorno, ed effettivamente non c’era nessuno nelle immediate vicinanze. Mise il telo sulla sabbia, di appoggiò a pancia in giù e dice il pene toccava scav’ una piccola buca attraverso il tessuto del telo. Dovette farla di una certa grandezza, dato che il suo membro eretto era di quasi 21 centimetri. Quando fu tutto a posto, richiamò l’attenzione di sua cugina. “Fatto”. “Va meglio? Hai creato un bell’appartamento per il tuo amichetto?”.

Giacomo fece una smorfia… avrebbe preferito cambiare argomento e trovò quello principale. “Dicevi che così avremmo potuto studiare no? Facciamolo, ho portato i libri. “Davvero?? Ok!” rispose lei sinceramente entusiasta. Prese il suo telo dalla borsa-mare e lo stese di fianco al suo. Purtroppo la stava guardando in quel momento e la forza di gravità diede ancora più rilievo al suo seno… con conseguente nuovo vigore dell’erezione. Poi Jenny si sdrai’ accanto a lui. “Hai messo la crema?” chiese lui. “Certo, anche se sulle spalle non è stato facile!”. “Beh si vale anche per me” confermò Giacomo. “Che ne dici di evitare scottature? Aspetta”. Si allung’ verso la borsa e, rovistando all’interno trovò il tubetto. “Io a te e viceversa?”. “Ok!”.

Jennifer si sollevò sul gomito, spremette un po di crema sulla mano più vicina a Giacomo ed iniziò a spalmargli la schiena. Era molto densa e necessitava di massaggi vigorosi. Lui era sdraiato e voltato verso di lei, lei non si era alzata ma aveva solo sollevato il busto quanto bastava. Il risultato fu che davanti agli occhi di Giacomo and’ in scena il balletto più sexy che avesse mai visto, quello dei seni di sua cugina. Ondeggiavano al ritmo del massaggio e lei sembrava non farci caso. L’erezione tocc’ massimi forse mai raggiunti. “Fatto” disse innocentemente alla fine.

Ora toccava a lui. Chiese a Jennifer di spremergli la crema sulla mano. Lei, dopo averlo fatto, tornò a sdraiarsi completamente, con il viso rivolto verso suo cugino, specularmente a come aveva fatto lui. Giacomo iniziò il massaggio e ben presto fu affascinato dalla sua pelle liscia. Ogni tanto l’occhio gli cadeva sul seno schiacciato che faceva capolino dalla sua parte. “Ho un po’ di nei, spalma bene!” lo esort’. Era un giusto richiamo, così si concentrò maggiormente sulla parte della schiena più lontana da lui. Cercò di individuare anche i nei principali da quella parte, in modo da garantire una protezione valida.

Finito il lavoro, si risistem’. “Ok fatto anche io”. “Bene grazie. Posso farti una domanda?” “Dimmi”. “Quando ti spalmavo la crema hai visto il mio seno dondolare??”. Divenne rosso, l’aveva colto in flagrante! “Io? Ehm…”. Lei sorrise. “Non ti ho chiesto se l’hai guardato, questo è scontato! Ti ho chiesto se le mie tette dondolavano, di certo ci hai fatto caso!”. “Ma che razza di domanda! A che serve se non ad accusarmi palesemente di averti guardata?”. “Uff… mi costringi a svelare piccoli segreti femminili… se dondolano forse dovrei puntare a rassodarle un po’!”.
A Giacomo sembrava assurdo che si parlasse così apertamente di certe cose dopo solo poche decine di minuti di convivenza nudista. “Non credo ci sia un legame diretto tra le due cose” commentò. “Beh… sta di fatto che il tuo coso non si muoveva di un millimetro mentre spalmavi la crema a me!!” aggiunse lei candidamente. Lui rimase di sale. Gliel’aveva visto… ma come?? Poi ripens’ a quando aveva spalmato la crema dal lato più lontano, alla forza che aveva dovuto imprimere… era stato distratto dalla situazione ed evidentemente si era sollevato un po’ senza accorgersene”. “Che figura di merda… mi hai visto??”. “Beh, ero voltata dalla tua parte e tu ti sei alzato un po’ per via della crema solare, ma credevo che me fossi consapevole…. o che addirittura l’avessi fatto apposta per cancellare anche quest’ultimo tab’ tra di noi… in ogni caso ormai è andata così… e poi è ovvio che vivendo due settimane così sarebbe successo prima o poi”.

