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Orgia

Elena che e` mia ma non solo mia

By 8 Luglio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

‘Buon anno, amore mio!’

‘ Buon anno!’ rispose Elena al telefonino, chiudendo.
Come ogni anno avrebbe desiderato passarlo con il suo uomo, ma come ogni anno si ritrovava al telefonino a farsi gli auguri. Ebbe un moto di malinconia e di tristezza, ma cercò di non farsi sopraffare e rientrò nella stanza dove gli altri familiari erano occupati nei soliti giochi natalizi.
Pensò a lui. Le piaceva molto. Lo aveva conosciuto anni prima, quando ancora era quasi una ragazza, e lo aveva accanto ora, ormai donna nel pieno della sua bellezza.
Gli diceva spesso che non avrebbe potuto vivere senza di lui ed anche in quel momento pensò che era vero: non riusciva ad immaginare una sua esistenza autonoma, senza sentire la sua voce, le sue confidenza, senza confidarsi con lui e senza condividere i tanti momenti di complicità che c’erano fra di loro.
Le sembrava bello. Sicuramente lo aveva conosciuto più fiero e sicuro di sé, come ora non riusciva più ad essere che in rari momenti, e l’aveva incuriosita per un insieme di cose ( per il suo modo di guardarla ‘ aveva poi saputo da lui la guardava anche per vedere il colore delle sue mutande – ; per il modo strano, che aveva, di affrontare il suo importante lavoro; per il fatto che si parlava di lui nei termini più svariati e contrastanti).

Aveva scoperto, frequentandolo, che era uno strano miscuglio di fragilità e sensualità, capace di eccezionali impegni e di grandi depressioni, sempre alle prese con il desiderio di provare a se stesso le sue capacità.

Era amato dalle donne ‘ e questo la ingelosiva molto, anche perché non si fidava della sua fedeltà ‘ ma, in genere, suscitava sentimenti forti: amicizie spinte fino alla più totale dedizione o grandi avversioni, spesso istintive ed immotivate.

Anche lui, d’altronde era così: pronto ad infiammarsi per tutte le cose ed altrettanto pronto ad amare od odiare istintivamente, tutto ciò, però, temperato da una sua particolare capacità di evitare le esagerazioni per una sorta di scelta estetica.

Nel sesso, invece, non era moderato: le aveva fatto provare ogni sensazione e lei si era fatta quasi plasmare da lui come la voleva.

Pensò in quel momento ai primi incontri, a quando le aveva cominciato a manifestarle i suoi desideri, al fatto che anche in questo era una persona particolare poiché non lo avrebbe mai immaginato com’era e con quanta forza vivesse la sua sensualità.

Lei, ormai, non indossava più le mutande, non metteva mai i collant ed usava gonne corte e larghe , come lui voleva.

Mentre pensava questo Elena si sentì eccitata. Cominciò così a ricordare i preparativi agli incontri con lui, il suo depilarsi la fica in modo che la striscia dei sui folti peli neri formasse, come lui voleva, quasi un invito alle labbra che si schiudevano fra le sue gambe.

Sentì quasi la sensazione del suo cazzo che le entrava lentamente dentro e cominciò ad inumidirsi di piacere.

Le venne voglia di chiamarlo e di averlo vicino, ma, invece, cominciò anche lei a giocare a tombola.

Giampiero uscì da casa, quel Capodanno, pensando ad Elena

Era una donna bellissima: bruna, alta, lunghe gambe, grossi seni con grandi aureole rosa, un bel culo ed una grande fica.

Aveva un’intrigante aria da intellettuale ( cosa che, in realtà, era, nel suo lavoro) e lo faceva impazzire il fatto che lui sapeva in ogni momento quanto fosse libidinosa, appassionata e, pensò, ‘ porca’.

Gli venne subito duro, come sempre, quando pensava a lei in un certo modo.

La chiamò al telefonino. Le disse che sarebbe passato a prenderla quella sera per stare insieme in compagnia di amici.

Elena chiese chi fossero e lui glieli elencò.
Elena non era troppo contenta della compagnia sia perché avrebbe voluto restare sola insieme ad Giampiero, sia perché in quel gruppo c’era un amico di Giampiero che la faceva andare in bestia.

