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Orgia

Bacchide

By 8 Gennaio 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

Ti prendo, afferro la tua voglia irrefrenabile,
una piacevole e dolorosa sensazione ti scuote il corpo,
colvulsioni veneree, dionisiache,
sei schiava del piacere,
sei giunta al punto di non ritorno.

La tua bocca emana sospiri profondi,
perdi il controllo della tua anima,
ti perdi nella tua ebrezza momentanea,

Il sospiro più profondo,
incontrollabile, e senti invadere
il tuo corpo da un fiume in piena,
non ci sono argini,
affoghi dentro di te,
e ti perdi definitivamente,
nel sonno. Il tempio di Bacco è isolato in mezzo alla foresta. Nel tempio vi erano tre sacerdoti, due sacerdotesse e un sacerdote.
Si sta svolgendo il sacrificio in onore di Bacco.
All’improvviso il sacerdote prende una delle sacerdotesse violentemente e la butta su un ara. Lui le rompe la veste. E con un gesto fulmineo prende per i capelli la sacerdotessa e gli guida la testa verso il suo membro. Lei lo succhia e lo prende tutto di un fiato dentro la sua bocca dai sottili lineamenti. Va su e giù sull’asta. Il sacerdote non soddisfatto accelera i movimenti della testa della fanciulla. L’altra sacerdotessa osserva e non può fare a meno di sfiorare il suo pube. Intanto il sacerdote fa adagiare sul pavimento la fanciulla. Lui le mette il membro dentro la sua bocca di nuovo e questa volta come se la penetrasse si muoveva dentro la sua bocca. La fanciullaa stava quasi soffocando ma il sacerdote continua senza fermarsi. Si toglie da quella posizione e prende l’altra fanciulla, che prima d’ora non aveva mai partecipato a un rito simile. La solleva per i fianchi e la porta a sedere sull’ara. Lui le strappa la veste. Messo a nudo il suo pube lo penetra con violenza e rompe la sua verginità (le sacerdotesse di Bacco dovevano subire un rito di iniziazione che era proprio quello della perdita della verginità). Sbatte il suo membro dentro le pareti più profonde della sua intimità. Grida di dolore misto a piacere si levano dalla sacerdotessa. Ora anche lei era una baccante. Il sacerdote si leva e entra nell’altra cavità più bassa. La sacerdotessa implora di non farle male, ma lui procede senza riguardo e va avanti e indietro senza fermarsi a una velocità allucinante. Lui sta per venire. esce e spruzza i suoi getti sui seni della giovane donna, ormai distrutta dall’affanno. Scende dall’ara. Ancora una volta Bacco è sazio. Un giorno mi trovai per caso in un bosco, non lontano da Mileto. Era un bosco avvolto da una nebbia fittissima. Intravidi un tempio. Non so a quale dio fosse dedicato.
Avevo intenzione di entrare. Nonostante qualche esitazione entrai. Scoprii che il tempio era di Venere. Infatti si ergeva una statua altissima e dalle forme splendide davanti ai miei occhi. Una donna bellissima. La dea dell’amore non poteva che essere la più bella donna del mondo.
A un certo punto entrarono delle sacerdotesse da una stanza. Mi videro e chiusero la porta del tempio. Mi dissero che dovevo compiere un sacrificio alla dea Venere. Chiesi alle giovani sacerdotesse che cosa dovevo fare per soddisfare la dea.
Loro mi dissero di bere una bevanda. Mi portarono un calice da cui bevvi una strana sostanza: aveva un gusto afrodisiaco e mi portò come in estasi. All’improvviso vidi davanti a me la dea, non la statua, nella sua vera sembianza. Fa un cenno alle due ancelle. Loro mi svestono e cominciano il rito che mi avrebbe portato all’estasi.
Una comincia a toccarmi fino a scendere con le sue labbra fini sul mio membro. Cominciò a oscillare in avanti e indietro la testa. Ero in estasi, non capivo più cosa stesse succedendo. L’altra fanciulla mi baciava le labbra e la sua lingua mi entrava dentro la bocca molto voracemente. La prima sacerdotesa con la sua lingua faceva cerchi intorno al mio membro e lo ingoiava.
La mia erezione era ad ogni limite. Si fermò. La sacerdotessa che mi baciava mi fece sedere su un blocco di marmo. e lei salì sopra le mie gambe. Si era tolta la veste. Era splendida come una ninfa. Cominciò a scendere sul membro e se lo infilò. Mentre l’altra sacerdotessa si toccava, dandosi piacere da sola. Accelerò il ritmo. Lei ansimava con sospiri quasi divini, e mi baciava il petto, le spalle, il collo le labbra. La stessa sacerdotessa si alzò e si sdraiò sull’ara di venere. E disse di compiere il sacrificio finale. Diceva che dovevo prenderla con violenza e sbatterla con tutta la forza che potevo, doveva gridare dal dolore. Io allora mi avvicinai a lei puntai il membro. La presi con forza, la penetrai in profondità fino a toccare le pareti più profonde della sua cavità. Lei urlò di dolore ma anche di piacere. Disse che presto avrei conosciuto l’ultima fase del sacrificio. Sentii una mano fresca e candida accarezzarmi da dietro. Le sacerdotesse si alzarono e mi misero a forza sull’ara. Non sapevo cosa sarebbe successo. La fanciulla più bella, la dea dell’amore stava salendo sopra di me. Cominciò a muoversi sopra di me. Era una situazione stranissima. Sentivo come la sensazione di cento orgasmi insieme. Un piacere sconfinato mi stava creando la dea. A un certo punto ebbi la sensazione di un estasi così forte. Ma non venni mai, era una sensazione strana. Un piacere sconfinato indescrivibile da qualsiasi mortale e che nessuna donna mortale può dare.
