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Yoko la studentessa asiatica – 4. parte – inizia il gioco

By 1 Luglio 2024One Comment

4. parte – inizia il gioco

Mi feci dare l’indirizzo e passai da lei alle 20. Ho scelto di andare in vespa e quando arrivai le feci uno squillo. Si presentò con pantaloncini corti e una maglietta a bretelle bianca da dove si intravedeva un reggiseno giallo. Appena la vidi le dissi subito che non andava bene. Era sorpresa e delusa. Non capiva. Le dissi di andare su e cambiarsi. Visto che era rimasta impalata scesi dalla vespa e mi diressi verso di lei. La presi sottobraccio e la trascinai verso l’entrata della palazzina. Arrivato nel suo appartamento le dissi di spogliarsi subito. Le mi guardava come per dire sei scemo. Qui davanti a te? Andammo in camera sua. Apri l’armadio e cercai tra i suoi vestiti. Tirai fuori un paio di jeans a tre quarti e una camicetta bianca con dei laccetti ai gomiti. Ecco. Indossa questo e vedi di mettere un reggiseno bianco. Lei non reagiva. Ti muovi che ho fame, le dissi con voce ferma. Ma mi devo spogliare qui? No sul balcone. Dai su. Inizio a spogliarsi evitando di guardarmi. Mise i jeans, poi levo la maglietta e il reggiseno coprendosi le tette il meglio che poteva. Come avrei voluto azzannarle in quel momento ma feci finta di niente. Mise su reggiseno bianco e camicetta come le avevo detto. Mi chiese se andava bene. La guardai e dissi, decisamente meglio. Ora vieni qua che sistemiamo due cosine. Lei venne da me. La girai verso lo specchio e io rimasi alle sue spalle. Le sbottonai un po’ la camicia, afferrai le spalline del reggiseno e le strinsi in modo che il seno risultasse più alto e compatto. Poi le afferrai le tette da dietro e le dissi, queste devo stare su. Poi le abbottonai la camicia lasciando un paio di bottoni aperti in cima per risaltare quelle belle tette. Le chiesi, cosa vedi allo specchio? Tentenno a rispondere. Poi disse, una ragazza italiana? No, dissi io. Una ragazza asiatica con buon gusto. Ti devi piacere e fare in modo di piacere agli altri. Le sorrise e si guardò ancora un po’. Poi le dieti una pacca sul culo che risultava sodo e dissi. Fai un trucco leggero e scarpe Sneakers, che si va.
Ti aspetto giù. Quando scese era un’altra persona. Le passai il casco e la feci salire dietro. Le dissi di reggersi intorno alla vita o al petto e partimmo. La serata trascorse tranquillamente. Pizza, un paio di birre e vari discorsi sulle differenze culturali. Quando la riportai a casa notai che era mezza ubriaca. Non reggi l’alcol vero. L’accompagnai all’appartamento. Ora cosa facciamo mi chiese lei. Ora si dorme Yoko. Per oggi basta cosi. Penso che molti ne avrebbero approfittato della situazione, ma e non è proprio il massimo, dopo la storia degli abusi.
Si stava addormentando in piedi, cosi la accompagnai in camera sua. Le tolsi le scarpe e il resto dei vestiti. La osservavo in lingerie. Quelle mutande da nonna non andavano proprio. Poi si girò verso di me vidi una peluria fuoriuscire. Non vedevo un pelo di fica dai tempi di Edwige Fenech. Scossi la testa e me ne andai. Il giorno dopo mi chiamò e si scusò per essere crollata. Poi mi chiese se l’avessi svestita io. E chi se no dissi io. E poi cosa hai fatto chiese lei?
Volevo approfittare di te le dissi scherzosamente, ma mi sono spaventato. Spaventato disse lei? Dimmi cosa ti ha spaventato?
Da quella montagna di pelo che ti esce dalle mutande. Porco, sei un porco schifoso. Mi hai guardato nelle mutande e sicuramente toccato pure. Le dissi di calmarsi che non era affatto così. Continuo ad insultarmi e decisi di mettere giù. Mi richiamo e non risposi. Ci provo ancora un paio di volte, ma io lascia squillare. Il giorno dopo la incontrai all’università. Si avvicinò e disse scusa. Solo scusa. Io le dissi che caratterino del cazzo che hai. In questo sei come se non peggio delle ragazze occidentali. Come ti ho già spiegato, di maniaci pervertiti ne ho conosciuti abbastanza.
Da quando non sei stata con un uomo le chiesi? Circa due anni e mezzo o tre. Tre anni senza fare sesso. Si! Stiamo messi proprio bene.
Ehhh…
Senti, scuse accettate ma se vuoi continuare, niente più isterismi e offese. O accetti o arrivederci. Ok, va bene. Mi comporterò bene promesso. La guardai con aria di sfida. Te lo giuro, farò la brava. Ottimo dissi io.
Le diedi appuntamento per la sera dopo. Ti porto a una mostra, mi raccomando il vestito da sera e soprattutto fai sparire quel pelo. Arrosi e annui.
La sera dopo passai a prenderla verso le 19. Questa volta presi l’auto e quando la vidi arrivare rimasi abbastanza sorpreso. Non era proprio un vestito da cocktail ma poteva andare. Gonna lunga con una camicia blu e scarpe con un tacco modesto. Mi chiese come stasse. Le dissi che poteva andare bene. Dai sali ora. Appena salita in macchina le dissi che c’era ancora una cosa da verificare. Cosa c’è da verificare disse lei. Ora vedrai.
