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Orgia

La revisione

By 27 Aprile 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

Nota di demos:
questo racconto non è stato scritto da me, ma da un autore che preferisce che sia io a pubblicarlo (ringrazio per la fiducia), eventuali commenti potete inviarli a demos29@libero.it, io li girerò all’autore

Ormai tra revisioni, tagliandi, bollini blu e controlli vari non se ne può più, bisogna avere uno scadenzario apposta per la macchina.
Sabrina un po per pigrizia, un po perché la macchina le serviva quotidianamente aveva trascurato questo aspetto e perciò per non pagare delle multe inutili pensò di mettersi in regola.
Fu così che in una calda giornata di giugno si trovò con le pagine gialle a cercare un meccanico.
Scorrendo la lista degli indirizzi si ricordò di Maurizio; era costui un tizio che aveva cercato di abbordarla, ma l’unico contatto che era riuscito ad avere con lei era stato di offrirle un caffè e fare due chiacchiere in un bar dove lei andava spesso.
Ogni tanto lo incontrava verso le 13 quando lei era in pausa pranzo e lui insieme ai suoi tre lavoranti aveva appena staccato dal lavoro. Per la verità all’inizio ci avevano provato anche gli altri ma erano sempre rimasti a bocca asciutta. Lui avrà avuto circa 45 anni mentre gli altri erano più giovani: uno dall’accento romano un altro sicuramente straniero e l’ultimo di colore.
Si ricordò che lui le aveva detto di avere una officina meccanica e quindi decise di portare la macchina da lui. Trovò il suo numero sull’elenco telefonico e prese appuntamento per il giorno seguente, tanto era sabato e lei non lavorava.
La mattina dopo mentre si stava facendo la doccia ripensò alla telefonata del giorno prima e fu contenta di essere stata riconosciuta subito, e dato che era sicura che loro magari scherzando ci avrebbero provato, pensò che era meglio non mettere minigonne e optò quindi per una gonna gialla con fiori blu, molto leggera, larga e lunga fino al ginocchio. Sopra preferì un top abbastanza coprente, chiuso con cinque bottoni sul davanti , di cui ne tenne slacciato soltanto uno.
Arrivò puntuale alle 12,30. Maurizio sull’ingresso stava salutando un cliente e vistala le andò incontro ed entrarono insieme nell’officina. Il locale era molto grande e con un buon numero di macchine in lavorazione e questo fece pensare a Sabrina che avesse molto lavoro, ed era una buona cosa. Maurizio diede una rapida, ma professionale occhiata alla macchina e poi le chiese accompagnarlo in ufficio per preparare la scheda di accettazione.
L’ufficio si trovava in un soppalco nell’altro lato dell’officina ed era raggiungibile da una specie di ponte in sospensione costituito da una solida rete metallica.
Sabrina pensò subito che gli altri tre, che finora erano rimasti accanto alla macchina, si sarebbero messi sotto il ponte per guardarle le gambe, che la rete fatta a maglie piuttosto larghe non avrebbe nascosto, ma non trovando altra soluzione fece buon viso a cattivo gioco e si avviò sul ponte a passo svelto.
Quando vide però che i tre invece di mettersi sotto la stavano seguendo restò meravigliata ed insieme contenta, ma anche un po delusa. Era ancora assorta in queste riflessioni quando giunta a metà del ponte un forte getto d?aria preveniente dal basso la investì. Non se lo aspettava, in un primo momento non capì cosa strava succedendo, vedeva soltanto la sua gonna che svolazzava da tutte le parti, cercò di coprirsi, ma se tirava giù da una parte quella saliva dall’altra e per di più un tacco le si era infilato nella rete impedendole di camminare. Per alcuni istanti che sembrarono secoli lottò con la gonna e con il tacco poi finalmente riuscì a liberarsi e di corsa raggiunse l’altra sponda. Era rossa come un peperone e non sapeva se arrabbiarsi o ridere, vedeva solo una grossa soddisfazione stampata sulla faccia dei quattro, infatti lo spettacolo che aveva offerto era stato sicuramente da oscar, però preferì non dire nulla ed entrò nell’ufficio.
