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Yoko la studentessa asiatica – 5 parte

By 4 Luglio 2024No Comments

5 parte – la mostra
 
Parcheggiammo l’auto e ci diremmo verso l’entrata della mostra. A dire il vero non mi interessava per niente. Ero li solo per Yoko, per impressionare lei. Poi dopo quello che era appena successo in macchina mi interessava ancora meno. Iniziammo a girare per le sale osservando i quadri esposti di questo artista di cui non ricordo il nome. A lei sembrava interessare la mostra. Sarà stato per via dei suoi studi. Ogni tanto ci dividemmo ma restammo sempre in contatto visivo. Lei si soffermava a guardare i quadri, io ad osservare i suoi movimenti. Non stavo capendo più nulla. Era realtà o finzione? Quel pompino mi aveva confuso. Mentre cercavo di riordinare le idee, vidi che un uomo si era avvicinato a Yoko.
Iniziò a parlare con lei indicando un preciso dipinto. Restai ad osservare per un po’. Ad un certo punto le mise una mano intorno alla spalla. Lei si limitò ad sorridere e annuire alla parole dello sconosciuto. Mi dava letteralmente fastidio quella situazione. Quel tizio doveva sparire. Mi resi conto di essere geloso. Presi al volo due calici di champagne da un cameriere che passava di lì e mi diressi verso Yoko e lo stornzo sconosciuto. Appena arrivai da loro dissi, ecco il tuo drink cara. Poi mi rivolsi verso di lui e dissi piacere Marco, lei è? Sono Giacomo. Con sguardo minaccioso gli feci capire di alzare i tacchi. Ma Yoko disse, caro lui é l’artista e mi stava spiegando la sua opera. Non potevo sicuramente minacciare il padrone di casa.
Mi limitai a sorridere ed ascoltare. Il tipo iniziò a spiegare il significato, il messaggio dietro alla sua opera, la tecnica, la passione e l‘intreccio dei colori. Quando due colori si uniscono creano una sintonia unica come quando due corpi si incontrano e si fondano l‘uno nell’altro. Mentre lo spiegava fissava Yoko. Mi dava ai nervi il tipo. L’avrei preso a pugni davanti a tutti. Dissi a Yoko, cara e ora di andare. Giacomo da viscido che era, tirò fuori un bigliettino da visita e disse rivolgendosi a Yoko. Signorina se vuole approfondire il discorso sulle tecniche dei colori non esiti a contattarmi. Presi Yoko per una mano e la tirai letteralmente via a quel maniaco con manie di grandezza.
Arrivati vicino l’uscita lei si liberò dalla mia presa e disse cosa accidenti mi fosse preso. Non volevi venire alla mostra? Infuriato le dissi che il tipo ci stava provando con lei spudoratamente, se non se fosse accorta. E quindi qual è il problema, disse lei? Sto imparando, non vedi. Stai imparando le urlai io? Mi prendi in giro? Avevano un patto se non sbaglio. All’improvviso vuoi imparare da altri come si fa la gatta morta? Sei solo un bambino geloso mi disse. No! Invece si! Non è vero. Ti dico di si. Avevo il sangue al cervello. Volevo mollarla lì. Poi le disse. Dici di volervi insegnare delle cose oppure no? Lo sto facendo, se non l’hai notato! Stavamo dando spettacolo. La gente era più interessata al nostro litigio che non a quella mostra insignificante. A siiii e cosa di preciso? Mi lasci da sola per mezza serata, non stai al mio fianco e ti lamenti se parlo con un altro uomo? E tutto questo dopo averti fatto un pompino? E così che voi occidentali trattate le donne? Le conquistate passivamente? Mi stava uscendo il fumo dalle orecchie. Avevamo gli occhi di tutti addosso.
La presi per una mano e la trascinai verso il bagno. Entrammo e chiusi a chiave. La spinsi verso il muro. Ci fissavamo in modo cagnesco e con aria di sfida. Le alzai la gonna e le toccai la fica. Era bagnata. Lei mi guardava senza dire nulla aspettando la mia prossima mossa. Mi slacciai i pantaloni e tirai fuori il cazzo. Lei immobile. Le alzai una gamba, lei mi abbracciò e si spinse in avanti poggiando le spalle alla parete. Mi feci strada fra le sue gambe. Scivolai subito dentro. Era bagnatissima. Era stretta. La sua fica mi avvolgeva tutto. Iniziai a spingere e la sentivo godere. Più sentivo i sussurri nel mio orecchio più spingevo. Spingevo con rabbia. Volvo scoparla e scoparla forte. Lei mi disse all’orecchio, riempimi tutta con il tuo cazzo. Mai sentito uno così grosso. Mi morse l’orecchio e poi la sentii venire. Tremava tutta e la sua fica pulsava stingendo ancora di più il mi cazzo. Iniziai a venire anche io. Ci fermammo abbracciati per riprendere fiato. Fu un atto puramente selvaggio.
Dopo un po’ mi disse. Da oggi voglio solo un uomo occidentale. Mi staccai da lei e le dissi andiamo. Fammi pulire prima, che modi sono questi. Si sedette sul gabinetto e lasciò che colasse fuori tutto il mio seme. Mentre la osservavo mi stavo per rivestire. Lei mi fermò e disse. Vieni qui. Da seduta alzo lo sguardo e disse una brava donna giapponese non manda in giro il suo uomo sporco. Mi prese il cazzo e lo mise in bocca. Sentivo che lo leccava e ripuliva da ogni residuo. Non mi sembra vero. Ad un certo punto la sentii pisciare. Quando ebbe finito si staccò da me e disse. Ora sei a posto. Prese un pezzo di carta, si pulì la fica e disse, sono pronta. Possiamo andare

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