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Orgia

Amicizia fruttuosa

By 5 Febbraio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Il giorno del mio diploma, i miei organizzarono una grande festa nel giardino della nostra villetta, per la prima volta mi concessi di bere alcolici e, naturalmente, mi ubriacai con lo champagne. A sera, al termine della festa, con la scusa di finire la serata in discoteca con gli amici, io ed Alessio, mio marito, ma allora ancora fidanzato, ci allontanammo in auto, lasciando i nostri genitori in compagnia degli ultimi parenti ritardatari.
Andammo in una località a pochi chilometri da casa, dove girava voce esserci un luogo frequentato da copie scambiste, esibizionisti, voyeur, etc. Giungemmo verso le undici di sera, il luogo fatidico e tanto decantato nelle leggende metropolitane, era in realtà un parcheggio, almeno ai miei occhi apparve come tale. Facemmo un paio di giri in auto ed inizialmente fummo molto delusi. C’erano un paio di auto in sosta, una con i finestrini chiusi e completamente appannati, con a bordo probabilmente una coppietta che si era appartata, l’altra completamente deserta, un uomo a piedi di grossa corporatura e nient’altro. Alessio mi propose di allontanarci a piedi dall’auto ed incamminarci verso il ponte pedonale, che attraversava il fiume alla fine del parcheggio, convinto che le voci in circolazione fossero fondate, io in realtà ero un po’ scettica, ma decisi di assecondarlo.
‘Lascia le mutandine in macchina!’, mi disse, ma io ammiccando con sguardo da maialina, sollevai la corta gonna del vestitino in seta grigio con le spalline che indossavo e gli lasciai intravedere il mio pube glabro, perfettamente depilato poche ore prima, in previsione della serata di sesso con lui. Alessio sorrise.
‘Sei la solita troia! Secondo me sapevi che ci saremmo ficcati in una situazione di questo tipo”, disse ridendo.
‘N-No’ francamente tutto questo era per te”, dissi, con la lingua che strascicava le parole per l’alcool che avevo in circolo. Scesi dall’auto ed attesi che facesse altrettanto, ma non lo fece. Andai al suo finestrino e lui lo abbassò soltanto due dita.
‘Che fai? Perché non scendi?’, chiesi, pensando che fosse uno dei suoi soliti scherzi.
‘Sei uno spettacolo con quel vestito e quei sandalini alti’ questa sera faccio il guardone’ voglio vedere in quanti ti si sbatteranno da qui a due ore’ perché non ti incammini verso il ponte bella troia? Se ti vedono con me magari pensano che sei impegnata!’..
‘Ma se non c’&egrave un cane!’, protestai un po’ indignata, per avermi lasciata all’oscuro delle sue intenzioni.
‘Oh’ vedrai quanti manzi usciranno allo scoperto appena vedranno sola una bella figa come te’ io fingo di allontanarmi e vado a parcheggiare’ buon divertimento troia!’, aggiunse, e partì di slancio, lasciandomi sola nel parcheggio.
Mi strinsi nelle braccia, dal fiume arrivava una fresca brezza che mi faceva accapponare la pelle per i brividi, oltre a gonfiarmi la gonna del vestito, costringendomi a smettere di auto abbracciarmi per tenere giù la gonna. Cominciai a muovere i primi passi verso il ponticello, il primo che mi venne incontro fu il corpulento uomo che avevo già notato dalla macchina, il suo sguardo era fisso sui miei capezzoli induriti dal freddo, ogni tanto vagava sulle gambe e poi tornava prepotente sulle tette, sembrava il lupo famelico che aveva appena incontrato Cappuccetto Rosso nel bosco.
‘Una bella ragazza come te non dovrebbe girare sola da queste parti!’, disse con una cortesia inaspettata.
‘Quello stronzo &egrave convinto che io gli faccia le corna’ ogni volta che mi vesto un pochino più carina mi dice che sono una troia’ va sempre a finire che litighiamo e lui mi abbandona per strada! Ma qualche volta gliela faccio vedere io”, ribattei di slancio, inventandomi su due piedi la storia.
‘Che stronzo! Mi sembra proprio una porcata lasciarti in un posto del genere’ sei così giovane e bella!’, continuò cortesemente l’uomo, rivolto alle mie tette.