Era questo composto da una stanza in cui c’era una scrivania, una sedia, uno schedario e da una parte una tenda separava un altro spazio. Maurizio tolse dalla scrivania un vassoio con i resti di una colazione e prendendo una scheda vi trascrisse i dati di Sabrina dalla sua carta d’identità. Gli altri tre intanto erano rimasti sulla porta e una volta finito di scrivere Maurizio diede la mano a Sabrina come per salutarla dicendo che il lavoro sulla macchina sarebbe iniziato il lunedì seguente mentre ora la revisione l’avrebbero fatta a lei.
In un primo momento lei non capì cosa volesse dire poi una volta realizzato ritrasse subito la mano cercando di riprendersi il documento, ma Maurizio, prevedendo la sua reazione non solo non le lasciò libera la mano, ma le bloccò anche l’altra.
Mentre Sabrina cercava di liberarsi uno da dietro le infilò le mani sotto la gonna e afferrate le mutandine le tirò giù. Subito dopo Maurizio allentò la presa e lei liberandosi fece un passo indietro, ma con le mutandine ancora alle caviglie inciampò e cadde rovinosamente prima sulla sedia poi in terra. Fu come una sequenza di un film mandato a velocità doppia e lei non ebbe neppure il tempo di focalizzare una immagine che già era iniziata quella dopo, e si ritrovò pertanto frastornata in terra mentre gli altri erano in piedi davanti a lei. Era l’eterna lotta tra predatore e preda e lei si dovette sentire come una gazzella circondata da quattro leoni affamati; stava infatti sdraiata scompostamente in terra con la gonna quasi completamente sollevata e con le mutandine agganciate ad una sola caviglia. Cercò in qualche modo di coprirsi le gambe quando con una delicatezza inaspettata la presero per le mani e la sollevarono. Stava andando in confusione tanto da abbozzare un ringraziamento quando loro sempre con la stessa delicatezza e questa volta anche rapidità le legarono ai polsi due corde che fissarono a dei ganci che reggevano la tenda alle sue spalle. Lasciarono le corde un po lente in modo che le braccia si potessero flettere, ma non tanto da avvicinarsi al corpo. Era inebetita, quasi non capiva quello che stava accadendo, ma se aveva ancora dubbi essi furono subito fugati non appena i quattro iniziarono a spogliarsi, e lo fecero in pochissimo tempo. Il romano, si chiamava Massimo, e quello di colore erano già in completa erezione mentre gli altri due erano sulla buona strada. Comunque poco dopo anche il top e la gonna fecero la stessa fine dei loro vestiti.
Si ritrovò nuda e legata davanti a quattro uomini anche loro nudi e la loro eccitazione lasciava pochi dubbi sulle loro intenzioni. Ora la sua mente era lucidissima e non solo si sentì vulnerabile, ma anche impotente, si ricordò solo in quel momento che quando era entrata loro avevano chiuso la porta dell’officina, ed in ogni caso essa si trovava in un posto un po isolato, e fu cosciente che non avrebbe avuto nessun aiuto. Era in loro potere. Evidentemente vedere una ragazza bella come Sabrina nuda ed indifesa stimolò i quattro meglio di un Kilo di viagra, i loro membri erano ormai in completa erezione. E nonostante il suo cervello fosse pervaso da un misto di rabbia, rassegnazione, paura, i suoi occhi tornavano sempre su quei missili che sembravano essere puntati contro di lei.
Specialmente da quello del nero, non ne aveva mai visto uno di quelle dimensioni. Lo guardava come ipnotizzata.
Sembrò che loro avessero letto nei suoi pensieri perché ridendo cominciarono a prenderla in giro, mandandole a fuoco il viso per la vergogna.
Le stavano tutti intorno e quando Maurizio fece un passo in avanti lei istintivamente sollevò un ginocchio come per proteggersi.