Era seduta sul sedile e stava prendendo la cintura di sicurezza. Dissi aspetta. Mi girai verso di lei. Scesi con una mano giù e mi infilai sotto la gonna lunga. Lei mi guardava fisso negli occhi ma non disse nulla. Le misi una mano sulla caviglia e piano piano la feci scivolare su, accarezzando la sua pelle morbida. Arrivai al ginocchio e poi sulla coscia. Pian piano mi spostai verso l’interno. Aveva le gambe chiuse e il suo respiro si fece leggermente più profondo. Feci un po’ di pressione per farle allargare le gambe. Quando cedette potei arrivare alle mutandine. Una volta a contatto con il tessuto feci un po’ di pressione con la mano per sentire la morbidezza della sua fica attraverso le mutande. Le fece un lieve sussulto. Poi sali ancora a toccare il bordo. Infilai la mano sotto l’elastico per scoprire se avesse ascoltato le mi direttive. Lei aveva gli occhi socchiusi. Mi accorsi di una sottile striscia di pelo e ritirai la mano. Non ci siamo Yoko.
Come no ribatte lei. Ho fatto come mi hai detto. Mi sono rasata. Non ti basta? Non risposi. Scocciata disse, allora levo tutto. Io misi in moto e parti. Dopo poco disse, di non capire cosa c’entri tutto questo con il loro patto. Cosa non capisci Yoko? Lei mi guardo e disse, lo fai per me, per te e per o per chi o cosa? Spiegati meglio. Mi dici cosa fare e come vestirmi per piacere a te o per aiutare me. Dimmi Marco, come mi dovrebbe aiutare avendo la fica rasata ad piacere meglio agli uomini?
A noi piacciono le donne curate, che si prendono cura del loro aspetto anche li dove non si vede. Se si viene a vedere, meglio essere pronti. Lei non rispose.
Dopo un pò disse. Io ti interesso? O ti sono indifferente e per te è un gioco? Io mi tengo ai patti dissi secco. Allora sono indifferente per te? Esatto risposi. Non so nemmeno io perché dissi così, ma me ne penti subito. Lei disse che non mi credeva. Nessuno fa niente per senza niente. Io dissi che invece lo facevo per lei. Scoppio a ridere e mi disse, Marco fra tutti gli uomini che ho conosciuto tu sei il più bugiardo di tutti. Perché dici così? Te lo spiego subito, caro il mio salvatore di fanciulle indifese. Anzi no te lo mostro. Allungo una mano verso la mia coscia e inizio a salire lentamente. Arrivata sul pacco che era gonfio già da prima quando toccai lei sotto la gonna. Eccola la tua indifferenza. Teneva la mano ferma sul mio pacco e mi fissava. Allora spieghi questo. Cosa esattamente. Perché hai il cazzo durò se ti sono indifferente. Non sapevo cosa dire. Sta volta ero scacco matto. Visto che non reagivo lei mi slaccio la cintura e apri i pantaloni. Cosa diavolo stai facendo le chiesi? Verifico accuratamente la tua indifferenza. Presse a massaggiarmi il cazzo da sopra le mutande. Era durissimo. Dopo poco infilo la mano sotto e lo strinse per bene iniziando movimenti lenti su e giù. La piccola e indifesa Yoko mi stava facendo una sega mentre guidavo. Iniziai a sudare per tenere la concentrazione alla guida. Lei aumentò il ritmo e sentivo che stavo per venire. Se ne accorse anche lei. Così si slaccio la cintura, si mise in ginocchio sul sedile e si piegò servo di me. Subito lo prese in bocca e non movimenti lenti ma decisi prese a farmi un gran bel pompimo. Col la mano invece mi afferrò le palle e le massaggiavo e stringeva. Stavo per venire quando mi resi conto che il semaforo era diventato rosso. Frenai di colpo. Le si spaventò e mi strinse più forte le palle senza staccarsi col la bocca dal mio cazzo. Appena l’auto era ferma venni nella sua bocca che continuava a salire e scendere. Mi ricordo ancora oggi il brivido che provai. Lei continuò ancora per un po’ ripulendo tutto per bene. Quando ritorno al suo posto mi disse, la smetti con le cazzate ora. Mi dovevo ancora riprendere e dissi ok. Ohhh finalmente. Come la mettiamo dissi. Tu volevi solo scoparmi ammettilo. Va bene lo ammetto dissi. Ora che hai ricevuto quello che volevi rifacciamo le regole. Ok cosa proponi, le chiesi. Mi guardo dritta negli occhi e disse. Prima cosa, accorciati i peli del cazzo e delle palle, secondo, mi devi un paio di mutandine nuove, visto che le mie sono oramai tutte bagnate. Si era bagnata mentre mi faceva un pompino e solo al pensiero mi stava tronando duro.
Terzo tu mi fai vedere cosa vogliono gli uomini occidentali e io ti mostro cosa significa essere una brava e servile mogliettina giapponese. Cosa ne pensi?
All’improvviso si erano inverti i ruoli. Accettai la sua proposta. Bene, ora vai che arriviamo tardi alla mostra. Riparti pensando a cosa era appena successo. Lei nel fra tempo si sfilo le mutande e me le lancio. Queste te le regalo. Ora portami alla mostra. Le presi, le annusai. Sapevano di buono, sapevano di desiderio, sapevano di fica.

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Giggio_30

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