Jennifer aveva appena visto il suo pene eretto da poco più di mezzo metro di distanza e ne parlava come se fosse una cosa normale. Ebbe un brivido al solo pensiero. Ma, al tempo stesso, si sentiva sollevato per doversene preoccupare di meno da quel momento in poi. “Però ieri per convincermi non avevi detto che ti saresti voltata se fosse accaduto?”. “Avevo detto che mi sarei voltata se non avessi avuto modo di coprirti e se mi avessi avvertita… in questo caso non si è verificata neanche una delle due condizioni!”. Non faceva una piega.

Cercò di cambiare registro a quel punto, o l’erezione non gli sarebbe passata mai. Per di più lei era sdraiata a pancia in giù e teneva il busto sollevato facendo leva sui gomiti, in una posa che, grazie alla forza di gravità, esaltava ancora di più i seni di Jennifer. “Vogliamo studiare un po’?”. Lei fece una smorfia. “La verità è che non mi va… non potremo concederci un giorno di relax prima? O almeno questa mezza giornata!”. “Già cerchi il relax?? Beh fai come vuoi, io tanto non posso muovermi!”. “Ti passerà prima o poi no? Nel frattempo inventiamoci un passatempo qui, che me dici?”. “Hai qualcosa in mente che magari mi aiuti anche a superare il mio piccolo intoppo?”. Jennifer sorrise. Se c’era un intoppo non era affatto piccolo… e Jennifer non aveva alcuna intenzione di farglielo superare così facilmente. Aveva avuto un colpo di fortuna quando lui si era sollevato per spalmarle la schiena, quel tanto che bastava perché potesse vedere da vicino il pene di suo cugino. Se flaccido l’aveva più che incuriosita, eretto l’aveva più che eccitata. Non me aveva mai visto uno così dal vivo. E mentre parlava con Giacomo aveva solo in testa un obiettivo: rivederlo ancora. I suoi istinti erano diventati in poche ore più forti del suo raziocinio. Questo spiegava la proposta imprevedibile che fece. “Che ne pensi di spettegolare un po’?”. “Come due comari?? – rispose lui quasi schifato dall’idea ma ben interessato alle sue tette nude, su cui gli occhi cadevano spesso – e su cosa sentiamo!?”. “Guardati intorno… gli ombrelloni intorno a noi sono ancora vuoti… spettegoliamo su tutti quelli che arriveranno!”.

La smorfia di Giacomo fu eloquente ma intravide uno spiraglio e cercò di infilarcisi. “Dai commentiamo i loro fisici, magari con un voto motivato!”. Ora l’espressione di Giacomo sembrava più preoccupata. “Ehm… Jenny non ti sembra che questo sia un po’ lontano dall’idea di naturismo a cui dici di volerti avvicinare?”. Lei reagì con prontezza, modtrando che sarebbe diventata un ottimo avvocato. “Non fare l’ipocrita, siamo ancora lontani da quell’obiettivo… vuoi dirmi che oggi mentre venivi qui non ti sei soffermato solo su tette e fighe? Scusa la franchezza, ma dubito che tu possa aver avuto un approccio troppo diverso dal mio. è da ieri che l’occhio mi cade sempre sui… beh hai capito… e l’hai sperimentato anche su di te visto che sono riuscita addirittura a vedere quello che tu volevi nascondere… evidentemente il mio sguardo bazzicava lì no?”. Lo ammise per avere un piccolo vantaggio su di lui, come per metterlo a suo agio.

E ci riuscì. Lui rispose tutto d’un fiato, anche se si riusciva a leggere un certo imbarazzo per l’ammissione di Jenny sull’interesse per i peni, soprattutto per il suo. “Stamattina quando sono uscito dalla stanza sono passate due belle ragazze. Credo di averle radiografate… e sono dovuto rientrare subito, puoi immaginare perché. E di certo ‘lui’ non si è svegliato perché avevano dei bei capelli… credo di non aver fatto neanche in tempo a vederle in viso…”. “Quindi ammetti che ho ragione!” rispose lei vittoriosa. “Si, ma non so se la tua proposta è utile per superare questo nostro… approccio alla nudità”. “Basta provare no?”. “E va bene, facciamo come dici tu!”. “Bravo!” disse lei schioccandogli un bacio sincero sulla guancia.

Dopo cinque minuti di attesa dell’arrivo dei vicini di ombrellone, Jennifer decise di stuzzicarlo ancora un po’. “Superato il tuo piccolo intoppo?” chiese distrattamente. “Va meglio si…”. “Ti converrebbe girarti un po’ allora altrimenti ti abbronzerai solo le spalle!”. “Forse è ancora presto… poi non so qual è il metro di giudizio qui!”. Proprio in quel momento, una coppia prese dimora nell’ombrellone dietro al loro. Lui apparentemente sui 45 anni ma con un fisico piacente e curato, lei di almeno 10 anni di meno e un pochino meno curata.

