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Racconti Erotici Etero

Voglio il suo profumo

By 9 Luglio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Rimase allibita quando, dopo che ebbero finito e si rivestivano ancora umidi di piacere, squillò il suo telefonino. ‘Pronto?’ disse l’uomo ‘Si Michelino, certo che papà quando torna ti porta le figurine’.

Si conoscevano ormai da un annetto. Lei una dottoranda che aveva vinto il concorso presso l’università dove lui era professore ordinario. Era diventata la sua assistente, lui teneva le lezioni teoriche e lei faceva la parte esercitativa a quei ragazzi, di poco più giovani di lei, che si accingevano a diventare ingegneri. Lei, Antonella, aveva cambiato città, trasferendosi nella capitale per quel lavoro tanto amato. Bel fisico, bel portamento, brillante e studiosa, si era trovata nel giro di poco perfettamente a suo agio a Roma. Aveva già degli amici, usciva quasi tutte le sere. Tutto perfetto se non fosse stato per quella che era iniziata come una banale cotta e si era trasformata in un’ossessione. L’oggetto delle sue attenzioni era proprio Andrea, il docente al fianco del quale lavorava quotidianamente. Un quarantacinquenne affascinante e giovanile, alto e moro ma sposato a giudicare dalla fede che portava al dito. All’inizio Antonella lo stimava come figura professionale e lo apprezzava come uomo. Conoscendolo meglio invece capì di provare ben altro per il bel prof.
Lo riempiva di attenzioni, era sempre cordiale e disponibile con lui, adorava lavorarci insieme, non si curava degli innumerevoli straordinari che, anzi, faceva con piacere. Tuttavia come spesso succede, l’idillio durò poco, non si fece attendere troppo la fase di atroce sofferenza che affligge tutti gli amanti non corrisposti.
Col passare dei giorni e dei mesi cresceva la sua voglia di lui, di averlo tutto per se, di non argomentare sulla resistenza al fuoco delle strutture et similia. Lo voleva ed ogni pomeriggio passato nello studio da sola con lui si trasformava in una tortura per la giovane dottoranda che avrebbe voluto saltargli addosso e strappargli i vestiti a morsi. Andrea sembrava non accorgersi di nulla, era gentile con lei come lo era con tutti gli altri i collaboratori; mai uno sguardo, un gesto che avrebbero potuto farla sperare. A lei le occasioni di svago e divertimento non mancavano per nulla e non era tanto stupida da farsele sfuggire, nonostante la sua mente fosse sempre lì. Con più di un uomo infatti le era capitato di sussurrare, nei momenti di somma intimità, il nome del suo prof. Non c’era niente da fare, poteva fare quello che voleva con chi voleva ma non riusciva a togliersi quel tarlo dalla testa.
I mesi passavano e la sua situazione andava peggiorando sempre di più. Non era riuscita a combinarci nulla nemmeno in occasione di un seminario della durata di due giorni, quando avevano le stanze d’albergo praticamente comunicanti. Che fare? Iniziava a pensare di dover cambiare città, così non poteva più andare avanti. Quando un pomeriggio’

Erano come al solito nello studio di Andrea, da soli, stavano esaminando il lavoro di un tesista, uno di fronte all’altra, con le teste chine sugli stessi fogli. Ad un certo punto alzano entrambi la testa e si guardano come non si erano mai guardati. Un canale di flussi di ormoni si instaura fra i due. Antonella sente il cuore che quasi le si ferma. All’unisono si danno un bacio. Per la ragazza è l’inizio di un magnifico sogno. Indugia assaporando le labbra di Andrea, facendo la conoscenza della sua lingua. Era come se baciasse per la priva volta. Continuarono a scambiarsi baci meravigliosi e voluttuosi. La ragazza capì che anche il prof la desiderava. E così, non bastandole più la sua bocca, si alzò dalla sedia e si adagiò con fare sicuro a cavalcioni su di lui, che rimase sulla sua poltrona in pelle. Senza mai staccarsi da lui iniziò ad aprirgli ad uno ad uno i bottoni della camicia e a far scendere le labbra sul collo e poi sul suo petto virile e abbronzato. Andrea nel frattempo teneva le mani sul fondoschiena della sua assistente e la spingeva verso di se quasi a volersi trafiggere col suo bacino. Poi la ragazza scese con le mani e con la bocca. Accarezzò il membro che era ancora nei pantaloni del prof e ad ogni tocco lo sentiva crescere di volume. Non riuscì a resistere a lungo; nel giro di poco gli slacciò la cintura e infilò la mano dentro i suoi boxer. Eccolo finalmente, non poteva crederci. Mentre lo stringeva fra le mani e lo massaggiava fu investita da una valanga di emozioni dolci e assurde; come un ragazzino alla sua prima volta sulle montagne russe di Gardaland: felice, adrenalinica, ansiosa, profonda gioia, in attesa del momento’
Subito la sua bocca si precipitò ad assaporarlo, era ormai telecomandata dal solo, bruciante, desiderio sessuale. Percorse con la lingua la cappella, in maniera veloce e forsennata. Lo accolse tutto nella sua bocca, succhiando, le sue labbra percorrevano il sempre desiderato membro in tutta la sua lunghezza, con un movimento dal ritmo incostante e veloce. Ormai Andrea era in un’altra dimensione, lontano da progetti, tesi e computer. Ormai solo con lei. Antonella non riuscì a sovrastare a lungo la voglia palpitante di essere presa da quell’uomo che per mesi e mesi aveva desiderato. Staccò la bocca, si rimise a cavalcioni sul prof, prese quel membro, ormai durissimo e al massimo dell’erezione, fra i due pollici e si penetrò. In quell’istante credette di morire. Iniziarono a darsi dei colpi profondi e decisi, presero il ritmo l’uno dell’altra; lenti prima, sempre più frenetici poi. Alla ragazza ancora non sembrava vero: -possibile che fosse tutto un frutto della sua fantasia?- quello che provava fisicamente non tardò a smentirla. Finalmente aveva lui nel suo corpo, si agitava spasmodicamente fra le sue braccia, sotto di lei e nella sua vagina. Nel giro di poco ad Antonella si annebbiarono vista e sensi, venendo nel più bello e desiderato orgasmo della sua vita. Andrea invece ne aveva ancora per un po’ ‘niente male le resistenza del prof!- così fu lui a condurre il gioco. Sollevò la ragazza con forza, la girò, la fece mettere piegata in due sulla scrivania, dove ancora giacevano le carte che stavano inizialmente studiando i due, e la penetrò da dietro. Una mano aggrappata al fianco e l’altra stringeva la base del collo della ragazza. Affondi sicuri e molto forti, che fecero gemere e ululare la ragazza come un’indemoniata. Inarcava sempre di più la schiena in modo da aderire al massimo al corpo del suo prof. Colpi su colpi, sudori, gemiti, umori, grida’ infine piacere alle stelle, in un orgasmo comune.
Tutto magnifico e perfetto, non aveva mai goduto così. Avrebbe voluto che quel pomeriggio non finisse mai però come spesso accede le cose più belle hanno un amaro epilogo. E così’
Rimase allibita quando, poco dopo, squillò il suo telefonino. ‘Pronto?’ disse l’uomo ‘Si Michelino, certo che papà quando torna ti porta le figurine’.

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