‘Adesso come faccio?!? Sono sola’ lontano da casa’ ed ho freddo!’, l’alcool parlava per me, pronunciai quelle parole come se fossi veramente Cappuccetto Rosso, usando un tono da bambina, il volto dell’uomo si illuminò, rivelando la propria malizia e scoprendo che la sua era stata soltanto finta cortesia.
‘Se vuoi ti riscaldo io!’, propose con un sorrisino malizioso alle mie tette. Abbassai lo sguardo sul parcheggio fingendo imbarazzo, senza replicare. L’uomo percorse il metro di distanza che ci separava e mi prese le mani, cavoli era veramente grosso, se per caso fosse stato un violento non so come sarei potuta uscire da quella situazione.
‘Hai le mani ghiacciate!’, disse guardandomi finalmente in faccia, gettandomi sul viso un’alitata ancora più alcolica della mia.
‘Mi dispiace non avere altro che questa maglietta indosso’ altrimenti ti avrei fatto coprire con qualcosa”, incalzò l’omone, che adesso, malgrado la malizia nello sguardo, sembrava un po’ timido nel fare l’ultimo passo. Lo guardai bene, era molto corpulento ed alto, sulla cinquantina, completamente calvo, non un bel vedere nel complesso, sperai fosse almeno dotato di una bella mazza fra le gambe.
‘Se mi stringe mi fa un favore”, dissi con un filino di voce da bambina, mentre l’uomo accolse subito il mio suggerimento e mi strinse forte contro il grosso ventre prominente. Il respiro gli si fece un po’ affannoso, probabilmente le mie tettine dure sul pancione gli facevano un bel effetto, appoggiai la testa al suo petto, non emanava un buon odore, ma ormai ero completamente calata nella parta della ragazzina da proteggere, eccitata a dismisura per la situazione, pronta a circuire con ogni mezzo, il maturo esemplare di maschio, malgrado fossi sicura che non ci sarebbe voluto molto.
‘Grazie’ va molto meglio’ ho solo le mani ghiacciate’ posso infilarle in tasca?’, chiesi di nuovo con un filino di voce ingenua.
‘Certo!’, rispose prontamente l’uomo, con la voce che cominciava a diventare roca per l’eccitazione. Infilai le mani nelle tasche dei larghi e consunti jeans che indossava, con la mano destra, dentro la tasca sinistra, percepii il grosso glande turgido, emanava calore e pulsava.
‘Oops’ mi scusi’ ha qualcosa in tasca ed io sono stata indiscreta”, dissi, cercando di simulare stupore genuino.
‘F-figurati’ non ti scusare’ P-puoi fare come se fossi a c-casa tua”, balbettò l’omone, eccitato ed imbarazzato, da quello che doveva essere un vero e proprio attacco di timidezza. Infilai la mano fino in fondo alla tasca, cercando di spostarla verso il fianco, per allontanarla dalla punta del suo pene, quindi la riavvicinai. Nella mia mente la manovra avrebbe dovuto far arrivare la mano dietro l’asta e darmi la possibilità di impugnarlo, ma non avevo fatto i conti con le mutande, quindi la mia mano si ritrovò di nuovo con il dorso contro il suo pisello in erezione, ma adesso ne toccavo molto di più. L’uomo sospirò ed io iniziai un lento massaggio a quella che mi sembrava una buona dotazione. Il suo respiro divenne ancora più affannoso, non diceva nulla, si limitava a porgermi la patta ed a farsi toccare, sfilai la mano dall’altra tasca e gli abbassai la cerniera, ero già completamente partita, avevo un lago fra le cosce, infilai dentro la mano e spostai l’elastico delle mutande, con la mano destra dentro la tasca, aiutai la sinistra ad estrarre il carnoso scettro che rivelò l’omone, una ventina di centimetri di dura e pulsante carne, bello largo, un vero e proprio tronchetto della felicità.
Estrassi anche l’altra mano dalla tasca dell’omone e mi misi a menarlo a due mani, molto lentamente, mentre il respiro dell’uomo diventava sempre più affannoso, proprio come il mio.