“A proposito di giudizi… si inizia!” gio’. “Non osservarli troppo Jenny, potrebbero prendersela!” sugger’ Giacomo. In realt’ erano legittimamente sdraiati di schiena e i due signori avrebbero potuto lamentarsi poco e semmai con la Direzione che aveva piantato gli ombrelloni cos’ vicini. Dopo aver preso posto, la donna estrasse la crema solare dalla borsa ed iniziò a spalmarla sulla schiena del presunto compagno, che era seduto sul lettino proprio di fronte agli occhi dei due cugini, apparentemente senza alcun tipo di problema. Lui contemporaneamente se la spalmava sul petto ben allenato, poi scese all’addome fino ad arrivare al punto critico. Incurante di qualunque sguardo, si massaggi’ il pene tre o quattro volte senza alcuna conseguenza ‘erettile’. Poi una mano con le unghie smaltate apparve da dietro e complet’ l’opera con un’unica ma vigorosa passata dell’intera lunghezza del pene. Il membro del vicino ebbe un sussulto e si gonfi’ solo leggermente. Jennifer non perse un fotogramma, sconvolta ed eccitata. Pensieri peccaminosi sul cugino si affacciarono ma li scacci’ subito.

Poi la (ormai certa) compagna passò davanti a lui per farsi a sua volta spalmare la crema sulle spalle, mentre lei lo faceva sul davanti, dedicando particolare attenzione ai seni. Il movimento fu devastante per Giacomo. Aveva aperto le gambe per mettersi a cavallo del lettino, e lui aveva una visuale stile ginecologo. Infine, a parti invertite rispetto a poco prima, l’uomo prese le tette della sua compagna nelle mani e le massaggi’ un paio di volte. Erano piuttosto grandi ma non sembravano particolarmente sode, anzi tutt’altro.

La donna poi si alzò e prese la mano del compagno come per invitarlo ad un bagno rinfrescante. Jennifer vide l’uomo alzarsi e soprattutto vide il suo pene puntare che puntava in avanti. Insieme andarono verso la riva.

“Ok… hai la tua risposta no?” esord’ lei. “Quale”?. “Sul metro di giudizio qui… quell’uomo è andato a farsi il bagno con un’erezione ben avviata senza farsi troppi scrupoli!”. “Per non parlare dello spalmarsi la crema reciprocamente sulle parti intime! E del fatto che mi ha aperto le gambe davanti agli occhi!!”. “Vabbe dai non fare il bacchettone, è stata questione di pochi secondi!”. “Eh certo se lei avesse indugiato un po’ di più forse poi lui avrebbe avuto il mio stesso intoppo!” scherz’ Giacomo. “Ti sei eccitato guardandola forse???” lo stuzzic’. “Macchè! Sono rimasto più sconvolto che altro!”. “Già… non era neanche particolarmente curata l’ sotto la signora…” disse lei riferendosi alla foresta di peli incolti sull’inguine. “Come sei cattiva!” l’accus’ Giacomo. “Dai che lo pensi anche tu! Non preferisci… scusa la franchezza… una figa curata??”. “Beh si” ammise infine senza pensarci troppo. E Jennifer di certo ce l’aveva molto curata…
“Quindi il tuo voto alla signora, su 10, è?”. Il cugino sorrise. “4… due alla parte di sopra e due a quella di sotto! Li sommo per il coraggio dimostrato a venire in spiaggia nudista in quelle condizioni!”.

Jennifer scoppi’ a ridere. “Sei entrato nella parte!”. “Siamo in ballo… ma adesso tocca a te!” la esort’ facendola contenta. Aveva voglia di parlare di quell’uomo per mandare segnali a lui. “Ok se insisti… aspetta che mi giro che mi fa male la schiena”. Si voltò sdraiandosi a pancia in su ma con il busto leggermente sollevato, poggiandosi sui gomiti. Lui non riuscì a nascondere qualche occhiata. “Forse adesso è il caso che ti abbronzi un po’ anche tu davanti, sempre se hai superato il famoso intoppo!”. “Non completamente… ma forse hai ragione” rispose lui voltandosi e mettendosi nella sua stessa posizione.
Lei non bad’ alla discrezione. Guardò subito il pene vedendo che non era più duro ma comunque più lungo di quando l’aveva visto a riposo. Cadeva sul fianco, per fortuna dalla sua parte. Già così era palesemente più lungo e tozzo di quello dell’uomo che si apprestava a commentare.