Forse a causa del nervosismo o per qualche altro motivo le si era formata dell?aria nella pancia e il gesto di sollevare la gamba creò una certa pressione e quindi quest’aria cercò una via di uscita, e la trovò nel momento peggiore, cioè nell’unico momento in cui c’era silenzio. Sabrina in quell’attimo in cui le stava uscendo l’aria era cosciente di quello che succedeva e ne era terrorizzata, quel rumore, peraltro normalissimo, le sembrò un boato. I quattro sbottarono in una fragorosa risata e se prima era rossa dalla vergogna ora avrebbe preferito sprofondare.
A darle il colpo di grazia fu Massimo che da dietro disse -ve l’avevo detto che questa c’ha un culo che parla-.
Si sentì annientata. Ora a farle raggiungere livelli di vergogna mai raggiunti ci si mise anche l’umiliazione di quella frase e le successive risate condite da feroci apprezzamenti.
Non sapeva se ridere o se piangere, voleva fare tutte e due le cose insieme, fu assalita da un nervosismo sempre crescente, finché non si accorse con terrore che quella situazione, quella impotenza la stava eccitando, lentamente sentiva che qualcosa dentro di lei stava sciogliendosi, il suo corpo stava tradendo la sua mente. Una sorta di masochismo cerebrale cominciò ad invaderla, la vergogna che provava le stava regalando sensazioni nuove.
Cominciò a provare il sottile piacere della vergogna e si sentì consapevole di eccitarsi e ugualmente fu consapevole che tra pochissimo se ne sarebbero accorti anche loro.
Infatti Massimo aveva messo una mano all’interno delle sue gambe e lentamente stava salendo.
E quando disse -Questa troietta è bagnata , sta godendo!- sentì i loro sguardi puntati su di lei, non ci furono risate o battute ironiche, ma la certezza dei quattro di averla in pugno e la consapevolezza di lei di non avere vie di uscita.
Essere chiamata troietta le tolse la forza di lottare e quando la mano di Massimo si fece più invadente non oppose resistenza; non lo fece neppure quando un dito, bagnato dei suoi umori, si introdusse nel suo buchino.
Si sentì improvvisamente le gambe molli, quell?intrusione le stava procurando una strana reazione, aveva sempre rifiutato di essere penetrata li, eppure ora voleva che quel dito andasse più a fondo, si stava abbandonando a quella violenza, quasi la voleva.
Tirò leggermente la testa indietro e divaricò un po le gambe e quando una bocca si attaccò alla sua fica sentì un suo gemito riempire il silenzio della stanza.
Si accorse di non essere più padrona delle sue intenzioni.
Era in balia non solo di loro, ma anche delle sue sensazioni.
Mentre due le liberavano i polsi, Maurizio tirò la tenda alle sue spalle scoprendo un letto matrimoniale. Bastò una piccola spinta e Sabrina ci rovinò sopra cedendo sulla schiena.
Quellinterruzione le fece riacquistare un po di lucidità e rendendosi conto della situazione istintivamente cercò di proteggersi sollevando e serrando le gambe.
Massimo e lo slavo le si misero di lato ed afferrate le sue ginocchia lentamente tirarono verso se stessi. Sabrina cercò di opporre resistenza, ma loro erano decisamente più forti e ben presto si ritrovò con le gambe completamente divaricate.
Era oscenamente esposta ai loro sguardi e di nuovo il perverso piacere della vergogna si impadronì di lei ed a quel piacere, ormai vinta, di nuovo si abbandonò.
Aveva gli occhi chiusi quando sentì una bocca indugiare vicino al suo fiore; istintivamente spostò il bacino verso quella bocca, ma essa tornò indietro in direzione del ginocchio.
Tornò su, anzi tornarono perché si accorse che erano due, ma di nuovo a pochi centimetri dal meta invertirono la rotta.
Nuovamente si avvicinarono e nuovamente si allontanarono; Sabrina si sentiva una bambola nelle loro mani, si rendeva conto che stavano giocando con lei e questa situazione la frustrava e la eccitava nelle stesso momento.
La tranquilla sicurezza con la quale era entrata nell’officina era completamente scomparsa, si trovava ora impotente a desiderare qualcosa che non sapeva bene neanche lei cosa fosse (o forse lo sapeva!). Fu presa all?improvviso e un suo gemito riempì la stanza. Lo slavo era entrato in lei.