Ricordò quando Giampiero le aveva chiesto, un giorno, di fargli vedere la fica. Era d’estate ed erano al mare. Elena aveva un vestito blu aderentissimo e nulla sotto. Giampiero andò a chiamare il suo amico e lo fece fermare di fronte al parabrezza dell’auto sulla quale Elena sedeva. Poi entrò in macchina e le disse di aprire le gambe. Elena lo fece, ma si era incazzata moltissimo.

La ragione della sua antipatia per MARCELLO, così si chiamava l’amico di Giampiero, era che le sembrava non capire che la sua condotta e quella del suo uomo era motivata da un gioco erotico che solo loro dovevano, e potevano, condurre.

MARCELLO invece voleva essere lui a condurre il gioco.

Una notte, nella sua macchina, durante un lungo viaggio in autostrada, si era comportato in modo da determinare questa sua convinzione.

MARCELLO guidava l’auto ed Giampiero era seduto sul sedile posteriore. Elena era sul sedile anteriore.

Era stato Giampiero a chiederle di sedere accanto al guidatore. Durante il viaggio Giampiero era addormentato e, ad un tratto, MARCELLO le aveva allungato una mano sulle gambe. Elena ricordava che aveva cominciato ad accarezzarle le ginocchia e poi era risalito lungo il lato interno delle cosce nude ( era primavera) . Prima che giungesse alla fica Elena aveva serrato le gambe e lui aveva tolto la mano.

Dopo un poco aveva nuovamente cominciato a risalire lungo le cosce e, al tentativo di Elena di serrare le gambe, le aveva con forza allargato le cosce, mettendole la mano sulla fica.

Elena aveva pensato per un attimo di mettersi a gridare facendo svegliare Giampiero, ma poi non lo aveva fatto, anche perché l’auto, guidata da M, aveva avuto una sbandata dovuta alla distrazione dell’uomo.

MARCELLO aveva così potuto entrarle nella fica con un dito. Elena ricordava la sensazione che aveva provato in quel momento: la sua fica era inumidita e MARCELLO le aveva agevolmente infilato dentro il dito medio della mano destra cominciando a farlo entrare ed uscire da dentro di lei. Elena si era lasciata andare, allargando ancora di più le cosce ed MARCELLO l’aveva scoperta sollevandole la gonna fino ai fianchi. Per un attimo le era sembrato ipnotizzato dalla sua fica, ma poi aveva cominciato a toccarla con tutta la mano. Quando si era accorto che stava per godere le aveva infilato quattro dita nella fica, chiamandola porca e facendola venire come un fiume.

Non le aveva dato modo di riprendersi che si era già sbottonato i pantaloni tirando fuori il suo cazzo.

Elena lo aveva guardato un attimo: era più grosso di quello di Giampiero ma forse più corto.

MARCELLO l’aveva presa dietro la nuca e l’aveva costretta a piegarsi verso il suo cazzo fino a metterglielo in bocca. Elena ricordava ancora il sapore di quel cazzo che aveva cominciato a succhiare e che le sembrava stesse per scoppiare.

Lo succhiò per un poco e poi, non volendo farlo venire in bocca, aveva preso il cazzo per le mani e lo aveva masturbato. MARCELLO era venuto dopo poche carezze della sua mano.

Elena ricordava di essersi voltata in quel momento a guardare verso il sedile posteriore e di aver visto che Giampiero osservava compiaciuto la scena.

Mentre si preparava per la cena, Elena si osservava allo specchio, non tanto per vanità ma quanto per cercare di vedersi con gli occhi di Giampiero e scegliere il modo più coinvolgente di presentarsi a lui.

Si era depilata come a lui piaceva: i peli del suo pube, di un caldo colore castano scuro, erano un ciuffo forte sul suo ventre e segnavano quasi la continuazione della fessura della sua fica; i capezzoli erano gonfi nelle loro aureole. Indossò un abito lungo, nero, con uno spacco sul lato sinistro che arrivava fino all’inguine. Aveva le spalle scoperte fino all’inizio della fessura del culo. Mise le scarpe con il tacco più alto fra quelle che aveva. Indossò la pelliccia, prese la borsetta e scese da casa incontro a lui che l’attendeva.
Giampiero restò, come sempre, senza fiato vedendola arrivare. Era splendida come sapeva essere quando voleva stupirlo o trascinarlo.
Le aprì lo sportello, la fece sedere in macchina e la baciò appassionatamente.
Poi mise in moto la lussuosa auto storica (una delle passioni condivise fra loro) e si avviò. Pensò di dover fare rifornimento e si avviò verso il distributore.
Le disse: ‘ Questa sera facciamo felice il benzinaio’.