“Un bell’uomo, si vede che cura il fisico al contrario di lei. Quindi 7 per questo. Poi però i fatti sono fatti… lì sotto non è proprio il massimo… anche se mi sto rendendo conto che la media in giro è quella lì, salvo rare eccezioni…”. Fu allusiva e non pass’ inosservata. Cal’ un attimo di gelo e l’imbarazzo color’ il volto di Giacomo.. Il messaggio era partito forte e chiaro, forse troppo.
“Ok… scusami Jenny io rientrerei in stanza se non ti dispiace”. “Ecco lo sapevo è colpa mia…”. “No no davvero non è per quello… devo abituarmi ancora a questa storia del nudo, forse ho fatto un primo passo più lungo della gamba”. Decise di non insistere. “Ok come vuoi… ci vediamo per pranzo?”. “Certo! A dopo allora!”. Attese un attimo, forse aspettandosi che lei si voltasse, ma rimase a guardarlo mentre raccoglieva le sue cose. Forse per questo Giacomo si volt’ di spalle per farlo. Il suo lato B era meno interessante ma lo studiò ugualmente.

Quando si girò per andarsene, il ragazzo aveva il telo da mare sulla spalla, e con la parte più bassa si copriva il pene.
Non c’erano dubbi sul perché…

Quando arriv’ in stanza l’erezione non era ancora passata. Ripens’ alle parole di Jennifer sulle sue dimensioni, ripens’ al suo corpo, alle sue tette, alla sua figa depilata che aveva rivisto più volte quella mattina, al suo modo così sbarazzino e alla voglia di nudismo che sembrava essere entrata in lei con un impatto fortissimo. Avrebbe voluto assecondarla, avrebbe voluto farglielo vedere duro un’altra volta soprattutto dopo aver sentito dalle labbra di lei che il suo pene non era passato inosservato. L’eccitazione lo avvolse per l’ennesima volta, il tentativo di calmarsi non funzion’ e stavolta non riuscì nemmeno ad arrivare in bagno. Prese un bicchiere di carta dal contenitore sul tavolino, afferrò il pene e schizz’ immediatamente, raccogliendo tutto nel bicchiere.

Qualcuno buss’ alla porta. “Giacomo mi apri per favore?”. Jennifer!! Ma che ci faceva lì? “Ehm… si scusami stavo per… farmi una doccia! rispose senza aprire. “Beh fammi entrare comunque no? Dai che lo posso immaginare perché sei rientrato così di corsa… permettimi di chiarire subito questa cosa!”.

No che non poteva saperlo… Giacomo verific’ che l’erezione fosse andata e decise quindi di aprire data l’insistenza. La ragazza gli sorrise ed entrò immediatamente. “Caspita come picchia il sole a quest’ora!” commentò. Le meraviglie del suo corpo nudo non smettevano ancora di sorprenderlo. “E perché non sei in spiaggia ad abbronzarti allora?”. “Vado diretta al punto… tu sei andato via per colpa delle mie parole, quindi volevo chiarirle…”. “Jenny non c’è niente da chiarire” tagliò corto lui che temeva e allo stesso tempo desiderava che lei fosse ancora più diretta. “Si invece… io non volevo metterti in difficoltà, però mi è scappata e ammetto che è stata una grossa gaffe. Ma stiamo anche cercando di abituarci a questa realtà e forse bisogna superare certi tabù… per esempio sarebbe da ipocrita per me negare di aver notato che il tuo… beh è decisamente sopra la media… prendilo come un dato di fatto e non come un complimento se vuoi! Credo che non dobbiamo avere paura di parlare di cose come queste tra noi finché ne parliamo innocentemente!”.

Giacomo non credeva alle sue orecchie. Davvero Jennifer gradiva un livello di disibizione tra loro così grande? La cosa peggiore è che l’idea non sarebbe dispiaciuta nemmeno a lui perché lo intrigava… ma avrebbe dovuto superare un enorme ostacolo rappresentato dall’imbarazzo. Cercò di fare un passo verso di lei. “Comprendimi, non mi aspettavo tutto questo… ma ci possiamo provare, forse hai ragione tu”. “Fantastico! Allora come prova di questa tua apertura, dimmi cosa hai pensato realmente per scappartene subito dalla spiaggia!” chiese sorridendo. La verità era troppo imbarazzante, ne rivel’ solo una parte. “Non lo so, ho avuto un po’ di paura”. “Di me?”. “No… di me… temevo di avere la tentazione di mostrarmi”. “Cioè? Spiegati meglio!”. “Ieri mi hai raccontato che in quel tuo tentativo coi vicini c’era stato un po’ di esibizionismo… e forse c’è stato anche quando ti sei fatta vedere nuda da me ieri sera… beh ho temuto che emergesse anche in me!”. “Ma tanto con l’erezione saresti dovuto rimanere coperto no?”. “Si, ma avrei potuto avere la tentazione di lasciare che guardassi tu”. Lei sorrise. “E credi che mi sarebbe dispiaciuto?”. “Non lo so, sarebbe stato quantomeno inopportuno”. “è inopportuno solo se noi vogliamo che lo sia, e io sinceramente non voglio. Mi piacerebbe se abbandonassimo ogni imbarazzo, ogni inibizione sul nudo tra di noi in queste due settimane… non sarebbe bello?”.