Subito il piacere tanto soffocato esplose in un orgasmo breve ma violento.
Mille mani si accalcarono sul suo corpo, si rivoltarono e restando sempre allacciati si ritrovò sopra lo slavo. Udì un rumore dietro di lei poi qualcuno le strofinò sul buchino qualcosa. Capì che era il burro rimasto dalla colazione e subito dopo sentì Massimo che si faceva largo in lei.
Aveva paura, li era ancora vergine e nonostante il burro provava dolore, tentò di divincolarsi ma la tennero stretta e piano piano Massimo violò anche l’altra entrata.
Lentamente il dolore lasciò il posto al piacere, un piacere strano -il piacere del dolore-.
Sentiva i due membri dentro di lei e se ne sentiva riempita.
Era ancora frastornata da quella nuova situazione quando Maurizio prendendola per i capelli le sollevò la testa e le premette contro la bocca il suo membro. Socchiuse le labbra e lo accolse.
Con gli occhi della mente Sabrina si vide come in un film e quell’immagine le provocò una emozione fortissima, non capiva più nulla, il piacere la raggiunse all’improvviso e sembrava non finire mai, continuò anche mentre sentiva i tre che godevano dentro di lei.
Quando si staccarono Sabrina era affannata, confusa e con una mossa tutta femminile si passò una mano fra i capelli. Stava ancora pulendo dal suo viso qualche traccia del seme di Maurizio quando si sentì prendere per le spalle e le gambe e sollevare, non capiva cosa volessero fare quando girando la testa vide che il ragazzo di colore si era sdraiato sul letto. Finora aveva avuto un ruolo di spettatore ma a giudicare dalla sua eccitazione non si era certo annoiato.
Il nero del suo corpo risaltava sul bianco delle lenzuola, ma come aveva già notato prima erano le dimensione del suo membro che attiravano l’attenzione.
Quando Sabrina vide che ci stava spalmando sopra il burro rimasto ebbe paura, le sembrava impossibile che quel bastone potesse entrare il lei.
Tenendola sollevata la portarono sopra di lui posizionandola in corrispondenza del suo buchino.
La facevano scendere e risalire, ma ogni discesa era sempre più profonda.
Sentiva che ogni volta le entrava più in profondità, non riusciva a quantificare le dimensioni, il dolore le si mescolava con il piacere, aveva il cuore che le scoppiava, era completamente in confusione. Notò che stranamente le dolevano i muscoli delle braccia e delle gambe finché non si accorse che i tre che prima la sorreggevano non la toccavano più ed era lei che da sola si stava impalando sul negro. Nel silenzio della stanza si sentivano solo i suoi gemiti orma solo di piacere.
Improvvisamente le mani del ragazzo la presero per i seni e la attirarono verso il basso penetrandola completamente.
Rimase senza fiato, le sembrava veramente che quel membro le arrivasse fino al cuore.
Dapprima lentamente poi sempre più velocemente fu sommersa da un orgasmo incredibile, non aveva mai goduto in un modo simile, ed il culmine lo raggiunse quando fu invasa dal seme di lui.
Sembrava che un torrente caldo riversasse dentro il suo corpo.
Poi uscì da lei lasciandola quasi incosciente.
Quando si riprese si trovò sola nella stanza, si alzò e andò in bagno dove si pulì alla meglio.
Non trovando le mutandine si mise solo la gonna ed il top, quindi guardandosi allo specchio cercò di ridarsi un aspetto accettabile.
Quando scese vide solo Maurizio che, come se nulla fosse, le disse che la macchina sarebbe stata pronta martedì e che sul sedile avrebbe trovato quello che mancava (era chiara l’allusione agli slip).
Sabrina senza dire una parola uscì.
Tornata a casa la prima cosa che fece fu una lunga doccia e mentre si stava insaponando ripensò alle mutandine e si chiese se al ritiro della macchina doveva andare con o senza.
Sorrise mentre finiva si insaponarsi.

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