Era uno dei loro giochi preferiti: lei, simulando di leggere, si posizionava sul sedile con le gambe aperte e le ginocchia sollevate, in modo da porre la fica in bella vista e lui chiedeva all’addetto al distributore di lavare il vetro, in modo che la potesse vedere.

Arrivati al distributore, Elena sistemò il vestito da sera in modo che lo spacco si spostasse verso il centro, fra le gambe, aprì i lembi in modo da far vedere chiaramente la fica, piegò le gambe verso se stessa sollevando le ginocchia e si accorse che quella sera, con i tacchi alti che aveva, le si sarebbe vista la fica fino al culo.

Prese in mano il giornale mentre Giampiero chiedeva il pieno ed una pulita al vetro.

Vide un uomo che guardava distrattamente verso di lei, poi notava la sua fica in totale evidenza, guardava verso Giampiero che stava poco lontano e tornava a guardare la sua fica. Elena sentiva che si stava inumidendo per il piacere che provava.

Ad un tratto l’uomo si allontanò chiamando un ragazzo, che era dentro il distributore, a lavare il vetro. Elena capì che voleva farla vedere al ragazzo, quasi non credendo ai suoi occhi.

Il ragazzo si avvicinò: era un ragazzo tarchiato, capelli cortissimi, con indosso la tuta della marca della benzina. Elena lasciò il giornale e lo guardò negli occhi quando incominciò a lavare il vetro. Vide gli occhi del ragazzo fissare la sua fica dapprima per un attimo e poi in continuazione e lo vide che si era accorto che lei lo guardava, ma sosteneva il suo sguardo quasi a volerla fottere con gli occhi.

Le venne voglia di scoparselo.

Chiamò Giampiero e glielo disse.

Sentì il suo uomo che chiedeva il conto e poi diceva che non aveva con sé il portafoglio.

Udì il vecchio che diceva che avrebbe chiamato la Polizia ed Giampiero che diceva che avrebbero potuto pagare in altro modo, facendo cenno verso di lei.

Sentì l’accordo tra i tre: sarebbe stata chiavata da tutti e due i benzinai ( e questo non le faceva piacere in quanto volava scopare solo con il ragazzo) davanti a lui e nel gabbiotto del distributore.

Scese dall’auto ad un cenno di Giampiero ed entrò nel gabbiotto. Simulò indignazione quando Giampiero le disse che doveva pagare il conto con la fica ma poi accettò di farsi scopare.

Il vecchio la pose sullo stretto tavolo del gabbiotto.

Era un uomo di mezza età, con pochi capelli neri, basso e con una pancia pronunciata.

Abbassò le bretelle dei pantaloni e tirò fuori il cazzo dalle mutande lunghe di lana che indossava.

Era un cazzo curvo, grosso e lungo, già duro. Mise il preservativo e senza dire una sola parola le spalancò con gesto di possesso le gambe, prendendola per le ginocchia.

Poiché non arrivava con l’inguine al tavolo, la fece scendere a terra e la girò di spalle. Elena sentì bruciare la fica quando l’uomo le entrò dentro con un colpo secco. Poi cominciò a scoparla con rabbia, sbattendole la pancia contro lo spigolo del tavolino e lei lo sentì venire dopo molti colpi forti che le aprivano la fica fino in fondo.

Il vecchio uscì dalla fica e lei si voltò. Lo vide togliere il preservativo ed avviarsi verso il bagno della stazione di servizio.