Giacomo si stava lasciando trasportare. “Beh si, devo ammetterlo…”. “Ottimo! Allora torniamo in spiaggia?”. “Credo che adesso rischiamo di essere coinvolti dall’animazione… non vorrei rischiare situazioni imbarazzanti!”. “Hai paura di un’erezione durante un gioco?”. “Beh non so, magari mi capita una formosa davanti e non riesco a mantenermi!”. “Sai che non mi stai facendo un bel complimento?”. “Cioè?”. “Dici che potresti avere un’erezione per via di tette formose… ora hai davanti due tette e palesemente non hai un’erezione… quindi secondo te ho le tette piccole!!”. Fu divertito e dispiaciuto per il malinteso. “Ma no Jenny, non hai le tette piccole, sono perfette!”. “Parole di circostanza! E io che pensavo che fossero piacenti”. Stava esagerando ma forse un pizzico di orgoglio femminile era stato incrinato dalla sua mancata erezione. “Jenny davvero io…”. “Dai non devi giustificarti – disse avvicinandosi – dai dammi un sorso di quello che stavi bevendo tu e ti perdono”.

La mano di Jennifer si avvicinò a quella di Giacomo che non aveva fatto in tempo disfarsi del bicchiere che aveva usato per lo sperma. Fu assalito dal panico. “No no aspetta te ne prendo di più fresco in frigorifero…”. “Non preoccuparti questo è anche meglio, troppo freddo rischio la congestione!” insistette lei cercando di afferrare il bicchiere. Fu preso dal panico e trov’ un’unica via d’uscita. ‘Abbandonare ogni inibizione’ aveva detto Jennifer. Così sarebbe stato. “Con questo rischi di peggio!”. Lei sorrise. “E cosa sarà mai? Alcool? Ti sei ubriacato?”. “No… è sperma… mi sono masturbato!”.

Il silenzio piomb’ nella stanza. Jennifer era a bocca aperta e occhi spalancati. Dopo qualche secondo lui cercò di aggiungere dettagli, con il calore che gli saliva in volto. “Quando sono tornato ero un po’… eccitato… e non ho saputo trattenermi… lo ero talmente tanto che non ho fatto in tempo ad arrivare in bagno e ho usato questo bicchiere… subito dopo sei arrivata tu e non ho fatto in tempo a buttarlo. Questo è anche il motivo per cui ‘lui’ è rimasto indifferente ai discorsi e a te, perché dopo l’orgasmo mi ci vuole un po’ per avere un’altra erezione… lo so è disgustoso non serve che me lo dici”. Lo disse tutto d’un fiato.

Lei rimase ancora in silenzio, poi un leggero sorriso le si disegnò sul volto. Ciò che disse lo sorprese. “Quindi non pensi che le mie tette siano piccole!”. Scoppiarono a ridere insieme. “Non trovo nulla di disgustoso in quello che mi hai raccontato – disse Jennifer avvicinandosi e dandogli un bacio sulla guancia – anzi grazie per averlo fatto – ora sono sicura che tutto sarà più semplice. Torni in spiaggia?”. “Ti dispiace se resto qui per assimilare un po’ tutto questo trambusto?”. “Ma certo cugino! Io però torno lì, vediamo a pranzo ok?”. “Ok!”. “Ah aspetta… mi metteresti un po’ di crema solare altre spalle? Altrimenti poi da sola la spalmo male e rischio qualche scottatura?”. “Ma certo, aspetta che la prendo”.

Ripens’ a quando le aveva messo la crema un paio d’ore prima e a ciò che ne era scaturito. Ripens’ anche a come quell’uomo l’aveva spalmata alla compagna. Non avrebbe potuto imitarlo purtroppo…

