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Interviste Erotiche

Intervista a Dolcemaliziosa

By 10 Luglio 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Eccoci qua, Deborah. Vorrei iniziare scegliendo la colonna sonora di questa intervista. Il brano che ho selezionato è “Tunnel of Love” dei Dire Straits.

Perché, da quel poco che ho potuto leggere “fra le righe”, mi è venuto di ipotizzare che scrivi questi racconti per “evasione”, per distaccarti dalla realtà del tuo fidanzato a cui non hai confessato, come tu stessa ammetti, il tuo narcisismo, e chissà cos’altro; proprio come i protagonisti del brano, che vivono il “tunnel of love” come fuga dalla realtà, un sogno intenso, indimenticabile, di breve durata e irripetibile. In questo momento bisognerebbe chiudere gli occhi e ascoltarlo, e sognare, sulle note di quell’assolo celestiale.

Ricapitoliamo qualche informazione su di te che ho estrapolato dai tuoi racconti: Deborah, 28 anni, umbra trasferita in una grande città, probabilmente convivi con il tuo fidanzato, piuttosto avvenente e desiderabile, sicuramente colta: diplomata al liceo classico con un’ottima valutazione e laureata. Tutto il resto ritengo siano informazioni superflue, è bello seguire ognuno la propria fantasia ed immaginarti come meglio si desidera.

Scusami se ti interrompo subito correggendoti in due punti: ho 26 anni, diciamo che c’è una discrepanza tra il mio nick e l’anno di nascita. Non convivo, ma vivo sola. Di convivenza se ne parlerà a tempo debito. Concordo con l’accenno alle informazioni superflue :)

Vorrei, inoltre, ringraziarti per avermi chiesto di formulare queste domande, quasi lanciandomi la sfida di tirare fuori delle parole che potessero essere funzionali alla tua idea di intervista e narrazione. (P.S. non scrivo così tanto dai temi delle scuole superiori).

Che onore eh eh. Mi hanno sempre divertita le “interviste” e le “domande”. In fondo manifestano un interesse reale nei miei confronti di cui non posso che andare fiera.

Quindi, Deborah, premesso che ami scrivere ogni genere di racconto, cosa ti ha spinta verso la narrativa erotica?

Ritengo l’erotismo, assieme alla violenza di sopraffare, uno dei massimi moventi dell’uomo, una forza, cioè, che ne scuote la volontà promettendogli una lusinga di immortalità. Nel primo caso, nell’erotismo, si agisce nel nome della promessa di un attimo d’infinito piacere. Nel secondo, la violenza, si esperisce per conquistare un potere talmente grande da valicare i limiti della propria immaginazione sfiorando l’eterno nella visione che si ha di sé e/o nel ricordo dei posteri. Questo per dire che una vera scrittrice dovrebbe misurarsi anche con questi temi, non censurarli né ritenerli inferiori o indegni di essere riversati su pagina, sia pur virtuale.

Cosa provi quando scrivi e rileggi (li rileggi, vero?) i tuoi racconti?

Ad essere onesta, non amo rileggere i miei racconti, li scrivo di getto e al massimo rileggo singole frasi per eliminare il grosso degli errori di battitura. Quando scrivo cerco di suscitare la mia immaginazione al massimo delle potenzialità così da oltrepassare anche i miei limiti. Ad esempio quando scrissi riguardo all’orgia in “Mia cugina Elisa” non avevo mai assistito ad una simile situazione né (lo posso garantire) ne avevo vista una in un filmato pornografico. Dunque, è stato tutto frutto della mia immaginazione che ha creato ciò che non farei mai con termini non miei. Alla fine ero soddisfatta perché avevo aggirato un mio limite: descrivere l’erotismo, anzi in questo caso direi quasi la pornografia, più sordida, immedesimandomi non senza difficoltà, ma con un livello d’intensità non trascurabile. Se mi chiedete quanto mi eccito quando scrivo, sicuramente le idee che affluiscono suscitano fremiti e desideri, ma non scrivo per eccitarmi, semmai ritengo una certa euforia, anche sensuale, funzionale alla redazione di racconti autentici e fortemente espressivi.

Cosa desideri che provino i tuoi lettori?