‘Mamma mia signore’ &egrave enorme!’, lo adulò la mia voce da bambina ingenua, ottenendo solo un malizioso sorriso come replica. Adesso cominciava a venirmi caldo, menavo il cazzo del signore e lo guardavo fisso negli occhi, sguardo languido, occhio da pesce lesso, sorriso da gattina in calore. L’uomo, senza stringermi ulteriormente, mi sollevò da terra e percorse i cinque, o sei metri, che ci separavano dalla panchina ai margini della rada vegetazione del parcheggio, io mi sedetti e mi ritrovai il pene all’altezza del viso, un gran bel cazzo, il senso del tatto non mi aveva ingannata, ne respirai l’odore che emanava, un po’ forte per la verità, ma in quel momento, complice sia l’eccitazione che il mio stato alticcio, lo trovai inebriante e molto, molto eccitante. Spalancai la bocca ed iniziai a fargli uno dei miei migliori pompini, con la mano destra lo impugnai alla base, la mano sinistra la infilai sotto la gonna e, senza riguardo mi ficcai il medio e l’anulare nella vagina. Il respiro del uomo divenne sempre più corto ed affannoso, facendo un bel coro con il mio, stava ad occhi chiusi, completamente rapito dal piacere che gli stavo donando. Con la coda dell’occhio scorsi Alessio, qualche metro alla mia sinistra, mentre alla mia destra vidi una coppia un po’ attempata che si avvicinava alla panchina, la situazione si stava scaldando. La signora della coppia, una bella donna sui quaranta, molto ben portati, capelli rossi ricci e cotonati, si sedette al mio fianco, alla mia destra. Il signore, ad occhio e croce coetaneo del uomo che mi stavo lavorando di bocca, estrasse un bel cazzo già in erezione e lo diede in pasto alla sua accompagnatrice, che immaginai essere la moglie, visto che entrambi avevano la fede.
Vidi Alessio con il cazzo in mano a farsi una lenta sega mentre ci osservava, smisi per un attimo di succhiare, anche per riposare la bocca, l’omone aprì gli occhi e si rese conto solo in quel momento che non eravamo più soli, rivolsi ad Ale il mio migliore sguardo da troia e lui ammiccò con l’occhiolino, la signora si tolse di bocca il pisello del marito ed iniziò a succhiare quello del mio corpulento amico. Il marito si avvicinò a me e mi infilò in bocca il suo, l’omone adesso sorrideva compiaciuto. Il nuovo arrivato mi fece alzare in piedi ed abbassare la testa per farsi succhiare, mettendomi a pecorina verso l’omone e la moglie, mi spostò i capelli all’indietro e lo piantò dritto in gola, sentii una mano sollevarmi il vestito ed una lingua insinuarsi dolcemente nella vulva, soffermandosi a stimolarmi il clitoride tumido.
L’omone era ancora in piedi, quindi era la signora che si gustava la mia patatina, facendomi impazzire di piacere. Improvvisamente la signora smise di leccarmi, sentii una mano allargarmi le grandi labbra e la cappella dell’omone che vi si appoggiava. Ansimavo come una cagnetta in calore, un colpo secco ed il cazzo del mio corpulento amico, mi riempì completamente, mi sfuggì un gemito di piacere che morì soffocato dal glande che mi scopava la gola, percepivo le mani della signora che guidavano la penetrazione ed una lingua insinuarsi nel ano. L’orgasmo mi colse improvviso e fu addirittura sconvolgente per l’intensità. Le gambe mi cedettero di colpo, fortuna che gli uomini che avevo addosso mi sorressero, oltre ad un paio di braccia in più, che immaginai essere di Alessio, ma quando il marito mi lasciò la testa, dopo avermi riempito la bocca di sperma, mi accorsi che erano di un terzo uomo intervenuto. Sollevai la testa un attimo per guardarmi attorno, mentre il terzo che mi aveva sorretto si portava davanti al mio viso. La signora era inginocchiata sulla panchina, le terga verso la spalliera, Alessio da dietro la scopava con foga, il corpulento signore stava fottendo me, con il ritmo dettato dalle mani della signora, che nel frattempo succhiava il cazzo di qualcun altro alle spalle del omone. La lingua che avevo dentro l’ano era di una bella ragazza bionda, più o meno mia coetanea, piegata a novanta gradi, con la faccia del marito della signora ben piantata nelle terga. Eravamo almeno in otto ed io non mi ero nemmeno accorta che fosse giunta altra gente. L’omone corpulento liberò la mia vagina dal piacevole ingombro del suo bel cazzo, mentre l’uomo davanti a me, mi riempì la bocca con il proprio, levandomi la vista di quanto stava avvenendo dietro, sentii alzarmi il vestito fino alle spalle ed immediatamente dopo la schiena spruzzata dal seme caldo del omone, un altro cazzo mi riempì di colpo, mentre le lingue delle donne mi leccavano e mi ripulivano tutta.