Il ragazzo, allora, abbassò la cerniera dei suoi jeans, tirò fuori il cazzo, mise il preservativo e le si avvicinò con aria di sfida. Le aprì le gambe, osservò per un attimo la fessura della fica e le lunghe gambe guantate nelle calze nere autoreggenti e la infilò seduta sul tavolo. Il ragazzo le era davanti e la scopava piano. Elena capì che non avrebbe durato a lungo prima di venire perché era troppo eccitato. Si eccitò anche lei e cominciò a muoversi. Il ragazzo venne subito, ma contemporaneamente venne anche Elena
Giampiero le disse che la serata cominciava bene. Erano già in macchina e si dirigevano verso il luogo fissato per la cena.
Arrivarono davanti ad una villa in aperta campagna. C’era un vasto slargo con una cortina di alberi alti e bassi cespugli che celava la vista delle auto parcheggiate. Elena riconobbe la macchina di MARCELLO e pensò che forse non sarebbe stata una serata divertente.

Si addossò ad Giampiero stringendogli forte il braccio, come faceva quando aveva bisogno di protezione e lui si fermò a baciarla.

Entrarono nella villa, in una stanza lunga e grande, con un caminetto acceso sulla parete di fronte a quella della porta d’ingresso. Trovarono ad accoglierle dieci coppie di amici ed Elena si trovò immediatamente a suo agio.

La cena venne servita su un grande tavolo allestito nella stanza, di fronte al camino e fu impeccabile.

Dopo cena cominciarono a giocare a chemin de fer . Giampiero, come sempre, perdeva alla grande ed allora Elena propose di smetterla con quel gioco.

Venne subito ascoltata ma, dopo una pausa, qualcuno propose di ricominciare a giocare ma non col denaro. Sentì parlare di strip-poker e sentì Giampiero che diceva che il gioco non si poteva fare, essendo troppe le coppie.

Vito propose di giocare ad una variante dello chemin de fer: gli uomini, a turno, avrebbero tenuto il banco o avrebbero chiamato le carte e, ad ogni perdita, avrebbero scelto se pagare in denaro i vincitori o di far togliere un indumento alle loro compagne.

Le donne si ribellarono per il maschilismo del gioco, ma alla fine cedettero davanti all’evidente considerazione che, ove avessero giocato anche loro, il gioco si sarebbe prolungato all’infinito, annoiandoli mortalmente.

Così cominciarono a giocare. Giampiero e MARCELLO presero il primo banco. Emilia, la compagna di MARCELLO ed Elena stavano alle spalle dei loro uomini. Elena accarezzava Giampiero sperando di portargli fortuna. Emilia teneva una mano sulla spalla di MARCELLO mentre, con l’altra mano, sorseggiava un liquore.

La prima mano vide il banco vincente.

Furono Michele e Sandro, amici per la pelle, a perdere . Elena era curiosa di sapere quale delle due donne che li accompagnavano sarebbe stata invitata a spogliarsi e sentì Giampiero che, dopo un breve conciliabolo con Marcello, indicava Federica, la compagna di Michele.

Federica era una bella ragazza bruna, non molto alta, robusta e formosa. Tolse con movenze da strip tease un golfino d’angora scoprendo grossi seni duri con capezzoli lunghi e già induriti.

Alla seconda il banco perse la mano. Elena aspettava con timore ed una sensazione di vuoto che i vincitori la indicassero per spogliarsi per prima, ma qualcuno invece indicò Emilia.

Elena vide la compagna di MARCELLO togliersi con un gesto rapido il piccolo bolero rosso agganciato sul petto con una catenella dorata. La osservò: era alta quanto lei, con i capelli rossi ricci, lunghe gambe, sicuramente bella. Osservò il suo seno illuminato dalla luce e dal fuoco: era un seno più piccolo del suo, rotondo e sodo, con capezzoli piccoli su un’aureola chiara.

Si chiese se Giampiero la stava guardando e lo guardò: capì che aveva apprezzato lo spettacolo. In quel momento sentì la sua mano entrare fra le sue gambe e toccarle la fica nuda. Elena si eccitò e cominciò a bagnarsi.