Sarei ipocrita se fingessi di non sapere o mi scandalizzassi nel venire a conoscenza che molti miei lettori si eccitano e sono spinti all’autoerotismo dai miei racconti. Ne sono lieta perché, in ultima analisi, voglio suscitare emozioni potenti, in grado di concedere un’evasione dalla realtà del quotidiano. “Tunnel of love” dicevamo. Vorrei spingerli anche ad apprezzare certe forme di erotismo, certi dettagli cui non sapevano dar nome ma che vivevano e che, magari, possono trasporre anche nella loro vita reale. Non ho nulla contro chi usa sempre e solo termini espliciti e situazioni piuttosto ripetitive e prevedibili, ma credo possano esistere anche altre connotazioni di erotismo cui io sono più consentanea e che desidero esprimere.

Che sensazione si prova a dare in pasto a gente di ogni età e livello sociale le proprie opere? Ti disturba sapere che ci sarà qualcuno salterà tutte quelle parti “di contorno”, che ritiene non necessarie ad essere lette “tirando il collo alla papera” (o carezzandosi la propria fonte del piacere)?
(NOTA: qua volevo essere più cattivo, l’espressione che sarebbe stata ideale ritengo sia “derelitti, morti di figa e disperati”)

Sinceramente mi spiace perché concepisco i miei racconti come un “unicum” e, andare subito alle parti più ricche di dettagli e descrizioni piccanti, a mio avviso, rischia di causare una perdita nell’andamento altalenante, ma con picchi esponenziali, dell’erotismo stesso. Se, ad esempio, non si seguono gli sviluppi introspettivi di mie eroine come Virginia o Giulia, il piacere di cogliere l’erotismo che poi profondono negli atti verrà senza dubbio intaccato. Non coglierò quindi i loro cambiamenti e una parte di quella sensualità che, inevitabilmente, nasce dai sensi ma viene SEMPRE mediata dalla mente.

Personalmente apprezzo molto i tuoi personaggi, trovo realistico, in merito alla mia esperienza, queste ragazze all’apparenza integerrime, quasi eteree, scatenarsi nella perdizione più assoluta. Forse tendiamo ad idealizzare troppo le persone? Ritieni che ognuno di noi abbia la faccia nascosta della propria medaglia così “sporca”?

Non parlerei di perdizione più assoluta, tranne che per Elisa, o per Virginia negli atti di autoerotismo più sfrenati. La verità è che trovo scontata e noiosa la donna chiaramente lussuriosa e senza freni. Da lei ci si aspetta un certo comportamento che inevitabilmente non mancherà di manifestarsi: ritengo in tal caso ci sia anche poco spazio per l’introspezione psicologica, il dibattito interiore, i fremiti e le incertezze che sono così inconsapevolmente ma fortemente erotiche.
Inoltre, non è secondario il fatto che io stessa, nella vita reale, pur essendo cultrice di erotismo e sensualità, a differenza di molte mie “colleghe” autrici, non solo mi ritengo sessualmente quasi innocente ed eterea, ma abbia dei limiti imposti non tanto dal moralismo, quanto da innate inclinazioni. Reputo quindi una bellezza che rispecchia un’inesausta tensione alla purezza, abbinata anche alla consapevolezza di creare erotismo più eletto, passibile di colpire maggiormente e di venire apprezzata da chi davvero ama le forme più elevate dell’erotismo.
Quanto alla seconda e alla terza domanda, sì, credo che idealizziamo troppo le persone e che quasi chiunque abbia una faccia della medaglia “sporca”. Non faccio riferimento a me stessa quando parlo di scheletri nell’armadio, ma sono convinta che tutti cerchino di modellarsi alle aspettative altrui celando gli aspetti più socialmente disdicevoli o semplicemente sgradevoli in potenza. Trasgredire equivale a trascendere dal valor medio e dalle convenzioni e allora molti apprezzano la trasgressione più manifesta. Non credo siano pochi i padri o le madri di famiglia che qui si eccitano con racconti di genere incestuoso, cuckold o persino gay. Non li giudico, non sta a me farlo, semplicemente credo che questa tensione sia propria dell’uomo. Ciò di cui narro io sono trasgressioni molto più sottili che pertengono più a sensazioni private e intimistiche che a tralignamenti eclatanti e squadernati.