I due uomini mi scopavano con foga, uno in bocca e l’altro in figa, sentii qualcosa forzare la resistenza del ano, immaginai che fosse un dito dalle dimensioni, il fatto di non sapere di chi fosse mi faceva impazzire di piacere. Avevo ragione, era un dito, me ne accorsi da come si muoveva nell’intestino, girando e rigirando, fino a diventare due e poi tre, che mi slabbravano il culetto, immaginavo che fossero di una delle due donne perché avvertivo la lunghezza delle unghie. Le dita uscirono dal intestino ed anche la mia vagina rimase vuota di colpo, nuovi schizzi caldi mi colpirono la schiena, mentre altri copiosi mi riempivano la bocca, sentii di nuovo delle lingue leccarmi e ripulirmi. L’uomo davanti a me, mi tenne la testa bassa ed il cazzo in bocca fino a quando ebbe eiaculato l’ultima goccia, quando mollò la presa sulla testa non avevo più nessuno addosso, mi misi eretta sulle gambe claudicanti, mi girava un po’ la testa, una piccola folla si era radunata attorno alla panchina, una folla che scopava. Per la verità mi sembrò di vedere solo altre due donne, mentre i maschi erano numerosi, a prima vista non riuscii a contarli, ma la signora rossa era seduta sulla panchina in grembo ad un uomo che la infilzava da dietro, uno la infilzava davanti tenendola per le caviglie, due uomini erano in piedi sulla panchina ai suoi fianchi ed a turno glielo mettevano in bocca. La biondina era in ginocchio sull’asfalto ed aveva almeno cinque uomini attorno da soddisfare con la bocca. Io riuscii a fare l’osservatrice per una trentina di secondi al massimo, prima che due uomini mi si fecero incontro. Non riuscivo a capire da dove fosse uscita tutta quella gente, mentre venivo spinta verso la panchina gettai un ultimo sguardo in giro, non vedevo più Alessio e la cosa un po’ mi preoccupava, nel parcheggio vidi altre macchine in sosta, erano giunte senza che neanche me ne accorgessi. Uno dei due che mi spingeva si sedette, l’uomo dietro continuò a spingermi verso di lui, costringendomi ad aprire le gambe ed accomodarmi in grembo al primo, cavalcioni su di lui, infilzata fino all’utero, una lingua mi leccò l’ano e, immediatamente dopo, un pene duro lo forzò piantandosi in me. I miei lamenti, più di dolore che di piacere, per la doppia penetrazione avvenuta troppo bruscamente, furono subito soffocati da una grossa cappella che mi entrò in bocca. Rimasi ferma immobile, con entrambe le mani aggrappate alla spalliera della panchina, mentre i tre scopavano il mio corpo a loro piacimento, altri uomini si unirono al nostro gruppetto, vari cazzi si alternarono a slabbrarmi il culetto. Erano almeno in sei, nessuno venne mai fino alla fine, quando mi ritrovai come la mia compare bionda, inginocchiata sul asfalto con tutti quei cazzi attorno alla testa, la faccia verso l’alto ad attendere. Uno ad uno mi eiacularono sul viso, tenevo la bocca aperta e la lingua di fuori. Sapori diversi riempirono la mia bocca, ma io non ingoiavo, lo lasciavo scivolare fuori dalle labbra, avevo la faccia completamente imbrattata ed anche il petto, non potevo più aprire gli occhi. Quando non percepii più nessuno attorno a me, mi pulii con le mani lo sperma dalle palpebre ed aprii gli occhi, mi rimisi in piedi, non c’era più tanta gente, andai a sedermi sulla panchina a fianco della rossa, anche lei era una maschera di sperma, la biondina era ancora in ginocchio nel parcheggio, due uomini le stavano orinando in faccia e lei, ad occhi chiusi e bocca aperta, li lasciava fare, non era una visione eccitante.