Giampiero e MARCELLO persero di nuovo e toccò, questa volta, a Elena di togliersi un indumento. Poiché indossava un abito intero e lungo, si limito ad abbassare le spalline fino alla cintola con un gesto lento. Giampiero vide la sua compagna che posava le lunghe dita sul nero dell’abito e poi, lentamente, faceva scendere la spallina oltre il gomito sfilando l’altro braccio da dentro l’abito. Scopriva, in tal modo, un seno grosso, possente, dalla larga aureola rosa. Giampiero capì, dalla turgidità dei capezzoli, che Elena era eccitata. Guardò gli altri mentre Elena abbassava l’altra spallina e vide che erano attenti, quasi concentrati su quel gesto, pronti a cogliere avidamente lo spettacolo della nudità della sua compagna che si manifestava a loro in tutta la sua bellezza.

Dopo toccò a Vito far spogliare sua moglie Roberta ( una donna matura, bionda, ben fatta, dai lineamenti marcati, con un piccolo seno a pera) e di nuovo a Elena.

Questa volta, nell’accingersi a spogliarsi, Elena percepì, come in un lampo, che sarebbe restata nuda, poiché non indossava nulla sotto il lungo abito da sera.

Guardò verso gli altri e sentì sulla pelle la loro eccitazione. Fece sfilare l’abito lungo i fianchi e scoprì lentamente la fica, l’inguine e le lunghe gambe.

Sentì distintamente Federico che diceva, rivolto a Sandro, ‘ che gran fica!’ e Sandro che replicava, con un gesto significativo, che ce l’aveva ‘ tanta’. Vide gli altri uomini che la guardavano come per penetrarla con gli occhi e percepì il loro desiderio. Si spostò dal centro della sala portandosi alle spalle di Giampiero, nuda e con le sole calze autoreggenti addosso.

Giampiero non poteva più giocare, essendo restata nuda la sua compagna e così si spostò su una poltrona vicino al camino per osservare meglio quello che accadeva. Elena, nuda, si accoccolò sulle sue gambe.

Quando toccò ad Emilia spogliarsi di nuovo, Elena vide che neanche lei indossava biancheria intima. Era nuda sotto la corta gonna che sfilò chinandosi in avanti e facendo pendere per un attimo i seni sul busto piegato. Aveva la fica molto riccia, con fitti peli di colore rosso, apparentemente incolti, ma accuratamente depilati ai lati, verso l’inguine.

Poiché si trovavano alle spalle di Emilia, quando questa si piegò per spogliarsi, Giampiero vide la fessura del suo sesso ed un bel culo tondo e morbido.

La donna di Sandro, Carmen, era una ragazza piccola dai capelli castani, dalla pelle bianca quasi levigata. Aveva seni piccoli e gonfi ed una fica completamente depilata, che eccitò tutti gli uomini.

Le altre donne erano Marcella ,moglie di Franco , da grandi seni, la pelle scura, un gran culo e fianchi statuari; Ludovica, la più politicamente impegnata del gruppo, moglie di Luigi ‘ altezza media, seni morbidi e fica incolta ‘ e Simonetta, la compagna di Peppe, dal muscoloso corpo di ballerina ben modellato dalla pratica della danza. Di lei si diceva che fosse un’espertissima pompinara.

Erano ormai tutte nude e l’atmosfera era cambiata: l’eccitazione, la voglia di trasgredire, il desiderio di darsi e di prendersi avevano cominciato spingere verso la scelta di giochi ancora più eccitanti.

Questa volta fu Marcello a proporre un gioco: le otto donne sarebbero state penetrate in bocca o nella fica o in culo una sola volta per trenta secondi da ciascuno degli otto uomini.

In questa fase avrebbero visto gli uomini che le penetravano. Sarebbero poi state bendate e nuovamente penetrate per una volta e per un minuto a testa dove avessero loro stesso indicato da ciascuno degli uomini. Dopo ogni penetrazione avrebbero dovuto indovinare a chi apparteneva il cazzo che avevano preso. Se indovinavano l’uomo da loro indicato doveva passare oltre, mentre se non avessero indovinato l’uomo che le aveva penetrate poteva continuare a possederle nello stesso modo.
Giampiero si dimostrò subito entusiasta del gioco e Elena si apprestò ad assecondarlo. Pensò immediatamente a come le sarebbe convenuto comportarsi, stabilendo che la miglior cosa era di prenderli tutti nella fica così da poter rischiare, sbagliando, di essere scopata ma non di essere inculata o di dover fare un pompino indesiderato.
Si distese, quindi, su un tappeto vicino al camino, per terra, con le gambe larghe e sollevate.