Ti ha mai portato il tuo narcisismo a farti / farti fare delle fotografie o filmati sexy e di nudo? Vedi questo genere di fotografia una forma d’arte come la narrativa?

Sì, non lo nego. In un periodo della mia vita mi sono scattata simili foto pur non mostrandole ad anima viva. E, sì, credo possano diventare una forma d’arte se studiate con un fine e in grado di comunicare qualcosa di non banale. Nelle mie miravo all’allusività e all’esaltazione di quanto vi è di più femminile in me.

Per la stessa ragione, ti piace sentirti al centro dell’attenzione, ammirata, desiderata, vedere gente bramosa di poterti anche solo sfiorarti e vivere con te un “tunnel of love”?

Sì, assolutamente: non mi dispiace essere al centro dell’attenzione, ma, al tempo stesso, per contraddizione sono piuttosto timida, non voglio espormi eccessivamente e mi ritraggo quando ritengo che la frontiera che mi ero imposta di porre sia stato superata. Pudore e desiderio di essere ammirata sono compresenti in me: l’uno non esiste senza l’altro.

Pertanto, ami vestire in maniera atta ad attirare su di te tutti gli sguardi? O sei una persona di quelle selettive, che si compiacciono degli sguardi che provocano anche in jeans e maglietta? Di quegli sguardi indagatori che “lo so sotto sotto cosa nascondi…”

Dipende dalle situazioni. A me piace un genere che identificherei col classico talora elegante talaltra semplice e sobrio. Ricerco molto la femminilità evitando il kitsch e l’esagerazione. Ad esempio non mi metterei mai con gonna o short cortissimi e, al tempo stesso, estremamente scollata. Ritengo, forse con un pizzico di immodestia, di poter essere attraente e desiderabile anche senza trucco e senza abiti succinti o provocanti. Attribuisco grandissima importanza al profumo che dovrebbe ambire a completare lo schema dei sensi.
Tuttavia, ci sono situazioni, specie riservate nella vita di coppia, in cui mi abbiglio in modo davvero seducente perché ogni donna penso abbia necessità di sentirsi il più eccitante possibile e di stupire nei momenti giusti.
Comunque…non amo i jeans :D

Le persone a te vicine sono a conoscenza di questi tuoi racconti? Cosa ne pensano? Oppure hai preferito tacere a tutto e tutti?

Amiche sanno che scrivo e sanno anche che ho scritto pure racconti di questo genere, ma non glieli ho mai fatti leggere. Il mio ragazzo sapeva che avevo scritto in passato, ma sinceramente non gli faccio leggere i racconti di questo periodo perché in qualche modo me ne vergogno, non tanto per gli atti descritti, quanto proprio per il fatto di far leggere qualcosa di mio a qualcuno che mi conosce bene.

Com’è il tuo rapporto con il tuo fidanzato? Cosa gli nascondi? Quanto ti conosce? Ti ha portata a sperimentare cose che non avresti mai creduto di provare? Se si, ti sono piaciute oppure non intendi provarle mai più?

E’stato sempre molto intenso e profondo (immagino i lettori più maliziosi ci leggano un doppio senso, ma vabbé). Ultimamente ci sono stati dei malintesi che hanno condotto ad altri malintesi in un circolo vizioso. Lui spera di recuperare il rapporto preesistente. Io lo spero con lui, di più non posso dire. Mi conosce quel che basta, ossia non gli ho nascosto mai episodi di vita che mi sono accaduti, però certo la mia mente è tanto mobile e affronta talmente tanti temi e situazioni in simultanea che, anche volendo, non potrei comunicargli tutto. Ci sono poi dei piccoli spazi che ognuno tiene per sé e ritengo sia giusto così: è più poetico e forse più autentico. Sono convinta assertrice che l’incomunicabilità umana esista, si possa sì sconfiggere fino a un certo punto, se la relazione è totalizzante, ma mai completamente
Mi ha portata a sperimentare nuovi punti di vista sul reale insegnandomi qualcosa di nuovo giorno per giorno. Se intendi sfumature più fisiche direi di sì, ma non alludo tanto a nuovi tipi di situazioni, quanto a pratiche ordinarie vissute in modo straordinario. Essere costantemente avvolta da un’alterazione indefinibile conforme alla mia essenza elevata vale di più del fervente atto di adorazione di molti.