“Eccomi… dai voltati” disse tornando la lei con la crema solare. “Pronta!” rispose lei girandosi. Iniziò a spalmare dall’alto. “Posso chiederti una cosa?” riprese lei. “Spara!”. “Era la prima volta oggi? Che ti masturbavi intendo?”. Non fu sorpreso della domanda così intima, penso erano entrati in un nuovo rapporto. “Nella vita dici?? No!”. “Scemo… intendo qui…”. “So dove vuoi arrivare… vuoi sapere se mi sono masturbato anche ieri dopo che sei andata via tu?”. “Beh… se vuoi dirmelo…”. “Si l’ho fatto… immediatamente dopo che sei uscita, perché l’erezione l’ho avuta mentre eri ancora qui…”. Trascur’ di riferire quanto era stato rapido. “Quindi sono già tre volte da ieri!!”. “Si… è stato un impatto un po’ forte!” ammise. “Non c’è di che vergognarsi”. “L’hai fatto anche tu?” azzard’ lui entrando perfettamente nella parte. “Ci sono andata vicina quando sono uscita nuda sul terrazzo… e mi sono fatta una doccia gelata! Ma col tuo racconto mi ci hai fatto ripensare…”. “Lo farai?”. “Vuoi la verità? Mi stava venendo voglia prima mentre raccontavi! Non posso negare di essermi eccitata!”. Giacomo si eccit’ a sua volta a quel pensiero, ed ebbe l’ennesima erezione fulminea. “Ed è… passata ora? La voglia intendo. “Più o meno… per’ se voltandomi dovessi scoprire che il tuo dott. Banner si è trasformato di nuovo nell’incredibile Hulk non rispondo di me!!”. “Beh, puoi verificare tu stessa… io ho finito qui!”.

Era tremendamente eccitato all’idea di potersi mostrare a lei in quelle condizioni senza temere nulla… e non aspettava altro che lei si voltasse.

“Cazzo!” esclamò perdendo per un attimo il controllo dopo essersi voltata. Finora non lo aveva visto in erezione così da vicino e così a lungo, la volta precedente era stata solo un’occhiata di sfuggita. Lungo. Tozzo. Il glande completamente scoperto. Puntava verso l’alto e sembrava davvero scolpito nella roccia più dura che esisteva. Pochi peli a circondarne la base. Bellissimo per i suoi gusti. “è un termine poco educato per una signora ma si, è un cazzo”. “Scusami non volevo essere volgare – disse continuando a guardarlo – è che non me l’aspettavo”. “Beh… se vuoi sapere la verità non me ne ero nemmeno accorto, è successo in un lampo! Però se è vero che volevi rivederlo così mi fa piacere che sia successo… ora farai una piccola deviazione prima di tornare in spiaggia?”.

Sapeva dove lui voleva andare a parare e non si neg’. “Vuoi sapere se vado a masturbarmi? Credo di essere piuttosto in subbuglio si… forse questa distrazione me la concedo, solo che…”. “Cosa?”. Azzard’. “Beh tu mi insegni che a volte non si può aspettare… mi presteresti il tuo bagno?”. “Come? Oh beh certo fai pure! Io resto qui!”. “E vorrei vedere, non voglio mica farlo davanti a te!”. Incredibilmente, lui la stuzzic’. “Peccato… speravo che il concetto di zero-inibizioni potesse spingersi anche a questo!”. Nonostante fosse eccitata alla follia, quello sarebbe stato troppo. “Ehm… credo sia fuori discussione Giacomo… dubito che tu lo faresti no?” disse. “Stavo scherzando Jenny… vai in bagno, io non posso uscire ora ma non mi muovo di qui… anzi facciamo così… tu resta qui e in bagno ci vado io che tanto dovevo farmi la doccia come ti avevo detto… così con l’acqua aperta non sentir’ niente!”. Jenny sorrise gentilmente ma si limit’ ad annuire.

Era un fuoco mentre Giacomo spariva in bagno. Perché un’idea strampalata (più di quella di dichiarare a suo cugino che si sarebbe masturbata nella sua stanza!) le stava passando per la testa. Per masturbarsi le serviva un pensiero… e sicuramente sarebbe stato quello del pene eretto di Giacomo. Ma a quel punto perché solo immaginarlo? Lui era l’ a pochi metri a farsi una doccia… nei bagni delle stanze c’erano solo vasche senza tenda… sarebbe bastato usare il classico buco della serratura per avere l’opportunità di rivedere il suo pene dal vivo. Rischi? Praticamente nulli… lui non sarebbe uscito prima di un ok di Jennifer per non rischiare di coglierla sul fatto. Lui poteva sospettare che lei sbirciasse? Neanche lontanamente, gli aveva detto chiaramente che intendeva solo masturbarsi e anche di corsa!

Il rumore del getto d’acqua in bagno ruppe gli indugi e l’eccitazione cosmica la spinse a fare quello che mai avrebbe immaginato. Si avvicinò alla porta del bagno silenziosamente, si sedette a gambe incrociate e avvicin’ l’occhio al buco della serratura. Ciò che vide fu meglio di quanto avesse immaginato.
Era come averlo di fronte perché il bagno era minuscolo, proprio come il suo. Giacomo era in piedi nella vasca, di profilo. Il suo pene eretto era sempre li. In questa posizione poteva apprezzarne la leggera curvatura verso l’addome. Sarà stato perché lo vedeva dal basso ma sembrava davvero imponente. Si stava insaponando l’addome e proprio in quel momento pass’ al suo membro. Nello stesso istante, Jennifer iniziò ad accarezzarsi tra le gambe.