Vide che Emilia stava per stendersi nella stessa posizione e che Marcello, invece, la faceva mettere seduta su una poltrona di pelle, vicino a Simonetta.

Vicino a Elena erano distese Federica e Carmen mentre Roberta, Marcella e Ludovica erano accano al lungo tavolo, chinate con il busto in avanti e le braccia distese pure in avanti sullo stesso tavolo.

Gli uomini si erano spogliati e Elena vide che il suo Giampiero era bello anche nudo e vicino a uomini più giovani di lui.

Come si aspettava, fu Marcello ad entrarle per primo nella fica. Le si avvicinò inginocchiandosi fra le sue cosce e la cominciò a toccare con le dita nella fica. Marcello vide che Elena era già bagnata ed allora le si distese sopra. Mantenne il busto sollevato dal corpo di Elena poggiandosi con le mani aperte e le braccia rigide oltre le spalle della donna e cominciò a spingerle il cazzo dentro.

Elena sentì il cazzo di Marcello che le allargava la carne della fica e vide, voltandosi di lato, che Giampiero aveva già messo il suo cazzo in bocca a Simonetta. Fu presa dalla gelosia ma decise di concentrarsi sulle sensazioni che le dava il cazzo di Marcello in modo da poterlo, dopo, riconoscerlo.

Gli disse di entrare lentamente ma fino in fondo e cercò di capire attraverso la sua fica la forma del cazzo, le sue rugosità e le sue dimensioni.

Il tempo imposto era troppo breve e Marcello uscì dal suo corpo con uno scatto di reni all’ultimo dei trenta secondi.

Seguirono gli altri. Elena era confusa da tutti quei cazzi e pensò che sarebbe stata fortunata anche solo ad indovinarne uno.

Giampiero aveva visto Marcello che penetrava nel corpo di Elena e si era eccitato ancora di più. Poi aveva visto ad uno ad uno gli altri entrarle dentro. Ora aspettava di vedere quanto Elena li aveva sentiti al momento del riconoscimento.
Le donne furono bendate rimanendo ai loro posti.
Giampiero si avvicinò a Elena, penetrandola per primo. Notò che la sua donna aveva provato molto piacere nella fase precedente e che la sua fica era larga e bagnata come forse mai.

Le entrò dentro lentamente, spingendo con i fianchi.

Elena lo riconobbe subito ma volle che lui la prendesse davanti a tutte quasi a mostrare alle altre che Giampiero era solo suo.

Pronunciò alla scadenza del minuto il nome di Luigi.

Non ci fu alcun commento, né nessuno le disse se aveva sbagliato o meno ( lei sapeva di aver sbagliato) e cominciò a sentire Giampiero andare su e giù nella sua fica. Aveva un modo dolce e coinvolgente di fare l’amore e Elena si abbandonò alle sensazioni che Giampiero le dava ogni volta eccitandosi sempre di più. Fu un amplesso lunghissimo. Giampiero era eccitato e stimolato dalla situazione e lei, che lo conosceva bene, rallentava il suo ritmo quando vedeva che stava per venire.
Infine vennero entrambi godendo fino allo stremo. Giampiero le si poggiò sopra e lei gli disse che lo aveva riconosciuto sin dal primo momento.
Elena attese al buio, con gli occhi bendati, che un altro uomo le entrasse nella fica. Dopo un attimo sentì la punta di un cazzo che si faceva strada fra le sue grandi labbra. Il cazzo la penetrava lentamente. Lei era bagnata dello sperma di Giampiero e della sua stessa eccitazione e l’uomo entrò agevolmente in fondo alla sua fica. Sentì un cazzo duro, curvo, più sottile di quello di Giampiero e forse più lungo di quello di Marcello. Tirò ad indovinare e disse il nome di Luigi. Sentì l’uomo che se ne usciva dalla sua fica e capì che aveva indovinato.