Come definiresti i tuoi gusti sessuali? Hai fantasie “strane ed inconfessabili”?

Non saprei definire se siano normali o meno. Posso dire che, almeno a prima vista, non ho perversioni o devianze particolari: non sono saffica, non farei sesso di gruppo, non ho fatto dall’altro lato, non sono talmente esibizionista da fare in pubblico.
Però d’altro canto adoro la creazione di situazioni particolari, amo l’estasi dei sensi, sono “riscaldata” anche solo dall’osservare porzioni del mio corpo o di quello del partner. Apprezzo lo specchio per pratiche autoerotiche. Non mi ci dedico spesso, ma quando lo faccio è un vero atto di passionale amore con me stessa: non sento il semplice bisogno di scaricare stress o tensione sessuale come molti fanno, ma di appagare l’eterno desidero che ho di me stessa. Anche nell’amore con il partner rimango in qualche modo avvinta a me stessa ed è come se facessi l’amore sia con lui sia con me. Adoro avvertire il mio corpo fremere, i miei tendini tesi, lo sforzo di tutto il mio essere, i miei lineamenti all’apice dello splendore. Allo stesso modo, nella storia saffica immaginata con Arianna, ho pensato di poter fare l’amore con una me stessa sdoppiata. Perché, questa sì, sarebbe una fantasia inconfessabile e travolgente.
Quanto ad altri gusti, amo il contatto con la natura e quindi non disdegno di vivere l’erotismo all’aperto quando sicura di essere in luoghi “imprendibili” e “invedibili”. Equivale a potenziare a dismisura sensazioni ed evocazioni.
Altre stranezze, ma non le definirei esattamente tali, sono l’importanza che attribuisco a manifestazioni dei sensi quali l’udito, il gusto e l’olfatto. Direi che sono ancora più importanti della vista e che non potrei fare a meno di ricercarne un’esaltazione assoluta. Soffro la loro assenza come una disarmonia. Amo la fusione totale per cui non disdegno anche pratiche quali lo scambio di saliva, di secrezioni sessuali assaporando tutto il corpo del’amato. Riesco a esprimere molta passionalità, anche in questo caso, non tradendo mai la mia natura intimamente pudìca, perché, può sembrare strano oggi, ma non mi concederei mai se non in presenza di un sentimento forte. Definitivo, oserei dire.

Ti sei definita oggettivamente bella. Quanto la bellezza ha influenzato la tua vita? E in che modo?

Sì, più che altro mi ha definita tale una maggioranza statisticamente rilevante :D e oggettivamente non posso dar loro torto :P Perché negare l’evidenza per essere modesta a tutti i costi? La bellezza esteriore è croce e delizia. Delizia perché vivo un rapporto favoloso con me stessa. Croce perché ho attirato nel tempo personaggi interessati esclusivamente a rapporti intimi. Non me ne scandalizzo, ma neanche fa piacere essere vista soltanto come un mucchio di carne da possedere: lungi da me il femminismo, solo servono dei confini. Per sottrarmi a tali avance ho quindi speso tempo ed energia, perché c’è un limite labile tra quanto lusinga una ragazza e quanto invece va a disturbarla, persino ad irritarla. Non tutti gli uomini (in un paio di casi neppure donne) sanno cogliere gli esatti segnali di quando è ora di cessare il corteggiamento, o, alcune volte, persino lo stalking. Essere ammirata da molti i fa piacere, ma ci devono ci devono essere delle barriere di educazione e rispetto. Non tutti sanno rispettarle.
Però dovessi rinascere e potendo decidere, vorrei avere lo stesso tipo di fisicità e di lineamenti. La bellezza è una potenza misteriosamente significativa mi ha sicuramente fornita di un senso di sicurezza con me stessa e, come accennavo rispondendo alla domanda precedente, sono fondamentalmente autoerotica nelle mie espressioni più vere. “La bellezza salverà il mondo” diceva un immenso russo. Concordo, restando convinta che quella esteriore debba essere riflesso di quella interiore. Rispecchiare un’anima, evidenziare un carattere.

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