Sent’ una vampata quando si rese conto che suo cugino stava indugiando più del dovuto sul pene. Si stava masturbando di nuovo, non c’era dubbio. Se lo massaggiava dal basso all’alto e viceversa, lentamente, la testa rovesciata all’indietro sotto il getto d’acqua. Forse stava cercando di avere un orgasmo tranquillo perché le altre volte era stato colto dalla fretta dell’eccitazione. Non poteva credere di essere stata così fortunata. Il suo massaggio continuava mentre lei iniziò a penetrarsi, con due dita, essendo ormai totalmente bagnata.
Per un attimo smise di guardare, sentiva salirle un affanno di piacere, si appoggi’ con le spalle alla porta e… cadde all’indietro.

La prima cosa che vide fu il soffitto del bagno, poi si risollev’ e Giacomo era l’, sempre in piedi nella vasca, che la guardava. “Ehm.. non è come credi!” riusc’ solo a dire. “Vediamo: io credo che mi stessi spiando e ti stessi masturbando allo stesso tempo, poi ti sei appoggiata alla porta ma non ti sei accorta che era solo socchiusa… e sei finita qui… ricostruzione corretta?”. “Perfetta… scusami” ammise guardandogli ancora il pene.

A quel punto si aspettava un sonoro rimprovero e la fine di tutto, ma lui la stupì. “Figurati… anzi scusami tu… io non ho intenzione di fermarmi.. ero già un po’ troppo avviato…”. E senza aspettare una risposta o un cenno, si afferr’ il pene ed iniziò a massaggiarselo davanti a lei. Era estasiata. Lui con quel gesto aveva superato ogni limite di disinibizione che lei potesse immaginare. Le aveva dato via libera su tutta la linea e lei lasciò che l’eccitazione prevalesse. “Se mi siedo sul bordo della vasca tu stai comodo lo stesso?”. “Direi di si”.

Jennifer si avvicinò, scavalc’ ed entrò nella vasca sfiorando con il fianco il pene del poi si sedette sul bordo dal lato della porta. Sollevò una gamba e appoggiò il piede sul bordo dall’altro lato. In questo modo potè allargare le gambe offrendo a Giacomo la piena vista della sua figa. Senza alcun imbrazzo, riprese ad usare le dita come stava facendo prima, con una differenza… il pene che la ispirava adesso era proprio davanti a lei, di profilo come prima ma a pochi centimetri. Giacomo apr’ un lieve getto d’acqua che rendeva ancora tutto più eccitante, poi afferr’ il suo pene alla base e riprese a tirarselo.

Si guardavano reciprocamente eccitandosi come forse mai nella vita. Fu questa eccitazione a spingerla oltre ogni limite. “Credo che potresti provare più piacere se ti massaggiassi lungo tutta l’asta” disse a voce bassa. “Cioè?”. “Ti faccio vedere, togli un attimo la mano”. Le pulsazioni di Jennifer aumentarono a dismisura mentre realizzava che gli aveva appena proposto di toccarglielo. Lui tolse la mano dando il via libera.
Jennifer afferr’ il pene alla base registrando che era davvero duro come il marmo. Al contatto ebbe un brivido. Iniziò a massaggiarlo alla base, poi lasci’ scivolare la mano sulla parte più vicina al glande scoperto e massaggi’ anche l’, poi di nuovo scivol’ alla base e poi ripetè di nuovo il movimento precedente. Lo vide rovesciare la testa all’indietro sotto il getto d’acqua. “Avevi ragione…” sussurr’. “Quando ci si trova di fronte a un miracolo della natura come il tuo pene bisogna trattarlo con tutte le cure” disse ormai fuori da ogni controllo. “A proposito di miracoli della natura… sai a cosa pensavo mentre mi masturbavo qui da solo?”. “A cosa?”. ‘Alle tue tette… non permetterti più di parlarne male… sono le più attraenti che io abbia mai visto, dal vivo o in foto… e non dirmi che non sono sode perché non ci credo”.