Le restavano solo altri sei uomini da provare e da indovinare ed il successivo le entrò dentro con un gran colpo di reni. Le sembrò di riconoscere il profumo ed il cazzo di Marcello e pronunciò questo nome. L’uomo rimase per una attimo fermo nella sua fica e poi continuò a scoparla. Le dava dei forti colpi di cazzo rabbiosi, fino in fondo alla fica. Le aveva sollevato le gambe e le aveva poggiato le gambe sul suo torace. Così la penetrava fino a toglierle il fiato. La sua fica non offriva alcuna resistenza ed il cazzo non era grosso, seppure piuttosto lungo. Aveva la punta larga, pronunciata e lei la sentiva ogni volta premere contro la sua fica spalancata. L’uomo aveva una grande resistenza, per cui Elena cercò di accelerare, con la sua tecnica consistente nel muovere a ventosa la fica intorno al cazzo, il suo orgasmo, ma senza successo. Alla fine venne per prima e poi sentì il cazzo dell’uomo farsi di marmo, avvertì le vene che si corrugavano, il suo corpo che si tendeva ed un fiotto caldo di sperma che le entrava in fondo alla fica.

L’uomo si alzò ed uscì lentamente, quasi a malincuore da lei.

Le sembrò di sentire che, rivolto a Giampiero, lo ringraziasse.

Giampiero aveva visto Marcello entrare nella fica di Elena ed aveva sentito Elena che ne indovinava il nome. Aveva colto la sua esitazione ed il suo sguardo implorante quando se ne doveva uscire ed aveva fatto un cenno di assenso con la testa. Poi si era avvicinato ad Emilia, le aveva preso la mano, l’aveva sollevata e posta inginocchiata davanti alla poltrona. Emilia gli mostrava una bella fica curata, dalle labbra gonfie e dalla lunga fessura. Giampiero aveva voglia di scoparsela, ma poi si concentrò sul buco del culo, nel quale l’aveva prima penetrata. Spinse il suo cazzo dentro quel piccolo orifizio, posto fra due perfette semisfere bianche e morbide, la prese per i fianchi e le affondò dentro.

Il culo si aprì senza sforzo ed Emilia pronunciò un nome che non era il suo. Giampiero cominciò ad incularla. Le entrava ed usciva piano per non venire troppo presto e la donna si rilassava ogni volta di più. La resistenza diminuiva man mano che i suoi muscoli cedevano e Giampiero la sentiva inumidirsi. Questo lo fece eccitare, per cui accelerò il ritmo, entrandole dentro fino all’inguine. Emilia venne con un rantolo lungo e Giampiero le si scaricò dentro.

In quell’istante Elena, che aveva dentro Franco, si chiese con gelosia se Giampiero stesse scopando con qualcun’altra.

Franco era entrato nella fica di Elena sicuro che le lo avrebbe riconosciuto. Era infatti il più corto del gruppo ed anche il più grasso. Aveva la testa parzialmente calva ed era pieno di peli. Aveva un cazzo spropositato per le sue dimensioni: era grosso e lungo, con una punta pronunciata. Quando aveva, poco prima, inculato Ludovica con soddisfazione, le aveva quasi rotto il suo stretto culo.

Sperava, però, che Elena non lo individuasse perché quella gran fica lo faceva eccitare da sempre e da sempre avrebbe voluto scoparla con tutta la sua maestria fino a farla venire almeno due volte.

Elena aveva sentito i peli della pancia di Franco sul suo ventre e lo aveva subito riconosciuto. Franco, però, aveva un gran cazzo che la eccitava molto e lei lo aveva tenuto oltre il minuto nella sua fica, prima di pronunciare il suo nome e costringerlo, così, ad uscire da lei.

‘Puttana’ ‘ aveva pensato Franco mentre se ne usciva e si era diretto verso Emilia quasi per vendicarsi di Marcello che poco prima, col consenso di Giampiero, era rimasto a scopare Elena nonostante lo avesse riconosciuto.
Anche Emilia lo riconobbe e Franco decise che si sarebbe vendicato.
Elena sentì le mani forti di un uomo aprirle le gambe e poi le stesse mani frugarle nella fica.
Dopo qualche secondo l’uomo era dentro di lei. Non aveva la più pallida idea di chi fosse e pronunciò di nuovo il nome di Luigi.