La rossa mi porse la mano e si presentò, si chiamava Rosanna e bazzicava spesso assieme al marito quel luogo, mi disse di abitare poco distante e mi invitò a casa loro a fare una doccia. Io ero preoccupata perché non vedevo più Alessio, ne la sua macchina, non capivo dove potesse essere sparito, ero un po’ incazzata con lui, mi aveva lasciata in mezzo al parcheggio sola alla merc&egrave di tutti quegli uomini. Mi guardai, ero lurida, avevo le ginocchia nere, grossi schizzi di sperma sulle tette e sul ventre, il vestito ancora arrotolato sopra il seno era una schifezza, mi sentivo la faccia completamente imbrattata ed anche i capelli non dovevano essere da meno. La signora era nelle mie stesse condizioni, entrambe eravamo sozze e nude, sedute a gambe larghe, io non riuscivo più a chiuderle, mi avevano letteralmente sfondata, ero sicura che non sarei riuscita a camminare, indossavo ancora entrambe le scarpe, ma i piedi erano lerci, decisi di buon grado di accettare l’invito di Rosanna. Ci mettemmo in piedi a fatica, sorreggendoci a vicenda, riuscimmo a fare qualche passo prima che Alessio ed il marito, apparsi da chissà dove, ci vennero in aiuto, salimmo al posto del passeggero delle rispettive auto, guardai l’ora, considerando la mezz’oretta passata prima di prenderlo in bocca al corpulento signore, l’orgia era durata più di tre ore. Tre ore in cui, uomini che non avevo nemmeno visto in faccia, avevano abusato sessualmente di me, mi sentivo sporca, ma straordinariamente appagata.
Alessio partì dietro al marito di Rosanna, ma io lo bloccai, avevo guardato verso la ragazza bionda e mi ero accorta che era rimasta sola, stava in ginocchio in mezzo al parcheggio con sguardo assente, scesi dall’auto ed andai da lei, le chiesi se voleva unirsi a noi, ma lei scosse la testa, rispose che il marito le aveva ordinato di rimanere li, doveva fare il cesso per chiunque la volesse usare, mi propose anche di farle la pipì addosso, io girai sui tacchi e tornai alla macchina, certi tipi di perversioni erano troppo anche per me.
Più tardi, nel seminterrato dei nostri ospiti, io e Rosanna lavammo il mio vestito, in verità fece quasi tutto lei, alla fine mi propose di farci la doccia assieme, io accettai, un po’ per non essere scortese e, un po’, perché avevo bisogno che qualcuno mi aiutasse a pulire lo sperma rappreso che, a quanto pareva, avevo anche sulla schiena. Sotto il getto dell’acqua, nella grande e splendida cabina doccia, con tanto di seggiolini e getti che arrivavano da tutte le parti, ci lavammo fino a ripulirci completamente. Più tardi, in camera da letto, Rosanna mi confidò la gran voglia che aveva, di leccare la mia ‘bellissima passera’, io acconsentii, soprattutto per cortesia, ma le precisai subito che non avevo tendenze bisessuali, anche se in passato mi era già capitato, trovandomi in mezzo all’orgia, di leccare a mia volta la figa di un’altra donna. Rosy, come mi propose di chiamarla, mi disse che non aveva nessuna importanza che io la ricambiassi, mi fece accomodare sul grande lettone e, dopo aver spalancato le cosce, cominciò a leccarmi dolcemente la fessura. L’orgasmo che provai fu elettrizzante, la cosa sconvolgente fu che godemmo assieme, visto che lei si masturbava mentre mi leccava. Quando ormai era mattino fatto, stirammo il mio vestitino e mi rivestii, Alessio che fino a quel momento aveva sonnecchiato sul divano, assieme al marito di Rosy, davanti alla tv accesa, si destò di colpo quando lo baciai, ci scambiammo i numeri di telefono con i nostri ospiti e tornammo a casa. Era nata un’amicizia fruttuosa, che in futuro ci avrebbe riservato incredibili divertimenti.

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