Il fuoco ardeva sempre di più. “Verifica tu stesso”.
Non attese un secondo. Si voltò verso di lei e le afferr’ entrambi i seni con le mani, tastandoli a dovere. “Wow! Magnifiche… temevo che averle tra le mani fosse un sogno irrealizzabile!”. “Lo meritavi… credo che tu ti sia sempre interessato a loro, anche prima di ieri sera”. “Non posso negarlo, cercavo di sbirciare ogni volta che potevo… ma di fronte a tanta roba non puoi darmi torto!”. “Sei perdonato… anche io una volta visto il tuo Hulk non ho più resistito… al punto di spiarti!”. Giacomo si chin’ per massaggiarle più agevolmente i seni che sembrava non voler più mollare… e così facendo il pene fu a pochi centimetri da lei. Non resistette. Estrasse la lingua e lecc’ dalla base alla punta. Lui emise un gemito e lei ripeté il gesto. Poi perse il controllo e lo prese in bocca. Lo succhi’ per bene, massaggiandolo allo stesso tempo alla base.

Poi Jennifer sentì la mano di lui tra le gambe. Le strizz’ le grandi labbra, le accarezz’, poi sentendola molto pronta iniziò a tentare di penetrarla con le dita. Immediatamente un’immagine si disegn’ nella sua mente… e non esitò ad esprimerla. Liberatasi dolcemente del pene, si alzò, si voltò di spalle e si chin’ a 90 gradi. Poi, voltando il capo verso di lui, fu più esplicita che mai: “Sto per venire… mi faresti provare l’esperienza di un pene così grande dentro?”. Lui sorrise. “Sicura?”. “Si”.

Dopo due secondi, sentì che qualcosa di duro le solleticava tra le gambe. Un altro paio di secondi e l’asta di Giacomo la penetr’ senza alcun ostacolo. Ebbe la sensazione che potesse arrivarle in gola per quanto era grande. Lui faceva molto piano, forse sapeva di poter far male con tanta dotazione. “Tutto ok?” chiese addirittura. “Certo! è tutto dentro?”. “Ehm… metà”. “Wow… aspetto il resto allora!” disse al limite dell’orgasmo. Lui entrò con più decisione, evidentemente rassicurato, e Jennifer prov’ un piacere neanche mai avvicinato. Poi suo cugino le riafferr’ le tette stuzzicandole i capezzoli. “Ora è tutto dentro” le sussurrò. Fu il culmine… e l’orgasmo arriv’ in un lampo. Non trattenne i gemiti, né gli spasmi, ma nel frattempo lo sentì uscire.

Superata la fase acuta tornò a sedersi sul bordo vasca. Il pene eretto era sempre lì. “Mi hai fatto toccare il cielo con un dito… anzi con quello! – disse indicandolo – ma tu non sei ancora venuto…”. “Ci sono andato vicino prima”. “Bisogna rimediare”. Lo prese in mano. L’acqua scorreva ancora sull’asta e la aiut’ a sciacquare via i suoi umori. Poi fu pronta a riaccoglierlo di nuovo in bocca. Succhi’ con più avidità, preda ancora dell’orgasmo di prima. Lui era davvero al limite e si ritrasse. Lei lasci’ la presa. “Sto per venire!”. “Vuoi schizzarmi addosso?” gli chiese senza alcun imbarazzo. “Me lo concederesti?”. “Dove vuoi, senza inibizioni… mi piace l’idea”.

Giacomo sembrò al settimo cielo. Afferr’ il suo pene, lo diresse verso il suo viso per quanto possibile e poi partirono le raffiche. Una la colp’ vicino all’occhio, una la centr’ sotto al naso e le col’ poi sulle labbra, un’altra sulla guancia. Poi lo vide piegarsi. Dopo aver palesemente mirato al viso, puntò al seno. La colpi al centro del petto e poi poco sopra al capezzolo destro. Poi la pioggia termin’. “Scusami… sono stato un po’ egoista, forse non avrei dovuto accettare”. “Se a te è piaciuto quanto a me, credo che nessuno si debba scusare” lo tranquillizz’ lei. “è la cosa più eccitante che abbia mai fatto”.

“Mi hai annaffiata per bene!”. “Temo di si”. “Buon per me… fa bene alla pelle! La prossima volta vediamo se riesci a centrare la mia bocca” disse per eccitare ancora Giacomo. “Se non fossi appena venuto, questa scena e queste parole me lo farebbero venire duro in mezzo secondo!”. “Quando succederà di nuovo mi avvertirai in modo che io possa vedere la trasformazione in diretta…”. “A patto che tu mi consenta d’ora in poi di spalmarti la crema solare anche davanti” “Anche l’inguine va protetto dal sole per’ ricordatelo ok? E anche io posso spalmarti la crema solare come ha fatto la tizia stamattina?” lo stuzzic’. “Se accetti che ti diventi duro nella tua mano… io non sono un naturista, come non lo sei tu… quindi non so resistere”. “E non è una fortuna?”.

Risero entrambi. La vacanza sarebbe stata più divertente del previsto….

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