L’uomo continuò a scoparla con lo stesso ritmo con il quale era entrato in lei. Non aveva grazia. Andava su e giù nella sua fica come se stesse adempiendo ad un obbligo o ad una prescrizione. Elena si rilassò a quei movimenti uguali e continuò a sentirselo dentro per oltre mezz’ora, fino a quando l’uomo, mordendole un seno fino a farle male, non le venne dentro chiamandola porca. Capì che si trattava del mite Vito e lei non se lo aspettava.
Di seguito le entrarono dentro prima Sandro ‘ che lei non conobbe e la scopò rabbiosamente, facendola venire due volte in un modo così intenso che se ne vergognò ‘ e Peppe, che lei invece riconobbe.
Da ultimo la penetrarono Michele e Luigi, che lei riconobbe.
Aveva contato ad uno ad uno i cazzi che le erano entrati dentro ed, essendo finito il suo impegno, si tolse la benda.
Fece in tempo a vedere Giampiero che si trovava di fronte a Simonetta, impegnata nella sua specialità. Vide Simonetta succhiare avidamente il cazzo di Giampiero che aveva le mani poggiate sui seni della ragazza. La sua bocca andava su e giù voracemente, fino a quando Giampiero non comincio a tenerle la nuca in modo che il cazzo le fosse dentro fino in gola. Elena lo sentì venire e vide che Simonetta ingoiava avidamente il suo sperma.
Fu presa dalla gelosia e dall’invidia per Simonetta, perché lei non avrebbe saputo fare a Giampiero un pompino fino in fondo.
Nel frattempo Franco aveva cominciato a lamentarsi perché non aveva potuto fare quello che desiderava con nessuna delle donne, che lo avevano tutte riconosciuto. Dopo aver subito gli sfottò di tutti ottenne che, per riparazione, le donne che avevano riconosciuto il maggior numero degli uomini pagassero un pegno.
Elena era una di queste.
Venne approntato uno sgabello al centro della stanza e venne fatta mettere in ginocchio davanti allo sgabello, con il busto piegato su di esso.
Aveva i capelli che le scendevano sul volto, le mani posate a terra ed i sensi che pendevano ai lati dello sgabello. Le gambe erano larghe e la fica ed il culo erano bene in vista.
Mentre era in questa posizione udì la porta che si apriva. Giampiero le venne vicino, la comincio ad accarezzare sul viso e baciare sulla bocca. Elena sentì Franco che diceva: ‘vediamo se questo le basta’. Si voltò e vide un uomo basso, tarchiato, di colore, un nano che faceva parte della servitu`.

Roberta e Federica vennero invitate a masturbarlo, mentre Franco lo accompagnava verso Elena.

Quando vide il cazzo del nano lena resto` senza fiato: era enorme e nero, lungo, grosso e nodoso. Giampiero smise per un attimo di baciarla e si spostò alle sue spalle. Elena reclino` il capo sullo sgabello e senti` le mani del suo uomo che le allargavano la fica, poi il cazzo dell’altro uomo che si appoggiava su di essa.

Cercò di allargarsi il più possibile mentre Giampiero, tornato davanti a lei, la baciava appassionatamente.

Giampiero vide il cazzo del nano farsi strada nella carne di Elena e sentì lo spasimo della sua compagna quando questi dava un colpo deciso di reni entrandole fino in fondo.

Elena sentì quel cazzo lunghissimo, che sembrava non finire mai, fin nelle sue reni e poi avvertì i colpi che la sconquassavano con continuità sempre più in fondo. Non voleva venire ma quei colpi la fecero venire due volte prima che il nano, con un rauco grido di soddisfazione, scaricasse un fiume di sperma dentro la sua fica.
Giampiero, allora, fece alzare Elena, sorreggendola e portandola nel bagno della villa, dove si poteva lavare.
Usciti dal bagno, seppero che Roberta aveva pagato il suo pegno ricevendo un’inculata dallo stesso nano e che Marcella aveva dovuto fare un pompino a tutti gli uomini presenti ingoiando il loro sperma.

La serata era ormai finita e Giampieroe Elena, dopo essersi rivestiti, salutarono gli altri e tornarono a casa. Era l’alba e Elena si addormento sulle spalle di Giampiero che guidava.

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