Dopo scomparve l’allucinazione. Non so se era stato l’effetto della bevanda. Però le sacerdotesse erano ancora nude. E mi diede un bacio prima una poi l’altra. Chiesi a loro se ciò che avevo provato era reale. Loro mi risposero che loro erano vere, su ciò che ho provato dopo non mi diedero risposta e si allontanarono.
Proseguii per la mia via ripensando più volte alla splendida esperienza vissuta. Vi era a un estremità della Tracia, un bosco, che dicono sia incantato. Infatti dei, semidei, ninfe si incontrano in banchetti e lunghe cerimonie orgiastiche senza fine. Anche i mortali potevano accederci, ma solo se erano sacerdoti di Bacco. Passai di lì un giorno con il mio destriero, dovevo recarmi a Tebe. Mi piace viaggiare, sono stato dappertutto. A un certo punto sbirciai da un cespuglio uno di questi banchetti. C’erano brocche, credo di vino, in grande abbondanza, e cibi di ogni genere. Alla fine una ninfa prese per se tre uomini, non riesco a capire se siano dei o altro.
I tre uomini cominciarono a palparla, lei alzava il capo con gli occhi rivolti verso il cielo, le piaceva essere toccata da tre uomini insieme. Uno si inchinò, si mise tra le sue gambe dalla pelle morbida e vellutata, cominciò a leccarle il suo sesso con molta cura. Lei intanto prese con le due mani i membri degli altri due.
Li masturbava con molta forza e loro godevano. Anche lei emetteva sospiri per quella lingua che le aveva penetrato il suo ventre. All’improvviso i due uomini ai fianchi la tennerò sollevata. Intanto l’uomo che prima l’aveva penetrata cominciò e entrarle con tre dite dentro il suo sesso ormai bagnatissimo. Sembrava quasi un soffio di vento il suo ansimare. A un certo punto tenedola in modo che le sue cosce fossero aperte per bene lui la penetrò con vigore. La fece sussultare. Sembrava quasi i suo ventre pulsasse. Vedere il suo viso che si reclinava all’indietro con quelle sue labbra sottili era uno spettacolo meraviglioso. Lui premeva sempre più forte, con la forza di mille buoi le entrava dentro. All’improvviso spruzzò il seme fuori sul suo ventre piccolo e snello. La fecero sdraiare su un telo che serviva per il banchetto prima. Prima si sdraiò il primo uomo, poi lei su di lui e lo fece entrare nel suo intestino. Le grida di dolore si levarono nel bosco. si portò all’indietro, e l’uomo le toccava i seni, li stringeva per tenerla ferma, in modo che l’altro potesse sfondarla da davanti. E l’altro allargò le gambe su di lei e le fece ingoiare il suo membro. Era penetrata ovunque. I suoi spasmi si moltiplicavano, triplicavano, quadruplicavano, gli umori le uscirono con una fluidità pazzesca, le colavano dalla sua intimità, colavano sul telo. Tutti si muovevano dentro di lei con impeto. All’improvviso prima uno inondò il suo ventre di seme, il secondo venne nella sua rotondeità. L’altro venne dentro la bocca e simultaneamente la cospargeva sui seni e su tutto il corpo. Uno di loro non era ancora soddisfatto, la girò e gli diede un accoltellata con il suo membro. Glielo sbatteva sulle sue pareti interni della vagina, sembrava volesse sfondarle. E un ultimo fiotto caldo la inondò.
Lei era sfinita per terra, sembrava semisvenuta, ma sorrideva dal piacere che aveva provato.
Continuai il mio cammino senza farmi vedere… Sempre in quel bosco, che attraversai, dopo un lungo tragitto, dove la vegetazione era fitta trovai una donna a cavallo. Era strana, aveva un armatura e gli uscivano i seni, restavano nudi. e aveva una spada. e un arco. Si accorse di me e quindi scoccò una freccia non so per quale motivo. Probabilmente era un’amazzone. Ne avevo sentito parlare, ma non credevo esistessero veramente gruppi di donne guerriere. Mi inseguì con il cavallo e mi raggiunse. Mi bloccò con una corda ad un albero. Aveva un accento stranissimo non capivo la sua lingua. So solo che poco dopo mi ritrovai nudo, perché mi strappò i vestiti. Aveva un bel fisico l’amazzone ed era molto formosa, aveva dei seni abbondanti. Cominciò a chinarsi e a prendere in bocca voracemente il mio cazzo, stava ingoiandoselo, leccandolo, e intanto che lo faceva ansimava. Mi slegò successivamente ma sempre con un coltello puntato sulla schiena. Mi buttò per terra e mi salì sopra, e cominciò a salire e scendere con il suo ventre. Lo faceva con un intensità feroce, il mio membro affondava dentro le sue pareti urtandole e dandole piacere e dolore allo stesso tempo. Si levò da quella posizione e questa volta si sedette sul mio membro però infilandoselo dentro l’intestino, e cominciò a scorrere violentemente con urla di dolore straziante. Dopo ebbe un orgasmo intensissimo che la portò al delirio. Piantò il suo coltello sulla mia spalla e se ne andò. Aveva soddisfatto il suo bisogno ma allo stesso tempo mi aveva accoltellato. Non riuscivo ad alzarmi, persi i sensi.

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